Italo dicembre 2014

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In Kazakistan, il vino viene etichettato col nome varietale, benché vi sia in ballo la proposta di inserire la varietà in controetichetta e di denominare i vini con nomi geografici e toponomastici. Un po’ come il concetto della Dop, sconosciuto in questo Paese, per il quale si è prospettata una legge sulle denominazioni di origine, presentando quella italiana come esempio In apertura, i vigneti dell'azienda Arba Wine con sullo sfondo le alture innevate della catena montuosa Altai. Qui, sotto il vino spumante prodotto dall'azienda di Zeinulla Kakimzhanov

le viti kazake riescono a raggiungere anche i 150 anni di vita e a produrre un vino che è il sogno d’ogni enologo e appassionato: pregno di profumi e capace di evocare, al palato, tutta l’essenza del suo territorio. Questo, signori, è il vino del Kazakistan: uno dei pochi (l’unico, forse) luoghi al mondo in cui in vigna si fa appena un trattamento all’anno, non c’è bisogno di concime vista la presenza massiccia di sostanze organiche, e alla filossera ci pensa, di suo, il “Generale Inverno” liberando i vigneti dalla schiavitù del portainnesto americano che altrove invece è imprescindibile per riuscire a resistere alle punture del temibile afide. Non mancano ovviamente anche le spine: per sopravvivere a quel freddo (anche -40 gradi nei mesi più rigidi) le viti devono avere i tralci interrati. Per cui, non è errato parlare di viticoltura “eroica ed estrema”. Coi portainnesti banditi già ai tempi dell’Urss, le viti kazake, franche di piede, hanno esibito – come ha dimostrato il professor Fregoni dell’Università di Piacenza nel numero 3 della rivista VQ di giugno 2014 – un più elevato livello di macro e microelementi correlati alla qualità del vino, assurgendo a patrimonio di inestimabile valore, da proteggere e da conservare. Abbandonati dopo l’indipendenza dai russi – che sul territorio avevano piantato viti in quantità –, i vigneti kazaki sono tornati a nuova vita, specie nell’area di Karakemer, non lontano dalle montagne cinesi dell’Altai.Allevati secondo l’antica forma a cespuglio e soprattutto a spalliera, alla quale si appoggia un ventaglio di tralci, oggi sono protagonisti di una viticoltura sostenibile in grado di regalare un vino naturale al 100%.

Bollicine d’alta quota A Karakemer, nella zona a sud-est del Kazakistan, a meno di 100 km da Almaty, sorge – in un ex kolchoz, le vecchie fattorie collettive sovietiche – l’azienda Arba Wine di Zeinulla Kakimzhanov, la prima in tutto il Paese ad aver prodotto un vino spumante grazie alla sapiente consulenza dell'enologo italiano Donato Lanati. I vigneti si trovano su un altopiano a quasi mille metri di altitudine.Arba Wine possiede in tutto 900 ettari di cui 200 a vite ed è situata tra un grande lago artificiale e l’impervia catena montuosa Altai le cui cime, quasi pedicembre 2014

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