Il diritto di salvarsi

Page 1

Con il contributo di

© 2023 Cart’Armata edizioni Srl Terre di mezzo Editore via Calatafimi 10

20122 Milano

Tel. 02-83.24.24.26

e-mail editore@terre.it terre.it

Direzione editoriale: Miriam Giovanzana

Coordinamento editoriale: Sara Ragusa

Comitato editoriale DiMMi:

Elona Aliko

Natalia Cangi

Michele Colucci

Antonio Damasco

Patrizia Di Luca

Laura Ferro

Alba Marina Ospina

Alessandro Triulzi

Paule Roberta Yao

Illustrazioni di:

Giovanni Cocco

Lorenzo Marcolin

Maria Virginia Moratti

Fausto Tormen

La citazione a pagina 173-174 è tratta da Lettera a un bambino mai nato, di Oriana Fallaci © 1997 Rizzoli.

Stampato nel mese di luglio 2023

Rubbettino Print, Soveria Mannelli (CZ)

Questo libro è stampato su carte dotate di certificazione FSC®, che garantisce la provenienza della materia prima da fonti gestite in maniera responsabile.

Il diritto di salvarsi Storie migranti

Fratelli di Annalisa Camilli

Due fratelli si abbracciano attraverso le sbarre, piangono, provano a toccarsi. Mohammed è scampato al peggiore naufragio della storia recente del Mediterraneo, ma non ha neppure potuto avvertire la famiglia di essere ancora vivo.

Fadi, il fratello, è arrivato a Kalamata, in Grecia, a cercarlo ed è riuscito a vederlo attraverso la recinzione, ma le autorità greche non hanno permesso ai due ragazzi di incontrarsi, così come non hanno fatto niente per aiutare i sopravvissuti del naufragio a contattare le loro famiglie.

L’abbraccio di Mohammed e di Fadi attraverso le sbarre è diventata l’immagine struggente di un’umanità che si ritrova, mentre la disumanità trionfa: un’imbarcazione con settecentocinquanta persone a bordo è affondata in uno dei punti più profondi del Mediterraneo e per ore i guardacoste greci e le autorità di frontiera europee sono stati a guardare, non sono intervenuti in loro aiuto, nonostante sapessero della loro presenza e del pericolo che stavano correndo.

Nella stiva c’erano cento bambini: si fa fatica a immaginarseli cento bambini che s’inabissano, mentre un motopesca azzurro sprofonda con il suo carico di persone.

Le autorità greche hanno addirittura accusato i migranti, le persone su quell’imbarcazione, di non volere

5

essere salvate. Hanno detto che stavano andando in direzione dell’Italia e hanno rifiutato i soccorsi, ma le loro ricostruzioni sono smentite dalle testimonianze dei sopravvissuti e da molte altre evidenze.

Per ore le persone su quell’imbarcazione hanno chiesto aiuto, sono state avvistate dalle autorità greche ed europee, ma nessuno è intervenuto per salvarli. Omissione di soccorso.

Mentre questo libro va in stampa nel Mediterraneo si è consumato il peggiore naufragio della storia recente, l’ennesimo. E questa volta l’opinione pubblica europea sembra distante, indifferente, completamente anestetizzata, peggio; incattivita, capace di prendersela con le vittime.

La conduttrice di un programma d’informazione su una tv greca si è lamentata che tutte le ambulanze del Peloponneso stessero accorrendo a Kalamata, per soccorrere un centinaio di sopravvissuti del naufragio.

E questo sembra il sentimento più diffuso: la criminalizzazione delle vittime.

I morti sono morti e basta, se la sono andata a cercare. E i vivi, devono scontare di essere sopravvissuti.

Era successo anche in Italia, alla fine di febbraio, dopo un naufragio avvenuto a pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro, in Calabria.

“Non devono partire, vogliamo fermare le partenze”, aveva detto il ministro dell’interno, subito dopo la strage.

Nel 2022 secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite, i migranti forzati nel mondo sono stati centodieci milioni, mai così tanti, diciannove milioni in più dell’anno precedente. Ma l’unica risposta che è venuta dall’Occidente e dall’Europa è stata inasprire ulteriormente le politiche dell’immigrazione, militarizzando la frontiera e in parte legittimando i respingimenti.

6

Intanto l’Unione europea ha trovato un accordo per riformare il sistema comune di asilo, che di fatto svuota completamente il diritto di asilo e lo erode, mentre alcune autorità sia in Italia sia in Nordafrica hanno usato senza timore parole d’ordine razziste, legate a teorie del complotto di stampo suprematista come la teoria della “sostituzione etnica”.

A trentaquattro anni dalla caduta del muro di Berlino, i muri si sono moltiplicati in Europa.

Gli ultimi a costruirne uno sono stati i polacchi e i lituani. Ma a est si è innescata una specie di competizione. La lunghezza complessiva dei muri costruiti o in costruzione sul continente europeo è pari a 1.960 chilometri, più della distanza da un capo all’altro dell’Unione europea (cioè da Lisbona a Varsavia).

E in mare le cose non vanno meglio: la Grecia opera da tempo respingimenti verso la Turchia alla luce del sole e l’Italia dal 2017 si è progressivamente ritirata dal soccorso, ha stretto un accordo con Tripoli per operare i cosiddetti “respingimenti per procura” e ora ha lanciato nuove missioni in Libia e in Tunisia per rafforzare questa strategia, incurante delle conseguenze per le persone che sono respinte in Paesi che non possono essere considerati sicuri.

La militarizzazione delle frontiere incarna materialmente il fantasma dell’identità nazionale, serve per fermare le persone, ma soprattutto per definire se stessi, rispetto a quelli che sono dall’altra parte della frontiera.

Chi è di là è diverso, indesiderato, pericoloso, perfino non-umano.

Le frontiere individuano un noi, dietro al quale ci si vuole barricare.

Come ha spiegato l’antropologo iraniano Shahram Khosravi nel suo libro Io sono confine: “Con le tecniche

7

di frontiera finalizzate all’immobilità e al confinamento, esiste un secondo meccanismo di controllo della società che opera attraverso una continua mobilità forzata. Le persone sono costrette a un andirivieni infinito, non solo tra Paesi, legislazioni, istituzioni, ma anche tra campi di accoglienza e campi di espulsione, tra richieste di asilo e ricorsi contro le deportazioni, tra riconoscimenti provvisori e ritorno alla clandestinità, tra un periodo di attesa e l’altro. È una circolarità perpetua in cui si vive in uno stato di ‘non arrivo’, di radicale precarietà, o per usare un’espressione dello psichiatra Frantz Fanon, di ‘ritardo’” (Elèuthera, 2019).

Quelle vite non desiderabili diventano uno specchio: servono a sentirsi al sicuro in un momento in cui nulla è sicuro e, anzi, tutto sembra essere arrivato a un punto di crisi, anche per i privilegiatissimi europei tra crisi sanitaria, guerra e crisi climatica.

L’unica cosa da fare allora è assumere la prospettiva di chi sta dall’altra parte, mostrare le vite di chi ha attraversato i muri, farli parlare, passargli il microfono, dargli spazio.

Questi racconti e questi diari – come l’abbraccio dei due fratelli palestinesi a Kalamata – sono l’umanità che tracima oltre le sbarre, contengono le voci di chi ha attraversato il confine e raccontano un’altra storia, disturbano, dicono chi siamo davvero. E così preparano il crollo dei muri e la possibilità che ci sia un futuro.

Annalisa Camilli, giornalista d’inchiesta, lavora a Internazionale dal 2007. Ha vinto l’Anna Lindh Award, il premio Tutino, il premio Cristiana Matano. Il suo ultimo libro è La legge del mare (Rizzoli, 2019).

8

Il futuro di DiMMi

Accompagniamo l’antologia che raccoglie le testimonianze del concorso DiMMi di Storie Migranti 2022 con la presentazione di alcune iniziative della fase post-Covid di un progetto che si sta progressivamente radicando nella società italiana e che, sia pure a macchia di leopardo, si sta affermando sul terreno. Le storie di DiMMi mostrano ancora una volta la grande pluralità di opinioni e sfaccettature presenti nell’Italia di oggi, rispecchiando così lo spirito di chi per primo ha pensato e avviato il progetto DiMMi-Diari Multimediali Migranti come valorizzazione della diversità nel nostro Paese.

Negli ultimi sei anni, a cura di Terre di mezzo Editore, sono uscite sei antologie di storie migranti che con determinazione hanno sostenuto l’intrecciarsi di nuovi legami tra coloro che Saverio Tutino (di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita) chiamava i cicloneros – i “pazzi” che a Cuba, durante i cicloni, cercano di formare in strada delle catene umane per opporsi alla furia del vento. Quest’anno il concorso DiMMi ha arricchito l’Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano con più di ottanta nuove testimonianze autobiografiche, un segnale importante del vento di cambiamento che soffia sulla memoria della diversità italiana rappresentata dalle storie

9

di persone straniere che hanno vissuto o attraversato il nostro Paese negli ultimi trent’anni. DiMMi è il risultato di questa catena umana.

Accompagnano questo arricchimento di testimonianze l’aumento delle commissioni di lettura, dalle iniziali tre in Toscana alle attuali diciannove sparse sul territorio nazionale da Cosenza a Torino, il moltiplicarsi delle presentazioni dei volumi antologici in scuole, centri di accoglienza e istituzioni civiche, e soprattutto il formarsi di un solido gruppo di riferimento composto dalle autrici e dagli autori di DiMMi, che sono i principali protagonisti della crescente presa di parola, e di iniziative, contro le diverse discriminazioni e i tanti pregiudizi anti migranti che ancora attraversano la società italiana.

Quest’anno il sesto volume antologico DiMMi intitolato al diritto di salvarsi esce accompagnato da un nuovo libro fratello: Le femmine e i cani non possono entrare. Diario di una donna che ha lottato per sopravvivere, scritto da una rifugiata del Bangladesh che denuncia con grande forza e determinazione la violenza patriarcale antifemminile da cui è circondata dalla nascita nel suo Paese natale e nel Paese di accoglienza. La storia di “Lilith” esce con uno pseudonimo a tutela della privacy e delle possibili ritorsioni contro l’autrice. Il racconto della continua violenza subita – 200 pagine di densa narrazione autobiografica – è stato giudicato dalle commissioni di lettura come testo da pubblicare separatamente e in forma integrale, per sottolinearne la rilevanza.

Il maggiore spazio di attenzione richiesto dalle autrici e dagli autori DiMMi verrà infine contrassegnato quest’anno da una nuova forma di condivisione delle storie attraverso la pubblicazione in open access dei racconti per-

10

venuti all’Archivio di Pieve Santo Stefano in lingua straniera. Così, attraverso la collaborazione tra Terre di mezzo Editore, l’Archivio diaristico nazionale (ADN), il progetto ITHACA e l’Archivio delle memorie migranti (AMM), verrà avviata una nuova serie di racconti autobiografici in più lingue (tra cui l’inglese, il francese e l’arabo). Questa serie verrà inaugurata con la pubblicazione in open access del racconto di viaggio di Mohammad Reza Hosseini (Terre di mezzo Editore, 2020), scritto in lingua farsi e inglese nel 2017 dopo un viaggio che ha portato il quindicenne di etnia hazara dall’Iran alla Lapponia, passando per la Grecia, la Turchia, l’Italia e la Svezia. La serie in open access sarà resa disponibile sui siti di DiMMi di Storie Migranti, Terre di mezzo Editore, AMM e sulla piattaforma online di ITHACA.

A questa importante novità se ne aggiungono altre due, più interne all’antologia di quest’anno. La prima è la trascrizione di una videointervista a un giovane afghano inviata al concorso DiMMi 2021 eseguita da un altro rifugiato afghano in Italia da anni, Morteza Khaleghi, permettendo così al sesto volume DiMMi di sostenere la lotta delle donne afghane che combattono per la libertà loro e quella dei loro concittadini. Vogliamo in questo modo incoraggiare la presentazione di nuove testimonianze attraverso supporti audio e video che vadano oltre la lingua italiana nella sua forma scritta.

Infine, abbiamo ripreso quest’anno le auto-presentazioni dei singoli autori e autrici al termine dei loro racconti. In passato avevamo cercato di indicare i percorsi biografici degli autori delle testimonianze attraverso il racconto delle comunità di accoglienza o dei docenti che si erano resi intermediari delle storie inviate a Pieve (Parole oltre

11

le frontiere , 2018), e la narrazione o auto-descrizione dei contesti di partenza e di arrivo tratti dai loro scritti (Se il mare finisce, 2019; Il confine tra noi, 2020). I due anni di Covid ci hanno separati, anche biograficamente, dalle autrici e autori di DiMMi di cui veniva dato, unico elemento aggiuntivo accanto al nome, l’indicazione del Paese di origine. Riprendiamo quest’anno la tessitura del racconto interno composta dalle stesse autrici e autori di DiMMi sulla base delle notizie da loro inviate a Pieve Santo Stefano o delle brevi annotazioni riportate sulle schede di registrazione al concorso, contraddistinte da un numero maggiore di richieste di anonimato, riflesso non minore degli eventi contemporanei percepiti come minacciosi per il nostro futuro comune.

12

Disegnami

Quest’anno, sempre in collaborazione con l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano e Terre di mezzo

Editore, siamo in quattro a illustrare questa edizione dell’antologia del concorso DiMMi - Storie multimediali migranti: Maria Virginia Moratti, Fausto Tormen, Lorenzo Marcolin e io.

Sono disegni in bianco e nero che cercano di dare un “volto”, vero o immaginario, ai diversi autori e che, ci auguriamo, possano avvicinare i lettori alle loro storie spesso drammatiche e molto sofferte.

Disegni realizzati nella convinzione che tra autori, lettori e illustratori si costituisca una comunità di amici.

13

Nota al testo

Come per ogni scrittura diaristica conservata a Pieve Santo Stefano, i testi qui pubblicati sono sostanzialmente mantenuti nella forma espressa dai loro autori e autrici con limitati interventi redazionali. Così ortografia e sintassi vengono conservate nella versione originale come anche la scrittura “creolizzata” di parole italiane e straniere che contribuiscono, e anzi rafforzano, la vivezza e l’espressività dei racconti.

Tutti i testi presentati nell’ambito del concorso DiMMi vengono conservati dall’Archivio diaristico nazionale sia in lingua italiana che nelle lingue di origine dei loro autori e autrici. Le storie migranti di DiMMi vengono selezionate da apposite Commissioni di lettura sparse sul territorio nazionale e da una giuria composta dai membri del Comitato Scientifico che valuta i testi considerati meritevoli di pubblicazione per la singolarità dei temi presentati e per la loro immediatezza espressiva.

Il diario di Lilith, una dei finalisti del concorso DiMMi 2022, viene pubblicato separatamente in questa stessa collana con il titolo Le femmine e i cani non possono entrare.

14

Il diritto di salvarsi

Indice

Pag.

5 Fratelli, di Annalisa Camilli

9 Il futuro di DiMMi, di A. T.

13 Disegnami, di Giovanni Cocco

Il diritto di salvarsi

19 La mia voce dall’Afghanistan di Zakia Jafari (Afghanistan)

24 La vita è un eterno incontro di Madiana Nuredini (Albania)

56 Un’esperienza della mia vita di Ibrahim Ndiaye (Senegal)

60 I volti della responsabilità di Justin Magloire Mbouna (Camerun)

71 Il suono della nostalgia di Mihaela Šuman (Bosnia/Croazia)

119 Ricatti di famiglia di Yvette Nadine Samnick Ntigui (Camerun)

141 La storia di una migrante di Maria Pia Lazo Hernandez (Perù)

149 Questa è la mia storia di Trésor Patrick Dominique Bikei (Camerun)

153 Questo viaggio l’ho chiamato… di fortuna di Ndeye Mariéme Fall (Senegal)

157 Un arcobaleno di colori di Laura R. Takacs (Romania)

192 Un incontro ravvicinato di Manijeh Moshtagh Khorasani (Iran)

199 La mia storia di migrazione di Giovana Mirabelli Guaragna (Brasile)

203 Cronache di un padovano insolito di Brandon Michael Cleverly Breen (Stati Uniti)

223 Radici e ali di Dolores Blasco Rodi (Argentina)

227 I problemi e le fatiche di uno straniero di Khayam Ali (Afghanistan)

Postfazione

239 Oda a la hibridación – Ode all’ibridazione di Alba Marina Ospina

Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.