Buco nell'ozono

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Indice: Buco

dell'ozono in generale I

Effetti Le

CFC sulla vita

radiazioni ultraviolette, raggi UV Andreha Gelli 3^A


Il buco nell'ozono è una riduzione dello strato di ozono stratosferico che si verifica in primavera sopra le regioni polari. La diminuzione può arrivare fino al 70% nell'Antartide e al 40% nella zona dell'Artide. Il termine può venire utilizzato per indicare l'assottigliamento dello strato di ozono della stratosfera che si è cominciato a studiare e rivelare a partire dalla fine degli anni settanta.

Lo strato di ozono (O3) funge da filtro per le radiazioni ultraviolette: infatti assorbe del tutto la loro componente UV-C, e per il 90% la UV-B. Gli UV-A non risentono molto dell'atmosfera, ma d'altronde sono poco attivi biologicamente. Quindi la dose di radiazioni UV-B che raggiunge la superficie terrestre dipende dalla concentrazione di ozono in atmosfera. Le radiazioni UV-B possono essere dannose per la pelle (melanomie e altri tumori) e per gli occhi, causare una parziale inibizione della fotosintesi delle piante (con conseguente rischio di diminuzione dei raccolti) e distruggere frazioni importanti del fitoplancton che è alla base della catena alimentare marina.


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Una delle cause della riduzione dell'ozono sono i clorofluorocarburi. I clorofluorocarburi sono una famiglia di composti chimici inizialmente derivanti dal metano e dall'etano per sostituzione degli atomi di idrogeno con atomi di alogeni (cloro, fluoro, bromo). Chimicamente questo tipo di composti appartengono alla famiglia degli alogenuri alchilici. Per indicare questi composti chimici viene spesso usata la sigla CFC o con il nome di freon. Questo tipo di composti viene sintetizzato a partire dal 1931 e trovando inizialmente applicazione come fluido refrigerante nei cicli frigoriferi a compressione e nelle bombolette spray. Alcuni di questi composti, particolarmente quelli contenenti cloro sono stati banditi dal protocollo di Montreal del 1990, eccetto che negli usi per cui non si possono trovare gas sostitutivi.


Lo strato di ozono assorbe quasi tutte le dannose radiazioni ultraviolette, in particolare quelle chiamate UV-B. Quindi, se lo strato si riduce, aumenta la quantità di radiazioni che raggiunge la superficie terrestre. Queste radiazioni, in quantità minime non sono dannose, anzi sono utili: per esempio, sono importanti nella formazione della vitamina D negli umani. A dosi maggiori, però, questi raggi ultravioletti hanno effetti deleteri su tutta la vita: microrganismi, animali, piante, addirittura le materie plastiche risentono dei loro effetti. In particolare, negli uomini esposizioni prolungate a radiazioni ultraviolette sono associate con: tumori alla pelle, melanomi, carcinomi (e associate mortalità; maggiore è l'esposizione, maggiore può essere la gravità della malattia, soprattutto nei bambini);

danni agli occhi, cecità, cancro e cataratta;

alterazioni del sistema immunitario; Anche gli animali sono soggetti a danni simili: carcinomi associati all'esposizione solare ambientale sono stati riscontrati in cavalli, gatti, cani, capre, pecore e nel bestiame in generale.


La radiazione ultravioletta (UV o raggi ultravioletti o Luce ultravioletta) è una radiazione elettromagnetica con una lunghezza d’onda immediatamente inferiore alla luce visibile dall'occhio umano, e immediatamente maggiore di quella dei raggi X. Il nome significa "oltre il violetto" (dal latino ultra, "oltre"), perché il violetto è l'ultimo colore visibile dello spettro percepito dall'uomo, quello con la lunghezza d'onda più corta. L'UV può essere suddiviso in UV vicino e UV estremo. Quando si considera l'effetto dei raggi UV sulla salute umana, la gamma delle lunghezze d'onda UV è in genere suddivisa in UV-A , UV-B e UV-C . Il Sole emette luce ultravioletta in tutte e tre le bande UV-A, UV-B e UV-C, ma a causa dell'assorbimento da parte dell’ozonosfera circa il 99% degli ultravioletti che arrivano sulla superficie terrestre sono UV-A. Infatti praticamente il 100% degli UV-C e il 95% degli UV-B è assorbito dall'atmosfera. Molti animali tra cui alcuni insetti, come le api, possono vedere l'ultravioletto vicino, e i fiori hanno spesso colorazioni a loro visibili.


Raggi e onde elettromagnetiche

Dal 1979 ad oggi


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