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L DURALEX Raffaella Pellegrino PNRR, digitalizzazione del patrimonio culturale e proprietà intellettuale || 38 L NUOVI SPAZI Massimiliano Tonelli F2T Gallery || 39 L GESTIONALIA Irene Sanesi ICC MIC TEAL: quando imprese e ministeri si coloreranno di verde acqua || 40 L DISTRETTI Massimiliano Tonelli Torino ha una mezzaluna creativa. A est ||

RAFFAELLA PELLEGRINO [ avvocato esperto in proprietà intellettuale]

PNRR, DIGITALIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE E PROPRIETË INTELLETTUALE

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Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è il pacchetto di investimenti e riforme pianificato dall’Italia per beneficiare del Next Generation EU (NGEU), il programma con cui l’Unione Europea ha risposto alla crisi pandemica.

Il rilancio dell’Italia delineato dal PNRR si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello europeo (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale) ed è articolato in sedici Componenti, raggruppate in sei Missioni.

La Missione 1, Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, sostiene la transizione digitale del Paese e, a tal fine, prevede investimenti per rilanciare due settori strategici quali turismo e cultura. Elementi decisivi delle azioni intraprese in questi settori saranno la valorizzazione del patrimonio culturale e turistico. In particolare, per la cultura si interverrà: da un lato, per incentivare i processi di apprendimento di nuove competenze (reskilling) e di miglioramento di quelle esistenti per accedere a mansioni più avanzate (upskilling) degli operatori culturali; dall’altro lato, per sostenere l’evoluzione dell’industria culturale e creativa 4.0, con l’obiettivo di organizzare e conservare il patrimonio culturale italiano, favorendo la nascita di nuovi servizi culturali digitali e ponendo le basi per la creazione di elementi innovativi per l’ecosistema del turismo italiano.

Nel perseguire tali obiettivi sono previsti investimenti per la digitalizzazione del patrimonio culturale, favorendo così l’accessibilità e lo sviluppo di nuovi servizi da parte del settore culturale/creativo. In tale ambito, gli interventi sul patrimonio “fisico” saranno accompagnati da operazioni di digitalizzazione di quanto custodito in musei, archivi, biblioteche e luoghi della cultura, così da consentire a cittadini e operatori di settore di esplorare nuove forme di fruizione del patrimonio culturale. La rivoluzione digitale pensata dal PNRR passa anche attraverso un’attenta riflessione sulle modalità di acquisizione e sulle possibilità di riutilizzare le riproduzioni digitali di beni culturali pubblici non protetti da diritto d’autore.

Sul piano giuridico, tutto ciò comporta un’inevitabile interazione con i temi della

proprietà intellettuale e della disciplina

dei beni culturali. Il quadro normativo di riferimento è principalmente quello della legge sul diritto d’autore (Legge n. 633/41) e della recente Direttiva sul diritto d’autore e

Photo Adam Winger via Unsplash sui diritti connessi nel mercato unico digitale (Direttiva UE 2019/790), del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. n. 42/2004) e della Direttiva relativa all’apertura dei dati e al riutilizzo dell’informazione del settore pubblico (Direttiva UE n. 2019/1024).

Gli aspetti da esaminare sono numerosi e molti in divenire, considerando che le predette direttive sono entrambe in fase di recepimento in Italia. Focalizzando l’attenzione sul rapporto tra digitalizzazione (riproduzione) del patrimonio culturale e diritto d’autore, possono essere prese in esame alcune novità previste dalla Direttiva 2019/790 (in fase di recepimento), ovvero alcune eccezioni al diritto d’autore a favore degli istituti di tutela del patrimonio culturale (per esempio biblioteche accessibili al pubblico, musei, archivi ecc.) e l’art. 14 dedicato alle opere delle arti visive cadute in pubblico dominio.

In particolare, l’art. 14 della Direttiva stabilisce che, alla scadenza della durata di protezione di un’opera delle arti visive, il materiale derivante da un atto di riproduzione dell’opera non sia soggetto al diritto d’autore o a diritti connessi, a meno che il materiale risultante da tale atto di riproduzione sia originale nel senso che costituisce una creazione intellettuale propria dell’autore.

Stando allo schema di decreto attuativo proposto dal Governo (atto che il 20 ottobre ha ricevuto parere favorevole con osservazioni delle competenti commissioni di Camera e Senato), nel recepire l’art. 14 sono state fatte salve le norme del Codice dei beni culturali. In pratica, secondo la nuova nor-

ma che sarà inserita nella legge sul diritto

d’autore, sarà possibile diffondere, condividere (anche online) e riutilizzare (anche per finalità commerciali) copie non originali di opere d’arte divenute di pubblico dominio, ma per le riproduzioni di beni culturali restano ferme le disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Ecco emergere una prima particolarità che potrebbe in qualche modo ostacolare l’attuazione dei piani strategici disegnati dal PNRR per il rilancio del settore culturale: il richiamo al Codice dei beni culturali e alle condizioni stabilite per la riproduzione digitale di questi beni. Peculiarità nazionale che è stata prontamente rilevata e criticata da Wikimedia Italia e dal Capitolo Italiano Creative Commons in sede di audizioni al Senato (12 ottobre 2021) nell’ambito dell’esame dello schema di decreto attuativo. Sorge peraltro qualche dubbio sull’effettiva utilità di prevedere l’applicabilità del Codice dei beni culturali in caso di riproduzioni di opere visive di pubblico dominio, tanto più che è ormai noto che i ricavi derivanti dalla riproduzione dell’immagine dei beni culturali sono molto esigui e spesso non coprono neanche le spese di gestione, e che manca un apparato organizzativo per lo sfruttamento e il controllo, anche all’estero, delle immagini.

Parco Sempionevia Legnano

Palazzina Appiani

Acquario Civico di Milano via Legnano via della Moscova via Statutocorso Garibaldi

F2T GALLERY

Siamo andati a Milano tra Moscova e Brera per conoscere Francesco Bena e Matteo Novarese, collezionisti ma anche fondatori della F2T Gallery.

Com’è nata l’idea di aprire questa nuova galleria?

[F.B.]Ci accomuna la passione per l’arte “ultra-contemporanea”. Il fatto di collezionare entrambi ci ha agevolato nello sviluppo del progetto: eravamo già in contatto con parecchi artisti, collezionisti e gallerie. [M.N.] Da tempo avevamo in mente di aprire uno spazio di questo genere e durante la pandemia abbiamo trasformato l’idea in realtà.

Milano

Via Statuto 13 info@f2tgallery.com f2tgallery.com

Descrivete in tre righe il vostro progetto.

L’obiettivo è supportare giovani artisti emergenti e contemporaneamente essere un punto d’incontro per appassionati. Il nostro intento è di crescere insieme agli artisti.

Chi siete?

[F.B.] La mia “passione per l’arte” nasce sei anni fa. In questo periodo ho avuto modo di accrescere la mia esperienza nel settore. Parallelamente al mio precedente lavoro nel mondo del design, ho avviato attività di advisory e curatela, sia per gallerie internazionali che collezionisti privati in Asia. [M.N.]Ai tempi dell’università sono stato travolto dal movimento urban che stava spopolando a Bologna e me ne sono follemente innamorato. Sono stato per dieci anni sales area manager per l’azienda di famiglia e ho avuto la fortuna di viaggiare molto. Ciò mi ha dato l’occasione di visitare tanti musei e gallerie, e con il tempo la mia attenzione si è rivolta sempre più verso l’arte contemporanea. Cinque anni fa ho cominciato a collezionare in modo quasi ossessivo, e non ho ancora smesso.

Su quale tipologia di pubblico (e di clientela) puntate?

[F.B.] Puntiamo a un collezionismo giovane, che possa crescere con il nostro programma. Visto il background internazionale dei nostri artisti, abbiamo una forte base di collezionisti esteri.

E il rapporto con l’area in cui siete collocati?

[M.N.]Il nostro spazio è in zona Moscova, un’area centrale, in continuo sviluppo e grande fermento, dove sono presenti diverse altre gallerie e design space.

Lì prima cosa c’era?

[M.N.]Era uno studio d’artista e successivamente è stato adibito a galleria.

Ci regalate qualche anticipazione?

[F.B.]Lo show di novembre sarà in collaborazione con Spazio Amanita di Firenze e presenteremo quattro artisti del loro programma. [M.N.]La programmazione di questo primo anno sarà focalizzata su group show che rispecchiano la nostra ricerca e visione e definiranno l’artist line up della galleria.

I 20 anni del Museo Diocesano di Milano con l’Annunciazione di Tiziano, il Presepe Londonio e la street art degli Orticanoodles

GIULIA GIAUME L Una grande festa, quella in programma a partire dal 5 novembre per i vent’anni del Museo Diocesano di Milano. Nel museo, che vanta una collezione da mille opere con lavori di Reni, Luini, Fontana e Hayez, saranno esposti la cinquecentesca Annunciazione di Tiziano Vecellio, in prestito dal Museo di Capodimonte di Napoli per l’iniziativa diocesana Un capolavoro per Milano, e il Presepe Londonio, capolavoro del XVIII secolo dell’artista lombardo Francesco Londonio composto da 60 figure dipinte su cartone sagomato e appena acquisito grazie a una donazione di Anna Maria Bagatti Valsecchi. A questi si aggiungeranno una selezione di opere d’arte contemporanea dai depositi del museo, con nomi come Congdon, Pajetta, Bianco, De Valle e Olivieri, e uno speciale murale realizzato sul lato del museo che dà su Parco delle Basiliche e corso di Porta Ticinese dal collettivo Orticanoodles, dedicato alle opere del museo e ai volti dei santi Ambrogio e Carlo, insieme e a quello del fondatore Carlo Maria Martini. “Sembra un azzardo per un Museo Diocesano”,dice ad Artribune la direttrice del museo Nadia Righi, “ma il murale sottolinea il nostro desiderio di essere sempre in dialogo con il pubblico ed è arte partecipata, dato che coinvolge i ragazzi del liceo artistico Sacro Cuore”. chiostrisanteustorgio.it

Manifesta 14 a Pristina. Tema e Creative Mediator della prossima edizione in Kosovo

DESIRÉE MAIDA L Multidisciplinarietà, nuove pratiche e modalità di narrazione collettiva per esplorare le dimensioni sociale, urbana ed ecologica dei luoghi in cui viviamo: si basa sullo storytelling la 14esima edizione di Manifesta, biennale d’arte contemporanea itinerante che dal 22 luglio al 30 ottobre 2022 si terrà a Pristina, capitale del Kosovo. A curare Manifesta 14 sarà Catherine Nichols, scrittrice e curatrice australiana di base a Berlino – attualmente direttrice artistica di Beuys 2021 –, che guiderà la mostra all’insegna del tema it matters what worlds world worlds: how to tell stories otherwise: un’esortazione, traendo ispirazione dalle parole della filosofa politica Hannah Arendt, ad “allenare attivamente la nostra immaginazione per visitare nuovi mondi”. Nichols lavorerà a stretto contatto con Carlo Ratti, architetto italiano cui Manifesta ha affidato un’analisi urbanistica di Pristina, in collaborazione con il MIT’s Senseable City Lab di Boston. “Quando ho visitato Pristina, le persone che ho incontrato, le conversazioni che ho avuto, il lavoro cui ho assistito, mi hanno dato prova tangibile del potere trasformativo che risiede nella pratica della narrazione”, sottolinea Catherine Nichols. manifesta14.org

IRENE SANESI [dottore commercialista]

ICC MIC TEAL: QUANDO IMPRESE E MINISTERI SI COLORERANNO DI VERDE ACQUA?

© Mariuska per Artribune Magazine

Ci perdonino i germanisti se con questo titolo diamo l’impressione, a chi come me non conosce il tedesco, di aver trovato quelle frasi a effetto in stile Sturm und Drang.

Nella società delle crasi, degli acronimi e delle sigle, abbiamo provato a tenere insieme le Imprese Culturali e Creative e il Ministero della Cultura (con il suo nuovo nome) con organizzazioni teal. Due mondi da una parte già assai distanti per teleologia, struttura, modelli di governance, visione e, dall’altra, un approccio strategico figlio del nostro tempo e frutto di nuovi paradigmi, adottato e in via di adozione crescente da parte soprattutto delle start-up e delle i-tech: quello delle teal organization.

Teal non è solo un colore (verde acqua) ma anche un modello organizzativo che ha il fine di integrare le risorse di un’impresa – umane, patrimoniali, economiche e finanziarie, relazionali e reputazionali – nel perimetro (che assomiglia più a una corte dei gentili che a un hortus conclusus) di tre valori fondanti e trasversali. L’auto-gestione (self management) come capacità naturale di auto-organizzarsi con flessibilità e responsabilizzazione crescente; la pienezza (wholeness) quale obiettivo di autenticità, fiducia e inclusione; e il proposito evolutivo, un concetto che supera il mantra del miglioramento continuo propinatoci da anni di certificazioni di qualità, per porre l’organizzazione nel villaggio globale in cui ci troviamo e farle apprendere come, avrebbe detto Tarkovskij, abitare il tempo.

Quanto siamo lontani dai modelli fortemente gerarchizzati, in stile MIC, piuttosto che orizzontali/progettuali, habitus di molte ICC? Qui, più che misurare le distanze tra modelli scelti e perseguiti nelle prassi con tutte le loro degenerazioni (si pensi a come la parola stessa burocrazia abbia assunto nel tempo un’accezione negativa), verrebbe da dire che dovremmo misurare il commitment.

Che fine ha fatto? Dove sta? E non solo come obligation quanto come pledge, trust, confidence: valori che oggi ci vengono ri-consegnati dalla letteratura aziendale anglosassone le cui radici stanno tutte in quel “bello e ben fatto” di medievale memoria, quando ancora un oggetto non aveva pretese estetiche per qualcun altro se non il soggetto che ne deteneva la responsabilità della creazione e costruzione e l’oggetto stesso in sé.

Il verbo misurare ci piace molto perché parte da un assunto non scontato: il

dato. È solo partendo da una seria e robusta indagine sui dati che possiamo acquisire consapevolezza organizzativa (e non solo), senza la quale continueremo a navigare irresponsabilmente nel mare dell’autoreferenzialità o, peggio, a non mollare le cime restando fermi nel porto sbagliato.

I cinque colori utilizzati da Frederic Laloux nel suo Reinventing Organizations: An Illustrated Invitation to Join the Conversation on Next-Stage Organizations (2014) illustrano il percorso evolutivo da red (agli albori della civiltà) a teal (per le organizzazioni evolute contemporanee) attraversando una storia variopinta di amber (da 4.000 a 400 anni fa, caratterizzata da organizzazioni conformiste e gerarchiche), di orange (un modello orientato a obiettivi e risultati) e di green (l’ultima evoluzione all’insegna della sostenibilità).

Lo stadio (temporale) a cui sono ferme nei loro modelli organizzativi le istituzioni culturali – poco importa se pubbliche o private, profit o non profit, e qui escludo volutamente le benefit – fa dannatamente riflettere. Poco importano le sfumature di giallo.

1 FRANCO NOERO

Ci sono un po’ di gallerie nella nostra mezzaluna. Anche se non tante. Ad esempio, in uno spazio dal sicuro fascino c’è Franco Noero, grandissimo gallerista che da decenni sperimenta location che ti lasciano sbalordito. via mottalciata 10b franconoero.com

2 BAMBOO ECO HOSTEL

Giorgia ha fondato questo ostello perché girava per il mondo e le era venuta proprio la passione per gli ostelli. Ormai aprono intere catene – anche a Torino, si pensi all’imperdibile Combo. Qui invece un progetto totalmente indipendente. corso palermo 90d bambooecohostel.it

3 OPERA VIVA

Può un ingombrante, sgraziato cartellone pubblicitario trasformarsi in un pezzo dell’identità di un quartiere? Se un bravo artista e un bravo curatore si mettono a fare i visionari, può eccome. Di più: è diventata una roba da esportazione. piazza bottesini artistadiquartiere.com

4 ASSOCIAZIONE BARRIERA

Siamo partiti un po’ da qui, da questi pionieri della Mezzaluna Creativa Orientale. Pensate: uno spazio non profit tutt’altro che in centro storico inaugurato ben 15 anni fa da un’idea di un gruppo di collezionisti. Solo mostre interessanti. via crescentino 25 associazionebarriera.com

Torino ha una mezzaluna creativa. A est

Via Orvieto

8

Via Villar

Via Boccardo

Stazione Dora

Corso Venezia

Via Livorno Fiume Dora Riparia

Parco Dora

Corso Principe Oddone Fiume Dora Riparia

Corso Ciriè

7

Piazza Ghirlandaio

Parco Aurelio Peccei

Piazza Teresa Noce

Corso Vigevano

Largo Francesco Cigna

Lungo Dora Napoli

5

Corso Vercelli

6

Via Palestrina

Via Volpiano Corso Giulio Cesare

Corso Novara

2Corso Giulio Cesare

3

Via Monte Rosa

Corso Novara Via Monte Rosa

4

Piazza Tre Cabine

Via Brandizzo

1

Non chiamatela periferia, non chiamatela cintura, chiamatela mezzaluna. Una mezzaluna di quartieri della Torino proiettata verso Milano, verso la Pianura, verso Caselle e Malpensa.

5 EDIT

Parliamoci chiaro: c’è stato un preciso momento storico (recentissimo) in cui la svolta della Mezzaluna Creativa doveva essere questo contenitore gourmet. Poi arrivò il Covid. Edit, dopo un po’, ripartì. Puntando dritto sulla birra. piazza teresa noce 15a edit-to.com

6 MEF

Volete conferma della storia ripetuta e ribadita delle grandi architetture industriali torinesi che diventano altro (tipo Lingotto o OGR)? Eccola: una kunsthalle internazionale in un ex centro per la smaltatura dei fili di rame. via cigna 114 museofico.it

7 DOCKS DORA

Saranno quarant’anni che questi antichi magazzini sul fiume Dora Riparia sono stati rifunzionalizzati e ospitano cose di cultura (e divertimento) a vario titolo. Tornarci è sempre una buona idea, anche grazie alle architetture uniche degli edifici. via valprato 68 facebook.com/iDocksDORA/

8 TRATTORIA AMICIZIA

Fin qui siamo restati sostanzialmente in Barriera di Milano. Un altro piccolo sforzo in direzione Borgo Vittoria però lo merita questa trattoria tradizionale, dove si possono trovare piatti della cucina regionale che ormai sono una rarità. via cardinal massaia 7 trattoriamicizia.it

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