LuogoComuneMagazine - Numero 8

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Meraviglioso Modugno / A tu per tu con: Federico Guglielmi / saf Avidan e i ritmi del mediterraneo / Il segreto dei suoi ochi / Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce / Noi giochiamo semre all-in / Musica contro le mafie: Niente canzoni d’amore Meraviglioso Modugno // A tu per tu con: Federico Guglielmi // Asaf Avidan e i ritmi del mediterraneo // Il segreto dei suoi occhi al PIVI 2012 // Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce // Noi giochiamo sempre all-in // Musica contro le mafie: Niente canzoni d’amore

numero 8


di Mirko Patella

EDITOR Cari amici, eccoci davanti ad un numero speciale, denso, colmo di ospiti e interviste. Reduci dal Medimex (Mediterranean Music Expo), dopo la dovuta pausa natalizia, abbiamo deciso di raccogliere le nostre interviste e gli incontri “speciali” che hanno riempito i tre giorni di festival, presso la Fiera del Levante di Bari. Il convogliare di così tante realtà del campo musicale (oltre 1400 persone, tra artisti e operatori del settore) ha creato un incredibile fermento: oltre all’irrinunciabile presenza

d a t p z A c n d s f

U


RIALE

di numerosissimi “addetti ai lavori”, molto alta è stata anche l’affluenza di visitatori (oltre 10.000, secondo le stime di Puglia Sound, principale ente promotore della manifestazione). Abbiamo cercato, in questo numero, di raccontare la Fiera delle Musiche del Mediterraneo da differenti punti di vista, come quello dei produttori, degli organizzatori, dei musicisti ma anche dei semplici appassionati e fruitori.

Un altro pensiero va anche a “Il Rock è una

cosa seria”, serata in memoria di Guy Portoghese, tenutasi sabato 15 dicembre nel Padiglione nuovo della Fiera del Levante di Bari. Su questo punto che ho particolarmente a cuore vorrei soffermarmi un attimo. Guy era un grande amico e davvero una persona cara e speciale come poche altre, da cui c’era sempre da imparare, non solo come musicista, ma anche come uomo di grande umiltà e rispetto. Era un po’ più grande di me ed io l’avevo incontrato oltre 20 anni fa, con il suo inseparabile sassofono, bazzicando quegli anfratti in cui allora, spesso, si rintanavano i musicisti di talento di questa città. Già allora era stimato e rispettato da tutti. A un grande solo accompagnava sempre un grande sorriso e ogni serata con lui includeva sempre ore di aneddoti e racconti, tra cui la famosa co-presenza su di un palco con Chuck Berry, che il rock l’ha praticamente inventato. “Il Rock è una cosa seria” è stato il giusto tributo per Guy: amici e conoscenti si sono alternati su un palco, regalando a questa città un momento di musica elevatissimo, come oramai se ne vedono pochi. Chi c’è stato serberà il ricordo di una persona e di una serata uniche, chi non c’è stato godrà comunque del riflesso dei racconti che sicuramente si avvicenderanno negli anni. Buona lettura.

Redazione: Francesco Pasculli Antonella Ciociola Annarita Cellamare Mirko Patella Nico Andriani Michele Granito Valerio Vetturi Vincenzo Membola Art Director: Daniele Raspanti Fotografia: Monica Falco Ufficio Stampa: Elisabetta Maurogiovanni Illustrazioni: Francesco “Nobu” Raspanti Contatti: luogocomunemagazine@gmail.com

INDICE Meraviglioso Modugno

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A tu per tu con: Federico Guglielmi

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Asaf Avidan e i ritmi del mediterraneo

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Il segreto dei suoi occhi al PIVI 2012 11 Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce 13 Noi giochiamo sempre all-in 15 Musica contro le mafie: Niente 17 canzoni d’amore


Con “Meraviglioso Modugno” parte il Medimex 2012! Dal 30 novembre al 2 dicembre al nuovo Padiglione della Fiera del Levante, il 29 novembre anteprima Meraviglioso Modugno al Petruzzelli di Antonella Ciociola foto di Rossella Traversa

Al via la seconda edizione del Medimex, nel segno della passione per la musica. Si apre con l’evento “Meraviglioso Modugno”, sul palco del Teatro Petruzzelli di Bari. A partire dalle 21 del 29 novembre, Brunori SAS, Dente, Ginevra Di Marco, Mama Marjas, Alessandro Mannarino, Negramaro, Pacifico, Noemi, Erica Mou, Raiz & Radicanto si sono cimentati nella


reinterpretazione di alcuni fra i più grandi successi di Domenico Modugno. Nativo di Polignano a Mare, Modugno, Mimì per gli amici, non amava essere chiamato cantante o interprete, ma preferiva per sé l’appellativo di “artista di strada”. E proprio la strada, intesa come tradizione comune e condivisa, è stata il filo conduttore di alcune delle più suggestive performance della serata al Petruzzelli: la voce dura e scabra di Ginevra di Marco ha riletto “Malarazza” (canto popolare siciliano); Raiz e i Radicanto hanno dato voce alla famosissima “Io, mammeta e tu”, ricordando anche come il tema di questa canzone si ritrovi anche in testi popolari della tradizione andalusa; una “rivisitazione in tempi di crisi” di “Amara terra mia” è stata invece curata da Alessandro Mannarino, a ritmo di folk, così come “La donna riccia”. Ironia e struggimento hanno invece permeato le interpretazioni di Gino Pacifico, Dente e Brunori SAS: da “Pasqualino Maraja” (canzone per voce piena e sorriso sfrontato, l’ha definita Pacifico) a “’Na musica”, da “Notte di luna calante” a “Vecchio frac”. Leggenda narra che



quest’ultimo pezzo sia stato composto da Modugno a Roma, sulle scale del Campidoglio, e che Anna Magnani si sia fermata ad ascoltarlo cantare mentre passava di lì. Tono leggero e femminile hanno avuto poi le performance di Noemi, che ha aperto il sipario con “Dio come ti amo”, Erica Mou e Mama Marjias, che a turno si sono cimentate rispettivamente con “La lontananza” e “Resta cu’ mme”, duettando poi mano nella mano durante la frizzante interpretazione di “Selene”. In chiusura, con “Meraviglioso” e “Tu si’ ‘na cosa grande”, i Negramaro hanno ricevuto il premio Medimex artista italiano 2012… tristemente dimenticato sul palco. Il Premio Medimex d’autore è stato attribuito invece a Franco Migliacci, amico e collaboratore di Modugno, pluricelebrato autore di “Nel blu dipinto di blu”, ma anche di “Heidi” e “Mazinga” (per non parlare della fisarmonica del valzer di “Lupin”, il ladro gentiluomo più famoso del mondo), come non ha mancato di ricordare Maria Cristina Zoppa di Radio Rai, presentatrice in lamè della serata.


Per una webzine piccola, come la nostra, il confronto aperto e il dialogo con chi ha più esperienza e competenza di noi è fondamentale. Non solo per ragionare su sviluppi futuri, ma anche per interrogarsi sul senso di quello che si sta facendo. Per questo l’oretta passata in compagnia di Federico Guglielmi è stata importantissima. Perché ci ha fatto riflettere. Volete sapere cosa ci ha detto?

A tu per tu con: Federico Guglielmi Il giornalista de Il Mucchio in una chiaccherata amichevole.

a cura di Nico Andriani e Vincenzo Membola Raccontaci di Federico Guglielmi al Medimex! È il secondo anno che c’è stato il gemellaggio con il MEI, per me è una fiera da addetti ai lavori, ci sono dei bei convegni, delle belle occasioni d’incontro. Io mi diverto perché incontro gente che altrimenti non vedrei, non so quanto possa essere utile direttamente alle band anche se in questo caso possono vedere cosa accade in quell’ambiente dove vogliono entrare. Io sono per una sorta di darwinismo artistico-musicale, mi piacerebbe che fosse davvero il più idoneo a sopravvivere.


Cosa pensi di Puglia Sounds? È qualche anno che sono sommerso da dischi con il bollino di Puglia Sounds che per altro nel contesto qualitativo medio si collocano abbastanza bene, mi sono arrivate cose che non sarebbero mai esistite senza questa iniziativa. È chiaro che non si può fondare un discorso in prospettiva su un ente di assistenza, Puglia Sounds deve essere intesa, secondo me, come chance per una serie di realtà culturali, non solo band, per uscire fuori, si sa che qui è tutto difficile

ed è bello sapere che qualcosa si investe nella cultura con una sponsorizzazione e del denaro che proviene dalle tasse. È buono che ci sia questa chance, si sa che non durerà in eterno e si spera che quando finirà una parte di quelli che hanno avuto questa chance siano in grado di camminare con le proprie gambe. La discriminante non dovrebbe essere solo il valore artistico, dovrebbe essere la convinzione nel progetto, la voglia di costruire qualcosa di artisticamente e culturalmente valido,

in più al giorno d’oggi registrare e pubblicare costa talmente poco che mi sembra anche bizzarro pensare che servano strutture come questa. Non essendoci dentro non posso giudicare però l’idea non mi dispiace: quando vedo il loro bollino penso “non sono gli scappati di casa che hanno fatto un disco ma qualcuno ha stabilito che un valore ce l’hanno”.


Il Mucchio come si inserisce in questo contesto? Il Mucchio è una realtà piccola che a livello nazionale si perde, le riviste in Italia non valgono niente, contano perché magari vengono lette da altri addetti ai lavori. Se parliamo di pubblico posso dirti che un tempo, a parte che si vendeva molto di più, si muovevano di più le cose: c’è un episodio che cito spesso, quando nel ‘84 i Gang pubblicarono il primo

demo auto-prodotto, me lo mandarono, io lo recensì e per la prima volta un disco italiano non fu inserito in una rubrica per italiani ma come se fosse un disco straniero. Nell’arco di due settimane dall’uscita della mia recensione avevano esaurito la prima copia, avevano trovato un manager e una distribuzione, e avevano venduto 400 copie grazie al fatto che gente aveva mandato a casa loro dei soldi in busta per comprare il disco perché nella recensione io avevo scritto il loro indirizzo di casa. Una cosa così fatta ad oggi è diversa: mi riprendono su facebook o sul proprio sito ed è un motivo di soddisfazione

personale, ma oggi non smuove più nulla. Il Mucchio oggi patisce il fatto di non essere più influente come era un tempo. Come stai vivendo l’evoluzione dell’editoria in Italia con l’apertura alle nuove frontiere, anche all’interno della redazione? Ci sono stati molti cambiamenti in redazione, c’è stato un calo dei finanziamenti ma anche molti investimenti fatti sulla rete; non so se siamo stati tra i primi ma siamo sta-


ti sempre presenti in rete: il nostro forum oggi compie 10 anni. Speriamo con il 2013 di partire con un sito fatto bene, mentre per le tecnologie siamo arrivati prima di tutti, come con l’ipad e il giornale in pdf. La cosa inizialmente mi inquietava: uscendo il numero in pdf presto lo si trovava in free download e visto il prezzo

non necessariamente con gli stessi contenuti del giornale e con la possibilità di leggere il giornale a poco prezzo in rete, sull’ipad. Io ho sofferto il passaggio dal vinile al cd, pensa come posso aver vissuto il passaggio dal cd all’mp3, e così è stato anche con l’editoria, quando scrivo in rete mi sembra sempre di stare facendo una cosa meno importante della carta mentre

così basso avrei preferito l’acquisto. Tutto questo, oltre al riscontro, però, non porta soldi, e non significa volersi arricchire, ma vuol dire raggiungere uno stipendio almeno da impiegato per una cosa nella quale investi tutta la tua vita, ed è difficile. Altrimenti dovrei farlo nei ritagli di tempo e non sarei professionale, il Mucchio ci prova ad essere su tutti i nuovi strumenti con professionalità. Il futuro è stato espresso nell’editoriale del numero di dicembre, dove diciamo proprio questo: potremmo pensare al giornale di carta solo per gli abbonati che lo vogliono su carta e pubblicare tutto il resto online, con un sito più agile,

non è affatto così: mi accorgo che arrivo a molte più persone anche perché, parlando a livello personale, sono molto presente in rete diversamente da molti miei colleghi coetanei. Mi sono accorto di avere un autorità musicale presso persone che non hanno mai letto una mia riga su carta e per questo un grande cruccio su facebook è il fatto che sulla mia pagina privata abbia il limite dei 5000 amici, io pagherei per poter avere tutti gli amici che voglio e non voglio la pagina fan perché mi da un’interazione diversa da quella che voglio io. Mi sembra stupido che molti miei coetanei non abbiano ancora colto le potenzialità del mezzo internet.


Asaf Avidan e i ritmi del mediterraneo Concerti e nuove tendenze negli showcase serali al Medimex di Elsa Palmieri, foto di Natascia Mariano


La manifestazione creata da Puglia Sounds anche quest’anno ha ospitato esibizioni dal vivo, con ben tre palchi dedicati a realtà musicali del Bel Paese ma non solo. Differenti occasioni di confronto musicale e culturale si son presentate con gli showcases dedicati a realtà affermate del bacino europeo e mediterraneo. Tra questi, ad esempio, l’ultimo dei miniconcerti della serata del 1 Dicembre, che ha visto protagonisti i Click Here, gruppo folkloristico parigino capitanato dal francese Dj Click, mente del progetto. Lo stage 3 si è colorato di culture e suoni ritmati. L’entusiasmo dei membri del gruppo ha coinvolto il pubblico tutto, anche i più ritrosi si sono ritrovati a battere un piede e a sorridere alla vista di chi, proprio davanti al palco, sembrava essere stato felicemente catapultato in una festa di paese. Un’altra esibizione degna di nota è stata quella dei Blisko Pola, band polacca dalle sonorità ambient. Intrecciando con armonia i suoni metallici del synth con quelli più dolci e morbidi di violino e clarinetto, hanno ricevuto l’apprezzamento del pubblico del Medimex, esitante, quasi spiazzato, che ha saputo riconoscere ai musicisti il merito di aver attirato anche l’attenzione dei meno esperti su un genere attualmente forse poco conosciuto e ancor meno compreso. Ancora, la mattina successiva vede sullo stage 2 i Radio Babel Marseille, abitanti di una torre in cui ognuno si esprime con una diversa lingua…musicale. Gruppo vocale di Marsiglia che affonda le


radici in culture diverse, elemento portante del loro stile legato alla world music. La magia che ha incantato i presenti non è solo frutto della peculiarità dei virtuosismi ritmici di Matthieu Jacinto (che si cimenta con professionalità nella beatbox), ma anche della poetica di Louis Braquier, poeta marsigliese dal quale vengono fortemente influenzati. Last but not the least. Anzi, fonte di maggior stupore, è stato Asaf Avidan. Di matrice israeliana. Canotta bianca, bretelle, pantaloni scuri. Una semplicità che, con spontaneità, vuole porre l’accento sul contenuto, non sulla forma, della performance. La chitarra e l’armonica a bocca rimandano inevitabilmente a Bob Dylan e la voce rauca, energica e fragile, ci riporta alla mente il volto di Janis Joplin. Ma questo è un dettaglio letto all’infinito sulle recensioni. Infatti quando di mezzo c’è il talento, nessuno può esimersi dal ripescare qualche figura sacra dal tempio della musica. Bisogna riconoscere la verità. Questo è un cantautore del nostro tempo, uno tra i pochi che oggi ci fanno emozionare davvero, convincendo anche chi, sull’ultimo brano, “Reckoning Song”, si aspettava il beat che, a quattro anni dall’esordio del gruppo Asaf Avidan and the Mojos, ha portato finalmente (per lui e per noi) il cantante sulla cresta dell’onda. E peccato che quasi nessuno sappia quanto sia stato difficile accettare che un brano struggente, scritto in seguito alla fine di una relazione importante, fosse ballato in tutte le discoteche del mondo. Il bilancio finale probabilmente non si può inserire


in una classifica quantitativa, queste performances non meritano di essere inquadrate per il numero di persone che ha assistito allo spettacolo. Il risultato è quello di una grande scoperta, di un mondo musicale che sconfina da ciò che ci viene continuamente trasmesso sulle frequenze radiofoniche, emoziona e coinvolge senza avere alcuna pretesa. È triste che molti preferiscano un remix commerciale, creato a tavolino, all’autentica resa musicale di un brano (vedi il caso di Asaf Avidan), ma mi piace pensare che queste siano realtà conosciute da pochi e che in questo modo possano conservare sempre il loro fascino e incantarci ogni volta che le si ascolta.

Teatro Kismet OperA, chiusura del Medimex. Va in scena la Xl Night, organizzata dal mensile di Repubblica. Sul palco i Crifiu, gruppo selezionato tramite il contest associato alla compilation Puglia Sounds New; i Mellow Mood, gruppo reggae dell’etichetta La Tempesta International; Colapesce, premiato al PIMI, che sostituisce i BoomDaBash, assenti per motivi di salute; poi, gran finale con Il Teatro degli Orrori, reduce dal grande successo degli ultimi mesi, coronato dal cd live in vendita con il numero di dicembre di Xl. Aprono le danze l’energia e la freschezza dei brani di “Cuori e confini”, quarto album dei Crifiu, band dai suoni “mediterranei” e orgogliosamente salentini: i ragazzi “suonano forte”, con il loro pop rock, impreziosito da pizzichi di elettronica. A riscaldare un pubblico un po’ infreddolito dal gelo improvviso di questo tardivo inverno 2012 ci pensano poi le good vibrations dei Mellow Mood; a seguire, l’imprevista esibizione di Colapesce, al secolo Lorenzo Urciullo, ospite speciale della serata, provvede a creare atmosfere impeccabili con i suoi giri di accordi incisivi e quasi letterari. Chiude in bellezza il live finale del Teatro degli Orrori, di breve durata ma di preziosa intensità: per “Ion” sul palco insieme a Pierpaolo Capovilla c’è anche Rodrigo D’Erasmo degli Afterhours. E… Specchiettando fra il pubblico, si incrociano anche gli altri Afterhours e Tommaso Colliva dei Calibro 35. Antonella Ciociola


Il segreto dei suoi occhi

Il video Qwerty di K-Conjog vince il PIVI 2012 di Nico Andriani

http://www.youtube.com/watch?v=odBF4WN1cB8 // https://soundcloud.com/k-conjog

“quante volte hanno pianto davanti a me son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi, nudi e immensi come gli occhi di un bimbo� (N. Hikmet)


“La serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino”… O anche trovare un video come quello di KConjog alla finale del PIVI 2012. Nessuno, forse, anche solo scorrendo semplicemente la lista dei concorrenti, si sarebbe aspettato che questo video risultasse il vincitore. Nella rosa dei finalisti spiccavano nomi di un certo “peso” (si pensi tanto a Caparezza quanto a I Cani), insieme a nomi molto cliccati dal popolo dei social network (come Welcome to Babylon degli A Toys Orchestra, che strizza l’occhio a scenari e atmosfere à la Malick, e La Filastrocca dei Nove Pianeti dei Vegetable G, che ha vinto il Premio Best Viral Video); eppure, l’idea di riassumere una parte della propria vita attraverso il riflesso della vita stessa nei propri occhi è qualcosa nella quale giurati e presenti hanno trovato una sincronia vincente. In sincrono procedono musica e immagini, e alla fine della proiezione ci si chiede quale delle due arti abbia lavorato per l’altra. Una delicatezza e una poesia degne del brano che ha accompagnato il video vincitore del PIVI 2012, Qwerty, in cui le note procedono come un respiro ininterrotto, in cerca e in continua scoperta di qualcosa, in un climax narrativo musicale a un tempo. Gli innamoramenti, le albe, i momenti più emozionanti e quelli laceranti dell’amo-

re si intrecciano con la vita quotidiana; la macchina da presa è talmente vicina all’occhio della protagonista che quasi si riesce a cogliere e a toccare il significato nascosto dietro le emozioni che traspaiono dagli sguardi. Il tutto è stato realizzato utilizzando delle particolari lenti macro e ribaltando l’obiettivo della macchina da presa: tenendo una distanza minima tra quest’ultimo e l’occhio è stato possibile riprendere il punto di vista della protagonista del video tramite il riflesso delle immagini nell’iride. Un lavoro di squadra (che si è rinnovato anche in chiave live) per Francesco Lettieri, videomaker, e Fabrizio Somma, l’uomo che si cela dietro la maschera di K-Conjog. Il pezzo è il primo singolo del suo nuovo disco Set Your Spirit Freak! (pubblicato con l’etichetta americana Abandon Building Records), folktronica capace di arrivare (con il brano Untitled 155) su una compilation estiva del magazine britannico e riferimento del settore The Wire. Per il video c’è poco altro da dire, soprattutto in questo caso: il gioco riguarda emozioni personali, per le quali Qwerty, tra immagini e musica, è un viatico da seguire singolarmente. Buona visione!


Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce di Vincenzo Membola foto di Natascia Mariano Questa intervista a Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, è stata realizzata nell’afa di agosto a Molfetta, durante il festival Aritmia Mediterranea, ai cui organizzatori vanno i nostri piĂš grandi ringraziamenti per averci fatto gironzolare liberamente di giorno e di notte nelle loro strutture!


Iniziamo: sai di non avere una pagina Wikipedia? C: In realtà c’è la pagina della leggenda di Colapesce, che è più importante. Andando oltre la trascrizione fatta da Calvino in Fiabe Italiane, ci sono delle basi molto più vecchie, addirittura greche, che volevano questo mostro (così era visto) come “padre delle sirene”. Nel periodo federiciano c’è stato lo sviluppo verso il tema del sacrificio. La versione presente sul mio bandcamp è di Angelo Orlando Meloni, mio carissimo amico, per me sottovalutato ma in realtà bravissimo. Rimanendo sulla tua pagina bandcamp, non ho ben capito la frase finale: “il maiale in senso lato e il gelsomino in senso stretto”... C: Guarda, è una cosa che ho scritto cinque anni fa (ride, ndr). In realtà l’ho fatto per legarmi ancor di più al territorio. Il disco è nato da un ep, registrato nel nostro studio “storico”, che abbiamo, con mio sommo dispiacere, smantellato, visto che il mio socio si è trasferito in Inghilterra. Lì son nati i lavori degli Albanopower e di Colapesce, fra maiale arrosto e un limoneto, vicino Siracusa. Un posto bellissimo, si trovavano anche i gelsomini... veniva un po’ da lì!

Sanremo: forma una squadra nella quale gareggeresti, visto che ultimamente la manifestazione è il simbolo della musica spazzatura, come dicevi anche tu in alcune interviste precedenti. C: Ci sono diversi gruppi italiani che stimo. Per esempio Alessandro Fiori, cantante dei Mariposa, ha fatto un disco che mi è piaciuto molto. Ancora, I quartieri, della mia stessa etichetta, sono dei ragazzi di Roma, tra le mie cose preferite in questo momento. Ovviamente gli Amor Fou, con Alessandro (Raina, cantante della band, ndr) siamo amici di vecchia data. Poi ci porterei anche: Max Collini, anche se andrei parecchio controcorrente con gli Offlaga Disco Pax; Brunori, anche se lo vedo già più a suo agio sul palco dell’Ariston; la mia amica Meg; poi... non saprei dirti! Non ascolto molta musica italiana, a dirti la verità, lo so che è un po’ paradossale. Sarà per quel difetto, di cui sempre parlavi tu, di parlare un po’ troppo, soprattutto gli indipendenti? C: Sì, è una sorta di tifoseria la musica indipendente. Queste dinamiche mi sembrano veramente piccine, perché poi perdi il focus di quello che è davvero importante, cioè la musica. Poi se non ti piaccio, non mi ascolti: ma non se ne faccia un caso nazionale!

Puglia-Sicilia. Su questo incontro/scontro tra queste due regioni del Sud “storiche”, anche dal punto di vista musicale, che impressioni hai? C: Intanto io con la Puglia ho un rapporto splendido, Un meraviglioso declino l’ho registrato quasi interamente giù a Lecce, nello studio di Roy Paci, che è siciliano ma vive qui perché sua moglie Grazia è salentina. Quindi ho avuto modo di apprezzare l’ambiente, forse anche migliore di quello siciliano: ci sono una tranquillità e una integrazione veramente fantastici! Sono diventato amico da subito con Andrea Populous Mangia e Lucia Manca, ho avuto la sensazione di essere a casa. Mentre da noi questa cosa si vede un po’ meno. A Siracusa non c’è praticamente niente, lo stesso nel catanese, forse il palermitano è l’unica zona che ha qualcosa da dire al momento: Il Pan del Diavolo, Dimartino... Ci sono moltissime realtà piccole ma coese tra di loro. Anche a livello di manifestazioni, è tutto bloccato, a causa del congelamento dei fondi regionali.

Dalle nostra parti, Taranto non se la passa meglio... C: Ho seguito da vicino questa “storiella” dell’ILVA, è davvero agghiacciante. La gente giustamente manifesta, ma va comunque incontro alla morte. Per il lavoro siamo co-


stretti anche ad ammalarci e a non prendere atto del fatto che questa cosa non va bene. In Sicilia c’è una situazione forse peggiore, non ancora esplosa: sulla costa che va da Augusta a Siracusa c’è il più alto tasso di abusi in Italia. Per un polo industriale, 30 km di costa distrutti. Negli anni Sessanta ci hanno “messo” una ex fabbrica texana, vecchia già allora e ora in fallimento, per cui non viene effettuata manutenzione: c’è puzza e soprattutto la gente si ammala. Tornando alla musica, nel prossimo cd “griderai” di più? (col sorriso sulle labbra, ndr) C: Come dicevo anche sulle pagine de Il Fatto Quotidiano qualche tempo fa, dove mi avevano soprannominato “l’anti-De Gregori”, e secondo me il titolo era sbagliato perché a me piace molto come artista, in Italia ci sono due grosse categorie: da un lato gli urlatori e dall’altro i cantautori da spiaggia. La mia intenzione è collocarmi in mezzo, scollarmi da queste due etichette. C’è tanto da esplorare ancora, da ricercare. In Italia, purtroppo, la musica è vista come mero intrattenimento, e invece si potrebbe fare molto di più.


Uno dei tuoi libri preferiti è Lezioni Americane di Italo Calvino. Quando componi, le sue intuizioni hanno effetto su di te? C: Devo confessare che ci provo, ma probabilmente non ci riesco (ride, ndr). Stiamo in fondo parlando di una delle migliori menti del Novecento. Leggerezza è qualcosa di strepitoso. Riesce a parlare con un linguaggio semplice di cose profondissime. Oltre alla vastità di riferimenti, non smetteresti mai di studiarlo. Non avessi scelto di fare il musicista, magari avrei seguito di più certi suoi spunti e avrei fatto il giornalista. Franco Battiato e Carmen Consoli. Due grandi artisti siciliani. Come convivi con queste grosse presenze della tua zona? C: Io parteggio per Battiato, sono un suo grandissimo fan. È il più grande cantautore italiano vivente. La Consoli, ahimè, non è nelle mie corde, anche se scrive delle melodie avvincenti. Però Battiato è inarrivabile. Riprendendo Calvino, anche lui riesce ad avere un linguaggio semplice e più gradi di lettura. Ad esempio, prendiamo La cura, la canzone più sputtanata. Lo trovi ai matrimoni e sulle bacheche dei fidanzatini su facebook. Anche essendo uno dei pezzi che apprezzo di meno, ha dei gradi di lettura diversi: in realtà la cura

che propone è la morte, più che intenderla come canzone d’amore. Ha un retroscena cupissimo, se ci pensi.

Parliamo, infine, del fenomeno indie. Centinaia di band, fotografi, promoter, blog, un indotto pazzesco. Di questi ultimi due-tre anni che immagine hai? C: Vivo in questo ambiente da una decina d’anni. Indipendente, per me, significa avere la possibilità di gestire a mio piacimento, con scelte ben precise, la mia arte senza dover scendere a compromessi col mercato o dovermi fare “pippe” discografiche. Per quanto riguarda il fenomeno indie, non me ne sento parte. La mia intenzione, la mia aspirazione non è quella di rivolgermi a un gruppo selezionato ma a un pubblico vasto. Anche facendo del pop. Il tessuto di riferimento è importantissimo, ma moltissimi giornalisti “indipendenti” sparano a zero, senza conoscere. Si scrive, ci si taglia i capelli, si suona perché fa figo. È più una questione di gossip, quasi. Una cosa ridicola che ci sta ammazzando. Come fai a parlare di me, per citarti un episodio, se non conosci La voce del padrone? E parlo di chi rivendica il titolo di migliore testata a livello digitale... pazzesco.


Protagonisti sul palco dello showcase Medimex la sera del 1° dicembre, il Management del Dolore Post-Operatorio si è dimostrato un gruppo abituato alla provocazione e alla musica intesa come forma di libertà, musicale, politica e di espressione. Questa proiezione e questa voglia di sperimentare passa attraverso i loro ultimi step (fra tutti la loro selezione tra i 60 finalisti candidati a Sanremo Giovani, cosa che ha un po’ diviso il loro fronte fan) e forse anche in questa piccola intervista raccolta all’interno del Medimex con il frontman, Luca Romagnoli, che ci ha accolti in completo elegante e capelli tinti di rosso.

“Noi giochiamo sempre all-in”: intervista al Management del Dolore Post-Operatorio di Nico Andriani foto di Natascia Mariano


Dopo i management che partecipano alle selezioni per Sanremo cosa dobbiamo aspettarci? Quali sono i prossimi passi? Noi giochiamo sempre all-in: andiamo sia con due assi che senza carte, la vita sarebbe noiosa se non fai tutto. Non si tratta di Sanremo e delle sue possibilità, si tratta di scommettere su tutto e lasciare a se stessi e alla propria musica la possibilità di fare qualunque cosa. Ripetere noi stessi, rimanere coerenti non ci interessa, noi non vogliamo imitare noi stessi, quello significherebbe ancora di più essere un prodotto. Il fattore vendita è importante nella musica ma nella creazione non lo consideriamo. I nostri obiettivi sono vincere l’Oscar, Sanremo, gli MTV music awards, andare in America e sfondare le classifiche o suonare nel nostro garage, alla festa della birra e della porchetta, da tutte le parti; chiaramente sempre con il giusto equilibrio. Siamo di nuovo in studio con Max Fusaroli (produttore artistico del loro primo album, Auff!!) e non vogliamo fermarci.

Vi ho sempre incrociati in ambienti come il MEI e il Medimex, c’è qualcosa che vi lega particolarmente a questi contesti? La nostra etichetta (la Martelabel, ndr) ha sempre molto piacere a venire qui e anche per noi è una bella cosa: eravamo anche sul Mambo Stage di Puglia Sounds allo Sziget e le cose fatte bene ci piacciono. Negli ultimi giorni avete pubblicato su Youtube una vostra cover di “Io sono Io” di Tenco, è uno dei vostri riferimenti? A me personalmente piacciono molto i cantautori e Tenco è uno di quelli che mi piacciono di più. Poi in vista del provino per Sanremo è stata una provocazione: si tende a considerare Tenco molto vicino a questo ambiente, e anche quello sanremese, come un grande cantautore italiano, in realtà parlare di Tenco accoppiandolo a Sanremo è anche una grande provocazione: a Sanremo è morto, suicidato o ammazzato. Tenco è la fine di un innocenza e forse l’inizio di un declino, o comunque una figura che con quel gesto ha rappresentato tanto, ma Sanremo è un palco che è stato calcato da tantissimi altri grandissimi artisti; Domenico Modugno è il mio idolo in assoluto e ha vinto Sanremo 4 volte. Sanremo è un paradosso: un po’

Modugno e un po’ Tenco, un po’ la morte di Tenco che ha rappresentato la vittoria delle canzonette sulla canzone di protesta, e anche l’estrema bellezza di cantautori come Endrigo e Modugno. Modugno per Sanremo è come Fellini per il Cinema: il massimo dell’italianità e della bellezza. Perciò la musica bella non ha frontiere, non si ferma a Sanremo e al Medimex. Chi è grande lo dimostra sia sul palco che sotto il palco, la televisione pone dei limiti ma quello che credo ci contraddistingue da altri gruppi è che conosciamo la differenza tra teatro e spettacolo, spesso si esagera nell’una o nell’altra direzione. A noi piace “scoprire” queste macchine, salire e svelare la macchina, “provocare” con le armi che hai a disposizione non è facile, come Caravaggio che faceva i quadri con le Madonne prendendo a modello le prostitute. Si è sempre dibattuto negli ultimi decenni su come l’arte in un certo senso stia cercando di fare “rivoluzione”, io credo che la musica non possa farne da sola ma può accompagnarle, può fare la rivoluzione che più può influenzare: quella dei costumi.


“Non c’è bisogno ancora di un’altra canzone d’amore / Se tante storie incredibili / Poi restano senza parole” (Capone & Bungt Bangt, Un’altra canzone d’amore) Un libro, un cd e un contest musicale provano a dare voce ad alcune di queste “storie incredibili”: stiamo parlando del progetto “Musica contro le mafie”, che promuove, attraverso la musica, la cultura dell’antimafia e della legalità. Ormai alla terza edizione, il contest nazionale “Musica contro le mafie” si è arricchito nel 2011 di un libro cd “Musica contro le mafie” - La Musica che scrive le parole che si fanno sentire”, prodotto da MkRecords e Rubbettino Editore e promosso dal Mei il cui ricavato delle vendite del volume sarà destinato a Libera, Associazioni Nomi Numeri contro le mafie.

e r o m a ’ d i n o z nno sentire n a f i a s c e h c e t le Nien Musica che scrive le paro La

di Antonella Ciociola


La genesi del progetto è stata raccontata a Bari, durante il Medimex, attraverso le vive voci degli organizzatori e di alcuni degli oltre 50 artisti che hanno aderito all’iniziativa. Gli interventi di Gennaro De Rosa (coordinatore nazionale “Musica contro le mafie”), Giordano Sangiorgi (storico “patron” del Mei) e Giuseppe Paletta (editore Rubbettino) hanno messo in luce come essere “antimafia” non sia semplicemente uno “stare dalla parte dei buoni”, ma sia invece un modo di essere personale, quotidiano, che si misura nei singoli gesti di ogni giorno. Identico spirito nelle parole di Carlo Testini (Presidente Arci Cultura) e Alessandro Cobianchi (Referente regionale Libera Puglia; Responsabile Legalità Democratica e Antimafia Arci): “parlare di mafie”, ha affermato Cobianchi, “è anche raccontare l’antimafia, cioè un modo di “fare società” alternativo e bello, in cui la musica può assumere, per esempio, un ruolo attivo. Un concerto permette di occupare concretamente uno spazio, lavorare, suonare, ballare, fare cultura: questo è antimafia sociale. Questa è la parte dell’Italia che si mette in gioco”. Fra gli artisti, a Bari hanno messo il cuore e la faccia Kubla della Boom Boom Vibration (“La forza delle mafie viene dalla nostra paura e la paura non porta al cambiamento. Le mafie non usano una violenza frontale, di scontro, ma di relazione e integrazione, interna alla politica e al potere ufficiale. Il loro sabato sera è fatto di pizza, birra e Il capo dei capi; noi però abbiamo la musica”), Roy Paci, che ha raccontato le sue esperienze dirette

in Sicilia e come il fenomeno mafioso sia ormai parte integrante della vita economica e civile dell’intero Paese, Marco Notari (“Hamsik, la canzone inserita nel cd, parla di noi, innamorati del nostro Stato quando la Nazionale di calcio vince, ma non nella vita quotidiana. E proprio così distruggiamo la democrazia”), Maurizio Capone, frontman di Capone&BungtBangt, pionieri della junk music (“La mafia è una realtà da prendere sul serio ma da non mitizzare. Sì, al Sud Italia la vita quotidiana è spesso intessuta di violenza vissuta, e i quartieri a rischio sono sistemi che si autoalimentano. Ma non dimentichiamoci mai che esiste una situazione come Napoli perché esiste una situazione come Milano”). In chiusura, la premiazione del contest 2012, con i vincitori del “Premio Musica contro le mafie”: Dario De Luca e la Omissis Mini Orchestra con “il Male Minore”, U’ Papun con “Terra Madre”, gli Almamediterranea con “Galera” e Alfonso De Pietro con “Pioggia di Maggio”. Una menzione speciale è stata attribuita poi a Francesca Prestia, cantastorie calabrese che con i suoi “cunti” in musica ricorda le donne calabresi, in primis Lea Garofalo, e il loro coraggio. Dopo il Medimex il tour delle presentazioni proseguirà dalla Calabria all’Emilia Romagna, per continuare poi in tutta Italia almeno fino all’estate 2013. Il libro “Musica contro le mafie” è già acquistabile on line e sarà distribuito anche nelle librerie italiane.

Info e contatti: musicacontrolemafie@mkrecords.it; info@audiocoop.it; www.facebook.com/musicacontro.lemafie

Questi gli artisti di “Musica contro le mafie”(in aggiornamento): Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, Eugenio Finardi, Sergio Cammariere, Simone Cristicchi, Marco Notari, Paolo Belli, Teresa De Sio, Sud Sound System, Roy Paci, Brunori Sas, Frankie Hi Nrg, Modena City Ramblers, Raiz, Roberto Angelini, Andrea Satta dei Tetes De Bois, Marta sui Tubi, I Giganti, Perturbazione, Piotta, Tinturia, Enrico Capuano, Marco Cocci, Yo Yo Mundi, e poi ancora Marlene Kuntz, Il Parto delle Nuvole Pesanti, Marino Severini dei Gang, Kiave, Nobraino, 24 Grana, Lo Stato Sociale, Cisco, Nuju, Giulio Casale, Spasulati, Maurizio Capone e Bungt & Bangt, Lucariello, Boom Boom Vibration, Capatosta, Combass, Mirco Menna, Daniele Sanzone degli A67, Vito Ranucci, Vov, Danilo Montenegro, Guna, Kalafro, Arangara, Cataldo Perri, QBeta, Rosa Martirano, U’ Papun, Almamediterranea, Dario De Luca e Omissis Mini Orchestra, Alfonso De Pietro.


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