Il libro degli gnomi

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GLI GNOMI DEL BOSCO Cl@sse2.0 di Cigliano


Nel primo quadrimestre, con l’insegnante di lettere, ci siamo cimentati nella scrittura di racconti, inventati da noi e ambientati tra gli alberi di un bosco immaginario. immaginario. Ecco il risultato di cui vi auguriamo una piacevole lettura! lettura! Gli alunni


Ranny Oggi è una bellissima giornata di fine estate e quindi decido di andare a fare una passeggiata nel bosco con il mio cane Ruby. Mentre passeggio tranquillamente, Ruby inizia ad abbaiare verso un albero e da dietro si vede spuntare un’ombra strana: è uno gnomo molto piccolo che porta: un vestito verde con una cintura rossa ,scarpe marroni a punta e un cappello verde con il pon-pon. Per quanto riguarda il suo aspetto fisico egli ha: gli occhi marroni, i capelli castani, le guance rosse ed è molto magro. Incuriosita, gli faccio delle domande: “ Come ti chiami?” Lui mi risponde con una voce tremolante: “ Mi chiamo Ranny”. Io gli faccio domande su dove vive, cosa fa durante la giornata, cosa mangia e tante altre. Lui si tranquillizza e inizia a raccontare: “ Vivo in quell’albero laggiù lo vedi? Se vuoi te lo faccio vedere anche dentro tanto ho costruito una porta sul retro dove ci puoi entrare.” Io tutta contenta faccio si con la testa. Ranny mi fa entrare nella sua casa dal retro e gli chiedo se può dare un po’ d’acqua a Ruby visto che, a forza di abbaiare, è esausto. Lui dice: “ Ma certo! Sai mi sta molto simpatico il tuo cagnolino”. Ruby sembra che capisca, scodinzola e inizia a fare le feste a Ranny. La casa di Ranny è molto bella: ci sono molti piani, al pian terreno c’è la cucina dove si trovavano un tavolo molto piccolo con delle sedie, al secondo piano c’è il salotto con un divano, la televisione e un tavolo grosso per i suoi amici gnomi. La sua camera ha un letto fatto di foglie e di rami, mentre le lampadine sono fatte con le foglie e dentro, alla sera, entrano le lucciole che, con la loro luce, illuminano le stanze. All’ultimo piano ci sono tutte le sue provviste. A quel punto gli chiedo: “ Ma tu, Ranny, cosa mangi?” Lui mi risponde: “ Bhè, dipende, mangio le foglie o i frutti come le fragole le more e i lamponi mentre offre a me delle fragole e a Ruby del pesce pescato nel fiume, mi spiega come trascorre la sua giornata: “ Al mattino, mi sveglio presto e vado a correre. Arrivato a casa il sabato, mangio, guardo la televisione e faccio le faccende domestiche, mentre gli altri giorni della settimana lavoro al fiume.


Lì io e i miei colleghi, costruiamo zattere per quelli che devono trasferirsi, visto che ogni cinque anni ognuno di noi deve traslocare in un altro bosco per ospitarne altri. Solo dopo che si fanno cinque viaggi si sta nel posto dove traslochi quell’anno; io ad esempio adesso sto in questo bosco per sempre perché ho già compiuto cinque viaggi. La domenica invece, io e miei amici gnomi, pranziamo a casa mia e al pomeriggio andiamo a fare un giro per il bosco.” Preoccupata ascolto e non mi rendo conto che è già tardi e mia mamma si sarà di sicuro arrabbiata. Allora dico a Ranny: “ Scusa, ma adesso devo proprio andare, mia mamma mi aspetta. Facciamo una cosa: domani torno e andiamo a fare un giro; tu tanto sei sempre qui vero?” Ranny mi risponde: “ Si certo io sono sempre qui non vado mai via, solo se non mi trovi domani sono al fiume, al massimo vieni lì”. Ci salutiamo e io e Ruby iniziamo a incamminarci. E’già buio e c’è un bel po’ di strada da fare per tornare a casa. Arrivati, la mamma è lì alla porta e, infuriata, mi dice: “ Ma dove sei stata?” Io le rispondo: “ Eh, ma ho conosciuto un amico e mi sono fermata a parlare.” La mamma mi guarda molto stranamente e mi dice: “ Nel bosco hai conosciuto un amico? Non è possibile.” Io faccio finta di non sentire,vado in camera mia con Ruby e, senza neanche mangiare, mi addormento.

Sarah


Una giornata in campeggio Ciao, mi chiamo Sara e ho avuto la brillante idea di andare in campeggio. Quel giorno tanto atteso, io e i miei amici Giorgia, Elena, Eric, Valeria, Luca, Dennis, Francesco, Mattia, Luca, Claudio, Sarah, Andrea. Abbiamo portato tutto l’occorrente, ma mancava Eric, e Luca, arrabbiato esclamò: “ Dov’è Eric? E’ ora di andare!”, prese il cellulare e lo chiamò; ma Eric era ancora nel letto a dormire,. Quando arrivò, tutti dissero: “Finalmente, sei un dormiglione”, e lui si scusò: “ Eh, la sveglia non è suonata!”, ma si sapeva che lui arriva sempre in ritardo. Prendemmo le biciclette e partimmo, tutti emozionati. Stavamo fantasticando su quei due giorni senza genitori, ma speravamo che sarebbero venuti a spiarci per vedere come ce la cavavamo. Dopo aver fatto il pezzo di strada che c’è per andare da casa mia a Miralta, entrammo nel bosco ed Elena, impaurita, pensò ad alta voce: “ Che paura!” e Francesco la rassicurò dicendo : “Non ti preoccupare, tanto ci sono io!”, e Giorgia aggiunse, facendoci ridere a crepa pelle: “Francesco, cosa vuoi proteggere Elena, che appena senti un rumore ti nascondi dietro il primo che trovi!”, e noi ridemmo come pazzi. Sentimmo molti rumori e vedemmo una sagoma spuntare dal nulla, era uno gnomo! Era un essere di color verde, alto circa un metro,dall’aspetto che, a prima vista, pareva orribile. A prima vista era orribile,aveva il viso buffo, tondo come una mongolfiera, con un cappello a punta a forma di cono e indossava un paio di pantaloncini e una maglietta di color rosso.


Valeria disse: “ E’ uno gnomo!” e Francesco, invece di proteggere Elena,ci si nascose dietro. Sarah, in preda al panico, scappò con Dennis, ma Andrea, il più coraggioso, si avvicinò e gli chiese: “ Come ti chiami, dove vivi, come trascorri la giornata, cosa mangi?”, gli fece queste domande perché era appassionato di gnomi e per lui, era un sogno vederlo, che si realizzava Lui rispose,impressionato a vedere un umano che non si spaventa:“ Mi chiamo Rupelestain, vivo in una caverna sotterranea, ma di solito esco poco perché odio la luce. Trascorro la mia giornata la trascorro cacciando per mangiare; infatti mangio insetti, funghi e animali.” Notammo che aveva anche una famiglia; i suoi figli si chiamavano Rup e Lestain ( i loro nomi erano le diminuzioni di Rupelestain). Entrammo nella loro caverna, che era modernissima,in quanto aveva una televisione, cellulari e tutto quello che aveva una famiglia normale. Sorprendente! Sarah disse: “Dato che lui in tutta la giornata deve cacciare per mangiare, portiamo con noi lui e la sua famiglia!” Mi parve un’ottima idea ma dovevamo vedere se lui era d’accordo. Rupelestain era d’accordo, cos’ vennero tutti con noi e, appena arrivati costruirono le tende e mangiarono. All’ improvviso arrivò un enorme cinghiale che ci attaccò, ma Rupelestain, che aveva praticato per anni il kung-fu, lo cacciò via. Io penso che non ritornerà più, dopo quello che gli a fatto Rupelestain! Passati due giorni, pieni di tristezza accompagnammo Rupelestain alla sua cavena e lo salutammo. Tornati a casa, noi femmine scrivemmo tutto sul nostro diario segreto, mentre i maschi erano lì a spiarci, come sempre! Quello fu un periodo pieno di emozioni, allegria e soprattutto è stato bello stare insieme ai miei amici. Andremmo sicuramente a trovare di nuovo Rupelestai che, è uno gnomo molto simpatico e rifaremo sicuramente questa esperienza, però la prossima volta non si dormirà in tenda, ma a casa di Rupelestain!

Sara


Rain, lo Rain, gnomo del bosco Era un giorno d’estate in cui non sapevo cosa fare; così decisi che sarei andata a fare un giro nel bosco di Moncrivello. Nel pomeriggio mi sono incamminata e ho raggiunto il bosco dove ho fatto una lunga passeggiata tra gli alberi che, coprendo il sole con le loro chiome verdi, rendevano l’aria meno calda e afosa. Mentre camminavo e osservavo alberi e cespugli, da un tronco è uscito fuori uno gnomo tutto verde e piuttosto basso; era paffuto, aveva dei capelli corti rosso fuoco, indossava una camicia e dei pantaloni verde scuro e ai piedi portava delle piccole scarpette marroni. Mi sono spaventata molto, ma ho continuato a guardarlo da lontano, aveva un cappello verde con sopra un fiocco marrone e una valigetta nera dove stava mettendo delle foglie e dell’erba. Molto lentamente, mi sono avvicinata e gli ho chiesto: “Ciao, tu cosa ci fai qui?” Lui mi ha guardata in un modo strano e poi mi ha risposto che stava lavorando. Gli ho chiesto che lavoro facesse e lui mi ha risposto che faceva il dottore e il cuoco perché nel suo paese erano in pochi e quindi tutti avevano due lavori. Allora gli dissi: “Visto che non ci siamo ancora presentati, io mi chiamo Federica. E tu?” Lo gnomo mi rispose: “Io mi chiamo Rain” Ho pensato che fosse un bel nome e poi gli ho chiesto dove abitava e lui mi ha risposto che abitava dentro il tronco lì vicino e che in quel tronco, insieme a lui, c’erano gli altri gnomi suoi amici. Nel tronco gli gnomi avevano costruito un villaggio, portando funghetti che avevano trasformato in piccole casette. Avevano anche preso dei fiori per abbellire l’interno del tronco e a volte facevano grandi feste e uscivano tutti a cercare dei fiori. Di solito però, gli unici che uscivano dal tronco erano lui e dei suoi amici che prendevano l’erba e le foglie per fare medicine o piatti gustosi. Allora gli ho chiesto: “Tu di solito mangi solo erba e foglie o anche altro?”


Lui mi ha risposto: “Di solito mangiamo l’erba e le foglie con i funghi fatti a pezzi o con i petali dei fiori.” Non mi sembravano molto appetitosi i piatti che preparavano, ma ho pensato che gli gnomi e gli umani avessero gusti molto diversi e quindi a loro magari sembravano buoni.

Ho chiesto a Rain cosa facesse durante la giornata, oltre che raccogliere erba e foglie e lui mi ha risposto che, quando tornava a casa, curava tutti gli gnomi malati e cucinava per loro poi, quando tutti avevano finito, lui mangiava con i suoi amici e infine tornava a casa con sua moglie Clara. Rain allora ha cominciato a parlarmi di lei, dicendomi che si sono sposati da poco e che il loro matrimonio è stato meraviglioso. La cerimonia è iniziata con l’ingresso dei due nel fungo più grande dove li attendeva un prete che li ha sposati facendoli firmare sul fiore più grande dove tutti gli sposi dovevano scrivere il loro nome per confermare il loro matrimonio. Dopo la cerimonia, tutti sono andati a mangiare in piazza e a festeggiare gli sposi. Rain mi aveva anche parlato di come trascorrevano le giornate insieme, lui e sua moglie: si svegliavano e facevano colazione, poi andavano a salutare i loro amici e insieme preparavano le medicine per curare i malati. Nel pomeriggio, quando Rain usciva, Clara aiutava gli anziani nelle loro case, poi, quando alla sera Rain tornava a casa si raccontavano la giornata appena trascorsa e infine andavano a dormire. Purtroppo mi sono accorta che stava diventando tardi e quindi ho dovuto salutare Rain e dirgli che forse ci saremmo rincontrati in futuro. Sono tornata a casa, riflettendo su quella strana giornata e ripensando a quel piccolo gnomo che, all’inizio, mi sembrava antipatico, ma che alla fine si era rivelato simpaticissimo, con le sue storie piene di sentimento e altruismo.

Federica


Lo gnomo Spillo Oggi è una splendida giornata di agosto, e ormai da tempo io e i miei amici abbiamo deciso di fare una bella passeggiata nel bosco vicino al piccolo paesino in cui vivo in cima ad una collina. Nel cielo non c’è una nuvola e quindi, neanche a farlo apposta, è il giorno perfetto per una passeggiata in compagnia. L’appuntamento è alle tre in piazza e io, puntualmente, sono qua. Ad aspettarmi ci sono già Stefania e Marco che mi hanno accolto con il solito “ Ciao!” Dopo il saluto e le solite feste. Manca solo Enrica, ma non è una novità, visto che lei è sempre in ritardo. Dopo un quarto d’ora di attesa stiamo per telefonarle quando, finalmente, arriva. Finiti i saluti rigorosi, siamo pronti per partire: io e Marco abbiamo maniche e pantaloncini corti, le due femmine indossano le maniche corte e i pantaloncini lunghi e tutti indossano scarpe da scalata, abbiamo con noi uno zainetto piccolo con dentro la merenda e una borraccia piena di acqua fresca. Ci incamminiamo verso il bosco e, parlando della scuola e dei compiti delle vacanze, entriamo tra gli alberi. Le femmine hanno già finito i compiti per le vacanze, mentre a me e a Marco mancano due materie; nel bosco c’è una stradina costeggiata di fiori di tutti i color,i dal viola al rosso, dal giallo all’azzurro e le foglie dondolavano allegramente spinte dalla lieve brezza del pomeriggio. Nel bosco si udivano i canti di molti uccelli e, a volte, uno stormo spiccavano il volo e tutto intorno odoravano i profumi di moltissimi fiori. Ad un tratto, sentiamo il rumore di foglie pestate e ci immobilizziamo tutti all’istante con i muscoli tesi per la tensione e pronti per fuggire all’istante. Vediamo spuntare da un albero una figura bassa e con l’aria spaventata; facciamo tutti un salto indietro terrorizzati, ma dopo che ci siamo ripresi, la prima cosa che gli chiediamo è chi sia e quale sia il suo nome lui risponde “ Io sono uno gnomo e mi chiamo Spillo”.


A quelle parole rimaniamo di sasso: non pensavamo che potessero esistere gli gnomi. Spillo era vestito con delle scarpe di ginnastica, pantaloni verdi e maglia a strisce marroni e rosse; la sua carnagione era chiara gli occhi azzurri e i capelli scuri, con un cappello rosso scarlatto con un campanellino in punta. Gli chiediamo “ Dove vivi?” Lui rispose “Nell’ albero più grande del bosco con mia moglie e mio figlio a cui tengo tanto.” Noi eravamo sempre più sbigottiti, soprattutto Stefania che è sbiancata in un modo pazzesco. Lo gnomo ci invita a vedere la sua casa e noi accettiamo volentieri. Una volta arrivati rimaniamo a bocca aperta: la casa era a due piani, con una veranda di foglie e ci è venuta incontro la moglie di Spillo, che si chiama Kate e il figlio Reynie. Dopo le presentazioni, ancora un po’ scosso, guardo la casa e capisco che non possiamo entrare perché è troppo piccola; allora, ci accomodiamo e mangiamo la nostra merenda e ci dissetiamo mentre Spillo racconta la sua storia “Io vengo da un pianeta che si chiama Gnomus e sono stato esiliato perché avevo tradito il popolo aiutando i loro acerrimi nemici, i Goblin a vincere una guerra.” Finito il racconto io gli offro il mio fazzoletto (che è grande come le lenzuola dello gnomo) perché ha gli occhi lucidi e inoltre gli do un pezzo della mia merenda, ma lui dice “ No, grazie! Io mangio solo frutta e verdura e raramente la carne, in occasione delle feste del mio popolo, e bevo solo il succo dei lamponi e delle more.” Io, incuriosito, chiedo “Quanti anni hai?” Lui mi risponde “Io ho quattrocentocinquanta anni, mia moglie quattrocentotrenta e mio figlio trentaquattro. Domani Reynie festeggerà il trentacinquesimo anno che è più o meno per voi quattro anni”. Stavo per chiedergli come trascorresse la sua giornata, ma Enrica mi ha battuto sul tempo e ha posto la stessa domanda. Spillo rispose “Io mi alzo alle nove di mattina e sveglio tutta la famiglia, mia moglie stira e lava e io bado al piccolo.


Quando il bambino si addormenta io vado a cercare da mangiare e mia moglie lava la casa, poi mangiamo, giochiamo con il bambino e infine andiamo a dormire.” Ad un tratto mi accorgo che si è fatto tardi e lo faccio notare agli altri e tutti, purtroppo, dobbiamo lasciare Spillo e la sua famiglia e tornare subito a casa perché i nostri genitori ci staranno di sicuro cercando. Li salutiamo e ci incamminiamo parlando della nuova scoperta e alla fine decidiamo che questo segreto deve rimanere tra noi quattro. Arrivo a casa e mia mamma mi sgrida perché ho fatto tardi, ma per me è stato troppo bello il pomeriggio passato nel bosco con i miei amici. Umberto


Genoveffo lo gnomo In una giornata d’estate mentre passeggiavo in un bosco, a un certo punto ho sentito un rumore tra i cespugli e, incuriosito, mi sono avvicinato e ho visto uno gnomo. Era di colore azzurro, aveva gli occhi azzurri, dei piedi molto grandi in confronto al suo corpo e non portava scarpe,in testa aveva un grande cappello bianco e indossava dei pantaloni molto anch’essi bianchi,aveva una bocca molto grande sempre sorridente e un grosso naso a patata. E le sue orecchie erano molto buffe, perché un po’ a sventola a sventola e non aveva i capelli. Era alto circa 60 cm,ed era grassottello. Appena l’ho visto, mi sono spaventato, ma dopo un po’, preso un po’ di coraggio, sono andato a parlare con lui e gli ho chiesto come si chiamava. Lo gnomo mi rispose che il suo nome era Genoveffo e lui subito dopo, e io gli risposi che mi chiamo Giacomo. Dopo, gli ho chiesto dove abita e Genoveffo mi ha detto di seguirlo chè mi voleva portare nella sua casa. Arrivati nella sua casa, Genoveffo mi ha fatto vedere che abitava dentro a un buco, mi ha chiesto se volevo entrare ma io gli ho risposto che non ci passavo perché era troppo piccolo il buco. Poco dopo, incuriosito, gli ho chiesto cosa mangiava e lui mi ha detto che mangiava solo dei funghi perché era vegetariano, poi Genoveffo mi ha chiesto che cosa mangiamo noi umani io ho risposto che mangiamo un po’ di tutto perché noi siamo onnivori. Mentre stavamo chiacchierando e passeggiando per il bosco, gli ho chiesto: “ Ma cosa fai tu nelle tue giornate? Genoveffo mi risponde che -nella sua giornata lui giocava a calcio nella squadra di calcio della intergnom e stava a guardare la teleFinito di raccontare. Ci siamo salutati e ci siamo detti che prima o poi ci rivedremo.

Giacomo


IL RACCONTO DI MARTIN Un pomeriggio, mentre stavo passeggiando in un bosco, improvvisamente vidi davanti a me uno gnomo. Aveva la corporatura era un’po grassotta, il viso era quasi tutto graffiato l’abbigliamento era tutto strappato, una maglia tutta bucata, un pantalone tutto strappato e aveva un cappello, Le orecchie erano a punta, le scarpe tutte rivolte all’insù aveva il viso di colore verde e aveva i brufoli!, tutta incuriosita gli chiesi: – Come ti chiami ?– è lui rispose - signor martìn!Io gli chiesi dove viveva, e lui rispose: - In un luogo dove piove sempre! e io: - Di preciso dove?- lui: - In un bosco tutto mio dove comando io ed ho pure una tana dove vivere - Io gli chiesi: - cosa mangi di particolare!?E lui mi disse: - ma ! perche . vuoi sapere tutte queste cose di me !? e io: - perchè non ho mai visto prima d’ora un signore basso come te! E lui disse: - va bene ! ti dirò tutto su di me.-


Io gli chiesi:-cosa mangi? E lui –ha risposto che verdura, foglie, fiori o purè di carne i topi- io o detto è cosa bevi? Bevo E lui chiese vieni a casa mia e ti faccio vedere cosa faccio durante il giorno. Erano già passate 2 ore e bussano alla porta, era sua moglie con i figli, la moglie disse :- chi è questa ragazza, che entrata nella nostra casa? Martìn rispose:- ho incontrato questa ragazza in un bosco e mi ha fatto alcune domande, La moglie dice:- che va bene e Martìn chiese se poteva andare in un'altra stanza e la moglie va a chiama i figli per andare nell’altra stanza. Io mi sono seduta in un piccola poltrona e Martìn . legge il giornale oppure va a passeggiare con la sua famiglia oppure va a pescare ecc. Io faccio con loro tutte queste cose poi gli dico: - adesso devo andare a casa -. Sono andata a salutare la moglie e i figli e sono andata a a casa tutta felice perche mi ha fatto piacere di aver conosciuto delle persone così basse. Ilenia


UNA GIORNATA CON LO GNOMO U

n giorno passeggiavo tranquillo nel bosco, quando un

certo punto sentì rompersi un ramo: mi fermo subito mi giro lentamente e vidi uno gnomo. Era basso come la mia gamba, era grasso con tre dita aveva un cappello rosso a punta e aveva le scarpe marroni tutte bucate .Aveva i pantaloncini rotti e con le toppe ; la maglia era verde, coi bottoni gialli e tutta sporca di terra. La faccia era rotonda con una lunga barba e i baffi ricci. Incuriosito gli ho fatto delle domande; mi disse che si chiamava si chiamava Alfred ed io chiesto se parlava la mia lingua. Strano, parlava la mia lingua perfettamente e allora io chiesto dove abitasse e lui portò a casa sua. Quando siamo arrivati ho visto un enorme albero, il più grosso della foresta e in mezzo c’era un’ apertura; ci andammo dentro e scendevamo sempre di più.


Era tutto buio pesto, io avevo un po’ di paura finchè a un certo punto, o visto un po’ di luce quando siamo arrivati o visto un enorme città con tantissimi gnomi. Era davvero immenso. A un certo punto uno gnomo sbatté un martello sul gong e grida: e ora di cena. Sono andata a casa sua ed era bellina e io gli ho chiesto - sei da solo, oppure hai una famiglia? Il signor Martìn rispose: -ho una famiglia ! solo che adesso non c’è! verrano tra 2 ore!. ho una moglie e 2 figli, la casa aveva: il letto rotondo, le finestre con le tende fatte di foglie le aveva fatte sua moglie. Si mangiava cinghiale arrosto aragoste con la salsa di soia, una torta di mele, vitello tonnato e dopo tutti a dormine per tre ore. Quando ci siamo svegliati gli gnomi giocavano a un gioco d’ azzardo bowling e a bigliardo. Anche io sono stato invitato a giocare e mi sono divertito molto. Era ora di tornare a casa; o salutato tutti e non mi sono mai dimenticato quella bellissima giornata. A un certo punto uno gnomo sbatté un martello sul gong e grida: e ora di cena. Si mangiava cinghiale arrosto aragoste con la salsa di soia, una torta di mele, vitello tonnato e dopo tutti a dormine per tre ore. Quando ci siamo svegliati gli gnomi giocavano a un gioco d’ azzardo bowling e a bigliardo. Anche io sono stato invitato a giocare e mi sono divertito molto. Era ora di tornare a casa; o salutato tutti e non mi sono mai dimenticato quella bellissima giornata. Daniele


Una giornata con lo gnomo Un giorno passeggiavo tranquillo nel bosco, quando un certo punto sentì rompersi un ramo: mi fermo subito mi giro lentamente e vidi uno gnomo. Era basso come la mia gamba, era grasso con tre dita aveva un cappello rosso a punta e aveva le scarpe marroni tutte bucate .Aveva i pantaloncini rotti e con le toppe ; la maglia era verde, coi bottoni gialli e tutta sporca di terra. La faccia era rotonda con una lunga barba e i baffi ricci. Incuriosito gli ho fatto delle domande; mi disse che si chiamava si chiamava Alfred ed io chiesto se parlava la mia lingua. Strano, parlava la mia lingua perfettamente e allora io chiesto dove abitasse e lui portò a casa sua. Quando siamo arrivati ho visto un enorme albero, il più grosso della foresta e in mezzo c’era un’ apertura; ci andammo dentro e scendevamo sempre di più. Era tutto buio pesto, io avevo un po’ di paura finchè a un certo punto, o visto un po’ di luce quando siamo arrivati o visto un enorme città con tantissimi gnomi. Era davvero immenso. A un certo punto uno gnomo sbatté un martello sul gong e grida: e ora di cena. Si mangiava cinghiale arrosto aragoste con la salsa di soia, una torta di mele, vitello tonnato e dopo tutti a dormine per tre ore. Quando ci siamo svegliati gli gnomi giocavano a un gioco d’ azzardo bowling e a bigliardo. Anche io sono stato invitato a giocare e mi sono divertito molto. Era ora di tornare a casa; o salutato tutti e non mi sono mai dimenticato quella bellissima giornata. Marco


La meravigliosa vita di Took Ieri mattina il tempo era afoso e molto caldo; allora ho deciso di andare a fare una passeggiata in un bosco incantevole. La volta, formata dalle foglie, era tutta verde e davanti a me si apriva un sentiero sterrato che portava in una dimora molto fresca dove tutte le estati io mi ‘’rintanavo’’ per proteggermi dal caldo. Mentre stavo camminando ho visto davanti a me un ombra al quanto terrificante, ma ero decisa a non farmi prendere dalla perché non era la prima volta che vedevo ombre così particolari. Andavo avanti senza farmi scoraggiare, ma dopo aver fatto due passi, ecco che l’ombra si animava e allora la vidi davanti a me! Così l’identità di quell’ombra si era finalmente svelata; mi sono presa così tanta paura per un dolcissimo e innocuo gnomo!? Incuriosita iniziai a fargli delle domande e la prima che mi è venuta in mente, è stata di chiedergli il nome. Lui mi rispose ‘’mi chiamo Took’’. A primo aspetto, non mi ispirava molta simpatia e fiducia, ma decisi di non basarmi sull’apparenza. Took era abbastanza basso e grassottello ed aveva una puzza pazzesca. Allora gli domandai: ‘’ Caro Took non vorrei sembrarti scortese, ma per quale motivo puzzi così tanto?’’. Lui ripose: ‘’ Perché io sono qui solo per proteggerti dalle persone che ti potrebbero fere male e questa puzza serve per rendere invisibili me e le persone che decido di proteggere; cioè, tu sei qui, ma per gli altri è come se non ci fossi’’ Disse lo gnomo.


Poi soggiunse: ‘’Ora ti porto nella mia dimora’’. Ed ecco che in un ‘’battignomo’’ abbiamo raggiunto la casetta. Esternamente era molto carina, aveva un colore giallo, il tetto rosso e delle finestrine marroni. ‘’Ma Took come faccio ad entrare nella tua casetta, è mignon per un umano!’’ Dissi io ‘’Non ti preoccupare, con una piccola magia, quando entrerai nella mia casa diventerai come me’’ Disse lo gnomo. Dopo essere entrata nella casettina gli feci altre domande, ‘’Come trascorri la giornata solitamente?’’ ‘’ Essendo uno gnomo protettore, devo proteggere tutte le persone che entrano nel bosco. Perché, non da molto tempo, qui vivono degli intrusi che vogliono uccidere coloro che vengono nel bosco solo per farsi una passeggiata’’ Disse lo gnomo. ‘’Ma con chi vivi, hai una famiglia?’’. Gli chiesi ancora: ‘’Ma certo che sì, anche gli gnomi possono avere una famiglia; ho una gnoma (moglie) molto bella di nome Teik e due gnomole (figliole) molto piccole, di nome Vinaly e Cry.’’ Disse Took. ‘’Perché non me le presenti?’’ . ‘’Quando sto lavorando, io non posso stare a contatto con la mia famiglia!’’ Disse lui ‘’ Ma voi gnomi di che cosa vivete’’ Gli domandai. ‘’ Be dipende un po’ di tutto, ma la cosa che più al mondo adorano gli gnomi, sono i funghi!’’ Disse Took. ‘’Ora Took devo proprio tornare a casa, penso che la mia famiglia sia già preoccupata! Ho detto ai mie genitori che stavo via solo un ora’’ ‘’Non ti preoccupare, quando sei sotto la mia protezione il tempo non scorre’’ ‘’ Sì ma ora vado’’ ‘’ Ok sei stata un’amica, Ti aspetto nuovamente’’ Dopo aver salutato Took, ritornai a casa dai miei genitori molto felice perché avevo conosciuto un nuovo amico! Martina


Dartlez lo gnomo Oggi è una bellissima giornata primaverile, quindi decido di andare a fare una passeggiata nel bosco, che si trova vicino al mio paese. Ho appena finito di mangiare e mi sto preparando alcuni panini per la merenda del pomeriggio. Circa trenta minuti dopo, arriva mia nonna, per avvisare mia madre che, nel pomeriggio, sarebbe andata a trovare una sua amica che viveva nel bosco. Allora le chiedo di poter andare con lei. Ci incamminiamo, e arrivate nel bosco, lascio mia nonna dicendole: “Nonna io vado a farmi una passeggiata; quando vai via avvisami, ok?” “Va bene, ti chiamo dopo.” Saluto mia nonna e mi avvio verso il bosco. Penetro tra la vegetazione più fitta, ma mi sento osservata, così mi dirigo verso il mio posto “segreto”: si tratta di due pietre molto grosse, unite tra loro da un gigantesco ramo spezzato in una splendida radura. Mi corico sopra la prima roccia che è molto piatta e comoda, e mi metto ad osservare il cielo. Oggi non c’è nemmeno l’ombra di una nuvola e l’aria era limpida e luminosa. Tutto d’un tratto sento un rumore provenire da dietro di me. Mi alzo di scatto, ma non vedo nessuno; bensì mi pare che un ombra si nasconda dietro uno dei pochi alberi ancora interi nella radura. Mi alzo piano, cercando di non farmi sentire e da dietro l’albero sbuca uno gnomo. Inizialmente, non credo ai miei occhi e penso sia un’illusione. Mi avvicino silenziosamente a quello strano essere: che era molto basso, mi arrivava circa all’anca, aveva la pelle violetto, quasi lilla, barba e capelli erano lunghi e neri come gli occhi che erano di un nero così intenso che potevi vedere chiaramente anche le singole foglie riflesse nelle sue pupille.


Aveva un naso piccolissimo e schiacciato, la sua bocca era normale, sicuramente la cosa più normale del suo corpo. Era muscoloso, quindi la camicia nera a quadretti fucsia, lasciava trasparire i pettorali, una manica era stata strappata, l’altra tagliata per non far vedere la differenza. I pantaloni neri, lunghi quasi quanto un mio paio di pantaloncini, gli andavano così lunghi che coprivano quasi totalmente le scarpe da ginnastica color fucsia. Mi avvicino ancora e gli domando: “Qual è il tuo nome?” “Mi chiamo Dartlez. Posso sapere il suo nome signorina?” “Sì, scusa, mi chiamo Andreha. Dove vivi? Quanti anni hai?” “Io vivo, da 961 anni, in un fungo gigante nel bosco.” “Sei uno gnomo?” “Si.” “Quindi tu non sei un essere umano.” “No non è proprio così; io sono un essere, ma non un uomo.” “E di cosa ti nutri?” “Mi nutro di quel che ti nutri tu, tranne i dolci, che, se mangiati in quantità esagerate potrebbero uccidermi.” “E sei da solo?” “Si, sono rimasto solo io in questo bosco. I miei ultimi compagni sono scomparsi con i cambiamenti climatici di alcuni anni fa.” “Come trascorri le tue giornate?” “Seguimi e lo vedrai.” Mi incammino dietro di lui e, dopo poco, arrivammo a un fungo gigante, come lo gnomo aveva detto: è un fungo così grosso che posso entrarci anch’io, e dubito che gli altri possano vederlo perché mi sembra alquanto improbabile che non l’abbia mai notato nessuno. Entriamo in questo fungo, gigantesco, ma mai quanto quello che si trovava al suo interno: era una villa fungo con tantissime stanze. Allora gli chiedo:“Ma com’è possibile? Fuori non era così non è assolutamente possibile, tutto questo non è possibile!”


“Non mettere mai un limite a ciò che è possibile e a ciò che non lo è, potresti sorprenderti di quanto sbagli.” “Quali altre creature esistono?Intendo creature a me sconosciute.” “Bè, esistono i vampiri, i fantasmi, i diavoli e le fate; anche le streghe esistono, ma loro sono principalmente umane.” “E perché non vi fate conoscere da noi uomini?” “Voi non ci capireste; ci vorreste studiare, e molti esseri come me temono che poi vorrete sterminarci.” “Quindi non siete molti.” “In confronto a voi assolutamente no; ma non perché non ci riproduciamo. Abbiamo fatto molte lotte tra di noi, e c’è stato un periodo in cui gli gnomi e le altre creature a voi sconosciute governavano la terra ma la sete di potere di alcuni popoli ci distrusse, creando molte guerre che ci decimarono. Ora siamo in pochi e, solitamente, viviamo da soli, non più di due in un territorio di 20 Km2 .” “Tu hai sempre vissuto da solo?” “No una volta ero sposato, ma le lunghe guerre arrivarono nel bosco di mia moglie e lei venne uccisa.” “Ah, mi dispiace molto.” “Tranquilla non è colpa tua.” Tiro fuori la merenda e gliela offro, ma mi ricorda che non può mangiare dolci e io avevo preparato i panini alla marmellata. “E tu come passi la tua giornata?” chiedo. “Io mi sveglio, vado a caccia e mi riposo nella mia casetta, pochissime volte ho ospiti e tu sei un eccezione.” “Gli altri gnomi non vengono mai a salutarti?” “Rare volte ma capita, circa ogni 40 anni.” Mi squilla il cellulare. Rispondo. È mia nonna. Le dico che sto tornando e che non mi ero accorta del passare del tempo. Metto giù il cellulare e dico: “Scusa era mia nonna, devo andare, ma prometto che tornerò.” “Certo! Qui la porta è sempre aperta.” “Grazie di tutto, ci rivedremo.” Mi dirigo verso mia nonna ,e non appena arrivo la saluto e ci incamminiamo per tornare a casa. È stata una giornata bellissima.

Andreha


Uno gnomo per amico Un giorno non avevo voglia di fare i compiti, quindi sono andato a fare una passeggiata in un bosco. Quando sono stato tra gli alberi, mi sono accorto di qualcosa che si muoveva, pensando che fosse un animale, ho scrutato meglio ed a un certo punto ho visto qualcosa che inizialmente pensavo che fosse una persona, ma era troppo piccolo e di un colore giallognolo. Mi sono avvicinato, ho visto che stava raccogliendo dei ramoscelli e aveva sulla schiena una grande falce. Gli ho chiesto chi era; lui si girò, mi guardò in faccia e poi subito dopo scappò molto agilmente. Il giorno dopo, alla stessa ora, sono di nuovo andato con un panino per farmi avvicinare, ed era di nuovo lì, ma questa volta stava tagliando un albero. Più in la c’era una capanna e dal camino; usciva del fumo mi sono avvicinato e lui con l’ascia in mano si avvicinava a me. Avevo una grande paura, così gli porsi il panino lui, con uno scatto, lo prese e con la voce rauca e molto bassa mi disse:- Grazie. Gli chiesi chi era e lui mi disse che era uno gnomo. Sbalordito, gli chiesi come si chiamava e lui mi disse che si chiama Shark.


Poi aggiunse che sopravvivere era molto difficile; aveva l’orto e mangiava solo quello che produceva, aveva degli abiti distrutti e usava solo quelli; aveva una casa piccola mal costruita e cadente. Allora il giorno dopo gli ho portato dei vestiti che mi stavano stretti e lo aiutai a ricostruire la capanna, che adesso era grande, comoda, aveva un letto di paglia, un piccolo tavolo e una stufa. Gli portai dei semi per l’orto e gli chiesi perché non si faceva vedere, e perchè stava rintanato sempre in quel bosco. Mi disse che avrebbe stravolto le persone; infatti non è una cosa di tutti i giorni vedere un gnomo che cammina per la strada. Si sarebbero spaventati a morte. Giocammo delle giornate intere a nascondino; era bravissimo a nascondersi e io non lo trovavo mai. Mia mamma mi chiedeva dove ero stato, ma io inventavo sempre frottole. Fu il più grande amico e chi lo sa, forse è ancora lì in collina nella sua capanna. Nicola


Una giornata indimenticabile In una bellissima giornata primaverile io e la mia squadra di mountain bike siamo andati a fare una passeggiata ad Andrate. Arrivati con la macchina ad Andrate abbiamo scaricato le MTB è così le abbiamo prese e ci siamo immessi nel sentiero. Il percorso era pieno di pietre e rovi. Io mi avvicinai un po’ più avanti per vedere se il sentiero era ancora molto impervio. Dopo abbiamo ripreso la passeggiata e ho sentito un rumore molto strano rispetto ai rumori soliti del bosco. Io scesi dalla bicicletta e ho visto una grande caverna piena di oggetti rudimentali. Straordinario! E che io pensavo fosse una caverna di uomini primitivi. Invece all’interno ci vive uno gnomo; io e la mia squadra ci siamo incuriositi, siamo entrati e abbiamo visto uno gnomo con tutta la sua famiglia.


Aveva l’aspetto terrificante e la pelle era di colore verde pieno di peli arancioni, aveva la faccia quadrata e il suo abbigliamento, proprio da gnomo, era composto da scarpe con la punta aguzza, pantaloni corti di colore verde e una maglia di lana a maniche corte. “ Come ti chiami?” Gli chiesi “Mi chiamo Giacobbe “rispose lo gnomo “Scusa, ma di solito che cosa mangi?” “Io mi cibo di tutto ciò che c’è di commestibile in questo bosco.”disse lui, con gli occhi che brillavano. “Ma come trascorri la tua giornata?” “Trascorro la mia giornata , andando in cerca di cibo per me e la mia famiglia”. Alessandro


Alvino un nuovo amico Un giorno io ed i miei amici:Sara,Eric,Dennis,Valentina, Claudio,Giorgia,Mattia,Sarah,Giacomo,Pamela,Francesc o,Martina,Luca,Valeria,Andrea,Alessandro ed Elena ci eravamo preparati per andare al lago. Quando siamo partiti, mancava solo Claudio e Dennis era arrabbiato; allora, andò a cercarlo. Sara lo chiamò e sentirono che era dentro il letto a dormire. Luca andò a casa e lo ritrovò nel letto e disse:<< Claudio svegliati!” Claudio disse:<< Non mi era suonata la sveglia!!”. Il giorno seguente ci siamo svegliati e Luca non era ancora sceso; allora Sara non lo vidi nel letto,Luca si svegliò e vide uno gnomo si spaventò; cercò di scappare, però era circondato dagli gnomi. Sara e Giorgia era molto preoccupate; decisero di andarlo a cercarlo .Lo chiamano sul telefonino ed Luca rispose e gli disse:<<Aiuto!Aiuto!>> Luca fece delle domande a questo gnomo:Come ti chiami, dove vivi, che cosa di mangi e come trascorri le giornate?


Lo gnomo rispose:”Mi chiamo Alvino ,vivo nel bosco qui a fianco,mangio funghi e insetti, e trascorro le giornate con i miei amici gnomi e giochiamo a calcio con l’ insalata arrotolata. Sono alto 90 cm mi sento basso e ho il viso un’ po’ sciupato e i vestiti sporchi”. Il giorno dopo, gli amici di Luca andarono a cercarlo nel bosco,Luca chiamò Eric e gli disse :”Sono al sicuro non preoccupatevi per me ”. Elena e Claudio andarono a cercarlo nel bosco dopo un’ po’ di strada l’ hanno trovato che dormiva è lo portarono via. Luca si svegliò,si trovò nel suo letto,gli amici erano contenti che fosse tornato,è Luca ritornò nel bosco per salutare gli gnomi ed prendere l’ insalata arrotolata. Tutti partirono per andare a casa e vissero per sempre felice e contenti. Il giorno dopo, gli amici di Luca andarono a cercarlo nel bosco,Luca chiamò Eric e gli disse :”Sono al sicuro non preoccupatevi per me ”. Elena e Claudio andarono a cercarlo nel bosco dopo un’ po’ di strada l’ hanno trovato che dormiva è lo portarono via. Luca si svegliò,si trovò nel suo letto,gli amici erano contenti che fosse tornato,è Luca ritornò nel bosco per salutare gli gnomi ed prendere l’ insalata arrotolata. Tutti partirono per andare a casa e vissero per sempre felice e contenti.

Luca


Le giornate nella raduna Una bella mattinata d’inverno ,stavo passeggiando per il bosco quando e davanti a me spunta .Uno gnomo. Io quel giorno presi uno spavento;subito mi girai e corsi verso la strada di casa quando ,all’improvviso spunta davanti a me occhi. Io mi guardo, intorno,terrorizza, senza via di fuga. Intorno a me c’erano solo betulle e piante. Lo gnomo, era basso più di una sedia,aveva dei pantaloni arancioni a strisce viola,una maglia tutta gialla con dei fiocchi rossi e un cappello e delle scarpe verdi. Io gli chiesi cosa voleva da me e lui mi disse:- “Vorrei conoscere gli umani da vicino”. Io gli chiesi: come ti chiami? “Lui mi rispondete” Mi chiamo Enfasio e abito nella raduna qui vicino; se vuoi, ti faccio conoscere tutti i miei amici .Io ci pensai un attimo e decisi di andare con lui. Arrivai alla raduna dove tutti erano bassi e , mio offrirono un dolce buonissimo che si chiamava il fontumen . Enfasio mi racconta come trascorrono le giornate:”Lavoro nei loro giardini coltivando verdure e cereali, raccogliendo frutta, pascolando le pecore: i bambini giocano nei prati fioriti”poi lo gnomo aggiunse:- E’ una raduna di felicità e armonia”.


Io ogni mattina andai a trovare Enfasio e tutti i suoi amici che erano ben felici di ospitarmi nella raduna della felicutà . Da tutti in quel luogo imparai molte cose utili e importanti , ma soprattutto capii che è importante volersi bene. Valentina


Uno gnomo impertinente Un giorno,

Luca, Mattia , Andrea ed io siamo andati alla pista di moto cross dove siamo soliti andare con i nostri rombanti motorini per allenarci e, dopo aver fatto due o tre giri, proprio in fondo a una discesa, sbucò dal nulla uno gnomo. Arrivando a folle velocità, frenammo di colpo per non investirlo e lui per lo spavento rimase come di sasso. Io gli urlai: “Cosa ci fai in mezzo alla pista ? Spostati! Potevamo anche investirti.!!! Poi, quando passò a tutti lo spavento, io gli chiesi: “Come ti chiami?” “Mi chiamo Eric” rispose lo gnomo, che indossava dei pantaloni stranissimi a quadretti galli e blu e, al posto della maglia, aveva una pettorina e ai piedi calzava delle scarpe da elfo. Eric, lo gnomo, abitava in un bosco dentro a una quercia secolare : “Un giorno, arrivò un boscaiolo e tagliò la grande quercia che era la mia casa; allora dopo questo spavento, decisi di andare nei boschi a spaventare le altre persone e magari fermarmi lungo la strada a raccogliere dei vermi come pasto. Mentre andavamo a casa, passammo attraverso una via secondaria e lui salto di nuovo all’ improvviso; così io mi stufai e gli dissi:


“La pianti di sbucare all’ improvviso tutte le volte ci fai prendere degli spaventi vattene e non farti mai più vedere capito!!!!!!! . Dopo due minuti arrivò Claudio e disse che cosa ti gridi pagliaccio. Poi arrivammo in paese e vedemmo .Valentina e Dennis, cric e Valeria, Alessandro e Elena, Sara ,jioanna e Daniele, Ilenia e Claudio, Giacomo e Pamela, marco e chiara Giovanni e Giorgia. Mentre stavamo andando a casa incontrammo di uovo sto gnomo basta mi ai rotto le scatole presi una pala e lo rincorsi fino al naviglio e con una palata lo buttai nel naviglio e dissi ai miei amici finalmente ci siamo liberati di questo gnomo evviva !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! E poi tutti insieme festeggiammo. Francesco


Pippo lo gnomo

Un bel giorno estivo,mentre stavo passeggiando nel bosco,sentii dei rumori strani dietro ai cespugli. All’inizio, ero certa che fosse stato un animaletto però, poco dopo, sentii anche una vocina che si lamentava. Subito mi spaventai perché quella vocina era molto strana,ma poi mi incuriosii e,piano piano,andai a vedere. Mi sporsi sul cespuglio per vedere chi si nascondeva dietro. All’inizio non vidi nessuno; però,quando abbassai lo sguardo, scorsi un bambino stranissimo che si era incastrato nel cespuglio. Lo aiutai ad uscire e,appena lo potei osservare meglio,mi venne un colpo. Era così basso che mi arrivava solo alle ginocchia,era abbastanza paffutello e il suo viso simpatico mi faceva ridere. Aveva le orecchie a sventola,una lunga barba grigia,un cappello rosso a punta, un vestito verde con una cintura marrone e,ai piedi,aveva delle scarpe stranissime,con la punta rivolta all’insù. Capii subito che era uno gnomo e quando mi ripresi dallo spavento gli chiesi come si chiamava e lui mi disse che il suo nome era Pippo.Cominciammo a parlare e capii subito che era simpatico. Dopo un po’ gli chiesi incuriosita dove viveva e lui mi disse che abitava in una tana di quel bosco vicino ai suoi amici gnomi e mi invitò a visitarla. Era uguale ad un casa degli uomini soltanto che era molto più piccola e fui costretta a guardarla solo dalla finestra perché non riuscivo ad entrare dalla miniporta.


Davanti a tutte le case c’era un cortile dove gli gnomi giocavano a calcio,a pallavolo e saltavano la corda. Quando uscì Pippo,mi venne in mente una domanda da fargli. Gli chiesi che cosa faceva dietro al cespuglio quando lo avevo trovato e lui mi disse che stava cercando dei funghi e dei frutti da mangiare alla sera. Raccontò anche che lui passava le giornate con i suoi amici a giocare,oppure andava a cercare il cibo per il bosco senza farsi vedere dagli uomini. Poi mi chiese se volevo giocare con lui e io ovviamente risposi di sì perché non è cosa da tutti i giorni giocare con uno gnomo,ma c’era un problema:non potevamo giocare insieme se io ero molto più grande di lui. Così Pippo andò a casa sua e mi regalò un barattolo pieno di una polverina magica che faceva rimpicciolire e,dopo avermela buttata un po’ addosso, io diventai piccolissima e così giocammo insieme. A fine giornata,mentre stavo per salutare Pippo, ritornai normale e promisi al mio nuovo amico che il giorno dopo sarei ritornata da lui per continuare a divertirci insieme. Chiara


Una giornata da gnomo Un giorno d’estate, mentre passeggiavo per un bosco, sentii dietro ad un cespuglio un rumore strano e abbastanza spaventata, mi avvicinai lentamente. Uscì dal cespuglio uno gnomo piccolo, cicciottello ,con la pelle color verde , gli occhi rossi , i capelli tutti arruffati e sporchi. Indossava un cappello buffo dalla forma strana e curvilinea , una salopet rossa , portava delle calze a strisce verde chiaro e verde scuro , le scarpe azzurre con la punta arrotondata e infine una campanellina che a ogni passo faceva rumore. Io impaurita, ma anche un po’ curiosa, incominciai a fargli delle domande : “Come ti chiami?” E lui mi rispose in modo grossolano “Mi chiamo Ugo”. “Ma da dove vieni?” La mia città natale è Meraviglia, ma io da tre secoli abito qui. Ogni tanto vienimi a trovare ,abito con mia figlia sotto la cima del grande salice a sud est del tuo paese …… Io gli chiesi se voleva un pezzo di cioccolato e lui mi disse che mangia solo un fiore speciale che si trova nella palude chiamata “La notte delle creature!” Sempre più incuriosita, gli chiesi: Ma come trascorri la tua giornata? e lui rispose: tutte le mattine alle 5:00 mi sveglio e vado a cogliere quel fiore che mangio, chiamato : Derelictus . Torno verso le 9:00 e poi preparo la cena per mia figlia e per me, poi tutti i pomeriggi vado a cogliere del pan pesto che è un pane tipico che facciamo noi gnomi . Incuriosita dalle sue parole, chiesi” ma non hai una moglie ?” e lui mi rispose a bassa voce : “Il falco del signor Sesar la presa ed ora non so se è prigioniera o se è morta”. La prima domanda che mi venne in mente fu:” ma chi è questo signor Sesar?” Sussurrai un mi dispiace, mentre lui fingeva di fare il duro, mentre invece si vedeva che aveva gli occhi pieni di lacrime. Imperterrita, ma anche un po’ stupida,continuai a fargli domande.


E lui rispose seccato : “é il signore delle tenebre ed è colui che odia gli gnomi e gli rinchiude dentro una gabbia e poi li usa per fare le sue pozioni ed è per questo che non so se mia moglie è viva. Ormai è un secolo che è stata rapita…. Io finalmente capii che non voleva parlare di lei, così lasciai perdere….. Lui se ne andò, dicendomi che doveva andare a casa da sua figlia e mi saluto!! Il giorno dopo, andai a casa sua, bussai e mi venne ad aprire una gnometta, piccolina con gli occhi azzurri e le treccine bionde. Portava un vestitino rosa, mi chiese con una voce molto dolce : “Chi è?” Ed io risposi: Sono una amica di Ugo. Lei mi apri e, prima di entrare, mi diede una pozione per farmi rimpicciolire ,sennò non sarei riuscità ad entrare…. Incominciai a parlare con Ugo dicendogli che volevo salvare sua moglie dalle grinfie di quel mostro e lui triste mi rispose: “Grazie del tuo aiuto, ma oramai ho finito di combattere è inutile, mia moglie è morta! Arrabbiata risposi: “Non l’hai capito. Tua figlia ha ancora bisogno di una madre, e lui rispose hai ragione. Il giorno dopo, andai con lui sul monte dove viveva il signior Sesar ; lui dormiva e, vicino, c’era una gabbia piccola con dentro una gnometta . Ad Ugo si illuminarono gli occhi; era proprio lei, sua moglie!! Ugo si precipitò giù con una fune io gli dissi che era troppo pericoloso, ma lui imperterrito proseguì ma li lo aspettava un gatto, che per la gioia del padrone, catturava gli gnomi. Lo prese di gran forza e lo mise nella gabbia con sua moglie; loro due si riconobbero e si baciarono appassionatamente. Quando Sesar si svegliò li prese e disse : ora li abbiamo tutti e due. La loro vita era nelle mie mani, dovevo agire subito e in fretta; allora mi precipitai e incominciai a guardarmi intorno. Il signor Sesar era piccolo e tozzo, mentre io lo immaginavo alto e robusto. Lui mi vide e cercò di scappare, ma non ci riuscì. Lo presi e lo imprigionai in una gabbia e gettai via la chiava,Poi gli dissi : Ora sei imprigionato qui per sempre; La stessa cosa feci con il gatto. Successivamente liberai tutti gli gnomi, che mi ringraziarono e mi dissero. Quando vuoi, vieni a trovarci !!!! Le nostre porte per te sono sempre aperte! Io me ne andai e tornai a casa. Alla fine mi ritrovai nel mio letto con gli occhi spalancati avevo capito che quello era stato solo un sogno .Ero molto delusa di questo, ma mi ricordai che la figlia di Ugo mi aveva regalato un braccialetto , subito mi guardai il polso e mi scappò un sorriso…. Sì, non era stato un sogno: il braccialetto era proprio lì, sul mio polso!

Elisabetta


Un incontro nel bosco Ieri

era una bella giornata e decisi di andare nel bosco. Mentre passeggiavo, tranquillamente, da dietro un albero si vedeva un’ombra strana. Era uno gnomo molto piccolo, con gli occhi rossi, le scarpe marroni ed erano molto grandi per sue piccole gambe. Aveva i capelli marroni, ed era molto grasso. Io gli chiesi come si chiama e lui mi rispose che si chiama Facebook ; e cosi abbiamo cominciato a parlare. Lui mi raccontò tutto della sua vita. Mi detto: che vive sotto terra, il suo cibo preferito sono i coleotteri e le formiche. La sua giornata comincia facendo un giro nel bosco, poi torna a casa e pulisce tutte le stanze, dopo mangia qualcosa e poi esce per pulire il bosco. Lui raccoglie tutti i funghi e i frutti di bosco, poi va a visitare i suoi amici e torna a casa a guardare la tv. Infine va a dormire. Ed è quello che fa tutti i giorni. Joanna


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