Speleologia n. 67 - dicembre 2012

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Didattica

Corso universitario di Speleologia Jo De Waele

L’

Università di Bologna da anni è l’unica sede in Italia ad offrire agli studenti la scelta, nel Corso di Laurea Triennale di Geologia, di fare “Speleologia”. Tale Corso, a scelta venne inserito nel piano di studio molti anni fa da Paolo Forti e, da sempre, ha riscosso notevole interesse, avendo un numero sufficiente di studenti ogni anno tale da essere quindi sempre “attivato”. Dall’anno accademico 2011-2012, causa pensionamento di Forti, il compito di organizzare il Corso è passato a me.

Un corso non convenzionale Già un corso di Speleologia universitario è qualcosa di particolare. Insegnare Speleologia, seppur quella scientifica, necessita assolutamente di andare per grotte, quindi un qualcosa di avventuroso. Bene. Ma comprende anche teoria, lezioni, basi scientifiche. Da fare in aula, naturalmente. Invece no. L’idea di stare molto in aula non mi piaceva, quindi perché non cercare di fare (quasi) tutto sul terreno, o meglio, dentro il terreno? Nasce l’idea di un Campo Scuola in Sardegna, dove ci sono tante grotte facili, con una grande varietà morfologica, molti speleotemi e riempimenti fisici, e ambienti carsici diversi (costiero, alpino, fluviale…). Zone che conosco come le mie tasche.

quelle relative al processo carsico e alla speleogenesi, in cui i processi di dissoluzione consentono di capire cosa può avvenire in natura. Tutto parte da queste reazioni. O quasi. Poi ci vuole una conoscenza dei processi geomorfologici, diversi dal carsismo; le grotte non si formano “solo” per dissoluzione. Entrano in gioco erosione, deposizione, perfino crioclastismo, e altri processi ancora. Ma al terzo anno del Corso di Laurea in Geologia queste conoscenze dovrebbero essere già acquisite (e già!). Occorre sapere che ci sono stati cambiamenti climatici, glaciazioni, fasi fredde e fasi calde, livelli del mare diversi dell’attuale, e così via. Avere un’idea di quanto può cambiare il paesaggio nel tempo geologico, in fasi climatiche diverse, con copertura vegetale che si adegua al clima, e processi esogeni differenti. Fiumi che erodono o depositano, dune che si formano o si spostano, grotte che si allargano o approfondiscono, oppure si riempiono. Ma c’è anche tanto lavoro preliminare. La geologia delle zone che si andranno a visitare, la cartografia, la documentazione speleologica (articoli sulle grotte da visitare, rilievi, curiosità,…). In tutto bastano 8 ore di preparazione del campo. Il resto si farà sul terreno.

Il Campo Lezioni in aula Ma senza una minima base teorica non si va da nessuna parte. In realtà non servono tante conoscenze. Basta poco. Le uniche lezioni assolutamente necessarie sono Camminando sulle dolomie giurassiche presso l’inghiottitoio di Su Mammucone, ad Urzulei. (Foto C. Dalmonte)

Il Campo Scuola è durato 7 giorni, passati tra il Supramonte ed i Tacchi, nella Sardegna centro-orientale. Grazie ai Comuni di Urzulei e di Ulassai siamo stati ospitati presso strutture pubbliche. Sistemazioni spartane, è vero, ma la speleologia è anche questo. Sapersi adattare, dormire insieme su materassini per terra, cucinare e fare le pulizie assieme, collaborare ogni qual volta è necessario. In fondo il corso è anche una lezione di socializzazione, del vivere insieme, sopportarsi, aiutarsi. I ragazzi di oggi ne hanno tanto bisogno.

Scelta delle escursioni e delle grotte Durante il campo sono state visitate 12 grotte, per lo più piccole, in 7 paesaggi completamente differenti. Nel Supramonte sono state viste le aree degli inghiottitoi e quelle delle risorgenti, dei campi solcati e delle doline nivocarsiche, delle gole e degli altipiani carsici. Nel Monte S’Ospile si è visitato un monte carbonatico circondato dai basalti Plio-Pleistocenici, con due sorgenti, una carsica ed una termale. A Nord di Cala Gonone abbiamo fatto una passeggiata lungo la costa calcarea, che presenta numerose morfologie legate alle variazioni del livello marino

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