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Carcaraia

Gianni Guidotti

Carcaraia, versante Nord del Monte Tambura, o più esattamente Alta Valle dell’Acqua Bianca: nomi diversi per identificare un fazzoletto di calcare incastonato nel cuore delle Alpi Apuane dove, da poco meno di un ventennio, sta prendendo forma uno dei sistemi carsici più estesi e profondi d’Italia. Nel 2001 e più precisamente sul numero 44 di questa stessa rivista, descrivemmo la zona nei suoi vari aspetti, ma soprattutto ci sforzammo di raccontare fin dal principio tutte le vicende esplorative. Al tempo ci era parso il modo migliore per spiegare il “metodo” che aveva trasformato una “terra” d’abissi eleganti e profondi in un articolato sistema. È proprio a quella vecchia pubblicazione che rimandiamo i lettori più “giovani”, affinché possa risultare comprensibile ciò che leggeranno in seguito. A distanza di qualche anno, credo si possa dire senza timore che per tutti gli anni ’90 l’Alta Valle dell’Acqua Bianca è stata un vero e proprio “laboratorio di tecniche esplorative”. Il

luogo dove su vasta scala e in tempi relativamente veloci ha trovato applicazione la magistrale lezione degli anni ’70-’80, quando si prese coscienza che le grotte hanno “tre dimensioni”. Negli ultimi sei anni le cose sono profondamente cambiate: i gruppi, ma forse è più esatto dire le persone, che dal ’93 avevano trascinato le esplorazioni, hanno lasciato il passo, in parte o del tutto, a nuovi protagonisti. È stato un passaggio di testimone dolce, segnato (stranamente per noi toscani) più dalla collaborazione che dalla competizione, che in precedenza aveva albergato comodamente sui bianchi marmi del Monte Tambura. I nuovi protagonisti invece hanno portato con garbo la propria sensibilità e una passione forse meno frenetica rispetto ai loro predecessori, ma che tuttavia produrrà ancora risultati di grande rilievo. I gruppi di riferimento delle esplorazioni attuali sono quello della città di Prato (USP) e lo Speleo Club Garfagnana, giovane realtà della zona apuana. I primi, con umiltà e navigata scal

Panoramica da sopra l’ingresso dell’Abisso Chimera al centro la cresta dentata del Monte Roccandagia (Foto L. Santalmasi)

trezza, hanno trovato il terzo ingresso del complesso Aria Ghiaccia-Saragato e da lì sono penetrati in un reticolo di condotte freatiche che si dipana per chilometri, lasciando spazio alle possibilità esplorative più ambiziose. A onor del vero, la scoperta del GigiSquisio è stata, per noi fiorentini, un vero e proprio smacco e la giusta punizione a un delirio d’onnipotenza che ci aveva illusi di poter esplorare ogni piega interna del monte senza degnarsi di cercare nuovi ingressi. Gli esploratori garfagnini non sono stati certo da meno e, rivisitando un vecchio buco già catastato molti anni fa, hanno trovato il quinto -1000 dell’Alta Valle dell’Acqua Bianca che, per inciso, è il più impressionante per dimensioni. Ecco! Ciò che leggerete più avanti è la storia di queste due grandi esplorazioni. Complimenti a chi ne è stato artefice. N

(Foto M. Cecchi)