La Strada delle Abbazie. 130 chilometri a piedi alle porte di Milano

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IL PERCORSO

Abbazia di San Lorenzo in Monlué Nocetum Rogoredo Milano Chiaravalle Abbazia di Chiaravalle 2 4 6 8 10 12 14 16 1.9 1.1 1.11 1.3 1.4.1 1.6 1.8 1.5 1.7 1.2 1.10 1.4 1.12 Fiu m e L a m b r o A51 A 1 Cascina Colombè di Sotto Cascina Sant’Ambrogio Cascina Taverna Cascina Melghera Cascina San Francesco dell’Accesso Cascina Grande Cascina Carpana Cascina Grande Cascina Boscana Cascina Rosa Porta Romana Taliedo Corvetto Quartiere Forlanini Merezzate Ortica Rottole Morsenchio Acquabella Porta Volta Porta Monforte Porta Nuova Casoretto Loreto Calvairate Maggiolina Lambrate Porta Garibaldi Turro Città Studi Porta Venezia Cavriano Porta Vittoria Borgo Bagnolo Triulzo Superiore Triulzo Inferiore Ponte Lambro Linate Triulzo San Donato Milanese 1 M ILANO ➜ C HIARAVALLE

Da Milano a Chiaravalle

LUNGHEZZA: 16,9 km

DISLIVELLO: SALITA 94 m DISCESA 115 m

FONDO: 10% STERRATO 90% ASFALTO

DIFFICOLTÀ: facile

Mezzi pubblici

MILANO: Atm, metropolitana linee M1 e M3, fermata Duomo, tel. 02-48.60.76.07, atm.it.

CHIARAVALLE: Atm, metropolitana linea M3 fermata Corvetto e successivamente autobus linea 77, tel. 02-48.60.76.07, atm.it.

Servizi

MILANO: Infopoint-Ufficio turismo del Comune di Milano, piazza del Duomo 14, tel. 02-88.45.55.55, infotourist@comune. milano.it.

YesMilano, via dei Mercanti 8, info@ yesmilano.it, yesmilano.it.

ABBAZIA DI CHIARAVALLE: Infopoint, via Sant’Arialdo 102, tel. 02-84.93.04.32, infopoint@monasterochiaravalle.it, www.monasterochiaravalle.it.

Dove dormire

MILANO: Madama Hostel, via Benaco 1, tel. 02-36.72.73.70 / 366-31.07.485, info@ madamahostel.com, madamahostel.com, 60 posti, camerata e camere private, 60-200 €, servizio ristorazione, *

Milano Ostello, viale Monza 38, tel. 02-36.63.99.05 / 393-89.38.785, info@

milanoostello.it, milanoostello.it, 26 posti, camerata 20 €, DBL 70 €, TPL 90 €, QDPL 120 €, colazione inclusa, * (sette gradini di accesso alla struttura).

Koala Hostel, via Stefano Canzio 15, tel. 02-49.52.99.27 / 351-24.69.840 (WhatsApp), info@koalahostel.it, koalahostelmilan.it, 872 posti, camerata 25-30 €, SGL 45 €, colazione inclusa, uso cucina, *

Combo Hostel, ripa di Porta Ticinese 83, tel. 02-36.68.09.30, hello.milano@ thisiscombo.com, thisiscombo.com, 40 posti, camerata mista 6 posti da 28 €, camerata mista 4 posti da 32 €, camera matrimoniale da 110 €, bar e ristorante, le prenotazioni vanno fatte dal sito, * Altri indirizzi a Milano nel Dove dormire di tappa 6.

MONLUÉ: B&B Monlué, via Monlué 77, tel. 338-41.14.951, info@cascinamonlue.it, cascinamonlue.it, prima colazione, 4 posti, DBL 120 €, TPL 180 €, * (camere al piano superiore).

CHIARAVALLE: Abbazia di Chiaravalle, via Sant’Arialdo 102, tel. 02-57.03.404 / 349-68.08.416, www.monasterochiaravalle. it, foresteriachiaravalle@gmail.com, 7 posti, a donativo, prenotarsi con 2-3 settimane di anticipo, *

Boutique Hotel Borgo Nuovo, via San Bernardo 16, tel. 02-53.46.47, hotel@

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0 m 200 300 100 400 0 km 5 10 15 20 25 MILANO
ABBAZIA DI SAN LORENZO IN MONLUÉ ROGOREDO ABBAZIA DI CHIARAVALLE

borgo-nuovo.it, borgo-nuovo.it, 26 posti, DBL superior 110-220 €, DBL suite 116-220 €, *

SAN GIULIANO MILANESE: Hotel Majestic, via Lombardia 48 (a 3 km dall’arrivo; dall’abbazia autobus Atm linea 140, fermata via Lombardia/via Bracciano), tel. 02-98.28.92.16 / 377-32.37.040, info@ majestichotel.info, www.majestichotel.info, 80 posti, SGL 50 €, DBL 65 €, TPL 85 €, *

Cascine

MILANO: Cascina Sant’Ambrogio-Cascinet, via Cavriana, 38, info@cascinet.it, cascinet. it, servizio ristorazione, bottega con prodotti locali, *

Cascina Monlué, via Monlué 77, tel. 338-41.14.951, info@cascinamonlue.it,

cascinamonlue.it. servizio ristorazione, organizzazione eventi culturali, *

Cascina Corte San Giacomo - Associazione Nocetum, via San Dionigi 77, tel. 02-55.23.05.75, info@nocetum.it, nocetum.it, bottega con prodotti locali, ampio spazio verde con giochi per i bambini e una piccola fattoria con animali, orti e frutteti, *

Cascina Nascosta, viale Alemagna 14 (accesso dal Parco Sempione), tel. 340-67.55.196, è possibile mangiare e vengono svolte diverse attività didattiche, *

Mulino di Chiaravalle, via Sant’Arialdo 102, tel. 02-84.93.04.32, infopoint@ monasterochiaravalle.it, abbaziadichiaravalle.it/il-mulino, * (solo al piano terra).

Spesso i pellegrini che passano dalle grandi città si ritrovano a camminare in periferie poco suggestive: il percorso di questa tappa, oltre a limitare le strade urbane più trafficate, incrocia (quando possibile) luoghi caratteristici e angoli nascosti della Milano “di una volta”. Fortunatamente, ad attenderci lungo la via ci saranno due bellissime cascine, non resta quindi che incamminarsi e osservare con occhi da esploratore la città e le bellezze che nasconde.

Il nostro cammino alla scoperta delle abbazie milanesi inizia al duomo di MILANO , cuore e simbolo del capoluogo lombardo. Dando le spalle alle porte bronzee della cattedrale ci dirigiamo a destra imboccando corso Vittorio Emanuele II, con i negozi e i bar che si susseguono uno dopo l’altro senza soluzione di continuità, e proseguiamo fino a piazza San Babila.

Dalla parte opposta della piazza notiamo a destra una chiesetta in mattoni: si tratta della basilica di San Babila, edificata nel IV secolo sui resti di un tempio pagano. La chiesa, come la vediamo oggi, risale al Seicento, quando venne “allungata” e aggiunta una facciata barocca. Infine, nei primi anni del Novecento venne costruita la facciata neoromanica e aggiunta la torre campanaria.

Ci dirigiamo verso la basilica e imbocchiamo a destra corso Monforte.

Proseguiamo sempre dritto per circa 1 km fino a raggiungere la statua dedicata a san Francesco d’Assisi in piazza Risorgimento, che i milanesi della zona chiamano in modo un po’ dissacrante Cinq e tri, vott (cinque e tre, otto) per il numero delle dita del Santo nel gesto della benedizione.

Proseguiamo sempre dritto, camminando al centro di corso Indipendenza in modo da sfruttare l’ombra delle fronde degli alberi, e dopo

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circa 200 m troviamo una piccola fontana sulla sinistra dedicata a Pinocchio: sulla sommità è visibile il protagonista del romanzo di Collodi trasformato in bambino, mentre alla base giace Pinocchio burattino con accanto il gatto e la volpe.

Proseguiamo dritto per altri 200 m circa, raggiungiamo piazzale Dateo dove attraversiamo per procedere ancora dritto: il quartiere in cui stiamo camminando si chiama Acquabella, il nome deriva dalla presenza di pozzi artesiani che portavano in superficie l’acqua del sottosuolo, dando origine a vere e proprie sorgenti la cui presenza portò alla costruzione di diverse cascine e piccoli borghi nella zona.

Raggiunto piazzale Susa, continuiamo dritto, sempre tenendo la destra, lungo viale Argonne. Il viale è costellato di giardinetti e tutta l’area è molto vivace e frequentata da famiglie e ragazzi che utilizzano i parchi gioco e i campetti da basket. Dopo circa 600 m, una volta raggiunta la grande chiesa dei Santi Nereo e Achilleo alla fine di viale Argonne, giriamo sulla sinistra, passiamo davanti alla chiesa e, seguendo la pista ciclabile, imbocchiamo a destra via Marescalchi.

Proseguiamo dritto, saliamo sul cavalcavia Buccari (appena scesi dal cavalcavia la prima strada a destra porta, dopo 200 m, alla Cascina Sant’Ambrogio) e seguiamo la pista ciclabile per circa 1 km; siamo ormai in periferia, tra ponti autostradali, angoli della vecchia Milano e ristoranti di cucina tipica meneghina. Superato il ponte sul fiume Lambro imbocchiamo la prima strada sulla destra, via Taverna, che incontriamo dopo circa 90 m: la strada è stretta e bisogna prestare molta attenzione ( # qui dobbiamo indossare il gilet catarifrangente ).

Dopo circa 300 m troviamo sulla destra un piccolo sentiero [1.1] che ci permette di far riposare un pochino i piedi lontano dall’asfalto, co-

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CHIARAVALLE. Di fronte all’abbazia, una caratteristica coltura a “marcita”.

steggiando per un tratto il fiume Lambro; all’incrocio con l’asfaltata via Salina, la attraversiamo e riprendiamo dritto davanti a noi il percorso pedonale [1.2].

# L’accesso al sentiero [1.1] è stretto per la presenza di un grande blocco di cemento, successivamente potrebbe essere difficilmente praticabile perché sconnesso, quindi proseguiamo dritto rimanendo su via Taverna per circa 200 m, dopodiché seguiamo la strada che curva a destra in via Salesina e dopo poco più di 100 m troviamo sulla sinistra un altro blocco di cemento [1.2]: in questo caso il passaggio è più spazioso ed entriamo nel percorso pedonale.

Il percorso nel prato è molto breve: dopo circa 200 m la strada gira a sinistra con un angolo di 90° e in pochi metri sbuca su via Taverna; giriamo a destra, attraversiamo via Salesina e dopo pochi passi imbocchiamo la strada pedonale sulla sinistra; dopo 70 m giriamo a destra [1.3] e saliamo sul ponte sopra viale Forlanini. Attraversato il ponte seguiamo la pista ciclabile e giriamo prima a destra e poi a sinistra in via dell’Aviazione (# dopo circa 300 m la pista ciclabile si interrompe e sarà necessario salire sul marciapiede a destra per proseguire il percorso). Continuamo per 800 m circa costeggiando il parco di Monlué (sulla destra) e, arrivati a via Gaudenzio Fantoli, giriamo a destra e percorriamo il ponte sul fiume Lambro, subito dopo il quale sulla destra troviamo un sentierino [1.4], che imbocchiamo.

# Il sentiero è nel prato e quindi un po’ sconnesso: dal punto [1.4], dopo aver indossato il gilet catarifrangente, proseguiamo dritto restando sul lato destro della strada per circa 50 m poi, in prossimità di un cancello, attraversiamo per spostarci sul lato sinistro della strada; non sono presenti strisce pedonali, prestare attenzione. Continuiamo sul marciapiede e subito prima del ponte della tangenziale Est attraversiamo a destra [1.4.1] per imboccare la piccola strada che in circa 200 m ci porta alla prima abbazia del percorso: San Lorenzo in Monlué.

Proseguiamo nel prato per circa 400 m; il sentiero termina su una strada asfaltata e noi dovremo imboccare via Monlué [1.5] che si trova sulla sinistra. Seguiamo la strada per circa 200 m in questo piccolo e caratteristico borgo che sembra lontano anni luce dalla frenetica città milanese, superiamo Cascina Monlué sulla destra e proseguiamo dritto per raggiungere l’ingresso dell’ABBAZIA DI SAN LORENZO IN MONLUÉ * (rivolgersi alle suore di Carità, lì accanto).

Prendiamoci un momento per riposarci seduti sulla panchina di fronte alla chiesa e riempiamo le borracce alla fontanella prima di riprendere il cammino in direzione dell’abbazia di Chiaravalle. Dando le spalle alla chiesa imbocchiamo via Monlué sulla destra, raggiungiamo l’incrocio dopo circa 200 m e giriamo a destra in via Gaudenzio Fantoli;

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passiamo sotto al cavalcavia della tangenziale Est, camminiamo per 400 m circa fino ad arrivare in via Mecenate, che attraversiamo per poi seguire la via a sinistra. Dopo 100 m circa troviamo un parcheggio [1.6] che alle spalle ha un piccolo sentiero di accesso a un parchetto il quale, dopo circa 150 m, ci condurrà in via Marco Fabio Quintiliano, dove subito a destra troviamo un attraversamento pedonale [1.7].

# Il sentiero che passa attraverso il parchetto ha un terreno ghiaioso che potrebbe rendere difficoltoso il percorso, quindi da [1.6] proseguiamo per altri 100 m, giriamo a destra al primo incrocio e imbocchiamo via Quintiliano, che seguiamo per un centinaio di metri fino alle strisce pedonali [1.7]

Attraversiamo via Quintiliano per portarci sul lato sinistro e dopo un altro centinaio di metri imbocchiamo a sinistra il sentiero di accesso ad altri giardinetti.

Costeggiamo il parco giochi e proseguiamo dritto fino alla Scuola calcio Macallesi, oltrepassiamo il cancello e continuiamo ancora dritto fino a sbucare su via Salomone [1.8], dove attraversiamo e giriamo a sinistra (nel caso il cancello fosse chiuso, sarà necessario tornare indietro di qualche metro e imboccare la prima strada sulla destra tra i palazzi, uscire dal parco e girare nuovamente a destra, proseguendo dritto per 500 m fino a raggiungere via Salomone, che imbocchiamo a sinistra).

Proseguiamo dritto, attraversiamo via Bonfadini e continuiamo in via Merezzate; all’incrocio attraversiamo nuovamente e giriamo a sinistra seguendo la pista ciclabile.

Dopo 450 m, raggiunta la seconda rotonda, attraversiamo sulla destra e proseguiamo dritto sul lato destro di via Savinio per circa 150 m,

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ABBAZIA DI CHIARAVALLE. Il tempo è scandito dalla preghiera e dal lavoro.

dopodiché giriamo a destra in via Bruno Cassinari passando per il nuovo quartiere di Santa Giulia.

Perpendicolare alla nostra via troviamo via Pizzolpasso, che attraversiamo, e proseguiamo dritto superando piazza Tina Modotti, quindi giriamo a sinistra seguendo il perimetro della piazza e, arrivati in via Russolo, giriamo a destra fino a raggiungere l’ingresso del sottopasso della stazione di Rogoredo (lo troviamo sulla destra) [1.9]. Scendiamo nella stazione della metropolitana e utilizziamo il sottopassaggio seguendo le indicazioni per via Cassinis. Camminiamo lungo via Cassinis per 700 m circa sempre dritto fino a raggiungere la fermata della metropolitana Porto di Mare [1.10] dove entriamo per utilizzare il sottopassaggio.

# Il sottopassaggio di Porto di Mare non ha né ascensore né montascale, siamo quindi costretti a proseguire per altri 350 m fino a raggiungere l’incrocio con via Avezzana, qui attraversiamo sulla sinistra, passiamo sotto al cavalcavia del raccordo dell’autostrada del Sole e proseguiamo fino a piazzale Rosa che percorriamo a sinistra per poi prendere la terza uscita su viale Omero; procediamo per 500 m circa fino a sbucare su una grande rotonda, in corrispondenza con via Fabio Massimo [1.11].

Se vi siete chiesti da dove derivi il nome “Porto di Mare” sappiate che nel 1918 a Milano iniziarono gli scavi per la realizzazione del bacino di un porto commerciale collegato con Cremona. Il progetto venne iniziato e interrotto diverse volte fino a essere totalmente abbandonato. L’area venne poi sistemata con la costruzione della stazione di Rogoredo.

Usciamo dal sottopasso e proseguiamo dritto in via Fabio Massimo per 700 m fino a raggiungere la rotonda [1.11]. Dalla rotonda imbocchiamo la prima strada sulla sinistra, via San Dionigi: qui possiamo vedere la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, edificata nel 1200 e, accanto a essa, sulla sinistra, troviamo l’associazione NOCETUM , dove è possibile acquistare prodotti alimentari a km 0 nella piccola bottega.

Proseguiamo sempre lungo via San Dionigi sulla sinistra costeggiando la pista ciclabile; poco prima della rotonda attraversiamo sulla destra e proseguiamo sulla stradina a fianco alla via costeggiando il Parco della Vettabbia per 1,3 km circa. L’area del parco, che può essere definito la “porta” del Parco agricolo Sud Milano, è stata creata dalle sapienti mani dei monaci Cistercensi, i quali, dopo aver bonificato la zona, hanno realizzato particolari sistemi d’irrigazione che permettevano di avere prati verdi tutto l’anno (le marcite) e spazi dedicati alla coltivazione e all’allevamento.

Alla fine del parco entriamo nel parcheggio sulla destra (già da qui possiamo vedere poco lontano il campanile di Chiaravalle), lo attraversiamo e oltrepassiamo il ponte che troviamo in fondo. Subito dopo aver percorso il ponte giriamo a sinistra e dopo poche decine di metri

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Animali e leggende

Secondo una leggenda i celti, giunti nella Pianura Padana, chiesero a un oracolo dove fondare l’insediamento e il responso fu che il punto sarebbe stato indicato da una scrofa ricoperta di pelo. La scrofa “semilanuta” era presente nelle zone paludose (successivamente bonificate) intorno a Milano e fu quindi quella l’area su cui sorse l’odierno capoluogo lombardo. L’origine del nome potrebbe rimandare al gallico Medhe-lan, “terra di mezzo” o al latino Medio-lanum, “in mezzo alla pianura”; più fantasiosa l’interpretazione di Medio-lanum come “con la lana nel mezzo”, ossia “semi-lanuta”. Con il dominio dei Visconti, il simbolo di Milano divenne poi il notissimo biscione: secondo la leggenda popolare nel lago Gerundo (che comprendeva una vasta area tra Bergamo, Milano, Cremona, Mantova e Lodi) viveva un drago chiamato Tarantasio che, oltre a infestare l’aria, si nutriva di bambini. A liberare le popolazioni locali uccidendo il mostro sarebbe stato il capostipite dei Visconti, che lo scelse come simbolo del casato.

sbuchiamo in via Sant’Arialdo, che seguiamo a destra fino alle strisce pedonali [1.12], dove attraversiamo per imboccare davanti a noi via San Bernardo; poco dopo sulla destra troviamo una scala in discesa, la imbocchiamo e giriamo subito sulla destra per scendere verso il parcheggio, girare a destra e proseguire dritto fino a incontrare nuovamente via Sant’Arialdo dove svoltiamo ancora a destra e saliamo sul piccolo ponticello che troviamo sulla sinistra. Continuiamo dritto fino a raggiungere la nostra seconda abbazia: CHIARAVALLE * (l’accesso all’abbazia, al chiostro e alla cappella di San Bernardo presenta una piccola soglia; bagni accessibili).

# Il percorso pedonale sarà difficoltoso per la presenza di quattro gradini: al punto [1.12], quindi, invece di attraversare proseguiamo dritto e, indossando il gilet catarifrangente e prestando molta attenzione, percorriamo sulla strada circa 200 m fino all’attraversamento pedonale che ci consente di raggiungere la nostra seconda abbazia: Chiaravalle.

Durante la visita all’abbazia troviamo anche all’interno un piccolo bar dove ristorarci (la birra trappista è ottima) e un minimarket con diversi prodotti biologici. Alcune delle funzioni sono accompagnate da suggestivi canti gregoriani eseguiti dai monaci.

Da vedere

Milano Moltissimi sono i monumenti del capoluogo lombardo e una visita alla città richiederebbe alcuni giorni; qui ci limiteremo soltanto a brevi cenni sui luoghi principali nelle vicinanze di piazza del Duomo, punto di partenza della Strada delle Abbazie. I punti di interesse che si incontrano lungo il percorso di ritorno a Milano sono descritti nel Da vedere di tappa 6.

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Il DUOMO * (entrata dal museo), cuore pulsante e simbolo della città meneghina, fu iniziato nel 1386, ma completato solo dopo ben sei secoli. La lunga durata della costruzione della chiesa, dedicata a santa Maria Nascente, fece nascere l’espressione milanese Longh cume la fabbrica del domm (lungo come la fabbrica del duomo). Alto oltre 100 metri e lungo quasi 160, decorato esternamente da più di 2.300 statue (tra le quali la Madonnina, altro simbolo della città), il duomo vanta il primato di chiesa più grande d’Italia (San Pietro appartiene alla Città del Vaticano) e ha visto al suo interno l’incoronazione di Napoleone Bonaparte come re d’Italia. Se siete fortunati e avete raggiunto Milano in una giornata di cielo terso, salendo sul tetto del duomo potrete ammirare l’arco alpino innevato.

Uno dei simboli del lusso milanese è la GALLERIA VITTORIO EMANUELE II *, un passaggio coperto in ferro e vetro che collega il duomo e il teatro alla Scala. La prima pietra venne posata nel 1865, dopo che il Comune di Milano decise di indire un concorso internazionale tra architetti che venne vinto da Giuseppe Mengoni. Tra i mosaici che ornano la pavimentazione dell’ottagono centrale (noterete alcuni i turisti in fila) si trova il toro, simbolo di Torino, sui cui attributi la tradizione meneghina vuole che si debba girare tre volte con il tacco se si vuole avere fortuna.

Tra le chiese più antiche di Milano, la bellissima BASILICA DI SANT’AM -

BROGIO * è stata edificata tra il 379 e il 386 per volere dello stesso vescovo Ambrogio, santo patrono e protettore della città. Consigliamo una visita alla paleocristiana cappella di San Vittore in Ciel d’Oro dove, tra i mosaici che la adornano, è conservato il più antico ritratto di sant’Ambrogio. Nella navata centrale è possibile ammirare, su una colonna di granito, un serpente in bronzo, che secondo la leggenda sarebbe stato forgiato da Mosè, a cui la devozione popolare attribuiva il potere di guarire dai morsi di serpente, dalle malattie intestinali e dai vermi. Nella piazza, a sinistra del cancello d’ingresso alla basilica, si trova la cosiddetta colonna del Diavolo, di epoca romana, dove sono visibili due buchi, secondo la leggenda causati dal demonio che, durante una lotta con sant’Ambrogio, vi conficcò le corna (gli scettici sostengono invece che si tratti semplicemente della sede di un cancello).

Altro simbolo della città, il CASTELLO SFORZESCO * venne eretto come fortezza nel 1368, e successivamente trasformato in uno splendido palazzo ducale dalla famiglia Sforza, che ne fece una delle più belle corti d’Italia. All’ingresso principale si trova la torre del Filarete, elegante ricostruzione dell’originale quattrocentesco (andato distrutto nel 1521) a opera di Luca Beltrami, mentre ai due lati sono visibili due grandi torrioni: il torrione dei Carmini, che fu per alcuni anni adibito a serbatoio dell’acqua potabile, e il torrione di Santo Spirito. Dall’ingresso principale si accede alla piazza delle Armi, il primo dei due quadrilateri da cui è composto il castello, caratterizzato dalla presenza di una torre a pianta quadrata chiamata torre di Bona di Savoia. Il fossato che vedete alla sua base, un tempo corrispondeva con quello presente intorno alle mura di Milano. Proseguendo dritto si

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raggiunge il secondo quadrilatero suddiviso a sua volta in due parti: sul lato destro troviamo la corte Ducale, dove erano situati gli appartamenti dei duchi, mentre a sinistra c’è il cortile della Rocchetta, progettato come luogo in cui rifugiarsi in caso di assedio. Il complesso è oggi sede di diverse istituzioni museali tra cui la Pinacoteca, il Museo degli Strumenti musicali e il Museo Pietà Rondanini dove si può ammirare l’omonima scultura di Michelangelo. Alle spalle del castello è possibile fare due passi nel bellissimo Parco Sempione, alla ricerca delle tartarughe nascoste tra i laghetti o di relax sui grandi prati, oppure ci si può fermare a bere un bicchiere di vino e degustare prodotti del territorio alla Cascina Nascosta: come indicato dal nome, è letteralmente nascosta in un bellissimo angolo del parco che si raggiunge superata la torre Branca (realizzata su progetto di Giò Ponti nel 1930 e su cui si può salire in ascensore): se si arriva dal castello, sulla sinistra si trova una stradina acciottolata che conduce alla cascina.

Infine non si può non citare il CENACOLO *, la celebre Ultima Cena realizzata tra il 1494 e il 1497 da Leonardo da Vinci in quello che un tempo era il refettorio di Santa Maria delle Grazie, su commissione del signore di Milano Ludovico il Moro. Leonardo decise di non affidarsi alla tradizionale tecnica dell’affresco, ma volle sperimentare un metodo che permettesse di lavorare sull’intonaco asciutto, e quindi di tornare più volte sull’opera curandone i minimi dettagli. Questa scelta purtroppo si rivelò sbagliata e a causa del deterioramento si resero necessari continui lavori di restauro, di cui l’ultimo e più importante durato vent’anni, tra il 1978 e il 1999. L’opera, patrimonio dell’umanità Unesco, fa parte oggi del visitatissimo Museo del Cenacolo (prenotazione obbligatoria).

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MONLUÉ. L’abbazia di San Lorenzo, centro del piccolo borgo milanese.

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Monlué Il piccolo borgo * dove il tempo sembra essersi fermato ha origini antiche, viene infatti datato intorno al Duecento. Nonostante la presenza della tangenziale Est che lo costeggia, è riuscito a rimanere ancora oggi un’oasi tranquilla dove godersi qualche minuto di silenzio mentre si ammira la bellissima abbazia di San Lorenzo in Monlué. Nel 1267 venne dato in dono agli Umiliati di Brera, che lo resero un borgo fiorente, parte integrante dell’abbazia. Il nome Monlué sembra derivi dalla traslitterazione di Mons luparium o “monte dei lupi”, che nel Medioevo popolavano la zona. Il piccolo borgo ospita dal 1450 (sì, avete letto bene!) l’antica trattoria Monlué, un tempo famosa per i bei gamber del Lamber, gamberetti di acqua dolce che venivano pescati nel fiume Lambro dove, prima che venisse inquinato dalle industrie, era possibile anche trovare le trote.

Nocetum Il luogo ha origini molto antiche e prende il nome dalla presenza in passato di un bosco di noci. Un tempo utilizzato dai cristiani che scappavano dalle persecuzioni barbariche, nel XIII secolo il piccolo borgo venne trasformato in grangia (fattoria) legata all’abbazia di Chiaravalle. Oggi ospita l’associazione Nocetum * che offre accoglienza a donne in difficoltà, una fattoria urbana e una bottega dove acquistare prodotti del territorio. Subito prima dell’ingresso, sulla destra è possibile visitare la chiesetta dedicata ai santi Filippo e Giacomo che risale al XIII secolo. Alcuni ritrovamenti di frammenti ceramici testimoniano la presenza di una precedente chiesa di epoca romana (I secolo d.C.) su cui è stata costruita quella attuale. L’esterno non presenta decori, ma all’interno sono custoditi frammenti di affreschi del XIV secolo.

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Abbazia di San Lorenzo in Monlué

Era il 1267 quando l’arcivescovado di Milano, per tramite dei vicari episcopali di Ottone Visconti Bonifacio da Pontevico e Alberto da Bascapè, concesse all’ordine degli Umiliati la chiesa e i terreni che si trovavano presso il Lambro a diverse miglia dal centro della città. Con questa concessione comincia la storia dell’attuale abbazia di San Lorenzo in Monlué, oggi piccolo quartiere che conserva ancora le caratteristiche di un borgo formatosi intorno a una grangia, all’estremità orientale di Milano. Ancora in parte esistente e riconoscibile, la caratteristica struttura di Monlué corrisponde all’attività agricola e di manifattura, in particolare della lana, che stava al centro della regola di vita del movimento degli Umiliati.

Tra tutte le abbazie intorno a Milano che sono fiorite grazie alla presenza di questi religiosi, quella di Monlué presenta caratteri più facilmente riconoscibili. Gli Umiliati, nati come movimento spirituale in un’epoca in cui si svilupparono numerose esperienze pauperistiche, vennero riconosciuti come ordine da papa Innocenzo III nel 1201 con una regola che univa elementi di quella Benedettina e di sant’Agostino. I monaci vivevano del proprio lavoro con sobrietà donando il superfluo ai poveri. La vita della comunità si basava in particolare sulla lavorazione della lana, che veniva commerciata. Ciò, nel tempo, procurò all’ordine numerose ricchezze e un progressivo allontanamento dalla regola e dai propositi originari. San Carlo si adoperò per attuarne la necessaria riforma, ricevendo una netta opposizione cui fece inevitabilmente seguito la definitiva soppressione nel 1571. La comunità degli Umiliati di Monlué venne quindi sciolta (così come a Santa Maria di Brera, a Viboldone, a San Pietro in Gessate), cosicché la chiesa di San Lorenzo, nel 1584, divenne chiesa parrocchiale e probabilmente da questo momento cominciarono le prime trasformazioni che in tre secoli la portarono all’aspetto attuale.

L’architettura della chiesa è debitrice in parte dei modi cistercensi, in parte dell’architettura in voga nella Lombardia trecentesca, e per alcuni aspetti è stata ricondotta alle lineari costruzioni coeve a uso civile. Nonostante la posizione non più felice a causa della costruzione della tangenziale Est che ormai lambisce l’intera struttura, la piccola chiesa si presenta nella sua semplice forma affiancata da un fabbricato addossato ad angolo retto che in origine doveva essere la sala capitolare della famiglia religiosa, mentre sul retro si apre la corte con le cascine.

La chiesa, orientata con il fronte a occidente secondo la tradizione, presenta un prospetto a capanna nel quale un tempo si aprivano due monofore alte e strette e un oculo centrale, aperture tamponate con muratura nel 1712 per permettere all’interno, in controfacciata, l’installazione di un organo. Il portale d’ingresso è impreziosito da un finto protiro, anch’esso con profilo a capanna, sufficientemente slanciato

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A BBAZIA DI S AN LORENZO IN M ONLUÉ

per inserirsi tra la due monofore e impreziosito da un coronamento ad archetti pensili, mentre l’arco sopra la porta è definito nella semplice decorazione dall’alternanza cromatica data dall’impiego del laterizio e della pietra bianca. In maniera simile si presenta anche il fronte sul lato a oriente: due monofore e un oculo, di dimensioni inferiori, e il delicato coronamento con un profilo a dente di sega e archetti pensili intrecciati. I fianchi, semplici, scanditi da sottili paraste e dall’apertura di strette monofore, sono movimentati dall’inserimento di quattro cappelle, frutto degli interventi di epoca barocca. Su tutta la struttura spicca, nel lato nord, il campanile che si erge sulla base di una cappella quadrata. Quattro cornici marcapiano, caratterizzate dal motivo a dente di sega e dagli archetti pensili intrecciati, segnano i diversi livelli del campanile fino alla cella campanaria, sotto la cuspide, che si apre su ogni lato con un’elegante bifora con esile colonnina in pietra.

L’interno, ad aula unica, evidenzia in parte i diversi rimaneggiamenti che la chiesa ha subito tra XVII e XVIII secolo e durante i restauri di fine Ottocento. Al posto dell’antica probabile copertura a capriate lignee oggi si trova una copertura a cassettoni, mentre non sono più visibili gli affreschi, si immagina scomparsi quando la chiesa divenne parrocchia. Un piacevole elemento caratterizzante l’abbazia di San Lorenzo in Monlué è l’interessante soluzione decorativa con cornici in cotto e colonnine che movimentano la semplice struttura combinati con gli archi a tutto sesto con doppia ghiera. Essi richiamano l’arco che introduce al coro su base quadrata e con volta a crociera, fulcro dell’edificio.

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