Archivio Progetto Casa Morra - Casa Morra e Città

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Casa Morra e Città Di Pasquale Persico e Pasquale Napolitano

La globalizzazione dell’economia e lo sviluppo delle città metropolitane, che sono in concorrenza tra loro, comporta una nuova idea di città. C’e’ la necessità costante di ripensare come intervenire positivamente sulla configurazione della sua immagine. L’arte corre più della bellezza e non a caso da diversi anni nei programmi strategici delle città l’arte entra nella pianificazione strategica ma anche i privati , in maniera autonoma, svolgono un ruolo pro-attivo nel definire la città creativa. Peppe Morra, prima come gallerista e poi con la Fondazione , ha sempre indagato e promosso momenti nuovi di consapevolezza sull’opportunità offerta dall’arte che apre gli occhi e produce asimmetria nelle emozioni. E’ stato così che a Napoli si sono accumulate esperienze d’arte e vicende artistiche che oggi contribuiscono ad una nuova narrazione della città. Egli non ha aspettato le lusinghe dei finanziamenti per l’arte ma ha amato le sperimentazioni dell’arte capace di produrre pensieri nuovi credendo fin da subito che aprire laboratori ed archivi sull’arte fosse la strada del futuro delle città e della sua Napoli in particolare. La storia delle sue attività, della nascita del Museo Nitsch e il cambio di scala delle attività recenti della Fondazione Morra segnalano una tensione costante d’amore per le arti e di ricerca sul loro ruolo evolutivo nel produrre umanità ed urbanità, ancora tutta da comunicare e produrre. La proposta fatta all’amministrazione comunale di Napoli nel 2008 nell’ambito del progetto PIU Europa di quartiere dell’arte apriva un solco nuovo di intervento in città, prospettando un approccio innovativo al tema della rigenerazione urbana. Un quartiere si fa città è stato lo slogan partecipativo chiesto a tutte le componenti della città-quartiere per riposizionare aspettative e progettualità. Il Comune con delibera d’acquisizione al patrimonio del complesso “Le Cappuccinelle” riconosce nella Fondazione Morra l’interlocutore capace di interloquire come privato con il settore pubblico e le attività informali creative che intanto si propongono in maniera diversa sui temi del fare città. Ma come detto in precedenza l’arte corre più veloce del progetto di città e vive il presente con occhi diverse, Gli archivi e le collezioni Morra cercano una nuova casa ed a Materdei nasce Casa Morra , una casa città che è monastero e certosa aperta in cerca di certosini erranti desiderosi di nuove consapevolezze sul tema della ricerca e della conoscenza sui temi delle arti visive e delle avanguardie del contemporaneo. Non è un progetto interrogativo sul materiale d’arte accumulato nel tempo con una proiezione nel tempo futuro del rapporto tra arte e contesto urbano, ma una domanda nuova di bisogno di urbanità. Cultura e spazio urbano cercano temi nuovi di confronto ed il Museo come proposta ha le mura strette . C’è bisogno che il

progetto di comunicazione e ricerca sia sempre attraversato dal presente: ecco il progetto cento anni di arte contemporanea che proietta nel tempo futuro la domanda innovativa per la città , fino ad immaginare che l’accumulo di esperienze si travasi poi nella città metropolitana come patrimonio collettivo di consapevolezza e conoscenza, rinnovare il capitale sociale della città e fovorive la nascita di un capitale cognitivo e strategico. La formula inventata della Fondazione del gioco dell’oca nel tempo futuro propone una visione a spirale dell’apprendimento e la rilettura del rapporto Io arte dell’artista- Noi città dei visitatori viene proposta in forma dinamica- interattiva fino a sviluppare nuovi protagonismi della rete in formazione del quartiere e della città; questa rete è già network attivo che si propone in maniera evidente con atteggiamenti innovativi sul tema della rigenerazione dei luoghi urbani (vedi diverse esperienze nel quartiere ed anche in altri ambiti della città metropolitana nelle arti e nelle arti applicate). Questa volta il progetto di auto committenza della Fondazione viene riconosciuta dall’Amministrazione e nel tempo dai ricercatori ed utenti dell’arte, perché si inserisce tra i desideri progettuali del piano regolatore che vede in un manufatto urbano che produce cultura ed innovazione sociale uno standard desiderato per il quartiere. La città ha bisogno di standard fisici ma come nel caso delle scuole i quartieri hanno bisogno di nuove scuole fondamentali che sappiano parlare di città e di contemporaneità della vita che verrà. Il Progetto Casa Morra degli Architetti dello Studio Pica Ciamarra associati ripercorre sollecitazioni innovative per una maggiore , forse ottimale ricerca, del rapporto architetto –artista e si sottopone ad uno stress ne rapporto capabilities-competenze anche in considerazione della domanda di Utopia che viene dalla Fondazione Morra e dai suoi archivi viventi di arte contemporanea. Il progetto Casa Morra allora allarga la prospettiva di quanto può avvenire in una città che cerca nuovi orizzonti di collaborazione tra arte architettura e cultura, città che rifiutando impegni meramente decorativi o aggiuntivi apre a processi sociali inattesi . Si apre la prospettiva di non accontentarsi più dell’apposizione di opere d’arte immobili in edifici conclusi o di opere d’arte nel contesto urbano definito (arte cosiddetta pubblica) ma di riconsiderare il ruolo dell’arte e degli artisti in una nuova visione di responsabilizzazione immaginativa e professionale nella riprogettazione dell’immagine urbana, con una ricerca di nuovo umanesimo oramai indispensabile. Si tratta anche di elaborare un valore economico aggiuntivo più in linea con i nuovi indicatori di benessere non più legati al solo PIL ma capaci di stare nella complessità con occhi nuovi e con una approccio dialettico tra arte e città che non escluda una cooperazione dinamica aperta all’innovazione ed alla creatività spiazzante.






PENSIERO¬75,ANGOLARE¬ * (¬CI77À:¬Il caso Quartiere Avvocata / Quartiere dell’Arte “Domani sarò quartiere e inventerò il nuovo museo della Città Creativa e domani mi chiamerò Napoli” (dal Manifesto per Napoli di Pasquale Persico e Ugo Marano)

one, è la modalità fondamentale attraverso cui l'uomo conosce e interpreta meno pensare. Sono necessari sempre almeno due punti di vista: la cono scenza non è possibile senza la condivisione consapevole dei pensieri.

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(Wasserman, Faust 1994)

per conoscere un qualsiasi soggetto non si può prescindere dall'osservazione della sua interazione con il mondo esterno. Infatti quando interpretiamo un'azione, un discorso o un pensiero lo facciamo inserendoli in una rete olistica di altre azioni, discorsi e attraverso la triangolazione.

Il progetto del Quartiere dell'Arte muove i primi passi in seguito alla presentazione della candidatura da parte della Fondazione Morra, appena insediantesi nel quartiere (nel Villaggio di Salita Pontecorvo) per mezzo del museo monografico dedicato ad Hermann Nitsch – una sorta di “cattedrale laica”, con le parole degli ideatori – al progetto “Più Europa” del 2008 presso il Comune di Napoli, per la concessione di un finanziamento POR per lo svolgimento di attività culturali e di coesione sociale. Unitamente a ciò, il progetto si pone da subito come finalità quella di operare alla stregua di un motore di coesione territoriale grazie all’utilizzo dei linguaggi dell’arte e dell’urbanistica al fine di cucire insieme le numerose realtà associative, attive già da anni sul territorio di Montesanto e dell'Avvocata, ma mai coese all’interno di un soggetto di governance formale. La rete associativa su cui il progetto si innerva – ed in specie la situazione territoriale a questo preesistente – si presenta come una rete di collaborazione informale intorno ai temi dell’arte contemporanea che, seppur capace di mettere in rete la “Fondazione Morra” con altri soggetti di varia natura istituzionale in una logica di network, risulta meno tesa alla definizione di un ambito di azione territoriale. In questa prima fase anche il “Forum Tarsia” – un'associazione di abitanti della zona Tarsia, Pontecorvo, Ventaglieri e delle zone limitrofe che opera nel quartiere Avvocata di Napoli – ed altre associazioni del quartiere hanno preso parte alle iniziative costituende del Quartiere dell'Arte ed al contempo, la Fondazione Morra si è distinta per il suo ruolo propulsivo, in particolare segnalandosi per la promozione di una serie di seminari e lezioni aperte sui temi dell'urbanistica e dell'arte come medodologia di pianificazione debole. Questi incontri, coordinati da Pasquale Persico e Francesco Coppola, si proponevano l’obiettivo di verificare il grado di collaborazione tre le associazioni attraverso una metodologia interdisciplinare. A questi incontri presero parte anche soggetti come il “laboratorio di management di area vasta” dell’ANCE di Napoli (che pure figurava come soggetto proponente capofila di un’altro progetto “Più Europa”), e lo STOA' S.C.p.A. – quest’ultimo peraltro intraprese, nell’ambito del progetto del “Quartiere”, anche un’attività di ricerca e di istituzione di stage per i propri specializzandi al master di organizzazione aziendale del 2011. Il tentativo di questa fase è stato quello di ridisegnare su quest'area nuovi percorsi di natura creativa, proponendo un modello sostenibile e reversibile, in cui i contenitori culturali diventano elementi strategici di sviluppo urbano, soggetti votati ad intercettare nuove vocazioni dialogando dinamicamente con la stratificazione ambientale, architettonica e sociale pregressa, rilanciando altresì il tema della partecipazione pubblico-privato esteso alle associazioni che vanno svolgendo attività informali ma attive sui temi della creatività sociale. Questi nuovi contenitori culturali si configurano come “luoghi teatro di socialità, piattaforme di cultura diffusa, spazi di sperimentazione di esperienze creative condivise e diventano i nodi della trama di relazioni [...] attorno alle quali ricostruire un paradigma di nuovi valori collettivi da tradurre, attraverso il linguaggio dell'arte, in forme e segni di una rinnovata identità del territorio” (Persico 2013). La sfida lanciata dal Quartiere dell’Arte ad una visione meno comunitaria e laboratoriale di intendere la città fonda il suo senso su visioni altre della rigenerazione urbana, giacché è diverso, alla base, il principio che ne organizza la struttura. Da questa prospettiva, il legame tra gli spazi dell’arte e la città assurge a plesso nevralgico di ogni possibile progetto di riforma dell’esistente: se il processo di risignificazione dei luoghi vuole ambire a risultati durevoli, deve riconoscere all’arte la sua funzione di medium privilegiato dello svelamento della natura degli spazi. Un contenitore culturale – uno spazio fisico e simbolico capace di accogliere e mettere in rete saperi e strumenti della produzione creativa – meglio di ogni altro dispositivo può rivelare, per mezzo di un’epifania del fare, il genius loci di una specifica area urbana. È d’altra parte necessario riconoscere la natura magmatica della città, la sua essenza proteiforme, non statica e, per ciò stesso, sempre in divenire. Il Quartiere dell’Arte è pensato, in ultima analisi, come un laboratorio a cielo aperto, un’idea che mira a identificarsi, al limite, con l’intera estensione del perimetro cittadino: un’alternativa al canone con cui la città, in genere, comprende se stessa. È in questo senso che il Quartiere dell’arte pone l’attenzione sulla dimensione del “processo” giacché è processuale la dinamica della costituzione identitario-relazionale di un luogo e dei gruppi umani che lo abitano: tale dialettica – basata su di un rapporto inestricabile tra questi due poli (Berger, Luckmann 2007) – se vuol compiersi con successo, deve riconoscere i tempi lunghi dell’interiorizzazione dei significati che una ristrutturazione di un luogo inevitabilmente porta con sé. Lo spazio di possibilità che una visione come questa dischiude – ispirata da una logica triangolare – deve caricarsi dell’onere della sua realizzabilità, della sua messa in forma: ha perciò costituito decisiva importanza rimetterci all’esperienza del Quartiere dell’Arte per come esso è stato concepito, per l’ethos che ne ha animato la nascita, lo sviluppo e l’implementazione. Va da sé, essendo questo un processo in progress, che particolare attenzione è posta sulle spinte che ne hanno promosso l’urgenza ma altrettanta è posta sugli ostacoli che ne hanno rallentato l’emergenza. Come il tema della fattibilità amministrativa, che ha rallentato il processo di networking con il Comune ed il Demanio – attori che alla luce dei fatti hanno svolto un ruolo non pro-attivo rispetto ai temi del federalismo demaniale. A tal proposito, gli ostacoli principali – sia da un punto di vista istituzionale che delle relazioni umane – hanno riguardato il tema della valorizzazione dei beni demaniali. Nello specifico, il complesso dell’ex Convento delle Cappuccinelle – già carcere minorile Filangieri, in Salita Pontecorvo – la sede che dovrà ospitare una quota rilevante del progetto, è di proprietà del Demanio e, al momento, non risulta essere utilizzato da quest’ultimo. Soltanto nel 2015, in attuazione delle procedure previste dall’art. 5 comma 5 del D.Lgs 85/2010, il Comune è stato finalmente in grado di deliberare il suo interesse di acquisizione al patrimonio indisponibile e l’eventuale destinazione al Quartiere dell’Arte: tuttavia, allo stato attuale, la delibera di giunta non è ancora stata discussa in Consiglio Comunale. Nonostante gli ostacoli amministrativi e l’incessante trasformazione che investe il capitale sociale e culturale del quartiere, il progetto procede indifferente al tempo lungo della burocrazia – tutti motivi questi che, d’altra parte, orientano quest’ultimo verso una dimensione maggiormente informale piuttosto che vederlo confluire in un suo riconoscimento istituzionale. Nella fase attuale il progetto viene ri-configurandosi attraverso altre espressività, che compongono una rete densa di legami deboli, e che vedono incanalata la propria forza per mezzo di nuove storie di rigenerazione urbana – come nel caso di Casa Morra: progetto di attivazione, disseminazione e tutela attiva di una delle più grandi collezioni di arte contemporanea cittadina che fungerà, già da ottobre 2015, da importante vettore culturale e che troverà sistemazione presso il Palazzo Cassano Ayerbo D'Aragona a Mater Dei: “Giuseppe Morra, anche come gesto di restituzione affettiva, rompe quel tipo di silenzio e congiunge culturalmente le opere donate a quelle già in suo possesso e tutte queste a quelle di altri collezionisti, per farle uscire dalla sua casa-città. L’arte ripropone il tema del luogo; arte, architetture e paesaggi chiedono un dove, per contrapporre ai titoli come territori, trasparenze, luce, colore, silenzio, vuoto, grido, traccia, museo , un campo d’emozioni e di impressioni. Riproporre il rapporto “buio” con le emozioni è metafora e metodologia di ricerca: il viaggio di andata e ritorno dalla Medina dell’arte contemporanea per una nuova ecologia dell’arte contemporanea è appena cominciato e casa Morra è città fertile, felice che invita a stare in città”. (Dal manifesto del progetto Casa Morra)

Fig. 1 - Fase 1

STOA’

Qualità della rete: Informale

Fondaz. Morra

ANCE

Forum Tarsia

Attività della rete: -Seminari - Attività artistico-culturali

L’osservazione della fase attuale del progetto del Quartiere dell'Arte, evidenzia il passaggio da tendenze di riconoscimento istituzionale ad una configurazione maggiormente prossima ad una vera e propria smart community, per definizione caratterizzata da confini fisici più ampi e sfumati: d’altronde, volendo individuare un criterio adeguato per misurare “l’intelligenza” di una comunità, dovremmo rimetterci ad un parametro qualitativo in virtù del quale, maggiore è la capacità “adattiva” di un sistema in transizione pronto a “mettersi in gioco” al fine di trasformare le criticità in opportunità, superiore deve essere stimato il livello di questa “intelligenza” – secondo una relazione, in ultima analisi, di proporzionalità diretta. Il Tema del Quartiere dell’arte vedeva la luce in un periodo nel quale il concetto di area metropolitana era ancora di là da venire: oggi andrebbe forse rilanciato il claim: Un Quartiere si fa città ma con un altro respiro – componente di una area vasta dello spazio metropolitano che chiede di essere città creativa, sul modello di altre città europee che contemplano porzioni di città a forte dinamicità sociale e progettuale, all’interno di una idea di città come infrastruttura complessa che produce reti, così come previsto dalle linee guida del programma europeo di cooperazione territoriale URBACT II, che in particolare nella Rete tematica Heritage as Opportunity, di cui Napoli fa parte proprio con alcune delle realtà censite come nodi della rete del Quartiere dellArte. Il tentativo sarà quindi quello di sviluppare, in un’ottica di network europeo, strategie di gestione integrata e buone pratiche per favorire l'equilibrio tra conservazione del patrimonio dei centri storici urbani e il loro sviluppo socioeconomico per aumentare la competitività delle aree della città antica.

Fig. 3 - Fase 3 Rete URBACT II

Fig. 2 - Fase 2

Fondaz. Donnaregina

STOA’

Casa Morra

ANCE

Fondaz. Morra

Ass Coop. Alice

Forum Tarsia

Centro Sociale DAMM

Le Scalze

Accademia di Belle Arti

Qualità della rete: Formale Attività della rete: -Seminari - Attività artistico-culturali - Partecipazione a progetti finanziati - Istituzione di una sede del progetto

Fondaz. Morra Le Scalze

Q.I.

Qualità della rete: Informale Forum Tarsia

Attività della rete: - Attività artistico-culturali - Partecipazione a progetti finanziati - Partecipazione a reti internazionali - Parteciapzione a reti istituzionali sui temi dell’arte contemporanea






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