Dizionario dei presentatori televisivi italiani

Page 1

In copertina: © RAI - su licenza Fratelli Alinari

Roberto Palmieri

Il 3 gennaio 1954 la rai trasmetteva per la prima volta. Da allora sono passati più di cinquant’anni. Attraverso il piccolo schermo abbiamo visto cambiare la nostra società. Abbiamo assistito alla nascita della tv commerciale e poi di quella satellitare. Siamo passati dal varietà alla “tv-verità”, fino alla tanto chiacchierata “tv spazzatura”. Ecco dunque un dizionario che, esaminando i maggiori protagonisti del piccolo schermo, i presentatori, passa in rassegna tutta la storia della televisione italiana attraversando epoche e stili diversi. Lontano da pretese “didascaliche”, questo testo, ironico, tagliente, volutamente “di parte”, non risparmia critiche verso niente e nessuno. Ecco dunque che dietro alla forma schematica del dizionario – rigorosamente in ordine alfabetico – si viene a tracciare un “racconto”, godibilissimo, di un pezzo della storia del nostro costume.

Roberto Palmieri

DIZIONARIO DEI PRESENTATORI TELEVISIVI ITALIANI

DIZIONARIO DEI PRESENTATORI TELEVISIVI ITALIANI

Roberto Palmieri nasce a Fermo il 26 luglio del 1984. Dopo il diploma al liceo scientifico si iscrive alla facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università di Macerata. Nel frattempo collabora con alcuni giornali locali e scrive per diversi blog. Dopo aver conseguito la laurea, si trasferisce a Roma, per iscriversi alla facoltà di Lettere di Roma Tre, dove attualmente frequenta il corso di specializzazione in editoria e giornalismo. Da giugno 2008 collabora con la casa editrice Casini Editore, per la quale hacurato la stesura de Il Dizionario delle nuove religioni, già pubblicato in questa stessa collana.

ISBN 978-88-7905-133-0

Casini Editore www.casinieditore.com info@casinieditore.com

Cover_garamond.indd 1

06/08/2009 15.45.42


Vision

dizionario_pres_A_C.indd 1

06/08/2009 14.29.42


dizionario_pres_A_C.indd 2

06/08/2009 14.29.42


DIZIONARIO DEI PRESENTATORI TELEVISIVI ITALIANI a cura di Roberto Palmieri

Casini Editore

dizionario_pres_A_C.indd 3

25/08/2009 15.23.27


Š 2009 Valter Casini Edizioni www.casinieditore.com ISBN 978-88-7905-133-0

dizionario_pres_A_C.indd 4

06/08/2009 14.29.42


A AGOSTI Lucilla. Fra le nuove promesse della nostra TV, la “bionda anomala” Lucilla Maria Clara Agosti (Milano, 1978) debutta in TV nel 2001, nel programma musicale Azzurro (Rete A), appena conclusi gli studi da attrice. Spigliata, autoironica, molto carina (qualcuno l’ha definita “la Primavera del Botticelli col fisico da atleta”), le vengono presto affidati nuovi programmi, tra cui Guelfi e ghibellini su Raidue (2004). Con la nascita di All Music abbandona la conduzione di Azzurro per occuparsi di moda con All moda, a cui seguono Classifica di... (dove intervista, con garbo e vivacità, personaggi dello spettacolo sulle loro preferenze musicali), l’itinerante Flycase e Tutti nudi…, il programma di stripper dilettanti che la vede commentare negli abiti di una geisha le tragicomiche performance dei concorrenti. Nel 2008 si fa conoscere dal grande pubblico con la conduzione, insieme agli Elio e le storie tese, di quello che è stato probabilmente il Dopofestival più divertente degli ultimi anni, dimostrando una buona disinvoltura nonostante la pressione del palcoscenico sanremese, perfettamente a suo agio

dizionario_pres_A_C.indd 5

anche nell’affrontare le punzecchiature e l’umorismo tagliente della banda di Elio. Al ritorno su All Music la aspetta il talk show Bionda anomala, una serie di incontri spiritosi con alcuni “vip” della televisione italiana, riproposto nel febbraio del 2009. In aprile il passaggio a Raidue per guidare il talent show danzante Italian Academy 2, in un’edizione piuttosto deludente sul piano degli ascolti (per motivi che poco hanno a che fare con la conduttrice) ma che ha comunque contribuito a farla conoscere e apprezzare. Entrata stabilmente nella scuderia di Raidue come il “volto giovane dell’emittente”, dal settembre 2009 sostituisce Chiara Tortorella al timone di Scalo 76 Talent, mentre prosegue la conduzione di Italian Academy. AGUS Gianni. Nome storico della rivista italiana, considerato da molti comici la “spalla ideale”, si è concesso alla TV in più di un’occasione, e non solo nelle vesti di attore. Spalla di Totò, di Dapporto, di Tognazzi, del commediante dell’arte De Filippo “Pappagone”, di Paolo Villaggio,

06/08/2009 14.29.42


6

nella sua lunga carriera ha servito alcune delle battute più brillanti ai funambolici mattatori che l’hanno voluto al proprio fianco. Ruolo difficile, quello della spalla, se è vero, come diceva lui, che “una scenetta comica è come una partita di tennis: se non si risponde a ritmo, addio”. Difficile e ingrato, se è vero che il grande pubblico lo ricorda solo per il Festival di Sanremo del ’58, per la pubblicità e per la parte del perfido capufficio di Fracchia-Villaggio. Cagliaritano, classe 1917, giovanissimo fugge a Roma da un’incombente carriera forense per tentare la strada del teatro. Dopo la gavetta in commedie minori, il battesimo di fuoco è al fianco di Totò e della Magnani nella commedia Che ti sei messo in testa? del 1944. Nel giro di pochi anni reciterà con i mostri sacri dell’epoca come Wanda Osiris e Renato Rascel, entrando di diritto tra i protagonisti dell’avanspettacolo italiano. Pioniere del varietà televisivo, nel ’56 partecipa allo spettacolo Lui e lei, allestito dagli umoristi Metz e Marchesi sulle paradossali scenette coniugali interpretate dalla coppia Nino Taranto-Delia Scala. Nel ’58 fa da spalla a Walter Chiari nel varietà che segna l’esordio televisivo dello showman, quindi il debutto come presentatore nell’ottavo Festival di Sanremo. Elegante e cordiale, come richiesto dal ruolo e secondo la sua natura (Wanda Osiris loderà spesso il tratto signorile dei suoi modi), Agus fa gli onori di casa nel Sanremo che vede l’esplosione di Domenico Modugno

dizionario_pres_A_C.indd 6

e della sua Volare. Nello stesso anno è nel cast di conduttori della prima edizione di Canzonissima, insieme a Renato Tagliani, Ugo Tognazzi, Walter Chiari ed Enza Soldi, ed è fra gli interpreti della fortunata trasposizione televisiva dell’operetta di fine Ottocento Al cavallino bianco. Mentre continua a recitare in teatro, alternando ruoli leggeri a interpretazioni drammatiche, nel ’65 gli viene affidata una parte nel fortunato sceneggiato di Anton Giulio Majano Donna di fiori. Nel 1968 la prima volta con Paolo Villaggio nell’innovativo e anticonformista varietà cabarettistico Quelli della domenica, nel ruolo del sadico superiore dell’impiegato Fantozzi, una parte che riproporrà negli spettacoli È domenica, ma senza impegno (1969) e Giandomenico Fracchia (1975). Nel ’76 partecipa al varietà che rende omaggio al critico Achille Campanile, intitolato Serata con Achille Campanile, nel quale interpreta molti dei numerosi e veloci sketch che animano la trasmissione. Figura di primo piano della rivista televisiva, non poteva mancare allo show di Antonello Falqui Bambole, non c’è una lira, che ripercorre, con tono ironicamente celebrativo, le principali tappe dell’avanspettacolo italiano attraverso le disavventure di una compagnia di teatranti. Nel 1980 è il protagonista di una puntata di Giochiamo al variété, ideato da Antonello Falqui e molto simile, nelle forme e nei contenuti, al precedente spettacolo; quindi, l’anno seguente, fa da spalla alla coppia

06/08/2009 14.29.42


7

Vianello-Mondaini nel varietà “tradizionalista” Stasera niente di nuovo. Una delle sue ultime apparizioni televisive è nell’edizione del 1985 dello spettacolo Al Paradise (ancora di Falqui) come interprete di una brillante parodia de I promessi sposi. Dopo quasi un decennio lontano dagli schermi, è morto a Roma il 4 marzo 1994. AMADEUS. Il geometra Amedeo Sebastiani in arte Amadeus (Ravenna, 1962) si fa le ossa lavorando in piccole emittenti radiofoniche prima a Verona, quindi a Milano, sua città d’adozione, dove, tra un programma e l’altro, consegue il diploma da geometra e abbozza studi di agraria, presto abbandonati. Notato da Claudio Cecchetto, nel 1987 approda a Radio Dee-Jay, dove resterà fino al 1994, accompagnandola nel passaggio da emittente locale a nazionale. Al momento della rottura di Cecchetto con la sua creatura, Amadeus lo segue nell’avventura di Radio Capital, di cui sarà lo speaker di punta per il biennio ’94-’96. Nel 1993 il debutto in TV (dopo alcune apparizioni a Dee-Jay television al fianco di Jovanotti) come conduttore di Festivalbar. A soli 31 anni, il geometra è uno dei personaggi su cui l’azienda punta per svecchiare trasmissioni non

dizionario_pres_A_C.indd 7

proprio originali: Buona domenica (1995-1996) che conduce in coppia con Lorella Cuccarini, il Quizzone (1998) con Laura Freddi, e Meteore, su Italia 1, con Gene Gnocchi e Alessia Merz. Nonostante sia quanto di più distante dall’idea di conduttore televisivo (la sua comunicatività si ferma all’ammiccamento, ed è di quelli buoni solo a metterti una mano sulla spalla) e risponda a un modello giovanile cecchettiano, e cioè al tramonto nei primi anni Ottanta, Mediaset sembra crederci sul serio, e nel ’98 lo affianca all’altra giovane promessa della casa, “SuperSimo” Ventura, per una nuova edizione di Meteore. Nello stesso anno passa alla rai, che lo strappa alla concorrenza per piazzarlo in programmi per un pubblico più maturo. A dimostrazione dell’enorme fiducia gli viene affidato il compito di rianimare niente meno che Domenica in. Purtroppo si rivelerà un’annata sciagurata, e né l’occhio eternamente sbarrato di Amadeus, né “quel suo tono semprallegro da animatore del club Med” (secondo una definizione di Sebastiano Messina) riusciranno nell’impresa. A questo punto ha inizio la lunga serie di quiz: prima In bocca al lupo, quindi Quiz Show, e infine L’eredità. Gli ascolti sono piuttosto

06/08/2009 14.29.42


8

buoni, quasi sempre migliori della concorrenza di Gerry Scotti. Se, infatti, i quiz del paffuto e sicuro zio Gerry e quelli dello smilzo e spaesato Amadeus si assomigliano per l’estenuante sequela di sospiri e tentennamenti che prelude a una risposta, dalla sua il conduttore della rai ha la semplicità delle domande, che non richiedono alcuna competenza e coinvolgono un maggior numero di persone da casa (“Qual è la parola che finisce per ‛fa’ e che indica un’aria pesante, che d’estate quasi ti blocca il respiro?” “ Non sarà, per caso, ‛afa’?” “Ma sì, risposta esatta!”). Se si eccettua una (per altro molto fortunata) edizione del reality Music farm (2004), fino al 2006 il geometra Amadeus lavorerà in rai come onesto conduttore di quiz preserali. Poi si accorge che il ragioniere di Raiuno, tale Carlo Conti, macina programmi in prima serata, mentre lui è ancora lì a sospirare al tramonto. Reclama allora una maggiore considerazione dai vertici dell’azienda. Vuole la prima serata, o qualche evento importante. Ma niente da fare, di toglierlo dal quiz non se ne parla neppure. Deluso, decide di lasciare la rai e trovare accoglienza a Mediaset. Che gli riserva, però, l’ennesimo giochino preserale, Formula segreta. Una brutta sorpresa,

dizionario_pres_A_C.indd 8

che assumerà i drammatici contorni della beffa quando Piersilvio Berlusconi si affretterà a chiudere il programma per l’incapacità di reggere il confronto con il suo ex programma, L’eredità, ora condotto proprio da Carlo Conti. Umiliato e offeso, il nostro non si dà per vinto, si rimbocca le maniche e nel 2007 torna a occupare la fascia preserale di Canale 5 con il programma 1 contro 100, in onda per tutta l’estate. Lui ce la mette tutta, ma vuoi la sfortuna, vuoi la scarsa qualità del format, vuoi che Amadeus, in quanto a presenza scenica, rasenta la trasparenza, 1 contro 100 è di nuovo un caporetto. Nel dicembre dello stesso anno il geometra sferra un nuovo attacco: insieme a Checco Zalone è nel karaoke a premi Canta e vinci. È l’ennesima batosta: il programma viene presto cancellato dal palinsesto primaverile del 2008, per poi essere ripristinato, magra consolazione, per il periodo estivo su Italia 1. In merito a quest ultimo show, Kaos di Tvblog.it scrive: “Amadeus, non voglia essere un’offesa, ha la stessa tecnica di conduzione di Emanuela Folliero. Grande impostazione vocale, postura perfetta, ma pochissima capacità di coinvolgere il pubblico a casa. In questo senso Enrico Papi, per quanto possa essere fin troppo pagliaccio,

06/08/2009 14.29.42


9

potrebbe insegnare parecchio. A dare un piglio comico ci pensa Checco Zalone. L’alchimia tra lui e il conduttore è quasi assente. Talmente assente che i suoi siparietti (alcuni persino simpatici) sembrano un programma nel programma. O peggio, un programma nel programma per salvare il programma. Tra l’altro offrire intrattenimento musical-cabarettistico in un quiz (facendo persino uscire di scena la concorrente, un disastro) senza creare prima alcun clima di tensione, è come prendere una pastiglia effervescente senza avere mal di testa: non serve a niente.” (Tvblog.it, 17 marzo 2008). Canta e vinci è il titolo beffardo della sconfitta che lo condanna alla retrocessione radiofonica. Dopo un lungo anno di esilio dagli schermi, trascorso mestamente su rtl 102.5, nel settembre 2009 il geometra è stato assunto da Michele Guardì per il suo Mezzogiorno in famiglia. Buona fortuna (specialmente a Guardì). AMENDOLA Claudio. Attore di professione, conduttore per passione e borgataro per vocazione, Claudio Amendola, “il Bruce Willis all’amatriciana”, da qualche tempo ha incrementato le sue frequentazioni televisive. “Romano de Roma”, classe 1964, figlio di Ferruccio Amendola e Rita Savagnone, ha recitato in film e serie-Tv a partire dagli anni Ottanta. Fra i suoi film più conosciuti Ultrà,

dizionario_pres_A_C.indd 9

Mery per sempre, I mitici - Colpo gobbo a Milano, Caterina va in città. Ha partecipato inoltre a svariate fiction e miniserie-Tv, e dal 2007 ha un ruolo di protagonista nella serie cult I Cesaroni. Apparso spesso in televisione come ospite di talk show negli anni Ottanta e Novanta, la sua prima esperienza da conduttore è al concertone del Primo maggio 2002 da piazza San Giovanni. Un evento al quale ha sempre detto di tenere moltissimo, da “comunistone” duro e puro che, come non perde occasione di ricordare, “non è mai sceso ai compromessi del psi né del pds”. Ripete l’esperienza l’anno seguente, in un’edizione del concerto che ha battuto i record di ascolti: “Citando Bertolt Brecht con le mani infilate nella tasca dei jeans e leggendo le tenere e-mail di bambini poeti, il conduttore del mega-concerto deve aver sentito l’insopprimibile bisogno di dare immediata concretezza allo slogan della manifestazione (‘Ricostruire la pace’). Deve aver avvertito un impulso irresistibile a fare qualcosa, lì e subito. Dunque, invece di lasciare che le canzoni parlassero da sole, si è rivolto direttamente ai ‛signori della guerra’ e ha invocato ‛il silenzio della pace’. Come? Semplice: ‛Proviamo a stare per dieci secondi tutti zitti’ ha detto. La piazza gli ha dato retta, sperando che la cosa finisse lì. E invece no. Dopo un po’ Amendola – che continuava a ripetere ‛Basterebbe così poco, ma così poco’ – ha chiesto un altro messaggio pacifista,

06/08/2009 14.29.42


10

‛tre secondi di urlo’. E anche stavolta è stato accontentato. Finché, in pieno delirio da telepredicatore pacifista, il Bruce Willis di piazza San Giovanni ha chiesto un ultimo gesto, un ultimo messaggio contro i signori della guerra: ‛Adesso date un bacio alla persona che avete vicino. Anche voi che siete a casa, baciate vostra moglie, vostra figlia, il gatto, il cane!’. Solo che stavolta – per fortuna – l’appello è caduto nel vuoto. Speriamo che questo esemplare gesto di disubbidienza civile serva, l’anno prossimo, a risparmiarci la retorica del buonismo amendoliano.” (Sebastiano Messina, La Repubblica, 3 maggio 2003). Nel 2003 gli viene affidato il varietà radical-chic Amore mio (diciamo così), affiancato dalla coppia bionda-bruna, Roberta Lanfranchi e Matilde Brandi: “Ripulirlo, hanno tentato di ripulirlo. Gli hanno dato cinque autori, cinque (Enrico Vaime, Paolo Biamonte, Claudio Fasulo, David Lubrano, Adriano Vianello), gli hanno scritto testi fin troppo intellettualistici (come quel prologo tutto cervellotico sulla TV), gli hanno procurato ospiti tipo Catherine Deneuve, gli hanno fatto recitare Prévert e subire il questionario di Proust, lo hanno circondato di citazioni cinematografiche (da Marcello Mastroianni a Marlene Dietrich), lo hanno fatto dialogare dall’aldilà col padre, ma poi lui, benedetto ragazzo, se ne esce con frasi del tipo ‛a me mi piacerebbe’, ‛me sono messo a dieto’, ‛l’iniziativia’ e

dizionario_pres_A_C.indd 10

tutto l’impianto intellettuale crolla miseramente. Far condurre un varietà del sabato sera, sull’elegantino, a Claudio Amendola è come far condurre un governo a Fausto Bertinotti. E non per ragioni politiche quanto piuttosto per inadeguatezza al genere.” (Aldo Grasso, Corriere della Sera, 20 gennaio 2003). Nel 2005 interpreta il figlio del commissario Nico Giraldi nel film Il ritorno del Monnezza e due anni dopo inizia la serie I Cesaroni, dove recita la parte del vinaio di famiglia coatta. Nel frattempo gira una serie di spot in famiglia per una compagnia telefonica. Nonostante l’insuccesso di Amore mio Amendola non rinuncia al ruolo di conduttore: finalmente, nel 2007, trova il programma che fa al caso suo: Scherzi a parte, con Valeria Marini e Cristina Chiabotto. Fra i momenti migliori del programma, una finta lite fuori onda fra Amendola e la Marini a colpi di fioretto (“Vaffan…!”, dice lei, “Balena!”, risponde lui), dichiaratamente architettata per qualche briciola di pubblicità. Due anni dopo, nel 2009, è ancora a Scherzi a parte, stavolta affiancato da Teo Mammucari e Belen Rodriguez. Un’alchimia discutibile, se si considera che a presentare gli scherzi sempre più grevi della trasmissione un campione della grevità come “Teuccio er bullo” Mammucari non è proprio l’ideale. Ancora più discutibile se poi, vicino a Mammucari, che assomiglia tristemente a Papi, compare Claudio Amendola,

06/08/2009 14.29.42


11

che ricorda ancor più tristemente “er Monnezza” e non fa che appesantire il clima da caserma (completato dalle sottili allusioni dei due gentlemen alla valletta) che imperversa nel programma. Appagato dal successo della trasmissione, attualmente Amendola dice di non pensare al suo futuro televisivo nel dopo Scherzi a parte. Come cantava Califano: “’Na stanzetta in affitto è trovata, pe’ er momento vabè/ semo gente de borgata, nun potemo paga’.” ANDENNA Ettore. Indimenticato commentatore di Giochi senza frontiere, Ettore Andenna (Milano, 1946) è uno di quei personaggi che invitano a un tono commemorativo, nonostante fonti certe lo diano ancora vivo e vegeto. Scomparso dal piccolo schermo anni orsono, la carriera di Ettore Andenna, buon’anima, vanta numerosi e importanti programmi. Dopo il debutto come speaker radiofonico a Radio Monte Carlo nel 1967, nel ’72 Cino Tortorella lo sceglie come conduttore della sua nuova trasmissione, Scacco al re, in onda su Raiuno all’interno della TV dei ragazzi. Brioso, divertito, ma sempre composto e professionale, dalla stagione seguente presenta, per tre edizioni, la trasmissione che fra i giovanissimi sarebbe presto diventata un cult, Il Dirodorlando. Nel 1975 inizia la collaborazione con Telealtomilanese, una delle prime emittenti

dizionario_pres_A_C.indd 11

private italiane, dove lancia come autore e presentatore Settimo round, la prima trasmissione pubblicitaria della televisione italiana con partecipazione diretta dei telespettatori. Il ’76 segna il suo debutto a Giochi senza frontiere, che presenterà anche nei due anni successivi al fianco di Milly Carlucci. Nel novembre del ’77 partecipa al battesimo dell’emittente locale Antenna 3. Sarà presto il conduttore di punta del canale lombardo, grazie a un altro storico programma, La bustarella, antesignano del sexy varietà, al quale si ispirerà il più famoso Colpo grosso di Smaila. Il programma (definito da Berlusconi “La Cro-Magnon delle TV locali”) che in diverse occasioni è riuscito a battere niente meno che la concorrenza dei quiz di Mike Bongiorno, in onda sulla rai alla stessa ora, chiude i battenti nel 1984, dopo sei edizioni, con il passaggio di Andenna a Rete A. Su Rete A Andenna ripropone la formula di La bustarella nel varietà Montecitorio, sospeso dopo poche puntate perché “troppo irriverente nei confronti delle istituzioni”. Per ripicca Andenna lascia la TV ed entra in politica nelle file del psdi. Eletto europarlamentare propone la direttiva “Televisione senza frontiere” (nome che riprende quello del celebre programma), poi approvata dal Parlamento ed emanata dal Consiglio, che ha regolamentato l’emittenza comunitaria dando anche indicazioni in merito al diritto interno degli stati membri. Nel 1989

06/08/2009 14.29.43


12

si congeda da Strasburgo per tornare ai suoi Giochi senza frontiere: per sei anni di seguito, dal ’91 al ’96, commenterà con autentico entusiasmo le strampalate prove delle squadre concorrenti, facendo entrare nel vocabolario collettivo la parola “tempone”, che ripete incessantemente ogni volta che una squadra realizza un buon tempo nella prova (“Questo Andenna dev’essere proprio un buontempone” lo fulminerà Beniamino Placido). Al termine delle sei edizioni, con 103 puntate all’attivo, stabilirà il record di presenze fra i conduttori di tutta Europa. Da sempre oscillante fra i palcoscenici locali e quelli europei, nella stagione ’94/’95 presenta su Telenorba Piazza Duomo, insieme a Fabrizia Carminati, e nel ’97 l’ultimo Eurofestival a cui l’Italia abbia partecipato. Dopo aver presentato una mondovisione dal Vaticano, il 7 febbraio del ’98, fra il ’99 e il 2000 firma il programma di intrattenimento e di promozione pubblicitaria delle Pagine Utili Bar in piazza, in onda sulle TV locali e su Mediaset. Ormai in parabola discendente, nel 2000 finisce a fare le televendite nella fascia di mezzogiorno a Canale 5. Ricomparirà come presentatore soltanto nel 2005, di nuovo ad Antenna 3 Lombardia, con Telemattina, dai contenuti molto simili al programma mattutino di Raiuno. Nel settembre 2006 sembra dover tornare con La bustarella, sempre su Antenna 3, per l’occasione ribattezzata La gran bustarella show, ma la trasmissione viene subito in-

dizionario_pres_A_C.indd 12

terrotta. È la sua ultima apparizione televisiva. Da allora, in molti si chiedono che fine abbia fatto e perché un personaggio gradevole e affidabile come lui non trovi più posto in TV. Una domanda che deve tormentare anche il diretto interessato, e non poco, almeno a giudicare da quanto ha dichiarato in un’intervista qualche anno fa: “Per quattro anni non sono stato invitato neanche da Telebarletta (se esiste), mi sono state offerte solo televendite e nonostante ciò hanno trasmesso repliche di mie trasmissioni vecchie anche di vent’anni, settimanalmente, con la gente che svariate volte al giorno mi chiede che fine ho fatto, mettendomi in una situazione di imbarazzo, ma anche di grande tristezza. Una volta vigeva un sistema meritocratico, ora è subentrato un sistema di riconoscimento in base all’accostamento politico, ma per me che ci sia al governo la cosiddetta sinistra o la cosiddetta destra non cambia alcunché. Dov’è l’errore? O devo considerare le mie oltre settemila trasmissioni radiotelevisive una mistificazione durata per oltre un quarto di secolo e mettermi l’animo in pace?”. Dispiace scoprire tanta amarezza nel buontempone per antonomasia, e speriamo torni presto in televisione. In ogni caso, per dovere di cronaca e per rassicurare i lettori, diciamo che in questo momento Andenna è vivo e vegeto e sconta l’esilio nel suo agriturismo nel Monferrato, dove gestisce un’azienda vinicola.

06/08/2009 14.29.43


13

ANGELA Alberto. Dopo le polemiche che hanno accompagnato i suoi inizi di carriera (la vecchia, quanto legittima storia dei figli di papà) il “figlio di Quark” (Parigi, 1962), ha dimostrato di meritare la fiducia datagli dal sommo Divulgatore. Vittima di un’imitazione di Neri Marcorè che ha finito per possederlo, è anche grazie a essa se è diventato un volto conosciuto quando ancora compariva vicino al padre con l’aria da scolaretto in calzoni corti. Col tempo ha ereditato da papà Piero la grande missione divulgativa (ma l’aria da scolaretto, quella non se la toglierà mai), ed è lui, ormai, il professore della famiglia. Da diversi anni è alla guida di Ulisse, il piacere della scoperta, invidiatissimo per i continui viaggi in alcuni dei luoghi più belli del mondo. ANGELA Piero. La firma del sapere via etere, il “Divulgatore”. Convinto scientista, secondo la sua visione della scienza (e della storia), che è certezza, e non dubbio, fatta di pochi, semplici interrogativi dalla risposta immediata e quasi scontata, ha stipato nel cervello degli spettatori centinaia di pacchetti carichi di nozioni, sigillati dall’autorità dell’esperto di turno. Stretto nel compromesso della divulgazione, quello tra fruibilità e complessità, il Divulgatore ha risolto l’impasse imboccando la strada del descrittivismo e dell’accumulazione,

dizionario_pres_A_C.indd 13

anche a scapito di un approccio più creativo e stimolante, in un concetto di cultura pari alla somma aritmetica delle sue parti. Una scelta discutibile ma che ha permesso al Divulgatore di raggiungere un target vastissimo, di ogni età e strato sociale. Alzi la mano chi, nelle ultime quattro generazioni, non ha imparato qualcosa grazie alle sue lezioni: per i più piccoli, soprattutto (il pubblico al quale meglio si attaglia la didattica di Angela) il Divulgatore resta un grande maestro, capace di porre le basi nozionistiche da sviluppare in seguito, con altri mezzi e una maggiore consapevolezza, nella formazione di un proprio bagaglio culturale. Torinese, classe 1928, la musica è una delle sue prime passioni: suona il pianoforte fin da bambino e a vent’anni si esibisce come jazzista in vari club della città. Entra in rai nel 1952, come collaboratore del Giornale Radio. Nel ’55 passa al giornalismo televisivo; fino al 1968 è corrispondente per il Telegiornale nazionale prima da Parigi, poi da Bruxelles. Insieme ad Andrea Barbato sarà il conduttore della prima edizione del Tg nazionale delle 13.30 e, nel 1976, il primo conduttore del Tg2. Nel ’68 propone una serie di documentari dal titolo Il futuro nello spazio, sul tema del programma Apollo che avrebbe portato l’uomo sulla Luna e che ripresenterà, in vari spezzoni, nel corso di una puntata sulla “conquista” della luna nel maggio 2009. La sua prima esperienza da conduttore risale invece al

06/08/2009 14.29.43


14

1971, con il programma di divulgazione scientifica Destinazione uomo. Seguirà una serie ininterrotta di trasmissioni simili Da zero a tre anni, Dove va il mondo?, Nel buio degli anni luce, Indagine critica sulla parapsicologia, Nel cosmo alla ricerca della vita. La prima edizione di Quark risale al 1981. Con i modi essenziali e sicuri del fedele illuminista, Piero Angela illumina gli italiani sui misteri della scienza. Lo scopo del programma, dice, è “puntare alla più alta soglia dei contenuti con la più semplice soglia di linguaggio”. Se nei propositi la trasmissione riprende la missione divulgativa della prima TV, nelle forme manifesta una certa innovazione: il linguaggio di Quark mescola i tradizionali modelli didattici alla tecnologia disponibile in materia televisiva; le lezioni di Angela sono integrate da documentari (spesso della bbc), ricostruzioni al computer e cartoni animati, che hanno il compito di rendere concreti i concetti più complessi. Dal programma nasceranno diversi spin-off, documentari naturalistici (Quark speciale e Il mondo di Quark), finanziari (Quark economia) e politici (Quark Europa), tutti guidati dall’affabile Divulgatore. Nel 1984 “Mister Quark” produce una serie di brevi spot, Pillole di Quark, in onda in diverse ore del giorno, quindi dà vita a tre serie di trasmissioni, dedicate al corpo umano (La macchina meravigliosa), alla preistoria (Il pianeta dei dinosauri), e allo spazio (Viaggio nel cosmo). Nell’88 va in onda Quark italiani, che raccoglie un

dizionario_pres_A_C.indd 14

gran numero di documentari naturalistici, per lo più girati in Africa. Nel ’95 Quark diventa Superquark. Non cambiano i contenuti, né la formula. Che resta sempre vincente. Lontana da sensazionalismi e falsi scoop, priva di invadenti escamotage scenografici, la trasmissione di Angela è ancora il migliore esempio di divulgazione scientifica via etere (anche per la mancanza di una vera concorrenza). Nel ’99, oltre a curare le puntate degli Speciali Superquark, conduce lo spazio culturale di Domenica in. Dal 2000, invece, è alla guida di Ulisse - Il piacere della scoperta, insieme al figlio Alberto, col quale collabora da più di vent’anni, e al quale ha ormai passato il testimone del sapere “alla Angela”. ANGIOLINI Ambra. Ex “Lolita” di etere, icona “minigonnata” della “dottrina del nientismo” di Boncompagni, oggi rivelazione del cinema italiano e primadonna di Crozza Italia. Chi l’avrebbe mai detto, che l’ammiccante adolescente telematica di Non è la Rai un giorno avrebbe ritirato il David di Donatello? E invece è andata proprio così, per la ragazzina romana, classe 1977, che il pubblico dei giovanissimi ha avuto modo di conoscere dal 1992, anno del suo debutto in TV. Il programma era Bulli e pupe, uno spin-off di Non è la Rai firmato, ovviamente, Gianni Boncompagni. Ma è con Non è la Rai che Ambra diventerà una delle più clamorose rivelazioni televisive

06/08/2009 14.29.43


15

degli ultimi vent’anni. Nella terza edizione, a quindici anni (sedici, in realtà, ma Boncompagni aveva deciso di far dichiarare alle ragazze un anno in meno di quanti ne avessero) riesce a farsi largo fra le coetanee del programma, spodesta Paolo Bonolis in persona e diventa la star della trasmissione. In costante collegamento auricolare con Gianni Boncompagni, Ambra ripete tutto quello che il suo pigmalione le suggerisce all’orecchio. “Ambra era bravissima” dirà Boncompagni in un’intervista. “Capì il gioco, lo assimilò subito, lo metabolizzò immediatamente. La trovata fu che una ragazzina di quindici anni dicesse cose che ignorava. Facevo le citazioni più impossibili. Lei le sbagliava e si metteva a ridere”. In breve, scoppia l’“Ambra-mania”: ogni giorno una folla di adolescenti cinge d’assedio i cancelli dello Studio 1 del Centro Palatino, da dove va in onda la diretta della trasmissione, per strappare un autografo alla mitica Ambra. Il fenomeno Ambra irrompe nei media; gli autori di Blob le dedicano un cartone animato, di lei si discute sui giornali e nei talk show, sociologi da Raitre osservano con apprensione e raccapriccio il sorgere di un nuovo modello per i giovanissimi: Ambra Angiolini, l’ultima nata del benessere, la cinguettante quindicenne che non sa niente di storia, niente di politica, niente di niente, capace solo di ridere e di ripetere le parole di quel “cinicone” di Boncompagni. In realtà, le cose non

dizionario_pres_A_C.indd 15

stanno proprio così. Se Ambra è ancora lontana anni luce dall’altera trentenne che farà innamorare Ferzan Ozpetek, se è l’emblema di una generazione vuota e disimpegnata e tutte quelle cose, appunto, da sociologi da Raitre, bisogna perlomeno riconoscerle una dote: l’innato senso dello spettacolo che le permette di muoversi sul palcoscenico con l’ingenua disinvoltura tipica delle adolescenti più spigliate, e che le permetterà, un giorno, di “rinascere” in una luce diversa. Sotto la guida di Ambra, Non è la Rai diventa un fenomeno di costume in Italia e un’invenzione televisiva copiata in tutto il mondo. Intanto lei, la ministar che ha imparato da poco a pronunciare “borsa” invece che “borza”, viene premiata col Telegatto come rivelazione dell’anno e si lancia nella carriera musicale. Incide un paio di album che vendono sia in Italia che all’estero, vince un Disco d’oro e tre Dischi di platino e partecipa al Festivalbar. Quando Non è la Rai chiude i battenti, il 30 giugno 1995, Ambra ha già un futuro assicurato nel mondo dello show-business. Del resto è uno dei personaggi più richiesti della TV: anche la rai, alla ricerca di un volto capace di svecchiare l’azienda e di attirare un pubblico giovane, le mette gli occhi addosso. E infatti, dopo un programma epigono di Non è la Rai, Generazione X, in onda dal settembre del ’95, nel ’96 viene chiamata da Pippo Baudo per affiancarlo nella conduzione del Dopofestival.

06/08/2009 14.29.43


16

Nello stesso anno conduce il programma musicale Super e, a novembre, è con Gerry Scotti nello show del sabato sera di Canale 5 Non dimenticate lo spazzolino da denti. Ambra si dimostra capace di gestire un programma anche senza la guida di Boncompagni: possiede carisma, intraprendenza, e anche una buona dose di autoironia, dote per niente scontata in una ragazza diventata un idolo a sedici anni. Dopo aver lavorato al fianco di tre mostri sacri della TV come Boncompagni, Baudo e Scotti, nell’aprile del ’97 viene consacrata da Mike Bongiorno, che la vuole al suo fianco per presentare Sanremo Top su Raiuno. Pochi mesi dopo conduce su Raidue Carosello, uno speciale di quattro puntate ideato da Enrico Ghezzi che ripercorre la storia della celebre trasmissione. Ambra è ancora la sfrontata ragazzina di Non è la Rai, si muove con sicurezza fra i cimeli del passato e intervista con ironia i protagonisti di Carosello. Ma la sua spigliatezza viene presa per sfacciataggine: sono molti i critici offesi dal suo atteggiamento distaccato, ai limiti dell’irrisione, nei confronti dei vecchi miti della TV. Eppure il suo intento dichiarato era proprio quello di smitizzare i miti. Ma Calimero è Calimero, e non si tocca. Lapidata dalle critiche, pensa di lasciare la TV. I giornali parlano di lei come una meteora, per la gioia di chi l’ha sempre considerata un personaggio senza talento frutto solo del genio di Boncompa-

dizionario_pres_A_C.indd 16

gni. Ambra dice di voler emigrare all’estero e dedicarsi solo alla musica. Ma l’esilio dura solo una stagione, e nell’estate ’98 l’enfant terrible torna a dare scandalo: tutte le domeniche conduce su rtl 102.5 la trasmissione radiofonica Capriccio, dove si parla soprattutto di sesso. Per promuovere la trasmissione, Ambra appare su una rivista crocefissa con una corona di fiori sulla fronte e una maglietta raffigurante Gesù, e sormontata dalla scritta «A.M.B.R.A.». Si scatenano le polemiche: “Una trovata blasfema e offensiva”, dicono gli opinionisti da Raiuno. Ma Ambra ha ormai imparato a muoversi nel mondo dello spettacolo: liquida le critiche con indifferenza e prosegue dritta per la sua strada. Nel ’99 torna in TV con il programma Gratis su Raiuno. Nel frattempo pubblica un altro album, che le porterà un premio alla carriera (a ventidue anni) e partecipa ad alcune manifestazioni canore a livello nazionale. A partire dal 2000 si dedica sempre più alla recitazione: la sua carriera si divide fra film per TV (La duchessa di Amalfi, Una donna per amico 3) e la radio, dove conduce con buona verve una serie di trasmissioni di successo (Luci e Ambra, Menta forte e altri). Nel 2001 è di nuovo in TV per lo show commemorativo Non era la Rai, che celebra i dieci anni dalla prima puntata dello storico programma di Boncompagni. Un mese più tardi va in onda ogni pomeriggio su Italia 1 con L’Assemblea, un programma

06/08/2009 14.29.43


17

della durata di un’ora che vede cento ragazzi divisi in tre gruppi (i pro, i contro e gli indecisi) dibattere spensieratamente su temi come la pena di morte, la liberalizzazione delle droghe leggere, l’uso di contraccettivi (ancora una volta, materia da sociologi), sotto la supervisione di Ambra, che ha il compito di tenere accesa la discussione e di emanare il verdetto finale al termine della puntata. Mentre continua a recitare a teatro, in due musical che fanno il giro d’Italia, torna a far parlare di sé in occasione del Gay Pride per il suo impegno a favore degli omosessuali. Nel 2003, incinta della prima figlia (nata dalla relazione con il cantante Francesco Renga) dà i primi segni della metamorfosi che la porterà al David conducendo con vitalità e un’inedita signorilità un remake del famoso programma di Arbore Speciale per voi. Seguono una partecipazione al Festival di Sanremo nelle vesti di opinionista e due edizioni del Cornetto Free Music Festival, prima di vestire i panni dell’elegante e ironica assistente di Michele Mirabella alla guida di Cominciamo bene estate. Nel 2007 arriva il successo al cinema. La sua intepretazione del ruolo di una ragazza cocainomane nel film Saturno contro di Ozpetek le vale il David di Donatello, il Ciak d’Oro e il Nastro d’Argento. I tempi di Non è la Rai sono ormai lontanissimi: nel 2007 l’ex “sciuretta” di Boncompagni è scelta come madrina del Festival del Cinema di Venezia. Nello

dizionario_pres_A_C.indd 17

stesso anno approda alla più raffinata delle emittenti, La 7, per fare da spalla a Maurizio Crozza nel suo fortunato e brillante show satirico Crozza Italia, dove Ambra si esibisce in monloghi, duetti e sketch comici. Nel 2008 è la simpatica padrona di casa nel varietà di mtv Stasera niente MTV. ANNUNZIATA Lucia. Soprannominata “la badessa di via Teulada”, o “la lady di ferro”, per la gravità dell’atteggiamento e una presunta propensione al comando, è una giornalista che fa il suo mestiere con professionalità, senza cercare facili martiri o comodi compromessi. Originaria di Sarno, classe 1950, a 13 anni si trasferisce a Salerno, dove si iscrive al Liceo Tasso, per poi laurearsi in Storia e Filosofia. Dopo l’esperienza politica giovanile, si dedica al giornalismo e diventa professionista dal 1979, corrispondente prima de «Il Manifesto» e poi de «La Repubblica» dagli Stati Uniti. Dal 1993 passa al «Corriere della Sera». La sua collaborazione con la rai comincia nel 1995 con il programma Linea tre per Raitre, un talk show di approfondimento con pochi ospiti e il telefono aperto al pubblico. Conduttrice essenziale e intervistatrice diretta e incalzante, secondo una linea che sacrifica lo spettacolo all’analisi dei fatti, la Annunziata riesce a fare del suo talk show un ottimo punto di partenza per capire

06/08/2009 14.29.43


18

la realtà senza retorica e pregiudizi ideologici. L’anno seguente Linea Tre confluisce in Tg3 Prima serata, che vede una Lucia Annunziata meno severa e sfrontata, probabilmente trattenuta dal nuovo ruolo di direttrice del telegiornale della terza rete, che manterrà fino al 1998 (dando vita, nel ’97 alla fortunata rubrica mattutina Tg3 Morning news, condotta da Onofrio Pirrotta e Giulia Fossà). Nominata Presidente della rai nel 2003, in veste dirigenziale la “badessa di via Teulada” non sembra affatto così potente come lascerebbe intendere l’appellativo coniatole da Giuliano Ferrara, tanto da vedersi costretta a lasciare l’incarico l’anno successivo per l’impotenza di fronte alla politica del Governo, della quale denuncia la volontà “all’annullamento di ogni forma di autonomia e di pluralismo”. Tornata in TV, dal 2005 conduce ogni domenica la striscia di informazione In ½ h (In mezz’ora), che la vede intervistare con piglio e determinazione i principali protagonisti della politica, cercando sempre il succo della questione. Parallelamente, dal novembre 2008 è autrice e conduttrice della trasmissione Titoli in onda ogni giorno alle 19.15 su Red TV. ARBORE Renzo. Uno di quei personaggi di cui è già stato detto tutto. La TV di Arbore, la lingua di Arbore, la musica di Arbore, ogni aspetto di quei fenomeni di cultura popolare che sono

dizionario_pres_A_C.indd 18

state le sue trasmissioni è stato sviscerato, psicanalizzato, intellettualizzato. Una manna, Renzo Arbore, per gli adoratori dei “prefissino” magici “meta” e “post”. “Meta-TV”, “neoTV”, linguaggio “post-pubblicitario”, con l’“Ammiraglio” non ci sono limiti. E anche se il più delle volte si tratta di debolezze da intellettuali (a tal proposito vale la pena leggere lo spassoso articolo di Beniamino Placido su «La Repubblica» del 25 maggio 1985), non si può negare la carica innovatrice delle esperienze televisive di Arbore (Foggia, 1937), almeno fino agli ultimi anni Ottanta. Già in radio, con programmi come Bandiera gialla (1965), Per voi giovani (1967) e, soprattutto, Alto gradimento (1970), lo showman foggiano aveva sperimentato un linguaggio nuovo, fuori da ogni schematismo, precursore delle emittenti musicali private che si sarebbero affermate una quindicina d’anni dopo. La radio di Arbore è un flusso continuo di chiacchiere e canzoni, un teatrino dell’assurdo dove si mischiano macchiette e personaggi semiseri, citazioni alte e raffinati doppi sensi, all’insegna di quel motto, “musica e puttanate”, che doveva essere proprio il titolo di Alto gradimento. Tutti ingredienti che ritroveremo in seguito, nella surreale goliardia delle sue trasmissioni televisive. Anche se, a dire il vero, la prima esperienza televisiva dello showman foggiano precede di un anno la messa in onda di Alto gradimento, e per dovere di cronaca bisogna fare un passo indietro. È il 1969, e la trasmissione si chia-

06/08/2009 14.29.43


19

ma Speciale per voi. Nello studio di Arbore si esibiscono i vip della musica leggera italiana, davanti a un pubblico di giovani che fra una canzone e l’altra possono porre domande all’ospite di turno. Siamo in periodo di piena contestazione, e i ragazzi del pubblico non soffrono di alcun timore reverenziale nei confronti di nessuno. Così, le loro domande avvelenate fanno stizzire Battisti e offendono la Caselli, che lascia la trasmissione in lacrime. Fischiare un personaggio famoso in TV sembra oltraggioso, quasi eversivo in un’epoca in cui la rai si presenta come l’ultimo baluardo contro l’offensiva giovanile, la rai dei buoni esempi, dei bravi ragazzi che ha contribuito a crescere e a far conoscere, e che specialmente adesso deve coccolare e proteggere. La trasmissione, infatti, viene interrotta dopo la seconda edizione; ma restano due novità introdotte da Speciale per voi: l’interazione del pubblico, attraverso un microfono mobile e imprevedibile, e il tentativo di legare la musica ad argomenti diversi (cinema, teatro, letteratura, curiosità e chiacchiere), tiepido abbozzo dello schema arboriano del collage, del media-jockey che sarà in futuro il suo marchio di riconoscimento. Al termine di Alto gradimento Arbore è senz’altro l’alternativo più popolare della radio, e alternativo è anche il suo primo successo televisivo, che già dal titolo rivendica il suo status. L’altra domenica nasce in aperta contrapposizione alla neonata Domenica in di Corrado, va in onda dopo pranzo sul secondo canale e per il

dizionario_pres_A_C.indd 19

primo periodo ospita i servizi sportivi della rai. Ma la seriosità dello sport stride troppo con la sconclusionatezza del programma, e dato che col calcio, almeno a caldo, non si scherza, il connubio tra divertimento e sport si rivelerà impossibile e la trasmissione assumerà sempre più la forma di un “giornale-varietà”, con collegamenti esterni, anche internazionali, dai toni poco seri. Arbore trasferisce in video la lezione di Alto gradimento, porta in TV lo stesso teatrino di personaggi, la stessa caotica miscela di improvvisazione e tormentoni, nella rigida osservanza (e al contempo nello stravolgimento) dei più antichi dogmi del varietà. Lo sgangherato critico cinematografico Benigni, il cugino americano Andy Luotto, gli stralunati personaggi di Mario Marenco, le sorelle Bandiera (che cantano la sigla Fatti più in là) e gli uominiorchestra Otto e Barnelli, tutte le macchiette de L’altra domenica vorticano intorno alla carismatica eleganza del capocomico Arbore. Ma L’altra domenica non è soltanto un delizioso squarcio di raffinatissima goliardia, né Arbore è solo il burattinaio delle sue macchiette. Ne L’altra domenica, Arbore muove i fili della stessa TV. Media-jockey, appunto, nel senso che ricicla, distorce e reinterpreta ogni forma di linguaggio televisivo: dal telegiornale alla satira, dalla canzonetta alla cultura, dal quiz alla pubblicità. Ne L’altra domenica la TV è provocatoriamente, spudoratamente autoreferenziale; si parla addosso, si prende in giro, si fa il verso.

06/08/2009 14.29.43


20

Le novità del programma non si esauriscono qui; per la prima volta, al pubblico a casa è concesso di intervenire telefonicamente per partecipare al quiz del programma. In palio premi simbolici di ventimila lire, ma quello che si vince è di entrare in TV senza uscire di casa. L’altra domenica va avanti per tre edizioni, fino al 1979. Nell’80, mentre prosegue la sua attività di musicista jazz (arriverà secondo a Sanremo ’86), firma la regia del film Pap’occhio, che ha come protagonista un falso Woytila e che viene regolarmente censurato. Dopo altre esperienze cinematografiche e una nuova trasmissione, Tagli ritagli e frattaglie (1981), Arbore torna in TV nell’85. Ancora un programma cult, Quelli della notte, che lancia personaggi come Nino Frassica e Marisa Laurito. La ricetta è sempre la stessa: personaggi sgangherati, ritmo, improvvisazione. Arbore fa da spalla ai comici, si diverte, scherza coi fanti e coi santi. La comicità del programma è genialmente demenziale, fatta di tormentoni e acrobazie linguistiche tanto scemi da risultare esilaranti. Quelli della notte inventa la seconda serata, e la sigla Ma la notte no passa alla storia. Nel 1987 una nuova perla: Indietro tutta. La trasmissione, partita in sordina, si riprende presto, e dopo poche settimane è già un cult. La sigla del programma, la canzonetta Cacao Meravigliao (cantata da una giovanissima Paola Cortellesi), diventa il tormentone per eccellenza. Il Cacao Mera-

dizionario_pres_A_C.indd 20

vigliao non esiste, è un falso sponsor, ma l’impatto è tale che chi non lo sa lo cerca nei negozi. Al proposito Beniamino Placido scrive: “Non si era mai vista una cosa del genere: una trasmissione televisiva che inventa e sponsorizza un prodotto; invece di farsi promuovere e sponsorizzare da un produttore. Non si era mai visto niente di simile: i produttori di cacao e affini che si accapigliano – vivacemente interessati a questo prodotto inesistente – per accaparrarsene il marchio di fabbrica. Non si erano mai viste delle persone – rispettabili – entrare nei negozi per comprare il Cacao Meravigliao, che non c’è, memori evidentemente della massima ‛Tutto ciò che è inventato, esiste’. […] Nessuno nega che la pubblicità sia utile, anzi indispensabile per ‛portare le merci al mercato’. Lo diceva, con congruo anticipo, persino Marx. Ma quando la pubblicità non porta nessuna merce al mercato e funziona lo stesso? È il caso del Cacao Meravigliao, che non esiste (quanto meno, non ancora) come prodotto, e che tuttavia la gente corre a cercare in drogheria, solo perché pubblicizzato – sia pure scherzosamente – da Arbore. Ci si chiede: e se ci fossero altri tipi di Cacao Meravigliao in giro?” (La Repubblica, 17 gennaio 1988). Se l’operazione del cacao è degna di un artista pop, la trasmissione è divertente, scanzonata, irresistibile. Purtroppo, è l’ultimo gioiello di Arbore. Nello stesso anno presenta e firma la regia di un altro programma, Marisa la nuit, incentrato sulla verve della Laurito, che si perde un

06/08/2009 14.29.43


21

po’ in una malinconica nostalgia per Quelli della notte, di cui vengono riproposti filmati e cavalli di battaglia. Ancora nell’87, nel primo pomeriggio, va in onda D.O.C., un esperimento musicale di Arbore che riesce a portare in studio artisti del calibro di Miles Davis, Pat Metheny, Elvis Costello. Da lì in poi si dedicherà soprattutto alla musica (è considerato uno dei maggiori interpreti della canzone napoletana e un raffinato jazzista), e fonda l’Orchestra italiana che porta in giro per il mondo i classici napoletani rivisitati in chiave jazz e che ottiene un notevole successo persino in Cina. Pur continuando ad apparire in video, tornerà nel piccolo schermo con un suo programma solo nel 2005, nella trasmissione notturna Meno siamo e meglio stiamo, una “trasmissione amarcord” con l’obiettivo di mostrare tutta la TV memorabile che la gente tende a dimenticare. AUGIAS Corrado. Citazione pronta e aplomb impeccabile, da perfetto lord inglese (ma i lord inglesi si prendono tanto sul serio?), è la canuta incarnazione della “TV intelligente”. Un genere televisivo (per capirci, quello dei vari Fazio, Mirabella, Dandini), che a tanta intelligenza unisce spesso altrettanta presunzione: quella di ritenersi, più o meno consapevolmente, e in virtù di presunte superiori qualità intellettuali, arbitro del gusto e del pensiero. Dando allo spettatore l’appagante illusione di essere, in quanto tale, più

dizionario_pres_A_C.indd 21

intelligente di chi segue invece programmi meno impegnati e senz’altro meno pretenziosi. È quanto capita a questo elegante professore dall’aria dotta (a tratti sussiegosa e vagamente cattedratica), autore e conduttore di pensose trasmissioni che, nonostante l’indubbia eccezionalità nel panorama televisivo, si danno, come il loro autore e conduttore, qualche aria di troppo. Nato a Roma nel 1935, è giornalista e scrittore, prima ancora che conduttore televisivo. La sua prima trasmissione è Telefono giallo (1987-1993), un cult per gli amanti del giallo e ispiratrice del “noir televisivo” che trova oggi la sua massima espressione in Carlo Lucarelli. Con indiscutibili capacità di affabulatore, Augias racconta le storie di delitti famosi e casi passati alla cronaca, spesso intrecciati alla politica (la puntata sulla strage di Ustica susciterà scalpore), partendo da inquietanti interrogativi per generarne altri, ancora più oscuri. Grazie alla sua abilità di scrittore di gialli, Augias sa conciliare la scrupolosità dell’investigatore alla sensibilità del romanziere, ammantando i casi della cronaca del fascino della narrativa. Nel frattempo dà inizio al programma libresco Babele (1990-1994), che lo vede discettare sui capolavori della letteratura mondiale, in compagnia di esperti e ospiti illustri. A seguito delle incomprensioni con il direttore di Raitre Guglielmini, che vorrebbe spostare Babele dalla seconda alla terza serata, Augias lascia

07/08/2009 15.22.03


22

Raitre per spostarsi su tmc e condurre, nella stagione ’94/’95, il talk show d’attualità Domino. Negli anni seguenti si dedica soprattutto al giornalismo e alla letteratura; il ritorno in TV è nel 2003 con la rubrica Storie - Diario italiano, ancora in onda su Raitre alle 12.30, nella quale Augias incontra, in un clima disteso e arguto da salotto buono, i protagonisti dell’attualità e della cultura per brillanti chiacchierate sul tema del giorno (con annesse brillanti promozioni di fatiche letterarie). Dal 2005 torna a occuparsi di misteri con Enigma, sempre su Raitre, che cerca di far luce sugli interrogativi che circondano alcuni dei personaggi più controversi della storia, spesso protagonisti di casi intricati o morti misteriose, sempre inquadrati in una prospettiva ampia e stimolante, che non lascia il campo a sterili curiosità. AZZARITI Livia. Per dieci anni primadonna di Unomattina, il suo sorriso ha interpretato come nessuno l’acquosa affabilità del contenitore mattutino di Raiuno. Nata a Roma

dizionario_pres_A_C.indd 22

nel 1954, debutta in TV subito dopo la laurea in Medicina, nel 1985, nella trasmissione Pronto chi gioca? di Enrica Bonaccorti, per la quale cura la rubrica dedicata agli ospiti del mondo della scienza. Nel 1987 è già a Unomattina per sostituire Elisabetta Gardini, in compagnia di Piero Badaloni. Conduttrice discreta e garbata, con un amabile sorriso d’ordinanza darà il buongiorno agli italiani per dieci anni consecutivi. Nel 1998 è autrice e conduttrice di Check up, storica rubrica medica in onda il sabato su Raiuno. Nel 2002 torna a Unomattina per Unomattina sabato e domenica, prima con Giampiero Galeazzi (ancora più goffo vicino all’eterea Azzariti), poi con Antonio Lubrano, Rosanna Lambertucci, Sonia Grey e Franco Di Mare. Dal 2004 al 2006 è ancora di mattina, ma stavolta si tratta di quella In famiglia di Michele Guardì, su Raidue. Insieme ad Adriana Volpe, conduce Mattina in famiglia per due stagioni, fino al 2006, quando, vinta dalla nostalgia, decide di tornare nuovamente a Unomattina, dove porta la rubrica Check up.

07/08/2009 15.22.03


In copertina: © RAI - su licenza Fratelli Alinari

Roberto Palmieri

Il 3 gennaio 1954 la rai trasmetteva per la prima volta. Da allora sono passati più di cinquant’anni. Attraverso il piccolo schermo abbiamo visto cambiare la nostra società. Abbiamo assistito alla nascita della tv commerciale e poi di quella satellitare. Siamo passati dal varietà alla “tv-verità”, fino alla tanto chiacchierata “tv spazzatura”. Ecco dunque un dizionario che, esaminando i maggiori protagonisti del piccolo schermo, i presentatori, passa in rassegna tutta la storia della televisione italiana attraversando epoche e stili diversi. Lontano da pretese “didascaliche”, questo testo, ironico, tagliente, volutamente “di parte”, non risparmia critiche verso niente e nessuno. Ecco dunque che dietro alla forma schematica del dizionario – rigorosamente in ordine alfabetico – si viene a tracciare un “racconto”, godibilissimo, di un pezzo della storia del nostro costume.

Roberto Palmieri

DIZIONARIO DEI PRESENTATORI TELEVISIVI ITALIANI

DIZIONARIO DEI PRESENTATORI TELEVISIVI ITALIANI

Roberto Palmieri nasce a Fermo il 26 luglio del 1984. Dopo il diploma al liceo scientifico si iscrive alla facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università di Macerata. Nel frattempo collabora con alcuni giornali locali e scrive per diversi blog. Dopo aver conseguito la laurea, si trasferisce a Roma, per iscriversi alla facoltà di Lettere di Roma Tre, dove attualmente frequenta il corso di specializzazione in editoria e giornalismo. Da giugno 2008 collabora con la casa editrice Casini Editore, per la quale hacurato la stesura de Il Dizionario delle nuove religioni, già pubblicato in questa stessa collana.

ISBN 978-88-7905-133-0

Casini Editore www.casinieditore.com info@casinieditore.com

Cover_garamond.indd 1

06/08/2009 15.45.42


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.