Sedimenti di memoria - Fernando Pisacane - Alessandra D'Aniello

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Alessandra D’aniello - Fernando Pisacane

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Catalogo edito in occasione della mostra Testo GiovannaGennaroRosariocritico:PintoCuratada:IppolitoDonnarumma Direzione artistica Rassegna d’Arte alla Casina Vanvitelliana del Fusaro - Bacoli Antonio Ciraci Progetto grafico catalogo: Gennaro Ippolito Giovanna©2022,DonnarummaNapoli Alessandra D’aniello - Fernando Pisacane

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La prospettiva fruitiva piú significativamente appagante, che si possa dispiegare quando si va ad accedere alla presa di contatto con l'azione creativa di due artisti, che si offrono in una proposta espositiva 'a quattro mani', è quella che si osserva prefiggersi di non limitarsi a considerare una banale somma di due semplici entità, inter venendo, piuttosto, a suggerire una dilatazione decisamente piú ampia della semplice addizione delle due componenti. Si pone, ovviamente, a questo punto, un problema semantico, giacché occorre definire se ci si trova di fronte ad una integrazione di linguaggi o di fronte ad una giustapposizione di formule, avendo anche conto di poter stabilire fino a qual punto l’osmosi produttiva di due artisti trova ragione in una determinazione progettuale o non, piuttosto, in un sorgivo e spontaneo accosta mento delle rispettive sensibilità e delle disposizioni creative. Ci si trova di fronte, in sostanza, ad un amplia mento d'orizzonte che merita d'essere analizzato nella sua configurazione che potremmo anche definire grandangolare: 'uno' più 'uno' non rende, insomma, in questo caso, in cui l’integrazione semantica è vividamente percepibile, il risultato ‘semplicemente’ di 'due', ma un numero certamente maggiore, con evidente manifestazione di una attivazione moltiplicatrice. A noi non tocca, però, di dare mera testimonianza del piacere del godimento estetico dell'opera di Alessandra D'Aniello e di Fernando Pisacane, ma spetta il compito, piuttosto, di fornire un'e segesi che possa integrarsi ragionevolmente anche con un additamento ermeneutico, la cui lettura, intesa nietzchianamente come 'interpretazione' (e, quindi, come sostanza di 'fatto') possa valere da trait-d'union tra l'intendimento più ampio, appunto, ermeneutico e la consapevolezza 'oggettiva' propria dell'esegesi. Aiutano in ciò, evidentemente, anche le considerazio ni mcLuhaniane sulla relazione tra ‘medium’ e

Rosario Pinto D’Aniello e Pisacane, una proposta creativa d’integrazione semantica

5 ‘messaggio’, considerazioni che, nel caso dei nostri autori, possono essere valutate come invito ad approfondire nel loro prodotto creativo anche un’altra e non meno importante relazione: quella tra Sinn e Bedeutung. Ad una prima analisi della ricerca artistica di questi due autori si profila, a nostro giudizio, la necessità di cogliere il peso che vi assume la componente emozionale, il rilievo, in particolare, del carico soggettivo di un coinvolgimento che lascia osservare nelle opere dei due artisti la traccia umorale ed organica della sedimentazione profonda del proprio vissuto, un vissuto che va inteso ed inquadrato entro un gradiente di spiccata vocazione storico-ambientale. Diciamo subito che non vogliamo qui fare appello – come, d'altronde non è nostro costume, né per intendimento etico, né per orientamento di indirizzo metodologico – non vogliamo fare appello, dicevamo, alla cosiddetta pregnanza emotiva, che è molto spesso malintesa come sensibilità psicologica ispirativa dell'artista, ed addirittura invocata come soluzione esplicativa a buon mercato per poter tentare di fornire chiave interpretativa di intrecci contenutistico-forma li di complessa articolazione e meritevoli di più puntuali giustificazioni critiche, opportunamente sorrette da convincenti e dimostrabili ragioni sia storico-artistiche che teoretiche. Il riferimento che suggeriamo a ciò che preferiamo definire come congiunture 'emozionali', piuttosto che semplicisticamente 'emotive', trova ampia giustificazione nel fatto che intende remmo dimostrare come, nella attività creativa dei nostri due artisti, il 'fattore ambientale' (che si offre come luogo in cui si attivano relazioni emozionali significativamente importanti) possa assumere valore di catalizzatore per il compiersi della sintesi creativa. Il 'fattore ambientale', giova osservare, non può essere compreso se non come il punto di coagulo di percezioni soggettive, individuali e locali, molto spesso a-logiche ed umorali, che definiscono la perimetrazione del rapporto, appun to, emozionale, che lega un qualsiasi soggetto umano al contesto vitale che più da presso gli Aappartiene.noiquiinteressa, poi, sottolineare, in particolare, che l'invocazione della sfera emozionale, cui abbiamo fatto riferimento, non avviene da parte nostra in surroga di più proprie motiva zioni critiche, ma come prezioso contributo che possiamo giustificare ed accogliere come ciò che costituisce – proprio nella consistenza della ineludibilità soggettiva della pregnanza a-razio nale dell'emozione – l'aspetto di 'catalizzatore' ambientale capace di favorire la produzione di ciò che possiamo anche definire, nel nostro specifico, come 'sintesi estetica', che altro non è che l'effettivo offrirsi in capi d'opera oggettuali dell'attività creativa dei nostri due artisti. Ed è appunto un 'catalizzatore' significativo, in fatti, ciò che noi intenderemmo poter riconoscere proprio nella consistenza del contesto ambientale (col quale i nostri due artisti vivono intensamente un rapporto umorale ed emotivo); un contesto ambientale che si profila come fattore decisivo per lo svolgersi dell'azione creativa dei nostri artisti, pur non sembrando, prima facie, che l'ambiente possa meritare, in quanto tale, di essere considerato come una consistenza complessivamente laterale ed accessoria (quale un catalizzatore indiscutibilmente è) e non come un componente basilare della 'sintesi' produttiva, che mette capo alla 'costruzione' dell'opera d'arte, di cui qui rendiamo quasi una sorta di assimilazione al compiersi della reazione Osserveremo,chimica. quindi, alla luce di quanto appena argomentato, come il fattore 'ambiente' costituisca l'invocato catalizzatore dell'intervento creativo della D'Aniello e di Pisacane, andando comunque a proporsi esso – anche se, appun-

6 to, in tralice, secondo quanto ad un catalizzatore convenientemente si addice – come qualcosa di più intenso di un mero 'sfondo' anodino su cui, occorre osservare, vadano a giustificare le proprie opportunità propositive le opere di Alessandra D'Aniello e di Fernando Pisacane che ordinatamente dialogano tra loro, sapendo trovare spazio in un condiviso e riposante alveo Esemantico.cidomandiamo, infatti: in quale altro modo potrebbero giustificare, ad esempio, la propria vibratilità costruttiva i ‘frammenti di papiro’ realizzati da Alessandra D'Aniello in cocci ceramici di asciutta consistenza 'informale' (ed impermanentemente ‘nucleari’) suggestivamente riavvol ti su se stessi e sottoposti al fuoco della 'cottura' per risultare vivi di una diversa consistenza organica e fattuale rispetto ai reperti antichi di Ercolano, di cui pure riecheggiano la conser vazione di arcani messaggi carichi di saperi e di sapienze che insistono, però, coriacei, a prestarsi alla nostra conoscenza? Come e in quale altro modo, ci interroghiamo ancora, potrebbe avvenire tutto ciò se non nel contesto della cultura napoletana e nel contesto stesso – sia latamente ambientale che spiccatamente locale – di un ordito ippodameo in cui ancora sembra no risuonare i passi degli antichi che battevano quei cardini e decumani e sulle cui orme noi ancora oggi appoggiamo tuttora i nostri piedi?

I 'Papiri' di Alessandra, da cui abbiamo inteso prendere abbrivio, ci accompagnano alla scoperta dell'universo di Fernando Pisacane che si propone come una realtà sulfurea ed appartata, ripiegata, ispessitamente, a ricciolo, su se stes sa, oggettualmente pregnante e gestualmente articolata lungo un gradiente anch’esso sotterraneamente ‘nucleare’ e, comunque, matericamente significativo. Ma non solo per l'arrotolarsi della materia come ragione di 'arché', si dà ragione dell'addensamento contenutistico, ma per il riavvolgimento delle cose 'storiche' su se stesse, un riavvolgimento che si motiva e si rivela come una ‘quidditas’ che chiede di essere penetrata, senza intendere tuttavia di offrirsi ad una semplificazione banalizzante. Le posizioni di Pisacane e della D'Aniello non sono, quindi, semplicemente il dato estetico di una formulazione 'artistica', ma sono qualcosa di più: un portale d'accesso alle latebre dell'ignoto, un ignoto di cui vorremmo negare di decidere l'inconoscibilità, ma che certamente si approssima a noi col fascino catturante dell'abisso, di un'oscurità che non è necessariamente buio e, piuttosto, tenebra: la tenebra, di una profondità che suggerisce spazi lontananti e slargati, quella che oscura il 'fondaco' e che, però, lascia presagire l'abbaglio accecante del sole al di là della cortina muraria o della volta annerita dai fumi dei secoli. Ed ecco, allora, che il dialogo con la materia – qui intesa non solo come 'arché', ma come ispessimento tattile e rugoso delle cose – si propone come la cifra risolutiva per avere una opportunità di approccio a questa produzione creativa che intende essere, per noi, innanzitutto, uno scavo nella nostra coscienza identitaria, uno scavo capace di far emergere all'evidenza non tanto le ragioni psicologiche e morali che ispirano l'azione dei nostri due artisti, quanto, piuttosto, il ritratto in tralice del nostro stesso profilo esistenziale, un profilo in cui ciascuno possa andare a riconoscersi non solo come individualità, ma anche per l'appartenenza ad un gruppo sociale e, più ampiamente, all'umanità. La D'Aniello e Pisacane, quindi, man mano, gra zie all'azione del catalizzatore ambientale (che è partitamente riconoscibile nella consistenza ctonia ed ancestrale del tessuto culturale della storia partenopea che si affaccia con le sue impalpabilità sotterranee e suggestive) provvedono a scrivere questa pagina di testo creativo artistico che, a prima vista, si presenta orfico ed iniziatico, quasi direttamente discendente da una filiazione cumana di origine sibillina.

7 Poi, al contatto immediato con la pregnanza degli oggetti prodotti dai due artisti, si dispiega con chiarezza come tutto l'apparente oscurarsi della materia – che nei due autori sembra volersi fare recinto esclusivo entro il quale segregare le vibrazioni dell'esperienza umana – si rivela essere solo un apparente velo di protezione che non impedisce affatto alla luce, che proviene dalle cose stesse, di potere irradiarsi. La luce che connota la prestanza formale delle opere di Alessandra e di Fernando, quindi, non è la luce 'rivelatrice' caravaggesca; non è la luce, insomma, che procede, nel Merisi, a dare sostanza empirica agli oggetti provenendo da una fonte esterna: essa è, piuttosto, una luce effusiva, una luce, insomma, di cui potremmo riconoscere una sorta di scaturigine neoplatonica, che, seguendo un percorso acutamente gnostico, si configura come via d'accesso, con gradualità di percorso, alla conoscenza profonda delle cose. Per meglio spiegare il nostro pensiero, potrem mo suggerire di immaginare un processo integrativo tra la densità pastosa ed 'effusiva' della luce raffaellesca, con l'istanza segnica michelangiolesca votata a farsi vibrazione serpentina ta, giungendo, in tal modo, alle esemplificazioni magistrali napoletane di un Roviale Spagnolo, di un Marco Pino, di un Francesco Curia o di un Gerolamo Imparato, alla cui stregua, effusione luministica e sensibilità segnica si integrano in soluzione compiuta di ineguagliabile mobilità figurativa, come è apprezzabile, ad esempio, anche nelle abbruciate atmosfere di Polidoro, Analogamente avviene tra Fernando e Alessandra, avendo conto d'avvertire che non intendiamo attribuire a ciascuno dei due una definita notazione distintiva: all'uno il segnico, ad esempio, e all'altra l'effusivo, giacché in ciascuno dei due artisti, al di là di apparenti prevalenze specifiche, questa sintesi appare già compiuta, cosi che l'effetto 'compositivo' del loro proporsi in simbiosi espositiva 'a quattro mani', si configura come una dilatazione effettiva e trasmigrativa – per quanto preterintenzionale – di mezzi e di Rimanelinguaggi.da aggiungere – per rimanere ancora nella esemplificazione cinquecentesca ed all'interno della specchiata leggibilità delle referenze 'geometriche' della razionalità di un impianto compositivo presieduto dal rigore prospettico –rimane da aggiungere, dicevamo, che occorre non trascurare come alle spalle di Raffaello e di Michelangelo si affacciassero ragioni appa rentemente esoteriche di varia matrice gnostico-plotiniana non meno che spiritualisticamente-riformiste e, tutte, comunque, decisamente Tuttoelitarie.ciò non esclude, ma addirittura accredita, quindi, la possibilità di una lettura iniziatica, un riferimento che trova radicamento criptico dei grandi artisti rinascimentali nella vicenda del 'Sogno di Polifilo', che costituiva una sorta di irrefutabile archetipo intellettuale di non trascurabile impatto simbolistico ed esclusivo. Avere istituito un paragone tra questa stagione del passato, sia con Alessandra D'Aniello – che immaginiamo tanto significativamente produr re oggetti di larga luminosità baluginante ed 'effusiva' – sia con Fernando Pisacane – che immaginiamo disporre l'ordito materico secondo un gradiente di vibratilità segnica e graffiante – tutto questo, dicevamo, non può e non deve ricondurre ad 'addossare' una dimensione simbolistica sulla consistenza effettuale del lavoro dei due artisti nostri contemporanei, alle spalle dei quali dobbiamo considerare, piuttosto, un archetipo intellettuale che non si nutre di ascendenze ermetiche, ma di ricomposizione emozionale dell’impressa organica della traccia storica. Sarebbe, infatti – una valutazione critica in chiave ‘simbolistica’ – una prospettiva riduttiva del loro impegno creativo, giacché esso, che si muove, come in Alessandra e Fernando avvie ne, tra effusività luministica e prestanza segni-

8 ca, si tiene ben al riparo da qualsiasi cedimento di Piuttosto‘deriva’. che di una profilatura ‘simbolistica’, diremo quindi, che ciò di cui si attesta vividamente la qualità, nell'opera di Fernando ed Alessandra è, in vero, la caratura propriamente e distintamente ‘segnica’; ciò che fa della loro azione creativa una importante espressione di testimonianza storica ed umana, impedendo che la prestanza formale, come pur avveniva nei grandi del Rinascimento e, poi, della 'Maniera', potesse far ombra, con il rinvio ad un codice iniziatico, a cogliere il palpito vitale dell'esperienza e della storia, quello stesso, peraltro, che avrebbe consentito, più tardi, a Caravaggio, di trasferire nelle sue tele napoletane la sostanza contenutistica del suo profondo convincimento 'naturalistico', facendo sí che la luce, luce rea le, squarciasse le tenebre dell'ignoranza e della Esuperstizione.comeperCaravaggio, allora, anche per Ales sandra D'Aniello e Fernando Pisacane, occorre riconoscere, quindi, che la pittura si fa strumento di conoscenza delle cose e di intervento critico sulla realtà circostante. Occorre, pertanto, interrogarsi per poter osservare, in ciascuno dei due artisti, quanto profonda sia la carica di coscienza critica che questa azione d'intervento ha potuto richiedere per far sí che la loro azione creativa potesse proporsi, appunto, non come una allusione simbolistica alle istanze del nostro tempo, ma come una testimonianza responsabilmente attiva. E scopriremo che la domanda è oziosa, giacché essi sono dei testimoni della storia; e il testimone non è mai chiamato a fornire asseverazione della consistenza del dato nella sua configurazione oggettiva, ma semplicemente della sua fenomenologia evenienziale. Acquisita tale nozione, è agevole farne discendere anche l'inferenza della matrice preterintenzionale del dato artistico che Fernando ed Alessandra ci consegnano (che è, poi, in fondo, sempre la maggiore garanzia della veridicità testimoniale) considerando che l'abrogazione di una intenzionalità ispirativa si profila come opportunità generatrice di lealtà intellettuale entro il cui perimetro eziologico trova giustificazione, nei nostri due artisti, il prezioso connubio nucleare-espressionistico che costituisce l'abbrivio logico e fattuale col quale si offre l'assetto pro positivo della loro azione ed anche un primo indizio di additamento di perimetrazione stilistica. Certo, essi non sono sovrapponibili. E questa è una notazione di facile comprensibilità, essendo essi due personalità spiccatamente distinte, ma il riferimento, comunque, a ragioni creative che trovano uno specchiamento semantico ed epistemico condiviso può costituire ragione sufficiente per convincersi del perché, anche ad una fruizione superficiale e distratta, possa apparire che tra queste due personalità artistiche sia possibile apprezzare ciò che potremmo anche definire una 'affinità elettiva', un vero e proprio 'fil rouge' che ha messo le loro personalità in grado di interagire. Fin qui, potremmo anche dire, le ragioni di una prospettiva ermeneutica, una visione, cioè, che, prendendo in considerazione le cose nel loro contesto, avvii un tentativo – nietzchianamente producente, vorremmo soggiungere – di additare come effettivamente l'interpretazione possa costituirsi in essenza del dato, soprattutto se si ammette l'incidenza convergente 'duchampia na' del 'coefficiente artistico', e poi anche quella ampliativa 'astracturista' della 'autonomia dell' opera d'arte'. Tali considerazioni lasciano spazio, quindi, all'emergere di una ulteriore opportunità di rilevazione qualitativa dell'opera dei nostri due artisti, che si rivela leggibile anche in chiave sottilmen te 'concettuale' (già precedentemente facevamo

9 riferimento a Duchamp) consegnandoci, così, un ulteriore ancoraggio referenziale per il passo successivo che occorre compiere e che è quello di introdurre il transito dall'ermeneutica alla Comeesegesi.abbiamo osservato, una disamina partita delle due personalità di Alessandra D'Aniello e di Fernando Pisacane ci mette di fronte a due artisti che condividono peculiarità distintive di indirizzo creativo che possiamo definire di or dine latamente materico ed, insieme, impermanentemente 'concettuale'. In entrambi, infine, appare tutt'altro che irrinun ciata la versatilità figurativa, che non si propone come cifra distintiva di disposizione alla restituzione pedissequa della consistenza epifenomenica del reale, quanto, piuttosto, come oppor tunità di conferire all'ispessimento della materia una sorta di sponda eidetica che affondi nella referenza oggettuale i motivi giustificativi della propria consistenza fattuale. Alessandra D'Aniello, in particolare, giunge alla pratica creativa artistica di consistenza materica, muovendo da un'esigenza di conferire ordi ne alle cose, proponendo, ad esempio, un progetto creativo come matrice ordinamentale del suo Tuttolavoro.ciòpuò apparire una modalità incongrua per una consistenza propositiva di ordine materico, ma l'approfondimento della sua delibazione creativa mostra come tutto trovi giustificazione e si possa ritenere ampiamente ragionevole il suo processo di costruzione di un prodotto artistico apparentemente slegato da ogni soggezione prefigurativamente dispositiva. Cosi trova spiegazione, ad esempio, il suo indirizzarsi ad una pratica che vorremmo definire 'seriale' di sperimentazioni creative (i 'Papiri', le 'Veneri') che costituiscono tutt'altro che l'ambito ripetitivo di un modulo consolidato, quanto, piuttosto, una sorta di attivazione di confronto con se stessa alla stregua di una sfida che si consu ma come rastremazione applicativa di una sensibilità umorale versata alla pratica di incalzanti variazioni sul tema. Ciò che vale come straordinaria opportunità di contingenza occasionale per la nostra artista è, poi, il saper trarre partito dalla carica produttiva che si offre, nell'ambito ceramico, come rile vazione empirica di un dato emergente che si profila, ad esempio, all'apertura del forno, come espressione preterintenzionale e di consistenza Efattuale.proprio l’aspetto di ‘sorpresa’, potremmo anche dire, è ciò che si profila d’abbrivio nella produzione di Fernando Pisacane che si protende nello spazio immaginandosi sempre come una sorta di scoperta e di apertura verso l’ignoto, il tentativo, potremmo anche argomentare, di muovere alla ricerca di nuove opportunità rive lative delle angolazioni dell’esistente, che si proiettano nell’abisso della conoscenza muovendo dalla asseverazione, per certi aspetti confortante, del reale fenomenico, non esitando, però a cercare nell’addensamento materico e nella prestanza oggettuale un riconoscimento ‘ontico’ più solidamente fondante rispetto ad un’evidenza empirica, che, invece, denuncerebbe una condizione di ingannevole deriva. Ed è su queste considerazioni che può trovare affondo logico la prospettazione di riconoscimento di una consistenza epistemologica che costituisce il gradiente entro il quale va letta tutta la scansione polimaterica che caratterizza larga parte della produzione di Fernando Pisacane, che trova, così, altro modo di collegare il pro prio prescritto di emergenza fattuale e sulfurea nel contesto igneo che tanto significativamente definisce anche la perimetrazione creativa della D’Aniello.

10 Si ringrazia l’amicizia e la gratitudine... Assessorato alla Cultura del Comune di Bacoli Antonio Ciraci, Direzione Artistica Rassegna d’Arte alla Casina Vanvitelliana del Fusaro-Bacoli Rosario Pinto, Testo critico Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma, Curatori della Mostra e del Catalogo. Fabio Donato, Fotografo per Fernando Pisacane Paola Carraturo, sponsor Farmacia Carraturo CD NA Salvatore Torella, sponsor Bar Ristorazione Civitella Alfedena, AQ ...Il mio stare nel tempo e nella storia rafforza questo rapporto di grande rispetto. Il mio operare in questi ultimi tempi rafforza il senso della solitudine e mi fa riflettere su uomini e cose che mi hanno attraversato. Le mostre aprono il dialogo alla comunicazione e lascio all’arte l’elemento comunicatore di me. Fernando Pisacane In ogni forma d’arte crei nel pubblico l’illusione di guardare la realtà attraverso i tuoi occhi. (Brian De Palma) Alessandra D’aniello

11 Gli Artisti

Alessandra D’Aniello nel suo percorso da architetto e artista sperimenta svariati materiali con particolare predilezione per la ceramica, di cui afferma e sostiene questa arte come lungomare.eAlephfondatoassociazionipartecipatodelleNapoli.nelautonoma.disciplinaViveelavoracentrostoricodiAttivistaperldirittidonnehadasempreacollettivieciviche.Hal’associazionecompostadaartistedonne.Amapattinaresul

Alessandra D’Aniello

La foto è una gentile concessione di Fabio Donato, È vietata la copia la distribuzione e la riproduzione al di fuori di questo catalogo senza l’ autorizzazione dell’ autore.

Fernando Pisacane

Spesso Mi chiedono di commentare i miei quadri, ci provo: commentare i propri quadri, quando poi ognuno ci vede quello che più gli fa comodo secondo un proprio limite o conoscenza. I Critici, banali e poco credibili, ripetono la poesia a memoria, i migliori si staccano e li vediamo sfumare come tanti puntini sospensivi… per tanto il Quadro naviga nel silenzio in balia di un giudizio convenzionale. I quadri in questa mostra: di memoria” che condivido con l’amica Scultrice Alessandra D’Arienzo hanno la necessità di esprimere il bisogno di ritornare sulla strada dove la ricerca diventa salvezza, essi, i emergono in un silenzio dove il buio racconta la luce in questo nostro infinito.

Fernando Pisacane (Classe 1952), Pittore, Scenografo, Fotografo solo per un passionale, da napoletano emotivamente intenso, vivo ancora di grazia e di bellezza forza trova la sua massima espressione nella pittura, luogo dell’anima. “….ci sono giorni che non succede mai niente” diceva Tiziano Terzari, devo dire che quei giorni di fermo totale dove la mente faticava per capire, sono stati utili per poter comprendere, segni, tracce di storia, sedimenti di memoria utili a tracciare la strada sulla quale tutt’ora

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Mater

Veneri

Le Veneri tatuate sono un lavoro fisico, anzi corporeo, di Alessandra D'aniello. Una serie limitata di busti in terracotta smaltati e texturizzati, sembrano restituiti da uno scavo archeologico, portano ferite, tagli, cuciture, incisioni e segni, memorie di un passato recente e remoto. Il corpo della donna con le sue lacerazioni, ci riporta a Gea, e a tutte le declinazioni di divinità femminili che da lei discendono: Iside, Ishtar, le Matres Matutae, Venere. Le Veneri sono tatuate perché rappresentano la condizione umana privata della memoria e prestano il proprio corpo all'estremo tentativo di sfuggire all'oblio, come se il marchio di una password possa fornire le chiavi d'accesso ad un mondo ormai perduto. certa est D’Aniello

Alessandra

17Occhio dell’animaVenere geroglifica Venere vesuviana

18 Venere geroglifica 2Venere Efesia

Venere delle cateneVenere delle password

Fernando Pisacane

particolare!Papiri|D’AnielloAlessandra

21“Sedimenti di memoria” | Diam. 95cm | Olio acrilici e vernici, con ferri, sagome e materie su multistrato preparato a colle | Luglio 2022

22 “Scudo” 1 | 100x100cm | lamiere e ferri su multistrato preparato | Novembre 2020

23“Scudo” 2 | 100x100cm | lamiere e ferri su multistrato preparato | Novembre 2020

24 “Traccie di storia” | 169x91,5 cm | gesso e stucchi impastati ad olio su tessuti incollati su tavola con colori ad olio e acrilici | ottobre 2016

2016 particolare!Papiri|D’AnielloAlessandra

Alessandra, apre un dialogo tra il mondo classico e quello contemporaneo.L’’azionecreativa vuole essere un omaggio alla biblioteca dei Papiri della omonima Villa sita in Ercolano antica. L’artista crea delle associazioni sorprendenti, sensuali e giocose tra i simboli della sua arte ed i reperti provenienti dall’unica biblioteca pervenutaci dall’antichità. L’installazione è composta da un percorso cronologico-visivo, essa si articola in due fasi. Nella prima vi sono dei Papiri in ceramica, essi sono arrotolati e chiusi, come i Papiri originali, nella Seconda I Papiri sono parzialmente o totalmente aperti. I primi contengono dei messaggi segreti e criptati dall’artista, i secondi, iniziano ad aprirsi e contengono parole e frasi in Greco antico, latino e napoletano, ovvero le lingue che hanno formato la cultura della città di Napoli, ma recano anche graffiti e segni, tracce di un probabile passato. tali Frammenti di ceramica, sospesi con dei fili alle cornici, al tocco risuonano di una propria voce, l’eco della materia di cui sono fatti, e portano un messaggio proveniente dal passato. L’opera è aperta ad interpretazioni prechè attraverso | Papiri l’osservatore può ricomporre un personale e caleidoscopico discorso in cui le tessere si possono accostare per sonorità, significato e forma. Parole misteriose e arcane possono formare un testo, spezzato, ridotto in frammenti e poi ricomposto come avviene nei Papiri sepolti ad Ercolano. Un video, in cui Alessandra “suona” I Papiri completa l’installazione.

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PapiriAlessandra D’Aniello

Papiri chiusi e parzialmente aperti recano segni e scritte in greco latino e napoletano, le tre lingue di Napoli

Particolare|“ERA”|PisacaneFernando Papiri in cornice A partire da sinistra: Papiri GrecoMadreterraCallypigosdallaSonda Voyager Tre Papiricrociepicurei

32 “Sanniti” 1 – 80x80cm | Olio, acrilici e vernici con forme scultoree | Ottobre 2020

33“Sanniti” 2 – 80x80cm | Olio, acrilici e vernici con forme scultoree | Ottobre 2020

35 “Il TUTTO” – 77x108cm | Olio acrilici e vernici con materie su tela preparata a colla. | Febbraio 2021

36“il Viaggio” – 77x108cm | Olio acrilici e vernici su tela con materia e forme plastiche | Maggio 2011/Gennaio 2020

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38“Il Nodo” IV | 68x54cm | Olio, acrilici e vernici con carte e oggetti metallici su multistrato preparato a colle | Novembre 2021

particolare|PAX|D’AnielloAlessandra

La PAX romana Espressione attestata per la prima volta in Seneca, poi divenuta usuale per indicare il concetto della dominazione romana sul mondo intesa come garanzia di universale pace e concordia. Pax Romana, “pace romana”, è un’espressione entrata in uso sin dai tempi di Augusto e per questo anche detta Pax Augustea. Sta a indicare la condizione di pace complessiva dei popoli dell’Impero, il dominio di Roma.

41 è un grande mosaico di forma circolare formato da tessere in ceramica nelle quali sono incisi i motti latini ed alcune frasi utilizzate nell’odierno linguaggio comune. Nel mosaico vi è inserito un filo spinato di colore rosso sangue che forma la parola PAX. Il contrasto dato dal significato della parola Pax, ovvero pace, con il filo spinato di cui è costituito, crea un cortocircuito e fa riflettere sulla nostra condizione di apparente e provvisorio benessere. Il filo spinato, tinto di rosso, come il sangue allude alla condizione dei popoli che anelano la pace e delle genti trattenute nei campi di accoglienza o piuttosto detenzione, in cui vengono stipati i migranti, invisibili ai nostri occhi, in attesa di un futuro migliore, illusorio, forse Iirraggiungibile.coloriconcui sono dipinte le tessere in ceramica sono colori ad ingobbio, ovvero argilla pigmentata. Esse sono fatte con l’argilla in gergo detta terra, la Madre Terra a cui è stato mescolato il colore. Altro elemento è il riutilizzo di alcuni pezzi, scarti di altri lavori. La poetica del riciclo è una costante di molti lavori. L’argilla infatti ha un ciclo infinito, pulito e circolare. Il fondo è nero come il mare che inghiotte la vita, la Attraversosperanza. il mare si trasportano liberamente merci ed avvengono traffici, talvolta gli uomini non fanno parte di questi progetti. L’argilla proviene dalla Terra di Alessandra,la Terra del Sud.

“Cavalla con particolare!Venere|D’AnielloAlessandra Fernando Pisacane

con puledro appena nato” | 100x100cm | Olio acrilici e vernici con materie, carta e legno, su multistrato preparato a colle. | Luglio 2021

44 “Codice” 2 | 57x80cm | Olio, acrilici e vernici con lamiere annodate e incollate | Giugno 2022

Interazioni di forme | 100x100 cm | olio, acrilici, legno, forme in ferro su compensato preparato a colla | Novembre 2019

46 Via dei Tribunali 339 80138 Napoli, Italy EmailCell.info@tribunapoli.com+393384099173Tel.+39081454793

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Salvatore

La chitarra è uno strumento che possiede una tavolozza timbrica capace di produrre una quantità infinita di sfumature sonore. Il programma con il quale il chitarrista SalvatoreRotunno concluderà il vernissage è dedicato alla musica di autori che hanno saputo evidenziare le possibilità espressive di questo strumento, dal Romanticismo alla musica dei primi del Novecento fino ai nostri giorni. Un omaggio alle opere presentate in questa mostra ricche di musicalità, di ritmi, di intrecci, di contrasti dinamici così affini all’Arte dei Suoni e alla sua forza evocatrice di affetti ed attingendoemozioni,aicoloridell’anima. Rotunno

Special guest

52 Alessandra D’Aniello www.alephnaples.cominfo@alephdesign.infocell.+393384099173 Fernando Pisacane cell.+39pisacanefernando@gmail.comwww.fernandopisacane.it3382100608 € 10.00

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