Nascondigli

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fabio ognibene

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sara garagnani



fabio ognibene

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Tu vorresti dire: “cosi’ come sono”, ma se io non ti vengo a cercare... Rimani muta anche, ma se io non ti vengo a cercare... Scappi muta eppure ascolta: hai bisogno che ti venga a cercare. Ti chiamo: “vieni” non riesci a cosa dire “vieni” non riesci a cosa fare “vieni”, ti chiamo ecco: cosi’ come non sei rimani dentro nell’onda cosi’ come non sei rimani col tuo gioco nell’onda; ti prego portami un po’ di nebbia che mi ci possa ficcare, ficcare nascondermici cosi’ bene e guardare di nascosto che cos’e’ che c’e’ e di preciso proprio dov’e’.




La bambina ha gonfiato il suo cuore come fosse un palloncino la donna anche e l’uomo ma invece di volare via sono caduti per terra perche’ erano sassi e adesso le persone che passano li pestano. C’e’ una bambina, una donna, un uomo: siete piccoli visti da qui venite pure avanti ancora... ancora... ancora... adesso morite, luridissime carogne.


E se tu poi mi vieni a cercare... io aspetto. Guardo che mi vieni a cercare... Sono dentro al buco della serratura ho bisogno che mi vieni a cercare... Vedi adesso come sei vecchia adesso il tuo sesso e’ solo polvere basta soffiare un poco soffiare via via via soffiare via E poi tu che mi vieni a cercare!



Nuda e’ la strada i binari, le insegne, e nuda sei tu. (*) Provi a coprirti con la tua ombra, a strapparla dal terreno; ci sputi sopra. Eppure ancora un passo indietro e poi uno ancora uno; non ci sono piu’ vestiti per te. Vecchi orfani viziosi che giocano ancora tenacemente a leccarsi la merda dei loro inutili culi.

(*) Vinicio Capossela, Orfani




C’e’ ma tanta di quella nebbia che non si vede, dico, niente, ma proprio niente; ti porgo il braccio - la manica - tienti ben stretta, amore, aggrappati - non vorrei mai che inciampassi e ti rompessi una gamba, che sono cosi’ belle - o un braccio, oh! delicato! che nella caduta poi sciupassi le tue mani cosi’ avide, cosi’ rugose - o ti macchiassi la tua giacchetta nera da usuraio o da becchino; che battessi la faccia e nel colpo ti si serrassero i denti troncando a meta’ quella tua lingua assassina, sporca di pece, di budelle di intestini umani; che un ciottolo appuntito ciecasse quei tuoi occhi che non hanno ancora mai amato perche’ aspettano, aspettano, aspettano... Non vorrei che rotolassero tra i sassi, nel fango, ad aspettare, i tuoi occhi belli, ad aspettare... aggrappati - tienti ben stretta, amore, per l’amor del cielo, ho paura... tienti ben stretta.


Potremmo anche nasconderci dietro un fiore se ti vergogni, se hai paura, farlo dietro a un fiore, nessuno lo sapra’ mai; poi il fiore lo strappiamo, lo bruciamo, lo assassiniamo, lo distruggiamo, ne facciamo mille pezzi, lo laceriamo con le unghie, con le forbici, con la sega, con il coltello del macellaio, con l’accetta del boscaiolo che ci ha visti mentre eravamo la’, dietro al fiore; il boscaiolo dai denti gialli il boscaiolo che urina contro tutti gli alberi del bosco.




Non vorrei mai che ti rompessi il naso, quel tuo naso lurido di menzogne che colano giu’ in continuazione, caccole di pus che vengono a danzare dentro le orecchie, e vengono a banchettare, a bere, a ruttare, a eiaculare, a generare altre caccole e poi altre ancora, altre caccole di pus e poi altre ancora. Tienti stretta amore, aggrappati, per carita’, amore mio.



Ho appoggiato le mani al vetro e ho guardato dentro. Un frigorifero, tutto bianco, cosi’ bianco che sembrava un angelo. Basta un dubbio, un’esitazione, un momento; perche’ tu sei fatta di vento, vero? Sei fatta di vento? Tu voli, allora? E’ cosi’?


Tu parti fai lunghi viaggi e io che rimango qua; tu ritorni, ritorni sempre per poi ripartire tornare poi partire ancora. Io rimango, ma non vorrei che tu trovassi la felicita’, nei posti dove vai. Devo trovare il modo di sabotare la tua automobile fagocitatrice, manomettere un po’ i freni cosi’ che tu esca di strada, ti schianti contro qualcosa, o precipiti cosi’ come ti trovi in fondo a un burrone.




Adesso ti spiego un po’ come vanno le cose. Siediti. Cerca di avere pazienza, che comincio a raccontarti tutto per bene.


Di giorno ci si veste di tutto punto, si prende una brocca piena del proprio sangue e si va ad innaffiare la propria tomba.




Di notte ci si mette il cappotto, ci si apposta al cimitero, si carica il fucile e si spara in fronte al morto che esce dalla terra. Spesso i morti sono due, tre, quattro...


Si potrebbe parlargli, guardarli in viso, invece di sparare subito, ma e’ pericoloso. E se fossero aggressivi? E poi si corre sempre il rischio di non sapere mai cosa dire, quando arriva il momento fatale...




Bisogna colpirli prima che si avvicinino; bisogna cercare di non vederli in faccia. Ci si sorprende sempre, quando li si vede in faccia. Anche se, naturalmente, hanno il nostro stesso identico volto.


Ad esempio, quell’altra te stessa che esce a fatica dal tumulo, che rompe la terra, la vedi?, e’ uguale a te, lineamento per lineamento, ma magari, chissa’, ha le mani che puzzano di fogna, oppure il sesso non di polvere - come il tuo -, ma di carne viva, calda, pretenziosa. Non rischiare. Hai gia’ sparato ieri. Spara ancora. Spara anche oggi. Prendi bene la mira. Colpisci. Lo sai che se la lasci venire poi non sai cosa dire. Non hai piu’ tempo.



Hai aspettato troppo. Ecco altri morti che spuntano. La bambina, la donna. E’ troppo. Un uomo, una donna, una bambina: siete piccoli visti da qui. Venite pure avanti ancora... ancora...ancora... Adesso scappa amore, corri forte.




Tu vorresti dire: “cosi’ come sono”: un palombaro del bianco che si accende un fuocherello per sopportare il freddo; io ti guardo da fuori, dalla finestra, e sei cosi’ bianca che sembri un angelo... E tremi, ma non ci sono piu’ vestiti per te, non ci saranno mai piu’ vestiti per te.



E sei un frigorifero, e sei una vecchia lurida orfana viziosa, e sei fatta di vento e di polvere, sei una freccia che indica la strada ai mentecatti, alle bambine che si vogliono perdere, che vogliono scappare nel bosco quando piove e bagnarsi tutte. Tu sei l’amica del boscaiolo.


Cosi’ come non sei ti arrendi. Cosi’ come non sei rimani col tuo gioco nell’onda; ti prego porta un po’ di nebbia che noi ci si possa ficcare, ficcare, nasconderci cosi’ bene e guardare di nascosto che cos’e’ che c’e’ e di preciso proprio dov’e’.



fine.



Ha pubblicato due romanzi, Impercettibili condensazioni sentimentali (Giraldi Editore, Bologna - 2008), e Dopo il silenzio (Arduino Sacco Editore, Roma - primavera 2009) ed una favola illustrata per bambini La principessa che dice le bugie (Giraldi Editore, Bologna - 2009). Vive a Bologna dove lavora, studia, scrive. Laureando al corso di Lettere Moderne dell’Universita’ degli Studi di Bologna. Laureato al conservatorio musicale G.B. Martini di Bologna. E’ nato il 20 settembre 1976. fabio ognibene


Ha pubblicato una favola illustrata per bambini La principessa che dice le bugie (Giraldi Editore, Bologna - 2009). Vive a Bologna dove lavora, disegna, dipinge. Autodidatta nel campo delle arti visive; si e’ laureata all’Universita’ degli Studi di Bologna nel 2001 e poi si e’ specializzata in Art Direction presso il WestHerts College (Watford, London - U.K.). Si occupa principalmente di illustrazione e comunicazione. E’ nata il 24 settembre 1976. Sara garagnani



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