Italo dicembre 2014

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editoriale

di Domenico Marasco

domenico.marasco@vdgmagazine.it

Un Natale buono, ma per davvero Fuor di retorica, rendiamolo “speciale”. Pensando tutti, per una volta, al futuro del Paese Cari lettori, siamo (un po' tutti) talmente alienati e immersi fino al collo nella quotidianità, che finiamo per accorgerci che sta arrivando Natale solo dalle vetrine decorate dei negozi e dai martellanti spot pubblicitari su telefonini, regali e panettoni. E invece, il Natale, la festa più amata anche da chi non è sorretto dalla fede cristiana, deve, dovrebbe essere un evento importante. Speciale. Da attendere con trepidazione e coinvolgimento. Un momento da dedicare ai propri cari e magari a chi ha più bisogno. Ma anche semplicemente un'occasione nella quale fermarsi a riflettere per tirare un bilancio dell'anno che sta per andarsene e provare a capire come poter migliorare, in futuro, noi stessi e il Paese dove viviamo. Ecco, è proprio su quest'ultimo punto che vorremmo condividere con voi qualche pensiero doveroso. Crediamo infatti che sia arrivato il momento di dismettere la divisa della propria squadra, del proprio partito, della fazione o casta alla quale apparteniamo, per abbracciare esclusivamente il bene del nostro Paese. Il bene di questa nostra Italia. Un Paese unico, straordinario, impareggiabile ma, allo stato attuale, gravemente malato. Un Paese che pare non sappia più trovare il modo per guarire e andare avanti. Un Paese che avrebbe bisogno – più di qualunque altra cosa – di uno scatto d'orgoglio in grado di fargli ritrovare la strada per guarire da tutti i mali e voltare pagina, lasciandosi indietro il passato. Così com'è stato nei momenti peggiori, delle guerre e della ricostruzione. Perché questo possa accadere, bisognerebbe pensare al futuro. Al futuro dei nostri figli. Bisognerebbe mettersi seriamente a ragionare attorno a questi due concetti che, crediamo (speriamo), stanno a cuore a tutti: il futuro e i figli. Solo da qui, da questi due pensieri, l'Italia potrà ricominciare e vivere un nuovo Rinascimento.

Allora diciamo basta al gioco dei campanili e degli interessi di parte. Una comunità civile, seria e responsabile, non può continuare a vedere morire i propri figli ogni settimana, e perdere tempo a litigare per i tornaconto personali. Un comunità civile, seria e responsabile, si rimbocca le maniche e inizia a lavorare. Ognuno deve fare la propria parte e chi più ha, più dia, senza aspettarsi riconoscimenti di sorta. Vedere il Paese affondare sotto il fango e piangere i suoi morti, non è più accettabile. E ancora meno accettabile è vedere ogni sera in Tv un pollaio di cretini, incapaci e senza vergogna, che si accapigliano su beghe inutili e spaccano il capello in quattro, mentre tutt'intorno il Paese sprofonda. È ora di dire basta. Ognuno inizi, con i piccoli gesti quotidiani, ad assumersi la responsabilità di migliorare il futuro del Paese. Rispettiamola di più questa nostra Italia. Rispettiamo di più il suo ambiente, le sue produzioni, le sue competenze più alte. Le competenze, appunto. Ripartiamo anche da queste. Perché le rivoluzioni, lo ripetiamo per l'ennesima volta, si fanno con il buonsenso in testa e i risultati in mano. Ma facciamo in fretta, perché non c'è più tempo. Pensiamo al nostro futuro. Subito. Buon Natale, Italia. E che lo sia per davvero

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