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I marmi della Patagonia continentale

In Cile, fra il Campo de Hielo Norte e il Lago Carrera, alcune aree carsiche affiorano sopra grandi estensioni magmatiche

Michele Sivelli

Il Cordon de Las Parvas è di fronte a noi; un profilo splendido e imponente da Alpi Occidentali di poco superiore i... 2000 metri! L’occhio spazia libero lungo gli interminabili versanti della montagna; lingue di ghiaccio scivolano sinuose fra creste aguzze sino a infrangersi sui volti rugosi di antiche rocce. Ancora più giù la rada boscaglia cede il posto a foreste barbute; un verde profondo che ondeggia fino alle rive di un fiume smeraldino. Silenzio. Sì, la Patagonia è veramente un’altro mondo! Da quassù, unici spettatori di una natura trionfante e assoluta, ci lasciamo alle spalle un caos lunare di sfasciumi, doline ostruite, pozzi fratturati impraticabili. Splendidi i microsolchi corrosi, estasi solo carsologica.

CILE

La nostra piccola spedizione aveva l’obiettivo di verificare l’interesse esplorativo di alcuni affioramenti carbonatici nel Dipartimento di Aisén nella Patagonia cilena (Municipio di Puerto Ibañez). Questa zona era stata notata per la prima volta nel 2006 durante una visita alle “Capillas de Marmol”, spettacolari morfologie d’erosione, disseminate lungo le sponde occidentali del Lago General Carrera. Verificata in quella occasione l’esistenza di altre aree carsiche ancora ignote alle ricerche speleologiche, si decise per una sortita leggera, resa possibile solo nel corso del febbraio 2009. RIO NORTE

Scarsi di carsi In tutto il Cile la presenza di rocce carbonatiche è molto rara; se poi si aggiunge la difficoltà di accesso a molte delle aree montuose esistenti, si comprende come mai la speleologia locale non si sia ancora realmente sviluppata. Non fa eccezione la recentissima speleologia coloniale. Risale infatti solo ai primi anni ’90 l’inizio delle esplorazioni nelle grotte in sale dell’altopiano di Atacama e alla fine dello stesso decennio le esplorazioni francesi all’Isla Madre de Dios, queste ultime decisamente sensazionali non solo per questo paese. Negli ultimi anni, soprattutto nella Patagonia argentina, si annoverano invece le spedizioni condotte da La Venta sui vari ghiacciai dello Hielo Continetal Sur.

Pagina precedente: Valle del Rio Norte sullo sfondo a sinistra è visibile la banconata di marmi che sale fino alla cresta spartiacque del Cordon de las Parvas. (Foto A. Mezzetti)

Settore occidentale del Lago General Carrera evidenziate in rosso gli affioramenti di marmi paleozoici del Complesso Metamorfico Andino Oriental. (part. carta 1: 250.000 IGMC).

ARGENTINA

Una terra “emergente” Non solo la storia della speleologia patagonica è giovane, ma anche quella di tutta la sua colonizzazione antropica, soprattutto quella dell’entroterra. Si pensi che dal lato cileno il Lago Carrera è stato raggiunto con mezzi meccanici solo da un ventennio, successivamente cioè alla costruzione della Carrettera Austral voluta da Pinochet; in pratica per non dipendere più dalle strade in territorio argentino. Addirittura, fino a un secolo fa, nessuna strada raggiungeva il Carrera. Poi, grazie alla grande arteria di comunicazione costituita dal lago stesso, vennero aperte diverse miniere sui lati settentrionali, ora però completamente abbandonate. Attualmente con la costruzione di una nuova pista nel vicino fiordo di Baia Exploradores – Rio Norte (già negli anni ’40 questa fu la prima via di penetrazione dei pionieri di Aisén) la zona sarà destinata ad un intenso e rapido sfruttamento. A questo punto occorre qui ricordare che l’ente proprietario degli affioramenti marmiferi di Puerto Rio Tranquillo è una compagnia mineraria cilena che al momento estrae calcari per edilizia in Argentina nella zona Zapala Neuquen, e che ha individuato proprio nel settore General Carrera – Rio Tranquillo il secondo bacino di possibile sfruttamento. Al momento è ancora troppo scomodo raggiungerlo... Se così fosse, e come se non bastasse dopo i terribili incendi degli anni ’30 e ’50 che distrussero il 70% dei boschi della Patagonia, un ennesimo disastro ambientale è imminente. Un disastro ancor più grave che mira allo sfruttamento a fini idroelettrici di tutti principali fiumi della Patagonia cilena. Secondo i locali - estremamente contrari all’idea - la costruzione dei queste linee di trasmissione, ufficialmente destinate alle popolazioni delle grandi città, nasconderebbe in realtà la necessità di portare energia alle mega miniere a cielo aperto situate nel nord del paese.

Il panorama Tappandoci occhi ed orecchie, possiamo accennare su quello che ancora oggi resiste più o meno integro. Il lago General Carrera (Buenos Aires per gli argentini) con circa 970 km² è il secondo lago più grande del Sud America. Si tratta di una profonda depressione che taglia obliquamente la cordigliera patagonica sull’asse EstOvest all’altezza del 45° parallelo. Il lato orientale è situato in Argentina, mentre il più lungo e articolato lato occidentale è interamente in territorio cileno. Le aree carsiche di nostro interesse si estendono sia lungo i promontori che cingono il lago e sia in varie unità lenticolari dell’attiguo bacino del Rio Norte, fiume che costituisce il recapito settentrionale dei ghiacciai del Campo de Hielo Norte e del Monte San Valentin, massima elevazione della Patagonia (4.058 m slm). Le litologie sono costituite prevalentemente da rocce metamorfiche paleozoiche (Complesso Metamorfico Andino Oriental) e da rocce vulcaniche giurassiche e altre sedimentarie cenozoiche. Del corpo metamorfico,

solo il 10% è rappresentato da rocce con maggior interesse carsico. Questi sono marmi che si presentano variamente venati, di colore bianco, grigio chiaro, spesso alternati a scisti calcarei, quarziti ed altre associazioni metasedimentarie (Sakarmeta, 1978; De La Cruz & Suarez, 2006). A Est e a Ovest del Rio Norte e delle Capillas de Marmol, i marmi sono disposti lungo l’asse NE-SO e NNESSO con stratificazioni, ove visibili, immerse tra 45° e 80° con stratificazioni dello spessore di circa 150 m. La più importante di queste aree attraversa in due il Rio Norte con una spettacolare sinclinale che dal fondovalle, situato a 290 m di quota, si innalza fino ai 1800 m slm, andando ad attestarsi fino alla cuspide delle opposte creste. Un’altra unità morfocarsica della zona, oltre a quella delle Capillas de Marmol, è la bellissima Isla Panichine, situata al centro del golfo del villaggio ex-minerario Puerto Sanchez, sulla riva opposta del paese di Puerto Rio Tranqulio. Altre unità morfocarsiche, tuttora inesplorate, sono presenti a monte di Puerto Sanchez sulla riva settentrionale del lago.

Il braccio settentrionale del lago General Carrera visto dal promontorio delle Capillas de Marmol. Sullo sfondo al centro l’Isla Panichine (Foto M. Sivelli)

Rio Norte Le nostre perlustrazioni si sono concentrate inizialmente lungo le fasce rocciose di sinistra e destra idrografica del Rio Norte. Circa al tredicesimo chilometro della pista per Baia Exploradores, si incrocia la struttura più importante, interessata da morfologie carsiche ben sviluppate e stratificazioni scoperte molto acclivi. Con alcuni giorni di campo, fatti di faticosi e complessi avvicinamenti dovuti alla totale mancanza di sentieri, abbiamo perlustrato sommariamente l’intera area fino ai limiti di contatto litologico. Nostro malgrado abbiamo però constatato che i pianori di cresta si presentano estremamente fratturati, con un carsismo giovane di tipo nivo-glaciale ed estesi fenomeni di gelifrazione che occludono i pochi inghiottitoi visibili. Le superfici di assorbimento occupano inoltre un estensione modesta, fattore quindi che riduce ulteriormente l’incisività del fattore speleogenetico. Le precipitazioni inoltre, esclusivamente di tipo nivale, non sembrano favorire un processo carsico virtuoso (in febbraio, mese più caldo dell’anno, sulle creste nevicava...). Un po’ più di fortuna si è avuta verso i fondovalle, dove sono molto più evidenti morfologie carsiche mature. Qui - Il portale della Visera de los Chivos, sullo sfondo la valle del Rio Norte (Foto M. Sivelli)

su segnalazione dei locali - abbiamo esplorato tre piccole cavità. Una, Ojo del Palo, si apre a 615 m slm sul versante settentrionale del Rio Norte, al centro di un pianoro che rompe la continuità della cresta marmifera. Si tratta di un pozzo di 22 metri impostato all’intersezione di due diaclasi; lungo le pareti del pozzo sono visibili accenni di fratture meandrizzate, mentre il fondo è completamente ostruito da massi di crollo. Le altre due cavità, la Visera del Rio Norte e la Cuevas de los Chivos (i nomi li abbiamo attribuiti noi) hanno forme e strutture carsiche molto più interessanti. Per quanto piccole, le due grotte sono caratterizzate da morfologie ipogee ben sviluppate che facevano presagire interessanti sviluppi. La Visera è uno splendido portale situato alla base di una parete rocciosa, ampliatosi grazie a un reticolo di tubi freatici venuti a giorno. Uno di questi, con relativo approfondimento vadoso, entra per una dozzina di metri nella montagna prima di chiudere su un sifone secco. Pochi metri sotto alla Visera, in mezzo ad un intricatissima boscaglia, si

L’ampio ingresso del pozzo Ojo de Palo situato a 615 m slm sulla sinistra idrografica della valle del Rio Norte (Foto S. Panichi)

apre la Cuevas de los Chivos. Si tratta di un inghiottitoio periodico, il cui ingresso è costituito dalla base di un pozzo relitto smantellato dall’arretramento di versante. Segue uno scivolo, quindi un pozzetto di pochi metri. Alla base una galleria freatica del diametro di circa 4 metri, con varie cupole di corrosione, porta direttamente a un laghetto sifonante. Lo sviluppo non supera i 40 metri. Sempre nella stessa zona ci sarebbe stata segnalata un’alta cavità, ma non siamo stati in grado di reperirla. Per ciò che riguarda le sorgenti, si segnala che alcune venute d’acqua si incontrano al contatto fra le stratificazioni dei marmi e gli scisti calcarei; mentre i più importanti recapiti finali sono con ogni probabilità coperti dai riempimenti in subalveo del Rio Norte.

Isla Panichine Un solo giorno di perlustrazione è stato dedicato a questo piccolo gioiello incastonato nel blu abbacinante delle acque del Lago Carrera. Da Puerto Sanchez, dopo avere ottenuto il permesso di sbarco da parte della famiglia proprietaria dell’isola, ci facciamo scaricare su una spiaggetta sulla costa orientale dell’isola. L’appuntamento col nostro barcaiolo è allo stesso punto fra una dozzina di ore. Speriamo che torni davvero... Nell’entroterra le perlustrazioni hanno consentito solo la scoperta di un inghiottitoio di una quindicina di metri ostruito da una frana. Secondo la direzione delle fratture, la cavità potrebbe essere collegata direttamente a una grotta risorgente situata all’altezza del livello del lago, un centinaio di metri più in basso ed esat

Ojo del Palo Rio Norte, Puerto Rio Tranquillo Municipalidad de Puerto Ibañez Aisén – Cile Dislivello – 22,00 m

tamente in corrispondenza del punto dello sbarco. Un’altra cavità fossile è stata reperita su una delle cime dell’isola ed è costituita da un piccolo reticolo di fratture meandrizzate e vani di crollo. Occorre poi ricordare che tutte le coste dell’isola sono interamente crivellate da decine di fantasmagoriche grotte arabescate con splendide morfologie a solco di battigia. La loro genesi è dovuta in gran parte all’azione combinata corrosiva ed erosiva delle acque lacustri con quella proveniente dalle fratturazioni interne. Altri in

LA MAPPA DEL TESORO

La presenza dello spettacolare territorio carsico dell’Isla Madre de Dios era nota fin dalla metà degli anni ’50 eppure si è dovuto attendere quasi mezzo secolo prima che la spedizione francese Ultima Esperanza decidesse di salpare per quella “terra incognita”. Ma casi di questo genere ce ne sono altri e l’elenco potrebbe essere addirittura imbarazzante. Perchè? Perchè quella miniera di informazioni che è la biblioteca di gruppo non è mai sufficientemente valorizzata o percepita come elemento imprescindibile per qualsiasi seria e innovativa ricerca speleologica. Dietro una grande esplorazione come all’Isla Madre de Dios, c’è sempre un paziente ed accurato lavoro fra polverosi meandri di carta. Nel 1956, su Die Hohle – una notissima e ampiamente distribuita rivista speleologica austriaca – Walter Biese pubblicava una dettagliata relazione sui fenomeni carsici dell’isola con tanto di fotografia e profilo morfologico. L’autore si ripete l’anno dopo sulla rivista Natur un Volk con una relazione ancor più dettagliata. Certo, la Patagonia e in particolare un isola, allora non era certo un luogo alla portata di molti, forse di nessuno; ma un ventennio dopo assolutamente sì. Oblio ed ignoranza seppellirono la mappa fino al nuovo millennio. Il tesoro era sotto casa e nessuno se ne era accorto. Chi scoprirà il prossimo? E soprattutto, ce ne saranno altri? Battelli minerari abbandonati sulle coste della Isla Panichine (Foto M. Sivelli)

Cueva de los chivos Rio Norte, Puerto Rio Tranquillo Municipalidad de Puerto Ibañez, Aisén – Cile Sviluppo spaz. 37,00 m Dislivello – 21,00 m

gressi in questo genere di cavità, si riscontano lungo le pareti verticali dell’isola a 60/80 metri di altezza, segno probabilmente di un antico livello di base del lago. Di queste cavità abbiamo documentato solo la grotta più meridionale della costa isolana, poiché le altre, sebbene interessanti, non sono raggiungibili senza l’ausilio di una imbarcazione. Temperatura dell’acqua e venti micidiali sconsigliano vivamente tentativi

Una delle numerosissime grotte situate lungo le coste dell’Isla Panichine (Foto S. Panichi)

“balneari”. A detta dei locali la grotta di costa più lunga dell’isola è una cavità di attraversamento di una cinquantina di metri.

Un possibile ritorno Vabbè la scusa per andare in Patagonia può essere benissimo un’altra. Tuttavia, altre aree rimaste da vedere sono sul lato Nord-Est del lago, si tratta del Cerro Blanco e delle aree limitrofe. Queste zone, sebbene siano ben visibili dal lago, non sembrano tuttavia di facile accesso; avvicinamenti di almeno un paio di giorni vanno messi in conto. Certo, sono zone carsiche né potenti né estese, tuttavia l’emozione di documentare per la prima volta un luogo “sconosciuto” ha un fascino che non si dimentica facilmente. Allo stato attuale delle conoscenze, questa è la prima spedizione speleologica condotta in un area carsica continentale della Patagonia cilena. Un piccolo, piccolissimo risultato che tuttavia non deve indurre a semplici conclusioni. Il vastissimo territorio patagonico non ha sicuramente ancora accordato agli speleologi tutti i suoi segreti. La speranza è però soprattutto quella che i locali e non solo, continuino a battersi per una Patagonia libera da sfruttamenti ini1 Galleria freatica della Cueva del Rio Norte (Foto M. Sivelli)

qui e senza futuro. Oltre allo scrivente hanno partecipato Andrea Mezzetti, Siria Panichi e Wainer Vandelli. N

Bibliografia Biese W. (1956): Uber Karstvorkommen un Chile. Die Hohle, n. 1, p. 91-96. Biese W. (1957): Auf der Marmor-Insel Diego de Almagro (Chile). Natur und Volk, a. 87, n. 4, p. 123-132. Cecioni, G. (1982): El fenómeno carstico en Chile. Informaciones Geográficas, n. 25, p. 57-79. De la Cruz, R.; Suarez, M. (2006): Geologia del area Puerto Guadal – Puerto Sanchez. Region del General Carrera Carlo Ibanez del Campo. Carta geologica de Chile, serie geologia basica, n. 95, ecala 1:100.000. Sakarmeta, J. (1978): Region Continental de Aisen entre Lago General Carrera y la Cordillera Castillo, Carta geologica de Chile, 1:250.000. 53 pp. + carta. Siti Internet http://www. patagoniasinrepresas.cl/final/