Italo dicembre 2014

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cibo&territorio

A Ferrara, nel 1900, nacque la torta tenerina in onore di Elena Petrovich del Montenegro, moglie di Vittorio Emanuele III. Chiamata anche torta montenegrina o tacolenta per la sua consistenza appiccicosa, la torta ha un cuore morbido di cioccolato fondente fuso semiliquido e un esterno croccante. Gli amanti del cioccolato non resteranno delusi! Salami e monete per dessert Un salto su un traghetto e via, alla volta della Sicilia, dove la scelta comincia a farsi davvero molto difficile. A cominciare dai totò, biscotti sferici tipici del siracusano, ricoperti da cioccolato liquido, che vengono preparati a novembre in occasione della festa dei morti, da non confondersi con i biscotti tondi catanesi detti rame di Napoli. La loro origine pare abbia a che fare con il Regno delle due Sicilie, quando fu coniata una nuova moneta povera in lega di rame, e il popolo, a sua volta, la riprodusse in cucina con gli scarti degli altri dolci (farina, cacao amaro, zucchero, patate e strutto) dando vita a morbidissimi biscotti che si diceva fossero portati in dono dai defunti ai bambini

In apertura, l'Italia in cioccolato realizzata a Eurochocolate in occasione del centenario dell'Unità. Qui la dolce torta tenerina

buoni. Noto col nome di salame turco in Sicilia, ma diffuso in tutta Italia con poche varianti, il salame di cioccolato è un altro vanto della nostra gastronomia. Scuro come la pelle dei Mori a cui deve il suo appellativo, questo dolce è a base di biscotti secchi e cacao oppure di cioccolato fondente o bianco e si è soliti prepararlo nel periodo pasquale.

Se Abruzzo fa rima con gola Di festa in festa, come dicevano i nostri nonni: “non è Natale, se non c’è il torrone”. Non possiamo quindi farci scappare quello tenero al cioccolato aquilano, morbidissima ghiottoneria con nocciole tostate, miele, zucchero, ostia e tanto, ma tanto cacao. La ricetta? Top secret!

Tanto di... bonèt! Nella zona delle Langhe e del Monferrato ci aspetta il bonèt, una sorta di crème caramel preparato con la tecnica del bagnomaria. Un nome alquanto bizzarro che nasconde una doppia etimologia. Da un lato il termine bonèt, che in piemontese significa cappello, indica la forma dello stampo in rame in cui il dolce viene cotto, dall’altro, andando a ritroso nel tempo, si è scoperto che il bonèt veniva servito alla fine dei banchetti nel XIII secolo e quindi rappresentava il cappello conclusivo a tutto ciò che si era mangiato. Amaretti, rum e cacao sono gli ingredienti principali e, per sentirsi davvero in Paradiso, accompagniamolo con uno spumante rosato Alta langa Docg o con un dolcissimo Monferrato Chiaretto Doc.

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