I settori produttivi

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RICERCA SETTORE PRIMARIO, SECONDARIO E TERZIARIO  ISTITUTO COMPRENSIVO DON EVASIO FERRARIS  ELISABETTA E LUCA


IL SETTORE PRIMARIO  Il settore primario svolge attività riguardanti

l'allevamento e della trasformazione non industriale di alcuni prodotti (come formaggi fatti in casa, essiccazione del pesce, ecc...). Altre attività sono l'irrigazione (per mezzo di dighe, canali, pozzi...), studi e sistemazione del suolo, ma anche interventi fitosanitari e zoosanitari, costruzioni rurali, piccola viabilità.  Infine si raggruppa in questo settore anche la caccia, la pesca e l'attività estrattiva.


Allevamento (settore primario) 

L'origine di questa attività è remotissima, probabilmente precedente all'agricoltura, e comunque da taluni indicata come una razionale evoluzione, organizzata ed in qualche misura programmatica, dell'attività di caccia, mediante la quale si nutrivano i nostri antenati. L'uomo, infatti, selezionò nel tempo animali di facile gestione ed apprese a ricavarne, oltre alle carni, anche prodotti secondari come il latte e le uova. Apprese quindi ad assicurarsi riserve future di cibo tenendo in vita le bestie sino al momento della necessità di nutrirsene e, in seguito, curando di lasciarne indenni una parte onde consentire la perpetuità attraverso la riproduzione del bestiame

Sempre contrapposta all'agricoltura, della quale è talvolta antagonista, tal altra piuttosto complementare, la produzione di bestiame ha sempre richiesto, almeno sino al Novecento, strutturazioni logistiche naturali (pascoli) che via via assorbivano maggiori risorse territoriali, sottraendole alla coltivazione.

Del resto, in genere anche gli agricoltori praticano almeno piccole attività di allevamento (galline, oche, conigli, maiali: raramente bestiame vero e proprio) per sfruttare quella parte di produzione agricola non commestibile per l'uomo o troppo povera di nutrienti.

Nel Novecento sono state introdotte tecniche di allevamento di stalla le quali, insieme all'introduzione dei mangimi chimicamente composti, hanno reso non più necessaria la disponibilità di spazi a verde per l'alimentazione del bestiame, che rimane pertanto in apposite celle per tutta la sua vita. Queste tecniche, va notato, non godono di unanime approvazione presso la collettività, sebbene rappresentino oggi la configurazione produttiva tipica delle aziende operanti sui mercati ordinari delle carni.

Per le modalità di esercizio dell'attività, l'allevamento si divide in stanziale o nomade, secondo che si utilizzi uno stabile insediamento produttivo ovvero che il pastore si sposti costantemente, insieme alle greggi o alle mandrie, alla ricerca di nuove pasture non ancora impoverite da precedenti sfruttamenti


IL SETTORE SECONDARIO  Il secondario è il settore economico che prevede

l'attività economica a livello industriale. Questa deve andare incontro a bisogni considerati, in qualche modo, come secondari rispetto a quelli cui va incontro il settore primario (si pensi ad esempio alla necessità di alimentare la popolazione). Secondo la teoria di alcuni economisti, nel corso del suo sviluppo tecnologico, la società tende a lasciare dietro di sé lo stadio di economia agraria non appena ha assicurato il soddisfacimento dei bisogni primari: una volta raggiunta questa garanzia, essa concentrerà i suoi sforzi in attività di altri tipi.


Industrie (settore secondario) 

L'industria appartiene al settore secondario ed esercita un'attività di trasformazione delle materie prime in semilavorati o prodotti finiti.

Scopo principe dell'industria è il produrre al meglio ed al miglior rapporto costo/beneficio il bene richiesto.

In economia rappresenta l'insieme dei settori di un sistema preposto alla produzione di beni materiali e servizi su larga scala, utilizzando gli studi e/o i contributi prodotti principalmente dagli studiosi di economia industriale ed economia aziendale.

Secondo l'economia tradizionale, il prodotto dell'industria è anche definito "bene secondario", rispetto al "bene primario" dell'agricoltura e a quello "terziario" dei servizi, di recente sviluppo.

L'industria si suddivide in molteplici settori, ognuno con una propria specializzazione ed è in costante mutamento adattandosi di volta in

Di solito le industrie dovrebbero seguire la vocazione del territorio al fine di avere un impatto minimo sul territorio stesso, per questo chi governa dovrebbe fare dei piani di industrializzazione razionali al fine di ottenere il massimo da un territorio senza per questo rovinare il suo equilibrio ecologico ed ambientale. Il problema è che poiché le industrie sono agganciate alla logica del profitto, non sempre quest'ultimo è in armonia con il territorio. Si è detto prima che scopo dell'industria è il produrre al miglior rapporto costo/beneficio, che in termini economici significa col massimo profitto a parità di spesa: ed è questa la vocazione dell'industria che non sempre coincide con quella del territorio. In un sistema di economia dirigista l'industria, svincolata dalla logica del profitto, può essere indirizzata al meglio. Le industrie infatti portano lavoro sia diretto che nell'indotto ma necessitano di forti infrastrutture, quindi per costruire un sito industriale è necessario fare prima uno studio di fattibilità.


IL SETTORE TERZIARIO  Il terziario è il settore economico in cui si producono o

forniscono servizi e comprende tutte quelle attività complementari e di ausilio alle attività dei settori primario (agricoltura) e secondario (industria) che vanno sotto il nome di servizi. In sostanza si occupa di prestazioni immateriali le quali possono essere incorporate o meno in un bene.  Il settore terziario si può suddividere in tradizionale, comprendente servizi tradizionalmente presenti praticamente in ogni epoca e cultura, e avanzato, caratteristico degli ultimi decenni. Se in un'economia poco sviluppata esistono senz'altro attività di questo settore (si pensi ai servizi alberghieri), la società in cui si sviluppa il settore terziario avanzato offre servizi sempre più complessi.


Commercio (settore terziario) 

Il commercio, ovvero l'acquisto e la vendita di beni valutari o di consumo, mobili od immobili, è una delle attività principali su cui, da sempre, si fonda l'economia. Nei secoli, il commercio ha subito varie evoluzioni fino a raggiungere - a far data dallo sviluppo post-industriale, all'attuale espansione planetaria che ha visto il costituirsi di un mercato globale senza confini. Quando il commercio si svolge tra nazioni diverse avvengono le cosiddette esportazione ed importazione È appunto il mercato - il rapporto, cioè, fra domanda ed offerta - a dettarne, anche in questo caso da sempre, le leggi fondamentali, leggi che sono state teorizzate da principio in maniera scientifica, nell'era moderna, dall'economista scozzese Adam Smith

Il commercio, in italia è disciplinato in via primaria dal Dlgs 114/98, il predetto decreto legislativo individua due tipi sostanziali di commercio: quello in sede fissa e quello su area pubblica. Il commercio in sede fissa, ovvero, per esempio supermercati, piccoli negozi ecc. il commercio su area pubblica ovvero le bancarelle dei mercati rionali, le bancarelle delle fiere ecc. In tutti i casi, per poter esercitare il commercio è necessario munirsi di un'autorizzazione, ora D.I.A, dichiarazione di inizio attività, rilasciata dal comune.

Collegato necessariamente alla distribuzione, o redistribuzione del reddito, il commercio spesso associato al consumismo e al liberismo - ha visto innescarsi ed accentuarsi con l'entrata nel III millennio un forte movimento di anti-globalizzazione o nuova globalizzazione tendente a ridisegnare temi, modalità e prospettive future di questo importante settore dell'economia. In questa chiave, si sono moltiplicate negli ultimi anni del '900 le iniziative di commercio equo-solidale e alternativo


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