3 minute read

L IN FONDO IN FONDO Marco Senaldi La classe degli artisti assenti

L

a scena è di quelle che non puoi scordare. Osservatela bene: un professore con tanto di tocco e toga tiene un importante discorso davanti a una platea fantasma di tremila sedie bianche e vuote nel curatissimo campus dell’americana James Madison Academy. Che dire? Certo, non può che essere l’installazione di un grande artista. E pure capace di toccare le paure più nascoste dell’America di oggi, ma forse non solo: il senso dell’insegnamento, il vuoto delle parole, una certa atmosfera di morte e di spaesamento – con in più quella sfumatura magistrale di simulazione, dato che tutto sembra una perfetta messinscena...

Advertisement

Sì, giusto – praticamente esatto, tranne che per una cosa: che non si tratta affatto

di un’opera d’arte, e che non è stato un

artista a realizzarla. Tutto è infatti nato da Patricia e Manuel Oliver, due coniugi che persero il figlio 17enne, Joaquin, nella strage alla scuola di Parkland, in Florida, nel 2008 – una delle tante, si direbbe, dato che solo nel 2020 le vittime di questo genere di episodi ammontano a oltre 3mila (senza contare altri 15mila giovani feriti da armi da fuoco ogni anno). Per sensibilizzare l’America a mobilitarsi per fermare queste odiose stragi di giovani, che troppo spesso hanno luogo in licei e campus universitari, i coniugi Oliver, hanno fondato l'associazione “Change The Ref”, che più o meno significa "cambiamo i referees" – cioè gli arbitri, coloro che stabiliscono le "regole del gioco". Insieme hanno organizzato questa gigantesca scenografia intitolata The Lost Class – cioè la “classe perduta” di giovani vittime che non hanno potuto vivere il giorno del diploma, dato che sono state uccise prima. “Abbiamo perso nostro figlio tre mesi prima che si diplomasse”, hanno commentato gli Oliver, “conosciamo esattamente cosa si prova a essere lì a ricevere il diploma. Proprio per questo sappiamo cosa stanno vivendo migliaia di genitori come noi”.

Il gruppo ha pertanto messo in piedi la cerimonia, con tanto di palco, microfoni, luci e distesa di sedie vuote, tutte per onorare i “nuovi diplomati” della fantomatica James Madison Academy. Ma non si è limitato a questo: per tenere un bel discorso a questi “assenti” ha invitato come keynote speaker nientemeno che David Keene, ex presidente della National Rifle Association (NRA), la potente lobby delle armi, e John Lott, giornalista trumpiano e sostenitore del diritto all’autodifesa. Così, quando il 4 giugno scorso i due sono saliti sul palco a parlare in favore del Secondo Emendamento e del diritto di difendersi con le armi, non hanno capito che gli studenti erano assenti non a causa della pandemia, ma che quella platea vuota era lì solo per loro, a ricordare le vittime della loro stessa sconsiderata politica. In realtà, l’università James Madison non è mai esistita: il nome era solo una beffa per ricordare il presidente degli USA che nel 1789 aveva introdotto proprio quel fatale emendamento. Come se non bastasse, Change The Ref ha poi diffuso sui social un video della lecture di Keene, in cui il suo pomposo discorso viene intervallato dagli audio agghiaccianti di studenti che cercano di comunicare durante una di queste stragi. I coniugi Oliver infine hanno realizzato The Incomplete Museum, con gli oggetti, le foto, i diari del figlio – la cui vita è rimasta appunto "incompiuta".

A tutti coloro che si lamentano che l’arte di oggi non sa prendersi carico della realtà che la circonda, che non riesce a incidere sulle coscienze, che è diventata un orpello per miliardari globali, forse, si dovrebbe ricordare che, se l’arte si è ridotta così, la colpa è anche di chi la fa. Forse, dovremmo guardarci di più intorno: intor-

no non c’è più una folla di spettatori pas-

sivi, contemplanti o magari osannanti, ma un numero sempre crescente di attori e di autori in grado di impugnare la realtà, per sgradevole che sia, e di trasformarla in una immagine – come quella potentissima che avete sotto gli occhi.

(Devo la segnalazione di questo enactment a Jacopo Bedogni)

L

LA CLASSE DEGLI ARTISTI ASSENTI

testo di MARCO SENALDI [ filosofo ]

This article is from: