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La transizione digitale può aiutarci a gestire meglio le nostre acque

Passi avanti a suon di innovazioni

di Giulia Angelon

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I dati sulla dispersione idrica in Italia parlano chiaro, dei circa 10 miliardi di metri cubi all’anno immessi negli acquedotti per gli usi potabili, 4 miliardi sono dispersi durante il trasporto nelle reti. L’innovazione tecnologica può aiutare ad affrontare la situazione, accrescendo la conoscenza delle infrastrutture, migliorandone la gestione, creando efficienza operativa e intervenendo efficacemente su mitigazione e adattamento. Ma su questi aspetti, a che punto siamo? A livello nazionale, la digitalizzazione nel settore idrico è in fase di sviluppo e c’è urgenza di creare ecosistemi sempre più strutturati a supporto della diffusione di tali tecnologie.

Digitalizzare una rete idrica significa mettere in atto un processo che permette di sistematizzare le informazioni raccolte per renderle funzionali a una gestione ottimizzata.

“La digitalizzazione permette di convertire dati reali in formato digitale allo scopo di creare archivi organizzati facilmente consultabili” ha dichiarato l’ingegner Cristian Cecchetto, Responsabile Rinnovamento ed Estensione Reti di Alto Trevigiano Servizi SpA, Gestore del Servizio Idrico Integrato nell’ambito Veneto Orientale. “Tutti gli operatori di mercato del settore idrico – continua - devono confrontarsi con la necessità di raccogliere e rendicontare una mole importante di dati. Accade spesso però che questi dati, una volta comunicati, vengano semplicemente archiviati e restino di fatto inutilizzati”.

Quando si parla di digitalizzazione dell’infrastruttura idrica, si fa riferimento principalmente a due tecniche: la distrettualizzazione e la modellazione matematica delle reti. La prima permette di identificare e delimitare delle porzioni di rete da monitorare in tempo reale misurando, ad esempio, portata e pressione delle acque; la seconda, consente di sviluppare una fotografia precisa del sistema acquedottistico e grazie

Entro il 31 dicembre

2024 circa 45.500 chilometri di condotte a uso potabile saranno attrezzate con strumentazioni e sistemi di controllo innovativi per la localizzazione e la riduzione delle perdite. a speciali software, di simulare il comportamento di una condotta. “La sfida sta però nell’integrazione di tutte queste attività – continua Cecchetto - al fine di generare scenari previsionali a supporto delle decisioni. Le applicazioni poi possono essere molteplici, in funzione delle problematiche che ci troviamo ad affrontare. Ad esempio, la ricerca delle perdite, la razionalizzazione delle pressioni, la gestione delle emergenze (PFAS e siccità sono esempi recenti)”.

Anche i processi interni e i rapporti con gli utenti sono oggetto di innovazione, volta a favorire da un lato un flusso di lavoro più efficace e dall’altro una comunicazione semplificata, più tempestiva e trasparente dove l’utente partecipa sempre di più alla conservazione e tutela della risorsa acqua (app, messaggistica istantanea, sportelli online e aree utenti web personali, bolletta web). Tutto questo si traduce in efficienza, maggior velocità di reazione ma anche e soprattutto nella previsione e quindi pianificazione e programmazione degli investimenti per priorità, con una razionalizzazione delle risorse utilizzate.

In merito a queste ultime, a gennaio 2023, il ministero dei Trasporti, nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha stanziato 293 milioni di euro per gli investimenti in progetti di riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua e relativi interventi di digitalizzazione e di monitoraggio delle infrastrutture. “Si tratta di una seconda tranche di finanziamenti –dichiara il MiT – in totale sono stati assegnati 900 milioni di euro per 33 interventi volti a ridurre le perdite di acqua potabile nella rete degli acquedotti. Entro il 31 dicembre 2024 circa 45.500 chilometri di condotte a uso potabile saranno attrezzate con strumentazioni e sistemi di controllo innovativi per la localizzazione e la riduzione delle perdite”. Dei 33 progetti selezionati, 19 interessano le regioni del Nord e del Centro e 14 quelle del Sud. Zone del Paese che viaggiano anche in questo settore a più velocità; al centro e sud Italia, infatti, la dispersione d’acqua è più alta della media – con valori talvolta superiori al 50% – e si tratta pertanto di aree dove è necessario intervenire con urgenza.

Il primo passo prevede la creazione del modello digitale della rete, delle infrastrutture e degli impianti. “La digitalizzazione è un processo, è quindi più corretto parlare di progetti di transizione digitale nella gestione delle reti idriche” sottolinea Cecchetto, occorre partire dal digital twin, cioè la replica virtuale della topologia delle reti. Il gemello digitale dell’azienda AlmaViva consentirà ad esempio di salvaguardare fino al 20% delle risorse idriche. Entro fine 2023 l’azienda prevede di digitalizzare oltre 14mila chilometri di rete idrica del Paese.

Il Network diventa intelligente con la modellazione idraulica avanzata, introducendo concetti di machine learning e strategie di ottimizzazione multi-obiettivo per l’analisi di reti complesse. Un esempio è la startup, AIAQUA, spinoff di Unibz, che usa algoritmi deep learning per identificare e prevedere perdite e anomalie e per predire consumi e domanda di acqua al fine di ottimizzare il funzionamento degli impianti.

Il progetto

“Sustainable water management” nei sistemi acquedottistici di Padova e Vicenza prevede di diminuire del 35% le perdite idriche nella rete di tutti i territori di riferimento entro il 2026 e quindi di risparmiare, in 5 anni, 13 milioni di metri cubi di acqua.

“La rotta è tracciata, non possiamo scappare da questo approccio moderno in merito alla gestione delle reti idriche, e più in generale di tutti i sistemi a rete” dichiara Cecchetto. Lo stesso PNRR ha recentemente premiato la rete di gestori dell’Ato Bacchiglione (composta da Viacqua, acquevenete, AcegasApsAmga) e il progetto

“Sustainable water management” nei sistemi acquedottistici di Padova e Vicenza. Si tratta di un progetto strategico attraverso il quale si prevede di diminuire del 35% le perdite idriche nella rete di tutti i territori di riferimento entro il 2026 e quindi di risparmiare, in 5 anni, 13 milioni di metri cubi di acqua; 33 milioni di euro del PNRR finanzieranno un progetto complessivo di 40 milioni, supportando piani di digitalizzazione, modellazione, gestione della pressione e asset management. “L’utenza deve essere sempre più al centro del modello di sistema – conclude Cecchetto – è necessaria una continua sensibilizzazione da parte degli addetti ai lavori all’uso responsabile dell’acqua, ci siamo accorti che è una risorsa preziosa che non deve essere data per scontata”.

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