11" ARMATA: AVVENIMENTI NEL TERRITORIO CONTINENTALE GRECO E NELL'ISOLA DI CRETA

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MINISTERO DELLA DifESA STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO • UFFICIO STORICO

LE OPERAZIONI DELLE UNITA' ITALIANE NEL SETTEMBRE-OTTOBRE 1943

ROMA 1975

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PROPRIETA' LETTERARIA Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione anche parziale senza autorizzazione.


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presente monografia -

nel quadro delle attività dell'Ufficio

Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito -

è stata compilata

dal Generale di Corpo d' Armata (c.a.) Mario Torsiello. Hanno collaborato, per l'attività di ricerca e di realizzazione, il Tenente Colonnello f. spe Camillo Brialdi, il Sergente f. in ferma

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vol. Mauro De Seriis, la Coad. Maria Mazzonì.



I. settembre 1943 il Popolo italiano e le Forze Armate furono coinvolti in un dramma in cui la Nazione pose a repentaglio la sua stessa esistenza. Il tumulto delle passioni che seguì a tali vicende diede gradualmente origine al fiorire di una copiosa bibliografia non sempre obiettiva per vari motivi, non ultimo quello della mancanza di fonti ufficiali atte a far conoscere la verità anche se amara, col risultato (vero errore storico) di indurre gli italiani, e specialmente le giovani generazioni, a valutare superficialmente le cause di così dolorosi avvenimenti. E' invece caratteristica dei popoli forti la ricerca della verità sui fatti storici che li interessano, per ammettere i propri errori, per indagarne le cause, per trarne am maestramenti. Ignorare un qualsiasi periodo della storia nazionale equivale, infatti, a non voler ammettere che essa formi inequivocabilmente un tutto unico nei suoi molteplici aspetti ed avvenimenti; mentre proprio da una accurata analisi delle fasi più salienti, pur se più problematiche, deve scaturire la volontà di evitare che possano ancora verificarsi errori, correggendo qualsiasi deviazione e temprando i caratteri per il futuro. A oltre trent'anni dagli avvenimenti, anche se la documentazione è ancora carente, si possono almeno tracciare le linee generali delle origini e degli sviluppi di quel periodo tristissimo che segul a tre anni di guerra combattuta dall'Esercito italiano, quasi esclusivamente fuori del territorio nazionale, e che avevano logorato l'Italia, già posta sin dali 'inizio nella materiale impossibilità di battersi su più fronti. L'analisi storica esige tempo, laboriose indagini, pazienti accertamenti, serenità e obiettività di giudizi. Si può anche affermare che ancor oggi difettino molte informazioni fondamentali sugli avvenimenti relativi alle immediate conseguenze del 25 luglio 1943 e sulle vicende armistiziali. Solo scavando con umiltà e pazienza, coordinando ogni possibile documentazione, vagliandone i contrasti

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URANTE i tragici eventi del


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L~ op~azioni dd/~ unità

italiane nel setumbre- ottobr~ 1943

e le affermazioni, potremo un giorno conoscerne a fondo una parte, poiché numerosi interrogativi permangono c si riflettono su tanti episodi, per molti dei quali non vi è neppure il sostegno della documentazione di tanti comandanti, valorosamente caduti alla testa delle loro truppe. Né tutte le testimonianze, sovente raccolte a molta distanza di tempo dagli avvenimenti, possono costituire documenti probatori per chi si accinga ad una esposizione documentata e soprattutto sicura nelle sue valutazioni e nei giudizi che ne scaturiscono.

II. Una serie di fattori contingenti e di errori concorse al determinarsi di una situazione foriera di gravi conseguenze quando già l'Esercito aveva riportato sensibili perdite in uomini, armi, mezzi e materiali. Occorre oggi serenamente ricordare che vi influirono decisamente l'incertezza della politica governativa; il precipitato annuncio dell'armistizio (rispetto alle date precisate o ritenute tali nel corso dei rapporti con gli Anglo- Americani), sottoscritto sei giorni prima; la non chiara o quanto meno dubbia interpretazione degli ordini emanati (peraltro non scevri da lacune), scritti o verbali, nei quali però non venne fatto alcun cenno alla probabilità di un imminente armistizio, per una eccessiva e talora ossessiva volontà di mantenere il segreto, preferendosi fare riferimento soltanto alla eventualità di « improvvisi atti di aggressione » da parte delle forze germaniche, lasciando ad esse ogni iniziativa. Ed ancora: il ritardo col quale tali ordini e direttive furono impartiti, dovuto in parte alle notizie non sempre precise e tempestive pervenute in merito alle trattative per l'armistizio; l'orientamento governativo di non ordinare aJle forze italiane, ovunque dislocate, di attaccare per prime quelle germaniche già divenute di fatto nemiche fin dal 26 luglio per effetto di un contegno che non poteva lasciar dubbi sulle loro manifeste od occulte intenzioni; il sensibile ritardo nell'affluenza in Patria, per le necessità di una efficace e prevedibile resistenza, di Grandi Unità dislocate fuori del territorio nazionale, dovuto alla ferma opposizione delle autorità politiche e militari germaniche, alla lentezza dei trasporti ferroviari in conseguenza dei continui bombardamenti aerei degli alleati, ed anche alla burocratica applicazione, in così gravi frangenti, di procedure valide solo per il tempo di pace, come la imposizione di periodi


Presentazione

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di sosta contumaciale ai confini per le truppe provenienti dalla Jugoslavia; l'incertezza di alcuni comandanti periferici; il mancato tempestivo coordinamento generale del disegno concernente le azioni di resistenza e le relative misure preventive. Complicarono la situazione, inoltre, gli equivoci sorti in merito al presumibile sbarco su più punti ·del litorale tirrenico di notevoli contingenti anglo- americani per agganciare ovunque le forze corazzate tedesche, e al previsto concorso di una divisione aviotrasportata americana alla difesa di Roma, che sarebbe dovuta sbarcare entro tre o quattro notti consecutive, su aeroporti dislocati in una zona esterna rispetto a quella di schieramento avanzato delle nostre truppe. Si commise l'errore di non far cadere la scelta sugli aeroporti interni della Capitale, né si valutò la necessità di consentire l'integrale arrivo delle Grandi Unità di rinforzo provenienti dalla Francia e dalla Jugoslavia, in trasferimento da vari giorni, una delle quali destinata proprio al presidio e alla sicurezza degli aeroporti esterni. Contribuirono all'aggravarsi della situazione, già tanto delicata, la omessa immediata emanazione, all'atto dell'annuncio dell'armistizio, degli ordini a tutte le unità, dentro e fuori del territorio nazionale, per la tempestiva attuazione coordinata delle direttive già impartite, e l'improvvisa decisione di far partire da Roma, il mattino del 9 settembre, con le più alte autorità dello Stato, i capi militari; quelli delle forze terrestri commisero l'errore di non lasciare in posto uno Stato Maggiore efficiente, con almeno un responsabile delle decisioru del momento. Ne conseguì che l'Esercito fu lasciato in balìa di discutibili e gravi iniziative, neutralizzando in gran parte tutte le predisposizioni previste. Valsero infine a ridurre le possibilità di resistenza, la sensibile disparità di armamento fra le opposte forze e la pressoché totale assenza del sostegno dell'Aeronautica a favore delle truppe italiane, disseminate lungo vastissime fascie costiere, o frazionate in numerosissimi distaccamenti nei territori occupati. Per contro, le forze tedesche, prevalentemente blindo - corazzate e sostenute da adeguate formazioni aeree, furono sempre concentrate in grossi blocchi, a ridosso degli schieramenti italiani. Al quadro degli c.:rrori, delle deficienze, delle incertezze e degli equivoci, occorre anche aggiungere la sfiducia degli Anglo- Americani che non tennero alcun conto della reale situazione italiana e quindi della necessità di fronteggiare con forze terrestri, navali ed aeree adeguate, in tutti gli scacchieri nei quali le nostre forze erano dislocate, la prevedibile e rabbiosa aggressione tedesca. Né essi seppero e


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vollero valutare il fattivo contributo che avremmo voluto e potuto offrire per l'ulteriore proseguimento della lotta. A complicare gli eventi, si aggiunse anche la influenza del potere politico, che impose punti di vista non facilmente conciliabili con le preminenti esigenze di ordine militare. Questi, in rapida sintesi, i fattori che pesarono decisamente sulla già tragica situazione italiana, dopo tanti anni di guerra.

III. Fu scritto da una elevata autorità militare (1) che « si trascurò l'anima dell'Esercito », senza prepararlo spiritualmente alla lotta contro il nuovo nemico, tale in potenza da quarantacinque giorni, e non si può non condividere oggi così dolorosa constatazione. Ne conseguì che « alcuni Comandi di Grandi Unità furono posti improvvisamente, con la forza o con l'inganno, nella impossibilità di esercitare la loro azione; vari reparti vennero disciolti dagli stessi Comandanti per salvare gli uomini dalla cattura; altre unità circondate di sorpresa furono costrette ad arrendersi per risparmiare alle popolazioni le minacciate rappresaglie, preferendo la prigionia alle offerte di collaborazione; altre si sbandarono in un momento di rilassamento morale e di smarrimento dei sentimenti migliori » (2). Per contro il nerbo delle forze navali e aeree italiane efficienti poté lasciare la penisola sotto la protezione delle forze terrestri. Tuttavia, in un momento di così tragico smarrimento, una buona parte delle unità dell'Esercito oppose reazioni spesso valide alla violenza - pur contro un nemico largamente dotato di mezzi corazzati e autoblindati, sostenuto dal poderoso concorso di unità aeree - cedendo poi solo per mancanza di rinforzi, di rifornimenti, o per l'ignobile ricatto di vendette e devastazioni. Numerosi furono, perciò, in Italia e fuori, gli episodi individuali e collettivi di reazione all'aggressione: in vari casi si conclusero in veri e propri massacri compiuti

(I) Cfr.: MARIO CARACCIOLO DI FEROLETO (Generale, Comandante la 5a Armata): << E Poi? La tragedia dell'Esercito Italiano ». Editrice Corso, Roma, I946. Pag. 175. (2) Cfr.: UFFICIO STORICO DELLO STATO MACCIORE EsERCITO: << L'Esercito Italiano dal 1" Tricolore al r• Centenario>>. Tip. Regionale, Roma, 19()t. Pagine 165- 166. IBIDEM: <<L'Esercito e i suoi Corpi >>. Sintesi storica. Volume 1°. Tip. Regionale, Roma, 1971. Pagg. 252- 253.


Presentazione

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dalle forze germaniche prive di qualsiasi tendenza ad atteggiamenti umanitari. Insieme ai loro soldati, furono trucidati anche capi elevati. Questi episodi vanno ricordati. Anche perché è da considerare che « fu proprio l'Esercito, rimasto immobilizzato nei suoi compiti protettivi, a dover sopportare il maggior peso della violenza tedesca c a dover sottoporsi ai maggiori sacrifici » (3).

IV. Al di là delle passioni e delle polemiche, la presente monografia - preludio alla Relazione Ufficiale e, si spera, base su cui ricostruire la completa verità storica di tutti quegli eventi - desidera porre in rilievo gli avvenimenti dell'epoca, senza alcun timore di dover obliare gli errori commessi e le incertezze che ne derivarono, in una fedele ricostruzione delle reazioni delle unità dell'Esercito alle improvvise azioni ostili delle forze germaniche. La trattazione vuoi porre in risalto il tributo di sangue offerto alla Patria in quelle tragiche giornate, l'esempio di capi di ogni grado e la generosa obbedienza dei gregari venuti a trovarsi in situazioni impreviste e improvvise, comunque disperate. Vi furono infatti unità che opposero resistenza al nemico fino al limite umano delle loro possibilità, talora fino al supremo sacrificio, altre che dopo aver combattuto da sole non esitarono a fondersi con le formazioni partigiane già esistenti in Jugoslavia, nella Ralcania, in Egeo, o in corso di iniziale costituzione sul territorio italiano; non mancarono, in Patria e fuori, singoli episodi di valore che si conclusero col sacrificio di tanti. Per lo sviluppo della materia, la monografia narra anzitutto gli avvenimenti antecedenti all'annuncio dell'armistizio, a partire dal 2) luglio 1943, per una più esauriente visione e comprensione di quelli successivi. Esamina quindi le vicende svoltesi nel periodo compreso fra 1'8 settembre, data di annuncio dell'armistizio, e il 13 ottobre 1943, giorno della dichiarazione di guerra alla Germania (4), articolandosi in due distinte parti, relative rispettivamente alle reazioni sul territorio nazionale e fuori di esso, seguendo il criterio per Armate o per Comandi Forze Armate autonomi, a cominciare dalle forze impiegate nella difesa di Roma. Segue una parte finale riguardante

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(3) Cfr.: E~HLIO F ALOE LLA: cc L'Italia nella seconda guerra mondiale. Revisione di giudizi ». Cappelli editore, Rocca S. Casciano, 1959. Pag. 672. (4) E anche oltre per le unità dislocate in Egeo.


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u opn-azioni delle unità italiane nd utUmbre ·ottobre 1943

le perdite, le ricompense, i prigionieri internati, e il primo contributo dell'Esercito al sorgere del Movimento clandestino di resistenza. Termina con brevi considerazioni e conclusioni. In sintesi la monografia, nel riconoscere errori e manchevolezze, vuole esaltare tutti coloro che vollero e seppero battersi, compresi quelli che, per non deviare dalle loro coscienze, preferirono seguire la tragica via della prigionia, offrendo alla Patria, con la loro obbedienza, sofferenze inaudite. Tutto ciò è patrimonio dell'Esercito, e come tale deve essere valutato e ricordato per tramandarlo alle future generazioni. Roma, 1975.


CAPITOLO XII

11" ARMATA: AVVENIMENTI NEL TERRITORIO CONTINENTALE GRECO E NELL'ISOLA DI CRETA

In Grecia era dislocata la I I " Armata, comandata dal Generale Carlo Vecchiarelli, Capo di S.M. Generale Cesare Gandini. Sede del Comando: Atene. In seguito ad accordi intercorsi tra l'Oberkommando der Wermacht (O.K.W.) e il nostro Comando Supremo, si era trasformata in Armata mista italo- te<iesca e sotto la data del 28 luglio 1943 era passata alle dipendenze operative del Comando te<iesco Gruppo Armate del Sud- Est (Gen. Alexander LOhr), con sede a Salonicco (1). Al Comando di Armata era perciò stato affiancato uno Stato Maggiore operativo te<iesco, con un proprio Capo di S.M., il Gen. Heinz von Gyldenfeldt. Secondo gli accordi, questi doveva essere il consulente tecnico del comandante dell'Armata per le truppe germaniche, rendere esecutive per esse le decisioni assunte, e costituire organo di collegamento fra il Comando <ii Armata e il Comando Gruppo <i' Armate tedesco. Per effetto di tale trasformazione, la costituzione dell'Armata, all'annuncio dell'armistizio, risultava la seguente: XXVI Corpo <i' Armata italiano (Generale Guido della Bona, Capo di S.M. Col. Carlo Rossi), in E piro. Sede del Comando: Janina. Comprendeva: - Divisione di fanteria « Modena » (Generale Erberto Papini, Capo di S.M. Ten. Col. Amleto Menghi). Sede <iel Comando: Arta;

(1) Nel dicembre 1942 Hitler aveva stabilito, d'accordo col nostro Comando Supremo, che tutte le truppe italiane dislocate nei Balcani passassero, per l'impiego, agli ordini dei tedeschi; nel febbraio 1943 l'accordo era stato rimesso


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L e opera:::ioni delle unitcì italiane nel settembre- ottobre 1943

- 18' reggimento fanteria cc Acqui », III gruppo e 333.. battt:ria c.a. da 20 (meno 2 sezioni) del 33 reggimento artiglieria << Acqui >>, nell'Isola di Corfù; 1 Divisione da montagna tedesca (Generale \Valter Stettner, Ritter von Grabenhofen). Sede del Comando: Janina;

2 " gruppo alpini << Valle » (Colonnello Umberto Manfredini). Sede del Comando: Janina;

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truppe e servizi di Corpo d 'Armata.

VIII Corpo d'Armata italiano (Generale Mario Marghinotti, Capo di S.M. Col. Ugo Caroncs), nell'Acarnania, Etolia c nelle isole di Santa Maura e Cefalonia. Sede del Comando: Agrinion. Comprendeva: - Divisione di fanteria « Casale>> (Generale Mario Maggiani, Capo di S.M. Ten. Col. Francesco Scambia). Sede del Comando: Attolikon (Missolungi); - Divisione di fanteria cc Acqui>> (Generale Antonio Gandin, Capo di S.M. Ten. Col. G. Battista Fioretti), eccettuate le forze dislocate nell'isola di Corfù e il II gruppo (meno una batteria) del 33° reggimento artiglieria nell'isola di Santa Maura. Sede del Comando: Argostoli (CefaJonia); 104a Divisione cacciatori tedesca (Geo. Hartwig von Ludwiger). Sede del Comando: Agrinion; - truppe e servizi di Corpo d'Armata. LXVIII Corpo d'Armata tedesco (Generale Helmuth Felmy), nel Peloponneso. Sede del Comando: Vityna (circa 40 km a nord di Tripolis). Comprendeva: - Divisione di fanteria « Piemonte >> (Generale Rodolfo Torresan, Capo di S.M. Ten. Col. Francesco Gonella). Sede del Comando: Patrasso;

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in discussione dal Generale Ambrosio; divenne esecutivo soltanto per la Armata dislocata in Grecia. Chiara l'intenzione tedesca di estromettere gradatamente il Comando italiano dai Balcani. Cfr.: Generale FRANCEsco Rossi: << Come arrivammo all'armistizio )), Garzanti Editore, Milano, 1946. Pag. 20 e Generale MARIO RoATTA : « Otto milioni di baionette )), Arnoldo Mondadori Editore, Milano (1946). Pag. 183.


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Armata: avvenimenti nel continente greco e nell'isola di Creta

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- Divisione di fan teria « Cagliari » (Generale Paolo Angioy, Capo di S.M. Ten. Col. Otdlo Dell 'Omodarme). Sede del Comando: Tripolis; - IIi Divisione cacciatori tedesca (Generale Karl von Le Suire). Sede del Comando: Tripolis; 1" Divisione corazzata tedesca (Generale Walter Krueger). Sede del Comando: Argos; - Settore autonomo Corinto (Generale Riccardo Mattioli); - Settore autonomo Argolide (Generale Italo Caracciolo); - truppe e servizi di Corpo d'Armata. III Corpo d'Armata italiano (Generale Luigi Manzi, Capo di S.M. Colonnello Arturo Barbieri), in Tessaglia, Attica e nell'isola di Eubea. Sede del Comando: Tebe. Comprendeva: - D ivisione di fanteria « Pinerolo » (Generale Adolfo Infante, Capo di S.M. Ten. Col. Corrado Currado). Sede del Comando: Larissa; - Divisione di fanteria « Forlì » (Generale Francescantonio Arena, Capo di S.M. Ten. Col. Augusto Garofoli). Sede del Comando: Atene; - Comando truppe Eubea (Colonnello Renzo Reggianini). Sede del Comando: Kalkis; - truppe e servizi di Corpo d'Armata. Ne era previsto il trasferimento in Albania. Forze dipendenti per 1'1mpiego direttamente dal Comando Gruppo Armate tedesco del Sud - Est: I I .. Divisione da campagna dell'Aeronautica tedesca (Generale Drum), dislocata nel territorio del III Corpo. Sede del Comando: Atene; - Isola di Creta : truppe italiane : . . Divisione di fanteria « Siena » (Generale Angelico Carta, Capo di S.M. Maggiore Aurelio Marcarino). Sede del Comando : Neapolis; .. LI Brigata speciale « Lecce >> (Generale Mario Matteucci). Sede del Comando: Katokoriò; .. elementi minori (artiglieria, genio, servizi, base militare, Comando Marina con batterie da costa, ed altri);


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& op~aziom delle unità italiane nel settembre · ottobre 1943

truppe tedesche:

.. 22"' Divisione di fanteria (Generale Friedrich Wilhelm Miiller), denominata anche « Sebastopoli ». Sede del Comando: Knosso (a sud di Eraklion); . . I brigata da fortezza. Sede del Comando: La Canea. Dipendevano inoltre dal Comando di Armata, il Comando Militare marittimo della Grecia occidentale (Marimorea) con sede a Patrasso (Ammiraglio di Divisione Giuseppe Lombardi) e il Comando Aeronautica della Grecia, con sede ad Atene. Totale delle forze italiane dislocate in Grecia all'8 settembre: circa 7.000 ufficiali e 165.000 sottufficiali e truppa. Le forze italiane erano schierate a cordone, pressoché frantumate in piccoli e numerosi presidi lungo le coste e nell'interno per assicurare l'ordine nel territorio, la difesa costiera e la repressione delle forze partigiane. Per contro le forze germaniche - dotate in larga misura <li unità corazzate e blindo- corazzate - erano raccolte in grossi blocchi, con funzioni <li manovra, vere e proprie riserve mobili e perciò schierate su posizioni centrali, sempre pronte ad intervenire in qualsiasi momento e in ogni direzione. Se ne può subito dedurre che, per il solo effetto del diverso schieramento, la situazione delle forze italiane, in caso di contrasti, sarebbe <livenuta insostenibile, con l'aggravante che esse erano rinserratc fra la costa e le truppe mobili tedesche, o addirittura frammischiate ad esse, ciò che consentiva ai comandi germanici il controllo di tutti i collegamenti e servizi, fino al punto di regolare persino alcuni rifornimenti basilari. Quanto agli effettivi, l'apparente vantaggio numerico degli italiani era neutralizzato dall'assenza di forze corazzate o motorizzate, e dall'armamento antiquato. Notevole fra le truppe lo stato di disagio per l'insabbiamento o la sensibile riduzione delle licenze (dovute a deficienze di trasporti marittimi), le difficoltà alimentari, i disservizi postali, la malaria imperante quasi ovunque - talune unità avevano sul totale circa il 6o per cento di malarici (2) - le ripercussioni per i bombardamenti aerei e la scarsezza di oggetti di vestiario c di calzature. La consistenza organica dei reparti era sensibilmente ridotta: le divisioni erano per la maggior parte binarie e difettavano i mezzi motorizzati. In sintesi, una situazione logistica precaria, soprattutto (2) Cfr.: Relazione del Generale Cesare Gandini, Capo di S.M. del Comando di Armata.


Ila Armata: avv~nim~nti n~/ continente greco e

nell'isola di Creta

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per la crisi dei trasporti e delle disponibilità alimentari, che era purtroppo nota agli ufficiali di collegamento tedeschi. In totale le forze terrestri italiane esistenti in Grecia (compresa Creta) sommavano a 8 divisioni di fanteria delle quali 4 binarie e 4 ternarie (3). Considerate efficienti solo tre (« Acqui», « Modena » e « Cagliari »), meno efficienti le altre. · Diversa la situazione delle forze germaniche: 5 divisioni organiche; elementi sfusi (tra i quali 9 battaglioni da .fortezza e varie batterie), 5 reggimenti speciali motocorazzati (2 cc Brandenburg » e 3 cc SS. » ), oltre a circa 2 divisioni nell'isola di Creta e nella regione di Salonicco (1 divisione di occupazione e I divisione di fanteria). In Grecia era anche dislocato il X Corpo aereo tedesco (Gen. Fiebig) - dipendente dal Comando superiore aviazione dei Balcani con sede a Sofia - al quale facevano capo tutti gli aeroporti della Grecia e in particolare quelli di Eleusi, Tatoi, Kalamaki (in Attica), Araxos, Messene e Argos (nel Pcloponneso). Infine, ad Atene, funzionava un Comando territoriale Grecia (Gen. Wilhelm Speidd) direttamente dipendente dal Comando Gruppo Armate Sud- Est di Salonicco. La dislocazione di dette forze consentiva il controllo delle principali vie di comunicazione c l'irradiamento rapido in ogni direzione per far massa. Il dominio dell'aria era pressoché assoluto e incontrastato, mentre gli aerei italiani erano circa una sessantina, ma ebbero ordine di rientrare in Italia la stessa sera dell'8 settembre. Qualche incidente, di quelli che si erano verificati fra le truppe italiane e tedesche, poteva essere considerato come segno premonitore (4), e contribuiva a rendere alquanto tesi i reciproci rapporti. Pressoché normali gli atti subdoli e di prepotenza a danno dei militari italiani.

(3) Divisioni binarie: 2 reggimenti di fanteria e 1 di artiglieria; divisioni ternarie: 3 reggimenti di fanteria e 1 di artiglieria. Le binarie erano completate con I legione della Milizia, pari a poco meno di un terzo di un reggimento di fanteria. (4) Cfr.: Relazione del Gen. Vecchiarelli: a fine luglio (e quindi dopo la caduta di Mussolini), i tedeschi svolsero nel loro settore presso Atene un esperimento di allarme nel corso del quale gli avieri del campo di Kalamaki (Falero) assalirono improvvisamente e disarmarono la guardia alla sezione italiana: un nostro aviere che aveva opposto resistenza venne ucciso. Da non escludere la esistenza di un piano per agire contro le forze italiane in caso di rottura dei rapporti (piano K da applicarsi nella eventualità di una defezione italiana). E ' certo che presso ogni presidio italiano era stato affiancato, di norma, un presidio tedesco, dotalo di mezzi morocorazzati.


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Occorre anche aggiungere qualche notizia sulla situazione interna della Grecia. La popolazione civile generalmente simpatizzava per le organizzazioni clandestine o partigiane e mal tollerava le azioni condotte dalle nostre forze contro di esse. La caduta del regime fascista aveva determinato una certa stasi nella lotta, ma in seguito vi era stata una ripresa nell'attività partigiana, specialmente nella Tessaglia meridionale, nell'Attica e nella Beozia, che si era accentuata nell'agosto con una maggiore aggressività, forse per impressionare i nostri reparti ritenuti prossimi al collasso morale, cercando nel frattempo di svolgere abile e intensa propaganda fra le truppe per dimostrare ad esse la inutilità della continuazione di una lotta sostenuta nell'esclusivo interesse dei tedeschi. V arie le organizzazioni partigiane; fra le più importanti : - l'E.A.M.: fronte dì liberazione nazionale; - l'E.L.A.S.: esercito nazionale popolare di liberazione (branca militare di tutta la organizzazione); - E.D.E.S.: fronte democratico militare. Tutto il movimento partigiano era andato intensificandosi n ella speranza di una vittoria, sia pure a lunga scadenza, da parte degli alleati. Nel luglio 1943 i suoi vari elementi, già organizzati in bande, erano stati inquadrati in divisioni; i loro componenti preferivano denominarsi « andartes » per riai lacci arsi idealmente alle vecchie gloriose lotte del 1821 contro i turchi per la conquista della indipendenza. I partigiani ascendevano a varie decine di migliaia, ma disponevano dì pochi mezzi: scarseggiavano le armi e gli equipaggiamenti; frequenti gli scontri tra formazioni di opposte tendenze politiche. Verso la popolazione greca il Comando dell'Armata aveva svolto in genere azione politica moderata e pacificatrice; la condotta dei nostri militari era improntata a senso di umanità.

*** La sera del 7 settembre il Comando di Armata aveva ricevuto, per il tramite del suo Capo di S.M. rientrato dall'Italia, ove gli erano state impartite istruzioni e direttive, il noto Promemoria n. 2 (vedasi capitolo « Antecedenti ))), il cui contenuto rappresentava un cambiamento drammatico e improvviso nella situazione (5) e dava indica- ' (5) Il Promemoria n. 2 conteneva una disposizione specifica: «dire francamente ai tedeschi che le truppe italiane non avrebbero preso le armi contro


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A1mata: avvenimenti nel continente greco e nell'isola di Creta

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zioni « quanto mai oscure >> sulla condotta da tenere. Il Gen. Vecchiarelli (ritenendo di poter avere a disposizione qualche giorno di tempo) decise di prendere o far prendere contatti, per il mattino del ro, con i Comandi direttamente dipendenti, convocandone anche alctmi rappresentanti al suo Comando, di accelerare nel contempo il movimento del III Corpo verso l'Albania (o ve era destinato) e, infine, di scrivere una lettera urgente, da inviare a mezzo aereo al Comando Supremo, per chiedere tempo e assistenza onde realizzare una situazione che fosse la meno disastrosa possibile. Purtroppo, a circa 20 ore dall'arrivo del Promemoria n. 2, giunse improvvisa e si diffuse fulminea la notizia dell'avvenuta conclusione del!' armistizio. In tale situazione il Gen. Vecchiarelli si preoccupò che i tedeschi non passassero subito all'azione, aggredendo i nostri reparti e impedendo che si potesse addivenire ad una politica di accordi. Convocò subito il Capo di S.M. tedesco dell'Armata, Gen. von Gyldenfeldt e alla presenza del proprio Capo di S.M. (Gen. Gandini) e del Capo ufficio operazioni (Ten. Col. Alberto Scoti), gli disse che avrebbe chiesto conferma della notizia dell'armistizio e che intanto si cercasse di evitare di comune accordo che truppe italiane e tedesche venissero a conflitto, pregandolo altresì di comunicare subito al Comando Gruppo Armate del Sud- Est i suoi intendimenti nell'ipotesi che la notizia fosse ufficialmente confermata, intendimenti che avrebbe concretato in un ordine per le truppe italiane, del quale gli avrebbe dato copia (6). Con quest'ordine sintetizzava le direttive per il comportamento delle forze ai suoi ordini: « non compiere atti di ostilità contro le forze tedesche salvo il caso che fossero state da esse attaccate; non fare causa comune con i partigiani greci né con gli Anglo- Americani se sbarcassero; mantenere integra la difesa costiera fino ad avvenuta sostituzione con truppe tedesche >> . Pregava infine, il Comando tedi loro se non fossero state soggette ad atti di violenza armata », e riunire al più presto le forze in prossimità dei porti. (6) A spiegare la condotta tenuta in quel gravissimo frangente dal Generale Vecchiarelli è da tener presente che - secondo quanto scrisse nella sua relazione - il Gen. Gandini, nel consegnargli la sera del 7 il « Promemoria n. 2 », riferendosi a colloqui avuti a Roma con alte personalità militari, aveva sintetizzato la situazione col dire, all'incirca « che l'Armata veniva sacrificata >> e che si faceva affidamento sull'abilità e sul prestigio del Comandante per sal· vare le truppe dallo sterminio e dai campi di internamento. Era suo deciso inte!1dimento evitare lo sfacelo totale dell'Armata.


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Le operazioni delle unità italiane nel selfem bre- ottobre 1 943

desco di confermargli che le dipendenti unità si sarebbero astenute dal compiere atti di violenza contro quelle italiane. Il Generale von Gyldenfeldt, preso atto di tali dichiarazioni, fece ritorno poco dopo chiedendo risposta immediata al dilemma posto dal Comando Gruppo Armate Sud~ Est germanico: o non riconoscere l'armistizio e continuare ad operare senza alcuna restrizione a fianco dei tedeschi; o consegnare ai tedeschi « tutto l'armamento pesante e i materiali » ad evitare potessero impadronirsene con la forza. Il Generale Vecchiarelli respinse le richieste, ripropose di rimanere nei termini della dichiarazione che aveva in precedenza preparato e comunicata solo per dar prova del suo spirito amichevole; ma insistette nell'esprimere il desiderio di trasportare l'Armata in Italia, nel più breve tempo possibile, col materiale mobile. Ne seguì una discussione, nel corso della quale il von Gyldenfeldt, dopo aver assicurato che il rientro in Italia dell'Armata era negli intendimenti del Comando germanico, dichiarò che le trattative sarebbero state riprese da un generale tedesco di grado più elevato al suo e con maggiori poteri. Frattanto il Comando dell'Armata diramava (ore 21,30) l'ordine n. 02/ 25oo6 (7), relativo alla linea di condotta per le truppe italiane già indicata in precedenza. Ma in serata i tedeschi tagliavano i collegamenti telefonici fra il Comando di Armata e quelli periferici e assumevano il controllo della centrale telefonica di Atene, ciò che rendeva necessario fare ricorso soltanto ai mezzi radio. Proteste verbali furono rivolte per tali atti, ma il Comando tedesco rispose trattarsi di provvedimento precauzionale per evitare che fossero diramati ordini a suo danno, salva la facoltà aJ Comando di Armata di avvalersi, per le sue comunicazioni, delle linee telefoniche tedesche. Nel frattempo, appena avuta la notizia dell'armistizio, forze tedesche avevano subito effettuato un colpo di mano immobilizzando i reparti dell'Aeronautica italiani dislocati nei campi di aviazione di Kalamaki e Tatoi (presso Atene) impadronendosi degli aerei italiani, (7) N. 02 / 25006 alt Seguito conclusione armistizio truppe italiane 11• Armata seguiranno seguente linea condotta alt Se tedeschi non faranno ani violenza armata, italiani non - dico non - volgeranno armi contro di loro, non - dico non - faranno causa comune con i ribelli né con le truppe anglo americane che sbarcassero alt Ognuno rimanga suo posto con i compiti attuali alt Sia mantenuta con ogni mezzo disciplina esemplare alt Comunicare quanto precede at corrispondenti comandi tedeschi alt Dare assicurazione alt Generale Vecchiarelli.


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occupando anche gli stabilimenti della intendenza italiana di Atene e ponendo a guardia di essi propri elementi. Verso le ore 23 (sempre del giorno 8), sì presentava al Comando dell'Armata, per continuare le trattative già iniziate dal Gen. von Gyldenfcldt, il Generale Hubert Lanz, Comandante il XXII Corpo da montagna (avrebbe dovuto sostituire il III Corpo italiano in T essaglia) - che si trovava ad Atene in attesa di trasferirsi presso il suo Comando - nella sua qualità di generale tedesco più elevato in grado presente nella città (8). Nel corso della discussione venne redatta una bozza di accordo: le truppe italiane sarebbero rimaste in difesa costiera per 14 giorni, dopo di che sarebbero state rimpatriate con armamento da definirsi, evitandosi così quel disarmo totale già richiesto dal Generale Gyldenfeldt. Il Lanz si riservò di riferire ai suoi superiori per poter dare una risposta e promise di far riallacciare i collegamenti a filo che erano stati tagliati all'annuncio dell' armistizio. Verso le 4 del 9 fece ritorno e comunicò al Generale Vecchiarelli che il Generale LOhr - Comandante dd Gruppo Armate non aveva ratificato l'accordo; che restava fermo il rimpatrio dell'Armata, ma in condizioni di pieno disarmo (salvo la pistola per gli ufficiali) e che egli era costretto, con suo dolore, ad invitarlo a impartire gli ordini relativi. Le proteste e le argomentazioni in contrario del Generale Vecchiarelli --, che logicamente considerava il disarmo in contrasto con l'onore militare - non valsero. Alla fine , dopo lunga ed estenuante discussione, considerata la tragica situazione in cui era venuta a trovarsi l'Armata, e che dopo tutto la direttiva del Comando Supremo chiedeva di salvarla prevenendo mediante accordi l'aggressione tedesca, pervenne « alle conclusioni di rinuncia ad ogni resistenza, che si sarebbe risolta in un inutile spargimento di sangue, data la netta inferiorità d'armamento delle nostre truppe » (9), ottenendo però la conservazione dell'armamento individuale (10). Concordate le modalità per la cessione dell'armamento pesante e collettivo e per il rientro delle truppe in Italia, d'intesa con un rap(8) Cfr.: GABRIO LoMBARDI: « L'8 settembre fuori d'Italia ». U. Mursia & C., Milano, 1!)66. Pagg. da 93 a 99· (9) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: << La Marina italiana nella seconda guerra mondiale». Volume XV: << La Marina dall'8 settembre 1943 aUa fine del conflitto ». Compilatore, Ammiraglio di Squadra GIUSEPPE FIORAVANZO. Roma, r9(}2. Pag. 200. (Io) Cfr. : Relazione del Generale Carlo Vecchiarelli.


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Le operazioni delle unitù italiane nel settembre- ottobre 1943

presentante germanico furono diramati dal Comando di Armata alle ore 9,50 gli ordini relativi (n), mentre giungeva notizia che in alcune unità cominciavano a determinarsi segni di sfaldamento poiché molte di esse avevano dovuto cedere alle intimazioni dei locali comandi tedeschi (12). Non mancarono anche ad Atene situazioni spiacevoli: con una serie di prepotenze le truppe tedesche si impossessarono improvvisamente di nostri magazzini, depositi, ospedali, parchi automobilistici: atteggiamenti che dovettero essere subiti, non essendovi mezzi per la protezione di tali enti. I tedeschi assunsero un contegno sempre più aggressivo anche perché favoriti dalla abulìa di azioni e decisioni e dalla supina accettazione delle loro prepotenze « nel grave sconcerto di coscienze che si determinò in seguito agli avvenimenti d'Italia» (13). Furono anche diramate il mattino del 9 le disposizioni per la radunata dell'Armata in vista del suo successivo trasferimento in Italia. Numerose le reazioni e le proteste, specialmente da parte degli ufficiali, contro la cessione delle armi, mentre si accentuavano casi di disarmo di militari isolati. Nel corso della giornata si verificarono inoltre, da parte di nostri soldati, episodi di cessione di materiali ed armi a cittadini greci, ciò che indusse il Comando tedesco ad imporre all'Armata anche il versamento dell'armamento individuale, ad eccezione dei soli carabinieri. Manifestazioni di violenza e di offesa (11) N. 02 / 25026 alt Seguito mio ordine o2/ 25oo6 dell'8 corrente alt Presidi: costieri dovranno rimanere in attuali posizioni sino at cambio con reparti tedeschi non, dico non, oltre però le ore 10 giorno 10 alt In aderenza clausole armistizio truppe italiane non oppongano da detta ora resistenza alcuna ad eventuali azioni truppe anglo- americane; reagiscano invece ad eventuali azioni forze ribelli alt Truppe rientreranno al più presto Italia alt Pertanto una volta sostituite G.U. si concentreranno in zone che mi riservo fissare unitamente at modalità trasferimento alt Siano lasciate at reparti tedeschi subentranti armi collettive et tutte artiglierie con relativo munizionamento; siano portate at seguito armi individuali ufficiali et truppa con relativo munizionamento in misura adeguata ad eventuali esigenze belliche contro ribelli alt Consegneranno parimenti armi collettive tutti altri reparti delle Forze Armate italiane conservando solo armamento individuale alt Consegna armi collettive per tutte le Forze Armate italiane in Grecia avrà inizio at richiesta comandi tedeschi at partire ore 12 di oggi alt Generale Vecchiare!Ji. (12) Nel frattempo, per il caso che le trattative dovessero interrompersi, era stata presa in esame la possibilità di sistemare una parte del Comando in una sede tattica più appropriata, ma non se ne fece nulla soprattutto per la mancanza di armi contraeree in grado di fronteggiare le prevedibili azioni delraviazione tedesca. (r3) Cfr.: Relazione del Maggiore Renzo Pietro Bonivento.


l Ia Armata: avvenimenti nel continente gr·eco e nell'isola di Creta

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contro gli italiani si accentuarono di giorno in giorno, aggravate dalla requisizione e presa di possesso di automezzi isolati, con tutta una serie di prepotenze dovute a singole iniziative di militari tedeschi. Il primo scaglione dell'Armata diretto aJle stazioni di carico per il presunto rimpatrio lasciò Atene l'II settembre, ma ben presto i convogli furono deviati verso lontani campi di concentramento salvo il caso di adesione ai tedeschi: crollò così il mito della lealtà germanica, mentre, per contro, giungevano le prime notizie d_elle resistenze opposte dalla Divisione « Acqui » a Cefalonia e a Corfù e da alcuni reparti in qualche altra località, sul passaggio di reparti italiani ai partigiani greci e su talune fughe avventurose compiute da ufficiali e soldati. Gradualmente tutto il territorio greco cadeva sotto l' arbitrio incontrollato delle autorità militari tedesche che ponevano sempre l'amara alternativa di affiancarsi ad esse o subire l'internamento. Non va dimenticata l'angoscia alla quale fu sottoposto lo stesso Comandante di Armata che vedeva crollare giorno per giorno tutte le illusioni che si era fatte sulla sincerità dell'avversario: anche nei suoi confronti i tedeschi, mano a mano che progredivano le operazioni di disfacimento dell'Armata, si rivelavano <<più duri e più odiosi» (r4). Il r8 settembre, insieme al suo Capo di S.M., venne posto sotto sorveglianza ( « sotto la protezione delle forze armate tedesche >>) e tenuto pronto a partire; l'indomani lasciò Atene in aereo per Belgrado e fu poi fatto proseguire per il campo di internamento di Schokken, insieme con altri generali e colonnelli provenienti da varie località. Così il Comando di Armata cessò di fatto di esistere, mentre centinaia di militari sfuggiti ai rastrellamenti riuscivano ad occultarsi con il generoso aiuto della popolazione greca.

*** Dopo la prima decade di ottobre è da ritenere non esistessero più truppe italiane in Grecia, salvo 20.000 uomini passati ai partigiani e circa 25.000 nascosti in varie località. Molti di questi, privi di mezzi di sussistenza, dopo grandi privazioni, furono indotti a presentarsi ai tedeschi che li rinchiusero in campi di concentramento o li adibirono a lavori gravosi. « Tutti coloro che non partirono prigionieri e si può calcolare su una massa di 8o.ooo uomini, rimasero sbandati fidando la loro speranza di vita sulle promesse di aiuto della popolazione greca e su di un più o meno vicino arrivo degli alleati. Incominciava la tragedia di questa massa acefala costretta a vivere (14) Cfr.: Relazione Console Prato.


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u operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943

alla macchia. Coloro che si appoggiarono ai partigiani ebbero subito le prime amare disillusioni. La massa di essi si riversò ben presto nelle città e principalmente in Atene ... , ma qui, vivendo ai margini, dopo i primi momenti di euforia, si trovò priva di mezzi di sussistenza e dovette piegarsi alle più dure umiliazioni . . . Tutti aspettavano un aiuto, tutti speravano di poter avere una possibilità di raggiungere la Patria. Nulla. Non vi era altro che fidarsi della ospitalità greca, la quale, ad onor del vero, rispose a questo appello, aiutando, sfamando, proteggendo gli italiani appartenenti all'Armata con molto coraggio e senso di umanità » (15). Gli avvenimenti svoltisi nell'ambito del Comando di Armata ebbero immediate gravissime e dolorose ripercussioni nei vari settori affidati alle dipendenti Grandi Unità. Pur in così tragica situazione determinatasi in soli pochissimi giorni, quasi ovunque molti reparti, singolarmente interpellati, opposero un diniego alle proposte di collaborazione con i tedeschi. Il territorio di giurisdizione dei nostri Comandi in Grecia fu teatro di splendidi episodi di valore militare, condotti fino all'estremo sacrificio in cui rifulsero capi decisi a tutto e truppe pronte a seguirli con una obbedienza esaltante e cosciente, fra i quali: l'eroico sacrificio dei componenti la Divisione di fanteria « Acqui » e delle altre unità ad essa unite nella lotta, per la estrema difesa delle lontane isole di Cefalonia (settore dell'VIII Corpo) e Corfù (settore del XXVI Corpo), che si concluse con il massacro della maggior parte delle forze italiane; il valoroso e deciso atteggiamento della Divisione di fanteria «Pinerolo>> e il lodevole comportamento dei componenti il presidio dell'isola di Eubea (settore del III Corpo); l'atteggiamento del presidio autonomo di Argolide (settore del LXVIII Corpo tedesco) nel Peloponneso; le drammatiche vicende delle forze italiane a presidio dell'isola di Creta (dipendente dal Comando tedesco del Gruppo Armate Sud- Est), ed altri episodi minori, nel corso dei quali le truppe seppero affermarsi n ei limiti delle loro possibilità. Così eroiche e dolorose vicende vengono ora prese in dettagliato esame, per offrire un vasto quadro dei tragici avvenimenti ai quali diedero luogo (16). (r5) Cfr.: Relazione del Capitano Alessandro Bonazzi e del Tenente Addimando. (r6) La trattazione degli avvenimenti svoltisi a Cefalonia e a Corfù forma rispettivamente oggetto dei capitoli XIII e XIV.


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Armata: avvenimenti nel continente greco e nell'isola di Creta

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III CORPO D"ARMA T A

Gu AVVE~IMENTI NEL SETTORE DELLA DIVISIONE DI FANTERIA « PINEROLO» (allegati nn. 1 e 2 e Schizzo n. 1). La Divisione (17) aveva una forza complessiva: circa 23.000 uomini, in condizioni sanitarie poco buone; sensibile la percentuale dei malarici. Era dislocata in Tessaglia, e occupava le provincie di Volo, Larissa, Trikkala e Kastoria. Molteplici i suoi compiti : difesa costiera, sicurezza del territorio e lotta contro le formazioni partigiane. Nella seconda metà di agosto aveva ricevuto ordine di tenersi pronta a trasferirsi in Albania, a piedi. In seguito l'ordine era stato modificato: trasferimento parziale per ferrovia per tener conto della situazione sanitaria. Sarebbe stata sostituita dal 1° reggimento granatieri corazzato germanico. Imprecisate le forze tedesche dislocate nella regione, dipendenti dal Comando del LXVIII Corpo. Nel territorio di giurisdizione esistevano varie bande armate greche (valutate fra i 12.000 e i 15.000 uomini), largamente rifornite per via aerea, comandate da ufficiali del disciolto esercito greco, sotto la direzione di elementi di una Missione britannica. L'« esteso territorio della divisione era infestato dai ribelli (r8) che controllavano intere regioni, tanto che il presidio di Kastoria (13° fanteria) era isolato dal resto della divisione e collegato col Comando soltanto a mezzo radio. Il III/ 13° era distaccato a circa 200 chilometri da Kastoria e presidiava Domokos alle dirette di pendenze del Comando divisione ». Inaspettato l'annuncio dell'armistizio. Pervenne in serata il noto ordine 02/ 25000 del Comando di Armata con le direttive sulla linea di condotta da seguire, ma già i tedeschi avevano interrotto le linee telefoniche. La stessa notte sul 9 presso il campo di aviazione di La(17) Inquadrava i reggimenti di fanteria 13°, 14° e 313°, il III battaglione mitraglieri di Corpo d'Armata, il XXIV battaglione mortai da 8r, la 24"' compagnia cannoni c.c., il 6° reggimento « Lancieri di Aosta », il 7° reggimento « Lancieri di Milano », il 18° reggimento artiglieria da campagna, x gruppo di artiglieria di rinfono da xoo/ 17, la legione milizia c< L"Aquila », unità minori ed elementi dei servizi. (18) Cfr.: Relazione dell"allora Tenente Colonnello Corrado Currado, Capo di S.M. del Comando divisione.

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PRINCIPALI OPERAZIONI SVOLTESI NELL'ISOLA DI CEFALONIA DAL 12 AL 22 SETIEMBRE 1943 l

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& operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943

rissa si verificò un incidente originato da avieri germanici che si erano presentati esigendo dal _presidio italiano (una squadriglia di aerei e una compagnia del 313° fanteria) la consegna delle armi. Il Gen. Infante, informato di questo atto di prepotenza, dispose subito che ad eventuali atti di violenza si rispondesse con la forza; per sostenere gli elementi in posto, ordinò che un battaglione del 313° fanteria, rinforzato da due batterie da 100 f 17, si trasferissero dalla città all'aeroporto. Ma poiché i tedeschi continuavano ad insistere chiedendo il disarmo, si determinò un piccolo scontro, nel quale rimasero feriti una quindicina di tedeschi, di cui 3 ufficiali; 13 nostri avieri, compreso il comandante della squadriglia, furono catturati con le armi. Ne seguì un colloquio fra il Generale Infante e il comandante tedesco del campo: quest'ultimo si impegnava a restituire le armi, ma in cambio gli italiani avrebbero sgomberato il campo. Verso le ore IO del 9 il Comando germanico di Larissa - per ordine del Comando Gruppo Armate - chiese al Gen. Infante di ordinare subito al 13° fanteria, dislocato in Kastoria, di cedere le armi al 2 ° reggimento tedesco « Brandenburg » che ne aveva fatto richiesta dopo averlo circondato: il Gen. Infante oppose un rifiuto, né si lasciò intimidire quando i tedeschi lo avvertirono che << gli concedevano solo un quarto d'ora per decidere e per evitare spargimento di sangue» (19); mantenne il rifiuto aggiungendo che l'onore militare gli imponeva di ottemperare soltanto agli ordini dei superiori diretti. Purtroppo questi non tardarono a giungere: pervenne nelle prime ore del pomeriggio il radiogramrna 02 / 25026 del Comando di Armata per la cessione delle armi collettive e delle artiglierie, che venne comunicato alle unità dipendenti e per primo al 13° fanteria in Kastoria che il mattino dell'n iniziò la consegna. Nelle prime ore del mattino del ro giunsero a Larissa nuovi reparti germanici delle « SS » che occuparono i punti più importanti della città, compiendo anche atti di prepotenza. Dato l'aggravarsi della situazione, il Gen. Infante cominciò a maturare il proposito di concentrare le sue forze nella zona di Trikkala- Karditza, sulle pendici orientali del Pindo, per porsi in condizione di resistere a qualsiasi aggressione e impartì le prime segrete disposizioni ai reparti. Nel contempo venivano presi contatti con i comandi partigiani greci della regione, traendo occasione dalla circostanza che il Comandante del reggimento « Lancieri di Aosta » e del presidio di Trikk ala, Co(19) Vds. nota 18.


1 I a Armata: avvenimenti nel continente greco e nell'isola di Creta

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lonnello Giuseppe Berti, aveva segnalato che il suo presidio si trovava circondato dalle formazioni partigiane che chie.devano la cessione delle armi e che un rappresentante della Missione britannica in Grecia aveva espresso il desiderio di conferire col Coman.dante della diVISione. Il Generale Infante, accogliendo quella occasione favorevole, aveva risposto che aderiva ben volentieri. Per non destare sospetti nelle locali autorità germaniche, comunicava ad esse (già al corrente della grave situazione in cui si trovava il presidio di Trikkala) che aveva deciso di portare al più presto un soccorso a quel presidio per liberarlo dalla minaccia. Con tale pretesto, poco dopo le ore 14 del ro settembre, mosse alla testa di una colonna comprendente il III j 313° fanteria autoportato e due autoblindo, dirigendosi alla volta di Trikkala. Dopo circa due ore di marcia l'autocolonna si fermò : verso le r6, in un luogo convenuto, ebbe luogo un incontro col Capitano britannico Ritz e, verso le r8, col Colonnello H ill, rappresentante in T essaglia della Missione militare britannica in Grecia, con il Generale Sarafìs e il Colonnello Raptopulos, rispettivamente comandanti le formazioni partigiane dell'ELAS e dell'EDES. Risultato di tali incontri fu un accor.do - quanto mai labile e insicuro, ma preferibiJe ad altre soluzioni - per effetto del quale ai reparti italiani disposti a combattere contro i tedeschi e che fossero riusciti a raggiungere la zona montana, sarebbero state lasciate le armi; non appena possibile le truppe italiane sarebbero state rimpatriate; durante la permanenza in Grecia sarebbero state rifornite a cura degli inglesi. Su tali basi, accettate dal Generale Infante, l'n settembre venne firmato un << patto di cooperazione » (allegato n. r) che il successivo 25 fu sanzionato dal Comandante le forze alleate del Medio Oriente, Generale sir Henry Wilson. Nella stessa notte sull'II il Generale Infante, deciso ad attuare il concentramento delle sue forze nella regione di Trikkala- Karditza - e che nel frattempo aveva ordinato ai reparti di distruggere sul posto tutte le armi non trasportabili perché non cadessero in possesso del nemico (20) - aveva diramato gli ordini relativi. In particolare disponevano che i reparti dislocati a Trikkala si portassero nella zona di Porta Pasari- Pirgos (sud- ovest di Trikkala), ove il (2o) Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito. Ispettorato dell'Arma di Fanteria, Gen. EooADO ScALA: «Storia delle fanterie italiane ». Vol. X: « Le fanterie nella seconda guerra mondiale ». Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pag. 694.


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u opt'raziont d t'Ilt' unirà italiant' nd uttembrt'- ottobrt' 1943

Generale Giovanni Del Giudice, Comandante la fanteria divisionale, avrebbe organizzato l'afflusso e lo schieramento; e quelli di Agyà e Tembi raggiungessero la zona di Rumeli. A sua volta il Generale Infante fissò la sua sede di comando a Pertuli, presso la Missione militare britannica c nelle adiacenze del comando partigiano greco delle formazioni dcli'E.D.E.S. Avuta notizia del passaggio ai partigiani di tanti reparti della « Pinerolo », le forze tedesche iniziarono rappresaglie e si prepararono a compiere anche un atto di forza tentando, con ricognizioni aeree, di individuare i reparti nelle nuove zone in cui si erano trasferiti (21 ). Nei giorni 16 e 17 vi furono violenti scontri al passo di Kalabaka fra uno squadrone dei « Lancieri di Aosta», appoggiato da una sezione di pezzi da IOOf 17, ed elementi motorizzati tedeschi che furono respinti con sensibili perdite: in tale circostanza gli « andartes » rivolsero agli italiani espressioni di lode per lo slancio e il valore dimostrati. Il 20 settembre il Generale Infante costituì il Comando Forze Armate italiane in Grecia (allegato n. 2) attorno al quale si raccolsero le seguenti unità: - Comando 14° reggimento fanteria; - I battaglione del 14° reggimento fanteria; - Comando 313o reggimento fanteria; - I e III battaglione del 313° reggimento fanteria; - III battaglione mitraglieri di Corpo d'Armata; - 6° reggimento << Lancieri di Aosta»; - XXXI gruppo appiedato << Lancieri di Aosta »; - Comando r8° reggimento artiglieria da campagna; - 3 batterie del 18° reggimento art. da campagna; - elementi vari: dei carabinieri, del 13n fanteria, del gemo, dei servizi divisionali e della guardia di finanza; che costituirono caposaldi nelle regioni di Kalabata, Trikkala, Karditza e Karpenision. (2r) L'rr settembre i tedeschi disposero che i reparti dislocati a Larissa rimanessero consegnati nelle caserme. .!\'ella notte pattuglie di SS. invasero gli alloggi degli ufficiali italiani asportando ogni cosa. Il successivo giorno r6 catturarono il Capo di S.M. del Comando Divisione, Tenente Colonnello Corrado Currado e i militari presenti, e li deportarono. Fucilarono inoltre, sotto falsa accusa, il Capitano D'Angelo, comandante la compagnia artieri. Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Corrado Currado.


11• Armata: avv~nim~flfi n~/ contin~nt~ gr~co ~ n~ll'isola di Crna

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In totale poco più di 8.ooo uomini e 1.ooo quadrupedi. Ad eccezione del reggimento « Lancieri di Aosta », gli altri elementi erano pressoché privi delle dotazioni di reparto c dei mezzi di trasporto (22). Le truppe tedesche non lasciarono in disturbate le nostre : il 22 settembre attaccarono con una colonna motorizzata le posizioni della piana di Beletzi, difese dal gruppo appiedato « Aosta », dal I e III battaglione del 31 3o fanteria, da una sezione da 100 f I 7 e da una sezione autoblindo. La reazione fu immediata; i tedeschi furono costretti a ripiegare con perdite (circa un centinaio di morti e feriti e un aereo « Cicogna » abbattuto). Altri scontri si ebbero il 23 a Kalabaka e l'n ottobre a Karditza. Il 30 settembre pervenne al Generale Infante, da parte della Missione militare britannica, la richiesta di attaccare il presidio tedesco di Larissa per distruggervi le attrezzature dell'aeroporto. La richiesta apparve sproporzionata: i reparti italiani erano infatti a circa 90 km di distanza e dotati di scarsi mezzi, mentre il presidio tedesco di Larissa era forte (circa 6.ooo uomini); fu perciò necessario rinunziare al tentativo e vennero per contro avanzate proposte per alcune azioni di sabotaggio che ebbero esito favorevole. Nel frattempo affluivano verso le posizioni della « Pinerolo ))' a gruppi o isolatamente, molti sbandati di altre unità italiane (delle Divisioni « Casale » e c< Forlì » e del presidio di Eubea) sfuggiti alla cattura. Purtroppo i rapporti con le formazioni partigiane cominciarono ad incrinarsi, per l'inizio della lotta fra le formazioni ELAS ed EDES, nonostante il tentativo compiuto dal Generale Infante diretto a coordinare un piano operativo con esse. Il 5 ottobre alcuni reparti italiani dislocati nella zona di Karpenision vennero indotti , con l'inganno e la falsa promessa di rimpatrio, a consegnare le armi; seguirono atti intesi ad esautorare sistematicam ente i nostri ufficiali e a screditarli presso le truppe, mentre si intensificava la propaganda per una cessione volontaria delle armi, facilitata dal disseminamento delle nostre forze su di una fronte di oltre 200 chilometri, voluto dagli << andartes » con la scusante della necessità di addestrare i

(22) Altri reparti della cc Pinerolo », riusciti a sfuggire alla cattura, costituirono successivamente il reggimento T.I.M.O. (Truppe Italiane Macedonia Occidentale) alle dipendenze degli alleati e continuarono a combattere contro i tedeschi sino alla liberazione della Grecia. (Cfr.: EDOARDO ScALA: << La riscossa dell'Esercito >>. Ministero della Difesa, Stato Maggiore Esercito, Ufficio Storico, Roma, 1948. Pag. 199).


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

nostri soldati ai procedimenti della guerriglia affiancandoli ai partigiani. Nessun risultato ottennero le opposizioni anche energiche del Generale Infante per porre termine a tale stato di cose, e la situazione venne resa più grave dalla mancanza dei rifornimenti promessi dalla Missione alleata e mai giunti. Il 14 ottobre, col pretesto di evitare che la propaganda fascista riuscisse a convincere i nostri soldati a tornare con i tedeschi, il comando ELAS diede improvvisamente l'ordine di disarmare tutte le nostre truppe. A nulla valsero le vivaci proteste del Generale Infante, che venne anzi trattenuto quale ostaggio fino ad avvenuto disarmo, impedendogli di avere contatti con l'esterno. V ari reparti però rifiutarono il disarmo apponendovisi decisamente: resistenze furono opposte a Chiana e Pirgos dai « Lancieri di Aosta >> che diedero ancora una volta fulgide prove di eroismo e di disciplina, riportando 19 morti e 39 feriti. Il 2° squadrone a Pirgos, asserragliato in un cascinale, rifiutò fino all'ultimo di arrendersi (23). Ad avvenuto disarmo, gli italiani furono inviati in campi dì concentramento, nonostante le vigorose proteste del loro comandante e l'intervento della Missione britannica. Ne furono istituiti tre: a Grevenà (nella Macedonia greca), a Neraida (nella Tessaglia) e a Karpenision (pendici sud -orientali del Pindo). In totale vi furono avviati circa 8.ooo uomini: ivi subirono un trattamento duro e crudele, furono trattati come schiavi, costretti - « veri martiri dell'obbedienza>>- a dover subire sopportazioni penose e angosciose (24), che si protrassero per mesi e mesi; in soli quattro mesi perdettero la vita, in quei campi, oltre 700 italiani (25). Le traversie dei nostri soldati continuarono ancora (26) mentre il Generale Infante, ricevuto (23) Cfr.: Relazione del Colonnello Giuseppe Berti, comandante il reggimento « Lancieri di Aosta ». (24) Cfr.: Relazioni del Maggiore Labus (43° fanteria), del Tenente Colonnello Fausto Maria Pittarelli (« Lancieri di Aosta»), del Sottotenente Agostinelii e del Tenente Tanziani (entrambi del 313° fanteria) e del Colonnello Giuseppe Berti (dei « Lancieri di Aosta »). Inoltre: ATTILIO T AMARO : « Due anni di storia, 1943- 1945 », Tosi editore in Roma, 1948, 1° volume, pag. 521; Stato Maggiore dell'Esercito, Ispettorato dell'Arma di Fanteria: EDOARDO Sc:\LA: cc Storia delle fanterie italiane >>, volume X: c< Le Fanterie nella seconda guerra mondiale>>. Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pag. 528. (25) Cfr.: Relazione del Maggiore Aristide Ferrante, dei c< Lancieri di Aosta>>. (26) Per i primi scaglioni partiti per l'Italia, fino alla estate del 1944, per gli ultimi scaglioni soltanto nel marzo I945·


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l'ordine di rimpatrio, avrebbe raggiunto Brindisi il 4 febbraio I944 dopo aver affidato al suo sostituto, il Generale Giovanni Del Giudice (Vice comandante della << Pinerolo ») l'incarico di seguire le vicende delle nostre truppe, segnalandone le necessità alla Missione militare britannica. Gravissime le perdite subite dalla « Pinerolo » e dai reparti che ad essa si erano aggregati: secondo i dati raccolti, si fanno ascendere a LISO caduti, a 2 .250 feriti ed a 1.500 dispersi. Fra i caduti vengono compresi anche i militari deceduti per le privazioni sofferte nei campi di concentramento greci (27).

Gu AVVENI MENTI NELL'ISOLA DI EuBEA. Dipendente direttamente dal Comando del III Corpo, il presidio era agli ordini del Colonnello Renzo Reggianini e comprendeva: - r compagnia carabinieri; - il 2" reggimento bersaglieri meno I battaglione; - il CDLXXVIII battaglione costiero; - 4 gruppi di artiglieria; I battaglione genio; - elementi dei servizi; I compagnia della guardia di finanza. Nella giurisdizione era anche compresa la vicina isola di Sciro, presidiata da r compagnia mitraglieri da posizione. In totale: circa 200 ufficiali e 6.ooo sottufficiali e truppa. L'isola di Eubea era ripartita in tre settori e l'attività partigiana si era accentuata dopo il 25 luglio. In base agli ordini ricevuti, anche i reparti della Eubea dovettero cedere le armi, ma vi furono varie unità che, anziché sottostare alle intimazioni dei tedeschi affluiti, non esitarono ad unirsi agli « andartes » dopo aver concordato con essi un patto di cooperazione armata. Ma come altrove, col tempo, i partigiani vennero meno agli impegni assunti, disarmando gradualmente tutti, sbarcandoli poi sul continente greco, dove finirono col congiungersi a quelli della Divisione « Pinerolo» già internati (28). (27) Cfr. : Stato Maggiore dell'Esercito, Ispettorato dell'Arma di Fanteria: EDOARDO ScALA: op. cit.: « Le Fanterie nella seconda guerra mondiale », Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pag. 695. (28) Cfr.: Relazione del Colonnello Renzo Reggianini.


450

Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre ' 943

Merita un cenno particolare l'azione svolta dai reparti dei settori settentrionale e meridionale: nel primo, il Comandante, T en. Col. Archimede Novelli, seguìto da 6r5 uomini, si diede alla montagna ·dopo aver preso accordi con i partigiani e con il rappresentante la Missione alleata, Capitano Dikinson. Gli vennero concessi alcuni natanti per il trasferimento sul continente, con l'assicurazione che ai soldati sarebbero state lasciate le armi, ma prima di sbarcare, gli « andartes » riuscirono a sopraffarli e disarmarli, né valsero le proteste del loro comandante: anche per essi si iniziò la odissea che doveva condurli al campo di concentramento di Karpenision (29). A sua volta il presidio di Kimi (circa 8oo uomini) agli ordini del Maggiore Valbonesi, Comandante il CDLXXVIII battaglione costiero, decise di non consegnare le armi e di raggiungere la montagna (3o), concordando con gli « andartes » i termini della collaborazione. Vi rimase fino al 14 ottobre ma anche qui gli « andartes » vennero meno agli impegni assunti e disarmarono tutti, imbarcandoli per il continente, ove furono concentrati nel campo di Laspi, presso Karpenision.

FORZE ITALIA NE DIPENDENTI DAL LXVIII CORPO D'ARMATA TEDESCO. SETTORE AUTO~OMO DI ARGOLI DE

Agli ordini del Generale Italo Caracciolo, disponeva delle seguenti forze: -: II battaglione del 303° rgt. fan t. « Piemonte »; 2 battaglioni territoriali; - alcune batterie; - elementi del genio; dislocate su estesissimo tratto del Peloponneso orientale, in caposaldi costieri e in località interne. Disponeva di soli collegamenti telefonici.

(29) Cfr.: Relazione del Ten. Col. Archimede Novelli. (30) Cfr.: Relazione del Maggiore Valbonesi, e ATTILIO TAMARO: op. cit., vol. 1°, pag. 521.


I I"' Armata: avvenimenti nel conti11ente greco e nell'i.<ola di Creta

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457

Le forze tedesche erano rappresentate da pochi elementi, ma nel settore era anche dislocato un reggimento della l a Divisione corazzata nella stessa sede di Nauplia, ove risiedeva il comando italiano. All'alba del 9 i tedeschi interruppero i collegamenti telefonici e irruppero con reparti corazzati nei vari caposaldi, intiman.do il disarmo. Nonostante la enorme disparità di forze, la reazione fu immediata, e vi furono perdite, mentre la sede del comando veniva circondata da carri armati, artiglierie e fanterie, cui seguiva la intimazione di resa alla quale il Gen. Caracciolo oppose un netto rifiuto. L'arrivo dell'ordine n. 02/ 25026 del Comando di Armata per la cessione delle armi costituì la direttrice orientativa per l'azione da svolgere (31): il comandante venne catturato la sera del 10; le truppe seguirono la sua stessa sorte.

FORZE ITALIANE DIRETTAMENTE DIPENDENTI DAL COMANDO TEDESCO GRUPPO ARMATE SUD - EST. ISOLA DI CRETA

Le forze italiane dipendevano dal Comando tedesco della « Fortezza» e comprendevano: - la Divisione di fanteria « Siena >> (32); - l a LI Brigata speciale « Lecce >> (33); - vari gruppi di artiglieria di rinforzo; - unità del genio e dei servizi; - 4 batterie ·della Marina ed altri elementi.

(31) Cfr.: Relazione del Generale Itala Caracciolo. (32) Il Comando Divisione assolveva anche le funzioni di Comando truppe italiane in Creta. La << Siena » inquadrava le sezioni miste carabinieri 63" e r2oa, il 31° e 32° reggimenti di fanteria, il LI battaglione mitraglieri, il LI battaglione mortai da 81, la 51" compagnia cannoni c.c., il CXLI battaglione cc.nn. e la 251 3 compagnia mitraglieri cc.nn., il 51° reggimento artiglieria da campagna, il LI battaglione misto genio, il LI plotone chimico, vari elementi della Guardia di Finanza, unità minori ed elementi dei servizi. (33) Inquadrava i reggimenti di fanteria 265" e 341°, l'XI battaglione mitraglieri, l'XI battaglione mortai da 8r, le compagnie cannoni c.c. 25r" e 252"',


458

Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

Forza complessiva circa 88o ufficiali e 22.6oo sottuffìciali e truppa : presenti circa 2I.JOO. Notevoli le forze germaniche: la 22• Divisione di fanteria (Gen. Miiller) e una brigata da fortezza (Gen. Bdiuer), delle quali numerosi elementi erano inseriti nel settore italiano (parte orientale dell'isola) in provincia di Lassithi. Il fatto che nell'isola « il comando fosse tenuto dalle autorità germaniche facilitò enormemente l'azione che esse svolsero con immediato inizio dopo l'annuncio dell'armistizio, per prendere possesso di unità navali e servizi e sorprendendo il personale italiano che tuttavia riusciva a incendiare la stazione radio mentre un ufficiale tedesco si presentava con un plotone per prendere possesso della sede del Comando Marina a La Canea e Suda >> (34). Giunti gli ordini per l'atteggiamento da tenere, i comandanti del 341° fanteria e del 51° artiglieria si dichiaravano fautori della lotta contro i tedeschi, convinti di essere seguiti dai rispettivi reparti, e decidevano di non ottemperare al successivo ordine di cedere le armi. Il Colonnello Giorgio Lodi, Comandante il 2(}s0 fanteria, a sua volta volle darsi alla montagna con i propri reparti (eccettuato un battaglione) e con un battaglione della Guardia di Finanza: il 12 settembre raggiunse (35) la zona impervia sul crinale montano di Kandras, inaccessibile ai mezzi corazzati, che offriva possibilità per una valida resistenza. Non sostenuto dalla popolazione, che rifiutò di prendere le armi e riuscito vano il tentativo di collegarsi col Comando alleato del Medio Oriente al Cairo, fu costretto a desistere e, su invito del Comandante la divisione, a cedere le armi. Tuttavia non pochi rimasero per continuare la dura vita di montagna, sempre braccati dai tedeschi (36). Il Comando tedesco dispose il concentramento delle rimanenti forze in varie zone dell'isola (allegato 3) e lo stesso Generale Carta la sr• compagnia carri L, le batterie contraeree 199", 268a e 269", i gruppi artiglieria da posizione costiera IV, VIII, XXXVII, LVII e CXI, il 42" gruppo battaglioni lavoratori del genio, il XXIX battaglione genio artieri, la r6o" compagnia mista trt., il XIV battaglione Guardia di Finanza, unità minori ed elementi dei servizi. (34) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: « La Marina italiana nella seconda guerra mondiale ». Vol. XV: «La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto». Compilatore, Ammiraglio di Squadra GrusEPPE FIORAVANZO. Roma, 15)62. Pag. 202. (35) Cfr.: Relazione del Colonnello Giorgio Lodi. (36) Cfr.: Relazione del Maggiore Augusto Pucci.


11• Armata: avv~nimenti nt:l continente greco ~ nell'isola di

Creta

459

si orientò alla non collaborazione : anche la truppa preferì optare per la categoria degli internabili. Infine il Gen. Carta, convinto della necessità di sottrarsi all'imminente arresto, dopo vari giorni trascorsi in montagna, poté lasciare l'isola il 24 settembre imbarcandosi su di un m ezzo navale britannico che lo condusse al Cairo (37). La sua evasione dette luogo a nuove rappresaglie. Durante il trasferimento via mare, la massa dei prigionieri, in seguito al siluramen to di due navi , subì perdite, mentre elementi tedeschi che si erano salvati aprivano il fuoco sui superstiti. Complessivamente, su s.6oo che erano a bordo, se ne salvarono circa 1.400 che vennero rinchiusi nel carcere di Agyià, sul continente, ove subirono nuovi maltrattamenti (38). Pochi nuclei di animosi, rimasti nell'isola e datisi alla montagna, vi continuarono la vita avventurosa dei partigiani: tra di essi fu anche costituita una banda, capeggiata dal Sonotenente Siro Riccioni, del 341° fanteria. Le perdite complessive subite dal presidio italiano di Creta possono valutarsi fra i settemila e gli ottomila uomini.

'*' *. Sono infine da ricordare, fra i tanti, gli episodi di resistenza alle intimazioni dei tedeschi avvenuti a Filiates, nella Ciamuria (10 settembre), da parte di elementi della Divisione di fanteria « Modena » (settore del XXVI Corpo) e nell'isola di Santa Maura (reparti della Divisione di fanteria « Casale » rinforzati da un gruppo di artiglieria della « Acqui ») nel settore dell'VIII Corpo, che si co nel usero con la morte del Colonnello Mario Onalevi (Comandante il !2° reggimento fanteri a) mentre invitava i suoi fanti alla resistenza, nel corso della quale i tedeschi subirono perdite. La figura del colonnello apparve ai suoi dipendenti << avvolta in una vivida aureola di gloria » (39). Complessivamente circa 6o.ooo ufficiali, sottufficiali e soldati della n • Armata crearono isole di resistenza contro i tedeschi. Fra di essi, molti clementi appartenenti alle Divisioni di fanteria « Caglia-

(37) Cfr.: Relazione del Tenente Cozzolino. (38) Cfr.: Relazioni del Capitano Marcello Tesi e del Tenente cappellano don Carletti. (39) Cfr.: Relazione del Sottotenente Ioppolo.


460

Le operazioni delh• unità italiane nel setumbre- ottobre 1943

ri » (4o), << Casale >> (41), << Forlì >> (42), <<Modena>> (43) e « Piemonte » (44). (4o) Inquadrava due compagnie del II battaglione carabinieri, la 6" e 234• sezioni miste carabinieri, i reggimenti di fanteria 63", 64° e 363", il LlX battaglione mortai, la 53• compagnia cannoni cc., il XXVIII battaglione cc.nn. ciclisti, il 59° reggimento artiglieria da campagna, la rs• compagnia genio artieri, la 53" compagnia genio teleradio, il 68° reparto fotoelettricisti e le unità dei servizi. Era stata rinforzata con l'VIII gruppo squadroni lancieri « Firenze ll, i gruppi di artiglieria di Corpo d'Armata V1ll, XLVII, XCIII, CXIII, CLXXXVII e CLXXXVIII, la 57"' batteria contraerei, due compagnie del II battaglione genio artieri, la 216• compagnia genio lavoratori e il III battaglione Guardia di Finanza. (41) Inquadrava le sezioni carabinieri 43• e 48\ i reggimenti di fanteria I I 0 e 12°, il LVI battaglione mortai, la 151" compagnia cannoni c.c., il 56° reggimento artiglieria da campagna, la 47• compagnia genio artieri, la 56a compagnia mista trasmettitori, la 35• sezione fotoelettricisti e le unità dei servizi. Era stata rinforzata con il VI battaglione carabinieri, il gruppo cc.nn. « Po >> e il XXXVI battaglione cc.nn. ciclisti, il II gruppo del 33° reggimento artiglieria da campagna e il CXIX gruppo artiglieria di Corpo d'Armata, la 3• compagnia dell'VIII battaglione Guardia di Finanza. (42) Inquadrava le sezioni miste carabinieri 3" e 12•, i reggimenti di fanteria 43° e 44", il XXXVI battaglione mortai e la 36• compagnia cannoni c.c., il 36" reggimento artiglieria divisionale, la 66& compagnia genio artieri, la 36• compagnia genio trasmettitori, la 36a sezione fotoelettricisti, due plotoni guastatori e le unità dei servizi. Era stata rinforzata col 3° reggimento granatieri, il XXVI battaglione mitraglieri di Corpo d'Armata, i battaglioni costieri CDLXXIX e CDLXXX, il XVII battaglione bersaglieri meno una compagnia, i gruppi XIV e XCI del reggimento artiglieria di Armata, il XXXIII gruppo di artiglieria di Corpo d'Armata, il II gruppo autonomo artiglieria da 75/13, la 218.. compagnia genio lavoratori. (43) Inquadrava le sezioni miste carabinieri 15• e 76•, i reggimenti di fanteria 41° e 42", il XXXVII battaglione mortai, la 37' compagnia cannoni c.c., il 29° reggimento artiglieria da campagna, la 19" compagnia genio artieri, la 37" compagnia mista trasmissioni, la 37• sezione fotoelettricisti e le unità dei servizi. Era staca rinforzata coi seguenti reparti: V battaglione carabinieri, I battaglione del 12" fanteria « Casale », CX battaglione mitraglieri di Corpo d'Armata, la 286.. compagnia alpini del battaglione <<Val Pescara ll, il DXVIII battaglione territoriale mobile, il gruppo cc.nn. (( Etna », il XXXVI battaglione cc.nn. ciclisti, i gruppi artiglieria di Corpo d'Armata CXVI, CLIV e XXXII, il comando e le compagnie r• e 2• dell'VIII battaglione Guardia di Finanza. (44) Inquadrava le sezioni miste carabinieri 128• e 129•, i reggimenti di fanteria 3° e 4°, il XIX battaglione mortai, la 29"' compagnia cannoni c.c., il 24° reggimento artiglieria da campagna, la 7.. compagnia genio artieri, la 29' compagnia teleradio, la 32• sezione fotoelettricisti e le unità dei servizi. Era stata rinforzata con la 3• compagnia del II battaglione carabinieri, la 643• compagnia mitraglieri da posizione, il LXII gruppo artiglieria di Corpo d'Armata e la 1• compagnia del V battaglione Guardia di Finanza.

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1 1• Armata: avvenimenti nel continente greco e nell'isola di

Creta

461

Allegato n. 1.

PATTO PER LA COOPERAZfONE DELLE FORZE ARMA TE ITALIA NE Oggi 11 settembre 1943, dopo la firma dell'armistizio fra le Nazioni Unite ed il Governo italiano ed in base agli ordini emanati dal Comando in Capo del Medio Oriente (Gen. Sir Henry Maithoud Wilson), relativi alla cooperazione con le Forze Armate italiane che desiderano di lottare con gli alleati contro la Germania, il Comando interalleato delle forze greche ed il Generale Comandante la Divisione 11 Pinerolo )), decidono i seguenti punti: 1° - Tutte le forze italiane della suddetta divisione cercheranno di ritirarsi, dai loro attuali presidi, per concentrarsi nelle località che verranno indicate dal Comando delle forze greche in Tessaglia e sotto la protezione delle forze greche. 2 ° - l reparti italiani non appena si riuniranno, assumeranno, con le minori unità (compagnie) agli ordini dei loro comandanti, un servizio di sicurezza della zona, insieme alle formazioni greche; i Comandi italiani superiori a quelli di compagnia eserciteranno la loro azione di comando in cooperazione con quella degli equivalenti Comandi greci. Tutti gli ufficiali e gli uomini che desiderano battersi contro la Germania conserveranno le armi. 3° - Tutto l'equipaggiamento che non può essere trasportato fuori dei presidi in zona di sicurezza, e le esuberanze saranno impiegati dalle forze greche secondo gli artt. 30 e 31 dell'Ordine del Comando interalieato in Grecia in data IO settembre •943· 4" - Quegli italiani che non desiderassero battersi, cederanno le loro armi e tutto l'equipaggiamento, ad eccezione del vestiario e stivali che conserveranno per proprio uso. Detto equipaggiamento verrà impiegato da forze greche secondo gli artt. 30 e 31, sopra citati. s• - La Missione britannica si impegna di assicurare il mantenimento delle Forze Armate italiane, sulla stessa base finanziaria delle Forze Armate greche (1 sterlina oro al mese a testa). 6• - Il Comando alleato si impegna non appena la situazione militare lo consentirà, di inviare in Italia, tutti gli ufficiali e uomini che lo desiderano. 7" - Quando i reparti italiani si saranno assuefatti, allo speciale tipo di guerriglia, che si svolge in Grecia, e la situazione militare lo consentirà, un settore separato di azione potrà essere affidato alle unità italiane in Grecia. Firmato: Colonnello RAPTOT•uLOs (E.D.E.S.) Firmato: Colonnello CuRiss (Missione militare inglese) Firmato: Generale SARAFIS (E.L.A.S.) Firmato: Generale INFANTE (Com. FF.AA. italiane)


Le op~razio11i d~llc unità italian~ n~l setr~mbrc - ottobr~ 1943

462

Allegato n. 2.

COMANDO DELLE FF.AA. ITALIANE IN GRECfA K

2

di prot.

20 settembre

1943

Oggeuo: Costituzione Comando.

Al Viu comandante d~ll~ FF.AA. italiane m Grecia A tutti i Corpi ~ reparti dip~nd~nti e, per conoscenza: Al Generale S. Sarafis Al Colonn~llo P. Raptopulos per il G~n. z~rvas In data odierna viene costituito il Comando delle FF.AA. m Grecia: - Comandante: Generale di Divisione Infante Adolfo; - Ufficiale a Disposizione: Tenente De Feo Emanuele; - Vice comandante: Generale di Brigata Del Giudice Giovanni; - Capo di Stato Maggiore: Colonnello Berti Giuseppe.

Stato Maggiore: a) Sezione Operazioni - Informazioni e Servizi: Capo Sezione: Maggiore Ferrante Aristide; Ufficiale addetto alle Operazioni: Magg. Ferrante Aristide; Ufficiale addetto alle Informazioni: Tenente Ravalli Giovanni; Ufficiale addetto ai Servizi: Capitano Mastropasqua Giovanni; b) Sezione Personale e Segreteria: Ufficiale addetto alla Sezione: Ten. Curatolo Emanuele; c. · 1· · ~ Tenente Villoresi U fnc1a 1 d1 collegamento T D V d enente a1 er e Quartier G~nerale: Com.te Tenente Colonnello Rubini Edoardo. A utosezionc M ista divisionale: Com.te Tenente Stumpo. Nucleo CC.RR. Divisionale: Com.te Brigadiere Chiarella Corrado. Drappello Cavalli da sella: Com.te Serg. Magg. Volpe Enrico. Nucleo Autovetture: Com.te Serg. Marocco Nobile. Il Comando ed i Servizi conservano - per ora - la dislocazione attuale. Organici e dotazioni: riserva di comunicazioni sulla base delle disponibilità contingenti. Dipendenze e compiti: quelli stabiliti dalle disposizioni vigenti. Il Gmerale di DivisioM Comandant~ ADOLFO INFANTE


1 1•

Armata: avv~nim~nti n~/ contin~nU gr~co ~ n~ll'i.<ola di Cr~ta

463

Allegato n. 3·

COMANDO TRUPPE ITALIANE IN GRECIA DTVISIO ' E FANTERIA ,, SIE TA » STATO MAGGIORE - SEZ. 0PERAZI0l'\I

13 settembre 1943

45 O.P.S.

Oggetto: Ordine del Comando Fortezza. A tuili i Comandi di Corpo e di reparto (diramazione fino alle compagnie e reparti autonomi)

Informate tutti 1 vostri dipendenti del seguente ordine che il Comando Fortezza ha emanato: al Comando truppe italiane in Grecia I 0 - Il Comandante della Fortezza di Creta mi ha incaricato della difesa della provincia di Lassiti. Per avere piena possibilità di difesa è necessario che almeno una parte delle truppe italiane si trasferisca nelle altre provincie dell'isola. 2 ° - Tutte le truppe italiane resteranno alle dipendenze del Comando italiano, che però è anche responsabile del loro ordine e della loro disciplina. Tutti gli ufficiali italiani hanno il dovere di mantenere ad ogni costo la disciplina. Il sangue versato in comune durante quasi 4 anni di guerra obbliga tutti i soldati italiani e tedeschi ad obbedire ai loro comandanti ed eseguire coscienziosamente tutti gli ordini da essi ricevuti.

3' - Una volta raggiunta la nuova zona di alloggiamento i soldati italiani potranno scegliere una di queste possibilità: a) continuare a combattere a fianco dei tedeschi e agli ordini delle Forze Armate tedesche sotto comando di ufficiali italiani, schierandosi dalla parte del nuovo governo di Mussolini; b) continuare a lavorare disarmati, aiutando i tedeschi nei lavori dell'isola di Creta; c) coloro che non vorranno accettare né l'una né l'altra proposta saranno internati. Il Comando Fortezza assicurerà il vettovagliamento il soldo, e la possibilità di inviare aiuti alle fortezze lontane.


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943

4° - Chi però vende o distrugge armi delle Forze Armate italiane e chi arbitrariamente abbandona il proprio reparto, sarà considerato un franco tiratore e sottoposto alla pena capitale. Gen. MuLLER

Questa è una conseguenza naturale della situazione nella quale ci ha messo l'armistizio. Trovandosi in una fortezza assediata o quasi, senza possibilità di rientrare nella Madre Patria, sarebbe una follia attenderci d'essere in zona demilitarizzata ed aspettare con le nostre armi la fine della guerra, quando in altri teatri operativi italiani e tedeschi si sono azzuffati, il nostro Paese è diviso in due campi opposti, e l'isola dove noi ci troviamo è ostile ai tedeschi. Occorre perciò un senso realistico ed eseguire perciò gli ordini; la situazione è questa: in Italia, dopo qualche combattimento di carattere episodico, le nostre truppe hanno dovuto soccombere alla preponderanza dei mezzi e dell'equipaggiamento delle truppe tedesche. Lo stesso è avvenuto a Rodi, in Grecia, in Dalmazia. Considerazioni dettate dall'ardore e da propos1tt intempestivi devono cedere il campo a considerazioni più realistiche. Sbandamenti di reparti e di piccoli gruppi non debbono più verificarsi. Pagherebbero i rimasti per gli sconsigliati. Occorre più che mai disciplina ed ubbidienza agli ordini dell'autorità militare tedesca, per l'interesse dei vostri soldati. Il Generale Comandante A. CARTA


CAPITOLO X !ll

11" ARMATA GLI AVVENIMENTI NELL'ISOLA DI CEFALONIA (Schizzo n. r)

Presidiava l'isola la Divisione di fanteria « Acqui» - eccettuati gli elementi dipendenti dal Comando XXVI Corpo d'Armata rinforzata da unità varie, agli ordini del Generale di Divisione Antonio Gandin, Capo di S.M. il Ten. Col. di S.M. Giovanni Battista Fioretti. Sede del Comando: Argostoli. Comprendeva : 2 .. compagnia carabinieri del VII battaglione; - Comando fanteria divisionale (Gen. Edoar-~· do Luigi Gherzi --:- Comando artiglieria divisionale e Comando ad Argostoli 33o reggimento artiglieria (Col. Mario Ro- \ magnoli) 1 - Comando genio divisionale - rJ" reggimento fanteria ___,. (uno dei più antichi d'Italia, le cui origini risalgono al 27 ottobre 1703) - nella sua integrità organica (T en. Col. Ernesto Cessari); - 317" reggimento fanteria nella sua integrità organica (Col. Ezio Ricci); 2 " c 4" compagnie del CX battaglione mitraglieri di Corpo d'Armata; - I gruppo (10o j r7) del 33" reggimento artiglieria (r); - 5.. batteria (75 / 13) del II gruppo del 33° reggimento artiglieria; (x) il II gruppo del 33° artiglieria (meno 1 batteria) era dislocato nell'isola di Santa Maura. Il III gruppo era a Corfù. 30. - U.S.


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

__, VII gruppo da 105l 28, XCIV gruppo da 155/36 e CLXXXVIII gruppo da 155114 dell'artiglieria di Corpo d'Armata; - III gruppo contraereo ·da 75/27 C.K.; - 1 sezione cannoni da 70 l I 5; - 2 sezioni mitragliere contraeree da 20 mm; - I58"' e 2IS"' compagnie lavoratori; -, I sezione fotoelettriche; - battaglione genio divisionale; - 31"' compagnia artieri; - 33o centro T.R.T.; - 44"' sezione di sanità con gli ospedali da campo 37", 527" e 58I 0 (quest'ultimo ripiegato);

- s" sezione sussistenza; - reparti della Marina (Cap. di Fregata Mario Mastrangelo) a presidio del porto e per il controllo del movimento marittimo, comprendenti: 208" batteria, su tre pezzi da I52i una batteria su tre pezzi da 120; cinque pezzi da J6 c.a.; inoltre, presenti alle ore 20 del) '8 settembre, varie unità per i servizi della base, una flottiglia Mas, 2 cacciasommergibili e una flottiglia dragamine; -

2.. compagnia del IV battaglione Guardia di Finanza.

In totale: 525 ufficiali e oltre II .ooo uomini. Erano inoltre state assegnate alla divisione molte armi extra organico: 40 mitragliatrici pesanti, vari mortai da 8I e da 45, 4 cannoni da 47 l 32 e I2 cannoni da 75140 con compiti anticarro e antisbarco. Vi erano pochi elementi dell'Aeronautica, ma nessun reparto aereo; stazionavano nelle acque della baia due idrovolanti da ricognizione, presso il lungo ponte di Argostoli, ma partirono improvvisamente la stessa sera dell'8 settembre (2). L'isola era collegata col continente greco mediante un cavo telefonico sottomarino e ·due stazioni radio, delle quali una della Marina. Le truppe ·disponevano di Io unità di fuoco e 90 giorni di viveri. (2) Cfr.: RoMUALDO FoRMATO : 11 L'eccidio di Cefalonia ». U. Mursia & C., Milano, 1«j68. Pag. 36.


1 1"' Armata:

gli avvenimenti nell'isola di Cefalonia

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Sulla efficienza operativa delle unità è da ricordare che il 31t reggimento fanteria era composto per la maggior parte di reclute che non avevano ancora completato il loro addestramento al combattimento. Esistevano nell'isola anche formazioni partigiane dell 'ELAS (Esercito nazionale popolare di liberazione), che potevano dare qualche concorso nei limiti delle loro possibilità e che, comunque, fin dall'inizio, si dichiararono pronte a sostenere le forze italiane. Ottime le relazioni fra i militari italiani e la popolazione greca.

Con ordine del 18 agosto 1943 il Comando Supremo tedesco aveva disposto che nei settori vitali della Balcania fossero presenti proprie unità o che vi potessero accorrere in brevissimo tempo. Aveva costituito a tale scopo il XXII Corpo d'Armata da montagna (Generale Hubert Lanz), dipendente direttamente dal Gruppo Armate Sud- Est, composto della 1 " Divisione da montagna, della 104" Divisione cacciatori, e del 966° reggimento fanteria di arresto, e ciò per il timore di uno sbarco anglo- americano con forze partenti dalla base di Brindisi. Lo stesso Comando Supremo attribuiva, logicamente, molta importanza al possesso dell'isola di Cefalonia data la sua posizione strategica a sbarramento degli accessi al golfo di Patrasso e all'istmo di Corinto. In conseguenza di tale orientamento il presidio tedesco di Cefalonia (inviato fra il 5 e il IO agosto 1943) sarebbe perciò passato alle dipendenze del XXII Corpo. Tale presidio si era dislocato nella penisola occidentale di Lixuri (zona dì Angonas- Chavriata- Lixuri) e comprendeva il 966o reggimento fanteria di arresto con i battaglioni CMIX e CMX e la 202" Sturm batterie semoventi, composta dì 9 pezzi (8 da 75 ed I da 105), il tutto agli ordini del Tenente Colonnello H ans Barge. In totale 25 ufficiali e oltre 1.8oo uomini di truppa. La 202" batteria semoventi e una compagnia del CMIX battaglione erano però distaccate nella zona di Argostoli: nell'abitato la batteria e ad Argostoli di sopra la compagnia. Un modesto reparto (Tenente Rademaker) presidiava Capo Munta.

*** La difesa dell'isola alla data dell'8 settembre era articolata in tre settori : - nord- orientale: 31t fanteria (Colonnello Ricci). Sede del Comando, Makryotika :


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I battaglione : tra Sami, Antisami e Sant'Eufemia; II battaglione, in riserva a Phrankata; III battaglione, sulle alture di Kardakata; 1" batteria da 105l 28 (VII gruppo), a Capo Vljoli; 4ro' batteria da 155l 36 (XCIV gruppo), a Sami; I sezione da 70 l I5, a Sant'Eufemia; - sud- occide11tale: 1t fanteria (Ten. Col. Cessari). Sede del Comando, Keramiaes: . I battaglione: da Scala alla baia di Katelios, con distaccamento a Lordata; . II battaglione, in riserva a Mazaracata; . III battaglione, rinforzato da due compagnie mitraglieri di Corpo d'Armata: da San Teodoro a Capo Liakas; . 409a batteria da 155l 36 (XCIV gruppo), a Capo Sostis; . 4n"' batteria da 155l36 (XCIV gruppo), a Peratata; . 5a batteria da 75113 del 33°, a Mavrata; . 1"' e 3Abatterie da 100 l 17 del 33n, rispettivamente, a Svoronata e Klismata; . CLXXXVIII gruppo da 155l r4, da Chelmata a Làrdigo; . r• e 2• batteria c.a. 75 ICK, rispettivamente, ad Argostoli e a San Teodoro; . batterie Marina da 152 e 76 l 40 c.a., rispettivamente, a Minies e a F araò; . sezione fotoelettrica e sezione foto ascolto, sul costone di Spilia; 202" batteria semoventi tedesca, zona di Argostoli; . I a compagnia del CMIX battaglione d'arresto tedesco, ad Argostoli di sopra; - nord- occidentale: forze tedesche e italiane (Ten. Col. Barge). Sede del Comando, Lixuri: . CMIX battaglione d'arresto tedesco, meno una compagnia, l ungo la baia di K yriaki; CMX battaglione d'arresto tedesco: lungo la fascia costiera della penisola di Paliki, da Capo Gherogambo a San Giorgio; 2• batteria italiana da 100 l r7, a Chavriata; 2• batteria italiana da 105/ 28 (VII gruppo), a Capo San Giorgio; . batteria da 120 della Marina, in corso di allestimento ad Akrotiri.


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*** Verso la sera dell'8 settembre, all'annuncio del concluso armistizio con gli Anglo- Americani, seguirono manifestazioni di gioia; le campane suonarono a distesa e vi furono anche manifestazioni di fraternità con i soldati tedeschi (3), (4). Alle ore 21.30 dell '8 settembre il Comando divisione trasmetteva ai singoli reparti il seguente radiogramma pervenutogli dal Comando della I I" Armata, per il tramite del Comando VIII Corpo: « o2/ 250o6 alt Seguito conclusione armistizio truppe italiane u " Armata seguiranno seguente linea condotta alt se tedeschi non faranno atti di violenza armata non, dico non, rivolgeranno armi contro di loro, non, dico non, faranno causa comune con i ribelli né con truppe anglo - americane che sbarcassero alt reagiranno con la forza a ogni violenza armata alt ognuno rimanga suo posto con i compiti attuali alt sia mantenuta con ogni mezzo disciplina esemplare alt firmato Generale Vecchiarelli >> . Il Generale Gandin disponeva immediatamente che i servizi di vigilanza venissero intensificati, che i reparti incaricati della difesa costiera ripiegassero su Argostoli (3" batteria del 33°, Capitano Pampaloni, già schierata tra Coriana e Klismata) e che fosse istituito il coprifuoco per la popolazione. Verso le ore 23 dell '8 settembre, su ordine dello Stato Maggiore Marina, salparono i Mas e le altre unità efficienti. Rimasero a Cefalonia gli elementi del Comando Marina (Cap. Freg. Mastrangelo), due batterie e la flottiglia dragamine alla fonda (senza equipaggi - greci - che alla notizia dell'armistizio si erano allontanati). Da quel momento e fino al 22 settembre, gli avvenimenti subirono un ritmo incalzante che è necessario seguire per meglio comprendere la tragedia della « Acqui >> e delle altre unità dislocate nell'isola, conclusasi il 24 successivo in un eccidio senza precedenti nella storia militare. (3) Cfr.: RoMVALDO FoRMATO : op. cit., pagg. 26-27. Stando a quanto afferma il cappellano Luigi Ghilardini («Sull'arma si cade ma non si cede )), Tipo- litografia Opera SS. Vergine di Pompei, Genova, 1965. Pag. 20) si determinarono però simultaneamente tre ben distinti stati d'animo: di inconsapevole esultanza nei greci, di severa sospensione negli italiani, di profondo risentimento nei tedeschi. (4) La notizia giunse proprio mentre nell'isola si trovava, per una ispezione, il Comandante l'VIII Corpo (Gen. Marghinotti) che, dopo aver dato prime istruzioni generiche al Gen. Gandin, rientrò immediatamente nella propria sede sul continente greco.


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Punto saliente della tragedia: « l'intimo dramma del generale comandante dell'isola; di un uomo dibattuto da opposte esigenze rese inconciliabili dalla singolarità della situazione: la consapevolezza della sorte che incombeva sui suoi soldati; la rigida coscienza del dovere militare; la lealtà cavalleresca verso l'alleato divenuto ne· mico ». E, «nota acuta per sette giorni: una violenta crisi disciplinare fra le truppe per alti motivi ideali >> (5). Sintesi della tragedia: « Fra le stragi di vite umane degli ultimi anni, questa ha un particolare aspetto ... Qui, a Cefalonia, furono soldati - cioè uomini organizzati sulle leggi dell'onore - che premeditatamente uccisero, dopo la resa, inermi soldati. La tragedia di Cefalonia non è che un vivido e rapido scorcio degli immesi avvenimenti da cui siamo appena usciti: ma le convulse narrazioni di questi superstiti resteranno vive per lungo tempo nella Storia d'Italia e nella memoria del mondo » (6).

*** Poco dopo l'alba del 9 la compagnia tedesca del CMIX battaglione si trasferì ad Argostoli, seguita, verso le ore 8, da altri elementi autocarrati provenienti da Lixuri. Il comandante del III/ v t (Ten. Col. Gaetano Siervo) - dislocato nella zona di Kardakata avendo notato i movimenti tedeschi, si schierò presso il bivio a nord di Kardakata occupando le pendici sud- orientali di M. Balio (q. 271); a sua volta il comandante la I r" compagnia dello stesso battaglione (Cap. Guglielmo Pantano) intimò ai tedeschi di fermarsi, sostenuto dal comandante la 3"' batteria del 33o (Cap. Renzo Apollonia) che minacciò di far caricare i pezzi e di aprire il fuoco (7). Alle ore 6 dello stesso giorno il II battaglione del 17" fanteria (Magg. Oscar Altavilla), accampato a Mazaracata, ebbe ordine di trasferirsi ad Argostoli unitamente ad altri reparti già dislocati a Làrdigo e a San Teodoro, nell'intento di salvaguardare il Comando divisione. Infine, alle ore 9, e sempre a tale scopo, il III f 317" si trasferì dal settore nord -orientale ad Argostoli. La mattina del 9, convocato al Comando divisione il Ten. Col. Barge, il Generale Gandin gli comunicò le direttive ricevute. Il co(5) Cfr.: GIUSEPPE MoscARDELLI: « Cefalonia >>. Tipografia Regionale, Roma, 1945. Pagg. 3 e 4· (6) Cfr.: GIUSEPPE MoscARDELLI: op. cit., pagg. 3 e 4· (7) ~e fu dissuaso dal Comandante l'artiglieria divisionale.


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mandante tedesco lo assicurò di non aver ancora ricevuto alcun ordine e che comunque si sarebbe personalmente adoperato perché non si verificassero incidenti fra le truppe tedesche e quelle italiane. La sera del 9 (verso le ore 20) giunse dal Comando della n "' Armata, per il tramite del Comando VIII Corpo, l'ordine n. 02/ 25026 (che era stato diramato alle ore 9,50) di cedere le artiglierie e le armi pesanti della fanteria ai tedeschi; questi ultimi, per intercorsi accordi fra i Comandi Supremi, si impegnavano a rimpatriare tutte le forze italiane in breve lasso di tempo (8). Tale ordine fu poi seguito da altro (9), n. 02/ 25047 di pari data, avente per oggetto: « Radunata Ila Armata per successivo avviamento in Italia >> . Il contenuto dell'ordine n. 02/ 25026, non portato a conoscenza dei reparti dipendenti, venne accolto con molto stupore dal Comando della divisione, ove si fece addirittura la supposizione che fosse falso o quanto meno in contrasto con le precedenti direttive, nonché con lo spirito e la sostanza del concluso armistizio con gli Anglo - Americani; pertanto il Gen. Gandin respinse il radiogramma « perché parzialmente indecifrabile >> . Ciò anche nella considerazione della discordanza esistente fra l'ordine medesimo e quello del Governo di reagire ad atti di violenza. Un dilemma, dunque, dal quale ebbe inizio il dramma di Cefalonia, aggravato dalla considerazione che era da escludersi la possibilità di aiuti dalle forze italiane dislocate in Grecia, mentre nessun concorso sarebbe stato possibile ottenere

(8) Testo dell'ordine: « Presid~ costieri dovranno rimanere in attuali posizioni sino at cambio con reparti tedeschi non, dico non, oltre però le ore ro del giorno ro alt in aderenza clausole armistizio truppe italiane non oppongano da detta ora resistenza alcuna at eventuali azioni truppe anglo- americane; reagiscano invece ad eventuali azioni forze ribelli alt truppe rientreranno al più presto in Italia alt pertanto una volta sostituite G.U. si concentreranno in zone che mi riservo fissare unitamente at modalità trasferimento alt siano lasciate at reparti tedeschi subentranti armi collettive et tutte artiglierie con relativo munizionamento; siano portate at seguito armi individuali ufficiali et truppe con relativo munizionamento in misura adeguata ad eventuali esigenze belliche contro ribelli alt consegneranno parimenti armi collettive tutti altri reparti delle Forze Armate italiane conservando solo armamento individuale alt consegna armi collettive per tutte le Forze Armate italiane in Grecia avrà inizio at richiesta Comandi tedeschi at partire ore 12 di oggi alt firmato Generale Vecchiarelli ». (9) Quest'ordine, confermando il precedente, indicava le zone di radunata (per presidio Cefalonia: Lamia), le modalità per la sostituzione delle truppe italiane con quelle tedesche e per i trasporti ferroviari e marittimi, i tempi di esecuzione ed altre disposizioni.


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dagli alleati ormai impegnati seriamente in Italia. Perciò, una volta sopraffatto l'esiguo presidio tedesco, Cefalonia si sarebbe trovata isolata di fronte alla reazione delle forze germaniche, che si sarebbe certamente manifestata al più presto. In quella situazione il Comandante della divisione tentò di mettersi in collegamento, pur non riuscendovi, con i Comandi superiori, con quelli delle Divisioni « Casale» e « Piemonte» e delle altre isole. Intanto l'azione di propaganda di pochi ufficiali, mossi da elevato senso del dovere e dall'intendimento di tener fede alle leggi dell'onore militare, decisi a tutto, nella convinzione che il proprio Comandante di divisione fosse orientato alla cessione delle armi e non al combattimento contro i tedeschi (10), cominciava ad influire psicologicamente sugli ufficiali, sottufficiali e soldati. (10) Promotore e organizzatore di questa attività di propaganda contro la cessione delle armi e per una azione diretta a scacciare le forze tedesche dall'isola fu il Capitano Renzo Apollonio, comandante la 3' batteria del 33° arti· glieria, coadiuvato e sostenuto da altri ufficiali di tutte le armi e della Marina, dei quali aveva richiesto la collaborazione. In particolare, fra i tanti: il Capi· tano Pantano, il Tenente Cei e il Sottotenente Chirola del 317° fanteria, i Capitani Pampaloni e Longoni, il Tenente Ambrosini e i Sottotenenti Breviglieri e Boni del 33° artiglieria; il Capitano di Fregata Mastrangelo, il Capitano di Corvetta Barone, il Capitano Pozzi, il Sottotenente di Vascello Di Rocco e il Tenente Seggiaro della Marina, ed altri, ai quali si unirono numerosi sot· tufficiali e soldati, tutti decisi ad una azione offensiva. Numerosi i contatti che il Cap. Apollonio ebbe con tutti i reparti. Per effetto di tale azione il fer· mento fra i soldati si accrebbe, particolarmente nei reparti delle unità di fanteria i cui comandanti, pur essendo decisi nella quasi totalità a non cedere le armi, erano però orientati ad attenersi soltanto agli ordini provenienti dal Comando divisione. Il Comandante del 33° artiglieria, Colonnello Mario Romagnoli, pur consigliando di evitare incidenti con i tedeschi e pur invitando tutti alla calma, concedeva aU'Apollonio la libertà di preparare gli animi alla resistenza. L·Apollonio, unicamente al Capitano Pampaloni, si fece portavoce presso il Gen. Gandin dello stato d'animo delle truppe, avvertendolo che la cessione delle armi avrebbe certamente provocato rifiuti di obbedienza con incalcolabili conseguenze. Nel corso di tale attività il Capitano Apollonio agì con lealtà e a viso aperto; tuttavia non mancarono atteggiamenti ostili contro l'indecisione del Comandante la divisione; molti i fermenti anche fra le unità di fanteria, ma non seguiti da iniziative; mentre i comandanti di reggimento esortavano alla calma, affluivano presso il comando di batteria dell' Apollonio soldati di tutte le armi, carabinieri, marinai, finanzieri, tutti animati dal desiderio di combat· tere. Vi fu anche l'adesione dei patrioti dell'ELAS di Cefalonia e di alcuni ufficiali greci della riserva che offrirono la collaborazione di un battaglione greco. D 'intesa con essi, l'Apollonio, a partire dal 12 settembre assunse la dire· zione di tutto il movimento. Attuò anche l'organizzazione di pattuglie di vo·


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Il mattino del 10 verso le ore 8 il Ten. Col. Barge comunicò al Gen. Gandin di aver ricevuto l'ordine che il Comando della « Acqui » avrebbe dovuto cedere tutte le armi, comprese quelle individuali, da effettuarsi entro le ore IO dell'indomani nella piazza principale di Argostoli. Il Generale Gandin gli rispose di non aver ricevuto ancora alcun ordine, se non uno, indecifrabile, respinto, e che si riservava di dare una risposta: comunque, nel caso di cessione delle armi, suggeriva altra località per ovvie considerazioni. Subito dopo il colloquio egli, che aveva già informato i più diretti collaboratori degli ordini pervenutigli, ne rese edotti anche i più elevati comandanti dipendenti, informandoli delle intimazioni ricevute dai tedeschi. Le reazioni del suo Stato Maggiore furono diverse ma la maggior parte dei convenuti sembrava decisa a rintuzzare con la forza ogni richiesta del genere; a loro volta, ad eccezione del Col. Romagnoli propenso più all'idea della non cessione che a quella della cessione e del Cap. Freg. Mastrangelo che si dichiarò contrario, gli altri, comandanti le unità di fanteria, si pronunciarono per la cessione. In seguito a così divergenti pareri, il Gen. Gandin ordinò di comunicare ai reparti il contenuto del radiogramma 02/ 25026 del Comando di Armata. Il mattino dell'n il Ten. Col. Barge sollecitò il Gen. Gandin a dichiarare inequivocabilmente se egli intendesse schierarsi a fianco dei tedeschi, combattere contro di essi o cedere, senza discutere, le armi, intimandogli di fargli pervenire una risposta entro le ore 19 dello stesso giorno, termine che però il Gen. Gandin ottenne di poter dilazionare. Prima di decidere sulla risposta definitiva il generale convocò nuovamente a rapporto il vice comandante e tutti i comandanti di reggimento i quali esposero con molta chiarezza la situazione. Non omise di porre in evidenza che un'aperta lotta contro i tedeschi, se pure avesse avuto qualche probabilità di successo iniziale, si sarebbe certamente conclusa tragicamente e senza speranze. Rappresentò infatti che l'assoluta e forzata assenza della nostra aviazione e di mezzi contraerei adeguati avrebbe posto i tedeschi in condizione di incontrastata superiorità, tale da poter massacrare, indisturbati, dall'aria, le nostre truppe con i 350 aerei di cui disponevano in Grecia. Prospettò infine il timore che 'sotto tale schiacciante pressione i reparti avrebbero potuto cedere sia pure parzialmente, e ricordò la gralontari per compiere azioni nella città di Argostoli, quale reazione per le continue prepotenze dei tedeschi. (Cfr. anche: Relazione del Capitano Renzo Apollonio, all"atto del suo rimpatrio, compilata nel 1944).


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vissima responsabilità che incombe ai comandanti al momento di decidere di esporre a sicuro sacrificio gli uomini loro affidati. La discussione che ne seguì fu lunga e penosa, né in quella situazione il Gen. Gandin ritenne di dover imporre il proprio punto di vista per una resistenza ad oltranza; non si giunse così ad una conclusione (u), mentre i tedeschi, che avevano avuto modo e tempo di predisporre l'affluenza di rinforzi dalla vicina Grecia, premevano per ottenere una risposta. Il Gen. Gandin ritenne allora opportuno, al cospetto della propria coscienza, di interpellare i Cappellani militari della divisione (12) che, vivendo a stretto contatto con i soldati e conoscendone l'animo, potevano essere obiettivi in un giudizio impegnativo e non scevro da tragiche conseguenze. La loro risposta, del resto intuibile, non convinse né persuase, perché si sintetizzò nel consiglio di cedere le armi: venne data prima verbalmente e ribadita poi per iscritto con una bellissima lettera (v. allegato n. 1) che desta ancor oggi, a tanta distanza di tempo, profonda commozione e non meno profonde riflessioni. Ma questo parere comportava tuttavia l'accettazione di condizioni comunque disonorevoli e colpiva nell'intimo e nell'onore la sensibilità di vecchi soldati. Il Gen. Gardin chiese perciò ancora una dilazione per la risposta definitiva - fermo restando il suo orientamento favorevole alla cessione delle armi - che venne accordata. Nel frattempo aveva richiamato l'attenzione del Barge su alcuni movimenti effettuati dalle forze tedesche (13) e gli aveva intimato di sospendere, almeno sino al termine delle trattative, qualsiasi spostamento di truppe nell'isola, compresa l'affluenza di rinforzi, prevedibile date le notizie già in suo possesso (14). (u) L1 maggioranza dei convenuti insistette perché venisse presa la decisione di cedere le armi e a ciò si opposero solo i comandanti dell'artiglieria e della marina. (12) Erano 7 e precisamente: padre Romualdo Formato del 33° reggimento artiglieria, padre Biagio Pellizzari del 3I'f reggimento fanteria, padre Angelo Ragnoli del x'f reggimento fanteria, padre Mario Di Trapani della Regia Marina, padre Duilio Capozi della 44' sezione sanità, padre Luigi Ghilardini del 37° ospedale da campo, padre Angelo Cavagnini del 527° ospedale da campo. (13) Una compagnia tedesca già dislocata ad Angonas di sopra il giorno g, come si è visto, si era trasferita ad Argostoli nelle prime ore del mattino; alle ore 8 altri 5 autocarri carichi di truppa, provenienti da Lixuri, avevano anch'essi raggiunta Argostoli. (14) Il Gen. Gandin, per dare una prova di buona volontà, si dichiarò disposto a far ritirare da Kardakata (le cui posizioni dominavano quelle di


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Intanto, la notte sul 12, il Gen. Gandin aveva cercato di porsi in comunicazione, attraverso il ponte radio di Corfù, col Comando Supremo, al quale inviò un radiogramma, esponendo la situazione e chiedendo istruzioni. Però, ad iniziativa dei tedeschi, si verificavano veri e propri atti di aggressione nella penisola di Lixuri, dove venivano sopraffatte e catturate, la sera del 12, la 2 .. batteria da ro5j28 (Tenente Pigorini) schierata a San Giorgio, e la 2" batteria 100/17 (Capitano Zebei) schierata a Chavriata e le stazioni carabinieri c della guardia di finanza ivi dislocate. Il Gen. Gandin non rimase indifferente dinanzi a tale nuova situazione di fatto e convocato nuovamente il Ten. Col. Barge gli chiese seccamente spiegazioni dell'accaduto: il Barge, dopo aver affermato di non avere impartito alcun ordine e che gli incidenti erano dovuti ad iniziative di singoli, rese noto che il Comando tedesco gli aveva tolto la facoltà di continuare le trattative, per cui gli accor·d i fino a quel momento presi erano da considerare nulli. Chiedeva soltanto di conoscere se la Divisione « Acqui >> fosse disposta a cedere le armi oppure intendesse schierarsi contro i tedeschi. Convocati ancora a rapporto i comandanti e informatili degli avvenimenti, il Gen. Gandin scrisse una lettera al Comando Superiore tedesco, che inviò per il tramite del Ten. Col. Barge, nella quale dichiarava che non avrebbe ulteriormente trattato se non con ufficiali del suo stesso grado accompagnati da un ufficiale del Comando Il a Armata da lui conosciuto; intimava inoltre di astenersi dall'invio di rinforzi nell'isola e di non effettuare comunque movimenti prima della conclusione delle trattative. In tale situazione si inserirono le notizie pervenute dalla vicina isola di Corfù: il Colonnello Luigi Lusignani, comandante il r8° fanteria, gli comunicò infatti di aver sopraffatto il presidio tedesco e di tenere l'isola sotto il completo controllo delle forze italiane. Queste ed altre notizie recate da soldati di varie unità scampati dall'isola di Santa Maura e giunti a Cefalonia, che confermavano l'intendimento dei tedeschi, in deroga alla promessa del rimpatrio delle forze italiane, di rinchiuderle in ca m pi di concentramento, eccitarono sensibilmente gli animi delle truppe; pertanto, quando all'alba del 13 settembre due motozattere precedentemente avvistate all'altezza di San Teodoro, cariche di truppe ed artiglierie tedesche, si presentarono aJl'ingresso del porto di Argostoli, le batterie r\ :/ Lixuri dove erano dislocate le truppe germaniche) il III battaglione del 317" fanteria, spostandolo nella zona del cimitero di Argostoli.


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e 5• della (( Acqui n, su ordine del Capitano Renzo Apollonio, aprirono simultaneamente il fuoco tra indicibile commozione ed entusiasmo, col concorso di sezioni mitragliere da 20 mm e delle batterie della Marina. Una delle motozattere venne affondata e l'altra, colpita e con 5 morti e 8 feriti a bordo, innalzò bandiera bianca. Il tiro venne proseguito contro la compagnia semoventi c il Comando tedesco dislocati ad Argostoli e contro il magazzino tedesco di San Teodoro, ma il Comando della divisione ne ordinò la cessazione avendo i tedeschi, nel frattempo, chiesto di riaprire le trattative. Intanto la notte sul 13 il I battaglione del rt fanteria già dislocato tra le baie di Katelios e di Scala, che aveva ricevuto ordine di trasferirsi nella piana di Kraneja, si era schierato tra q. 51 di Cocolata e le pendici di q. 1 50 di Paliokastro mentre il II battaglione dello stesso reggimento, di previsto spostamento a Razata, si sarebbe dislocato tra quota 229 di Karavas e la quota 461 di Spamito- Kulumi. Lo stesso giorno 13 il Gen. Gandin diramava una comunicazione a tutti i reparti per informarli che erano in corso trattative onde ottenere che alla divisione fossero lasciate le armi e le munizioni. Nelle prime ore del mattino aveva ammarrato ad Argostoli un idrovolante col quale era giunto un parlamentare tedesco (Ten. Col. Busch) accoro pagnato da un ufficiale deIl'Aeronautica italiana: egli veniva ad offrire nuove proposte (dopo aver invano rinnovato la richiesta, senza alcuna contropartita, della cessione delle armi e dei magazzini ed avere invitato il Gen. Gandin a lasciare la divisione per recarsi in Italia onde assumervi la carica di Capo di S.M. dell'Esercito repubblicano), secondo le quali la Divisione (( Acqui », conservando tutte le sue armi comprese le artiglierie, si sarebbe dovuta concentrare nella zona di Samos- Digalétu - Porto Poros, da dove sarebbe stata rimpatriata col suo armamento, sempre che ciò fosse stato consentito dalla disponibilità di naviglio; sarebbero invece rimaste nell'isola le batterie della Marina e quelle contraeree. Il Gen. Gandin si riservò di dare una risposta entro le ore 12 dello stesso giorno. Nel frattempo il II battaglione del 3rt fanteria tergiversava nel trasferirsi a Razata, come gli era stato precedentemente ordinato, temendo che quel movimento fosse l'inizio delle operazioni per la cessione delle armi, mentre in effetti rientrava in un complesso di spostamenti che il Comando divisione aveva disposto in previsione dell'inizio delle operazioni contro i tedeschi. Nel primo pomeriggio ammarrò a Cefalonia un idrovolante tedesco avente a bordo il Generale Hubert Lanz, comandante del XXII Corpo da montagna. Venuto a conoscenza del fallimento della


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missione Busch, si era portato nell'isola e da Lixuri si era messo in comunicazione telefonica col Gen. Gandin. Non essendo rimasto soddisfatto della risposta avuta in merito alla mancata ottemperanza ali 'ordine del Comando I I" Armata, per la cessione delle armi, aveva redatto di suo pugno un ordine alla << Acqui » di cedere le armi (eccetto quelle individuali degli ufficiali) al Tenente Colonnello Barge, affermando inoltre che l'avere aperto il fuoco contro le due motozattere costituiva vero e proprio atto di ostilità. Tale ordine veniva consegnato dal Barge al Gen. Gandin nella giornata. Ma il Gen. Gand in si era già orientato al combattimento: volle però preventivamente sentire il parere di tutte le sue truppe, che nella notte furono invitate a pronunciarsi per una delle tre note soluzioni (contro i tedeschi, con i tedeschi, cessione armi); l'esito gli venne comunicato il mattino del 14: la soluzione della lotta contro i tedeschi aveva riscosso circa il cento per cento delle adesioni. Nella stessa notte il Ten. Col. Barge aveva ordinato il trasferimento del CMX battaglione d'arresto dalla penisola di Lixuri alla zona di Kardakata e al gruppo tattico del Tenente Fauth (202"' sturmbatterie e I compagnia del CMIX battaglione) di attaccare le forze italiane se avessero rifiutato la consegna delle armi. Ormai un irrefrenabile odio contro i tedeschi si era andato sempre più diffondendo ovunque e l'impazienza dei soldati aveva raggiunto limiti invalicabili. Nel frattempo i tentativi di mettersi in contatto col nostro Comando Supremo erano stati coronati da successo e nella mattinata del 14 la divisione riceveva ordine di opporsi alle proposte tedesche e di iniziare le ostilità. Ogni dubbio perciò scomparve e il Gen. Gandin poté finalmente interrompere le trattative opponendo ai tedeschi un netto rifiuto alla cessione delle armi, con un messaggio che venne consegnato al Ten. Fauth alle ore I2 dello stesso giorno, mentre le truppe erano già in movimento per raggiungere le posizioni sulle quali avrebbero dovuto schierarsi per opporsi ai tedeschi e scacciarli dall'isola (15).

(15) Testo del messaggio: cc Per ordine del Comando Supremo Italiano e per volontà degli ufficiali e dei soldati, la Divisione cc Acqui >> non cede le armi. Il Comando superiore tedesco, sulla base di questa decisione, è pregato di presentare una risposta definitiva entro le ore 9 di domani 15 settembre». (Cfr.: Gn:sEPPE MoscARDULJ: cc Cefalooia », Tipografia Regionale, Roma, 1945, pag. ;8; Ro~IUALDO FoRMATO: op.cit., pag. 49; LutCI GHJRLAKDJNI : « Sull'arma si cade ma non si cede >>, Genova, 191)), pag. 54; Stato Maggiore Esercito, UFFICIO STORICO: cc Cefalonia >>, Roma, 1947, pag. 10).


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Giungeva contemporaneamente dall'isola di Zante la notizia, non certo incoraggiante, che il comandante di quel presidio, Generale Paderni, aveva già ceduto le armi ed era stato imbarcato, con circa 400 soldati, per essere internato in Germania. La lotta si profilava certamente difficile, ma lo spirito e l'ardore combattivo dei reparti non ne erano affievoliti. Poco prima delle ore I I le nostre batterie contraeree avevano abbattuto due idrovolanti tedeschi che, contrariamente a quanto era stato convenuto, avevano tentato di ammarrare nell'idroscalo di Lixuri. Nella stessa mattina il Comando divisione si era spostato nella sua sede tattica di Prokopata.

*** Tra il pomenggw del I4 e le prime ore del IS fu assunto il seguente schieramento, mentre una formazione di Stukas sorvolava ripetutamente l'isola senza bombardarla, a titolo di ammonimento: - Comando divisione: a Prokopata; - Comando fanteria divisionale: a Cocolata; - IIJIJ" sulle posizioni di M. T elegraphos; - IIIJI t di rincalzo ad ovest e a sud deli' abitato di Argostoli; - Il r7" in riserva nella piana di Kraneja; - I/3I7" tra Sami, Antisami e S. Eufemia; - III l 317" da Plaraklata al mare (caposaldi di Castrì e Padierà); - Il l 3r7" di rincalzo a Razata; - r" batteria del III l 33o a Prokopata; I batteria da 155 l 36 a Capo Sosti s. Le forze risultavano perciò suddivise in tre grossi blocchi: - il primo, settore occidentale (Argostoli): r7" fanteria col II battaglione in primo scaglione a nord dell'abitato, attraverso M. T elegraphos (e quindi .fino al mare). Gli altri due battaglioni di rincalzo o in riserva a sud e ad ovest della città, il cui abitato era stato sgomberato a salvaguardia della popolazione civile. Obiettivo la penisola di Lixuri con attacco a ovest e nord -ovest partente dalla zona di Marketata; - il secondo, settore orientale: 317" fanteria. Il I battaglione occupava le posizioni a nord di S. Eufemia, orientato alla occupazione di Divarata; il III occupava, fronte a nord, le posizioni ad ovest dell'abitato di Plaraklata, fino al mare; il II di rincalzo a Razata. Obiettivi la occupazione di Divarata e l'aggiramento delle forze te-


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desche dislocate nella zona di Pharsa- Kardakata, con attacco partente da Marketata per tagliare ai tedeschi il collegamento con la penisola di Lixuri; ---,- il terzo blocco: artiglierie ritirate dalla penisola di Argostoli e schierate sul lato orientale del golfo omonimo, per sostenere il primo e il secondo settore. La batteria da 152 della Marina doveva invece rimanere a Minies per sorvegliare la baia di Busen e sostenere l'azione del settore di Argostoli. Finalità di tale schieramento: liberare dai tedeschi in primo tempo la penisola di Argostoli; in secondo tempo procedere verso nord per rioccupare le posizioni di Kardakata e quindi accedere alla penisola di Paliki. Il piano non appariva preciso e ben delineato: in sintesi veniva a mancare un'ampia e proporzionata azione manovrata. Perciò l'unico fattore positivo nei confronti del nemico e cioè la preponderanza numerica non poteva dare i risultati attesi . Vi erano però molte difficoltà : mancanza di mezzi di collegamento radio, grado di addestramento della fanteria inferiore a quello della fanteria tedesca, assoluta mancanza di una aviazione per il necessario concorso (r6). Da aggiungere, elemento non meno importante, la diversità di armamento tra le unità di fanteria tedesche e quelle italiane. Le operazioni ebbero inizio il 15 settembre e si protrassero, con alterna vicenda, sino al 22 settembre. Possono essere distinte in tre fasi: - prima (15 settembre): l'azione, dovuta ad iniziativa delle forze tedesche, si risolse in modo favorevole per quelle italiane; - seconda (17 / 19 settembre): dovuta ad iniziativa italiana, l'azione si risolse favorevolmente per le forze tedesche; - terza (21 j 22 settembre): l'azione, dovuta anch'essa ad iniziativa italiana, si concluse con la disfatta della Divisione « Acqui». Prima fase. L'inizio dell'attacco era stato previsto per le ore 14 del 15 settembre, ma dovette essere ritardato perché il 15 mattina, mentre massicce formazioni di Stukas sottoponevano l'isola ad intenso bombardamento e mitragliamento (unitamente al lancio di manifestini (16) Dalla relazione del Sottotenente medico dott. Pietro Boni del 33" artiglieria.


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di propaganda), i tedeschi - che nella notte avevano occupato col CMX battaglione d'arresto Pharsa e Davgata - attaccarono col CMIX battaglione fanteria di arresto il settore tenuto dal II l 17" fanteria a M. Telegraphos (17) e nella zona di Làrdigo, con manovra avvolgente su Argostoli muovendo da Kardakata a nord e da San Teodoro a Làrdigo a sud: dopo alterne vicende ed episodi di fulgido valore, nel corso di una serie di attacchi e contrattacchi all'arma bianca, furono respinti, salvo che a M. Telegraphos che occuparono nel pomeriggio. Particolarmente violenti i bombardamenti aerei (24 apparecchi) effettuati nel pomeriggio, alle ore 13 e alle ore 18. Le forze tedesche nella medesima giornata del 15 avevano effettuato un'altra azione nella zona compresa fra la rotabile costiera e Plaraklata, difesa dal III l 317". Monte Telegraphos era stato riconquistato dal II l 17" con violento contrattacco la stessa sera, mentre il III l 17" rioccupava Argostoli alla baionetta catturando il gruppo Fauth (470 uomini e la 202"' batteria semoventi) che si era arreso alle 23. Nel settore di Pharsa il II e III l 317" rinforzati da altri elementi costringevano al ripiegamento verso Kardakata le forze tedesche. Perdite del nemico nella giornata del 15, oltre i prigionieri e la batteria: r aereo abbattuto, circa 15 mezzi da sbarco distrutti, uccisi e feriti in numero imprecisato. Perdite italiane : quasi due compagnie annientate dagli aerei, una sezione da 70115 distrutta.

* ** A partire dalla notte sul r6 settembre erano intanto cominc1at:l ad affluire nell'isola (per l'operazione definita « Panther ») rinforzi di truppe germaniche, come segue: ____, III battaglione del 98o reggimento cacciatori da montagna; - II battaglione del 724° reggimento cacciatori da montagna; - LIV battaglione cacciatori da montagna; 2 batterie obici del III gruppo del 79o reggimento artiglieria da montagna ( r8). (17) Quasi una intera compagnia del 11 / I7° rimase distrutta dal bombardamento aereo. (r8) Cfr.: GERT F RICKE: « Le azioni di guerra del XXII Corpo d'Armata da montagna contro le isole di Cefalonia e di Corfù nel quadro dell'Operazione " Asse » (settembre 1943) ». Traduzione italiana dell'articolo pubblicata nel fascicolo 1 f 67 delle Relazioni di storia militare, edito dalla Casa editrice Bombach, Friburgo, 1(}67. Pagg. da 22 a 25.


I Ia. Armata:

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Tutte queste truppe si erano imbarcate a Prevesa ed erano dirette nella baia di Akrotiri (a nord del capo omonimo), nella parte meridionale della penisola di Lixuri, e nelle baie di Myrtos e di Samos. Il giorno 17 il comando di tutte le forze germaniche esistenti nell'isola veniva affidato al Maggiore Harald von Hirschfeld, Comandante del 98o reggimento cacciatori da montagna, in sostituzione del Ten. Col. Barge. Alle operazioni offensive presero parte ingenti aliquote del X Corpo aereo tedesco. Per una migliore articolazione delle forze, venne costituito il gruppo Kube (dal nome del comandante) composto dal IIIj98o e dal LIV battaglione cacciatori da montagna. Le forze affluite ebbero ordine di tenere fino al giorno 19 le posizioni lungo una linea corrente da nord ad est di Pharsa - Petricata est di Angonas e ciò per garantire le operazioni di radunata. Il pomeriggio del 19, si sarebbe svolto l'attacco contro le truppe italiane o a nord di Argostoli o nella zona di Marketata.

*** Nella notte sul r6 le forze tedesche, sganciatesi, ripiegavano e si dislocavano a nord -ovest di Kardakata, a sud di S. Andrea. Nella stessa notte sul r6 i tedeschi avevano tentato di ristabilire la situazione con un duplice sbarco : nella regione di Làrdigo con 15 barconi, e presso San Teodoro con due motozattere, ma il tentativo era stato in parte frustrato anche col concorso delle batterie della Marina. Il r6 mattina riprese più intensa nel cielo dell'isola l'attività delle forze aeree tedesche i cui bombardamenti si protrassero fino alle ore 19 (per proseguire durante tutto il giorno q) : nel pomeriggio dello stesso giorno due compagnie tedesche rinforzate del III battaglione del 98° reggimento cacciatori da montagna avevano preso terra costituendo una testa di sbarco dinanzi all'istmo nella zona di Kardakata mentre il CMX battaglione fanteria di arresto si schierava nella zona di Kontogurati ove a sera giungeva anche il CMIX battaglione fanteria di arresto (meno r compagnia) già dislocato nella regione di Lixuri. Le nostre truppe, pur sotto i bombardamenti e nonostante le perdite, avevano operato offensivamente attaccando ripetutamente le posizioni di Kardakata da nord (direttrice: Divarata- Angonas) e da sud (direttrice: Pharsa- Kuruklata- Kodogurata), occupando anche alcuni punti dai quali i tedeschi erano stati costretti a ritirarsi. 31. - U.S.


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*** Il giorno 17 forze tedesche (na compagnia del g8o reggimento cacciatori da montagna) attaccavano il III / 317" (che riportò circa 100 morti) a sud- est di Angonas mentre nostre forze attaccavano a sud di Davgata e di Pharsa costringendo gli elementi avanzati tedeschi a ripiegare; le restanti forze tedesche (CMIX battaglione fanteria di arresto e 3.. compagnia del CMX battaglione) si schieravano a Kuruklata. Il Gen. Gandin si indusse a modificare lo schieramento di una parte delle sue forz.e nell'intento di conquistare Kardakata da nord e da sud. L'azione, sanguinosa, si svolse con estrema violenza senza risultati concreti, mentre dal Comando del XXII Corpo d'Armata da montagna tedesco giungeva al Maggiore von Hischfeld l'ordine di procedere alla distruzione della Divisione « Acqui». I combattimenti ripresero accaniti il 18 mattina e nel corso di essi non mancò ai tedeschi il poderoso e decisivo apporto della loro aviazione, mentre avanzavano lungo la rotabile Angonas- Divarata attaccando il l/317", infliggendogli gravi perdite (più di 400 uomini tra morti e feriti, varie armi perdute) e proseguendo verso Assos. Le forze italiane combatterono strenuamente, contendendo il terreno metro per metro, prendendo e con successo, iniziative offensive dove possibile, tuttavia il III battaglione tedesco del g8o reggimento cacciatori da montagna riusciva a mantenere il possesso di Kardakata. Nel contempo le batterie della Marina avevano concorso a contrastare l'avanzata nemica lungo la rotabile Lixuri • Kardakata, mentre un reparto di formazione del II/ 17", per un attacco isolato al presidio tedesco di Capo Munta (Tenente Rademaker), riportava gravi perdite. Furono operati piccoli spostamenti per riorganizzare i reparti fortemente provati dai bombardamenti aerei e dai combattimenti, e rinnovare i tentativi per la conquista di Kardakata, mentre un altro attacco, effettuato la notte sul 19 su Capo Munta, falliva. Nello stesso giorno 18 il Cap. Freg. Mastrangelo, ferito, cedeva il comando al Cap. di Corvetta Barone. Era intanto proseguito nel pomeriggio l'arrivo dei rinforzi tedeschi: la 2 .. compagnia del 724° reggimento cacciatori e altre unità. A sera le nostre forze riuscivano ad affacciarsi sull'istmo di Kardakata, ma alcuni reparti tedeschi appartenenti al 724o reggimento cacciatori da montagna giungevano a quota 874 arrestando così il movimento del III/ 317". Nel corso della giornata era stato completato l'arrivo di altri reparti tedeschi: l'intero II battaglione


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del 724o reggimento cacciatori da montagna e il III gruppo del 79" reggimento artiglieria da montagna su due batterie. Nelle giornate del 19 e del 20 vi fu nelle operazioni terrestri una stasi non essendo stata condotta a termine dai tedeschi la preparazione dell'attacco, ma l'aviazione nemica continuò inesorabile le azioni di bombardamento, frammiste a lancio di manifestini contenenti oscure minacci e ( « Chi verrà fatto progioniero non potrà più tornare in Patria ») o inviti a passare ai tedeschi per evitare di essere annientati. Tuttavia, pur affiorando in tale situazione qualche segno di demoralizzazione, nessuno volle passare al nemico. Il 19 sbarcarono nell'isola 2 compagnie tedesche rinforzate del LIV battaglione cacciatori da montagna; le nostre forze rimasero a nord della regione di Pharsa a q. 852 e a sud nel settore D avgataArgostoli. II Gen. Gandin chiese per radio, in chiaro, soccorsi al Comando Supremo: « Da Cefalonia a Comando Supremo. Occupazione tedesca limitata Lixuri- Capo Munta alt urge intervento caccia onde eliminare eventuale sbarco alt Gandin ». La ri sposta negativa non si fece attendere: « Da Comando Supremo a Cefalonia: impossibilità invio aiuti richiesti infliggete nemico più gravi perdite possibili alt ogni vostro sacrifi cio sarà ricompensato alt Ambrosio ». Nel dubbio di poter comunicare col Comando Supremo, il Gen. Gandin all'alba aveva inviato a Brindisi con un motoscafo della Croce Rossa il Sottotenente di Vascello di complemento Vincenzo di Rocco per prospettare la situazione e sollecitare l'intervento di forze aeree. Il di Rocco, raggiunta Gallipoli, dopo fortunosa navigazione, poté presentarsi a Brindisi soltanto il 21 informando tuttavia Cefalonia del suo arrivo. Nessun aiuto venne. Tuttavia il r8 ben 200 aerei americani avevano dato un appoggio indiretto alla « Acqui » bombardando l'aeroporto di Arokos, presso Patrasso: l'azione era valsa a produrre una sosta nell'offensiva tedesca (r9). Nella giornata il Gen. Gandin aveva nuovamente richiesto al Comando Supremo l'intervento dell'aviazione e l'invio di munizioni che durante i tre giorni di lotta si erano pressoché esaurite. Purtroppo l'Aeronautica non poté intervenire, né giunsero i rifornimenti richiesti. Nel frattempo l'assoluto dominio del cielo dava ai tedeschi la possibilità di controllare tutti i movimenti delle forze italiane e ( 19) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: 11 La Marina italiana nella seconda guerra mondiale ». Vol. XV: « La Marina dal1'8 settembre 1943 alla fine del conflitto ». Roma, 15)62. Pagg. 191- 192.


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di ostacolarli seriamente: il momento della fine della resistenza appariva inevitabile malgrado l'eroismo di tutti e i disperati tentativi delle batterie contraeree italiane che fino a quel giorno avevano abbattuto due apparecchi. Nella giornata del 20 era proseguito ininterrotto lo sbarco del LIV battaglione da montagna tedesco. La massa delle artiglierie italiane era schierata sulla penisola di Argostoli e a Kostantin. Si andavano intanto delineando gli orientamenti per l'attacco tedesco (2o) tendente ad accerchiare l'intera massa italiana col concorso di altro attacco ad Argostoli da sud. Sarebbe stato effettuato col II battaglione del J24° reggimento cacciatori da montagna a quota 852 e quindi su Lamia e Plaraklata, e col CMX battaglione fanteria di arresto su Pharsa e Davgata; sarebbe stato proseguito col III battaglione del 98o reggimento cacciatori da montagna e dal LIV battaglione da montagna su Phalari e Dilinata. Quindi sarebbe stato effettuato un nuovo aggiramento su Plaraklata per giungere ad H. Georgios, mentre il II battaglione del 724° reggimento cacciatori da montagna da Lamia avrebbe concorso all'azione. Previsto intenso appoggio dell'artiglieria e dell'aviazione.

L'attacco decisivo (vedasi allegato n. 2: ordine di operazione n. 5009/ 0p., del 20 settembre, del Comando Divisione « Acqui ») per la conquista della stretta di Kardakata- Angonas da sud e da est avrebbe dovuto iniziarsi alle 6 del 21, previa preparazione di artiglieria della durata di mezz'ora, ma verso le 5,45 dense formazioni aeree tedesche eseguirono un rapido e violento bombardamento interrompendo tutti i collegamenti telefonici e neutralizzando le artiglierie, consentendo alle fanterie tedesche di scatenare, con una vigorosa uscita in tempo, un attacco risolutivo su tutta la fronte, dal mare a Rizocuzolo. Nell'attacco diretto alla riconquista di Kardakata si impegnarono il IJ1t e il II e III / 311, ma essi subirono la sorpresa di trovarsi di fronte forze fresche tedesche sbarcate e serrate durante la notte verso le nostre linee: ciò trasformò l'intendimento offensivo italiano in una resistenza ad oltranza sulle posizioni di partenza. I tedeschi avevano occupato q. 852 e Pharsa accerchiando il IIIJ3rt, costretto a ritirarsi. La località di Lamia era stata occupata nonostante l'accanita resistenza a Davgata. Gravi le perdite del 311 (20) Cfr.: Gur FRJCKE: rclaz. cit., pagg. da 28 a 32.


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fanteria. Quindi aveva avuto inizio l'attacco contro Plaraklata e la sua occupazione di sorpresa, tmitamente a quella di Phrankata: a sera i difensori erano stati annientati e i tedeschi potevano così recuperare i 470 prigionieri fatti in precedenza dalle nostre truppe e la loro batteria semoventi già catturata ad Argostoli. La lotta era stata cruenta raggiungendo anche momenti epici, ma alla fine i tedeschi avevano avuto il sopravvento passando a loro volta all'attacco, sempre sostenuti dall'aviazione che con incessanti azioni aveva portato lo scompiglio e la morte nelle nostre fila, colpendo con attacco massiccio anche lo schieramento delle artiglierie. Al termine della giornata i tre battaglioni italiani impegnati erano praticamente distrutti. Il mattino del 22 l' « Acqui» poteva ancora contare sui resti del II e III battaglione del rt e delle tre batterie del 33° duramente provati: fu contro questi valorosi che tre colonne tedesche appoggiate dagli Stukas e provenienti rispettivamente da Pharsa, Dilinata e Pulata, si diressero con azione irruenta sulle nostre linee. La lotta divenne furibonda, ma a nulla valsero l'eroismo e la disperazione: alle ore I I i tedeschi raggiunsero le posizioni che avevano costituito i loro obiettivi e trucidarono sul posto tutti i superstiti. Semplice e decisiva, infatti, l'azione svolta dalle forze nemiche: il III battaglione del 98o reggimento cacciatori da montagna aggirava e occupava Argostoli, il LIV battaglione da montagna superava Cocolata e il II battaglione del 724° reggimento cacciatori da montagna occupava Kazata. A sua volta il CMX battaglione fanteria di arresto occupava Kostantin, mentre la 9a compagnia del LIV battaglione unitamente al II / 724° cacciatori espugnavano la dorsale che da Kutavos giunge al mare. Le forz.e italiane non erano più in grado di difendersi, nonostante qualche residua resistenza. Gravi erano state anche le perdite del nemico. L'Aeronautica italiana nei giorni 21 e 22 aveva effettuato qualche intervento nei limiti delle sue possibilità ____,. e quindi con esiguo numero di aerei ____, battendo e sorvegliando la penisola di Lixuri, Capo Munta e la baia di Vazza e con azioni di mitragliamento e spezzonamento nel pomeriggio, specialmente sul nodo stradale a nor·d dell'acrocoro di Bliote; il giorno 22 con lancio di spezzoni nella zona di Kardakata (2r). (21) Cfr.: ANGELO Lom: « L'Aeronautica italiana nella guerra di libera· zione 1943 • 1945 ». Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, 19(}1. Pagg. 1 2 1 e 122.


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Il Generale Gandin, considerata la situazione, resa ormai insostenibile anche per la mancanza di munizioni, si indusse poco dopo le ore II (22 settembre) a chiedere la resa, che venne concessa, ma incondizionatamente. Gli aerei tedeschi abbandonarono finalmente il cielo dell'isola ed un sepolcrale silenzio subentrò ovunque. La battaglia di Cefalonia era così finita. Proprio quando tutto era ormai concluso, partiva dal Comando Supremo l'assicurazione che si sarebbe fatto ogni possibile per inviare i mezzi aerei richiesti (22). Ed ebbe allora inizio il massacro dei superstiti dell'eroica divisione. Avvenuta la resa il Maggiore von Hirschfeld, comandante delle forze tedesche, aveva rivolto un proclama ai suoi soldati: « Miei alpini, le ventiquattro ore che seguono ci appartengono». Ma già in precedenza, a partire dal giorno 21, durante i combattimenti, tutti gli italiani catturati erano stati trucidati sul posto. Così erano stati fucilati in mezzo ai loro fanti superstiti il Generale Gherzi, comandante la fanteria ·divisionale, il Ten. Col. Cessari, comandante il rt fanteria e quasi tutti i comandanti di battaglione, di compagnia, di plotone non caduti in combattimento. Tale atteggiamento da parte dei tedeschi era stato assunto in base a tassativi ordini pervenuti ·dal loro Comando Supremo, risultanti dall'allegato n. 3 (23). (22) « Comando Supremo, Ufficio Operazioni. (N. 1341 f SC - P.M. r67, lì 22 settembre 1943). Al Comandante della Divisione di fanteria « Acqui ». Oggetto: richiesta di aerei e di truppe. « I. - In seguito alle richieste di codesto Comando, è stato disposto per l'intervento di nostri mezzi aerei (caccia - assalto) sul cielo di Cefalonia. Al riguardo Superaereo ha approntato alcuni velivoli con serbatoi supplementari, dato che solo così si può raggiungere l'autonomia necessaria per l'impiego sull'isola predetta. Alcune azioni sono state effettuate ed altre lo saranno. Le nostre possibilità non sono molte, ma quanto è possibile sarà fatto. « 2. - Per avere un ben maggiore concorso aereo è stata più volte interessata la parte anglo - americana per l'intervento non solo della caccia ma del bombardamento per la neutralizzazione degli aeroporti da cui partono gli Stukas e per lo sbarco di contingenti di truppe nell'isola. « 3· - Quanto fanno le truppe di Cefalonia ed in particolare la Vostra opera, è seguìto con interesse ed ammirazione da questo Comando Supremo, e si dà molto affidamento sul valore della "Acqui" per il mantenimento del possesso dell'isola che ha tanta importanza per lo scacchiere mediterraneo. cc A Voi e alle Vostre truppe rinnovo il mio elogio. Il Capo di Stato Maggiore Generale: Ambrosio >> . (23) Desunto dalla pubblicazione di GERT FRICKE: << Le azioni di guerra del XXII Corpo d 'Armata da montagna contro le isole di Cefalonia e di Corfù


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Fu così conseguito l'annientamento di coloro che si erano strenuamente difesi e che, giunti all'estremo, avevano dovuto arrendersi. Emerse fra i tanti la luminosa figura del valorosissimo comandante la fanteria divisionale della « Acqui », il Generale Edoardo Luigi Gherzi: sorpreso con due tenenti colonnelli, al momento del massacro si scoprì il petto, si pose sull'attenti, e gridò in faccia ai suoi carnefici: << Viva l'Italia, viva il Re! >> (24).

*** Purtroppo chiare erano state le direttive impartite con ordine del

15 settembre dali'OKW (Oberkommando Wehrmacht - Comando Supremo delle Forze Armate germaniche) contenente una variante restrittiva a un precedente or·dine dell'II settembre sul trattamento da usare ai militari ·della « Acqui», per ordine del Fiihrer: gli ufficiali che avevano opposto resistenza e che erano scesi a patti col nemico o con le bande dei partigiani, dopo la cattura, dovevano essere passati per le armi, mentre i sottufficiali e la truppa dovevano essere inviati nelle regioni orientali per essere arruolati nel servizio del lavoro. Il disarmo delle unità italiane doveva essere effettuato « celermente senza eccezioni e con i sistemi più drastici, fucilando i responsabili degli atti di resistenza » (ordine del Comando Gruppo Armate Est). Ma in data 18 settembre era stato così modificato dal Comando Supremo tedesco: « il Comando Superiore Sud- Est è avvertito - in riferimento all'ordine del 15 settembre - che a Cefalonia, a causa del tradimento della guarnigione, non devono essere fatti prigionieri di nazionalità italiana >> . A sua volta il Comando Superiore Sud- Est era stato inequivocabile nelle sue decisioni : « il Generale Gandin ed i suoi ufficiali comandanti responsabili devono essere trattati immediatamente secondo gli ordini del Fiihrer >> . Per la truppa, i] Comando Gruppo Armate Est aveva ottenuto che tutti i componenti « fossero trattati come prigionieri di guerra >> . Erano caduti in combattimento 65 uffi-

nel quadro dell'Operazione " Asse" (settembre 1943) ))' tratta dalle Relazioni di Storia militare, fascicolo r /67 edite a cura dell'Ufficio per le ricerche di Storia militare di Friburgo. Editrice Bombach. Traduzione italiana, pagg . 34 e 35· (24) Cfr.: FoRMATO: op. ci t., pag. 78.


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u operazioni dd/~ unità italian~ nel utumbr~- ottobr~ 1943

ciali e 1.250 sottuffìciali e soldati; coloro che si erano arresi al termine della lotta erano poco più di s.ooo. Gli altri, 155 ufficiali e 4·750 sottuffìciali e soldati (25) al termine della resistenza « mano a mano che venivano fatti prigionieri, erano stati trattati secondo gli ordini del F i.ihrer » (26). Successivamente, con ordine in data 23 settembre, il Comandante il XX II Corpo d 'Armata da montagna, disponeva che gli ufficiali della « Acqui » dovessero essere fucil ati sul posto immediatamente, ad eccezione degli appartenenti alle seguenti categorie: fascisti, altoatesini, medici c cappellani (27). Sulle perdite subite in combattimento dai reparti della « Acqui», oltre quelle dovute alle azioni aeree - compresi gli eccidi di ufficiali, sottuffìciali e soldati, compiuti sulle posizioni strenuamente difese, dopo la loro conquista - sono da ricordare tanti sanguinosi episodi, fra i quali: la semidistruzione del II J1 7" presso Troianata (circa 900 uomini, comprendenti fanti, artiglieri della contraerea, genieri e finanzieri, ammassati e falciati con le mitragliatrici) ; le perdite del 3It fanteria presso Phrankata (più di s6o uomini) e Divarata (400 uomini); l'annientamento di molti fanti e artiglieri a Passo Kulumi; il massacro a Pharsa (circa 700 uomini); l'olocausto di 180 artiglieri caduti a Dilinata; l'uccisione di 17 artiglieri sul Monte Lupo; le gravissime perdite riportate dal 317" fanteria ed altri reparti sul Rizocuzolo e presso Ponte Kimonico (circa r.ooo uomini); la uccisione di numerosi marinai, le cui salme furono poi gettate in mare, a Pharsa e ad Agropoli; l'eccidio di S. Barbara (tutto il comando del rt fanteria, con il comandante, T enente Colonnello Cessari); la uccisione di una ventina di sol dati presso Lurdara, di circa cinquanta soldati presso Lakitra e di più di venti soldati sulla via di Minies.

(25) Cfr.: FoiL\tATO: op. ci t., pag. 38) << Messaggio della Presidenza del Consiglio (13 settembre 1945) )). GHILARDI:-:I: op. cit., pag. I37· (26) Cfr.: GERT FrucKE: relaz. cit., pagg. 35 e 36 e riferimenti: - al Diario di guerra n. 1 del XXII Corpo d'Armata da montagna: . allegati 126 - 132- 136je C 156; . fogli 41 e 42; - al Diario di guerra dell'O.K.W.: . volume ffi, pagg. Ilt9, II33 e II34; . volume III, foglio 189; - FoRMATO: op. cit., pag. 385. (27) Cfr.: Diario di guerra del Comando XXII Corpo d'Armata da montagna, foglio n. 142 - microfìlm n. ooo6oo.


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*** Primo degli ufficiali ad essere fucilato dopo la resa fu il Generale Antonio Gandin, Comandante della divisione, soppresso il mattino del 24 presso una villa isolata nelle adiacenze dì San Teodoro. Del suo corpo non rimase traccia. Dopo di lui, vi fu il massacro dei suoi ufficiali, sottufficiali, soldati, marinai e finanzieri. Gli ufficiali superstiti, separati dalla truppa, vennero per la maggior parte massacrati dietro la penisola di San Teodoro, presso la «Casetta rossa », divenuta sacrario perenne della « Acqui », a gruppi di 4, 8 o 12 per volta, dalle ore 8 del 24 fino alle ore 12,30 dello stesso giorno (28). L'eccidio accomunò i superstiti della valorosa resistenza dell'Esercito, della Marina, della Guardia di Finanza, senza distinzioni di grado. Erano stati fucilati in precedenza sui luoghi della lotta, fra tanti, gli ufficiali del III battaglione del 317" fanteria, quelli del comando del 17" fanteria e del VII gruppo da 105/ 28. Il Maggiore Galli, aiutante maggiore del 317", preferì il suicidio. Tra i fucilati alla « Cassetta rossa >> : il Colonnello Romagnoli, Comandante dell'artiglieria divisionale, il Ten. Col. Fioretti, Capo di Stato Maggiore del Comando divisione, il Capitano di Fregata Mastrangelo, Comandante dei reparti della Marina e numerosi ufficiali medici. Fiero il comportamento di quei valorosi. Scamparono alle fucilazioni, per i reiterati interventi del cappelpellano Padre Romualdo Formato, 37 ufficiali fra i quali 12 altoatesini, graziati in extremis, cui venne imposto di sottoscrivere una dichiarazione per impegnarsi a collaborare con le Forze Armate tedesche, e a combattere contro chiunque « per la vittoria della Germania e per la risurrezione della Patria». Naturalmente un impegno estorto in quelle condizioni non poteva essere moralmente valido (29). Ne scamparono altri 20 o 25 perché ufficiali medici, cappellani, o ricoverati in ospedale; qualche altro si salvò rifugiandosi presso civili. Tra i fucilati vi furono IO ufficiali dì Marina, su dì un totale di 17 presenti, oltre a 9 su 12 dell'Esercito in servizio presso le batterie della Marina. Altri 7 ufficiali, ricoverati nel 37" ospedale da campo, furono fucilati il mattino del 25. (28) Cfr.: FoRMATO: op. cit., pag. 143 e da pag. Cf7 a pag. 151 e GHrLARDrNr: op. cit., da pag. 129 a pag. 147. (29) Cfr.: FO~\>!ATO: op. cit., pagg. 144- 145.


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*** Eguale sorte fu ri servata ai sottufficiali c soldati. Quelli che non erano rimasti uccisi in combattimento o che non erano stati trucidati in posto dopo la resa, furono barbaramente mitragliati dopo essere stati ammassati. Tra gli altri vennero fucilati 29 sottufficiali e marinai su circa duecento, e 75 sottuffìciali e soldati della 44a sezione sanità divisionale, pur muniti di bracciale internazionale della Croce Rossa. Degli oltre r 1.000 sottuffi ciali, soldati, marinai e finanzieri presenti in Cefalonia all'8 settembre, 1.250 erano caduti in combattimento dal 15 al 22 settembre, circa 4·750 erano stati trucidati sul posto nel corso e al termine della lotta. I superstiti furono internati nelle carceri e in una caserma dell'isola, spogliati di ogni cosa e delle scarpe, senza assistenza sanitaria, con scarsissima alimentazione, ammassati in locali inadeguati, affamati e sottoposti a tante angherie. Furono in parte imbarcati il 13 ottobre per essere condotti in Grecia, ma tre navi, appena uscite dal porto, doppiato il capo di San T eodoro, urtarono contro le mine e così altri 3.000 uomini, stipati nelle stive e senza alcuna possibilità di salvezza, perirono miseramente : il mare si ricoprì su di una moltitudine di cadaveri, altri perirono nelle stive durante l'affondamento (3o). Molti, mitragliati dai tedeschi m entre tentavano di salvarsi, feriti e sfiniti, vennero abbandonati al loro tragico destino; furono potute recuperare soltanto 280 salme, delle quali uo identificate (31). l superstiti rimasti nell'isola erano poco più di 2.ooo, perché molti erano deceduti in seguito a ferite e a denutrizione. A metà ottobre i tedeschi cominciarono a proporre ad essi di aderire ai servizi ausiliari del loro esercito: aderirono i più sfiniti dalla fame; non più di trecento furono quelli adibiti a lavori di fortificazione costiera. Verso la metà di novembre, infine, altri vennero trasferiti prima in Grecia e successivamente in Germania; tuttavia alcuni riuscirono a fuggire dai campi di concentramento ed ebbero la forza e il coraggio di entrare a far parte di formazioni partigiane per proseguire la lotta. In definitiva ne rimasero nell'isola poco più di mille che gradualmente entrarono a far parte del « raggruppamento Banditi Ac-

(30) Cfr.: FoiL\fATO: op. cir., pag. 38o. (31) Cfr.: FoJUtATo: op.cit., pagg. 365-366.


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Armata: gli avvenimenti nell'isola di Cefalonia

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qui », agli ordini del Capitano Renzo Apollonia, costituitosi nella notte fra il 12 e il 13 ottobre 1943, che venne impiegato per le azioni di resistenza nell'isola (32).

*** I cumuli dei trucidati non ebbero sepoltura; molti furono anche cosparsi di benzina cd arsi; i loro roghi illuminarono per varie notti il cielo del! 'isola. Le salme degli ufficiali, dei sottufficiali e della truppa rimasero a lungo allo scoperto nei luoghi in cui si erano svolti i combattimenti e i massacri. E cosi l'isola rimase letteralmente cosparsa di cadaveri (33). Le salme degli ufficiali che erano stati trucidati alla « Casetta rossa», nei giorni seguenti, «caricate su zatteroni e legate tra loro a due, a tre, a quattro, furono precipitate nel fondo del mare con enormi pesi. Per questa macabra bisogna- compiuta col favore delle tenebre _...., i tedeschi si servirono di una ventina di nostri marinai e soldati i quali, dopo due notti consecutive di estenuante lavoro, furono anch'essi trucidati perché - dinanzi al mondo civile - non rimanesse testimonio alcuno di così orribile misfatto (34). Per quanto riguarda le altre salme, molte furono in seguito preservate ·dalla popolazione greca in cavità naturali, in fosse comuni o cisterne (35). Il Comando Supremo germanico poteva diffondere il suo bollettino di guerra del 24 settembre 1943: « La D ivisione italiana "Acqui" che presidiava l'isola di Cefalonia, dopo il tradimento di Ba(32) I superstiti - 1.2;6 - dotati di armamento leggero e pesante, il 12 novembre 1944, dopo l'avvenuto sgombero dell 'isola da parte dei tedeschi, si imbarcarono per l'Italia agli ordini del Capitano Apollonio, a bordo di due cacciatorpediniere italiani e di cinque mezzi da sbarco britannici. Giunti sul suolo della Patria chiesero come solo riconoscimento quello di essere inviati immediatamente alla fronte onde proseguire, uniti, la lotta contro i tedeschi. Il raggruppamento era stalO riconosciuto dagli alleati che gli avevano concesso l'onore di battere Bandiera italiana (determinazione del 9 settembre 1944 del Comando alleato del Medio Oriente). Cfr.: Relazione del Capitano Renzo Apollonio, pag. 123 e FoRMATO: op. ci t., pag. 372. (33) Cfr.: FOR.\IATO: op. ci t., pag. 171. (34) Cfr.: FoR.\!ATO: op. cit., pagg. 172 e I73· (35) L"esumazione di tutte le salme fu iniziata soltanto nel luglio 1952 e condotta a termine nel luglio 1953. Quelle che furono potute recuperare sono ora custodire nel Sacrario di Bari.


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

doglio, aveva rifiutato di deporre le armi e aveva aperto le ostilità. Dopo azioni di preparazione svolte dall'arma aerea, le truppe tedesche sono passate al contrattacco e hanno conquistato la città portuale di Argostoli. Oltre quattromila uomini hanno deposto le armi al momento opportuno. Il resto <iella divisione ribelle, compreso lo Stato Maggiore di essa, è stato annientato in combattimento » (36).

*** Ma il comunicato conteneva una menzogna e una reticenza: « L'intera divisione, infatti, dopo aver combattuto fino all'estremo limite delle sue forze, fu sopraffatta e, per ordine del suo comandante, si arrese. Fu in seguito alla resa che si verificò la rappresaglia tedesca che annientò la stragrande maggioranza della divisione stessa per mezzo di una sistematica gigantesca carneficina, in forma di decimazione», che accomunò ufficiali, sottufficiali e soldati il cui amalgama <lei sentimenti, nel corso della lotta, era stato totale (37).

*** « Bisogna quasi credere ad una giusttz1a del destino : questo nostro Esercito - su cui 1'8 settembre riversò tale contemporanea valanga <li avversità, quale nessuna compagine umana avrebbe potuto sostenere - si è rivendicato offrendo, all'Italia, e al mondo, Cefalonia » (38). E, contemporaneamente, anche un altro nome: Corfù.

*** Per il comportamento delle unità vennero conferite le Medaglie d'Oro al valor militare alle Bandiere del rt e 3It reggimento fanteria e allo Stendardo del 33o reggimento artiglieria (39). Tra le ricompense individuali furono conferite 14 Medaglie d'Oro, 29 Medaglie d'Argento e 23 Medaglie di Bronzo al valor (36) Cfr.: FORMATO: op. ci t., pag. 72. (37) Cfr.: FoRMATO: op. cit., pagg. 72- 73· (38) Cfr.: Ministero della Difesa - Stato Maggiore Esercito - UFFICIO SToRico: « Cefalonia ». Roma, 1947. Pag. 16. (39) Il 13 settembre 1945 un comunicato della Presidenza del Consiglio del Governo italiano additò « la Divisione "Acqui" con i suoi 9.000 caduti » (compresi quindi quelli di Corfù) cc e con i suoi gloriosi superstiti alla riconoscenza della Nazione ''· Cfr.: GHILARDINI: op. cit., pagg. 210- 211.


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Armata: gli avtlt:nimenti nell'isola di Cefalonia

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militare. Ma gli Eroi di Cefalonia erano numerosi e tanti, molti non ebbero nessuna ricompensa. Meritano profonda riflessione, specialmente fra le giovani generazioni, le motivazioni delle Medaglie d'Oro concesse alle Bandiere e allo Stendardo dei reggimenti e al valoroso Comandante della divisione, Generale Antonio Gandin: - Alle Bandiere del I t e del 317" reggimenti fanteria: «Nella gloriosa e tragica vicenda di Cefalonia, con il valore e il sangue dei suoi fanti, per il prestigio del! 'Esercito italiano e per tener fede alle leggi dell'onore militare, disprezzò la resa offerta dal nemico, preferendo affrontare in condizioni disperate una impari lotta, immolandosi in olocausto alla Patria lontana». Cefalonia, 8- 25 settembre 1943. ___, Allo Stendardo del 33° reggimento artiglieria: « N ella gloriosa e tragica vicenda di Cefalonia, con il valore e il sangue dei suoi artiglieri, primi assertori ·della lotta contro i tedeschi, per il prestigio dell'Esercito italiano e per tener fede alle leggi dell'onore militare, disprezzò la resa offerta dal nemico, preferendo affrontare in condizioni disperate una impari lotta, immolandosi in olocausto alla Patria lontana ». Cefalonia, 8- 24 settembre. Corfù, 8- 26 settembre I943· - Al Generale di Divisione Antonio Gandin, Comandante la Divisione « Acqui » (alla memoria): « In difficile situazione politico- militare, quale comandante della difesa di un'isola, attaccato con forze preponderanti dal mare e dal cielo riusciva con le poche forze a sua disposizione, in un primo tempo a stroncare l'azione nemica, successivamente a contendere palmo a palmo l'avanzata dell'avversario, sempre più crescente in forza, animando col valore e con capacità personale le sue truppe fino alla estrema possibilità di resistenza. Catturato dal nemico coronava col supplizio, stoicamente sopportato, l'eroismo e l'alto spirito militare di cui aveva dato luminosa prova in combattimento>>. Isola di Cefalonia, 8 - 24 settembre 1943· Ottennero la Medaglia d'Oro al valor militare alla memoria anche: - il Generale Edoardo Luigi Gherzi, Comandante la fanteria divisionale; - il Colonnello Mario Romagnoli, Comandante l'artiglieria divisionale;


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

---,. il Tenente Abele Ambrosini, del 33o reggimento artiglieria; - il Sottotenente Marcello Bonacchi, del 3rt reggimento fanteria; - il Tenente Antonio Cei, del rt reggimento fanteria; - il Capitano Antonio Cianciullo, Comandante la 4a compagnia del CX battaglione mitraglieri di C. d'A.; - il caporal maggiore Benedetto Maffeis, del 33o reggimento artiglieria; - il Capitano di Fregata Mario Mastrangelo, Comandante la Marina di Argostoli; - il Tenente Carmelo Onorato, del rt reggimento fanteria; - il Sottotenente Orazio Petruccelli, del VII battaglione carabinieri; - il Maggiore Armando Piea, del 33o reggimento artiglieria; - il Tenente Alfredo Sandulli Mercurio, Comandante la 27"' sezione carabinieri; - il Capitano Antonino Valgoi, del VII gruppo cannoni da 105(28 del 3° raggruppamento artiglieria di C. d'A.


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Armata: gli avvenimenti nell'isola di Cefalonia

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Allegato n. I.

« Signor Generale,

appena usciti dal vostro ufficio, ci siamo recati in chiesa a invocare l'aiuto di Dio e ci siamo nuovamente riuniti nel salone dell'istituto delle suore italiane. << Abbiamo, con maggior calma, esaminato e ponderato quanto voi ci avete esposto, e il parere che ciascuno di noi ha creduto, in coscienza, di darvi in un momento cosl grave. « Abbiamo dovuto, tutti insieme, nuovamente constatare che, come sacer· doti, il nostro consiglio non poteva essere che quello che vi abbiamo schietta · mente espresso. « Per evitare una lotta cruenta e, forse, impari e fatale contro l'alleato di ieri, per tener fede al giuramento di fedeltà al Re Imperatore - giuramento che, come voi ci avete ricordato, è atto sacro, col quale si chiama Iddio stesso a testimonianza della parola data - e infine, e soprattutto, per evitare un inutile spargimento di sangue fraterno, signor generale, altra via non c'è . . . non resta che cedere pacificamente le armi! ... <<Dinanzi al tenore dell'ultimatum germanico, voi, signor generale, isolato da tutti, impossibilitato di mettervi in comunicazione con i superiori comandi d'Italia e di Grecia e di riceverne ordini precisi, vi trovate nella inelut· tabile necessità di dover cedere a una dura imposizione, per evitare l'inutile supremo sacrificio dei vostri ufficiali e dei vostri soldati. « Siamo profondamente compresi della gravissima responsabilità che, in questo tragico momento, pesa sul vostro nobilissimo animo. Ora, più che mai, i vostri cappellani si sentono strettamente uniti a Voi. Contate sul nostro devoto affetto, sulla nostra opera e soprattutto sulla nostra preghiera. «Da Dio invochiamo, in questo momento, luce al vostro intelletto e con· forto al vostro cuore. Egli vi protegga sempre e vi benedica, signor generale, ~ benedica, con voi, la vostra famiglia lontana e la vostra amatissima divisione. « I vostri cappellani. p. ROMU,\LDO FoRMATO del 33° reggimento artiglieria d. BIAGIO PELLIZZARI del 317° reggimento fanteria d. ANGELO RAGNOLI del 17° reggimento fanteria d. MARIO nr TRAPANI della Regia Marina p. Duxuo CAPOZI della 44a sezione sanità p. LurGI GHIRLANDINl del 37° ospedale da campo p. ANGELO CAVAGNINI del 527° ospedale da campo».


Le operazioni d~ll~ unità italian~ nel s~ttembre · ottobre 1943

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Allegato n. 2.

COMANDO DIVISIONE FANTERIA « ACQUI >> STATO MAGGIORE - SEZIONE I ~

N. 5009/ 0p. prot.

Z.O., lì 20 settembre 1943

Segreto

Oggetto: Attacco posizioni nemiche di Kardakata - Angonas. Al Comando ]17° r~ggimento fanteria Al Comando artiglieria divisionale e, per conoscenza: Al Comando g~nio divisional~ I. - Domani 21 settembre sarà ripresa l'avanzata per eliminare le forze tedesche dalla zona di Kardakata - Angonas. Tnundo: - fissare il nemico col fuoco sulla fronte di Curuclata; - impossessarmi della posizione centrale di Kardakata; - eliminare le forze separate del nemico nel settore di Codogurata Curuclata e, successivamente nel settore di Angonas.

II. - Pertanto dispongo:

- Ifr1' fanteria- Il/ 317° fanteria: rimanendo nelle attuali pos1z1oni impegnino frontalmente il nemico con il fuoco delle armi automatiche e dei mortai da 81, successivamente il Ift7" ftr. muoverà verso Codogurata; - III/ 317° fanteria: rinforzato con una compagnia del 17° ftr. muoverà all'attacco delle posizioni di Kardakata- Petricata; - Il/ 317" fanteria ad obiettivi raggiunti si raccoglierà nella zona di Davgata passando in secondo scaglione. III. - Artiglieria:

-

ordinamento tattico: . massa di manovra: I/ 33° art. da 100/ 17 mod. 16; la btr. da 105/28; . appoggio specifico: (al 317° rgt.ftr.) 5" btr. da 75 / 13; -compiti: . preparazione: durata 30' con inizio alle ore 5,30 del giorno 21; . appoggio ~ su richiesta dei comandanti di fanteria o di iniziativa interdizione ? (solo a ragion veduta) - schieramento artiglierie massa di manovra: I/ 33° art.: comando di gruppo e di batteria a Dilinata; . I a btr. da 105/ 28: Razata;


Il a Armata: gli avvenimenti nell'isola

-

-

di Cefalonia

obiettivi concordati per la giornata: in fase di preparazione: Aclevuni - Curuclata - Kardakata - Petricara - Cutupi; in fase di attacco: obiettivi indicati dai comandanti di fanteria; segnalazioni: razzi rossi: richiesta di fuoco ; . razzi bianchi: allungate il tiro.

V. - Collegamenti. Il comando genio assicurerà per l'alba di domani

seguenti collegamenti

a @o:

- comando divisione - comando 3Tì0 rgt.ftr.; - comando divisione - comando 1( 1]0 rgdtr.; - comando divisione - osservatorio divisionale; - comando 3J7° rgt.ftr. - comando I/33° art. Nulla di variato per quanto riguarda i collegamenti radio. Staffette su moto a cura del comando reggimento.

VI. - Posto di comar.do : Dilinata. VII. - Osservatorio: M. Vrusca. Il Generale di Divisione Comandante ANTONIO GANDIN

Nota . - Nel documento originale il paragrafo IV non è indicato.

32. - U.S.

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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 3·

Stralcio dell'articolo pubblicato nel fascicolo 1 j 67 delle Relazioni di Storia milita1·e edite a cura dell'Ufficio per le ricerche di Storia militare di Friburgo (Repubblica Federale Tedesca). I numeri posti in corrispondenza dei vari capoversi si riferiscono:

99: al rapporto del XXII Corpo d'Armata da montagna. Volume I, Diario di guerra, foglio 228. 100: Schramm, Diario di guerra dell'OKW, volume III: pagina roo7, foglio I8g. IO! : Idem, volume III, pagina III9· 102: Diario di guerra n. I del XXII Corpo d'Armata da montagna, foglio 41. 103: Idem, foglio 42. 104: Idem, foglio 42. 105: Schramm, Diario di guerra dell'OK W, volume III, pagine u33, II34· Rapporto conclusivo:

La Divisione « Acqui » è stata annientata con un unico attacco durato 36 ore, interrotto solo da brevi pause, a cui hanno partecipato da parte tedesca: 2 battaglioni cacciatori da montagna, mezzo battaglione cacciatori, 1 battaglione fanteria d'arresto forte solamente di 400 uomini, con il supporto di 2 batterie e mezza. Una comunicazione in fonia, via radio, del Generale Comandante del XXII Corpo d'Armata da montagna, diretta al Gruppo d'Armate Est aveva segnalato, il 22 settembre verso sera, che i combattimenti a Cefalonia erano terminati; essi erano costati 40 morti da parte tedesca. Il grosso della Divisione «Acqui '' (senza il 18° reggimento, dislocato a Corfù) è stato annientato. Il Generale Gandin fatto prigioniero con suo Comando. Chiedo istruzioni circa le modalità con cui si deve procedere contro di lui, il suo Comando e contro gli altri prigionieri ''· A questo punto è necessario ricordare che l'OKW, in data 15 settembre, aveva comunicato, con una variante restrittiva al suo ordine dell'u settembre che dava « direttive sul trattamento da usare con i militari dell'Esercito italiano e della Milizia '' che « su ordine del Fiihrer, gli ufficiali italiani, che avevano opposta resistenza, o che erano scesi a patti col nemico o con le bande di partigiani, dopo la cattura, dovevano essere passati per le armi, mentre i sottufficiali e la truppa dovevano essere inviati nelle regioni orientali per essere arruolati nel servizio del lavoro. Questo ordine, in data 18 settembre, riferendosi in particolare a Cefalonia, venne modificato nel modo seguente: « Il Comando Superiore sud -est è avvertito, in riferimento all'ordine del 15 settembre, che a Cefalonia a causa del tra-


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Armata: gli avvenimenti nell'JSola di Cefalonia

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dimento della guarnigione non devono essere fatti prigionieri di nazionalità italiana » . La sopra citata richiesta del Generale Lanz, riguardante i procedimenti da adottare nei riguardi del Generale Gandin e del suo Comando, era stata fatta allo scopo di ottenere un ammorbidimento di questo ordine aggiuntivo. La risposta del Gruppo d"Armate Est fu però inequivocabile: « Il Generale Gand in ed i suoi ufficiali Comandanti responsabili devono essere trattati immediatamente secondo gli ordini del Fiihrer ». Ma poiché tale ordine si estendeva anche a tutta la truppa, il Generale Lanz si vide costretto a chiedere di nuovo al Gruppo di Armate Est se l'ordine del Fiihrer del 18 settembre doveva essere applicato anche ai 5 .000 prigionieri che avevano disertato senza armi. La relativa decisione che il Gruppo di Armate Est ottenne dai Superiori Comandi aveva lo stesso tenore della annotazione registrata sul Diario di Guerra dell'OKW, in data 23 settembre: << Sul destino dei 5.000 uomini che si sono arresi in tempo, è stata chiesta la decisione del Fiihrer. Egli ha ordinato che essi vengano trattati come prigionieri di guerra ». Gli altri 4.000 uomini che avevano fatto resistenza << erano stati uccisi durante i combattimenti » oppure, mano a mano che venivano fatti prigionieri, «erano stati trattati secondo gli ordini del Fiihrer ».



CAPITOLO XIV

lP ARMATA GLI AVVENIMENTI NELL'ISOLA DI CORFù (Schizzo n. 1)

Alle ore 20 dell'8 settembre 1943 erano dislocate a Corfù le seguenti forze, agli ordini del Colonnello Luigi Lusignani, Comandante dell'isola e del r8" reggimento fanteria « Acqui»: -

-

compagnia carabinieri; r8o reggimento fanteria;

I

- artiglierie divisionali e di Corpo d'Armata, agli ordini del Tenente Colonnello Alfredo D'Agata, Vice comandante dell'isola, comprendenti: . III gruppo da 75 / 27 del 33o reggimento artiglieria da campagna « Acqui» (Ten. Col. D 'Agata); I gruppo da 105/ 28 di Corpo d'Armata; . 333" batteria da 20 c.a., meno due sezioni (Capitano Bonali); -

1 compagnia del genio (Cap. Nicola

-

plotone radiotelegrafisti del genio (T en. Zanoni) ; elementi dei servizi (sanità e commissariato);

-

Caggiano);

I

- elementi della Marina (r), agli ordini del Capitano di Fregata Nicola Ostuni, comprendenti: comando marina; flottiglia dragamine (Cap. Corv. Aristide Ligorio); ufficio di porto di Corfù; vario naviglio sussidiario; (r) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare. << L'l Marina italiana nella seconda guerra mondiale ». Volume XV: « La Marina clall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto ». Roma, 1~2. Pagg. da 194 a 198. Compilatore: Ammiraglio di Squadra Gn:sEPPE FJOR.WA.'IZO.


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943

- elementi dell'Aeronautica, agli ordini del Tenente Albano, comandante l'aeroporto; I compagnia Guardia di finanza. Era inoltre .dislocato nell'isola un presidio tedesco agli ordini del T enente Colonnello Klotz, comprendente poco più di 450 uomini « in prevalenza specialisti, per il servizio del presidio, dell'aeroporto, di un radiolocalizzatore, del radiofaro e della relativa stazione meteorologica» (2). Una parte di essi « era ancora impegnata nella installazione di due batterie .da 150 e nei preparativi per il trasporto dei rinforzi da Prevesa a Gomenizza » (3). In seguito ad ordine del comando XXII Corpo d'Armata da montagna, in caso di attuazione della operazione « Asse », un battaglione tedesco avrebbe dovuto trasferirsi a Corfù data la sua posizione strategica, « che protegge la terraferma dalle rotte che si dirigono verso l'Adriatico e il canale di Otranto, essendo la più vicina alle coste italiane>> (4).

*** All'annuncio dell'armistizio si ebbero manifestazioni di giubilo e di amicizia da parte della popolazione, convinta che la guerra fosse finita e che non dovessero più sussistere cause di divergenze e di risentimento fra itaJiani e greci. Tali entusiasmi si protrassero fino al giorno 9, mentre le forze tedesche presenti nell'isola assumevano un contegno riservato e freddo. Poco dopo l'annuncio, si interruppero improvvisamente i collegamenti a filo con l'Italia e la Grecia, ad eccezione di quelli con Gomenizza: tale imprevisto impose al Colonnello Lusignani il dovere di affrontare la situazione di iniziativa e con le sole forze ai suoi ordini. In serata, in seguito ad ordine dello Stato Maggiore della Marina, partirono le tmità navali non necessarie alla difesa, con tutto

(2) Cfr.: LuiGI GHILARDINI, Cappellano militare: « Sull'arma si cade ma non si cede >>. Genova, 1963. Pag. I95· (3) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. cit., pag. 195. (4) Cfr.: GERT FRICKE: « Le azioni di guerra del XXII Corpo d'Armata da montagna contro le isole di Cefalonia e di Corfù, nel quadro della operazione Asse >> . Articolo tratto dalla pubblicazione semestrale « Relazioni di storia militare >J, fascicolo 1/ 1967, edita a cura dell'Ufficio per le ricerche di storia militare di Friburgo; editrice Bombach, Friburgo, Repubblica Federale tedesca. Traduzione italiana a cura dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Pag. 2.


II"' Armata: gli avvenimenti nell'isola di

- -- - - -

Corfù

il materiale trasportabile; le partenze si susseguirono fino al glorno II (5). Alle ore 8,30 del 9 venne intercettato un marconigramma proveniente dal Comando della II" Armata, così concepito: « fino at ore ro nove corrente manterrete posizioni e vi difenderete da attacchi di qualsiasi provenienza alt ore ro consegnerete Comando tedesco postazioni fisse, antinavi e antiaeree, conservando artiglierie mobili e armamento individuale alt saranno impartiti ordini circa rimpatrio alt ». Il Colonnello Lusignani non ritenne di doverlo prendere in considerazione perché contrario all'onore militare. Durante la giornata una delegazione di autorità civili dell'isola si recò presso il Comando italiano per perorare la liberazione dei prigionieri politici ed il capo dei patrioti, Papas Spiru, espresse il desiderio di poter conferire col vice comandante del! 'isola. Furono chieste istruzioni al Comando della divisione, a quello del XXVI Corpo e al Comando Supremo, prospettando la situazione, ma non essendo pervenuta nessuna risposta, alle 22 ebbe luogo l 'incontro richiesto, in una località solitaria a circa dieci chilometri da Corfù; venne stabilito che i patrioti avrebbero agito soltanto dietro ordine del Comando di presidio, dal quale sarebbero state concesse le armi e le munizioni necessarie. Nel frattempo il Colonnello Lusignani aveva impartito le prime disposizioni sulle misure di emergenza da adottare e quelle per la difesa dell'isola. Per effetto di esse fu assunto uno schieramento idoneo (6) grosso modo come segue : - Comando difesa : castello di Corfù; - elementi dell'arma di fanteria nei caposaldi di Argirades (3" compagnia del r8•), Neocori Levkimme, Stawros, nella baia di San Giorgio (I/ I8° meno una compagnia), a Maltauna, a Braganiotika, a porto Roda, a porto Sudari, a porto Guvia, a Marathia, T ebloni e Perivoli, sulla costa di San Giorgio; - Comando artiglieria : castello dì Corfù; - batterie di artiglieria schierate presso le seguenti località: Braganiotika, Melichia (una da ro5 j 28), Argirades, Capo Bianco (una da I0) / 28), Ringlades (una da I0)/ 28), Cassiopì; - riserva (unità di manovra) a Corfù e adiacenze. (5) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. cit., pag. 195. (6) Non è possibile ricostruire completamente e con la dovuta precisione lo schieramento adottato, per mancanza di adeguati documenti e di testimonianze e pertanto vengono indicati solo dati largamente orientativi.


504

Le operaz ioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943

*** Il mattino del 10 vennero liberati i prigionieri politici greci. Nel contempo il comandante dell'isola riunì i comandanti d'artiglieria e di battaglione per rendersi conto del morale delle truppe: dopo aver ricevuto l'assicurazione che era elevato e « che il presidio era pronto ad obbedire a qualsiasi ordine del comandante e ad impugnare le armi contro chiunque tentasse di sopraffarlo » (7), il Colonnello Lusignani ne trasse la certezza che le forze ai suoi ordini si sarebbero decisamente battute. Ma i tedeschi, analogamente a quanto era avvenuto altrove, adottarono i soliti metodi per ottenere la consegna delle armi. Purtroppo la sera del 9 era pervenuto dal Comando della II" Armata il radiogramma n. 02/ 25026 (diramato alle ore 9,50) che ordinava di cedere ai tedeschi « le armi collettive e tutte le artiglierie con relativo munizionamento ))' ordine che non era stato preso in considerazione perché anch'esso giudicato in contrasto con l'onore militare e ritenuto anche redatto coartatamente sotto minaccia armata. Lo stesso mattino del ro si presentò al comandante italiano il T enente Colonnello Klotz, comandante le forze tedesche dislocate nell'isola, assistito dal Console tedesco Spengelin, per chiedere, in base ad ordini superiori pervenutigli, la consegna dei poteri, ma ne ebbe un netto rifiuto da parte del Colonnello Lusignani che, con atteggiamento garbato, ma energico e risoluto, dichiarò che il presidio italiano avrebbe continuato a mantenere saldamente il possesso · dell'isola. Nel frattempo si verificavano vari incidenti originati dai tedeschi che pretendevano fossero rinchiuse in un locale dell'aeroporto le armi degli elementi di aeronautica che lo presidiavano. Tali atteggiamenti che finivano col rendere difficili i reciproci rapporti venivano assunti anche altrove. I comandanti dell'isola e dell'aeroporto avvertirono i tedeschi che non avrebbero subìto sopraffazioni e il Colonnello Lusignani diede ordine di mantenere chiuso lo sbarramento che impediva l'accesso al porto. La calma venne prontamente ristabilita e la stessa popolazione manifestò il desiderio di collaborare con le autorità italiane.

(7) Cfr.: Ten. Col. ALFREDO D 'AGATA: « Diario della resistenza italiana a Corfù (8- 26 settembre 1943) >> in Rivista Militare, Roma, ottobre 1945, fascicolo n. 6, pag. 650.


11" Armata: gli avvenimenti nell'isola di

Corfù

Nel corso della giornata si ebbero da parte tedesca i pnrru moniti, accompagnati da inviti ambigui, sotto forma di manifestini lanciati con gli aerei, invitanti i soldati a deporre le armi, dopo di che sarebbero stati rimpatriati (8). Ovvio perciò che i rapporti con i tedeschi divenissero presto tesi. Durante la notte sull'n settembre venne intercettato il radiogramma n. 1023 del Comando Supremo diretto al Comando dell'isola così concepito: « Riferimento quanto comunicato circa situazione isola dovete considerare truppe tedesche come nemiche e regolarvi io conseguenza alt Generale Rossi >> . Pur trattandosi di disposizioni contrastanti con quelle già impartite dal Comando di Armata, il Colonnello Lusignani volle attenersi ad esse e si orientò ad agire contro i tedeschi, diramando le necessarie disposizioni. Verso le ore 13 dell'n settembre giunse nell'isola un motoveliero con bandiera bianca ~ costretto ad ancorarsi alla boa esterna del porto ~ avente a bordo parlamentari tedeschi che alle ore 16 si incontrarono con il Colonnello Lusignani che peraltro non si piegò, né a lusinghe, né a minacce. Essi furono costretti ad accettare un accordo: il possesso dell'isola rimaneva all'Italia, i reparti tedeschi dovevano rimanere nelle loro sedi e non eseguire spostamenti senza il preventivo ordine del comandante dell'isola. Vietato l'atterraggio di qualsiasi aereo e l'approdo di imbarcazioni tedesche. In conseguenza il mattino del 12 venne dato ordine alle unità contraeree di non consentire l'atterraggio di aerei tedeschi, evitando però di abbatterli e alle batterie della difesa costiera di non lasciare accostare natanti tedeschi. Nel pomeriggio ·dello stesso giorno giunse, con un motoveliero, altro parlamentare tedesco inviato dal Comando della 1" Divisione da montagna, accompagnato da un ufficiale superiore del Comando Gruppo Armate Sud- Est di Salonicco, per chiedere la consegna delle armi e la resa del presidio. Fermo ancora una volta l'atteggiamento del Colonnello Lusignani : il presidio italiano non avrebbe mai accettato proposte e intimazioni contrarie all'onore militare e si sarebbe opposto con la forza a qualsiasi aggressione (9). Veniva comunque confermato l'accordo del giorno precedente. (8) Cfr.: Stato Maggiore deirEsercito. Ispettorato dell 'Arma di Fanteria: italiane >> . Volume X: « Le fanterie nella seconda guerra mondiale ». Compilatore Generale di Corpo d 'Armata EDOARDO ScALA. Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pag. 637. (9) Cfr.: D 'AGATA: diario ci t., pag. 653. << Storia delle fanterie


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L~ op~razioni dd/~ UlllliÌ italian~ nel setumbu- ottobr~

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In conseguenza di tale colloquio il comandante dell'isola diede ordine alle proprie forze di tenersi pronte ad adottare le misure predisposte per una eventuale azione contro i tedeschi, ove si fosse resa necessana. Nel frattempo giungevano poco confortanti notizie sulla situazione che si era determinata in Grecia e in Albania ove la maggior parte delle truppe aveva consegnato le armi ed era poi stata rinchiusa in campi di concentramento anziché essere avviata ai porti di imbarco per il ritorno in Italia. Era stato poi riparato il cavo sottomarino di collegamento con Porto Edda in Albania, ciò che aveva consentito di porsi in comunicazione con quel presidio italiano il quale, allo scopo di evitare la cattura, a mezzo del suo comandante, Colonnello Elio Bettini, chiedeva di trasferirsi a Corfù in attesa dell'arrivo delle navi dall'Italia per il rimpatrio (10). Alla richiesta del Col. Lusignani se il presidio fosse ancora in possesso delle armi, delle munizioni e dei viveri, veniva data risposta affermativa, per cui l'autorizzazione veniva senz'altro concessa. Il comandante del porto, Capitano di Fregata Nicola Ostuni, riceveva ordine di trasportare, con i mezzi navali disponibili e con quelli che sarebbero giunti da Brindisi, i con tingenti del presidio di Porto Edda, dando però la precedenza alle artiglierie, alle armi pesanti e alle munizioni. La notte sul 13 il Colonnello Lusignani informò via radio il Comando della Divisione << Acqui » di avere respinto l'intimazione di cedere le armi e di poter assicurare il pieno controllo dell'isola. Ma, pur non essendo state ancora interrotte le trattative con i tedeschi, improvvisamente, alle ore 6,45 del 13 si verificava il primo bombardamento aereo sulla città e sul porto di Corfù; velivoli tedeschi mitragliavano le batterie schierate nella zona di Melichia e bombardavano l'aeroporto; venivano anche colpite alcune unità navali che avevano iniziato il traghettamento del presidio di Porto Edda: tutto ciò in piena violazione di quanto era stato convenuto il giorno precedente. Non venne meno, inoltre, a partire da quel momento, il lancio dagli aerei di manifestini di propaganda con inviti alla resa. In conseguenza della nuova situazione determinatasi il Comando dell'isola alle 7,45 ordinava alle proprie forze di iniziare le operazioni contro i tedeschi presenti nell'isola, alle unità contraerei di

(10) Cfr.: D'AGATA: diario cit., pag. 654.


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aprire il fuoco contro qualunque velivolo tedesco che tentasse di atterrare sul campo di aviazione o effettuasse azioni di bombardamento e alle batterie costiere di aprire il fuoco contro natanti sospetti venuti a trovarsi nel loro raggio di azione (n). Per effetto di tali disposizioni veniva stroncato un tentativo di atterraggio di aerei tedeschi costringendoli a ritirarsi dopo un'azione di bombardamento: quattro aerei venivano abbattuti. Verso le ore IO si verificava un nuovo arrivo di parlamentari a mezzo di un motoveliero munito di bandiera bianca. Subito dopo aveva inizio un colloquio con il Colonnello Lusignani da parte dei medesimi ufficiali tedeschi che si erano presentati il giorno precedente, ma questa volta accompagnati dal Colonnello di Stato Maggiore Carlo Rossi, Capo di Stato Maggiore del Comando XXVI Corpo d'Armata italiano. In seguito alle energiche proteste del Colonnello Lusignani per l'avvenuto bombardamento aereo, uno dei delegati tedeschi (il Maggiore Harald von Hirschfeld, ufficiale di collegamento col Comando del XXVI Corpo) affermava di non rendersi conto dell'azione aerea iniziata prima del termine « stabilito dal suo Comando » e che in conseguenza egli non poteva più considerarsi un parlamentare, ma un prigioniero di guerra. Alla cortese risposta del Colonnello Lusignani di considerarlo egualmente come parlamentare, compresi i componenti del suo seguito, l'Hirschfe].d aggiungeva che aveva condotto con sé il Colonnello Carlo Rossi perché latore di un messaggio da consegnare al Lusignani da parte dello stesso Comando del XXVI Corpo. Sintesi del messaggio firmato dal Comandante, Generale Guido Della Bona: « Trasmetto copia di una comunicazione testé avuta. S.E. il Comandante della I I a Armata ordina di consegnare ai tedeschi tutte le armi individuali e di reparto. Gli ufficiali manterranno la pistola, i carabinieri il moschetto. Consiglio di deporre le armi per evitare effusione di sangue». Nel consegnare il messaggio, il Colonnello Rossi poté aggiungere sottovoce: « il generale ha dovuto firmare quest'ordine sotto minaccia di morte. Ti consiglia di resistere perché sei su un'isola » (12).

(rr) Cfr.: D 'AGATA: diario cit., pag. 655. (12) Cfr.: D'AGATA: diario cit., pag. 656. In merito a tale frase che il Col. Rossi poté pronunciare senza che le sue parole fossero percepite dai tedeschi presenti, è da aggiungere che a fine guerra, rientrato dalla prigionia il comandante del XXVI Corpo (Generale Della Bona), « che in un primo tempo si era rifiutato di trasmettere a Corfù rordine di consegnare le armi, come gli veniva richiesto dal Maggiore von Hirschfeld,


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italiane nel settembre - ottobre 1943

Il Col. Lusignani dichiarò di non aver nulla da aggiungere a quanto affermato il giorno precedente e che, avendo i tedeschi violato i patti bombardando l 'isola prima del ritorno dei parlamentari. aveva dato ordine alle sue truppe di agire. Non era trascorsa un'ora dalla partenza dei parlamentari che, alle II,3o, veniva avvistato un convoglio di motovelieri e zattere diretto verso Coritza: si trattava del gruppo tattico tedesco del Maggiore Dodel, che si accingeva a sbarcare sull'isola. Dopo averlo lasciato avvicinare, le batterie e i reparti iniziarono il fuoco a breve distanza, affondando due rnotovelieri e una rnotozattera e danneggiando gravemente altri tre rnotovelieri. l tedeschi imbarcati sulle unità affondate perirono tutti (13) : secondo alcune fonti si trattava di alcune centinaia di uomini. Un altro convoglio che seguiva il primo venne costretto a invertire la rotta. Era stato nel frattempo iniziato e proseguito lo sgombero su Corfù del presidio di Porto Edda (Albania). In complesso affluivano n eli 'isola: - il Comando del 49" reggimento fanteria << Parma » (Colonnello Elio Bettini); - il I battaglione del 49° fanteria « Parma >> ; - il III battaglione del 232° fanteria « Brennero >> ; - il DXLVII battaglione costiero; - l'VIII battaglione M.; - il CIX battaglione della Milizia;

ha dichiarato che alcuni giorni dopo rs settembre, essendo egli, di fatto, già prigioniero, ebbe la visita del Generale von Stettner, comandante la 1• Divisione da montagna tedesca. Richiesto da quest'ultimo di trasmettere al Comando dell'isola l'ordine di cedere le armi, il Della Bona aveva rinnovato il rifiuto, nella considerazione che, essendo ormai prigioniero, non poteva trasmettere ordini. Avendo il von Stettner insistito ed avendogli mostrato l'ordine del Generale Vecchiarelli, il Della Bona aderi alla richiesta: a tal fine lo consegnò al Col. Rossi raccomandandogli di aggiungere sottovoce al Col. Lusignani il codicillo verbale circa la opportunità di resistere ». L'aggiunta della frase « perché sei su un "isola )) non poteva costituire un motivo giustificante e non vi è dubbio che, isola o non isola, il Lusignani, che aveva già dato ordine di agire contro i tedeschi, si sarebbe certamente comportato egualmente ovunque si fosse trovato (dr.: GABRIO LoMBARDI: << L'8 settembre fuori d 'Italia ». U. Mursia & C. editori, Milano, t9l)li. Pagg. 231 e 232). (13) Cfr.: D'AGATA: diario cit., pag. 6)6 e GHJRLAI'-"DJ~J: op. cit., pagine 199-200.


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Armata: gli avvenimenti nell'isola di Corfù

- il XV gruppo di artiglieria Guardia alla frontiera (Maggiore Aurelio Gisondi) con due sezioni da 75 / 27 senza munizioni (r4); - 31° ospedale da campo; - vari reparti minori (genio fotoelettricisti, commissariato, Marina e Guardia di Finanza). In totale circa 3.500 uomini, ciò che portava la consistenza numerica del presidio di Corfù ad oltre ottomila uomini. Ma i reparti avevano al seguito soltanto l'armamento individuale e qualche arma di reparto ; salvo le due sezioni cannoni da 75 / 27, non vi erano altre artiglierie, né munizioni, mezzi di trasporto e viveri. Il morale delle truppe era depresso, la maggior parte erano solo preoccupati del ritorno in Patria. Non si trattò, dunque, di un aiuto consistente e l'arrivo di tali contingenti, inizialmente voluto perché si presumeva apportassero armi e mezzi, cominciò a destare serie preoccupazioni: l'aggravio logistico che ne derivò, soprattutto nel campo alimentare e la constatazione che non era possibile fare serio affidamento sulla decisa volontà di battersi di questi reparti, fecero temere ripercussioni sul morale delle unità della « Acqui » : tuttavia il Colonnello Bettini assicurò che si sarebbe adoprato con tutti i mezzi perché le sue truppe si unissero alla guarnigione di Corfù per combattere onorevolmente (r5). I reparti affluiti da Porto Edda furono dislocati sulla costa sud- occidentale, a Megalò Livadi, ad eccezione ·del I battaglione del 49o fanteria che venne dislocato a Tebloni e di una compagnia del 232° fanteria a Perivoli. In particolare, il DXLVII battaglione costiero venne posto a presidio della zona di S. Giorgio.

*** Lo stesso giorno 13 il Comando dell'isola, con suo radiogramma n. 17292 diretto al Comando Supremo, aveva richiesto l'invio di aerei, informandolo che il mattino natanti nemici avevano tentato di sbarcare, ma che erano stati respinti con perdite. Nella previsione che il tentativo potesse essere ripetuto al più presto e con maggiori forze, si riteneva necessaria la presenza dell'aviazione. Ma lo Stato Mag(r4) La notte sul r8 settembre, a mezzo di una motobarca, fu possibile recuperare a Porto Edda circa 6oo colpi da 75 / 27 che erano stati abbandonati. (r5) Cfr.: D'AGATA: diario cit., pagg. 657 e 658.


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gìore Aeronautica, l'indomani, con radiogramma n. 25, avrebbe risposto che non gli era possibile aderire alla richiesta, probabilmente perché non autorizzato dalle competenti autorità alleate (16). Il pomeriggio del 13 trascorse in piena solidarietà ed intesa fra i militari italiani e la popolazione civile che collaborava attivamente all'azione contro i tedeschi. A sera, sotto la pressione delle nostre forze, si arrese una parte del presidio germanico: solo clementi dislocati a Cassiopì resistettero per qualche tempo asserragliati nelle case; ma alla fine (mattino del 14), dopo vari scontri, vennero catturati 12 ufficiali e 414 militan di truppa, che furono poi avviati in Italia. Durante !"intera giornata era continuato il bombardamento dell'isola, con contemporaneo lancio di manifestini invitanti alla resa, che proseguì nei giorni successivi incendiando con spezzoni l'abitato di Corfù, terrorizzando la popolazione civile, che poté trovare scampo nei sotterranei delle antiche fortezze veneziane, o sbandandosi nella campagna (17). La sera del 13 erano giunte a Corfù le torpediniere Sirtori (Ten. Vasc. Alessandro Senzi) e Stocco (Ten. Vasc. Renato Lupi), inviate dall'Italia a richiesta del Colonnello Lusignani, per contribuire alla difesa dell'isola. Verso le ore 9 del mattino del 14, mentre era ancora in corso lo sbarco dell'ultimo scaglione delle truppe provenienti da Porto Edda, una formazione mista di aerei attaccò la città e l'ancoraggio. Gli Stukas presero di mira le due torpediniere: la Sirtori fu centrata ed ebbe numerose falle; fortemente sbandata fu rimorchiata a incagliare sulla spiaggia a sud dell'isolotto Lazzaretto. La Stacco fu fatta allontanare dal Comando Marina, incrociò a sud dell'isola fino alla sera del 14, quando ebbe ordine dallo Stato Maggiore Marina di rientrare a Brindisi per essere adibita alla scorta dei convogli tra Porto Edda e Brindisi (18). Il mattino del 15 settembre vi fu un nuovo tentativo di sbarco dei tedeschi presso Benizza, con una quindicina di natanti, ma venne respinto dalle batterie. La sera dello stesso giorno, d'intesa col Co(r6) Cfr. :A~GELO Lont: <<L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione ». Ministero della Difesa, Stato Maggiore Aeronautica Militare, Ufficio Storico, Roma, r9(}1. Pagg. 115 e n6. (17) Alle 7 del mattino successivo l'incendio aveva assunto proporzioni spaventose, la città era un solo rogo: tutti si prodigarono nell'opera di salvataggio. Cfr.: D'AGATA: diario ciL, in Rivista Militare, n. 7 del novembre 1945, seconda puntata, pag. 775· (x8) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. cit., pagg. 19(} e 197.


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A rmata: gli avvenimenti nell'isola di Corfù

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mando Marina, venne deciso l'impiego dell'equipaggio della torpediniera Sirtori nella lotta terrestre, agli ordini del Ten. di Vasc. Luigi Salto. Durante l'intera giornata gli aerei tedeschi avevano dominato incontrastati il cielo dell'isola: la situazione venne rappresentata al Comando Supremo richiedendo l'intervento dell'aviazione da cacci.a. e ~a bombardamento e l 'invio di artiglierie contraerei e di mumzwm. Come nei giorni precedenti, lo sgombero dei feriti più gravi venne assicurato dall'intervento di idrosoccorsi della Croce Rossa. L'ultimo di essi sarà abbattuto il giorno 18. Nel frattempo il III battaglione del 232° fanteria « Brennero » su tre compagnie venne spostato sulle posizioni in difesa costiera nella parte meridionale dell'isola, mentre una compagnia rimase sulla parte settentrionale. Il giorno 16 il Colonnello Lusignani prese nuovi contatti con i partigiani di Papas Spiru: fece completare l'armamento e l'organizzazione delle loro formazioni per la lotta antiparacadutisti, particolarmente nella zona di Megalò Livadi, ove erano dislocate la maggior parte delle forze affluite da Porto Edda e dispose anche lo schieramento di una parte delle proprie forze sui tratti di costa più idonei agli sbarchi, nell'intento di opporvisi. In riconoscimento del comportamento tenuto dal Lusignani, il Comando Supremo gli annunciò di averlo decorato di medaglia d'argento al valor militare sul campo. Nel contempo giunse la notizia che la guarnigione di Cefalonia aveva iniziato la lotta e pervenne al Lusignani via radio un elogio del Comandante Superiore del Medio Oriente, Generale sir Henry Wilson. Durante la giornata del 16 il Distaccamento marina di Corfù aveva inviato al Comando Supremo, per mezzo di un pilota, una seconda richiesta di intervento aereo aggiungendo che vi era bisogno di viveri e munizioni e che tutti chiedevano l'ausilio dell'aviazione (almeno tre o quattro velivoli da caccia) per ostacolare i bombardieri tedeschi. Lo Stato Maggiore Aeronautica, in conseguenza, disponeva per il giorno 17 la effettuazione di una ricognizione offensiva nell'intento di attaccare gli aerei nemici in crociera : « si ha ragione di ritenere che tale missione sia stata eseguita nel pomeriggio dello stesso giorno, ma non ne risulta l'esito » (19). (19) Cfr.: LoDI: op. cit., pagg. u6 e 117. Nel frattempo il Comando Supremo era venuto nella determinazione di interessare gli alJeati; il giorno 17,


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

Continuava intanto il bombardamento ininterrotto dell'isola, mentre si accentuava la deficienza di generi alimentari (per quanto il giorno 6 l'Intendenza della II 3 Armata avesse inviato viveri di riserva). Il giorno r8 vennero effettuate alcune ricognizioni aeree sull'isola a protezione di quel presidio, seguite nel pomeriggio da altre missioni contro mezzi da sbarco nemici (2o). Il bombardamento aereo della città proseguì anche il 19; durante la giornata la nostra Aeronautica effettuò due missioni di ricognizione e di bombardamento a tuffo. Batterie nemiche rivelatesi nella zona di Igumenica (sulla costa greca) aprirono il fuoco di controbatteria contro le batterie italiane schierate nella zona di Melichia, ed il tiro venne aggiustato mediante osservazione aerea. Veniva inoltre segnalato, nella medesima baia di Igumenica, il concentramento di natanti, e di tale rilevamento se ne dava notizia al Comando Supremo. Quale unità di manovra in concorso all'eventuale azione antiparacadutisti dei patrioti, veniva disposto il trasferimento del I / 49° fanteria nella pianura di Megalò Livadi; il personale esuberante dell'arma di artiglieria riceveva il compito di presidiare un caposaldo al nord dell'isola (2r). Lo stesso giorno 19 giunsero a Corfù da Brindisi la motosilurante 33 con rifornimento di medicinali, la motonave Probitas e le torpediniere CHo e Sirio, che furono avviate a Santi Quaranta per imbarcarvi altri 1.760 soldati, che lo stesso giorno « furono portati a Brindisi» (22). Veli voli dell'Aeronautica effettuarono due missioni. In previsione di uno sbarco nemico le nostre truppe opportunamente dislocate si preparavano a difendere le coste dell'isola, nonostante il continuo bombardamento aereo al quale erano sottoposte. All'alba del 20 le vedette degli osservatori avvistavano un aereo di nazionalità sconosciuta, che sorvolava con insistenza la zona di Megalò Livadi e più tardi veniva segnalato il lancio di paracadutisti. Due di essi, in uniforme militare britannica, venivano catturati e condotti al Comando. Si trattava del Capitano di Stato Maggiore Oliver Stanly Wilson Churchill e di un ufficiale operatore radio del Comando in capo alleato del Medio Oriente, latori di alcune comucon foglio u88r, aveva disposto che si continuasse l'invio di rifornimenti, e che fosse concordata fra gli Stati Maggiori della Marina e dell'Aeronautica una conveniente protezione navale ed aerea. (20) Cfr.: D'AGATA: diario cit., parte 23 , pag. 779· (2r) Cfr.: D'AcATA: diario cit., parte 2•, pag. 779· (22) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. cit., pag. IfJ?.


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Armata: gli avvenimenti nell'isola di Corfù

nicazioni e muniti di due apparecchi radio trasmittenti. Erano stati inviati dal Generale Sir Henry Wilson, Comandante in capo del Medio Oriente, su ordine del Generale Dwight David Eisenhower, Comandante in capo del Mediterraneo, per recare il suo elogio personale per l'eroico comportamento della guarnigione e porla in grado di comunicare via radio al Cairo le richieste degli aiuti ritenuti necessari (23). Ma tale collegamento non poté essere assicurato, perché ogni tentativo ebbe esito negativo. Lo stesso giorno l'Aeronautica italiana effettuò voli con lancio di spezzoni e mitragliamenti su varie imbarcazioni rilevate nella baia di Plataria (24). I comandanti dei due battaglioni della Milizia, interpellati dal Col. Lusignani, davano assicurazione che i dipendenti reparti avrebbero compiuto il loro dovere: tuttavia non venivano ad essi affidati compiti specifici. In serata veniva inviato - come tutti gli altri giorni - al Comando Supremo, via radio, il bollettino degli avvenimenti della giornata. Il giorno 21 continuò il martellamento dei bombardamenti aerei, specialmente sui caposaldi meridionali. Giunse nell'isola, a richiesta delle autorità britanniche, la torpediniera Sagittario che diede valido contributo alla difesa antiaerea e antisbarco. Alle ore r8 si interruppero improvvisamente i collegamenti radio con Cefalonia, ciò che fece ritenere che la difesa di quell'isola stesse per essere compromessa, sensazione questa che ebbe conseguenze deprimenti sul morale delle truppe. Proseguì il giorno 22 il bombardamento aereo con lancio di bombe e spezzoni incendiari, specialmente sui caposaldi meridionali, e che si rinnovò intenso anche il giorno 23. Tutto ormai lasciava prevedere l'imminenza di uno sbarco tedesco in forze , mentre veniva preannunciato dal Comando alleato del Medio Oriente l'arrivo imminente di un generale e di attendere comunicazioni circa gli aiuti che sarebbero stati inviati. Ma, per il precipitare degli eventi, quel generale non poté più giungere. Il Colonnello Lusignani si rese conto di dover fare affidamento sulle sue sole forze, mentre la lotta decisiva si annunciava imminente, ed esiguo era stato e continuava ad essere l'apporto della nostra Aeronautica, naturalmente per cause indipendenti dalla sua volontà. La notte sul 24 il nemico prese terra sull'isola. (23) Cfr.: D' AcATA: diario cit., parte 2', pag. 780. (24) Cfr.: Loo1: op. cit., pagg. 118 e II9· 33· - U.S.


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L e operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943

*** Per la occupazione di Corfù i tedeschi avevano predisposto l'operazione << Verrat » (tradimento), differita in attesa della conclusione della resistenza a Cefalonia ma, per le predisposizioni relative alla preparazione, fin dal r8 settembre il Comandante del XXII Corpo d'Armata da montagna (Generale Hubert Lanz) aveva impartito gli ordini per « attaccare e distruggere il nemico nell'isola e occuparla » (25). Le forze facevano parte della r" Divisione da montagna (Generale Walter Stettner Ritter von Grabenhofen). Assicurato inoltre il concorso del X Corpo aereo (Generale Holle). Comprendevano tre gruppi tattici: -

gruppo tattico del Capitano Dittmann: . II battaglione del 98o reggimento cacciatori da montagna (611. compagnia meno un plotone, i ed 8.. compagnia); . r" batteria del 79° reggimento artiglieria da montagna; . 3.. compagnia del LIV battaglione genio pionieri. Partito nel pomeriggio del 23 da Prevesa prese terra verso le 24 nella zona della Laguna di Corissia: era stata preferita la costa occidentale perché uno sbarco iniziale su quella orientale, secondo le informazioni pervenute, era probabilmente atteso. Aveva il compito di costituire una testa di sbarco che doveva poi giungere fino a Mesongi e successivamente rastrellare la parte sud- orientale dell'isola, effettuando in seguito anche azioni di ricognizione verso la parte settentrionale: era importante catturare al più presto le batterie costiere italiane schierate sulla sponda orientale, perciò doveva mantenere il possesso della testa di sbarco e poi avanzare in direzione di Argirades. Durante lo sbarco vi furono immediate reazioni di fuoco delle batterie e dei mortai pesanti italiani, provenienti da Braganiotika e Argirades; forse per il tiro impreciso, il gruppo tattico poté completare quasi indenne le operazioni di sbarco : la 6.. compagnia del II/ 98o si scontrò in combattimento notturno con unità di fanteria della ·difesa, che subirono gravi perdite; gli altri reparti dello stesso battaglione proseguirono verso i loro obiettivi raggiungendoli, come si vedrà, a sera. Perdite italiane: circa 500 uomini;

(25) Cfr.: GERT FRICKE:

relazione cit., pag. 37·


l la. Armata: gli avvenimenti nell'isola

di Corfù

- ridotte al silenzio le batterie, prese terra il gruppo tattico del Tenente Colonnello Remold, Comandante il 99" reggimento cacciatori da montagna, comprendente : Comando del 99° reggimento; IV battaglione rinforzato dello stesso reggimento; 3 a batteria del 79" reggimento artiglieria da montagna; pattuglia di osservazione per bombardieri in picchiata. Salpato da Igumenica la sera del 24, giunse verso l'alba del 25 nell'isola, sbarcando presso Molo (baia di Lefkimo). In cooperazione col gruppo tattico Dittmann, doveva operare verso nord, per occupare la città di Corfù. Ad avvenuto sbarco il Ten. Col. Remold avrebbe assunto il comando di tutte le forze tedesche operanti nell 'isola; - gruppo tattico del Capitano Feser, Comandante il II / 99° a sostegno dei due gruppi precedenti, comprendente le compagnie 7"', I2a e I3"' del 99° reggimento, la IV sezione del 79° reggimento artiglieria e I compagnia genio pionieri. Salpato da Igumenica nelle prime ore ·del 25 sbarcò poco dopo l'alba a Molo. Il mattino del 25 giunse a Molo anche il Comandante la I " Divisione ·da montagna (26). Avuta notizia dell'inizio degli sbarchi, lo Stato Maggiore della Marina ebbe ordine di inviare la torpediniera Stocco (Tenente di Vascello Mario Trisolini) nella zona di San Giorgio per contrastarli. Vi si trattenne un'ora, ma lo sbarco era già stato ultimato e perciò si allontanò per riunirsi ad un convoglio diretto a Porto Edda, che in precedenza scortava (27). (26) Cfr.: GERT FRICKE : 1< Le azioni di guerra del XXII Corpo d'Armata da montagna contro le isole di Cefalonia e di Corfù nel quadro della operazione " Asse" (settembre 1943) ». Articolo tratto dalla pubblicazione semestrale « Relazioni di Storia militare », fascicolo I ( 67, edita a cura dell'Ufficio per le ricerche di storia militare di Friburgo, Editrice Bombach (Repubblica Federale), 1~7, da pag. 37 a pag. 49· Traduzione italiana. Cfr.: Comando Gruppo Armate Sud - Est: Diario di guerra dal 1 ° settembre al 31 ottobre 1943. Fogli 245 e 247. Cfr.: Comando XXII Corpo d'Armata da montagna: Diario di guerra n. 1 (dal 14 agosto al 31 dicembre 1943): fogli 36, 43, 44, 46 e 47; allegati 129(a e 130. Cfr.: Comando r"' Divisione da montagna: Diario di guerra n. 7 (dal r0 settembre al 12 novembre 1943) e Relazione sui combattimenti di Corfù: rapporti del 23 e del 24 settembre 1943· (27) Fra le 16,20 e le I],I5 fu attaccata e affondata da massiccio attacco di 12 Stukas, con perdita quasi totale dell'equipaggio per mitragliamento anche


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

Dopo l'alba, c mentre gli sbarchi proseguivano, modeste formazioni di nostri aerei effettuarono azioni di spczzonamento e mitragliamento sui natanti (28). Il nemico, favorito dalla oscurità, aveva ultimato gli sbarchi, e cominciava a penetrare nell'isola: i caposaldi sulla costa di San Giorgio, presidiati dal DXLXVII battaglione costiero, erano stati travolti, come quello di Argirades. In quel tratto perciò la difesa fu costretta ad arretrare per attestarsi al torrente Mesongi. A partire dalle ore 7 del 24 al comando dell'isola non erano più pervenute notizie dalla zona costiera a sud di Argirades: erano così venute a mancare le due batterie da I0) / '2B schierate sulle posizioni di Velichia a sbarramento dell'accesso meridionale al canale di Corfù. Ancora una volta, rappresentando la prccarietà della situazione, fu richiesto al Comando Supremo l'intervento dell'aviazione e di mezzi navali, mentre con le truppe di manovra veniva rafforzata la difesa montana sud, posta a sbarramento dell'accesso al caposaldo di Corfù. Alle ore 19, dalla baia di Cassiopì, su due motovelieri, vennero avviati in Italia, debitamente scortati, tutti i prigionieri tedeschi (29), con il vice comandante dell'isola. Purtroppo nessun soccorso era giunto durante la giornata, ad eccezione di un limitato intervento di aerei cacciatori e tuffatori della nostra Aeronautica, anche su mezzi navali nemici (3o). La situazione si andava delineando di una certa gravità. Mentre una compagnia del Ilj9R" cacciatori da montagna (gruppo Dittmann) - come si è visto - assicurava il possesso della testa di sbarco, un'altra compagnia, travolte le resistenze incontrate, aveva puntato su Argirades- Perivoli (da cui inviava un distaccamento su Aj Seozoros) e Spartero, giungendo fin nei pressi di Capo Bianco, eliminando le batterie ivi esistenti, allo scopo di consentire lo sbarco degli altri due gruppi tattici (Remold e Feser) nella baia di Lefkimo. Il grosso del Il/ 98•, dopo aver puntato su H lomos, si era attestato fronte a nord- ovest all'altezza di Braganiotika- Mesongi, costringendo le nostre forze a ripiegare pur mantenendo il contatto. Questo complesso di operazioni era così riuscito ad eliminare ogni resistenza da parte di aerei. Si inabissò alle ore 19,20 (dr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. cit., pagg. HJ7 e 1~). (28) Cfr.: LoDI: op. cit., pag. 124. (29) Cfr.: D 'AG\TA: diario cit., parte 2", pag. 783. (3o) Cfr.: Loor: op. cit., pagg. 122 - 124.


I I a Armata: gli avvenimenti

nell'isola di Corfù

nella regione sud- orientale dell'isola, facilitando l'intervento nella lotta degli altri gruppi tattici. In tale contingenza, la sera del 24, il Colonnello Lusignani - che per la indisponibilità di collegamenti radio non aveva potuto seguire tempestivamente gli avvenimenti che si andavano svolgendo nella regione sud- orientale - dopo aver riunito a rapporto i comandanti dei battaglioni e delle artiglierie nel caposaldo di Stawros e aver tratteggiato ad essi la gravità della situazione, tenuto conto che il nemico aveva potuto sbarcare indisturbato uomini, mezzi e artiglierie determinando con la sua azione il crollo della fronte meridionale, decideva di combattere fino all'ultimo per sbarrargli lo sbocco dai passi più elevati (dalla quota più alta del passo di Stawros a quella più elevata del passo di Kato Garuna - Pawlian - fino a Pendati), non senza aver constatato la grave deficienza determinatasi nella disponibilità di artiglierie. La lotta era ormai divenuta impari anche per la sensibile disparità di armamento rispetto al nemico, che poteva alimentare la lotta con truppe fresche. Tuttavia i nostri soldati, calmi e disciplinati, agli ordini dei loro superiori, erano più che mai pronti a combattere: essi sapevano che altri sbarchi erano stati effettuati nel corso della notte e compresero che la lotta sarebbe stata disperata. Venne così operato lo spostamento delle forze di manovra e il 18° fanteria, con i suoi battaglioni già ridotti di forza per le perdite, assumeva la difesa della linea: Stawros- Coritza- Garuna, dislocandosi in tre caposaldi distinti (31): - a Stawros: il I battaglione (Ten. Col. Besozzi); - a Coritza: il II battaglione (Maggiore Carbonaro); - a Garuna: il III battaglione (Ten. Col. Randazzo). La vivace reazione di fuoco, specie di artiglieria, delle nostre forze, da tali posizioni di sbarramento, disturbò in modo rilevante i movimenti del nemico. Numerosi i radiomessaggi inviati al Comando Supremo nelle giornate del 23 e 24 e captati dalla stazione radio Marina a Brindisi, prospettanti l'aggravarsi della situazione e richiedenti adeguato intervento di mezzi aerei c navali, di artiglierie e mezzi corazzati, ma con esito negativo (32). (3r) Cfr.: D"AcATA: diario cit., parte 2", pag. 783. (32) Si riportano di seguito: 1° - « Ho notizia certa che l'avversario rinnoverà oggi stesso o questa notte l'azione di sbarco con maggiore violenza. Reputo indispensabile l'intervento navale contro i mezzi da sbarco ».


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobr·e 1943

Soltanto il giorno 24 sembrò che gli alleati sì fossero decisi ad aiutare la guarnigione dell'isola. Ma la resistenza era agli estremi, ed ogni eventuale intervento non sarebbe più stato utile (33). Era intanto proseguito, la notte sul 25, presso Molo, nella baia di Lefkimo, lo sbarco dei gruppi tattici del Ten. Col. Remold e del

2" - «Il nemico tenta sbarcare nella parte sud dell'isola a Levkimme e baia S. Giorgio. Si domanda aiuto navale ed aereo>>. 3" - << Il nemico è riuscito a prendere terra nella zona S. Giorgio a sud della laguna Coritza. Ritengo che l'attacco venga sviluppato all'alba con il concorso dell'aviazione. Chiedo l'intervento della nostra aviazione e di mezzi navali». 4° - << Continua lo sbarco nella zona di Coritza appoggiato da una nave da guerra. Chiedesi immediato intervento aviazione e mezzi navali ». 5° - << Il nemico nella giornata odierna con dominio aereo incontrastato ha bombardato la quasi totalità dei capisaldi ed ha sbarcato ingenti rifornimenti di uomini e materiali. La possibilità della difesa è limitata al solo caso che velivoli da caccia e da bombardamento abbiano il predominio su quelli del nemico; che mezzi navali vigilino contro ulteriori azioni di sbarco; che mezzi corazzati ed artiglieria contraerea e campale siano sbarcati nell'isola entro 48 ore». 6° - « Chiedo urgente bombardamento delle zone indicate e particolarmente del Caposaldo Neocori. E' essenziale il bombardamento di Igumenica, Mutros e Parga dove sono riuniti mezzi da sbarco, nonché dei campi di aviazione di Paramythia e Giannina. Chiedo l'invio della caccia per neutralizzare l'ininterrotta azione di bombardamento. Ignoro la situazione dell'estremo sud dell'isola in quanto sprovvisto di mezzi radio». 7° - « L'avversario sostenuto da poderosa aviazione è riuscito a impossessarsi del caposaldo Argirades e della quota ovest di Neocori. Dispone di artiglieria. L'aviazione continua il bombardamento. Chiedo l'intervento immediato di velivoli da bombardamento su detto caposaldo e della caccia. E' in atto una controffensiva che potrà riuscire se appoggiata dall'aviazione ». 8° - « Mezzi da sbarco continuano ad affluire. Con la presenza di nostri mezzi la situazione può essere ristabilita ». 9" - «Se non intervenite immediatamente con caccia e bombardamento per evitare ulteriore immediato sbarco, è difficile sostenere la difesa dell'isola». Quest'ultimo messaggio fu captato alle ore 17,15 del 24 settembre. Cfr.: Lom: op. cit., pagg. 123 e 124. (33) Il Comando Supremo, con tele 1443/0p., inviava allo Stato Maggiore Aeronautica il seguente messaggio: << Informo che Missione militare inglese ha chiesto autorizzazione a sostenere Corfù. Preparate tutti gli elementi perché le indicazioni mettano in grado predetta aviazione di fornire il concorso più efficace possibile ». Ma il giorno 26 il Generale Foster nella riunione presso la Sottocommissione Aeronautica dell'A.C.C. avvertì che, essendo ormai capitolata Corfù, non se ne sarebbe fatto più niente. Cfr.: Lom: op. cit., pagg. r26 e 127.


I 1"' Armata: gli avvenimenti nell'isola di

Corfù

Capitano Feser. A partire dalle ore 7 il nemico iniziava un violento bombardamento aereo sui tre caposaldi montani della linea di ultima resistenza e verso le ore 12 le truppe tedesche riprendevano l'avanzata appoggiate da intenso fuoco di artiglieria e di aviazione. In particolare, il gruppo Dittmann puntava su Stawros e quindi su Corfù, mentre il gruppo Feser, alla sua sinistra, per BraganiotikaMattheos - Pawlian - Kato Garuna, puntava su Guvia. Per effetto di tale azione alle ore 13,30 cessava la resistenza il caposaldo di Coritza anche per la deficienza di munizioni e il Comandante dell'isola decideva di portarsi col suo comando tattico nel settore nord, presso il caposaldo di Schiperò, per rendersi conto delle ulteriori possibilità. L'attacco decisivo era stato iniziato dai gruppi Dittmann e Feser ----, sempre vigorosamente sostenuti da violenti bombardamenti aerei poco dopo le ore 12, con l'avvolgimento delle posizioni principali di sbarramento della difesa a Kato Garuna, per spezzare così l'ultima linea difensiva ed infrangere ogni resistenza nonostante la vigorosa reazione dei reparti ormai logori, protrattasi fino ad esaurimento delle munizioni. Dopo le ore 14 cadevano anche i caposaldi di Stawros e di Garuna, mentre tutte le linee telefoniche venivano interrotte : la rottura della fronte era ormai avvenuta e le forze attaccanti potevano dilagare. Alle ore 17, il Il/ 98" (gruppo Dittmann) giungeva all'altezza di Corfù: dopo breve ma accanito combattimento i resti del presidio erano costretti ad arrendersi. La colonna del Il / 99° (gruppo Feser), col concorso di quella del Il/ 98", occupava Guvia e l'aeroporto alle 19,30 e proseguiva subito con due reparti motorizzati su autocarri italiani catturati, iniziando l'inseguimento delle residue forze della difesa. Nel corso di queste azioni, nel tardo pomeriggio, veniva catturato a Skriperon il Colonnello Luigi Lusignani, con una parte del suo comando tattico: l'eroico Comandante veniva fucilato immediatamente sul posto, insieme al suo Aiutante maggiore, Capitano Carlo Ferraro. Alle ore 24 venivano occupate le località di porto Sudari e porto Roda, sulla costa settentrionale dell'isola e nella notte venivano fucilati il Colonnello Elio Bettini e altri ufficiali. Era la fine (34). L'unica batteria italiana in posizione a Cassiopì vemva disarmata n ei giorni successivi.

(34) Cfr.: D 'AGATA : diario cit., parte 2\ pagg. 784 e 785.


520

Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

Anche nell'ultima giornata di lotta non erano mancati altri radiomessaggi diretti al Comando Supremo per orientarlo sulla situazione (35). L'attacco era stato sostenuto da azioni concentrate di bombardieri in picchiata suHe batterie e sui reparti, mentre forze aeree sorvolavano i convogli per dare ad essi la massima sicurezza. Certo l 'intervento aereo italiano era stato insufficiente, irrisorio, « ma bisogna tener presenti le condizioni della nostra Aeronautica, che era appena uscita dalla catastrofe succeduta all'armistizio, e soprattutto la scarsa efficienza numerica e qualitativa degli apparecchi di linea » (36). E' da porre in risalto la strenua resistenza di tutti i reparti dislocati nell'isola, che accomunò militari di ogni grado dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, della Guardia di Finanza e della Milizia. Prima della resa il Comandante Ostuni aveva fatto distruggere lo scafo della torpediniera Sirtori (37). Il mattino del 26 le truppe tedesche avevano già occupato tutta l'isola, e il Diario di guerra del XXII Corpo da montagna poteva annunciare: « La guarnigione italiana è stata completamente dispersa dall'intervento decisivo operato dal gruppo tattico Remold; Corfù si trova saldamente nelle nostre mani >> . Con tutti gli ufficiali si procedette secondo l'or.dine del Fiihrer, mentre la truppa ebbe il trattamento dei prigionieri di guerra (38). Gravi le nostre perdite: vari reparti erano stati decimati o addirittura annientati dai bombardamenti aerei e nel corso dei combattimenti; più di seicento erano caduti, ingente il numero dei feriti. Il nemico, stando alle sue affermazioni, aveva riportato 40 mor-

(35) Radiomessaggi captati la mattina del 25 dalla stazione radio Marina di Brindisi: 1 ° - << Il nemico ha investito la nostra difesa montana. Intervento aviazione promessa non giunta; appoggio navale è mancato. Durante la notte ed ora continua l'afflusso di mezzi e materiali dalla costa dell'Epiro con motozattere. L'aviazione nemica continua azione esplorativa e di bombardamento >> . 2 ° - << Ignoriamo sorte "Stocco". Nostra situazione disperata. Inviate massima urgenza mezzi per evacuazione >>. 3° - Ultimo appello, ricevuto in chiaro alle 17>30: << Abbiamo distrutto pubblicazioni segrete. Ci apprestiamo distruggere radio >>. Cfr.: Lom: op. cit., pag. 126. (36) Cfr.: Lom: op. cit., pagg. 128 e 129. (37) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. ci t., pag. 198. (38) Cfr.: GERT FRICKE: articolo cit., pag. 47·


11" Armata: gli avvenimenti

nell'isola di Corfù

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ti e I6o feriti. In due settimane << aveva perduto I7 aere1 abbattuti dal tiro contraereo della difesa » (39). La lotta, assai aspra, era durata 12 giorni. Dal confronto delle opposte forze è agevole poter affermare che << Corfù cadde per effetto quasi esclusivo dell'azione aerea che non fu possibile contrastare » (4o).

*** Gli ufficiali superstiti (circa 280), furono rinchiusi nella fortezza della città e la truppa fu raccolta nell'aeroporto. Numerosi i militari di truppa prigionieri o fuggiti, salvati in minima parte dalla popolazione greca che fu generosa con i superstiti; altri riuscirono a lasciare l'isola e a raggiungere le coste italiane su piccole imbarcazioni. Vennero fucilati sul posto o risultarono dispersi alla fine dei combattimenti : I2 ufficiali del I8" reggimento fanteria; 2 ufficiali del 49" reggimento fanteria; IO ufficiali delle unità di artiglieria; I ufficiale di marina; I ufficiale ·dei carabinieri; 2 ufficiali dell'aeronautica, di cui I disperso (41). Il trattamento riservato ai componenti il presidio di Corfù (42) non fu identico a quello subìto dal presidio di Cefalonia. Non vi furono veri e propri massacri della truppa. Probabilmente tale circostanza fu « forse dovuta all'assenza, fra i comandanti tedeschi, del Maggiore von Hirschfeld, che era stato il maggior responsabile della esecuzione dei massacri di Cefalonia >> (43). Non mancarono tuttavia, anche a Corfù, episodi di malvagità da parte delle truppe tedesche. Gli ufficiali superstiti la notte sul 29 settembre vennero chiamati per essere interrogati: sembra che molti, dopo aver risposto a tutti i (39) Cfr.: GHILARDir>I: op. cit., pag. 202. (40) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. cit., pag. 1~. (41) Cfr.: FoR.\lATO: op. cit., pag. 307. (42) Nell'allegato 1 sono riportati gli ordini del Comandante la x" Divisione da montagna nella traduzione italiana. (43) Cfr.: GABRIO LoMBARDI: « L '8 settembre fuori d'Italia ». Edizioni U. Mursia & C., Milano, r9()6. Pagg. 253 e 254·


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Le opuazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

quesiti, siano stati uccisi con un colpo di pistola << o chiusi dentro un sacco e gettati in mare dalla fortezza ». Spesso << il mare rigettava sulla costa i cadaveri di nostri militari vittime di eccidi consumati dai tedeschi»: secondo l'affermazione di un capitano medico « in una villa di Kondokali erano stati ritrovati i cadaveri di un tenente colonnello e di un soldato, italiani, con le mani legate dietro la schiena. Fu anche rinvenuta, in seguito, trasportata dalle onde e deformata dal tempo, la salma di un capitano, anch'essa con le mani legate dietro la schiena e con i segni di numerose ferite prodotte anche con la baionetta ». Altre salme di ufficiali chiuse in un sacco e completamente ridotte a pezzi vennero rinvenute altrove. Infine, « parecchi altri ufficiali del presidio di Corfù, giunti a Igumenica, erano stati trucidati dietro l'ospedale » (44). Un ufficiale superstite affermò che molti ufficiali catturati si attendevano di essere fucilati, ma il I " ottobre furono condotti ad Igumenica, sulla costa greca, per poi essere inoltrati in Germania il 13 ottobre. Infine, il IO ottobre, migliaia di prigionieri furono imbarcati per essere deportati in Germania e all'apparire di alcuni aerei alleati sorvolanti a volo radente le navi, sperando nella liberazione, si diedero a manifestazioni di gioia: ma l'intervento delle mitragliatrici tedesche fece strage di essi, mentre anche gli aerei alleati colpirono ripetutamente le navi ed una di esse affondò: << solo pochissimi si salvarono a nuoto >> (45).

*** Per la resistenza a Corfù vennero concesse tre medaglie d'oro e quattro di bronzo al valor militare (46). La Medaglia d'Oro venne conferita alla Bandiera del r8o reggimento fanteria << Acqui >> - costituito 1'8 maggio 1839 ma erede delle secolari tradizioni del reggimento cc Alessandria >> dell'antico Piemonte - che era stata incenerita il 24 settembre: le ceneri vennero murate in una caverna della vecchia fortezza veneziana. Le altre due Medaglie d'Oro furono concesse alla memoria dei Colonnelli Luigi Lusignani - comandante il I8° reggimento fanteria « Acqui>> - ed Elio Bettini, comandante il 49° reggimento fanteria c< Parma».

(44) Cfr.: D 'AcATA: diario cit., parte 2' , pagg. 785 -786. (45) Cfr.: D"AcATA: diario ci t., parte 2a, pag. 786 e ScALA : op. cit., pag. 640.

(46) Cfr.: FoRMATO: op. ci t., pag. 309.


1 Ta

Armata: gli avvenimenti nell'isola di Corfù

Motivazioni delle Medaglie d'Oro: Alla Bandiera del 18° reggimento fanteria « Acqui >> : « Nella gloriosa e tragica vicenda di Corfù, con il valore e il sangue dei suoi fanti, per il prestigio dell'Esercito italiano e per tenere fede alle leggi dell'onore militare, disprezzò la resa offerta dal nemico, preferendo affrontare in condizioni disperate una impari lotta immolandosi in olocausto alla Patria lontana >> . Corfù, 26 settembre 1943· Alla memoria del Colonnello Lusignani Luigi, Comandante il 18° reggimento fanteria « Acqui >> : << Comandante militare dell'isola di Corfù, fedele alle leggi dell'onore militare, opponeva un reciso rifiuto all'intimidazione di cedere le armi e, di propria iniziativa, organizzava la difesa dell'isola. <<Per dodici giorni resisteva ai violenti attacchi aerei e terrestri tedeschi, dando ai propri dipendenti esempio costante di valore. Infine, tramontata ogni speranza di aiuto, decimati ormai i reparti e quasi del tutto privi di artiglieria, veniva sopraffatto dal nemico preponderante. « Catturato dai tedeschi, veniva passato per le armi>>. Corfù, 8-25 settembre 1943· Alla memoria del Colonnello Bettini Elio, Comandante il 49o reggimento fanteria « Parma » : <<Comandante di valore, per non cedere le armi e mantenere integro l'onore della Bandiera, si rifugiava dall'Albania a Corfù con parte dei suoi reparti, e nell'isola si univa alle altre forze del presidio. Resisteva stoicamente ai continui bombardamenti ed agli attacchi tedeschi, pur conoscendo che nessun aiuto poteva essergli inviato, e dopo dodici giorni di strenua impari lotta, sostenuta stoicamente con reparti decimati, veniva catturato prigioniero dai tedeschi e passato per le armi. « Esempio eroico nelle tristi giornate di quanto possa il sentimento del dovere e l'onore verso la Patria ». Corfù, 13-25 settembre 1943·

*** Con la caduta di Corfù si era conclusa, nelle isole Jonie, l'epopea della eroica Divisione « Acqui» e delle altre unità dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, della Guardia di Finanza e della Milizia in esse dislocate, fra bagliori di gloria e generoso tributo di sangue. Epopea che esalta nella storia d'Italia l'eroismo e lo sfortunato valore dei nostri sol dati.


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

Allegato n. 1.

ORDINE DEL GENERALE COMANDANTE Allegato n. 142.

26 settembre 1943

Alla 1 .. Divisione da montagna Gruppo di combattimento Remo/d

1. -

Sepoltura dei caduti italiani in fosse singole, nessuna fossa comune.

Raccogliere le armi e portarle nelle vicinanze della città di Corfù. Il munizionamento, qualora non servisse, gettarlo in mare. In ogni caso, che non cada in mano alle bande. 2. -

3· - Prendere in consegna e sorvegliare campi e magazzini. Trasferirli a Corfù. 4· - Gli ufficiali ai reparti che hanno combattuto contro le unità tedesche sono da fucilare secondo il diritto statario. Eccezione: a) Fascisti; b) Ufficiali di origine germanica; c) Ufficiali medici; d) Cappellani. Oltre a ciò, nei casi singoli, secondo ordine del Ten. Col. Remold. 5· - Effettuazione della fucilazione in forma regolamentare fuori della città. Distaccamento di 8 uomini sotto il comando di un ufficiale, elmetto, nessuna apertura di fosse, Ufficiali di S.M. singolarmente, gli altri ufficiali per due o per tre. Divieto di accesso ai soldati tedeschi, o estranei ed alla popolazione civile. 6. - ~essuna sepoltura sull'isola, bensì portarsi al largo sul mare ed affondare in punti diversi (i corpi, .V.d.t.) dopo averli zavorrati. Lista degli ufficiali e piastrine di riconoscimento presso lo S.M. Remold. 7· - Effettuare la razzia nell'isola per la ricerca delle armi, dopo l'intimazione alla popolazione civile di consegnare i materiali dell'Esercito italiano ... (Seguono di.rposizio11i di carattere generale).


7

PRINCIPALI OPERAZIONI SVOLTESI NELL'ISOLA DI CORFU' DAL 12 AL 25 SETIEMBRE 1943

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CAPITOLO XV

GLI AVVENIMENTI IN EGEO (ISOLE DEL D ODECANESO, SPORADI MERIDION ALI E CICLADI) (Schizzo n. 1)

I. - IL COMANDO SUPERIORE

All'annuncio dell'armistizio era Comandante superiore delle Forze Armate dell'Egeo, con sede a Rodi, l'Ammiraglio di Squadra Inigo Campioni (Capo di Stato Maggiore, il Generale di D ivisione Roberto Sequi; Sottocapo di Stato Maggiore, il Ten. Col. Ruggero Fanizza) che ricopriva anche la carica di Governatore del Dodecaneso. Il Comando superiore dipendeva dal Comando Gruppo Armate Est che aveva sede a Tirana; a partire dalle ore 23 dell'8 settembre passò alle dirette di pendenze del Comando Supremo. Aveva ai suoi ordi ni le forze dell'Esercito, della Marina, dell' Aeronautica e della Milizia, dislocate nelle isole del Dodecaneso (r) e nelle isole dell'Egeo, occupate alla fine delle operazioni contro la Grecia e cioè le Sporadi meridionali (2) e le Cicladi (3). Erano presidiate dalle forze dell'Esercito (anche in parte, essendovi, in alcune, elementi delle altre Forze Armate): - nel Dodecaneso: le isole di Calino, Caso, Castel rosso, Coo, Lero, Rodi, Scarpanto, Simi e Stampalia; (1) Isole di: Alimnia (o Alinnio), Archi, Calchi, Calino, Calolino, Candeliusa, Caso, Castelrosso, Coo, Farmaco, Gaidaro, Lero, Levita, Lisso, Nisira, Patmo, Piscopi, Rodi, Scarpanto, Simi, Sirina, Stampalia, oltre ad un certo numero di isolotti di scarsa importanza. (z) Isole di: Furni, Nicaria e Samo. (3) Isole di: Amorgo, Anafi, Andro, Antinori, Delo, Giaro, Kea, Micono, Milo, J\'asso, _ io, Paro, Penosa, Policandro, Santorino, Serifo, Serpho, Sichino, Sifno, Sira, Strongili, Termia e Tino, oltre ad isolotti minori, di scarsa importanza.


Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943

526

-

nelle Sporadi meridionali: le isole di Fumi, Nicaria e

Samo; - nelle Ciel adi: le isole di Amorgo, Anafi, Andro, Antinori, Kea, Micono, Nasso, Nio, Paro, Policandro, Santorino, Serifo, Sichino, Sifno, Sira, Termia e Tino. Nel campo operativo le isole maggiori - e qualcuna delle minori per particolari esigenze - dipendevano direttamente dal Comando superiore; le altre minori dipendevano da alcune isole « capo gruppo » (4)· Le forze dislocate nelle isole avevano il compito di impedire lo sbarco del nemico; nel quadro generale della difesa dello scacchiere Egeo, le isole di Rodi e Scarpanto in particolare, avrebbero dovuto costituire, con l'isola di Creta, un solido baluardo difensivo contro azioni anfibie in forze. Data poi la particolare struttura geografica del territorio, le unità dell'Esercito erano poste, per l'impiego, alle dipendenze dei Comandi delle singole isole in cui erano dislocate.

*** Le forze poste a presidio delle isole comprendevano: -

le forze dell'Esercito: Divisione di fanteria « Regina >> agli or·dini del Generale Michele Scaroina, Capo di SM, il Ten. Col. Vittorio de Paolis (5), con la sede del Comando a Campochiaro, nell'isola di Rodi. Era dislocata nel Dodecaneso; Divisione di fanteria « Cuneo » agli ordini del Generale Mario Soldarelli, Capo di SM, il Ten. Col. Nicola Gau-

(4) In particolare: dipendevano dall'isola di Rodi le isole di Castelrosso, Coo, Lero, Samo, Scarpanto, Sira e Stampalia; da Scarpanto l'isola di Caso; da Coo l'isola di Simi; da Lero l'isola di Calino; da Samo le isole di Furni e Nicaria; da Sira le isole di Andro, Antinori, Nasso, Paro, Santorino, Sifno, Tino.

(5) Inquadrava i reggimenti di fanteria 9°, Io0 , 309° e 331°; il 50° reggimento artiglieria da campagna su tre gruppi; due battaglioni autonomi (di cui uno del 31° fanteria «Siena »); la 2or• legione milizia con i battaglioni CCI e CCCI; il L battaglione mortai da 8r; il L battaglione chimico; 1 nucleo tattico celere; da 16 a 18 compagnie mitraglieri da posizione costiera; I compagnia mortai da 45; I compagnia mortai da 50; il CCCXII battaglione carri L meno una compagnia (la maggior parte dei carri era inefficiente); un reparto del genio. Non disponeva in proprio di elementi dei servizi.


Gli avvenimenti in Egeo

dioso (6), con la sede del Comando a Samo. Era dislocata nelle S poradi settentrionali e nelle Cidadi; raggruppamenti di artiglieria da posizione 3)0 , 36° e 55°, dislocati nelle Sporadi m eridionali (7); )6° raggruppamento artiglieria contraerei, dislocato nelle Sporadi meridionali (8); reparti di carabinieri; reparti del genio; reparti guardia di finanza; elementi dci servizi. Forza totale: s8.ooo uomini (9);

le forze della Marina (10): Comando Zona Militare Marittima delle isole italiane dell'Egeo, agli ordini del Contrammiraglio Carlo Daviso di Charvensod, con sede in Rodi; Comando Marina di Rodi, retto dal Capitano di Fregata Adriano Arcang1oli; Comando Marina di Lero, retto dal Capitano di Vascello (poi Contrammiraglio) Luigi Mascherpa;

(6) Inquadrava i reggimenti di fanteria 1' e 8•, il 27° reggimento artiglieria da campagna; la 24a legione milizia con i battaglioni XXIV e XXV, il VI battaglione mortai, I battaglione arditi divisionale, il VI battaglione genio, unità minori ed elementi dei servizi. (7) Inquadravano i gruppi XVIII, XXIII, XXIX, XXX, XXXII, XXXIV, XXXV, XXXVI, XXXIX, XL, XLT e varie unità autonome. Complessivamente: 46 batterie e 9 sezioni autonome: 3 batterie da 210/ 8, 10 da 149/ 12, 8 batterie e 4 sezioni da 105{28, 19 batterie e 5 sezioni da 75{27 mod. 1906 per impiego costiero e antisbarco, 6 batterie da 75/27 in postazioni fisse per concorso alle fanterie nei settori costieri. (8) Inquadrava i gruppi LXXXIII, LXXXIV e LXXXVI e altre unità. Complessivamente 7 batterie da 75/27, 1 da 75/27/CK, 2 da 90/53 e ro batterie di mitragliere da 20 c.a. (134", 191•, 192•, 193•, 194•, 195•, r96•, 19J", 198•, e una autonoma). (9) I dati si riferiscono al numero delle razioni viveri distribuite giornalmente. Il Capo dei servizi con funzioni di intendente afferma che << l'organiz7azione logistica dello scacchiere Egeo doveva provvedere alle esigenze della vita e del combattimento di 58.ooo uomini frazionati in ben 32 isole». Cfr.: Relazione del Colonnello Arrigo Angiolini. (xo) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: << La Marina italiana nella seconda guerra mondiale». Volume XVI: <<Attività dopo l'armistizio ». Tomo 2°: << Avvenimenti in Egeo », Roma, 1957· Pagg. da 3 a 5, da I I a 15, da 94 a 98, 356, 385 e seguenti, 429 e 448.


Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

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Comando Marina di Sira, retto dal Capitano di Fregata Ernesto Navone; forze navali : I cacciatorpediniere (Euro); .. III flottiglia Mas, comprendente IS unità Ms. e Mas.; .. V gruppo sommergibili; ad eccezione dell'Onice, in viaggio, gli altri erano in Italia per lavori; .. XIV gruppo antisom, su 2 unità; XXXIX flottiglia dragaggio, comprendente 7 unità di altura e 20 per il dragaggio ravvicinato; .. altre unità e navi ausiliarie, fra le quali I posamine, I cannoniera, I nave appoggio sommergibili, I nave cisterna, I piroscafo requisito, r rimorchiatore; unità minori per i servizi di pilotaggio, vigilanza alle ostruzioni e per usi locali, I pontone officina e I piroscafo frigorifero; artiglierie costiere : .. a Rodi: 8 batterie di vari calibri e numerose mitragliere di vari tipi, a. a. e a.sb.; .. a Lero: 24 batterie di vari calibri e 49 mitragliere di vari tipi, a.a. e a.sb.; a Stampalia: 5 batterie di vari calibri; ad Alimnia: 3 pezzi di vari calibri; a Santorino: 3 pezzi da 76/ I7; a Sira (Siros): 8 pezzi di vari calibri; aerei: a Lero la 147" squadriglia da ricognizione marittima (r2 apparecchi di cui 3 distaccati a Rodi) (u); numerose, infine, le stazioni vedetta e radiotelegrafiche. Forza totale: sui 2.ooo- 2.200 uomini, comprese le unità navali; -

le forze dell'Aeronautica (12): Comando Aeronautica dell'Egeo, agli ordini del Generale di Brigata Aerea Alberto Briganti, con sede in Rodi; I gruppo autonomo da bombardamento, su 4 squadriglie; I gruppo autonomo da caccia, su 2 squadriglie;

(u) Cfr.: ANGELO Loor: « L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione 1943- 1945 ». Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, x9(}1. Pag. 67. (xz) Cfr.: ANGELO LoDi: op. cit., pagg. 31 e 33· Prima dell'8 settembre le forze da bombardamento erano inquadrate nel 30° stormo, comprendente i gruppi autonomi 87°, 90° e 154°.


Gli avvenimenti in Egeo

squadriglia da trasporto; sezione intercettori; varie mitragliere da 20 per la difesa vicina degli aeroporti; gli aeroporti di Maritza e Gaddura a Rodi. Esisteva nell'isola anche l'aeroporto di Cattavia, ma era stato reso inutilizzabile. Forza totale: a Rodi circa 3.000 uomini e 64 aerei, di cui soltanto 33 efficienti. L'organizzazione delle forze aeree « concerneva essenzialmente le isole di Rodi, Coo e Scarpanto, con un ingente sviluppo nell'isola di Rodi dì impianti a terra ». Da rilevare che le nostre unità aeree « erano soggette a costanti diminuzioni sia di forza organica a causa di successivi trasferimenti di reparti per esigenze di altri fronti, sia di efficienza a causa delle frequenti perdite, non ripianabili » (13). I

1

*** Mancava una riserva generale, da utilizzare manovrandola fra le isole. Ogni isola perciò « aveva tutte le forze che si potevano devolverle per la difesa costiera e per la manovra» (14). I collegamenti tra Rodi e le altre isole erano effettuati quasi esclusivamente a mezzo radio; esisteva una linea telegrafica, per cavo, con Lero, Coo e Simi. I collegamenti materiali erano tenuti con mezzi navali e, in caso di urgenza, con mezzi aerei. A causa della guerra al traffico marittimo, i collegamenti postali erano divenuti occasionali. Gli organici dei reparti dell'Esercito non erano al completo e le condizioni morali della truppa si presentavano in complesso buone, data la calma esistita fino a quel momento nello scacchiere Egeo. Alle unità, disperse su tante isole, non si era mai presentata l'occasione di venire sottoposte alla prova del fuoco; le truppe avevano perciò finito con l'acquisire una mentalità piuttosto territoriale e quietistica. L'armamento dei reparti era generalmente antiquato; la deficienza di automezzi da trasporto fortemente sentita. I servizi a loro volta risentivano del frazionamento insulare del territorio e della aleatorietà dei rifornimenti per le difficoltà del traffico e la scarsa (13) Cfr.: Relazione del Generale Roberto Sequi, Capo di S.M. del Comando Superiore Egeo. (14) Cfr.: Relazione del Generale Roberto Sequi. 34· - U.S.


53 o

Le operazioni deLle unità italiane nel settembre - ottobre 1943

disponibilità di naviglio e di forze navali di scorta. Deficienti, infine, le risorse locali. Tranquillo l'atteggiamento delle popolazioni nelle isole del Dodecaneso; un po' meno nelle altre. Eccessivo il frazionamento e il conseguente disseminamento delle forze italiane per la preoccupazione di vigilare ovunque e in qualsiasi momento, dislocando su alcune isole reparti di consistenza anche irrisoria (in un'isola una sola squadra fucilieri; in altre sei, un solo plotone fucilieri; in cinque, meno di una compagnia fucilieri; in quattro, una compagnia fucilieri). La Divisione di fanteria « Regina » presidiava nove isole, la « Cuneo » ben venti. Pertanto, ai fini della esposizione degli avvenimenti, la trattazione non prenderà in esame quelli relativi alle isole presidiate da unità di scarsa consistenza (fino al plotone) ......., salvo il caso di quelle in cui la difesa fu pronta e accanita - per concentrare la esposizione sulle isole maggiori ove si verificarono atti di resistenza e sacrifici di sangue. LE FORZE GERMANICHE.

Nell'isola di Rodi, giunsero « in diverse riprese un battaglione di granatieri tedeschi, quattro batterie c.a. da 88, molti carri armati da 24 tonnellate, automezzi di ogni tipo, batterie semoventi, tanto che, pur conoscendo l'esuberanza dei loro armamenti rispetto alla nostra povertà, sembrava esagerato tanto apparato logistico e di artiglierie per un semplice battaglione » (r5). In effetti, alla data dell'8 settembre, era dislocata a Rodi la « Sturmbrigade Rhodos >> (Gen. Ulrich Kleemann), costituita con reparti della 22a Divisione di fanteria dell'isola di Creta ed altre unità. Dopo la occupazione di Rodi, il 12 settembre 1943, venne denominata « Sturmdivision Rhodos », Divisione d'assalto Rodi (r6). L 'ingerenza tedesca nelle isole, non chiesta né desiderata, si era sviluppata con una progressione subdola, estendendosi nell'agosto 1943 anche all'isola di Scarpanto, nella quale era sbarcato il 999o battaglione granatieri del 6° reggimento, per intese intercorse fra i due Comandi Supremi, contro il parere negativo espresso dal Comandante Superiore. (15) Cfr.: RuccERO FANIZZA: «de Vecchi, Bastico, Campioni ultimi Governatori dell'Egeo ». Stabilimento tipografico Valbonesi, Forlì, 1948. Pag. 129. (16) Cfr.: « Das Heer 1933 - 1945 » di BuRKHART MutLER- HILLEBRAl'<D. Volume III. Editori Mittler & Figlio, Francoforte sul Meno, 1g69. Pag. ll9.



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La Brigata << Rhodos » avrebbe dovuto costituire massa di manovra per l'isola di Rodi, con una dislocazione centrale. La sua forza complessiva si aggirava sui 6.500 uomini, dei quali circa r.ooo a Scarpanto (r7). Come si vedrà, avrebbe ricevuto il poderoso concorso delle forze aeree tedesche. La condotta delle truppe tedesche, caratterizzata da invadenza e inframmettenza, era improntata « a grande sostenutezza e ad una irrequietudine continua nei nostri confronti» (r8); H i rapporti fra il Comandante militare dell'isola e il comandante la brigata germanica furono fin dai primi contatti molto freddi » (r9). Come si è visto, le forze tedesche furono concentrate a Rodi c nella parte centrale dell'isola, con la sola eccezione di un battaglione granatieri distaccato a Scarpanto. Tale accentramento consentì al momento opportuno di effettuare su Rodi una serie di atti di forza che permisero - in tempo relativamente breve - la occupazione, sia pure con l'accanita resistenza delle forze italiane, di tutte le altre isole dell'arcipelago.

II. - LA RESISTENZA A RODI (Schizzo n . 2) La città di Rodi era la sede di tutti i Comandi; oltre al Comandante Superiore, vi si era insediato il Comandante militare dell'isola, Generale di C. d'A. Arnaldo Forgiero (2o) dal quale dipendevano il Comando della Divisione di fanteria « Regina » (21), le artiglierie dei raggruppamenti 35•, 36•, 55• e 56u (Comandante il Generale di Bri(17) Cfr.: Relazione del Colonnello Arrigo Angiolini. (18) Cfr. : Relazione del Ten. Col. Ruggero Fanizza. (19) Cfr.: Relazione del Generale di Corpo d'Armata Arnaldo Forgiero, Comandante militare dell'isola di Rodi. E' poi da ricordare che nell'agosto il Feldmaresciallo Maximilian von Weichs, Comandante le forze tedesche nei Balcani, era giunto improvvisamente a Rodi per ispezionare la Brigata « Rhodos » senza che il nostro Comando Superiore ne fosse stato preventivamente informato. (2o) « L'istituzione di un nuovo comando nell'isola, retto da un generale di Corpo d'Armata, sembra fosse stata motivata dall' invadenza e dall'aumento delle truppe tedesche >>. Cfr.: Relazione del Generale Arnaldo Forgiero. (21) Un battaglione del 9• fanteria (meno 2 compagnie) era dislocato a Scarpanto, insieme ad altre unità e il 10° fanteria presidiava l'isola di Coo, ad eccezione del I battaglione, dislocato nell'isola di Lero.


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gata Giuseppe Consoli), reparti vari dei carabinieri, del genio, della finanza, due autoreparti, unità e stabilimenti dei vari servizi. All'Ufficio servizi del Comando militare erano devoluti compiti e funzioni di Intendenza. Dipendevano inoltre dal Comando militare le forze della Marina (mezzi navali, varie stazioni vedetta, 9 batterie antinavali organizzate ciascuna a caposaldo, vari pezzi da 76/17 con funzioni an tisbarco, numerose mitragliere c.a. e antisbarco) e quelle del!' Aeronautica con la sua organizzazione a terra, completata da centri di fuoco a difesa dell'aeroporto di Gaddura ed elementi di guardia a quello di Maritza, alcune mitragliere da 20 e un certo numero di avieri disponibili addestrati per essere eventualmente impiegati quali riserve di settore. Complessivamente il presidio di Rodi ammontava, alla data del1'8 settembre, a 37.500 uomini ·delle varie Forze Armate (22). Le forze tedesche dislocate nell'isola comprendevano la Brigata motocorazzata d'assalto << Rhodos >> (meno un battaglione) alla quale si è già accennato (23) e 6 batterie contraeree da 88, in postazione fissa ma anche autotrasportabili. La brigata aveva il vantaggio di essere dislocata in posizione centrale, essendo considerata massa di manovra. Sotto l'aspetto operativo, l'isola era suddivisa in una fascia costiera, tre zone centrali e tre bretelle difensive. La fascia costiera, di profondità variabile, si estendeva per circa 220 km, ed era costituita ·da una scacchiera di centri di fuoco e capisal·di abbastanza efficienti contro tentativi di sbarco, ma non in grado di resistere ai bombardamenti aerei. Assorbiva la quasi totalità delle nostre forze. La organizzazione, fronte a mare, con le artiglierie proiettate piuttosto in avanti a causa della limitata gittata, comprendeva cinque settori difensivi, come segue: - settore (o piazza) di Rodi, nella regione settentrionale, agli or.dini del Generale Raffaello Calzini; articolato nei tre sottosettori di Mixi, Punta e Vodi, comprendeva la citt.à e il porto; --,- settore San Giorgio, agli ordini del Colonnello Giuseppe Capigatti, Comandante il 9o reggimento fanteria; era articolato nei (22) Cfr.: Relazione del Colonnello Arrigo Angiolini. (23) Risultava costituita da 3 battaglioni granatieri, I compagnia carri armati con 15 carri da 24 tonnellate, I gruppo esplorante con una quarantina di autoblindo, una settantina di vetturette e camionette blindate e numerose motocarrozzette armate, 2 gruppi artiglieria su 2 batterie cannoni da IOS e da 150 ciascuno, I gruppo pionieri, vari elementi minori e servizi.


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due sottosettori di Villanova e Calavarda; includeva l'aeroporto di Maritza e le rotabili che adducevano a Rodi, ai comandi e ai magazztnl; - settore di Vati, agli ordini del Colonnello Luigi Bertesso, Comandante il 309° reggimento fanteria; era articolato nei tre sottosettori di Iannadi, Cattavia e Apollachia; includeva il campo di aviazione di Cattavia, in utilizzabile; - settore Calato, agli ordini del Ten. Col. Giuseppe Bertelli, del 9° reggimento fanteria; includeva il campo di aviazione di Gaddura; - settore Calitea, agli ordini del Colonnello Vincenzo Manna, Comandante il 331° reggimento fanteria; era articolato nei due sottosettori di Stenà e Afando. I settori San Giorgio, V ati, Calato e Calitea erano posti alle dipendenze del Generale Michele Scaroina, Comandante la Divisione di fanteria « Regina ». Quello di Rodi dipendeva invece direttamente dal Comando dell'isola. Ogni settore disponeva di una m odesta riserva locale. Le tre zone centrali erano le seguenti: - Psitos; - Salaco- Campochiaro- Monte Profeta- Apollona: includeva il Comando dell'isola a Monte Profeta e il Comando della Divisione « Regina » a Campochiaro; - Vati. Scarse le forze ivi dislocate: un nucleo tattico celere nella zona di Psitos, il gruppo carabinieri ed elementi della finanza della zona di Campochiaro. Depositi e servizi quasi tutti accentrati colà e nella piazza <li Rodi. Infine, tre bretelle difensive (24) suddividevano l'isola in compartimenti, ma in effetti la loro organizzazione non poteva considerarsi efficiente per la modestia e la esigua entità <lei lavori campali effettuati. A causa della deficienza· di mezzi celeri di trasporto, le truppe erano state avvici nate alla costa per un tempestivo intervento : situazione questa che avrebbe facilitato il compito della Brigata germanica « Rhodos » la cui dislocazione, tutta riunita, consentiva ampie (24) Cfr.: Relazioni del Generale Raffaele Calzini, dei Colonnelli Giuseppe Capigatti e Luigi Bertesso e dei Tenenti Colonnelli Ruggero Fanizza e Giuseppe Bertelli.


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possibilità di rapido intervento in qualsiasi direzione; oltre ad essere collegata via radio coi Comandi tedeschi del Gruppo Armate SudEst e della « Fortezza di Creta » , disponeva in proprio di una rete di collegam enti a filo. La sera dell'8 settembre 1943 giunse improvvisa - e si diffuse suscitando nei reparti una certa esultanza - la notizia dell'annuncio dell'armistizio (proclama Badoglio), senza che il Comando Supremo avesse mai inviato il benché minimo avviso o accenno (25). In base agli ordini successivamente pervenutigli nella tarda serata dal Comando Supremo (telescritto n. 24202, allegato n. r), il Comando Superiore fu posto in grado di trarre quattro elementi orientativi molto importanti : qualora fossero prevedi bili atti di forza da parte germanica si doveva procedere al disarmo immediato delle unità tedesche dell'arcipelago; dal momento della ricezione dell'or·dine il Comando sarebbe passato alle di pendenze del Comando Supremo; tutte le truppe dovevano reagire immediatamente ed energicamente ad ogni violenza armata germanica, in modo da evitare di essere disarmate e sopraffatte; infine, non doveva essere presa iniziativa di atti ostili contro i tedeschi. Gli ordini conseguenti vennero subito trasmessi a tuttl 1 comandi delle isole. Ma gli incidenti con le forze tedesche, come si vedrà, ebbero inizio la stessa notte. L'Ammiraglio Campioni ordinò che i reparti fossero riuniti e tenuti pronti per interventi manovrati. Dette, inoltre, disposizioni al Generale Kleemann, comandante la Brigata « Rhodos », affinché le truppe tedesche non effettuassero movimenti, onde evitare incidenti con le forze italiane: il Kleemann convenne su tale necessità, ma la notte sul 9 - mentre reparti tedeschi si avvicinavano agli aeroporti di Maritza e Gaddura, con l'evidente intento di impadronirsene ~ rese noto al Generale Forgiero di aver ricevuto ordine dal Comando Superiore tedesco di occupare gli aeroporti, di opporsi a (25) Il Comando Supremo aveva deciso di far pervenire al Comando Superiore Egeo notizie orientative sull'armistizio col (( Promemoria n. 2 » che avrebbe dovuto essere recapitato da apposito ufficiale il 7 settembre a mezzo aereo. Ma a causa delle avverse condizioni atmosferiche, l'aereo non poté partire che il mattino del 9· Perciò lo stesso Comando Supremo la sera dell'8 inviò al Comando Superiore il telescritto n. 24202 con le direttive del caso, !asciandolo libero di assumere verso le forze germaniche l'atteggiamento ritenuto più conforme alla situazione. Il telescritto giunse a tarda sera e fu decifrato fra le 23 e le 24·


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qualsiasi movimento di navi e di aerei e di provvedere con le proprie forze alla difesa dell'isola contro eventuali sbarchi anglo- americani. In relazione a tali intendimenti, egli avrebbe necessariamente dovuto schierare opportunamente le sue unità. Sorpreso da tali richieste, il Generale Forgiero rifiutò di aderirvi e ne ·diede avviso all'Ammiraglio Campioni. Quest'ultimo, nell'intento di attenersi alle disposizioni contenute nel radiogramma n. 24202 del Comando Supremo e di evitare perciò che fossero gli italiani per primi a creare incidenti, decise di conferire direttamente col Generale Kleemann, tanto più che era stato informato dai dipendenti Comandi di settore che le truppe tedesche muovevano con intenzioni evidentemente ostili in direzione degli aeroporti ·di Maritza (ove avevano disarmato il personale di guardia) e Gaddura. Nel colloquio, che avvenne nelle prime ore del mattino del 9, il Kleemann Sl scusò della iniziativa presa dalle sue truppe, secondo lui a sua insaputa e per errata interpretazione degli ordini ricevuti, ma fu fermo nella decisione di non ritirare i propri reparti dalle località raggiunte, per potersi opporre a eventuali aviosbarchi di forze alleate, impegnandosi a tenere informato il Comando Superiore di qualsiasi altro spostamento. Nel frattempo veniva effettuato il ritiro dalla fascia costiera delle forze italiane per concentrarle, inizialmente almeno per battaglione, e tenerle pronte a intervenire; alle ore IO del 9, il Generale Forgiero tenne rapporto ai Comandanti di settore per orientarli onde porre le truppe in grado di reagire. Lo stesso mattino del 9, il Comandante la Divisione « Regina », Generale Scaroina, mentre rientrava al proprio Comando dopo aver conferito con i comandanti dipendenti, lo trovò circondato da mezzi blindo- corazzati tedeschi e venne subito catturato per essersi opposto ai loro movimenti e per avere sdegnosamente rifiutato la ingiunzione di far deporre le armi alle proprie truppe entro un quarto d'ora di tempo. Subito dopo i tedeschi aprirono le ostilità contro le scarse forze della riserva divisionale (26), dislocate a Cam-· pochiaro e Monte Profeta e quelle del L battaglione truppe chimiche - inviato nel frattempo a sostegno dal Generale Forgiero, reso edotto della situazione - e che i tedeschi non tardarono a sopraffare nonostante la strenua difesa. In conseguenza di tale atteggiamento dei reparti della « Rhodos », l'Ammiraglio Campioni ordinò il tra(26) Comprendevano un battaglione di fanteria, un gruppo di artiglieria e una compagnia mista del genio.


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sferimento nel castello di Rodi del Comando militare dell'isola, g1a a Monte Profeta; nel corso del movimento reparti tedeschi catturarono una parte del personale (27). Occupato il Comando Divisione « Regina », i tedeschi attaccarono successivamente con forze motorizzate e corazzate i vari settori dell'isola, riuscendo gradualmente a superarne la resistenza, come si vedrà, con la superiorità dei loro mezzi e di sorpresa. Si ripeteva così, anche a Rodi, la tattica già posta in atto negli altri scacchieri in quei frangenti, con la inaspettata cattura dei comandi e reparti, mentre erano in corso le trattative e con la successiva eliminazione delle difese. Nel corso della giornata del 9, data la piega assunta dagli avvenimenti, l'Ammiraglio Campioni ordinava il ripiegamento su Rodi delle truppe dislocate nei settori Calitea e San Giorgio e di far intervenire le artiglierie relative contro il campo di aviazione di Maritza per distruggervi gli aerei esistenti onde impedirne la utilizzazione da parte dei tedeschi. Durante tale intervento furono ridotte al silenzio le batterie tedesche che avevano cercato di reagire (28). A sera i tedeschi erano riusciti a impadronirsi della zona centrale dell'isola; chiesero inoltre che fossero ad essi consegnate le posizioni di Monte Fileremo e di Monte Paradiso essenziali, a loro avviso, per la difesa da un eventuale sbarco di forze britanniche, ma tale richiesta fu respinta (29).

*** Nel frattempo, a notte alta fra il 9 e il 10, tre paracadutisti inglesi si erano lanciati nel settore di Calitea: si trattava del Maggiore Dolbey (feritosi ad un piede nell'atterraggio), del Maggiore lord Jellicoe e di un sottufficiale marconista, che furono condotti al ca(27) Nel frattempo numerosi elementi tedeschi erano riusciti a giungere presso il ridotto centrale di Rodi: la difesa del caposaldo, all'ingresso del Castello e del Comando Aeronautica, era stata affidata ad un reparto di formazione costituito da elementi della 637"' sezione carabinieri, della Guardia di finanza e dell'aeronautica. Fu disposto nella giornata il rastrellamento dei nuclei di tedeschi per isolarli: in totale ne furono catturati 125 e posti in condizione di non nuocere. Cfr.: Relazione del Sottotenente dei carabinieri Giovanni Pelillo, in data 21 aprile 1951. (28) Cfr.: Relazione del Generale Giuseppe Consoli, Comandante l'artiglieria del Comando Superiore. (29) Cfr.: Relazione del Colonnello Giuseppe Capigatti, Comandante il 9" reggimento fanteria.


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steli o e presentati al!' Ammiraglio Campioni al quale dichiararono di essere inviati dal Generale sir Henry Wilson, Comandante in capo alleato del Medio Oriente al Cairo. Dopo aver riconosciuto la difficile situazione dell'isola, chiesero presumibilmente per quanto tempo sarebbe stato possibile resistere e quali mezzi sarebbero occorsi per mantenerne il possesso almeno limitatamente al porto e ad un aeroporto. La risposta fu semplice : era possibile resistere per qualche giorno e garantire per il momento il possesso del porto, ma non quello degli aeroporti, già caduti in mano tedesca. Si rendeva perciò indilazionabile l'invio di forze, ma gli ufficiali inglesi precisarono che (30) «l'Armata d'Oriente non era in grado che di fornire qualche intervento aereo, ma che entro una settimana avrebbe potuto disporre per il trasporto di qualche elemento di rinforzo e che in una quindicina di giorni avrebbe potuto sbarcare, in complesso, una mezza brigata>> (31). L'Ammiraglio Campioni prese atto con delusione di tale comunicazione e chiese che almeno si tentasse, da parte alleata, una dimostrazione di sbarco verso la zona meridionale dell'isola. Gli ufficiali inglesi, accolta la proposta, la trasmisero per radio al Comando del Medio Oriente (32).

*** I combattimenti contro i tedeschi furono proseguiti, mentre ebbero inizio a partire dal giorno IO violente incursioni aeree sull'isola che compromisero in modo decisivo la ulteriore resistenza. Caddero perciò, successivamente, i vari settori difensivi nonostante ogni difesa, caratterizzata da contrassalti e contrattacchi nel corso dei quali (30) Cfr.: Relazione del Generale Roberto Sequi. (31) Secondo il parere del Ten. Col. Fanizza (op. cit., pag. 175) <<forse fu questa notizia a disanimare l'Ammiraglio Campioni, facendo precipitare, appena un giorno dopo, una situazione che non poteva affatto dirsi disperata. Certamente vi influi >> . (32) Nel pomeriggio del 10 il Maggiore Dolbey, ferito, fu fatto partire a mezzo di un idrovolante per Cipro, latore di una lettera (allegato n. 2) dell'Ammiraglio Campioni per il Generale Wilson. Tn accompagnamento fu inviato un nostro ufficiale in grado di fornire al Comando alleato maggiori dettagli sulla situazione. L 'altro ufficiale britannico col marconista, rimasero a Rodi, ma in serata a mezzo di una motosilurante della Marina furono fatti partire per Castelrosso, accompagnati dal Ten. Col. Fanizza, sottocapo di S.M., per illustrare al Capo della Missione britannica la situazione di Rodi e le sue urgenti necessità.


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i nostri soldati seppero imporsi all'ammirazione dello stesso nemico (33). Poco dopo le ore 7 dell'II giunse a Rodi, proveniente da Castelrosso, il Colonnello britannico Kenyon che, condotto alla presenza dell'Ammiraglio Campioni e posto al corrente della situazione, che giudicò molto critica, ebbe la raccomandazione di far presente al Comando alleato la necessità di un intervento almeno dimostrativo nella regione meridionale dell'isola. A sua volta il Generale Briganti, comandante l'Aeronautica, insisté perché fossero bombardati i due campi di aviazione di Maritza e Gaddura c perché fossero inviati aerei da caccia al campo dell'isola di Coo per contrastare l'azione degli apparecchi tedeschi. Alla richiesta del Kenyon sulla probabile durata della resistenza della bretella difensiva di Rodi fu data una risposta vaga. Egli rispose che l'avrebbe prospettata al suo Comando, unitamente alle richieste dell'Ammiraglio Campioni; consigliava nel frattempo di non perdere il controllo della situazione e di guadagnare tempo (34). Dopo di che ripartì per Castelrosso nelle prime ore del pomeriggio.

*** Fino a quel momento soltanto il settore e la piazza di Rodi non erano stati ancora attaccati dai tedeschi. Il IO settembre una colonna motorizzata, soggetta al fuoco delle nostre batterie, aveva attaccato il settore San Giorgio e subito dopo, alle 10,30, quello di Calato. Le nostre truppe avevano resistito strenuamente e dopo aver subìto perdite erano state costrette a ripiegare verso nord dove venivano sopraffatte dall'improvviso attacco di un'altra formazione di autoblindo e semoventi. Alle ore 16 la resistenza si era ridotta, nel settore San Giorgio, al fuoco di qualche batteria e poco dopo il colonnello coman(33) Dopo l'accettazione delle condizioni poste dal Generale Kleemann, come si vedrà (ore u,35 dell'n settembre), nel corso di una riunione pomeridiana fra l'Ammiraglio Campioni e il Generale Kleemann, questi si levò in piedi e disse: «Prima di tutto sento ìl dovere di dichiarare che le truppe italiane hanno combattuto contro di noi comportandosi valorosamente e con onore». L'Ammiraglio Campioni rispose: << Prendo atto della vostra dichiarazione che vi invito a verbalizzare nei vostri rapporti». Cfr.: Relazioni dei Generali Arnaldo Forgiero e Roberto Sequi e Ufficio Smrico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 44· (34) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. 38 e 39·


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dante, già da alcuni giorni ammalato, era costretto ad accettare la resa. I tedeschi concessero alle truppe l'onore delle armi. Accanita la resistenza delle forze dislocate nei sottosettori di Apollachia, Cattavia e Iannadi (settore V ati): in quello di Iannadi un battaglione del 309° reggimento fanteria, agli ordini del Maggiore Anacleto Grasso, condusse una resistenza più accentuata - nel corso della quale furono catturati 200 prigionieri - poi resa vana per la subentrata capitolazione dell'isola, determinata dalla situazione disperata in cui i reparti erano venuti a trovarsi anche per effetto dei micidiali bombardamenti aerei. ~ella giornata del 10, erano inoltre avvenuti lanci di manifestini invitanti le truppe italiane a deporre le armi, effettuati da un aereo tedesco nel settore di Rodi; vari duelli delle opposte artiglierie e la cattura di una batteria tedesca da 88, oltre ad episodi minori tutti favorevoli alle nostre forze. Notevole la resistenza nel settore Calato, ove le posizioni furono aspramente contese da fanti e artiglieri, fraternamente accomunati nella lotta, che si svolse con alterne vicende e si concluse in tre giorni, sino all'n settembre, infliggendo al nemico sensibili perdite. Animatore della lotta il Tenente Colonnello Annunziato Mari, Comandante il XLIII gruppo autonomo da 149/ 12 (35). Eguale, accanita resistenza fu opposta nel settore V ati dalle forze del T enente Colonnello Giuseppe Bertelli del 9° reggimento fanteria che, rifiutando le intimazioni dei tedeschi, riuscirono a respingere numerosi attacchi di una colonna motorizzata, infliggendole gravi perdite, nonostante l'avvenuta cattura di alcuni nostri ufficiali, sorpresi in precedenza alla mensa. La notte sull' rr i tedeschi effettuarono un violento bombardamento contro le batterie italiane di Monte Paradiso, Monte F ileremo e quelle rimaste in posizione nel settore Calitea, riducendole al silenzio, ciò che costituì per la difesa del settore Rodi una grave perdita.

(35) Meritano particolarmente menzione i valorosi reparti i cui comandanti aderirono alla unanimità alla iniziativa del Tenente Colonnello Mari: 7a e 19a compagnie costiere del 9° fanteria, 405" batteria da 149/ 12, 721 3 batteria da 75/ 27 e reparto comando del XLIII gruppo, batteria comando del 36° raggruppamento artiglieria, s6• e 232• batterie c.a., 167• batteria cannoni autonoma. Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito. Ispetrorato dell'Arma di Fanteria, EooARDO SCALA: « Storia delle fanterie italiane ». Volume X: « Le Fanterie nella seconda guerra mondiale>>. Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pag. 6)8.


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Altra batteria da 75 c.a. in posizione a sud della città, attaccata e circondata, dovette cedere dopo avere esaurito le munizioni. Alle ore 7 dell'II una violenta incursione aerea inflisse gravi perdite alla difesa; altra incursione venne effettuata verso le 10,30. Nel tardo pomeriggio dell'II, quando già i tedeschi, scossi per le perdite e per il vano tentativo di congiungere le loro forze di Calato con quelle di Arcangelo si orientavano ad arrendersi in quel settore e stavano perciò per desistere dai loro intendimenti offensivi, giunse inatteso e allora inspiegabile l'ordine di cessazione del fuoco e di resa da parte del Comando Superiore. Proprio quello stesso pomeriggio erano state predisposte nei particolari, per l'alba del giorno successivo, alcune azioni offensive per liberare i nostri prigionieri in mano tedesca a Calato e Livada (Arcangelo).

*** Era infatti avvenuto che il Generale Kleemann, non riuscendo con le proprie forze sostenute dall'aviazione ad avere ragione della tenace resistenza opposta da tutte le forze italiane dislocate nell'isola, era ricorso nuovamente all'inganno e aveva fatto pervenire ali' Ammiraglio Campioni, per mezzo di due ufficiali tedeschi accompagnati dal Capo di S.M. del Comando Divisione « Regina », Ten. Col. De Paolis, nuove proposte (36) con l'invito categorico di fornire una risposta entro le ore u,3o: per effetto di esse l'Ammiraglio sarebbe rimasto a Rodi con le funzioni di Governatore civile, i soldati avrebbero dovuto deporre le armi in appositi magazzini, gli ufficiali avrebbero conservato l'armamento e ottenuto la libertà di circolazione nell'isola. Il Comando militare sarebbe stato assunto dallo stesso Generale Kleemann. Poche ore prima era pervenuto all'Ammiraglio Cam piani un biglietto del Generale Scaroina, Comandante la Divisione « Regina » che, pur essendo prigioniero, era riuscito a scrivergli per chiedergli di « far cessare le ostilità nei settori da lui dipendenti pressoché all'esaurimento delle munizioni e dei rifornimenti idrici, onde evitare ulteriore spargimento di sangue>>. L'Ammiraglio Campioni, pur avendone riportato una penosa impressione, non aveva concesso l'autorizzazione (37). (36) Dopo avere elogiato il fiero comportamento delle truppe italiane e deprecato ancora una volta l'inutile spargimento di sangue. (37) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 40. Secondo la relazione del Generale Roberto Sequi il biglietto del Generale


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Il colloquio con gli ufficiali tedeschi ebbe termine alle ore I I : essi chiesero una risposta entro le ore II ,3o minacciando di far intervenire l'aviazione da bombardamento sulla città di Rodi in caso di mancata accettazione. L'Ammiraglio Campioni convocò i suoi collaboratori: nel corso della riunione fu fatto presente che, per il persistere dell'azione aerea, si sarebbe potuta opporre solo una difesa statica di breve durata, non essendovi forze sufficienti per una efficace azione controffensiva. Considerata la situazione, e probabilmente tenuto anche conto che nessun contributo alla resistenza sarebbe stato possibile da parte ·delle forze alleate del Medio Oriente, egli venne nella determinazione di trattare per la sospensione dei combattimenti locali, escludendo qualsiasi impegno per le altre isole e respingendo anche il suggerimento di lasciare Rodi. Alle ore I I ,35 comunicò agli ufficiali tedeschi le sue decisioni e predispose gli ordini per la cessazione delle ostilità a partire da detta ora. Alle I4,30 lasciò Rodi per recarsi ad Afando ove avvenne la riunione decisiva con il Generale Kleemann, che ebbe termine poco prima delle 17 (38). Le ostilità furono sospese a Rodi e Scarpanto (39), che in un secondo momento era stata inclusa nella convenzione nonostante le energiche proteste dell'Ammiraglio Campioni, riuscite vane a causa Scaroina era redatto in termini alquanto diversi e più marcati e terminava lasciando all'Ammiraglio Campioni « di decidere nei riguardi del settore di Rodi>>. Dopo aver ricevuto il biglietto, l'Ammiraglio Campioni invitò il suo Capo di S.M. (Gen. Sequi) a manifestargli apertamente il suo pensiero, fermo restando però che con i tedeschi « non vi era più luogo a qualunque forma, anche indiretta, di affiancamento >>. Il Sequi gli disse, in sintesi, che « l'obbligo di affiancare i tedeschi era cessato defi nitivamente >> e che l'armistizio (( doveva essere scrupolosamente osservato e fatto osservare >>. Aggiunse inoltre argomentazioni al nne di togliere dall'animo dell'Ammiraglio « ogni scrupolo di coscienza per aver deciso la resistenza ai tedeschi sia pure nelle condizioni sfavorevoli insite nella situazione locale >>. Cfr.: Relazione del Generale Roberto Sequi. (38) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. da 42 a 45· (39) Il presidio dell'isola, agli ordini del Colonnello Francesco Imbriani, comprendeva il I battaglione del 9° fanteria <( Regina >> (meno due compagnie), il I battaglione del 31° fanteria (( Siena ll, la 3a e u • compagnie mitraglieri da posizione costiera, la 2• compagnia mortai da 45, la 197" batteria mitragliere da 20 c.a., il LXXX gruppo da 75 A V del 36• raggruppamento, il XXXI gruppo da 75 l 27 l o6 del 56° raggruppamento c.a., 1 batteria da 76l 17 della Marina su 4 pezzi e 3 mitragliere; due staz ioni vedetta della Marina, r stazione di carabinieri. Qualche focolaio di resistenza fu in seguito organizzato dal Colonnello Imbriani.


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della immediata minaccia di un bombardamento aereo indiscriminato su quell'isola (4o); i presidi delle altre isole vennero resi edotti dell'avvenuta capitolazione. Ma i tedeschi non si attennero ai patti e qualche giorno dopo catturarono e deportarono prima ad Atene e poi in Germania tutti gli ufficiali dei presidi di Rodi e Scarpanto. Lo stesso Ammiraglio Campioni, che si era più volte rifiutato di impartire ordini alle altre isole di « non tener conto del proclama Badoglio e di deporre le armi», dopo aver chiesto di essere esonerato dalla carica di Governatore Civile fu catturato il 18 settembre (41) e il giorno successivo deportato in Germania (42). La maggior parte delle unità navali riuscì ad allontanarsi da Rodi, attraverso numerose peripezie e atti di abnegazione da parte dei comandanti e degli equipaggi e pur contro il parere dell'Ammiraglio Campioni che aveva sottoscritto le condizioni di resa, le quali includevano il divieto della partenza delle unità. Alcune raggiunsero l'isola di Castelrosso, altre si recarono a Lero.

*** Fra il 9 e l'II settembre, a Rodi, erano caduti in combattimento 8 ufficiali e I 35 sottufficiali e soldati; oltre 300 erano stati i feriti. Ignote le perdite subite dalle forze germaniche. Forse un tempestivo intervento degli alleati avrebbe potuto evitare la resa e non rendere vano il generoso sacrificio di tante giovani vite. Tra i valorosi di quel periodo sono da ricordare i Capitani Ezio Geloni (di fanteria) e Luigi Viviani (di artiglieria), trucidati dai tedeschi al termine dell'accanita resistenza. Alla memoria del Capitano di complemento Luigi Viviani, del s6o raggruppamento artiglieria contraerei da posizione, venne conc~ssa la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivaZIOne: (4o) Il Comandante del I battaglione del 9° fanteria, dislocato a Scarpanto, richiese l'ordine scritto dell'Ammiraglio Campioni per dare esecuzione alle disposizioni di resa, ordine che gli venne subito inviato (allegato n. 3) e che gli pervenne il mattino successivo. E' da ricordare che a Scarpanto era dislocato un battaglione granatieri tedeschi della Brigata << Rhodos ». (41) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 5· (.p) Tre mesi dopo ritornò in Italia per essere sottoposto al giudizio di un tribunale della Repubblica Sociale che lo condannò il 22 maggio 1944 alla fucilazione, eseguita il giorno 24; alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare.


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« Comandante di batteria e di caposaldo, tenendo fede alle leggi dell'onor militare opponeva tenace resistenza alle agguerrite formazioni tedesche cui infliggeva severe perdite ed infine respingeva. In successiva aspra azione concorreva con la sua batteria alla distruzione di artiglierie nemiche. Delineatasi la crisi generale, si opponeva all'ordine di capitolazione presentatogli dai tedeschi e ad essi resisteva con virile fermezza. Catturato e condannato a morte affrontava l'estremo sacrificio con stoica fermezza. Sublime ese m pio di preclari virtù italiche. ». Egeo (Grecia), IO- 1 I - 27 settembre I943· La caduta di Rodi portò fatalmente alla perdita, a ptu o meno breve distanza di tempo, di tutte le altre isole dell'Egeo.

*** E' infine da ricordare l'energico comportamento del Sottotenente di artiglieria Settimio Cinicola, comandante il piccolo presidio della Marina (due pezzi e una mitragliera da 20) dislocato nella isoletta di Alimnia, posta a circa tre miglia ad occidente di Rodi. Senza lasciarsi influenzare dal corso degli avvenimenti, incoraggiò, durante varie comunicazioni telefoniche, altri ufficiali di reparti costieri dislocati a Rodi; dopo la cessazione delle ostilità nell'isola ed averne accolto vari militari sbandati, riuscì ad evacuare Alimnia, la sera del 15 settembre e a trasferirsi prima a Coo e successivamente a Lero con tutte le armi, il personale e il materiale, giungendovi il 17 e partecipando poi alla lunga resistenza in quell'isola. Per il suo coraggioso e fermo contegno gli venne tributato un encomio solenne (43).

*** A Rodi, cessata la resistenza, « tranne pochi esecrabili casi di passaggio al tedesco», la massa degli ufficiali, sottufficiali e truppa rimase fedele agli ordini del gove:rno legale e la maggior parte di essi preferì essere deportata nei campi di concentramento piuttosto che cedere. D a prima « furono allontanati gli ufficiali, poi i militari di truppa. Di questi ultimi, imbarcati a grossi scaglioni su piroscafi diretti al Pireo, molti non toccarono la sponda meridionale di Europa, si dice, perché i natanti furono fatti affondare dagli stessi tedeschi (43) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. da 82 a 84.


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durante la navigazione ... Altri si dettero alla macchia per i boschi delle isole e furono aiutati dagli abitanti, riuscendo in seguito a riparare in Turchia; altri ancora, per non aver voluto cedere a lusinghe o a intimazioni tedesche, caddero barbaramente trucidati >> (44). Coloro che finirono con l'accogliere l'invito alla collaborazione militare (in tutte le isole) furono in totale circa 1.900 dell'Esercito; gli altri~ esclusi 4-330 (di tutte le isole) utilizzati come lavoratori furono in seguito internati in Germania. Riuscirono inoltre ad abbandonare l'isola circa r.s8o militari delle tre Forze Armate (45). Nel periodo successivo, a Rodi ne perirono per malattia 40, per deperimento organico 36; ne furono fucilati dopo processo 50 e senza processo 40; perirono in seguito a bombardamento e incidenti vari 93, per cause ignote 63. Risultarono inoltre dispersi in mare, nel corso del trasferimento sul continente per l'internamento, 6.500 uomini e per v1a aerea 20.

III. - LA RESISTENZA A COO

Alla data dell'8 settembre 1943 le forze italiane dislocate nell'isola, agli ordini del Colonnello Felice Leggio (Comandante il 10° reggimento fanteria), ammontavano a circa 4.ooo uomini e comprendevano : - il I0° reggimento fanteria col comando, il II e III battaglione, la batteria di accompagnamento e la compagnia mortai da 81 del I battaglione; - la 252a. compagnia cannoni anticarro; - la 10" compagnia mitraglieri costiera; - la 403a compagnia mitraglieri della milizia; - il XXXI gruppo artiglieria da 75/ 27/06 del 36o raggruppamento, su 3 batterie; - il LXXXII gruppo artiglieria contraerei ·da 75 A.V. del 36° raggruppamento, su 3 batterie; - la 136"' batteria del XXIX gruppo da 149/ 12 del 36o raggruppamento; (44) Cfr.: RuccERO FANIZZA: op. ci t., pag. 202. (45) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. 79- 8o - 81.


Schizzo n. 2


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la 295a batteria mitragliere da 20 c.a.; il 46o plotone trasmissioni; r plotone fotoelettricisti del L battaglione chimico; - r tcncnza dell'Arma dei carabinieri; I brigata della Guardia di finanza; __,. 3 stazioni vedetta della Marina, dotate di apparati radio; I sezione della 396" squadriglia da caccia (di stanza a Rodi), comprendente 8 apparecchi di cui solo 4 efficienti e due piloti, dislocati nel campo di Antimachia, sul quale erano inoltre una ventina d~ a:ie~i tedeschi che all'annuncio dell'armistizio vennero fatti prigwmen. Le forze dell'Esercito erano dotate di scarsa mobilità; antiquate le artiglierie. Erano ripartite in due settori distinti: - il settore di Coo (Ten. Col. Francesco Bonserio); - il settore di Antimachia (Ten. Col. Vincenzo Castrogiovanni). Pur mancando una efficiente difesa contraerea, la organizzazione difensiva era abbastanza buona. Discreto, in genere, il morale dei reparti, peraltro convinti che, con ogni probabilità, la guerra non si sarebbe fatta sentire in quell'isola. Caratteristica generale dell'ambiente era poi quella di un isolamento completo, materiale e morale, data la lunga permanenza in un 'isola inclusa in uno scacchiere che per 39 mesi non era stato interessato ad operazioni. La notizia dell'armistizio, giunta per radio la sera del1'8 settembre, fu accolta dalla truppa con letizia e con disciplina e fiducia, soprattutto nella diffusa convinzione che, possedendo gli alleati il pieno dominio del mare e dell'aria, sarebbe stato difficile per i tedeschi compiere operazioni di sbarco nell'isola: fu così che si determinò nella massa un certo senso di quietismo euforico (46). La sera del 9 un aereo alleato lanciò manifestini del Comando Medio Oriente con invito a collaborare e la notte sul ro settembre il Capitano britannico Johnson e un marconista vennero paracadutati sull'isola, nella zona di Ambavari, nei pressi della cittadina di Coo, col compito di prendere contatti col Comando italiano e di assicu-

(46) Cfr.: Relazione del Sottotenente di artiglieria Enzo Aiello: << Il concetto della impossibilità di un attacco tedesco all'isola con truppe da sbarco venne spiegato e rispiegato in molti modi e detto, ridetto, ripetuto, inculcato in ogni ufficiale e soldato dell'isola ».

35· - U.S.


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rame il collegamento col Cairo. Il mattino dell'n due aerei tedeschi attaccarono il campo di Antimachia distruggendo due aerei e danneggiandone un terzo. La sera del 12 la Missione britannica insediata nell'isola di Castelrosso decise l'immediato invio di personale militare a Coo e il Colonnello Leggio, dopo qualche incertezza (dovuta sostanzialmente alle gravi notizie provenienti da Rodi, ma fermamente deciso a combattere contro i tedeschi) accolse la proposta di sbarco. Fu così che il mattino del 13 presero terra il Colonnello britannico Kenyon, altri due ufficiali e 45 commandos; il mattino del 14 atterrarono due aerei aventi a bordo il Maggiore Jellicoe e una squadra di segnalatori; prima del tramonto, con nove aerei, giunse anche un modesto reparto sud- africano. Seguirono l'invio di tecnici e specialisti per migliorare l'assetto del campo di Antimachia e allestire un nuovo campo sulla costa settentrionale, a Lambì, e per prosciugare le saline di Mammari onde prepararvi un'altra pista; il pomeriggio del 15 giunse il Generale Anderson, Comandante la « forza 292 » per esaminare la situazione militare, ripartendo in serata per Lero e il 16 arrivarono due compagnie aviotrasportate britanniche (170 uomini). Fino a quel momento, compito delle forze alleate fu quello di assicurare la difesa contraerea e quella del campo di Antimachia, ferma restando in tutti la convinzione che i tedeschi avrebbero potuto effettuare tutt'al più bombardamenti aerei e qualche colpo di mano a mezzo di paracadutisti, non certo uno sbarco dal mare, a torto ritenuto dominato dalle forze navali britanniche. Ma l'attività aerea degli alleati non sfuggì ai tedeschi che, a partire dal 18 settembre, iniziarono i bombardamenti sull'aeroporto distruggendo i velivoli italiani e costringendo gli inglesi ad effettuare soltanto trasporti notturni, nel corso dei quali furono sbarcati 24 cannoncini antiaerei. I bombardamenti aerei tedeschi - non ostacolati dalla caccia britannica ---.. proseguirono con crescente intensità a tal punto che il giorno 28 resero impraticabili le piste di atterraggio. Imprecise le notizie in merito alJa entità delle forze britanniche sbarcate nell'isola fin verso la fine del mese di settembre: valutate da talune fonti a 3- 400 uomini (47) o a 8oo (48), da altre a circa 2.ooo uomini (49). Tuttavia è da ritenere che alla data del 2 ottobre, vigilia dello sbarco delle forze tedesche, ammontassero all'in(47) Cfr.: Relazione del Capitano Carlo Orlandi, del 10° .fanteria. (48) Cfr.: Relazione del Capitano Mario Floccia, del 10° fanteria . (49) Cfr.: Relazione del Sottotenente di artiglieria Enzo Aiello.


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circa a un migliaio di uomini operanti, tutti agli ordini del Colonnello Kenyon; altra fonte fa salire la forza a 1.300 uomini, compresi un battaglione del reggimento di fanteria cc Durham Light » e reparti della Royal Air Force (5o). Le forze britanniche sbarcate operarono in collaborazione con quelle italiane ma in realtà non vi fu perfetta intesa né un affiatamento completo per una coordinata azione di difesa, come fu constatato al momento della invasione dell'isola, pur essendosi il Colonnello Leggio recato a Lero per conferire col Contrammiraglio Mascherpa, nell'intento di armonizzare una comune linea di condotta con le forze britanniche affluite. Tuttavia, in relazione alla nuova situazione, la sistemazione difensiva dell'isola venne riveduta per darle una più concreta reattività, pur se ostacolata dai violenti bombardamenti aerei che finirono con lo sconvolgere l'aeroporto di Antimachia. Ne seguirono duelli aerei molto frequenti tra apparecchi germanici e britannici, ma la prevalenza del dominio dell'aria da parte dell'aviazione tedesca fu ben presto decisiva (51). Dal 1° ottobre aerei tedeschi apparvero più frequentemente nel cielo dell'isola e ne bombardarono le difese senza valida opposizione da parte dei caccia britannici. Nonostante la scarsità delle ricognizioni aeree e delle crociere navali, lo stesso giorno I venne segnalato un grosso convoglio scortato da cannoniere, motozattere e motosiluranti, con rotta a leva n te; due cacciatorpediniere inglesi e uno greco non poterono intervenire per deficienza di combustibile e il comandante dell'isola di Lero ordinò lo stato di emergenza a tutte le isole (52). La notte sul 3 ottobre vi fu gran passaggio sull'isola di aerei britannici. Per la mattina del 3 era previsto l'arrivo di navi inglesi (53) e questa circostanza riuscì fatale alla difesa; infatti, prima ancora dell'alba (verso le ore 3) cominciarono a sorvolare Coo aerei tedeschi, (so) Cfr. : Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 36r. (51) Cfr. le Relazioni: del Capitano Mario Floccia del 10° fanteria: c< In una sola giornata furono distrutti al suolo 13 aerei da trasporto inglesi e alcuni caccia»; del Tenente medico Teodoro Avallone: «L'aviazione da bombardamento tedesca bombardava, quasi quotidianamente, con formazioni di 25- 30 apparecchi per volta, con bombe anche di grosso calibro » ; del Sottotenente d 'artiglieria Salvatore Lopez: cc continui bombardamenti tedeschi ». (52) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. 361-362. (53) Cfr.: Relazione del Sottotenente Enzo Aiello.


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che effettuarono violenti bombardamenti, mentre si accostavano alla spiaggia mezzi da sbarco. Nell'incerto chiarore lunare tali mezzi, apparsi da nord, da est c da ovest, furono ritenuti per inglesi e contro di essi non venne aperto il fuoco; quando si ebbe la percezione dell'errore era ormai troppo tardi. L'arrivo di essi lasciò infatti i comandi dell'isola alquanto incerti e perplessi, mentre il grosso delle truppe era ancora nei rifugi, non essendo stati, subito e in modo indubbio, riconosciuti per tedeschi. La sorpresa fu, dunque, piena e completa e per chiarire la situazione occorse tempo. Peraltro, nessun allarme venne dato, anche perché il Comando britannico, all'avvistamento di un convoglio nel canale fra le isole di Coo e Calino, aveva ritenuto trattarsi di una formazione diretta a Rodi. Tale atteggiamento favorì la sorpresa e agevolò le forze germaniche, che poterono così « scendere a terra indisturbate a partire dalle ore 3,20 trovando le truppe italiane disorientate» (54). Si trattava di contingenti provenienti dalla Grecia e da Creta che sembra si fossero radunati nell'isola di Pserimo (fra Coo e Calino), agli ordini del Generale Friedrich Wilhelm Miiller, valutabili a circa mille uomini bene armati e dotati di mitragliatrici, mortai, cannoni da 88 e carri leggeri, a bordo di una ventina di unità navali, sembra scortate da tre cacciatorpediniere (55).

*** I tedeschi effettuarono tre azioni di sbarco : una principale e due concomitanti. Lo sbarco principale venne compiuto sulla costa settentrionale dell'isola, presso l'abitato di Coo e il campo di Lambì, ·dove il retroterra (piana di Linopoti) si presentava idoneo alla irruzione e alla (54) Cfr.: Relazione del Tenente cappellano del I0° fameria don Oliviero Sportoletti: 11 verso le prime luci del 3 ottobre vengono avvistate delle navi che si dirigono sull'isola. Ma considerate amiche vengono lasciate avvicinare. Solo verso l'aurora, cioè circa le 6 del mattino, ci si rende conto che si tratta di navi tedesche recanti truppe da sbarco e si dà l'allarme aereo- navale ». Cfr. anche: Relazione del Tenente di vascello Carlo Gianazzi della Commis-sione della collettività italiana neli 'isola di Coo. li Comandante delle truppe italiane « fu costretto a perdere tempo prezioso per recarsi al Comando inglese onde stabilire, dinanzi alla indecisione di questo se il convoglio, tempestivamente avvistato e segnalato, fosse inglese o nemico ». Cfr. anche: Relazione del Capitano Mario Floccia del 10° fanteria. (55) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. 362 e 363.


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manovra. Una parte delle forze, respinta dalle artiglierie della difesa, si spostò nella zona di Tingaci, presso le saline. Gli sbarchi concomitanti, contemporanei, furono effettuati uno ad est, presso Capo Foca, su di un tratto aspro e montano (Monte Eremita) la cui direttrice d'attacco si rivelò subito grave e pericolosa, perché andò ben presto a colpire c a paralizzare i gangli vitali della difesa; l'altro ad ovest, presso Cardàmcna, in corrispondenza della baia di Camare. Le operazioni di sbarco furono integrate da una violenta azione di bombardamento aereo e da un lancio di paracadutisti (56) sul campo di Antimachia, la cui difesa contraerea venne sopraffatta, consentendo ad essi l'immediato concorso alle truppe sbarcate. Alcune batterie della difesa svolsero azione ritardatrice; altre, ritenendo trattarsi di forze britanniche, finirono con l'essere oltrepassate e non poterono far fuoco. Le forze tedesche muovendo dalla piana di Lenopoti e scendendo da Monte Eremita si diressero verso il centro dell'isola che venne praticamente tagliata in due e la interruzione dei collegamenti impedì ogni azione coordinata. Tuttavia la resistenza dei reparti fu spontanea, prolungata e accanita; alcune unità però resistettero solo per breve tempo. Il caposaldo di Antimachia chiese rinforzi a Lero che ordinò la resistenza promettendo l'invio di rinforzi da Alessandria. Le forze tedesche seppero prendere con prontezza il sopravvento sulle truppe italiane e britanniche, sfruttando al massimo gli effetti della sorpresa e attaccando vigorosam ente per infrangere rapidam ente tutto il sistema difensivo del centro dell'isola. Mentre contingenti scendevano dai costoni di Monte Eremita dirigendosi sulla cittadina di Coo, altri reparti si aprivano celermente la strada sulla piana di Linopoti. All'avanzata nemica si contrapposero tanto le nostre batterie con fuoco violento, quanto i nostri reparti di fanteria che si impegnarono subito in duri combattimenti. Il Colonnello Leggio aveva assunto la direzione delle operazioni di difesa, portandosi nella zona più pericolosa e più sensibile di Ambavari, che copriva l'abitato di Coo, ordinando la massima resi(56) «Truppe da sbarco c paracadutisti tedeschi, con azione combinata, piombano d 'improvviso sui reparti dell'isola attaccandola da tre punti: la fascia costiera a ridosso del monte Eremita, la zona di Linopoti e quella di Cardàmena. La loro azione è appoggiata da poderose forze aeree da bomhardamento e da caccia che, incrociando il cielo dell'isola senza mai incontrare l"ostacolo da parte dell'aviazione alleata, martellano senza posa le nostre posizioni ... )). Cfr.: Relazione del Tenente Cosimo Taberini, del I0° fanteria.


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stenza (57), mentre le batterie cercavano di arrestare l'avanzata nemtca. In quella zona erano impegnati i reparti del II f I0° agli ordini del Tenente Colonnello Francesco Bonserio, appoggiati dalle artiglierie. Ma, pur opponendo tenace resistenza nel corso degli aspri e cruenti combattimenti, non poterono evitare l'avanzata del nemico, e a sera vennero sopraffatti. Data la presenza nell'isola di truppe britanniche, si riteneva che sarebbero stati inviati rinforzi, ma verso le ore 7 del 3 il Colonnello Kenyon notificò al Comando italiano che i rinforzi « non sarebbero giunti né in giornata, né il giorno dopo, per mancanza di mezzi navali » (58). Subito dopo, intorno alle ore 10, in seguito ad azione aerea, una quarantina di mitragliere antiaeree che agivano nel settore di Coo risultavano già sopraffatte c in parte distrutte. Successivamente una grave decisione del Comando britannico affievoli lo slancio delle truppe: per evitare che i contingenti da lui dipendenti fossero catturati, nel pomeriggio del 3, autorizzò il personale della Royal Air Force e successivamente anche quello delle altre unità britanniche, a salvarsi riparando in Turchia con qualsiasi mezzo. Praticamente, da quel momento, la difesa venne sostenuta e proseguita soltanto dalle forze italiane (59). Il precipitare degli eventi e la nuova, improvvisa situazione determinatasi per effetto dei primi successi tedeschi c per l'allontanamento delle forze britanniche, non scoraggiarono il Colonnello Leggio, che tentò con ogni mezzo di fronteggiare la situazione. Frattanto le truppe del III/ IO", agli ordini del Tenente Colonnello Vincenzo Castrogiovanni, si erano impegnate nel settore di Antimachia, anch'esse martellate dall'aviazione, tentando di respingere l'irruenza delle forze tedesche, ma inutilmente; furono costrette a ripiegare e lo stesso comandante di battaglione, che si era spinto innanzi con gli esploratori, venne catturato da una pattuglia di paracadutisti. (57) « In questo teatro di battaglia il comportamento da vero soldato dell'amato Colonnello comandante fu di esempio ammirevole per tutti i fanti e gli artiglieri che da lui presero incitamento nel continuare la lotta anche quando eglj, verso sera» (del 4) << fu catturato e fatto prigioniero, mentre ancora condivideva con loro l'onore delle armi». Cfr.: Relazioni del Tenente Cosimo Taberini e del Capitano Carlo Orlandi del I0° fanteria: << il Colonnello Leggio sprezzante del pericolo, fu di esempio a tutti ». (58) Cfr.: Relazione del Capitano Mario Floccia del I0° fanteria. (59) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 364.


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Agendo sempre sotto la costante protezione degli aerei che dominavano incontrastati, le forze tedesche riuscirono virtualmente a impadronirsi della maggior parte dell'isola nella stessa serata del 3· La resistenza si protrasse per tutta la notte sul 4 ottobre; i reparti superstiti furono sommersi nella mattinata (6o). L'abitato di Coo fu occupato la notte sul 4; sui reparti che resistevano vennero lanciati manifestini invitanti a deporre le armi. Il Colonnello Leggio, dopo aver combattuto con fanti e artiglieri, rinunciò alla possibilità di porsi in salvo per dividere le sorti dei suoi soldati. Impossibile ogni ulteriore resistenza, dovette arrendersi. La lotta fu proseguita dalla !2.. compagnia del !0° fanteria (circa 200 uomini) agli ordini del Tenente Francesco Di Giovanni, che presidiava la penisoletta di Cefalò e che continuò a tener testa tenacemente e valorosamente ai furibondi attacchi dell'avversario sull'esempio del suo intrepido comandante, anche quando ormai tutti i reparti del presidio si erano arresi. Duramente attaccato da terra e dal cielo, fu per due volte invitato ad arrendersi ma respin se l'invito continuando a combattere, sempre confidando nell'arrivo di aiuti britannici che non giunsero. Persistette con ferma volontà nella lotta finché, esaurite le munizioni, non fu costretto anch'egli a ripiegare (6r). La sera del 4 ottobre i tedeschi furono completamente padroni dell'isola. (6o) Circa il mancato aiuto dell'aviazione alleata, il Capitano Carlo Orlandi del I0° fanteria nella sua relazione afferma: « Durante il 3 e il 4 ottobre, nessun aeroplano amico sorvolò l'isola, ad eccezione di una fugace puntata di due Beau fìghters che mitragliarono e bombardarono, colpendone uno, piroscafi al largo della costa di Linopoti ». Anche il Capitano Mario Floccia del I0° fanteria conferma nella sua relazione: << Nessun aereo italiano o inglese, ad eccezione di un duello aereo sul cielo di Linopoti, fu visto durante la battaglia .. . ». (6r) La condotta valorosa del Tenente Di Giovanni è esaltata da tutti. Cfr. le Relazioni: del Capitano Carlo Orlandi, del Tenente medico Teodoro Avallone, del Capitano Mario Floccia, del Tenente Cosimo Taberini, del Sottotenente Enzo Aiello, dei sergenti maggiori Giovanni Spiridigliozzi e Giovanni Placente. L'episodio, nelle due tragiche giornate, costitul l'atto più luminoso di tutta la resistenza a Coo, e il Tenente Di Giovanni, di fronte al nemico e alle avversità, dimostrò, nella sua fremente giovinezza, tale una maturità di giudizio e una superba fermezza di carattere che non può non riscuotere grande ammirazione. Sembra che ai tedeschi che volevano decimare i suoi fanti egli abbia detto: « Fucilate pure me perché io solo sono stato quello a rifiutare la resa e ordinare di combattere >> . Cfr.: Relazione del Capitano Mario Floccia.


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*** Generoso il tributo di sangue offerto nel corso della lotta dalle forze italiane e innumerevoli gli episodi di valore, molti dei quali rimarranno ignorati, né alcuna ricompensa verrà concessa a quegli eroi perché la maggior parte dei comandanti fu trucidata dai tedeschi durante gli eccidi compiuti dopo la resa. Né si hanno notizie sulle perdite, indubbiamente gravi da entrambe le parti (62). Al termine della battaglia i tedeschi rinchiusero i superstiti nel castello di Coo e al campo di aviazione; gli ufficiali furono separati dalla truppa e concentrati a Linopoti, salvo pochi che rimasero momentaneamente a Camare. La truppa ebbe trattamento inumano; molti ufficiali, dopo sommario interrogatorio, furono condotti a gruppi di 8- IO verso la spiaggia di Linopoti e contro ogni convenzione internazionale sul diritto delle genti vennero trucidati, dopo averli « costretti a preparare con le loro mani una fossa comune ... Sembra che il Colonnello Leggio sia stato fucilato fra i primi. Il totale degli ufficiali fucilati superò probabilmente il centinaio » (63). Tra di essi può includersi l'eroico Tenente Di Giovanni, di cui non si ebbero più notizie. L'esodo dalle posizioni dei militari italiani e britannici proseguì il giorno 4; gli inglesi vennero trattati come prigionieri di guerra; gli italiani considerati traditori d eli' alleanza. Degli ufficiali, soltanto pochi vennero internati nel continente; parecchi riuscirono a sfuggire e a riparare in Turchia; altri si adattarono a prestare servizi vari nell'isola mimetizzandosi con la popo(62) A cura dell'alfiere del I0° fanteria, Tenente Salvatore Corazza, poi fucilato dai tedeschi, coadiuvato dal fante Giuseppe Esposito, fu possibile nascondere la gloriosa Bandiera del reggimento al momento dello sbarco dei tedeschi. Venne poi recuperata in seguito a ricerche compiute dal Tenente di Vascello Carlo Gianazzi e dal Tenente dei carabinieri Dante Zucchelli dopo tante avventure e riportata in Italia dallo stesso Tenente Zucchelli che era stato alfiere del reggimento nel 1938. Cfr.: Relazione del Tenente di Vascello Carlo Gianazzi. Vi fu il caso di qualche reparto che, invitato ad arrendersi da ufficiali italiani fatti prigionieri, respinse l'offerta anche se convalidata da autorizzazione serina dal proprio superiore caduto in potere del nemico e continuò a combattere fino all'estremo. Ai reparti che tuttora resistevano furono lanciati dei mani festini per invitar] i a consegnare le armi. Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. 364 e 365. (63) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 366. Gli ufficiali presenti a Coo all'8 settembre erano circa 178. Cfr.: Relazione del Tenente di Vascello Carlo Gianazzi.


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!azione; solo qualcuno aderì ai tedeschi. La massa della truppa (circa 3.000 uomini di cui 900 inglesi) rimase prigioniera nell'isola; molti si dettero alla macchia; altri 171 riuscirono a riparare in Turchia (64); un primo convoglio di 700 prigionieri partì da Coo il 12 ottobre, ma attaccato da aerei inglesi fu costretto a ritornare nell'isola, con 160 uomini, però, mancanti all'appello (65). I rimasti a Coo si distinsero per la aperta ribellione ai tedeschi (66), gli atti di ostilità, il sabotaggio e l'ostruzionismo (67). Sulla sorte degli ufficiali trucidati (68) le autorità tedesche mantennero il più fitto mistero. Ma in seguito a vari indizi e ad esplorazioni compiute sul terreno, il Cappellano militare Padre Oliviero Sportoletti, d'accordo col parroco di Coo, Padre Michelangelo Bachera, « poté rintracciare la fossa dove erano sepolti, riesumarne le spoglie, riconoscerne una parte e seppellirle nel Cimitero cattolico di Coo, dove in seguito fu posta la seguente lapide: Piamente sottratti alle fosse di Lino poti - giacciono qui dal marzo I 945 - i resti mortali dei più che cento ufficiali italiani - che la mitraglia tedesca - clandestinamente trucidava - neU'ottobre 1943 » (69). Le spoglie riesumate furono 66, di cui solo 40 riconosciute, contenute in otto fosse comuni (70).

(64) Cfr.: Relazione di Suor Clotilde Santini, Missionaria Zelatrice del Sacro Cuore a Coo. (65) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. 367-368. (66) Da ricordare l'episodio del fante Maccarella, che tentò la fuga e venne condannato alla fucilazione: prima di morire rifiutò di essere bendato affermando di « non aver paura della morte » e incitando i compagni a odiare i tedeschi. Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito. Ispettorato dell'Arma di Fanteria. EDOARDO ScALA: « Storia delle fanterie italiane >>. Volume X: <<Le Fanterie nella seconda guerra mondiale». Tipografia Regionale, Roma, 1956, pag. 663. (67) Nel periodo della occupazione tedesca dell'isola non mancarono gesti di fierezza . Si distinsero inoltre, per abnegazione, le Suore Missionarie Zetatriei del Sacro Cuore, con a capo la loro intrepida ed eroica Superiora, Suor Tarcisia Boschiero, di sentimenti altamente religiosi e patriottici, che concesse assistenza specialmente alimentare e cooperò anche alla fuga di barche con ufficiali e soldati a bordo. (68) Secondo la Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico (cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 497) gli ufficiali italiani fucilati a Coo furono 90, compreso il Col. Leggio. (69) Cfr.: EDOARDO ScALA: op. cit., pag. 663. (7o) Cfr.: Relazione di Suor Clotilde Santini, Missionaria Zelatrice del Sacro Cuore a Coo.


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IV. - LA RESISTENZA A SIMI

L'isola di Simi dipendeva dal Comando dell'isola di Coo ed era presidiata, alla data dell'8 settembre r943, dalla 6a compagnia mitraglieri autonoma da posizione costiera, da una sezione mitragliere (2 armi) da 20 c.a. e da elementi dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza. La Marina vi aveva dislocato una stazione vedetta e una delegazione di porto. Il presidio era agli ordini del Tenente del I0° fanteria Andrea Occhipinti. L'organizzazione difensiva era concentrata su due caposaldi, quello di Buormiti e quello di Dracunda presso Simi città; elementi distaccati nei punti dominanti della costa provvedevano alla vigilanza (71). n Comando dell'isola era dislocato a Simi città. Forza totale : ISO uomini di cui 20 di artiglieria. Il IO settembre si recò nell'isola il Colonnello di S.M. britannico Turnbull, a capo di apposita missione della Commissione d'armistizio, che successivamente si recò a Rodi per prendere contatti con l'Ammiraglio Campioni, recando alcune proposte compilate dal Tenente Occhipinti per il miglioramento dell'assetto difensivo. Caduta l'isola di Rodi, cominciarono a giungere a Simi alcuni sbandati che presto ascesero a circa ISO unità, in pessime condizioni materiali e morali; furono accolti, sostenuti e opportunamente dislocati, evitando che la loro presenza destasse allarme e scoraggiamento nei componenti del presidio. Successivamente vennero trasferiti nell'isola di Coo. In quella situazione il Tenente Occhipinti adeguò e rafforzò la sistemazione difensiva nei limiti delle sue possibilità, infiammando i suoi dipendenti. Il 13 settembre, da Samo, pervenne al Tenente Occhipinti l'ordine del Generale Mario Soldarelli (Comandante la Divisione di fanteria « Cuneo >> e che, dopo la caduta di Rodi, aveva assunto il Comando Superiore delle Forze Armate dell'Egeo), di resistere ad oltranza contro tentativi tedeschi di invasione. In seguito alla resa dell'isola di Rodi, il Comando britannico del Medio Oriente era venuto nella determinazione di rinforzare varie isole tra cui quella di Si mi; il 17 settembre vi sbarcarono, fraternamente accolti, 22 commandos agli ordini del Capitano, poi Mag-

(71) Cfr.: Relazione del Tenente Andrea Occhipinti, del 10° fanteria.


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giare Lapraik (72), che concorsero, col nostro presidio, alla difesa dell'isola (73). Tra coloro che si trasferirono da Rodi, giunse il Capitano di Corvetta Corradino Corradini che era stato inviato per assumere quel Comando Marina e, sembra, anche per studiare la possibilità di installarvi una base per una squadriglia di Mas. Giunto sul posto fu dell'avviso di dover assumere anche il comando militare dell'isola e si ritenne investito di fatto di tale incarico, anche se non erano state espletate tutte le formalità ufficiali e se, come sembra, non ne fu data notizia al Tenente Occhipinti (74). Comunque di sua iniziativa, applicò un nuovo piano di difesa col criterio di difendere da posizioni elevate le zone che più si prestavano ad azioni di sbarco. Venne poi comunicato al Corradini, dal Comando dell'isola di Lero, che avrebbe ricevuto un rinforzo di circa 200 marinai. Tenuto conto che da Simi era possibile osservare e controllare i movimenti nemici partenti da Rodi e diretti a nord, tanto contro Coo quanto contro Lero, i Comandi italiano e britannico si misero d'impegno nel voler contrastarne, di comune accordo, il possesso alle forze germaniche. Sarebbero naturalmente occorsi rinforzi che non giunsero, così come non giunsero i 200 marinai promessi e il presidio, compresi' gli inglesi, rimase su di una forza di circa 200 uomini. Nel frattempo i tedeschi, riusciti il 4 ottobre ad impadronirsi di Coo, vennero nella determinazione di impossessarsi anche di Simi. Il 7 ottobre, infatti, preceduti da un violento bombardamento aereo sull'isola, vi effettuarono uno sbarco, con un procedimento in tutto simile a quello adottato per la conquista di Coo. Imbarcazioni tedesche provenienti da Rodi, infatti, dopo aver navigato la notte in convoglio al riparo della costa turca, sull'alba

(72) Cfr.: Relazione del Tenente Andrea Occhipinti. Secondo altre fonti si trattava di circa una settantina di uomini dell'Aviazione e dello Special boat Squadron. Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, vol. XVI, cit., pag. 376. (73) « Caduta Rodi, il Comando inglese del Medio Oriente stabilì di rinforzare con propri reparti di commandos e di altre truppe le isole di Simi, di Coo, di Lero e di Samo, dopo l'invio di quegli elementi che già presidiavano con i nostri la piccola Castelrosso »(cfr.: RuoGERO FANIZZA: op.cit., pag. 204). Il presidio italiano di Caste/rosso comprendeva un reparto di formazione del 9° fanteria (I plotone fucilieri rinforzato da 2 squadre mitraglieri e da I plotone mortai da 81), la 242• batteria da 75 / 27 del 36° raggruppamento e la 134.. batteria (meno due sezioni) mitragliere da 20 c.a. (74) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 377·


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del 7 si accostarono a Simi dove tentarono uno sbarco di sorpresa. Ne seguì un combattimento accanito, poiché la reazione delle nostre forze fu immediata, con alterne vicende e con una lotta che si svolse « serrata di casa in casa», al termine della quale i tedeschi furono respinti con la perdita di otto uomini, sei prigionieri e molti feriti. Il loro ripiegamento dalle posizioni inizialmente conquistate venne protetto da un attacco aereo iniziatosi alle ore 14. Perdite del presidio: 1 soldato inglese morto e 5 italiani feriti fra cui lo stesso Tenente Occhipinti; alcuni inglesi e civili feriti. Secondo il rapporto compilato dal Maggiore britannico Lapraik (( le perdite tedesche furono ,di r6 morti in combattimento, di altri 6 probabilmente uccisi dai greci, di 30 feriti e di 6 prigionieri; le perdite inglesi di 3 morti. Inoltre 7 civili greci morirono in seguito al bombardamento aereo » (75). Fallito il tentativo di sbarco - e fu l'unico fallimento verificatosi nelle isole dell'Egeo ~ i tedeschi operarono allora sull'isola massicci e pesanti bombardamenti aerei, apportandovi distruzioni notevoli. Il giorno II colpirono l'abitato di Simi distruggendolo per la maggior parte: l'incursione fu così violenta che si pensò preludesse ad un nuovo tentativo di sbarco e furono perciò adottate tutte le disposizioni per respingerlo. Ma nella notte, verso le 22, pervenne dal Comando britannico l'ordine di sgomberare immediatamente tutte le truppe del presidio, italiane e inglesi, che furono fatte imbarcare; alle 23 partirono gli inglesi e alle 24 partì su alcuni motovelieri tutta la guarnigione italiana con le sue armi al completo, con munizioni, viveri e vestiario (76), che fu inizialmente avviata nell'isola di Castelrosso. L'operazione di sgombero riuscì brillantemente e fu compiuta con tanta segretezza che il nemico - che proseguì i

(75) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 379· <<Il combattimento è durato 7 ore ... l'isola è stata data completamente sgombra dai tedeschi alle ore 14 circa. Il Comandante britannico, nell'esprimere il suo compiacimento, così scriveva: lo, i miei ufficiali, i miei soldati, porgiamo l"elogio alle truppe italiane di Simi che hanno combattuto in maniera nobile e bella nel tentativo di invasione dell'isola da parte dei tedeschi il giorno 7 ottobre 1943. Maggiore Lapraik ». Cfr.: Relazione del Tenente Andrea Occhipinti. A sua volta il Capitano di Corvetta Corradino Corradini così si espresse nella sua Relazione: <<Ore 17 (del 7 ottobre). I tedeschi hanno sgombrato Simi, lasciando otto morti, sei prigionieri ed avendo numerosissimi feriti». (76) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 381.


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suoi bombar,damenti aerei ininterrottamente fino al 22 ......,. non se ne accorse. Solo il 2 novembre si decise a sbarcarvi e a prenderne possesso (77).

V.- LA RESISTENZA A LERO (Schizzo n. 3)

L'isola (78) costituiva una importante base per sommergibili ed era dotata di officine, depositi di armi navali, di munizioni, di combustibili e di viveri, di un arsenale e di servizi vari (compreso quello per la produzione di energia elettrica). All'annuncio dell'armistizio era comandata dal Capitano di Vascello (79) Luigi Mascherpa, con sede del Comando nell'abitato di Lero. Era presidiata dalle seguenti forze e mezzi:

-

Esercito, Finanza e Milizia (8o): I battaglione del !0° reggimento fanteria « Regina »; ga compagnia mitraglieri da posizione costiera; elementi dell'Arma dei carabinieri; elementi della Guardia di finanza; 402"' compagnia mitraglieri della Milizia. In totale: poco più di r.2oo uomini; -

Marina (8r): difesa marittima e antiaerea (agli ordini del Capitano di Fregata Virgilio Spigai), costituita da 24 batterie (3 da

(77) Vi sono alcune divergenze circa l'attribuzione della responsabilità direttiva delle operazioni militari svoltesi a Simi il 7 ottobre. Si può soltanto porre in risalto la realtà di una completa identità di vedute fra i due ufficiali (Comandante Corradini e Tenente Occhipinti). Al Tenente Occhipinti venne concessa la Medaglia di Bronzo al valor militare per il suo comportamento. (78) Lunghezza massima km I), superficie kmq 53· (79) Dal 20 settembre promosso Contrammiraglio. (8o) Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Giuseppe Li Volsi, Comandante il I battaglione del I0° reggimento fanteria. (81) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: « La Marina italiana nella seconda guerra mondiale >> . Volume XVI, Roma, 1957· Pagg. da 94 a 102.


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152, 2 da 120, 4 da 102, I da 90, 14 da 76) e 49 mitragliere (3 da 37, 15 da 20 e 31 da 13,2). Le batterie di piccolo calibro assolvevano in gran parte il doppio compito antinave e antiaereo. Gli ufficiali che inquadravano le batterie erano tutti dell'Esercito; vari sbarramenti per la difesa foranea e ostruzioni; reparti di marinai e squadre an ti paracadutisti; reti semaforica, di avvistamento e del tiro; servizi logistici; forze navali effettivamente presenti a Lero: I cacciatorpediniere; III flottiglia Mas; XIV gruppo antisom.; XXXIX flottiglia dragaggio su 6 squadriglie; . 9 navi sussidiarie; 6 unità navali minori; . 8 piroscafi (fra i quali una nave frigorifera ed uno arnvato il 12 settembre); -

Aeronautica (82): I41 squadriglia da ricognizione manttlma con 12 apparecchi (dei quali 3 distaccati a Rodi), di cui 7 efficienti; circa 400 avieri (83) per la difesa ravvicinata dell'aeroporto e dei relativi impianti, dislocati nella zona di Serocampo (settore meridionale).

~

Forza totale: ufficiali 254, sottufficiali 8o7, sottocapi e comuni 5-I78, truppa 964. Totale militari 7.203, ai quali si aggiungevano 7I7 militarizzati (84). Nell'isola non erano dislocati, all'annuncio dell'armistizio, reparti tedeschi.

L'organizzazione difensiva comprendeva: - una difesa marittima; - una difesa antiaerea;

(82) Cfr.: ANGELO Lom: cc L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione 1943- 1945 » . Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, 19()1. Pag. 67. (83) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 97· (84) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 99·


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- una difesa foranea; - una di fesa terrestre, affidata all 'Esercì to, rinforzato da due compagnie di marinai e da varie squadre antiparacadutisti. La difesa terrestre « lasciava molto a desiderare, sia per la entità numerica, sia per l'armamento e per le sistemazioni difensive. Le batterie erano tutte costituite a caposaldo, ma i reticolati erano di poca efficienza, di scarsa profondità e difesi soltanto da mitragliere di piccolo calibro >> (85). L'improvviso annuncio dell'armistizio e la ricezione del proclama Badoglio sull'atteggiamento da assumere non crearono dubbi o incertezze: il Comandante dell'isola dette disposizioni per l'assun~ zione dello stato di emergenza e per il rientro in sede delle unità navali assenti. Il pomeriggio del 9 giunse notizia dei primi conflitti a fuoco a Rodi. Il Capitano di Vascello Mascherpa convocò allora i coman~ danti ed i capi servizio perché manifestassero il loro pensiero: tutti furono concordi sulla necessità di attenersi all'armistizio e agli or~ dini del Governo legale, sicuri di poter opporre valida e prolungata resistenza, tenuto anche conto che nell'isola esistevano opere forti~ ficate. La decisione fu portata a conoscenza delle truppe e vennero nel contempo rafforzati gli organi preposti alla difesa c.a. in previ~ sione di incursioni aeree tedesche. L'n settembre l'isola di Rodi si arrese e alle ore 18,30 dello stesso giorno (86) il Generale Mario Soldarelli, Comandante la Divi~ sione di fanteria « Cuneo>> (sede del Comando a Samo) dislocata nelle Sporadi meridionali e nelle Cicladi, informava di avere assunto di iniziativa, da quel momento, il Comando Superiore di tutte le Forze Armate italiane dislocate nell'Egeo e or.dinava la interruzione di ogni traffico marittimo con le zone già occupate dai tedeschi. Il Comandante Mascherpa, seguendo l'esempio del Generale Solda~ relli, assunse il comando delle forze militari marittime dell'Egeo. Tali assunzioni furono successivamente sanzionate dal Comando Supremo e dallo Stato Maggiore della Marina. Pochi giorni dopo il

(85) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 104. (86) Nei giorni seguenti giunsero notiz ie sulla caduta di Coo e sulle fucilazioni in massa di ufficiali ivi eseguite; sulla difesa di Simi, poi evacuata, e infine sulla capitolazione delle isole di Calino e di Stampalia. I tedeschi, era evidente, tendevano ad eliminare una alla volta le altre isole per concentrare i loro sforzi su Lero, dopo averla sottoposta a violenti bombardamenti aerei.


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L~ op~razioni d~lle unità italiane nel utumbr~ - ottobre 1943

Capitano di Vascello Mascherpa veniva promosso Contrammiraglio (87). All'alba del 12 settembre giunse a Lero, da Samo, una prima missione inglese accompagnata dal Tenente Colonnello Nicola Gaudioso (Capo di S.M. del Comando Divisione di fanteria « Cuneo»), per rendersi edotta delle intenzioni del Comandante dell'isola e delle necessità più urgenti. Ripartì due giorni dopo con l'assicurazione che le clausole dell'armistizio sarebbero state lealmente eseguite. Il giorno 13 giunse con una seconda missione il Maggiore lord Jellicoe, accompagnato da due tenenti, avente un compito analogo alla prima (88) e il 14, infine, una terza missione con a capo il Colonnello Turnbull, alla quale vennero forniti i dati relativi al piano di difesa e alla situazione delle forze. A richiesta del Turnbull il Comandante Mascherpa presentò varie proposte (relative anche ad altre isole) - tendenti a raddoppiare la entità delle forze terrestri e a potenziare le difese c.a. e antisbarco - che vennero trasmesse al Comando del Medio Oriente, al Cairo, con parere favorevole. Fin dal giorno 13, nel frattempo, i tedeschi avevano iniziato le . . . pnme mcurswm aeree. Ben presto, in accoglimento delle proposte fatte, ebbe inizio la collaborazione militare itaio- britannica. La notte sul r6 sbarcò a Lero un primo contingente di truppe inglesi e gli sbarchi si susseguirono nei giorni seguenti; il giorno 20, con uno scaglione che fece ascendere le forze britanniche a 2.000 uomini, giunse, col suo Stato Maggiore, il Generale Britterous, ricevuto dall'Ammiraglio Mascherpa. Il Britterous emanò il giorno stesso un ordine del giorno (allegato n. 4) alle truppe e un proclama alla popolazione (89). (87) Cfr.: Relazioni del Generale Mario Soldarelli e del Capitano di Fregata Virgilio Spigai. (88) Nella stessa giornata giunse anche il Capitano di Fregata Wolfson, della Marina britannica, insieme al Capitano di artiglieria italiano Loredano Giannotti, latore di una lettera del Generale sir Henry Wilson, Comandante le forze alleate del Medio Orienre, con la quale si avvertiva il Comandante di Lero che, dopo la caduta di Rodi, i tedeschi avevano fatto uso del nome dell'Ammiraglio Inigo Campioni, già Comandante Superiore, per impartire ordini alle forze italiane dell'Egeo. Il Wilson aggiungeva che contava di difendere Lero contro ogni tentativo di sbarco tedesco e che avrebbe mandato aiuti con la sollecitudine che gli sarebbe stata possibile. Il Comandante Wolfson, nel corso della visita, si rese conto delle deficienze esistenti nella difesa dell'isola. (89) Prima della emanazione del proclama sorse qualche contrasto fra l'Ammiraglio Mascherpa e il Generale Britterous, che nella prima stesura del proclama aveva affermato di essere giunto per <<occupare l'isola ». Alla oppo-


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Seguirono il 22 settembre quattro cacciatorpediniere, di cui uno greco, con a bordo un migliaio di uomini armati ed equipaggiati, una parte dei quali venne inviata in altre isole. Infine ebbero luogo, in seguito, altri sbarchi (9o). Nella giornata del 26 l'aviazione germanica che, salvo la incursione effettuata il 13, si era limitata a voli di ricognizione e di disturbo, effettuò una improvvisa e pesante azione di bombardamento che produsse gravi danni; fu anche colpita una nave britannica e circa duecento uomini andarono per·duti. Con tale azione ebbe inizio l'assedio della base navale .da parte delle forze aeree germaniche, che da quel giorno condussero una sistematica opera di smantellamento dei perni difensivi dell'isola; azioni collegate fra di loro e perfettamente aderenti ad un piano prestabilito. I bombardamenti proseguirono ininterrotti per cinquanta giorni conseguendo decisivi risultati materiali (91 ). Ad aggravare la situazione di Lero contribuì la caduta delle isole di Coo, di Levita (92) e di Calino (93), che erano venute a costituire per i tedeschi delle buone sizione dell'Ammiraglio il quale gli fece presente che il Dodecaneso era territorio italiano non occupato in seguito ad azione militare come altri territori, e che lo stesso Generale Wilson aveva scritto che le truppe britanniche sarebbero giunte per << cooperare con il presidio italiano », il Britterous si persuase e modificò in tal senso il suo proclama. Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 145· (9o) Le forze britanniche affluite nell'isola ascesero in totale a 4 battaglioni di fanteria, artiglieri, segnalatori, genieri e altre specialità. Complessivamente poco meno di 4.000 uomini. Fra il 17 settembre e il 2 ottobre giunsero a Lero la compagnia comando della 234a Brigata britannica e il 2° << Royal Irish F usiliers », con una compagnia del 2° « Royal W est Kents >>. Il 4 novembre fu inviato il 4° « Bluffs », la cui compagnia comando però si perdette in mare durante la traversata, e infine il 1° « Kings Own ». Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 276, nota (r) e Relazione del Generale sir Henry Wilson, Comandante in capo delle forze del Medio Oriente, dal r6 febbraio 1943 all'8 aprile 1944, pubblicata nel Supplement n. 37786 to the « London Gazette » del 12 novembre 1946, riportata nel citato volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare, pag. 487. (gr) «In cinquanta giorni l'isola subì oltre 200 bombardamenti», che portarono al « sistematico e progressivo sgretolamento della difesa». Cfr.: R uccERO FANIZZA: op. cit., pagg. 2rr e 212, e Relazione del Capitano di Fregata Luigi Borghi, Capo di S.M. dell'Ammiraglio Mascherpa. (92) Nell'isola di Levita era dislocata una stazione vedetta della Marina, il cui personale oppose una certa resistenza all'equipaggio di una cannoniera tedesca che la occupò ai primi di ottobre. (93) L'isola di Calino era presidiata dalla 9a compagnia mitraglieri costiera e da due batterie da 75 / 27/ o6 del XXX gruppo del 36° raggruppamento di 36. - U.S.


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piattaforme di partenza. Particolarmente grave la caduta di Calino, che con Lero faceva sistema. Proseguirono tuttavia a Lero, col massimo impegno, i preparativi per la difesa. Dopo una visita effettuata nell'isola, verso la fine di ottobre, dal Capo del servizio operazioni britannico del Medio Oriente per rendersi conto delle sue necessità, il 6 novembre (94) giunsero il Maggior Generale Hall e il Brigadiere Generale Tilney, dell'Esercito britannico; il primo con l'ordine di assumere il comando di tutte le forze britanniche dislocate in Egeo ed il secondo quello della base di Lero, in sostituzione del Generale Britterous. Il provvedimento venne motivato dalla necessità di far partecipare quest'ultimo ad una importante riunione al Cairo, alla quale avrebbe dovuto prendere parte anche l'Ammiraglio Mascherpa, che declinò l 'invito (95). Il nuovo comandante britannico, Gen. Tilney, si dimostrò uomo di azione, molto energico e preparato; effettuò frequenti ispezioni e si tenne a contatto con i comandanti di reparto per confermare la necessità di prepararsi ad una difesa ad oltranza. Predispose un piano ispirato alla opportunità di affidare alle truppe italiane la difesa delle coste, da non abbandonare per nessuna ragione e di integrarla con il sostegno di contingenti britannici alcuni elementi dei quali sarebbero stati tenuti a disposizione come elementi di manovra. In conseguenza i reparti italiani dell'Esercito (poco più di 1.200 uomini) furono dislocati nelle predisposte difese fisse costiere col compito di resistenza a oltranza, mentre la difesa mobile venne affidata a piccoli reparti britannici dislocati in posizione arretrata (96). artiglieria a cui si erano aggiunti, il 20 settembre, circa 200 uomini di un contingente inglese, che però vennero ritirati e trasferiti a Lero ai primi di ottobre, non essendo stato possibile ottenere altri rinforzi. Il 7 l'isola venne occupata dalle fone germaniche; il presidio italiano, catturato e disarmato, venne in gran parte trasportato nell'isola di Coo, già occupata dal nemico. (94) Cfr.: Relazione del Capitano di Fregata Luigi Borghi. (95) Il Britterous, « vecchio tipo di coloniale vissuto per molti anm m India ... non era assolutamente all'altezza della situazione»; portato com'era « a curare dettagli di scarsa importanza Jl anziché ad « approfondire il problema della difesa dell'isola ». In effetti, non valutando la minaccia incombente dall'isola di Calino, non sollecitò un efficace intervento di forze aeronavali britanniche se non altro per disturbare i convogli e il lavoro di preparazione che le fone germaniche andavano effettuando per l'attacco a Lero. Cfr.: Relazione del Capitano di Fregata Luigi Borghi. Il Generale Hall, a sua volta, lasciò l'isola l'u novembre diretto a Samo, senza avere esplicato fino a quel giorno alcuna mansione attiva. (SJ6) Per effetto di tale decisione si verificò il grave inconveniente che du-


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Vennero perciò adottati i conseguenti provvedimenti e furono anche armati gli equipaggi delle navi affondate o sinistrate e il personale dell'aviazione. « Tutto fu utilizzato ... Quello che mancava erano delle masse di manovra consistenti e di ciò forse ne va fatta colpa al generale inglese il quale, malgrado il consiglio dato dal Comando italiano, ha preferito impiegare buona parte delle sue forze per integrare la difesa della costa anziché mantenerle al centro di ogni settore, pronte ad intervenire dove occorreva >> (97). I comandi tattici vennero così stabiliti: quello italiano nella sede protetta di Gonia, ad ovest di Portolago, e quello britannico in una caverna di Monte Meraviglia. Alla vigilia dello sbarco tedesco (98) l'efficienza complessiva della difesa marittima, in seguito alle azioni aeree, si era ridotta al 70 per cento per le batterie antinavi e al 25 per cento per le batterie antisbarchi; quella contraerea, duramente provata per l'enorme consumo di munizioni, si era ridotta ai due decimi di quella esistente al momento dell'annuncio dell'armistizio. I capisaldi erano presidiati da scarse forze, salvo quelli delle batterie; antistante ad essi una sola linea di reticolato poco efficiente (99). Nonostante gli incessanti bombardamenti, il morale delle truppe si era mantenuto elevato. Sulle forze effettivamente operanti, indipendentemente da quelle delle batterie, si poteva inizialmente contare su circa 2.000 inglesi e 1.500 italiani.

*** Le unità navali germaniche vennero avvistate, con rotta nord, verso le ore 3 del 12 novembre, provenienti dai porti di Coo città,

rante gli ultimi giorni di lotta solo una parte delle truppe italiane poté essere effettivamente impegnata in combattimento. (97) Cfr.: Relazione del Capitano di Fregata Luigi Borghi. (98) Le forze tedesche presenti nel settore dell'Egeo al 17 settembre 1943 erano le seguenti: a Rodi, due divisioni e tre battaglioni da fortezza; a Scarpanto, un battaglione granatieri; a Kythera e Antikythera, un battaglione da fortezza; a Volo e Melos, tre battaglioni da fortezza; a Lemnos, tre battaglioni da fortezza. Cfr. : << Kriestagebuch des O.K.W. », volume III (r 0 gennaio 31 dicembre 1943). Editori Bernard & Graefe, Frankfurt am Main, 19(}3. Pag. III5· (99) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. da 212 a 219.


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Marmari (Coo) e Calino (10o). La maggior parte dei natanti, favorita da una leggera bassa foschia, si diresse verso le insenature nordorientali e centrali, mentre altri, diretti verso la costa occidentale, investiti dal fuoco di una nostra batteria, invertirono la rotta e si allontanarono. Il grosso del convoglio, frazionato in quattro gruppi, si diresse in corrispondenza della costa nord (baia di Blefuti e baia della Palma); verso la costa nord- orientale tra le punte Pasta di Sopra e Pasta di Sotto; verso la costa a levante di Monte Clidi (baia del Grifo) e la costa ad est di Monte Appetici. Le forze dell'isola, che già erano in assetto di emergenza, vennero immediatamente poste in allarme: non ui fu sorpresa. Verso le ore 5 e cioè ancora al buio, i tedeschi iniziarono le operazioni di sbarco, contrastati dal tiro delle batterie antinave ( 101 ). Nel settore settentrionale alcuni natanti vennero affondati; altri respinti; altri, infine, appoggiati validamente dall'azione, riuscirono a fare sbarcare le forze per la costituzione di piccole teste di sbarco (102). Gruppi .di marinai e reparti inglesi si impegnarono ricac(10o) Per l'occupazione di Lero i tedeschi avevano predisposto l'operazione 11 Leopard ». L'ordine di dar corso allo sbarco il giorno 12, appoggiato da due caccia e due torpediniere ex italiani, da alcune motodragamine e motosiluranti e probabilmente da un sommergibile, venne dato alle 22,30 dal Comando Gruppo Armate S.E. Il convoglio comprendeva 5 unità varie, 6 cannoniere ausiliarie, 2 motopescherecci armati, 3 motozattere, 25 mezzi da sbarco e I piroscafo. Cfr.: Relazione della Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico, compilata sulla base dei documenti ufficiali tedeschi catturati in Germania, pubblicata in stralcio nel citato volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare, pag. 502. (ror) Secondo la Relazione della Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico, compilata sulla base dei documenti ufficiali tedeschi catturati in Germania e pubblicata in stralcio nel citato volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare (pag. 503), la prima ondata sbarcò alle ore 03>30 del 12 (baia di Alinda, baia della Palma costa nord, a levante dell'abitato di Lero e sulla costa sud di Guma, nella baia di Drimona). La seconda ondata sbarcò dopo la occupazione della baia di Alinda. Costituzione delle ondate: - prima ondata: 2 battaglioni e 1 compagnia a nord della baia di Alinda, r battaglione nella baia della Palma, r compagnia a levante dell'abitato di Lero, un battaglione e un plotone genio pionieri sulla costa sud di Gurna; - seconda ondata: batterie da campagna, armi pesanti di fanteria, una batteria antiaerea e vari cannoni anticarro. Obiettivo delle forze: occupare il centro dell'isola e poi concentrarsi dapprima al sud e quindi al nord. Per tutte le forze sbarcate: sostegno dell'aviazione. (102) Sulla entità delle forze tedesche sono state indicate cifre discordanti: secondo quanto è riportato nel citato volume XVI dell'Ufficio Storico della « Taifun >> (Tifone), già


Gli avvenimenti in Egeo

ciando il nemico in qualche punto e riprendendo una batteria (1a P.L. 888) della baia di Blefuti, momentaneamente abbandonata. Ma non riuscirono a rigettare le forze sbarcate che vennero anzi sostenute da nuovi elementi che avevano preso terra nella parte settentrionale della baia del Grifo, minacciando la batteria « Ciano >> di Monte Clidi che, sebbene duramente colpita, continuò a far fuoco, prima con tre pezzi efficienti e poi con due, finché verso le ore 14 fu nella impossibilità di reagire. Nel settore centrale nuclei tedeschi, sebbene contrastati dal fuoco della batteria « Lago » presero terra a levante di Monte Appetici ove si svolsero combattimenti con alterne vicende: intervenne anche una compagnia britannica che dovette ritirarsi dalla lotta a causa delle perdite subite (103). La situazione venne complicata da un lancio di paracadutisti (circa 400 uomini), effettuato sulla regione centrale, alle ore 13,27 dello stesso giorno (ro4); nel corso dell'azione alcuni aerei da trasporto vennero abbattuti dalla reazione contraerea della difesa. Con l'arrivo di queste nuove forze il settore centrale, .a causa della mancanza ·di riserve a nor.d già tutte impegnate, dové parare da solo la nuova minaccia; ne risultò che l'azione contro i paracadutisti non fu immediata né vigorosa, ed essi poterono infiltrarsi tra le posizioni tenute dagli inglesi e raggiungere Monte Rachi, minacciandovi una batteria che vi era in posizione; furono poi contenuti

Marina Militare (pag. 276, nota 1) si sarebbe trattato di circa 4.500 uomtm: 3.6oo di fanteria e 550 paracadutisti e circa una ventina di pezzi di artiglieria dei vari tipi. Stando, invece, alla Relazione della Divisione Storica dell' Ammiragliato britannico (pag. 502 del citato volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare), i tedeschi impiegarono complessivamente 1.724 uomini, compresi i paracadutisti. ( 103) In merito allo sbarco nella zona di Monte Appetici, sembra vi sia stata divergenza di vedute fra il Comando italiano e il Gen. Tilney, il quale considerando tale sbarco un semplice diversivo, non ritenne di dover distogliere fon::e per fronteggiarlo adeguatamente. E' certo che in quel settore l'impiego delle forze britanniche, nonostante le pressioni dell'Ammiraglio Mascherpa, risultò tardivo e non deciso. Cfr. : Relazione del Capitano di Fregata Luigi Borghi. (104) In effetti il lancio dei paracadutisti (un battaglione) era stato previsto in due scaglioni, fra le 5 e le 7 del 12 sull'istmo centrale dell'isola, ma a causa dell'intenso fuoco di artiglieria della difesa e in conseguenza del ritardo negli sbarchi fu rinviato alle 13,27. Cfr. : citata Relazione della Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico, riportata in stralcio nel volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare, pag. 503.


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da gruppi di marinai. Chiaro il tentativo delle forze tedesche di tagliare la piazza in due tronconi, nell'intento di separarne le forze. L'azione di bombardamento aereo proseguì intanto senza tregua, con l'impiego di centinaia di apparecchi. Tuttavia, alla fin e della prima giornata, non furono conseguiti dai tedeschi seri successi. La notte sul 13 novembre il Generale Tilney venne nella determinazione di contrattaccare al mattino tra le baie di Alinda e di Gurna e nella zona di Monte Appetici, per arrestare i paracadutisti nella regione di Monte Rachi; ma verso l'alba questi attaccarono il· Comando del I battaglione del ro~ fanteria, a nord- est di Monte Meraviglia, venendone respinti; l'episodio indusse il Gen. Tilney a procrastinare la preordinata azione di contrattacco. Nella giornata i tedeschi riuscirono a sopraffare le difese nella zona di Monte Appetici e Monte Clidi, determinando una situazione che cominciò a destare serie preoccupazioni, ciò che indusse il Comando italiano a chiedere a Samo, al Generale Mario Soldarelli, l 'invio con urgenza di almeno 8oo uomini di rinforzo; a sua volta il Gen. Tilney, giudicando la situazione ottimistica, preparò per il mattino successivo un contrattacco, utilizzando tutte le forze disponibili. Il giorno 14 la lotta divampò furiosa, mentre una pesante e violenta azione aerea nemica si abbatteva sull'isola; ebbe altresì luogo il progettato contrattacco tendente alla eliminazione dei paracadutisti nel settore centrale, ma con improvvisa decisione il Gen. Tilney distolse una parte delle forze ad esso destinate per inviarle a sostegno delle truppe impegnate nella zona di Monte Appetici (ro5). Con tale spostamento le forze contrattaccanti nella zona di Monte Rachi risultarono insufficienti: l'azione si risolse in un completo insuccesso anche per la resistenza opposta dai paracadutisti sostenuti dall'aviazione. Nel pomeriggio nuovi lanci di paracadutisti vennero effettuati nel settore centrale. Più a nord, invece, le forze britanniche riconquistarono la batteria « Ciano >> di Monte Clidi (occupata dai tedeschi il 13); sostenute da marinai italiani contennero il nemico nella zona compresa fra le baie di Palma e di Blefuti. Nella giornata furono catturati 230 prigionieri e a sera giun(105) « La non eliminata minaccia tedesca del Monte Appetici fece forse decidere il Gen. Tilney a rinunciare al contrattacco generale secondo il con· cetto iniziale e a far fiancheggiare il contrattacco da sud da un contrattacco contro le posizioni tedesche del Monte Appetici >> . Cfr.: VIRGILIO SPIGAI: « Lero (Risposta al signor C.S. Forester) >> . Soc. ed. Tirrena, Livorno, 1949. Pag. 230 .


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sero da Samo rinforzi in misura molto modesta (r8o uomini); solo in un tempo successivo ne giunsero altri 400. Un nuovo contrattacco venne sferrato all'alba del 15, sostenuto da due cacciatorpediniere inglesi e da tutte le batterie in grado di intervenire, ma i tedeschi, padroni dell'abitato .di Lero e dei dintorni, ripresero le loro azioni aeree e riuscirono a sbarcare altre truppe nel settore settentrionale (tra Punta Pasta di Sopra e Punta Pasta di Sotto), richiaman<io verso quel settore le truppe che erano state spostate in quello centrale. Attaccarono quindi il castello di Lero, occupandolo dopo strenua difesa da parte di un nucleo di marinai italiani. Altri reparti tedeschi attaccarono le posizioni di Monte Meraviglia e ampliarono l'occupazione tra le baie di Alinda e di Gurna, riuscendo a congiungersi con quelli operanti nel settore settentrionale. La situazione ormai precipitava e si avviava all'epilogo. Il Gen. Tilney, che in un primo tempo aveva respinto la proposta di sferrare un contrattacco generale con tutte le forze italiane, a sera, preoccupato per lo sviluppo assunto dalle azioni germaniche, dava ordine al Ten. Col. Li Volsi, coman<iante il Iji0°, <ii organizzare, anche con gli elementi disponibili della Marina e dell' Aeronautica, una linea di resistenza suJla posizione posta in corrispondenza del « trincerone » ( ro6), ma tale ordine mo<iificò in seguito, affi<iando alle truppe italiane altra fronte a nord- ovest di Portolago. Le forze germaniche però continuarono a progredire nonostante i contrattacchi e il fuoco <ielle batterie, sempre sostenute da violente azioni aeree (ro7). La battaglia infuriò anche il r6 novembre a Monte Meraviglia e a Porta Vecchia, sulla via di Portolago; numerosi inoltre i tentativi per arginare il nemico irrompente <ia ogni direzione.

*** L'Ammiraglio Mascherpa rifiutò decisamente una prima richiesta di resa <iel presidio italiano, fattagli da un ufficiale tedesco alle

(ro6) Unica opera di fortificazione campale esistente: trincea lunga 150ad est del passo dell'Ancora (Porta Vecchia), ad ovest e sud- ovest di Lero. Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 104. (ro7) «Fino alla notte del 15 giunsero altri rinforzi dall'isola di Samo, ma ogni sforzo era vano. Tutto era sconvolto dai terribili bombardamenti ». Cfr.: Relazione del Ten. Col. Giuseppe Li Volsi. 200 metri scavata sulle pendici settentrionali di quota 75


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12,30 del r6, e la difesa, sebbene ridotta ai suoi ultimi episodi, continuò ancora, tenace. Verso le 17,30, quando la pressione delle forze tedesche su Monte Meraviglia - sede del Comando britannico e di alcuni organi del Comando italiano - si era fatta serrata, il Gen. Tilney decise di arrendersi e inviò al Comando italiano l'ordine di sospendere ogni attività bellica. Quindi, accompagnato, quale prigioniero, da ufficiali tedeschi, si recò dall'Ammiraglio Mascherpa per comunicargli personalmente la sua decisione « di non aver potuto continuare più oltre la lotta » e che sentiva di dover ringraziare tutti gli italiani per il «valoroso contributo e la fraterna collaborazione» (108). In effetti la capitolazione ufficiale, secondo i tedeschi, avvenne alle ore 23.59 del giorno r6, ed essi proseguirono i bombardamenti aerei anche dopo l'ordine impartito dal Comando dell'isola di sospendere la resistenza (109). Il Generale Tilney pose una sola condizione : far giungere a Lero una nave- ospedale per trasportare altrove i feriti. Venne accettata dai tedeschi previa assicurazione che il viaggio della nave non sarebbe stato disturbato (no). La battaglia di Lero era finita e con gravi perdite, sulle quali peraltro non si hanno finora dati sicuri (In). Le perdite delle forze britanniche furono di circa 6oo morti oltre i prigionieri, compresi in essi i feriti; il numero degli scampati non superò i 250 (u2). Le perdite delle forze tedesche furono di 520 tra morti, feriti e dispersi, 5 motozattere, 1 trasporto e 5 mezzi da sbarco, oltre a r6 aerei ( u 3). Le perdite delle forze dell'Esercito italiano che - come si è visto - non erano state impegnate nella loro integrità ---..,. ascesero a (108) Cfr.: Relazione del Ten. Colonnello Giuseppe Li Volsi. (109) Cfr. la già citata Relazione della Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico, riportata in stralcio nel volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare alle pagg. 503 e 50S· (1 10) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagina 263. (u1) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagina 279. ( 112) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI cit., pagina 276, nota ( 1 ). (u3) Cfr.: la citata Relazione della Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico, riportata in stralcio a pag. 505 del citato volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare.



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GLI AVVENIMENTI

A LE RO (12- 16 novembre 1943) SCALA APPROSSIMATIVA l, 60.000


Schizzo n. 3



Gli avvenimenti in Egeo

3 ufficiali morti e 2 feriti, a 12 sottufficiali e truppa morti e r6 feriti (II4), oltre ad un numero imprecisato di dispersi. Per le perdite della Marina « i deceduti dalla data dell'armistizio a quella della resa, cifra che deve ascriversi quasi esclusivamente ai bombardamenti » furono (( 5 ufficiali e 67 uomini; a questi si dovrebbe aggiungere un'aliquota dei 164 dispersi di Lero, cifra che logicamente si estende ad un periodo più ampio e comprende molte e disparate cause, tra le quali anche i bombardamenti aerei e i combattimenti » (II5)· Furono complessivamente catturati dai tedeschi 201 ufficiali e 3.000 soldati britannici, 351 ufficiali (compreso l'Ammiraglio Mascherpa) e 5.ooo sottufficiali e militari di truppa italiani - carabinieri, soldati, marinai, avieri, finanzieri e militi - (u6). Furono infine fucilati dai tedeschi, nel corso dei combattimenti o presso le batterie, 12 ufficiali dei quali i seguenti dell'Esercito (II7): - Capitano di fanteria Eligio Radice; - Tenente di artiglieria Antonio Lo Presti (della batteria PL 2II); - Tenente di artiglieria Daniele Pieri (della batteria « Ciano »); - Sottotenente di artiglieria Antonio Quaranta (della batteria 899); - Sottotenente di artiglieria Ferruccio Pizzigoni (della batteria « Ciano »); - Sottotenente di artiglieria Fedele Atella (della batteria PL 2II); ~ Sottotenente di artiglieria Marco Mosca (della batteria << Ciano » ). (n4) Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Giuseppe Li Volsi, e volume XVI citato dell'Ufficio Storico della Marina Militare, pag. 279. (u5) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, citato, pag. 279· (116) Cfr.: la citata Relazione della Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico, riportata in stralcio a pag. 505 del citato volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare. (u7) E alcuni della Marina: Capitano di Fregata Vittorio Meneghini, Sottotenenti di Vascello Edoardo Gardone, Luigi Falzari e Massimo Calabrese. Venne anche fucilato il Centurione della Milizia, Calise, Comandante b 402a compagnia mitraglieri. Cfr.: Relazione del Capitano di Fregata Luigi Re e Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 333·


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Cadde in combattimento il Sottotenente di artiglieria Corrado Spagnolo e venne ferì to gravemente il Capitano di artiglieria Werther Cacciatori (comandante la batteria PL 127). Vennero conferite le Medaglie d'Oro al valor militare: - alla memoria: al Capitano di Fregata Meneghini e ai Sottotenenti Spagnolo e Pizzigoni; - ai viventi: al Capitano di artiglieria Cacciatori e al Cappellano militare, Sacerdote della Compagnia di Gesù, Tenente Igino Lega. Il 17 dicembre gli italiani furono riuniti in campo di concentramento presso l'aeroscalo e invitati a scegliere una delle tre condizioni: adesione alle forze tedesche, impegno di lavoro a favore di esse, internamento in Germania. Quasi tutti rifiutarono le due prime condizioni e scelsero l'internamento che costò loro nuovi sacrifici. L'Ammiraglio Mascherpa venne deportato in Germania (n8). Le cause della caduta di Lero furono molteplici e da ricercarsi nella inadeguata difesa contraerea, nella mancanza di una energica azione aeronavale sin dall'inizio, nell'assenza di una serrata e dinamica unità di direzione e di comando durante tutta la battaglia; sopra tutte, infine, n eli 'impiego di imponenti forze aeree da parte germanica, che tutto distrussero. Un particolare posto d'onore spetta a Lero nella nuova storia d'Italia (rr9).

*** Sul comportamento delle forze dell'Esercito a Lero così si espresse l'Ufficio Storico della Marina Militare (12o): (u8) Trasportato successivamente in Italia, fu giudicato da un tribunale della Repubblica Sociale e condannato a morte il 22 maggio 1944. La sentenza venne eseguita il successivo giorno 24. In merito alle sue doti morali e militari e alla saldezza della sua azione di comando, così si espresse il Capitano di Fregata Virgilio Spigai: << ••• I combattenti di Lero tutti, di ogni arma e non armati, lo salutano con le semplici parole del Grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel: Onore a Lui, onesto e prode marinaio d'Italia>>. Cfr.: VrRGILIO SPIGA!: op. ci t., pag. 28r. Alla memoria dell'Ammiraglio Mascherpa venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. (1 19) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, citato, pag. 28o. (r2o) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, citato, pag. 3o6.


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« Ricorderemo ... nuovamente l'impulso dato » (dal Ten. Col. Giuseppe Li Volsi) « nel preparare, con gli scarsi mezzi disponibili, un'efficace difesa contro gli sbarchi, la paziente tenacia con la quale gli uomini sopportarono una vita che non offriva che gravi disagi ed ancor più gravi pericoli; la cor.diale fattiva collaborazione col Comando e con le truppe inglesi, il valoroso contegno in combattimento dei reparti che sono venut~ a contatto diretto col nemico; le insistenze per ottenere la revoca dell'ordine inglese di rimanere nelle posizioni assegnate alla difesa e poter quindi prendere parte attiva al combattimento manovrato; l'ardita personale azione con la quale il Ten. Col. Li Volsi si è sottratto alla cattura da parte dei tedeschi che avevano accerchiato il suo posto di comando». E ancora: << lo sfavorevole esito finale non diminuisce un merito che non si può frazionare attribuendolo a singole persone, a singoli reparti o a singoli servizi, ma va decretato in blocco a quello che è stato veramente un blocco .di volontà cementato dall'amore di Patria». « Una sola eccezione sentiamo di dover fare all'apprezzamento collettivo, ed è per ricordare l'alto valore morale e professionale di cui hanno dato prova i comandanti delle batterie che, essendo ufficiali di complemento di artiglieria richiamati, appartenendo cioè ad una Forza Armata diversa da quella dei loro superiori e dei loro dipendenti, hanno dato magnifica prova dell'alto rendimento di cui è capace, in un buono inquadramento, questa benemerita categoria di ufficiali >> ( 121 ). Non mancarono i riconoscimenti ufficiali in merito alla resistenza a Lero. Fra i principali, la segnalazione al Comando Supremo da parte del Generale Mario Soldarelli: « n. 1/ 1752. Dopo 50 giorni d'assedio Lero è caduta in mani tedesche alt Comportamento truppe italiane est stato durante tutta la battaglia fermissimo alt Batterie hanno sparato fino al momento in cui Comando inglese ha chiesto la resa alt IIIOI7JI. Generale Soldarelli ». Risposta del Comando Supremo: « 18 novembre 1943· n. 3043 / Op. Riferimento tele 1752 alt Ho appreso con fierezza eroico comportamento truppe italiane Lero cui magnifica resistenza protrattasi per cinquanta giorni ho sempre seguita et altamente apprezzata alt Generale Ambrosia ». A sua volta, in data 22 novembre, con suo ordine del giorno, il Capo di S.M. dell'Esercito dava notizia del telegramma n. 1/ 1752 (1 21) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, ,·olume XVI, citato, pag. 278.


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del Generale Soldarelli a tutti i reparti del rinascente Esercito italiano e « additava l'eroico comportamento del Presidio di Lero come esempio da seguire c come prova concreta di persistenza di alto spirito militare » (122). Sintomatico, infine, il messaggio del Generale Wilson, Comandante in capo alleato del Medio Oriente, al Primo Ministro britannico Winston Churchill, in data 17 novembre 1943: « Lero è caduta, dopo eroici combattimenti contro preponderanti attacchi aerei. E' stata un'azione intermedia tra il successo e la sconfitta. Ben poco sarebbe bastato a inclinare la bilancia a nostro favore, e a portare un trionfo. Abbiamo invece patito un rovescio le cui conseguenze sono fin troppo evidenti ... Quando assumemmo il rischio in settembre, lo facemmo con gli occhi ben aperti. E tutto sarebbe finito bene, se avessimo potuto prendere Rodi. Confido che un giorno venga la nostra volta di eseguire un'operazione con la bilancia a nostro favore fin dagli inizi» (123).

VI. - AVVENIMENTI NELLE SPORADI MERIDIONALI E NELLE CICLADI

All'annuncio dell'armistizio le Sporadi meridionali (isole di Samo, N icaria e Furni) e le Cicladi (eccettuata l'isola di Milo che rientrava nella giurisdizione delle forze tedesche), erano presidiate dai reparti della Divisione di fanteria «Cuneo ». Ad eccezione dei presidi di Samo (124) e di Sira (125), quelli (122) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, citato, pag. 6oo.

(123) Cfr.: bmEM, pag. 6oo. (124) Comprendeva il Comando della Divisione <<Cuneo», 1'8° reggimento fanteria con i battaglioni l e II e una compagnia mitraglieri, un battaglione arditi divisionale, il VI battaglione mortai, la 6"' compagnia cannoni c.c., il reggimento artiglieria da campagna su tre gruppi e una batteria da 20 c.a., la 24& compagnia mista artieri, la 6• compagnia trasmissioni, la 19Asezione fotoelettrica, tre stazioni vedetta della Marina, la 24• legione milizia (affluita a fine agosto) ed elementi dei servizi. (125) Comprendeva il Comando del reggimento fanteria, il II battaglione meno la 6• compagnia, 1 compagnia mortai, 1 compagnia cannoni c.c., I sezione carabinieri, r Comando Marina con 4 pezzi da 76/ 40 e 4 pezzi da

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delle altre isole erano di modesta consistenza (126): vi erano stati insediati più che altro per ragioni di prestigio e con funzioni di semplice vigilanza. Le isole di Samo, Nicaria e Furni erano poste alle dirette dipendenze operative del Comandante la Divisione; le altre (in totale 17), dipendevano dal Comandante il reggimento fanteria, di sede a Sira, che a sua volta faceva capo al Comando Superiore Forze Armate .dell'Egeo.

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*** Proposte dirette a rivedere la dislocazione dei reparti della divisione tanto frazionati e ad abbandonare le isole minori a vantaggio delle più importanti, non erano state accolte dal Comando Superiore dell'Egeo ( 127). GLI AVVENIMENTI A SAMO.

Rispetto alla estensione dell'isola avente uno sviluppo costiero di circa 16) chilometri, le forze preposte alla sua difesa non apparivano sufficienti; incompleti, inoltre, erano gli organici dei reparti, il cui morale si manteneva buono. All'annuncio dell'armistizio una parte delle truppe dislocate a Samo era impegnata in operazioni contro i partigiani che negli ultimi 76 j 17 e I stazione vedetta collegata otticamente con altra dislocata sul vicino isolotto di Gaidaro. ' (r26) In particolare: Nicaria, r compagnia fucilieri, I plotone mitraglieri e 2 stazioni vedetta della Marina; Furni, I squadra fucilieri; Amorgo, I compagnia fucilieri; Andro, il III battaglione dell'8° reggimento fanteria meno due compagnie e I stazione vedetta della Marina; Anafi, 1 plotone fucilieri e I stazione vedetta della Marina; Antinori, I plotone fucilieri; Kea, 1 compagnia fucilieri meno un plotone e 2 stazioni vedetta della Marina; Micono, r plotone fucilieri e I stazione vedetta della Marina; Nasso, I battaglione del 7° reggimento fanteria meno due compagnie e I stazione vedetta della Marina; Nio, I compagnia fucilieri meno due plotoni; Paro, I compagnia fucilieri; Policandro, I plotone fucilieri e I stazione vedetta della Marina; Santorino, comando III battaglione del 7° reggimento fanteria e roa compagnia meno un plotone, I2a compagnia mortai e I stazione vedetta della Marina; Serifo, I plotone fucilieri e 2 stazioni vedetta della Marina; Sichino, I plotone fucilieri; Sifno, I compagnia fucilieri meno due plotoni e r stazione vedetta della Marina; Termia, 3 squadre fucilieri; Tino, I compagnia fucilieri meno un plotone e I stazione vedetta della Marina. (I27) Cfr.: Relazione del Generale Mario Soldarelli.


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tempi avevano intensificato i loro atti di ostilità. Furono subito emanati or·dini per sospenderle, tenere le truppe alla mano e prendere contatto con le autorità civili per promuovere la massima collaborazione. Nonostante fosse stato impartito l'ordine di cessazione delle ostilità, nel pomeriggio del 9 giunse notizia che nell'isola di Nicaria i partigiani avevano attaccato: la situazione poté essere ristabilita solo il giorno ro con l'invio di rinforzi. Il mattino dell'II pervenne un radiogramma del Comandante Superiore dell'Egeo col quale preavvisava che, in vista della breve prevedibile durata della resistenza a Rodi, il Generale Soldarelli avrebbe dovuto assumere anche il comando delle isole Cicladi, per le quali era stato autorizzato il concentramento dei presidi delle isole minori in quelle maggiori, per non essere sopraffatti dalle forze tedesche sempre preponderanti. In particolare, il concentramento si sarebbe dovuto effettuare sulle isole di Nasso, Santorino e Sira. Per effetto di tale comunicazione, il Generale Soldarelli alle r8,30 circa dell'n assunse il comando delle Forze Armate dell'Egeo e diede ordine a quelle delle isole Cicladi, di Lero, Coo e Stampalia, già direttamente dipendenti dal Comando Superiore, di opporre « resistenza ad oltranza contro qualsiasi tentativo da parte tedesca» (128). Lo stesso giorno I I giunse a Vathy (Samo) la prima Missione britannica (Col. Pawsen), inviata dal Comando in capo del Medio Oriente, alla quale fu esposta la reale situazione del momento c data assicurazione di leale collaborazione. Mentre le relazioni con gli inglesi e con i partigiani locali miglioravano di giorno in giorno, il 14 settembre il Colonnello Luigi fanteria e del presidio di Sira, comunicava Gino, comandante del di aver ricevuto una Missione germanica e chiedeva al Gen. Soldarelli se fosse disposto a riceverla. Alla richiesta venne risposto con un rifiuto. Verso la fine di settembre sbarcò a Samo un primo contingente britannico (circa 6oo uomini) unitamente al Generale Baird in veste di comandante di tutte le truppe dell'isola, che insediò subito un Governo provvisorio ellenico. In seguito si aggiunsero due compagnie di paracadutisti greci. A partire dalla metà di ottobre ebbe inizio un periodo difficile a causa degli attacchi aerei nemici e degli allarmi per probabili sbarchi, verificatisi con molta frequenza, mentre si accrebbero le difficoltà di vita del presidio per mancanza di carne, vino e altri generi

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(128) C(r.: Relazione del Generale Mario Soldarelli.


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ed anche per l'atteggiamento ostile accentuatosi da parte dell'elemento ellenico del luogo. Frattanto, durante il mese di ottobre, sbarcarono nell'isola altri contingenti britannici. Alla fine del mese di ottobre il totale delle forze britanniche poteva essere valutato in circa 2.000 uomini (129) che concorrevano a mantenere l'efficienza delle opere difensive dell'isola, che veniva constantemente incrementata. L'u novembre si trasferì a Samo, da Lero, il Generale Hall, comandante le forze alleate dell'Egeo, al quale il Gen. Soldarelli espose la situazione ponendo in rilievo che le deficienze nell'isola si erano accresciute specie in seguito all'invio a Lero di una batteria da 88 e di un battaglione inglese meno una compagnia. Lo spirito della truppa, nonostante le vicende verificatesi nel mese di ottobre (perdita del possesso di tante isole), si era mantenuto abbastanza buono. La notizia della caduta di Lero produsse peraltro ripercussioni dolorose (130), anche perché cominciò a diffondersi la persuasione che il Comando alleato del Medio Oriente non avesse, in realtà, interesse a mantenere il possesso delle isole dell'Egeo e che anche quelle rimaste ancora sotto controllo italiano fossero destinate in ultima analisi ad essere occupate dai tedeschi che avevano il dominio pressoché assoluto dell'aria e forse anche del mare. Il 17 novembre, all'indomani della resa di Lero, il Gen. Soldarelli prospettò la situazione al Gen. Hall in termini realistici, pregandolo di fargli chiaramente conoscere se il Comando del Medio Oriente fosse o no intenzionato a difendere Samo. Nel primo caso sarebbero occorsi rinforzi immediati; nel secondo bisognava decidersi ad abbandonarla per evitare la distruzione dei centri abitati e gli orrori della guerra alle popolazioni ed impedire il sacrificio inutile di tanti combattimenti dato che Samo isolata non aveva più importanza (131). Il giorno 17 l'isola subì un nuovo violento bombardamento aereo tedesco abbattutosi in particolare sul Comando Divisione; gran parte delle abitazioni lungo il porto rimase distrutta. « Gli effetti morali in tutta l 'isola furono molto gravi. Tutti compresero che il dominio .dell'aviazione germanica era incontrastato» (132). (129) Cfr.: Relazione del Capitano Antonio Bertolini, del Comando Divisione di fanteria « Cuneo». (130) << La fine di Lero mise Samo in una situazione veramente critica)). Cfr. : Relazione del Generale Mario Soldarelli. (131) Cfr.: Relazione del Generale Mario Soldarelli. (132) Cfr.: Relazione del Generale Mario Soldarelli.


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottob1·e 1943

Il mattino del 19 il Generale Baird, Comandante britannico dell'isola, in sostituzione del Generale Hall ormai partito, comunicò al Comando italiano di aver ricevuto ordine di evacuare l'isola con le truppe inglesi, greche e con i partigiani perché la situazione veniva giudicata gravissima e il Comando del Medio Oriente si trovava nella impossibilità di intervenire. Vaiutata in conseguenza, freddamente, la situazione che si sarebbe determinata per le forze italiane, insufficienti alle necessità difensive dell'isola, anche nella considerazione che poco affidamento poteva farsi sulla 24a legione della Milizia, che le scorte di viveri e munizioni si erano sensibilmente ridotte né vi era possibilità di ricevere rifornimenti e, infine, che in seguito alla partenza dei partigiani sarebbe stata impossibile una resistenza a lungo sulle montagne, tenuto anche conto che le stesse popolazioni dell'isola per timore di rappresaglie chiedevano l'allontanamento delle forze italiane, fu presa dal Generale Soldarelli la decisione di evacuarle, informandone (telegramma n. r f 1755) il Comando Supremo che ne rese edotto lo Stato Maggiore dell'Esercito (allegato n. 5). Impartiti tutti gli ordini relativi, il Gen. Soldarelli si portò a Scalanova, in Turchia, « al seguito del Generale Baird, per trattare con le autorità turche il passaggio della divisione attraverso quel territorio neutrale. Dopo laboriose discussioni, alle quali intervenne anche l'Addetto militare britann ico ad Ankara, Gen. Arnold, le autorità turche concessero il passaggio» (133). L'imbarco dei reparti ebbe inizio la notte sul 21 novembre; furono fatti sbarcare a Scalanova (Kusadasi) e a Punta Canapizza. Le operazioni si svolsero regolarmente fino al mattino del 22, dopo di che si arrestarono in seguito all'arrivo di siluranti tedesche, inizialmente costrette dal fuoco della difesa ad allontanarsi. Alcuni ufficiali tedeschi, sbarcati, conferirono col Ten. Col. Mario Ungaro (del fanteria) - più elevato in grado degli ufficiali rimasti in attesa di imbarco - che, concordata la resa ordinò la sospensione di ogni ostilità. Nel pomeriggio del 22 le truppe germaniche sbarcarono a Samo (134), mentre reparti della 24• legione della Milizia si affrettavano ad unirsi ad esse. Ma non tutti coloro che erano rimasti a

t

(133) Cfr.: Relazione del Maggiore Giovanni Ratti, Capo sezione Operazioni e Servizi del Comando Divisione cc Cuneo ». (134) Sbarcarono complessivamente, fino al giorno 23, circa 1.000 uomini che si dislocarono nelle seguenti località: 300 a V ati, 200 a Tigani, 200 a Carlodasi, 150 a Maratocampo e 150 in difesa costiera nella parte orientale dell'isola.


Gli avvenimenti in Egeo

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Samo aderirono all'ordine di resa: numerosi ufficiali, sottufficiali e soldati (specialmente dell'8° fanteria e del battaglione ar·diti divisionale) preferirono darsi alla macchia (135), pur sapendo di andare incontro a tanti disagi specie in vista dell'inverno. Vari militari di quelli che dalle unità della Milizia avevano chiesto e ottenuto di passare nell'Esercito, erano stati passati per le armi (136). Lo sbarco delle forze germaniche e la notizia della resa degli elementi rimasti in attesa di imbarco colsero i reparti della «Cuneo» in crisi di trasferimento. Tuttavia circa 4.ooo uomini della divisione (Comando, 8° fanteria, artiglieria, battaglione arditi ed elementi vari), riuscirono il 23 novembre ad approdare in Turchia (137). Successivamente furono trasferiti in Palestina (allegato n. 6) e vennero utilizzati non come combattenti (pur essendo stati riordinati e addestrati) ma solo come belligeranti da impiegare nei lavori; si costituirono compagnie di pionieri che, inviate in Egitto, andarono incontro a varie umiliazioni.

2t

LA CADUTA DI NICARIA.

Il presidio di Evdilos, attaccato dai part1g1ani, venne rinforzato il giorno successivo con elementi della Milizia; ciò consentì il ristabilimento dell'ordine. I tedeschi sbarcarono a S. Chirico il 18 novembre e a quanto sembra il reparto della Milizia in posto non contrastò troppo l'azione germanica, nonostante il Generale Soldarelli avesse ordinato di « fare ogni sforzo per impedire lo sbarco», di ripiegare, in caso di insuccesso, sulla collina ed even tualmente, appoggiandosi ai partigiani, numerosi in quella zona, di « darsi alla Erano agli ordini del Generale von Muller. Cfr. : Relazione del Maggiore Giovanni Ratti. (135) « Le condizioni di vita in montagna diventano sempre più difficili soprattutto per la mancanza di alimentari e per la caccia che i tedeschi fanno continuamente. « Questo motivo e la minaccia di pena di morte per gli italiani che non si presenteranno alle autorità tedesche entro una data fissata, costringono una parte dei militari a consegnarsi al nemico. La maggior parte di essi però preferisce la prigionia dura e inumana alla collaborazione .. . ». Cfr.: Relazione del Maggiore Giovanni Ratti. (136) Cfr.: Relazione del Generale Mario Soldarelli (pag. 55) sulla base delle notizie fornite dal Capitano Giovanni Cristina, Comandante il battaglione arditi divisionale. (137) Cfr.: Relazione del Generale Mario Soldarelli.

37· - u.s.


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Le opemzioni delle unità italiane nel settembre- ottobre '943

montagna in attesa di aiuti >>. La interruzione dei collegamenti impedì di avere altre notizie e ciò fece arguire che l'isola fosse caduta nelle mani dei tedeschi (I 38), come in effetti avvenne. FuRNL

Il presidio, costttUtto da un piccolo nucleo di osservazwne costiera, rimase travolto dagli stessi avvenimenti che si verificarono nelle vicine isole più fortemente presidiate.

Gu AVVE~IME?--11 XELLE ISOLE CICLADI. A Sira (comandante il Colonnello Luigi Gino del 7" fanteria), il 14 settembre giunse una Missione tedesca per intimare la resa. Il Comandante dell'isola, pur disponendo di notevoli forze e pur avendo ricevuto tassativi ordini di resistere, aderì alla richiesta. Dopo qualche tempo l'intero presidio fu evacuato e internato (139). Ad Andro, il I 3 settembre, il sottufficiale tedesco comandante di un nucleo di marinai addetti alla stazione vedetta, si presentò al comandante dell'isola, Tenente Colonnello Antonio Francesco Mela, invitandolo a cedere le armi. La richiesta venne da lui respinta e quando all'alba del 17 furono avvistate tre motosiluranti tedesche dirette sull'isola, ordinò alle truppe (1IIj8°) di disporsi al combattimento per respingere un eventuale sbarco, che non avvenne. Il mattino del 20 settembre entrarono in porto vari mezzi armati battenti bandiera tedesca: un ufficiale sbarcato propose al Comandante italiano la resa del presidio, avvertendolo che in caso contrario sarebbe stato aperto il fuoco alle ore 19, ciò che in effetti si verificò e per oltre un'ora, in seguito al rifiuto di aderire. I mezzi tedeschi si allontanarono, ma il successivo giorno 23 forze tedesche sbarcarono in più punti, appoggiate da fuoco di artiglieria. Ne derivò un combattimento che si protrasse per due giorni, al termine dei quali i reparti, per evitare di rimanere accerchiati, si spostarono su posizioni più dominanti dalle quali il 25 ripresero la lotta, effettuando altri spostamenti. I combattimenti proseguirono quindi fino al mattino del 26 quando i tedeschi riuscirono ad occupare l'isola (140). (138) Cfr.: Relazione del Generale Mario Soldarelli. (139) Cfr.: Relazione del Capitano commissario Falco. (140) Cfr.: Relazione del Tenente Giovanni Valentini del III/ 8".


Gli avvenimenti i11 Egeo

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Non tutti però si arresero: molti preferirono darsi alla montagna. « Quel giorno si iniziava per i superstiti la vita randagia sui monti, vita resa ancora più difficile dagli spietati ordini impartiti dai tedeschi alla popolazione di non aiutare in nessun modo gli italiani, pena la fucilazione» (141). Altri, successivamente, riuscirono a trasferirsi e a riparare nell'isola di Tino che però venne occupata dai tedeschi. Eguale fu il destino del presidio di Micono. Il presidio dell'isola di Nasso, agli ordini del Capitano Giovanni Rustichelli, Comandante interinale del I f 7", rinforzato da una tenenza carabinieri, da un posto vedetta della Marina e da una tenenza della Guardia di finanza, dovette fronteggiare all'atto dell'armistizio alcuni incidenti causati dalla popolazione civile. Ebbe l'ordine dal Generale Mario Soldarelli per il concentramento dei presidi minori e per la resistenza ai tedeschi; ritirò il presidio di A ntinori, ma non poté regolarsi, in analogia, con quelli di Paro e Sifno. Il comandante del battaglione ebbe notizia dell'arrivo a Sira di parlamentari tedeschi che avevano posto l'ormai noto dilemma: alla richiesta pervenutagli dal Colonnello Luigi Gino di affiancarsi ad essi, oppose un deciso rifiuto, che mantenne anche quando venne a conoscenza che il presidio dell'isola si era arreso. Col passare dei giorni la situazione a Nasso divenne preoccupante: tutte le isole poste a nord erano già state occupate dai tedeschi, a sud le poche isole rimaste presidiate da reparti del Ill/7" erano presso a poco nelle identiche condizioni; impossibili i collegamenti telefonici, nessuna eventualità di ricevere aiuti. Le forze a disposizione non erano sufficienti per organizzare a Nasso una difesa costiera idonea, che garantisse il completo possesso dell'isola (142). Il 22 verso le ore 15 furono avvistate quattro imbarcazioni tedesche armate di cannoni, e una di esse si ancorò nel porto. Data la impossibilità di reagire alle più potenti armi del nemico i reparti, nel corso della notte, si ritirarono al centro dell'isola, sicché l'indomani i tedeschi sbarcati, non avendone constatata la presenza, si allontanarono. Il 25 settembre giunse una Mi ssione inglese che convenne sull'invio di rinforzi e invitò il Capitano Rustichelli a recarsi prima a Paro per esaminare la situazione e poi a Lero per prendere accordi (141) Cfr.: Relazione del Tenente Giovanni Valentini. (r.p) Cfr.: Relazione del Tenente Giovanni Valentini.


5So

Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

coi Comandi italiano e inglese, in merito all'azione futura da svolgere. Nell'isola di Paro fu trovata una situazione analoga a quella di N asso: il presidio si era ritirato nell'interno, sulla zona montuosa. Da Lero invece il Rustichelli fu avviato a Samo dove poté esporre la situazione di Nasso al Generale Soldarelli chiedendogli l'invio di rinforzi o il ritiro del presidio su Lero: non fu autorizzato a ritirarlo, né fu possibile assicurargli l'invio di rinforzi. Il mattino del 12 ottobre i tedeschi sbarcarono in forze a Nasso e il presidio, data la situazione ormai precaria, aggravata dalla mancanza di viveri, dovette cedere alle richieste dì resa (143). Molti soldati e alcuni ufficiali riuscirono a darsi alla macchia: circa 130 si portarono prima nel vicino isolotto di Kufonisia e successivamente nell'isola di Amorgo, ove presto vennero bloccati dai te<ieschi sbarcativi quasi contemporaneamente. Dei rimasti alla macchia a Nasso (circa 200) « qualcuno riuscì con mezzi di fortuna a raggiungere nei mesi successivi la costa turca e quindi il Medio Oriente. La maggior parte, dopo mesi di privazioni e di sofferenze, fu catturata da pattuglie tedesche che battevano l'isola» (144). Seguirono il destino di Nasso anche le isole dì Paro e Sifno. Nonostante le insistenze del Generale Soldarelli perché fosse inviata una Missione britannica nell'isola di Santorino (Comandante T en. Col. Bruno), nessun soccorso venne concesso per mantenerne il possesso (r45). E, così come era avvenuto per Samo e per Nicaria, anche il Presidio di Santorino, col distaccamento che presidiava l'isola di Nio, rimase abbandonato al suo destino, con le forze tedesche che dominavano l 'Egeo in mare e nel cielo. E' infine da ricordare che il presidio di T ermia era stato sopraffatto il 12 settembre e che quelli, invero molto modesti, di Micono e Tino lo furono nei giorni successivi.

(143) Cfr.: Relazione del Capitano Giovanni Rustichelli. (144) Cfr.: Relazione del Capitano Giovanni Rustichelli. (145) Erano stati concentrati nell'isola anche i presidi evacuati da A nafi, Policandro e Sichino.


Gli avvenimenti in Egeo

s8r Allegato n. x.

COMANDO SUPREMO REPARTO I " - UFFICIO OP. EsERCITO ScACCHIERE 0RIENTALE

N. 24202/ 0p.

8 settembre 1943

Superesercito - Supermarina - Superaereo telescrivente Comando Gruppo Armate Est - Comando I I 0 Armata radio Comando Superiore FF.AA. Egeo Est diretto at Superesercito - Supermarina - Superaereo - Comando Gruppo Armate Est - Comando u " Armata - Comando Superiore FF.AA. Egeo f .f A seguito proclama Capo del Governo relativo cessazione ostilità preciso l :f 1° - Comando Gruppo Armata Est concentri le forze riducendo gradatamente occupazione come ritenuto possibile et conveniente in modo però da garantire comunque possesso porti principali et specialmente Cattaro et Durazzo l.f Dare preavviso dei movimenti ai Comandi Germanici l./ 2'' - Comando Superiore FF.AA. Egeo est libero assumere verso germanici atteggiamento che riterrà più conforme at situazione f.l Qualora però fossero prevedibili atti di forza da parte germanica procederà at disarmo immediato delle unità tedesche dell'arcipelago f·l Dalla ricezione del presente dispaccio Egeomil cesserà di dipendere da Comando Gruppo Armate Est et dipenderà direttamente da Comando Supremo f .f 3" - Per la Grecia et Creta già emanati ordini diretti f .f 4° - Forze aeree dovranno raggiungere immediatamente i campi della Madre- Patria oppure quelli dell'Egeo f .f Materiale et impianti a terra delle zone di occupazione dovranno essere distrutti f .f Personale seguirà sorte di quello Esercito f .f 5° - Mezzi della Marina da guerra et piroscafi dislocati nei vari porti Grecia et Creta dovranno rientrare subito in Patria f .f Unità che stessero per cadere in mano germanica dovranno autoaffondarsi f.f Naviglio dislocato in porti Egeo rimarrà in posto f.f Naviglio in navigazione dirigerà su porti italiani o dell'Egeo f .f Personale seguirà sorte di quello Esercito f.f 6° - Tutte le truppe di qualsiasi arma dovranno reagire immediatamente et energicamente et senza speciale ordine at ogni violenza armata germanica et della popolazione in modo da evitare di essere disarmate e sopraffatte f .f Non deve però essere presa iniziativa di atti ostili contro germanici f .f Generale AMBROSIO f ./ oo2oo8


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Le operaziom delle unità italiane nel settembre· ottobre 1943 Allegato n. 2.

LETTERA DELL'AMMIRAGLIO CAMPIO 'l AL GEJ'\ERALE WILSON COMANDANTE IN CAPO DEL MEDIO ORIENTE Rodi, 10 settembre 1943

Genera! Sir Henry M. Wilson Comandante in Capo Medio Orieme come vi accennerà il Maggiore Dolbey, non avendo avuto io preventiva comunicazione dell'armistizio e tanto meno delle rispettive clausole, avevo convocato il comandante della divisione tedesca con il quale, allo scopo di guadagnare tempo per raccogliere le mie truppe tutte dislocate in zona costiera, avevo concordato che egli non avrebbe fatto alcun atto ostile, ma si sarebbe limitato ad assumere una dislocazione centrale ed a tenere distaccamenti sui due campi di Calato (Gaddura) e di Marizza che sarebbero però rimasti sotto il presidio delle mie truppe. Mancando a questo patto con inganno e valendosi della superiorità e celerità dei suoi mezzi blindati e corazzati, egli faceva immobilizzare contemporaneamente i presidi dei campi suddetti, parte di quelli interni ed alcuni costieri. Ho immediatamente iniziato il fuoco sulle truppe tedesche ovunque mi è stato possibile ed ho realizzato la resistenza di parte delle mie truppe dislocate in costa che gradatamente ho raccolto sul territorio della Piazza di Rodi, allo scopo di controllare più che possibile il porto. Nella situazione odierna ho a Rodi molto aumentato rcfficienza del fronte a terra, a sud della Piazza, e sarà fatto ogni sforzo per resistere su questa posizione a eventuale pressione tedesca. Quantunque con l'azione di ieri io ritenga di avere inflitto qualche danno all'efficienza della Divisione tedesca, bisogna tenere conto che essa è costituita essenzialmente di mezzi corazzati e blindati e da truppe autotrasportate. Come vi spiegherà il Maggiore Dolbey, ritengo necessaria la vostra collaborazione più rapida possibile, con una dimostrazione efficace di mezzi navali verso il sud dell'isola in modo da cercare di attirare le truppe tedesche verso il sud e diminuire l'eventuale pressione verso Rodi. Ciò allo scopo di acquistare tempo per quell'ulteriore rinforzo effettivo che secondo il citato Maggiore voi potreste fornire soltanto intorno al '5 corrente.

Ammiraglio INICO CAMPIONI


Gli avv(nimenti in Egeo Allegato n. 3·

LETTERA DEL GOVERNATORE DELLE ISOLE ITALIANE DELL'EGEO AL COMANDANTE DELL'ISOLA DI SCARPANTO Rodi, u settembre 1943

A l Colonnello lmbriani Comandante militare dell'isola di Scarpanto Dalle I 1 e 35 di oggi Rodi ~ sotto il comando militare germanico. Da quell'ora non sono più il Comandante delle FF.AA. dell'Egeo ma solo il Governatore civile del Dodecaneso. Nelle condizioni militari della resa dell' isola di Rodi vi è compresa anche l'isola di Scarpanto dove sono truppe germaniche. Occorre di conseguenza l'obbedienza al patto firmato che i soldati italiani depongano le armi tranne gli ufficiali che conserveranno la pistola ed il Corpo di Polizia (CC.RR.) che continuerà il suo servizio armato. Prendere tuni i provvedimenti perché non sorgano incidenti. Prendete contatto subito col Comandante del battaglione germanico, ma discutete col predetto comandante se non sia opportuno iniziare la posa e ritiro delle armi a giorno ch iaro per non fare accadere incidenti di sorta. Il disarmo dovrà essere compiuto nella giornata di dopodomani 13 settembre. Il comando militare dell'isola dovrà essere assunto dal comando germanico. E' amaro, ma occorre obbedire senza discutere.

Ammiraglio l NrGO CAMPIONI


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 4·

ORDINE

20 settembre I 94 3

Assumo da oggi il Comando delle isole italiane dell'Egeo e delle isole di Samo ed Ikaria. Nomino il Contrammiraglio Luigi Mascherpa Comandante delle Forze Armate italiane e della popolazione civile nelle isole italiane dell'Egeo. Detto ufficiale ammiraglio è ai miei diretti ordini. Il Comando delle forze italiane delle isole Samo ed lkaria rimane affidato al Generale di Divisione Soldarelli che è parim enti ai miei diretti ordini. YG. BRITTOROus Brigadier Comandante delle forze britanniche dell'Egeo


Gli avvenimenti in Egeo

Allegato n. 5·

COMANDO SUPREMO UFFICIO OPERAZIONI

N. 3108/ 0p. di prot.

P.M. 151, Il 21 novembre 1943

Oggeno: Evacuazione dell'isola di Samo (Egeo). Allo S.M.R.E.

Sede

Si comuntca il seguente telegramma del Generale Soldarelli: « N. r/1755 - Truppe inglesi hanno ricevuto ordine evacuare Samo alt Nessun aiuto est ormai da attendersi alt In queste condizioni non est possibile sostenere attacco tedesco perché truppa già moralmente scossa per caduta Lcro non reggerebbe nuova situazione alt Popolazione civile attribuisce at presenza truppe causa attacchi aerei terroristici in corso su centri abitati et invoca allontanamento di esse alt Esaminata situazione con Comando inglese abbiamo concordemente deciso tentare rientro in Italia via Turchia alt Per inizio movimento attendo risposta da Autorità inglesi Ankara interessate direnamente da Comando inglese alt Non ho altra scelta per impedire inevitabile lona (fratricida?) al momento attacco alt Generale SoLDARELLI ». d'ordine li Generale Capo Repa1to SILVIO Rossr


Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943

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Allegato n. 6.

R. AMBASCIATA D'ITALIA IN TURCHIA UFFICIO DEL

R. ADDETIO MILITARE

N. 5751 f SM di prot.

P.M. 167, Ankara, 5 dicembre 1943

Oggetto: Presidio di Samo.

S.E. il Capo di S.M. Gmerale e, per conoscenza:

S.E. il Capo di S.M. del R. Esercito Mi riferisco al mio foglio 5475 / SM (5 novembre 1943), pari oggetto, diretto a S.E. il Capo di S.M. del R. Esercito. Sono noti a codesto S.M. Generale gli avvenimenti che condussero alla caduta di Samo. L'Addetto militare di Gran Bretagna provvide all'evacuazione del maggior numero possibile di elementi della Divisione di fanteria « Cuneo >>. E, successivamente, all'avviamento di tali elementi in Siria. Il movimento è tuttora in corso. Il collega inglese mi fece sapere che - per ovvie ragioni di prudenza nei confronti dell'Autorità turca - era bene io non mi fossi presentato nella zona di arrivo e di evacuazione del personale suddetto. La situazione inglese in questo paese è tutt'affatto differente! Provvidi però a farmi rappresentare dal Vice Console De Balzo (attualmente in posto ad lzimir, elemento del SIM alle mie dirette dipendenze). I dati principali sul movimento possono essere così riassunti: - 20 ' XI: arrivo a Kusadasi del Generale Soldarelli con i comandi della divisione, 8" rgt. ftr., 27'' rgt. art. al completo. Condizioni sanitarie ottime; morale buono: necessità immediata nessuna; - 26j Xl: De Balzo ha provveduto al rilascio di 500 passaporti collettivi per 4.000 uomini. Parte il I scaglione: -

27 f XJ: parte il II scaglione;

- 28 l X I : I33 ufficiali c soldati profughi dalle isole giunti direttamente dalle isole ad lzmir sono stati assistiti dal De Balzo che ha provveduto poscia ad avviarli a Kusadasi ed a farli unire al grosso della « Cuneo » facendo opera di persuasione su qualcuno che - sfinito dal viaggio in mare su mezzi di fortuna - aveva in un primo tempo chiesto l'internamento; -

29 / XI: d'accordo con il Capo dello Stato Maggiore della Divisione Ten. Col. Gaudioso, appositamente recatosi ad Izmir, Dc Balzo

<< Cuneo >>


Gli avvenimenti in Egeo ha provveduto - con l'intervento della locale aurorid inglese - ad inviare mezzi di salvataggio per recuperare altri 2.000 uomini rimasti a Samo; - 29j XI: un militare è deceduto a Kusadasi: il geniere Riboldi Vincenzo, di Luigi e dì Magnì Giovanna, nato a S. Agata Martesana (Milano) il 12 febbraio 1923, distretto militare Monza, numero matricola: 7· La famiglia risiede a S. Agata Martesana, via 4 Novembre n. 4, effettivo alla 19a sezione fotoelettrica della Divisione di fanteria ((Cuneo». Deceduto il 29jXIjr943 a Kusadasi (Turchia) per malaria perniciosa. Seppellito cimitero cattolico Izmir. Oggetti personali e copie verbale constatazione morte sono depositati presso R. Consolato Italia lzmir. De Balzo ha provveduto a tutto per conto di questo R. Ufficio;

-

3/ XII: partiti a tale data 2.320 uomini per la Siria;

-

4/ XU: Generale Soldarelli parte da Kusadasi.

Segnalerò col prossimo corriere le ulteriori notizie. Il Generale Arnold, Addetto militare inglese, aveva richiesto al Generale Soldarelli di passare per Ankara; egli non ha voluto lasciare le sue truppe. Verrà tra qualche giorno invece il Ten. Col. Gaudioso, Capo dì S.M. ad evacuazione ultimata.

Il Colonnello di cavalleria (S.M.) R. Addetto militare in Turchia Eo~fOKOO ZAVATTAIU



CAPITOLO XVI

GLI AVVENIMENTI IN CORSICA

Caratteristico l'ambiente geografico dell'isola, avente una superficie di kmq 8.718,7 più kmq 3,3 relativi alle 43 piccole isole che ne fanno parte. Forma elicoidale, lunga 183 km e larga 83, con una appendice di circa 40 km nella parte settentrionale. Sviluppo costiero circa 1.200 km. E' separata dalla Sardegna dalle Bocche di Bonifacio, larghe km 12, e dista 82 km dal promontorio di Piombino. E' percorsa nel senso della lunghezza da un'alta e aspra catena montana avente andamento nord- ovest = sud - est, che nella parte nord -occidentale raggiunge l'altezza massima di metri 2.707 a Monte Cinto e che la suddivide in due ,distinti ambienti oro- idrografici. Un fitto e ampio manto boschivo con rigoglioso sottobosco riveste i rilievi montani superiori alla quota di metri 400. Importante, all'estremità nord- orientale, di fronte all'isola d'Elba, il porto di Bastia, base naturale marittima per le comunicazioni con le coste italiane del medio e alto Tirreno. Ovvia la sua importanza nella visione complessiva delle esigenze di ordine strategico interessanti il bacino del Mediterraneo occidentale.

*** Dopo lo sbarco delle forze anglo- americane sui territori dell'Algeria e del Marocco (8 novembre 1942) apparve immediata la necessità di occupare l'isola per impe,dire eventuali sbarchi sulle sue coste, così prossime alla Francia e all'Italia. In conseguenza, l'n novembre successivo, contingenti italiani del VII Corpo d'Armata presero terra a Bastia e completarono poi con una certa gradualità l'occupazione di tutto il territorio. Seguì subito dopo lo sbarco di modesti contingenti tedeschi che si accrebbero fino al febbraio 1943· Al Comando del VII Corpo d'Armata venne preposto il Generale Giovanni Magli che assunse la carica il 17 marzo 1943· Venne posto inizialmente alle dipendenze del Comando della 5"' Armata


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre · ottobre 1943

(Generale Mario Caracciolo di Feroleto) ma, sotto la data del 15 luglio successivo, passò alle dipendenze del Comando Gruppo Armate Sud. Il 22 agosto, il Generale Magli assunse il comando di tutte le Forze Armate dell'isola (Comando Forze Armate della Corsica), con se<le a Corte. Infine, a partire dalle ore 20 dell'8 settembre, passò alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore dell'Esercito. Alquanto difficile la situazione locale. La popolazione (circa 300.000 abitanti) era sostanzialmente ostile all'occupazione straniera, dati i sentimenti di attaccamento alla Francia. Nulla però venne tralasciato dalle autorità militari italiane per improntare la loro azione ad umanità e giustizia, ciò che condusse a generare nell 'ambiente rispetto e stima. Le forze occupanti non gravarono sulla economia alimentare dell'isola, del resto precaria a causa degli eventi bellici, che avevano quasi del tutto interrotto le normali correnti di rifornimento dal territorio metropolitano e dall'Africa settentrionale francese. Tutti i rifornimenti per le truppe italiane vennero sempre assicurati dalla penisola, salvo lievi acquisti di prodotti locali ad esclusivo beneficio del commercio isolano. Non mancarono diretti interventi del Comando italiano per superare le crisi alimentari della popolazione in seguito all'affondamento di piroscafi provenienti dalla Francia: sono da ricordare ingenti c gratuite cessioni di farina che dettero luogo a palesi manifestazioni di gratitudine. L'andamento sfavorevole delle operazioni italo- tedesche nello scacchiere mediterraneo aveva gradualmente determinato sensibili ripercussioni sullo spirito degli abitanti dell'isola; inizialmente tranquillo, cominciò a permearsi di uno stato di irrequietezza caratterizzato da atti individuali di aggressione contro i militari occupanti che resero necessari adeguati provvedimenti informativi e di sicurezza, seguiti da operazioni di rastrellamento. A tal fine il Generale Magli si avvalse dell 'attività degli uffici informazioni e politico- militare del suo Comando, sussidiata da quella del servizio di controspionaggio che seguiva attentamente ogni movimento: quello nazionalista corso, con scarsi seguaci, e quello partigiano. In seguito agli atti di banditismo che si verificarono, furono arrestati alcuni emissari responsabili di atti ai danni delle forze italiane, fra i quali un grave incidente determinatosi ad Ajaccio. L'invasione della Sicilia, presto seguita dagli avvenimenti del 25 luglio, originò il sorgere di speranze su di un deciso cambiamento d1 rotta della politica italiana di guerra, dando anche luogo a manifestazioni ostili, sempre attentamente controllate.


Gli avvenimenti in Corsica

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*** ll mattino del 26 luglio il Generale Magli rivolse un messaggio alle truppe dislocate in Corsica: « La radio ha comunicato le decisioni prese ieri dal nostro Sovrano in merito al Governo. La notizia sia portata a conoscenza delle truppe e illustrata dai Comandanti di Corpo e di Reparto mettendo in rilievo che l'Esercito è stato sempre fedele al Re, estraneo alla politica, ossequiente ai Governi quali essi siano. Tutti attendano col solito costante fervore alla preparazione della difesa dell'isola a noi affidata. Desidero sia vietata ogni manifestazione e sia dato al Paese nel quale ci troviamo esempio di compostezza assoluta» (r). Gli avvenimenti del 25 luglio e quelli dei giorni successivi (caduta della Sicilia) dettero luogo, specialmente nel mese di agosto, al manifestarsi di maggiori accenni di nervosismo, con la intensifìcazione della propaganda contro le forze occupanti, mentre armi e munizioni venivano aviolanciate da aerei o sbarcate da sommergibili alleati in pieno accordo con i partigiani locali il cui capo (Maggiore Colonna d'Istria, di origine corsa), aveva perfezionato la organizzazione degli elementi più idonei, ripartendo l'isola in zone. Il numero degli iscritti era però ali 'incirca di sole mille persone, in gran parte male armate. Nello stesso periodo venne intensificata la propaganda ostile anche da parte di elementi degollisti. Il cambio del Governo in Italia non ebbe sensibili ripercussioni sulla situazione delle nostre forze dislocate in Corsica, che ne accolsero con profonda disciplina l'annuncio. Qualche preoccupazione poteva sorgere sul contegno dei comandanti e dei reparti della Milizia incorporati n elle nostre tmità (otto battaglioni), ma per eliminare ogni dubbio sulla loro linea di condotta il Generale Magli fece chiedere a tutti se intendessero rimanere lealmente al proprio posto fedeli al giuramento militare: ne ottenne una adesione esplicita e totale, confermata più tardi quando, nel corso delle azioni contro le forze tedesche, anche dette unità si comportarono lealmente e valorosamente, in piena sintonia con le altre forze. Si accentuavano intanto le notizie di eventuali sbarchi delle truppe alleate e perciò il 16 agosto il Generale Magli convocò a Corte i Comandanti per predisporre tutti alla lotta ritenuta prossima. Frat(r) Cfr.: Relazione del Generale Giovanni Magli e, dello stesso, << Le truppe italiane in Corsica prima e dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 ». Tipografia Scuola A.U.C., Lecce, 1952. Pag. 37·


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tanto, consenziente il Comando Supremo, giunse nell'isola in quel periodo il Generale di Divisione tedesco Fridolin von Senger und Etterlin, quale capo di un organo di collegamento col Comando tedesco del Maresciallo Albert Kesselring (O.B.S.). Il 20 agosto il maresciallo, che già nel maggio aveva compiuto una visita alle truppe germaniche stanziate in Corsica, effettuò una nuova ispezione ed ebbe un colloquio col Generale Magli al quale propose la costituzione di unità miste italo- tedesche e la immissione di artiglieri germanici nelle batterie costiere italiane. Chiaro l'intendimento di operare un frammischiamento che era da evitare e il Generale Magli, pur non essendo orientato sulla situazione del momento, respinse la richiesta e non mancò di confermare al Kesselring lo spirito combattivo e la saldezza disciplinare delle truppe italiane, avendo quest'ultimo fatto inopportuno riferimento ad episodi che, a suo avviso, si erano verificati in Sicilia. Fino ai primi di settembre nessuna direttiva pervenne dalle autorità centrali, né trapelò alcun sintomo di avvenimenti che potessero condurre ad un mutamento nei rapporti con le forze tedesche, né altre notizie furono date al Generale Magli nel corso di un viaggio in Italia, durante il quale poté conferire col Capo di S.M. dell'Esercito e col Comandante il Gruppo Armate Sud.

La sera del 4 settembre il Generale Magli ricevette dallo Stato Maggiore dell'Esercito la «Memoria 44 Op.» (2) recapitata da un ufficiale (Ten. Col. Donato Eberlin), documento considerato genericamente orientativo nei riguardi di una possibile reazione contro le truppe tedesche. Premesso un cenno sulla situazione generale e prospettata la eventualità di aggressioni da parte delle forze germaniche, la Memoria precisava, in tal caso, il compito del Comando Forze Armate Corsica: « far fuori la brigata corazzata tedesca ivi dislocata ». L'arrivo di tale ordine costituì una viva sorpresa per tutti, non essendovi stato in precedenza, come si è visto, alcun preavviso. Sulla base delle direttive ricevute, il mattino del 5 settembre il Generale Magli convocò a Corte i Comandanti dipendenti per renderli edotti sui nuovi orientamenti e illustrare i provvedimenti conseguenti, nell'intento di non farsi sorprendere da eventuali atri di (2) La «Memoria 45 Op. », dello Stato Maggiore in data 6 settembre pervenne al Generale Magli soltanto il giorno IO.


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forza tedeschi. Dispose che i reparti costieri fossero riuniti per battaglione, ritirando gli elementi isolati e rinforzando i caposaldi e gli sbarramenti che coprivano gli accessi dalla zona di Propriano- Sartene ad Ajaccio e all'alta valle del Taravo, costituendone ed approntandone anche dei nuovi. Le forze italo- tedesche presenti nell'isola avevano assolto fino a quel momento il duplice compito di consolidare la difesa delle coste nella eventualità di sbarchi anglo- americani e di dare sicurezza al territorio dell'isola sventando l'attività delle bande partigiane e garantendo l'ordine pubblico. Lo schieramento delle forze rispondeva perciò a tali compiti (Schizzo n. I). La sera dell'8 settembre, verso le I9, il Capo servizio informazioni del Comando Forze Armate intercettò la trasmissione di Radio Londra sulla conclusione dell'armistizio fra l'Italia e le Nazioni Unite e ne dette avviso al Generale Magli, che diramò subito apposito ordine alle truppe (n. 49~/ 1, allegato n. I) a titolo di preavviso e anche per fornire un immediato e inequivocabile orientamento spirituale ad evitare deviazioni. L'ordine terminava affermando che nulla era modificato in merito all'occupazione delle posizioni difensive e alla vigilanza e che « ove mai si attentasse da parte di chicchessia » ad esprimere atti che potessero offendere il sentimento di italiani e di soldati, « la reazione >> doveva «essere immediata».

I.- SITUAZIONE DELLE FORZE CONTRAPPOSTE ALLE ORE 20 DELL'8 SETTEMBRE 1943

FORZE lTALTANE

Il Comando Forze Armate della Corsica era retto dal Generale Giovanni Magli, Comandante del VII Corpo d'Armata (Capo di S.M., Colonnello Nicolò Meloni). Sede del Comando: Corte (3). Comprendeva il VII Corpo d'Armata, il Comando Militare Marittimo e il Comando Forze Aeree della Corsica.

(3) Nella stessa sede erano dislocati i Comandi di artiglieria, del genio e dei carabinieri.

38. - u.s.


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Vll Corpo d'Armata: - Divisione di fanteria « Friuli » (4) agli ordini del Generale Ettore Cotronei (5), Capo di S.M. il Ten. Col. Luigi Petrucci. Sede del Comando : Belgodere; - Divisione di fanteria « Cremona » (6) agli ordini del Generale Clemente Primieri (Capo di S.M., il Colonnello Enrico Spilimbergo). Sede del Comando: C auro; 225a Divisione costiera (7) agli ordini del Generale Bartolomeo Pedrotti (Capo di S.M., Tcn. Col. Aldo Catalani). Sede del Comando: Corbara;

(4) Inquadrava i reggimenti di fanteria 87" e 88°, il XX battaglione mortai, la 1206 compagnia cannoni c.c., la r2"' compagnia lanciafiamme, il 20° plotone nebbiogeni, la 88' legione milizia, il 35" reggimento artiglieria da campagna su 4 gruppi e 2 batterie c.a. da 20, il CXX battaglione misto genio, unità minori ed elementi dei servizi. Era rinfol'Lata dal XX battaglione semoventi, dal DX battaglione T.M. e dalla 698• compagnia mitraglieri da posizione. Includeva il Comando difesa porto di Bastia, comprendente il DXXXVII battaglione costiero della 225"' Divisione, 1 gruppo milizia da sbarco, il LX battaglione milizia, aliquote del V battaglione a.a., la 8• compagnia chimica, la 66o• compagnia mitraglieri da posizione, e il Comando Dicat, elementi dei carabinieri e dei servizi. (5) Dal 18 settembre sostituito con il Gen. Ugo De Lorenzis, Comandante la fanteria divisionale. (6) Inquadrava i reggimenti di fanteria 21 ° e 22•, il XLIV battaglione mortai, la 144" compagnia cannoni c.c., il XIII battaglione carri L, la 90" legione milizia, il 1' reggimento artiglieria da campagna su tre gruppi e 1 batteria da 20 c.a., unità minori ed elementi dei servizi. Era rinforzata dal battaglione alpino << M. Granero » (già XXII), dal CXIII battaglione mitraglieri autocarrato, da I compagnia motomitraglieri del XIII battaglione carri, dal CXXXI battaglione semoventi da 47/ 32, dal DXV battaglione T.M., dalle compagnie mitraglieri da posizione 661a, 663"' e 69<)&, dal II e lV plotoni autonomi guastatori, dalla 4' compagnia del battaglione alpino << Mongioie », dal XXIV gruppo da 105 / 28 e dalla 2• batteria del CXXVI gruppo da 149/ 13 del 1' raggruppamento artiglieria di Corpo d 'Armata, e dalla 437" batteria p.c. da 75/34 mod. 97/ 38. (7) Inquadrava i reggimenti costieri 1]2° e 173", la 662" compagnia mitraglieri da posizione e il 53° raggruppamento artiglieria da posizione costiera su tre gruppi. Era rinforzata dalla 3" compagnia del I fXXXIII battaglione carri L, dalle 662"' e 664" compagnie mitraglieri da posizione, dalla 409"' compagnia mortai, dalla 26x• compagnia c.c. da posizione, dalla 264• compagnia controcarri, dalla 2' batteria del XXVI gruppo da 105/ 28 e dalla 24.. sezione fotoelettricisti.


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- 226" Divisione costiera (8) agli ordini del Generale Attilio Lazzarini (Capo di S.M., Ten. Col. Giuseppe Perrot). Sede del Comando: Alata; truppe di Corpo d'Armata: Raggruppamento sud (9) agli ordini del Generale G. Carlo Ticchioni. Sede del Comando: Zonza; IO~ raggruppamento celere; 175° reggimento alpini T. M.; 182° reggimento costiero autonomo; gruppo cc. nn. di battaglioni « M >>; i' raggruppamento artiglieria di Corpo d'Armata; elementi vari; servizi ·di Corpo d'Armata. La difesa fissa dell'isola era assicurata dalle Divisioni costlere 225" e 226". Le Divisioni di fanteria « Friuli >> e « Cremona >> costituivano sostegno al la difesa fissa. Marina: - Comando Militare Marittimo Corsica (w), agli ordini dell'Ammiraglio di Divisione Gaetano Catalano Gonzaga di Cirella, con sede presso Bastia, dal quale dipendevano i Comandi Marina di Bastia, Ajaccio e Bonifacio Portovecchio. (8) Inquadrava i reggimenti costieri 170'', 171° e r8x 0 , il battaglione alpino « M. Baldo », il 52° raggruppamento artiglieria da posizione costiera e il Comando Difesa porto di Ajaccio, comprendente due gruppi di artiglieria e il Comando Dicat. Era rinforzata dai seguenti elementi: III battaglione granatieri, DXXXI battaglione alpini costiero, dalle 2o8• e 262"' compagnia c.c. da 47/ 32, dalle 163" e 165" compagnie c.c. da posizione, dalla 410.. compagnia mortai da 8r, dalle 659'\ 694" e 697.. compagnie mitraglieri da posizione, dalla r• e 3" batteria del I gruppo da 100/ 17 e dalla n " batteria del CXXVI gruppo da 149/ 13 del 7° raggruppamento artiglieria di Corpo d'Armata, dal II gruppo artiglieria da 75 / 27 CK meno una batteria, dal CIII gruppo artiglieria c.a. da posizione, da 2 sezioni della 344• batteria c.a. da 20, dalla 44.. e 87• sezioni fotoelettricisti. (9) Comprendeva il Raggruppamento speciale granatieri, il IV battaglione ciclisti, il CVII battaglione mitraglieri autocarrato, i battaglioni costieri 535° e 536°, la 693" compagnia mitraglieri da posizione, la 273" compagnia c.c., la 55" legione milizia, i gruppi di artiglieria CLXXV p.c., CLV p.c. e il III gr. del 35° artiglieria da 75 /18 T.M. (10) Presiedeva anche alla organizzazione delle batterie costiere e disponeva in totale di una forza di 99 ufficiali e 1.918 sottufficiali e marinai. Varie


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Aeronautica: - Comando Forze Aeree della Corsica (II) agli ordini del Colonnello Giuseppe Baudoin. Sede del Comando : Ajaccio. Finanza: - r compagrua. Totale forze italiane (12): Esercito e Milizia 3.224 ufficiali 71.149 sottuff. e truppa 99 » 1.918 » » Marina Aeronautica . . . . 128 » 1.918 » » Finanza . . . . . . 5 » 98 )) )) Totale 3·456 ufficiali 75.083 sottuff. c truppa Dislocazione : nella zona settentrionale: la Divisione « Friuli » ; . la 225a Divisione costiera; . il Comando difesa porto di Bastia; - nella zona centrale: il I0° raggruppamento celere; . il 175° reggimento alpini T.M.; . unità varie; --, nella zona centro- meridionale: . la Divisione « Cremona >>; . la 226.. Divisione costiera; - nella zona meridionale: il Raggruppamento sud; il Raggruppamento speciale granatieri; unità varie. un id navali erano all'ancoraggio nelle basi: 2 torpediniere, 1 mas, 3 piroscafi, 27 unità sussidiarie, 5 sommergibili, 2 dragamine, x motovedetta e 1 cisterna. Al largo di Bastia: 1 corvetta. Cfr. Ufficio Storico della Marina Militare, volume XV: «La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto ». Compilatore Ammiraglio di Squadra GIUSEPPE FIORAVANZO. Roma, 191}2. Pagg. da 126 a 136. (u) Aveva ai suoi ordini 1 sezione da caccia e le squadriglie da ricognizione marittima 138• e 146• che per l'impiego dipendevano dal Comando Militare Marittimo. Cfr.: A:-~GELO Loor: « L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione 1943- 1945 » . Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, x9{)1. Pagg. 31 e 6). (12) Cfr.: Gen. GIOVANNI MAGLI: « Le truppe italiane in Corsica prima e dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 ». Tipografia Scuola A.U.C., Lecce, 1952. Allegato n. 2.


DISLOCAZIONE DELLE OPPOSTE FORZE IN CORSICA (8 settembre 1943)

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FORZE ITALIANE FORZE TEDESCHE



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FORZE GERMANICHE

Comprendevano: - Brigata motocorazzata « Reichsfiihrer SS >> ( 13) che inquadrava due battaglioni motorizzati (« Dellinger » e « Mayer »), unità di artiglieria d'assalto, contraerea e controcarro e<:l elementi <lei servizi. Forza complessiva: B9 ufficiali e 3.968 sottufficiali e truppa (14). Era dislocata nella zona di Sartene e, fino all'8 settembre 1943, aveva costituito massa di manovra a disposizione del Comando Forze Armate Corsica; - elementi della 90a Divisione Panzergrenadiere, provenienti dalla Sar<:lcgna, a partire dal 9 settembre I943· Disponevano, inoltre del concorso di adeguate formazioni aeree. Dipendevano <!al Generale Fri<:lolin von Senger und Etterlin, capo <:lell'organo di collegamento del Comando del Maresciallo Albert Kesselring.

II. - GLI AVVENIMENTI

La stessa sera dell'8 settembre erano invitati alla mensa del Comando il Generale von Senger e un suo ufficiale; fu proprio durante il pranzo che il Generale Magli fu avvertito dell'arrivo del proclama del Maresciallo Badoglio, relativo al concluso armistizio. Fatto accelerare il servizio, invitò il generale tedesco nel proprio ufficio e gli comunicò la notizia, avvertendolo che da quel momento sarebbe cessato qualsiasi atto <li ostilità da parte italiana contro le forze delle Nazioni Unite e che nessun aiuto avrebbe più potuto fornire alle truppe tedesche stanziate in Corsica, che dovevano perciò provvedere da sole alla propria sicurezza. Avendo il von Senger dichiarato che avrebbe lasciato l'isola, ebbe assicurazione dal Magli che le truppe tedesche avrebbero potuto com(13) Si era costituita in Corsica, nel febbraio 1943, con unità varie ed aveva assorbito i reparti sbarcati nell'isola dal novembre 1942. Cfr.: G:tOllG T:tssn.;: 11 Verbiinde und Truppen der Deutschen Wehrmacht und Waffen SS. in Zweiten Weltkrieg 1939- 1945 », volume 4°. Editori: S. Mittler e figlio, Francoforte sul Meno, 1970. Pag. 47· (14) Cfr.: MAGLI: op. cit., allegato n. 2.


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piere liberamente i movimenti lungo la fascia costiera orientale per raggiungere i porti d'imbarco e fu informato dell'ordine da lui impartito alle truppe di « reagire contro qualsiasi attacco da qualungue parte esso venisse ». Il von Senger si allontanò immediatamente. Il Generale Magli diramò subito dopo (ore 22) altro ordine ripetendo e precisando le direttive del Proclama Badoglio (ordine numero 4973 / I, allegato n. 2), seguìto da un terzo ordine (fonogramma n. 10594/0p. delle ore 22, allegato n. 3) per il mantenimento dell'ordine pubblico d'accordo con le autorità civili e per l'intervento deciso qualora da parte dei civili si fosse fatto uso delle armi. Dispose, infine, la immediata liberazione dei condannati politici e degli internati per motivi razziali.

Improvvisamente, alle ore 0,30 del 9 settembre, le truppe tedesche effettuarono un colpo di mano sul porto di Bastia, nell'intento di impossessarsene, dando così inizio alla realizzazione di un piano evidentemente predisposto da tempo e che poteva considerarsi originato da un colloquio svoltosi il 20 agosto fra il Maresciallo Kesselring e il Gen. von Senger. Ad un segnale convenuto, mentre vari gruppi bloccavano gli accessi al porto, attaccandone il personale di vigilanza, marinai giunti con mezzi da sbarco, appoggiati dal fuoco delle armi su di essi installate, assa1irono il Mas << 543 », sequestrandone il comandante; altri tentarono di impadronirsi del caccia Ardito e incendiarono la motonave Humanitas. All'aggressione parteciparono anche gli armamenti tedeschi delle mitragliere di bordo delle motonavi Humanitas e Sassari. Cessata l'azione di fuoco i tedeschi occuparono il porto catturando il personale che vi si trovava (15). La reazione italiana fu pressoché immediata, sulla base degli ordini impartiti dal Generale Magli il quale, nel corso della notte, dispose che il III / 88" fanteria, rinforzato da una compagnia semovente da 47/32 del XX battaglione, passasse a disposizione del Generale Egidio Stivala (comandante la difesa porto di Bastia) col compito di ristabilire la situazione. (15) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: « La Marina italiana nella seconda guerra mondiale », volume XV: « La Marina dali'S settembre 1943 alla fine del conflitto >>. Compilatore Ammiraglio di Squadra GrusEPPE FroRAVANZO, Roma, r9l)2, pagg. 138- 139: e Relazione del Generale Giovanni Magli.


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All'alba tutte le artiglierie della piazza intervennero specialm ente contro i natanti tedeschi che tentavano di allontanarsi, appoggiando l'attacco svolto dai reparti dell'88• fanteria « Friuli », dai bersaglieri, dai militi del LX battaglione « M », dai battaglioni da sbarco e dai carristi, sostenuti dalle forze navali che ebbe pieno successo: i tedeschi riportarono non meno di 160 morti a terra e altri colpiti sulle imbarcazioni; numerosi i prigionieri; due cacciasommergibili e sette motozattere furono affondati. Perdite italiane: 5 morti e 51 feriti, oltre a 70 morti, feriti e dispersi a bordo dell'Ardito. Nella medesima giornata si verificarono altri incidenti causati dai tedeschi. Tuttavia l'atteggiamento del Comando Forze Armate rimase chiaro e inequivocabile (ordine n. 106n / Op. del 9 settembre, allegato n. 4): « ... non accogliere atti di prepotenza ... ; al fuoco si risponda immediatamente col fuoco ». Non mancarono da parte del General e von Senger espressioni di rammarico c di scusa - per gli atti, a suo dire, compiuti a sua insaputa ___,. con l'assicurazione che non si sarebbero più effettuati: il contegno del Generale Magli fu fermo e deciso, ricordando che alla forza si sarebbe risposto con la forza, al fuoco col fuoco. Scuse furono anche presentate da altri ufficiali tedeschi. Nel contempo venne disposto l'immediato rafforzamento di tutte le misure di sicurezza per garantirsi da altri eventuali colpi di mano. Nuovi ordini furono diramati alle ore 14.45 dal Generale Magli (foglio n. 10629/0p., allegato n. 5). Nel frattempo le truppe della brigata tedesca iniziarono il trasferimento da Sartene verso sud, nella zona di Bonifacio, con l'intento di costituirvi una testa di sbarco a protezione delle truppe della 90" Divisione provenienti dalla Sardegna (16). Fra i successivi incidenti che si verificarono per iniziativa delle forze tedesche sono da ricordare quelli al largo di Bastia, a Borgo, a Ghisonaccia, nella zona di Portovecchio (Ajaccio), al bivio di Bigugiia e Migliaccuro e sulla via di Sartene. Nell'intento di ottenere la piena disponibilità per le truppe italiane dell'itinerario Casamozza - Corte- Ajaccio, con foglio numero

(r6) Data la gravità della situazione che si sarebbe determinata in Corsica con l'arrivo della 90" Divisione, il Gen. Magli inviò il mattino del ro al Gen. Basso, Comandante le Forze Armate Sardegna, un marconigramma in cifra, invitandolo a considerare la necessità di non consentirne il transito in Corsica. Ma il Generale Basso confermò la sua decisione di autorizzarlo. Cfr. : Relazione del Generale Giovanni Magli.


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10725/ 0p. del IO settembre (allegato n. 6) il Comando Forze Armate interessò il Generale von Senger, «ad evitare equivoci)). Nel frattempo, l'addensarsi di forze germaniche nella zona di Bonifacio bloccò i nostri reparti colà dislocati ed ogni collegamento con essi venne temporaneamente interrotto, mentre le truppe della Brigata cc Reichsfuhrer » si erano disposte in due blocchi tendenti a paralizzare qualsiasi nostro movimento nella zona di Bastia. Il trasferimento in Corsica della 90" Divisione non ebbe luogo soltanto via mare: venne integrato per via aerea con atterraggi a Ghisonaccia e in misura più limitata a Borgo. Praticamente, mentre gli atri di aggressione si susseguivano con crescente sviluppo, i tedeschi tendevano a dominare tutta la fascia costiera orientale. Sono noti gli ordini diramati dallo Stato Maggiore dell'Esercito per impedire l'esodo della 90" Divisione dalla Sardegna (v. capitolo VI: « Gli avvenimenti in Sardegna»). Grave, quindi, la situazione che venne a determinarsi in Corsica per effetto di tale inatteso concentramento di forze tedesche. Le forze italiane non subirono passivamente attacchi e imposizioni; le reazioni furono energiche, anche se non commisurate alla potenza dei mezzi tedeschi che le provocavano. Frattanto il Generale Magli, dato il replicarsi degli atri di aggressione e il consolidarsi delle forze germaniche lungo la fascia orientale dell'isola, a partire dal giorno IO decise di agire vigorosamente e di accogliere ed inquadrare - a ben determinate condizioni - la collaborazione dei patrioti, che in precedenza gli era stata offerta in forma poco ortodossa, ma che aveva respinto dandone notizia allo Stato Maggiore dell'Esercito (marconigramma n. 4973/ I del 9 settembre, allegato n. 7). Il Generale Magli, in definitiva, si indusse a rompere ogni indugio: convocati tutti i Comandanti il mattino dell'n settembre e presi contatti personali col capo dei patrioti corsi (le cui formazioni decise di armare con armi lanciate in precedenza da aerei alleati e sequestrate nel corso delle operazioni di polizia), impartì ordini preliminari sul contegno da assumere. In previsione di un nuovo attacco nella zona di Bastia, ordinò alla Divisione «Friuli» di concentrare nella zona di Barbaggio- San Fiorenzo- O letto un battaglione del1'88• reggimento, 1'88.. legione milizia e aliquote di artiglieria a traino meccanico, per un pronto intervento. Lo stesso giorno II, alle ore 10, pervenne al Comando dell'isola il noto ordine del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito: « considerate truppe germaniche come nemiche e agite in conseguenza. Ove


Gli avvenimenti in Corsica

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possibile applicate Memoria 44 >> (17), che sanzionò la linea di condotta ormai assunta dal Generale Magli.

*** All'alba dell'II settembre le forze nemiche erano raggruppate in tre blocchi : - uno a sud, protetto dal fronte a terra di Bonifacio, fortemente presidiato (r8); - uno al centro (artiglierie, carri armati e semoventi), nella zona del campo di aviazione .di Ghisonaccia (19); - uno a nord, nel campo di aviazione di Borgo e adiacenze, con reparti di una cer ta consistenza a Bastia (2o). Per quanto riguarda le forze italiane, l'orientamento preesistente all'8 settembre aveva richiesto uno schieramento d i forze preponderanti ad ovest e a nord e il loro frazionamento in piccoli blocchi sui rovesci della fascia costiera. D ata la nuova situazione era necessario raccogliere le forze e spostarle decisamente verso est. F u questo l'intendimento del Generale Magli che portò alla concezione di un piano operativo diviso in due momenti: 0 I : attaccare contemporaneamente le forze del centro e del nord, impedendo a quelle dislocate a sud di muovere in loro aiuto; 2° : attaccare con le forze riunite la massa raggruppata a sud, nella zona Portovecchio- Bonifacio, prima che essa potesse ricevere rinforzi dalle unità della 90s. Divisione provenienti dalla Sardegna (21). (17) Telegramma del Generale Roatta ai Comandi dei Dipartimenti Militari Marittimi, ai Comandi Militari Marittimi e a tutti i Comandi Marina della penisola, ricevuto dal Comando Militare Marittimo della Corsica e da questi trasmesso al Comando Forze Armate con telegramma n. IO'J3I dell'n settembre 1943· (18) Comando di brigata e circa 3.000 uomini, unità varie, semoventi, mortai, pezzi di artiglieria, carri armati pesanti e medi, camionette armate, numerosi automezzi. (19) Circa 550 uomini con 5-6 carri armati; semoventi, camionette armate, pezzi di artiglieria, mortai, 46 aerei da caccia, d'assalto e da bombardamento; mezzi controcarri e circa 200 - 250 automezzi. (20) Circa 350 uomini con automezzi e mezzi c.c. a Borgo; T battaglione, r reparto SS, artiglierie, elementi dei servizi (450 uomini), 250 uomini di fanteria dell'aviazione, circa 8o- TOO automezzi a Bastia. Cfr.: Relazione del Generale Giovanni Magli. (21) Cfr.: Relazione del Comando Forze Armate Corsica sugli avvenimenti militari e politici svoltisi nel periodo settembre 1943- maggio 1944· Pagg. r6 e 17.


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Le opet·azioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

Sulla base di tale disegno, il Generale Magli impartÌ alle ore I I del giorno I I le conseguenti disposizioni verbali (allegato n. 8) tendenti a bloccare subito la massa tedesca meridionale per impedirle di muovere in aiuto degli altri blocchi, e attaccarla successivamente a forze riunite dopo aver provveduto ad eliminare i blocchi medesimi. In particolare: - Divisione << Cremona» e Raggruppamento sud: costituire un fronte difensivo volto a sud tra il golfo di Valenco e Santa Lucia d1 Portovecchio, per contenere la massa tedesca meridionale; - Divisione « Friuli » rinforzata: raccogliere le proprie forze e attaccare, eliminandoli, gli elementi nemici di Bastia e Borgo, e quindi, con tutte le forze, spostarsi verso sud lungo la rotabile orientale in direzione di Portovecchio, attestandosi sulla sinistra del torrente l'Oso; 10° raggruppamento celere rinforzato: attaccare ed eliminare il blocco tedesco del campo di Ghisonaccia; 225" Divisione costiera: sbarrare la Val Gravona, e costituire un forte caposaldo a Pisciatella; - Raggruppamento speciale del Col. Manfredo Marinacci (Comandante la fanteria della Divisione « Cremona »): disporsi in riserva nella conca di Corte. Movimenti preliminari da compiersi entro la sera del 12 settembre. Inizio simultaneo dell'attacco su Bastia e Ghisonaccia all'alba del 13. Previsto il concorso dei partigiani corsi, sui fianchi e sul tergo delle unità tedesche, a cura dei Comandanti tattici d'intesa con i capi locali. In conseguenza di tali direttive, alle ore IO del giorno 12 il Comando della Divisione << Friuli» diramò il proprio ordine di operazioni n . 1 (allegato n. 9). Purtroppo le previsioni su di una temporanea inattività operativa delle forze tedesche non si avverarono: quelle provenienti dalla Sardegna, una volta sbarcate, avevano subito iniziato il movimento verso nord, lungo la rotabile costiera orientale, con colonne motocorazzate dirette a Bastia per costituirvi una solida base e assicurare il libero trasferimento sul continente. Questa decisione impedì la realizzazione del predisposto piano operativo per l'attacco e condusse ad avvenimenti diversi da quelli progettati. A causa dei contrapposti movimenti in corso, si ebbero infatti nei giorni 12 e 13 violenti combattimenti, durante i quali le truppe della 90" Divisione tedesca sostennero quelle della Brigata corazzata


Gli avvenimenti in Corsica

« Reichsfiihrer )) . Ne conseguì che le operazioni, da parte italiana, si svolsero in un primo tempo con carattere offensivo, e in secondo tempo con carattere difensivo- controffensivo.

LA PRIMA FASE DELLE OPERAZIONI I " PERIODO: LA FASE OFfENSIVA.

Combattimenti del giorno 12 a Casamozza, Bastia e Vezzani. In relazione agli ordini ricevuti, il Comandante la D ivisione « Friuli » aveva progettato di attaccare il nemico da nord, da sud e da ovest per occupare l'abitato di Bastia, l'aeroporto di Borgo e il deposito materiali di La Barchetta, rastrellando tutta la zona compresa tra Bastia c il fiume Golo. Aveva costituito quattro gruppi tattici e disposto inoltre che il XCVI battaglione milizia effettuasse un colpo di mano sul presidio tedesco di La Barchetta. Mentre erano in corso i movimenti, il Comando Forze Armate, ricevuta notizia che unità motocorazzate tedesche si dirigevano lungo la rotabile costiera orientale verso nord, ordinò il brillamento dei ponti stradale e ferroviario di Casamozza (fono n. 10766 Op. delle ore 12,20 del 12 settembre, allegato n. ro); il brillamento di quello rotabile venne effettuato alle 19, quando già la massa dei mezzi pesanti tedeschi era passata, mentre quello del ponte ferroviario non fu potuto eseguire per la presenza di soverchianti forze nemiche. Ebbe così luogo il combattimento di Casamozza, con inizio alle 18,30. Le artiglierie di quel caposaldo aprirono il fuoco su di una colonna nemica allorquando la coda aveva di poco oltrepassato il bivio: la violenta reazione che ne seguì ebbe ragione del nostro presidio. Il gruppo tattico sud, privato delle artiglierie annientate, fu costretto a ripiegare; la 88• legione milizia, giunta nel corso dell'attacco, dovette arretrare lungo la valle del Golo, insieme alle truppe di quel presidio, sulla posizione di La Barchetta. Nello stesso pomeriggio del 12 vi furono altri combattimenti: a Bastia, verso le 17, venne effettuato un ardito colpo di mano contro una batteria tedesca da 88, mentre altra batteria venne smontata dal nostro fuoco. Furono fatti nella giornata 500 prigionieri. A sud di Vezzani la lotta fu violenta, sostenuta dal 10° Raggruppamento celere bersaglieri: le unità avanzate dovettero ripiegare dopo aver distrutto carri armati e autocarri nemici. Fu coinvolta in questa azione la retroguardia di una colonna tedesca di avieri e di fanteria aero-


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

nautica che, riuscita a svincolarsi il giorno precedente dal campo di aviazione di Ghisonaccia, si era diretta per S. Antonio su Ghisoni. Poiché da tali combattimenti appariva chiaro l'intendimento tedesco di occupare i punti più importanti per impadronirsi della regione centro- settentrionale dell'isola, il Gen. Magli dispose che nella notte sul 13 fosse rinforzata con unità della « Cremona » l'occupazione delle zone di Vezzani e della Valle del Golo. Praticamente la colonna tedesca di Vezzani era però stata arrestata e quella di Golo lo fu davanti alla interruzione di Ponte Nuovo, località queste che non vennero mai sorpassate, nonostante i reiterati attacchi compmti nei giorni successivi (22). Seguirono, il giorno 13, i combattimenti di Bastia (a nord dell'isola) e di Zonza (a sud). LA PERDITA DI BASTIA.

La mattina del 13 settembre una robusta colonna tedesca (due battaglioni autoportati, una ventina di pezzi d'artiglieria e una cinquantina di carri armati e semoventi), defluendo dal ponte ferroviario che non era stato possibile far brillare, dirigendosi verso Bastia, (22) Non mancarono lusinghe e intimidazioni da parte del Maresciallo Kesselring. Nelle prime ore del pomeriggio del 12 un ufficiale tedesco si presentò ai nostri posti avanzati, latore di un messaggio del maresciallo al Generale Magli, così concepito: « Eccellenza, in un anno e mezzo di stretta collaborazione ho imparato a stimarLa quale uomo, soldato, camerata. n suo buon senso non può ammettere che, data la dislocazione delle truppe italo - tedesche in Corsica, le mie truppe non debbano occupare i punti importanti per la loro difesa. ll Suo atteggiamento contrario a questo riguardo non è giustificato da alcuna direttiva di un governo italiano. Perciò non posso che deplorare questo atteggiam ento che, in contrasto con il Suo lungo comportamento verso di me e verso l'Esercito tedesco deve portare ad un conflitto tra le Sue e le mie truppe». Il Generale Magli, che ricevette il parlamentare verso le ore 17 a Venaco, presso il Comando dell'Aeronautica, così rispose a mezzo dello stesso latore: «Signor Maresciallo, ho ricevuto il Suo telegramma di data odierna. Devo rilevare che le informazioni che le sono state date non rispondono a verità. In base ad accordi intervenuti col Generale von Senger stavo attuando i provvedimenti intesi a lasciare alle truppe tedesche la piena possibilità di muoversi e di difendersi lungo la costa orientale, quando improvvisamente sono stato attaccato dalle truppe del Generale von Senger al quale ho fatto rilevare i più importanti attacchi compiuti proditoriamente. L'apprezzamento che Lei ancora mi rivolge Le fa intendere facilmente come io sia un generale che, con immacolata fede verso la Patria, si difende da qualsiasi attacco». Cfr.: Gen. GIOVANNI MAcu: op. cit., pag. 6o.


Gli avvenimenti in Corsica

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andò ad urtare contro i gruppi tattici del centro e del nord della Divisione « Friuli ». Un primo scontro ebbe luogo verso le 8 presso la stazione di Furiani e condusse alla cattura di prigionieri tedeschi; verso le ore 12 l'avanguardia tedesca fu sottoposta al tiro di artiglieria al quale reagì vigorosamente, determinando così un duello ineguale data la prevalenza delle forze nemiche. Smantellate alcune nostre batterie e nella impossibilità di battere i carri armati nemici a causa della loro robusta corazzatura, il combattimento divampÒ violento e con esito prevedibilmente sfavorevole per le truppe italiane, quando la « Friuli » ebbe notizia che altre forze tedesche, superato il colle di S. Antonio, stavano per giungere ad Oletta minacciando di avvolgere le posizioni italiane del Teghime. Ne derivò la necessità di far ripiegare le fanterie in zona arretrata: l'operazione si dovette compiere verso sera, sotto la pressione dei carri armati nemici, senza un movimento organicamente predisposto e condusse allo sbandamento di alcuni reparti. Alle 19,30 le forze tedesche occuparono la città di Bastia. Gravi le perdite da parte italiana: numerosi i morti e i feriti e circa duemila prigionieri. CoMBATII.MENTO DI ZoNzA. NelJa regione meridionale dell'isola, su tutta la fronte golfo di Ajaccio- marina di Solenzara, erano dislocati con compiti difensivi la Divisione « Cremona» e il Raggruppamento sud per contenere la massa meridionale delle forze tedesche e impedirle di accorrere verso nord. Il mattino del I 3, verso le 8,30, una colonna motorizzata tedesca proveniente da Quenza si dirigeva su Zonza per raggiungere Portovecchio: ne conseguì uno scontro vivace presso Zonza, protrattosi fino alle ore 12 quando i tedeschi, battuti, furono costretti a ritirarsi su Quenza. Valido il contributo offerto alle nostre forze dai patrioti corsi nei giorni n, 12 e 13, nel campo informativo, in quello dei collegamenti e con atti di guerriglia inquadrati nelle operazioni in corso, fra cui alcuni sabotaggi. 2°

PERIODO: ATTEGGIAMENTO DIFENSIVO- CONTROFFENSIVO (v. schizzo n. 2).

Gli avvenimenti svoltisi nel primo periodo avevano posto in risalto la superiorità tedesca dovuta all'ingente complesso di mezzi


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

corazzati a disposizione, ai quali non era possibile contrapporre armamenti idonei da parte italiana. Fu presa perciò la decisione di assumere atteggiamento difensivo, non disgiunto da azioni offensive dove fosse possibile. Furono predisposte salde posizioni di resistenza per opporsi a puntate offensive nemiche in profondità nel settore centrale, controllando ormai i tedeschi la fascia costiera orientale. Punti più nevralgici per la difesa: la Valle del Golo e quella del Tavignano. Sulla base di tali decisioni le forze italiane assunsero la seguente dislocazione: - zona settentrionale : nella fascia costiera la Divisione << Friuli »; nella val di Golo un Raggruppamento di 5 battaglioni e 8 batterie agli ordini del Generale Pedrotti (Comandante la 225a Divisione costiera); nella zona di Morosaglia il comando del 182• reggimento costiero con un battaglione; - zona centrale: nella conca di Corte, un raggruppamento della Divisione << Cremona >> rinforzato; nella zona di Colle di SorbaVezzani il Raggruppamento del Colonnello Fucci, costituito da bersaglieri e alpini; - zona occidentale: la 226a Divisione costiera. Il Comando delle Forze Armate rimase a Corte. V ari attacchi furono condotti dal nemico contro le nostre posizioni della zona settentrionale: nella regione di La Barchetta ( 14 settembre) - val di Golo - l'attacco fu respinto. Proseguito il giorno successivo poté essere bloccato sulla posizione di resistenza. Altro attacco fu sferrato nella zona di Morosaglia, a Piedicroce (17 settembre) dove il nostro presidio si oppose con la forza alla richiesta tedesca di libero transito. Dopo aspro combattimento durato oltre un'ora l'azione nemica fu rallentata e le nostre forze dovettero ripiegare su Col del Prato. Sensibili le perdite: italiane (reparti costieri) 9 ufficiali e 152 sottufficiali e soldati morti e feriti; forze tedesche 100 morti e numerosi feriti (23). Nella zona centrale alcuni combattimenti si svolsero in zona Ghisoni il giorno 17, e il 18 in valle Tavignano, ove l'attacco fu stroncato. Il 19 settembre la città di Corte, sede del Comando Forze Armate, fu sottoposta a violento bombardamento aereo. (23) Cfr.: Relazione sugli avvenimenti militari e politici svoltisi in Corsica nel periodo settembre 1943 - maggio 1944, del Comando Forze Armate Corsica, pagg. 21- 23.


GLI AVVENIMENTI IN CORSICA (dal 13 al 18 settembre 1943)

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Gli avvenimenti in Corsica

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Nella zona meridionale, poiché un forte presidio tedesco installatosi a Quenza minacciava distruzioni nella regione circostante, il Generale Magli dispose per il giorno 15 un attacco convergente da Aullene a Zonza, che fu condotto dalle forze del Raggruppamento sud (Generale Ticchioni) con successo: il presidio di Quenza fu annientato e la località occupata; catturati circa 250 prigionieri e ingenti quantità di materiali. Altro attacco i tedeschi effettuarono il giorno 16 nella zona di Levie, ma fu decisamente arrestato. Durante tutte queste azioni, modesto fu il contributo dei patrioti corsi. Le forze italiane operarono sempre da sole. In definitiva il nemico, pur disponendo della fascia costiera orientale, non era riuscito ad effettuare la minima penetrazione nell'interno. Era stato arrestato a nord (fiume Alise), al centro (valli di Golo e di Tavignano), nella zona di Vezzani- Ghisoni e a sud dinanzi a Levie. Pertanto, nella seconda metà di settembre, in attesa che l'arrivo di unità e mezzi alleati consentisse la ripresa offensiva, si dispose che su tutta la fronte fosse mantenuto il contatto col nemico, mecliante atteggiamento aggressivo con l'impiego di forti pattuglie. Anche in questo compito fu molto modesto il contributo dai patrioti (24). Si inseri, in quel periodo una vicenda diplomatica fra il Generale von Senger e il Generale Magli in relazione ad una richiesta tedesca di scambio di prigionieri (25). (24) Cfr.: Relazione del Generale Giovanni Magli. (25) Alla data del 17 settembre le forze italiane avevano catturato Soo prigionieri tedeschi, mentre questi ne avevano catturato circa 2.8oo, fra i quali un generale e tre colonnelli. Lo stesso giorno 17 il Geo. von Senger, con lettera aviolanciata, da lui stesso firmata, richiedeva per ordine del suo Comando Superiore, la restituzione dei prigionieri tedeschi catturati nei combattimenti dei giorni precedenti e soggiungeva che in caso di mancata consegna, fissata per le ore 8 del successivo giorno r8, avrebbe dovuto far fucilare un numero decuplo di nostri prigionieri. A tale richiesta il Gen. Magli rispose che la competenza dello scambio non rientrava nei suoi poteri e che per inoltrarla al Comando Supremo gli era necessario conoscere se essa considerava la reciprocità. Osservava poi che un atto contrario alle leggi belliche quale quello della fucilazione di un numero decuplo di prigionieri italiani caduti in mano tedesca, non sarebbe stato certamente compiuto. A vuta assicurazione che si sarebbe trattato di uno scambio totale, nella considerazione che si trovavano nelle mani dei tedeschi un ufficiale generale e diversi ufficiali superiori e che il numero complessivo dei prigionieri italiani era circa il quadruplo del numero dei tedeschi nelle nostre mani, aderiva allo scambio per il quale, con apposita nota verbale, fissò le modalità. Senonché all'atto delle operazioni di scambio il numero dei prigionieri


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L~ operazioni d~/1~ unità italian~ nel settembre- ottobre 1943

LA SECONDA FASE DELLE OPERAZIONI, IN COLLABORAZIONE CON LE FORZE FRANCESI

Nel frattempo, nell'isola, si era iniziato lo sbarco di contingenti francesi di colore e precisamente di un reparto (1 ufficiale e 40 soldati) il giorno 13 all'aeroport~ di Ajaccio e di circa 500 uomini con qualche sezione anticarro e alcuni automezzi leggeri ad Ajaccio. Insieme ad essi era giunto il Generale Mollard, nella veste di Governatore militare dell'isola, col Colonnello Déleuze, Capo di S.M. del Comando I Corpo d'Armata. Successivamente sbarcò il Generale Martin, Comandante dello stesso Corpo, con altri reparti di colore (circa tre battaglioni). Per consentire a queste forze la necessaria efficienza operativa e logistica, furono assegnati da parte italiana 140 automezzi. In seguito giunsero anche il Colonnello britannico Peake, rappresentante del Comando in capo alleato, con un «commando» (reparto di truppe da sbarco o di assalto) e il Colonnello americano Sikorsky. Lo stesso giorno 14 il Colonnello Déleuze aveva prospettato al Generale Magli l'intendimento del Comando francese di collaborare con le forze italiane alla eliminazione delle forze tedesche dall'isola, soggiungendo che, per convincimento del suo stesso Comando, sarebbe stato possibile affrontarle e annientarle con le sole forze italiane. li Generale Magli, ragguagliatolo sulla situazione e sui precedenti e tenuto conto che il n emico disponeva in quel momento di contingenti ormai valutabili all'incirca a due divisioni motocorazzate, affermò la necessità di poter disporre di altri mezzi e di adeguato sostegno aereo. Tali convinzioni espresse il giorno 17 in Ajaccio anche al Generale Martin che le condivise; analoga adesione diede successivamente il Generale Giraud, nel corso di un colloquio con lui avuto il 21 setitaliani restituiti risultò di molto inferiore a quello totale, pur essendo più che doppio rispetto al numero dei tedeschi consegnati. Da parte germanica venne affermato che tutti gli altri non avevano voluto rientrare nelle nostre linee, circostanza questa risultata non vera. Il generale, i tre colonnelli, molti ufficiali e quasi tutti gli specializzati, vennero arbitrariamente trattenuti. Dell'atto compiuto, in dispregio alle leggi belliche e malgrado le affermazioni espresse, il Generale Magli fece oggetto di apposita protesta e, allorquando il 22 settembre gli fu chiesto lo scambio dei feriti , fece rispondere che, dopo quanto era avvenuto, non trattava più alcuno scambio. l parlamentari vennero rinviati oltre le linee. Cfr.: Relazione del Generale Giovanni Magli. Allegati nn. 13, 14, 15 e r6.


Gli avvenimenti in Coriica

tembre. In tale sede, presenti anche i Generali Martin e Mollard, fu concordato il piano operativo per la riconquista di Bastia (schizzo n. 3) con adeguato concorso di truppe italiane. Piano e data di esecuzione (29 settembre) furono perciò quelli proposti dal Comandante italiano, sulla base del concetto che prevedeva lo svolgimento di due azioni distinte, contemporanee e concorrenti (26): - una, diretta sulla città, con avvolgimento da nord e da sud, affidata ad un gruppo tattico misto di truppe italiane (27) e francesi agli ordini del Generale Louchet, comandante la fanteria della 4a Divisione marocchina (28); - l'altra, diretta lungo la valle del Golo, per impedire l'afflusso di rinforzi da nord, affidata esclusivamente alle truppe italiane (29) poste alle dipendenze del Generale Pedrotti, Comandante la 2253 Divisione costiera (30). (26) Cfr.: Allegato n. 18 alla Relazione sugli avvenimenti in Corsica del Generale Giovanni Magli. (27) Reparti della Divisione << Friuli » e dell'artiglieria di Corpo d 'Armata: II/ 88°, 11If 88•; XX btg. mortai da 81, XX btg. semoventi, 1 plotone della 12• compagnia lanciafiamme, CXX battaglione misto genio, comando artiglieria divisionale col I/ 35° (23 e 3" batteria), IV /35° (ro• e 12" batteria), I sezione 356• batteria da 20. Infine, una salmeria di formazione (120 quadrupedi) della fanteria divisionale e due sezioni di autocarrette. (28) Cfr.: ordine di operazione del Generale Louchet, n. 14/ 3 S del 28 settembre 1943. (29) Reparti delle Divisioni << Cremona , e << Friuli », 225• e 226• costiere, del I0° raggruppamento celere e delle truppe e servizi di Corpo d'Armata, come segue: Comando 225• Divisione costiera, 1/ 21° e 1/ 22° <<Cremona», 664a compagnia mitraglieri da posizione e 409" compagnia mortai da 8r della 2251 Divisione costiera, CXXXI battaglione semoventi << Cremona », 1 compagnia del LXXI battaglione bersaglieri motociclisti e 3a compagnia del I battaglione carri L / 35 del I0° raggruppamento celere, 1 compagnia d'assalto, 2• batteria del V gruppo c.a. e 1 batteria semoventi da 75 / 18 di Corpo d'Armata, Comando 88• legione milizia, con elementi dei battaglioni LXXXVIII e XCVI <<Friuli », Comando I gruppo milizia da sbarco con il XLIII battaglione ed elementi del IX, Comando 52° raggruppamento artiglieria p.c. col Comando III gruppo e 1216"' batteria da 155 / C della 225" Divisione costiera, 7'" e 9"' batterie del III/ 35• <<Friuli», 6• batteria del ll/ 7" <<Cremona», 170• batteria da 105/ 15 del CXIX gruppo p.c. della 226• Divisione costiera, 4• e 6• batterie del XXXIV gruppo da 105 / 28 di Corpo d'Armata, 225• compagnia mista genio della 225• Divisione, elementi antincendi e I0° compagnia antincendi di Corpo d 'Armata, salmeria di so quadrupedi del VII battaglione mitraglieri someggiato di Corpo d'Armata. (30) Cfr.: Ordine di operazione del Comando Forze Armate Corsica (n. li236JOp. del 26 settembre 1943) e Relazione del Generale Giovanni Magli. 39· - U.S.


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

Forze contrapposte. Truppe italia11e rinforzate con unità provenienti dalla Sardegna: 4 battaglioni di fanteria, 3 battaglioni milizia, I battaglione e 1 compagnia mortai da 8I, 2 battaglioni semoventi da 47/32, reparti vari mitraglieri e lanciafiamme, 16 batterie (per complessivi 64 pezzi), reparti del genio, unità dei servizi e un reparto salmerie. Compito: occupare le pendici sud- orientali di Monte Alli Guezzi (sud di Lucciana) e quelle nord- orientali di q. 553 (est di Prunelli di Casacconi) e tenere sotto il fuoco delle artiglierie le zone di La Barchetta e di Casamozza, con speciale riguardo al ponte ferroviario presso quest'ultima, per impedirvi il transito ai mezzi corazzati nemici. Ripartizione delle forze: settore Bastia, una colonna operante congiuntamente con le truppe francesi; settore Val di Golo, tre colonne. Riserva mobile: un battaglione motocorazzato nella zona di Francardo. Truppe francesi: 1" reggimento tiragliatori marocchini della 4& Divisione, II gruppo di Tabor (meno il I5"), r sezione genio e I squadrone carri leggeri del 4" Régiment special mecanisé. Dovevano agire soltanto nel settore di Bastia per paralizzarne gli imbarchi, tenendo sotto il fuoco di artiglieria il porto e la rotabile Biguglia- Bastia. Erano articolate su due colonne. Truppe tedesche: settore Bastia: circa 2.000 uomini, da I5 a 20 mezzi corazzati, da 30 a 40 pezzi di artiglieria, 8 pezzi c.a., mezzi c.c., varie autoblindo e autocarri; settore V al di Golo: da I .ooo a 1.500 uomini, mezzi corazzati in numero imprecisato, da I5 a 20 pezzi di artiglieria, 8 mezzi c.a. e vari mezzi c.c.; autocarri in numero non valutabile. L'attuazione del piano operativo era subordinata allo svolgimento di azioni preliminari, per la messa a punto degli schieramenti. Ne derivarono nella giornata del 29 settembre i combattimenti sostenuti dal IIIJ88" « Friuli» per la conquista della zona del bivio di Nonza, indispensabile alle truppe francesi tendenti a raggiungere la regione di Colle San Lorenzo. Forti le reazioni delle forze tedesche, con intervento di carri armati e artiglierie. Nonostante le perdite, il battaglione mantenne elevato lo spirito; in quella giornata e il successivo giorno 30 affrontò il nemico costringendolo a retrocedere fino alla zona di Barbaggio. Più a sud, nella zona di Colle S. Stefano operavano le truppe francesi appoggiate dal XXXV gruppo da 75/13 italiano. Si deve


Gli avvenimenti in Corsica

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allo spirito combattivo dei reparti italiani se nella giornata del 30 le due colonne francesi operanti da nord e da sud poterono rispettivamente attestarsi ai Colli di San Leonardo e S. Stefano. Contemporaneamente, in valle di Golo, si attirava l'attenzione del nemico con azioni di pattuglia nel fondo valle mentre i battaglioni della « Cremona » avanzavano sui fianchi per spingere innanzi l'osservazione diretta fino alla zona di Casamozza e consentire così, con uno schieramento avanzato di artiglieria, di battere e dominare quella zona col fuoco. Prosegtùva intanto, sotto la protezione di forti retroguardie, l'esodo delle forze tedesche dal porto di Bastia e dall'aeroporto di Borgo. Il grosso era già riuscito ad abbandonare l'isola. Le operazioni effettive ebbero inizio nei giorni 1° e 2 ottobre, con l'azione avvolgente diretta alla conquista del colle di Teghime. Nel settore Bastia la colonna francese di sinistra raggiungeva le alture dominanti il colle di Cima ·d'Orcaio, mentre il IIIj88o occupava la zona di Barbaggio. Dopo tenace lotta la posizione del colle del Teghime venne ·definitivamente occupata la sera del 2 nonostante l'intervento aereo tedesco con azioni di spezzonamento e mitragliamento. La colonna francese di destra raggiunse Colle S. Antonio (est di Oletta) determinando l'intervento del II battaglione dell '88° « F riuli » nella zona di O letta- Olmeta- Colle S. Stefano, per rendere completamente disponibili le forze francesi operanti da sud verso Bastia. Nel settore Val di Golo si svolse nel contempo la manovra avvolgente che condusse alla conqcista delle posizioni di Prunelli, Casacconi e Lucciana, mentre una colonna motorizzata di bersaglieri e carristi occupò La Barchetta e la stretta di San Leonardo. Il nemico abbandonò 40 morti ripiegando affrettatamente verso Casamozza, sotto la protezione di vaste interruzioni stradali e campi minati. Operazioni del 3 ottobre. Nel settore di Bastia vennero rinnovate le azioni tedesche di mitragliamento e spezzonamento aereo, specie nella zona del T eghime su cui vennero concentrati anche tiri di artiglieria. La notte sul 3 la massa delle artiglierie italiane si spostò nella stessa zona, mentre i reparti del genio si prodigavano nella sistemazione delle comunicazioni e nel riattamento del ponte sul fiume Alise. La colonna sud raggiunse le alture ad ovest e sud- ovest di Furiani. Nel settore di Val Golo il nemico, premuto, ripiegò da Casamozza abbandonando materiali e artiglierie. Le nostre forze della


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Le operazioni delle unità italiaM nel settembre· ottobre I943

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colonna di sinistra (I battaglione del 21° << Cremona ») giunsero fin verso Borgo e presero collegamento con la colonna francese operante da Colle S. Antonio su Furiani. Quelle della colonna di destra (I/22° « Cremona») occuparono le alture sovrastanti il bivio di Casamozza. Le unità motocorazzate del centro si spinsero oltre il bivio di Biguglia. Operazioni del 4 ottobre. Il mattino del 4 Bastia fu completamente riconquistata. Le truppe tedesche, prima di abbandonarla, effettuarono distruzioni di ogni genere, rasero al suolo la stazione ferroviaria e minarono alcuni importanti edifici. Nelle prime ore di quel giorno un reparto di bersaglieri della l a compagnia del LXXXI battaglione motociclisti (Tenente Ambrosi) entrava in Bastia. Senonché, in relazione agli accordi intervenuti (in base ai quali l'occupazione sarebbe stata effettuata dal Generale Louchet in nome dell'Esercito francese) venne richiamata a sud della città (3r). I materiali abbandonati dai tedeschi sulle banchine del porto e sugli automezzi e i numerosi morti insepolti testimoniarono l'affrettato abbandono della città, la cui riconquista costituiva la completa liberazione della Corsica dalle forze germaniche. Le perdite nemiche furono rilevanti: nel cimitero di Bastia si contarono un migliaio di tombe; circa 250 caduti furono raccolti dalle nostre truppe durante le operazioni per la riconquista. Furono catturati 309 prigionieri. La sera del 4 il Generale Magli inviò allo Stato Maggiore dell'Eserc~to il seguente comunicato, che diramò ai reparti il giorno successtvo: « Con occupazione totale Bastia, avvenuta stamane, operazioni contro truppe tedesche si intendono ultimate. Non esiste ormai più alcun centro di resistenza, forse qualche gruppo di isolati sfuggiti finora alla cattur a. Azione nostre truppe è consistita nella potente efficace partecipazione di 6 battaglioni di fanteria (3 « Friuli » di cui uno mortai, 2 « Cremona», r Milizia), una compagnia bersaglieri motociclisti, 68 pezzi artiglieria (di cui 34 divisionali « Friuli » et « Cremona», 28 di Corpo d'Armata, 6 semoventi 7S/r8), un bat(31) Cfr.: « Ordre pour le Generai Louchet » del Gen. Martin (foglio 2/3/ AvJS del 23 settembre 1943) e lettera del Geo. Louchet al Gen. Pedrotti del 4 ottobre 1943 (allegato n. n).


Gli avvenimenti in Corsica

taglione misto genio rinforzato, 2 battaglioni semoventi 47/ 32, una compagnia carri L, reparti minori mortai, mitraglieri, lanciafiamme, sezioni da 20. Inoltre pieno ausilio è stato dato da corpo automobilistico et servizi particolarmente sanitario. Forti perdite sono state inflitte al nemico in personale et materiali; 125 i prigionieri catturati. Sono fiero poter comunicare che comportamento ogni Arma, Corpo et Servizio è stato superiore ad ogni elogio, quale la Patria richiede ovunque alle sue Forze Armate >> (32). Valido era stato il contributo alla lotta dei Comandi, del personale e dei mezzi della Marina e dell'Aeronautica.

* ** Perdite delle forze italiane a partire dal 9 settembre (33):

UfficiaJi . . . . . morti 34, feriti 32, dispersi 95 Sottuff. e truppa . . » 598, >> 525, >> 2.057 Civili . . . . . . . . >> 5, >> - , » Nei soli giorni dell'offensiva m collaborazione con le forze francesi: Ufficiali . . . . . Sottuff. e truppa .

morti 21, feriti 32 )) 224, )) in numero imprecisato

Ricompense al Valor Militare.

Al personale dell'Esercito e della Milizia: Medaglie d'oro . . . Medaglie d'argento Medaglie di bronzo Croci di guerra . .

I (34)

25 70 r6o

(32) Cfr.: Gen. GIOVANNI MAGLI: u Le truppe italiane in Corsica prima e dopo l'armistizio dell'S settembre 1943 ». Tipografia Scuola A.U.C., Lecce, 1952. Pagg. 88 e 89. (33) Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito: Ispettorato dell'Arma di Fanteria. EDOARDO ScALA: « Storia delle Fanterie italiane ». Volume X: « Le Fanterie nella seconda guerra mondiale ». Tipografia Regionale, Roma, T956. Pagg. 633- 634 e Gen. GIOVANNI MAGLI: op. cit., pag. II5. (34) Concessa alla memoria del Capitano di complemento Conti Bruno del 35° reggimento artiglieria « Friuli », con la seguente motivazione: « Comandante di batteria in caposaldo, attaccato di sorpresa dai tedeschi fino allora alleati, veniva mortalmente ferito in combattimento. Benché conscio


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Le operazioni delle unitiÌ italiane nel settembre - ottobre 1943

Al personale della Marina (35): Medaglie d'argento Medaglie di bronzo Croci di guerra . .

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Al personale dell'Aeronautica (36) : Medaglie d'argento Medaglie di bronzo .. Croci di guerra . . . .

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Non mancarono i riconoscimenti ufficiali, anche stramen, per il decisivo contributo alla liberazione dell'isola offerto dalle forze italiane. Tra coloro che ebbero espressioni di apprezzamento e compiacimento furono il Generale Martin, Comandante il I Corpo francese e il Generale Louchct, Comandante la fanteria della 4" D ivisione marocchina, e successivamente i Generali francesi Giraud, Mollard e il neopromosso Generale britannico Peake. Riconoscimenti meritati, perché le Forze Armate della Corsica, saldamente alla mano dei rispettivi comandanti, avevano interamente compiuto il loro dovere.

* *. Nei giorni seguenti 1 reparti e le batterie costiere continuarono ad esplicare la vigilanza armata della costa, mentre rimase in atto tutta la organizzazione contraerea del l 'isola. Successivamente, in seguito ad ordine dello Stato Maggiore Esercito, il Corpo di spedizione italiano in Corsica si trasferì in Sardegna. Il movimento, iniziatosi il 9 ottobre, fu ultimato il 25

della sua fine, incurante dello strazio della carne piagata, per tre ore continuava serenamente ad impartire ordini ed incitare i propri artiglieri per la resistenza c per la lotta ravvicinata contro il nemico giunto a contatto dei pezzi; ricusando ogni cura allontanava da sé, per farli partecipi alla difesa della batteria, coloro che lo assistevano. All'unico soldato che aveva tenuto vicino, dava ordine, mentre il nemico raggiungeva i pezzi, di allontanarsi affinché non cadesse prigioniero e chiudeva la sua esistenza terrena esprimendo la sua soddisfazione per il comportamento dei suoi uomini. Fulgido esempio di eroismo, di completa dedizione al dovere e di elette virtù di soldato''· Corsica, Casamozza, 12 settembre 1943. (35) Gen. G I OVANNI MAGLI : op. cit., pag. 163. (36) Gcn. GJov,\'11\J MAGLI: op. cit., pagg. 161 e 162.


OPERAZIONI DELLE FORZE ITALIANE E FRANCESI IN CORSICA (29 settembre - 4 ottobre 1943)

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Gli avv~nim~nti in Corsica

novembre 1943 (37). Già dal 22 ottobre il Generale Magli, pur continuando nel comando delle sue truppe, aveva assunto quello delle Forze Armate della Sardegna con sede in Bortigali (38), e il 15 novembre, per ordine del Comando Supremo, quel Comando assunse la denominazione di « Comando militare della Sardegna », mantenendo alle sue dipendenze tutte le truppe della Corsica e della Sardegna. Rimasero in Corsica alcuni reparti e servizi con una forza complessiva di circa 7.000 uomini. In epoca successiva le Divisioni << Cremona>> e « Friuli », che così valorosamente avevano combattuto in Corsica, vennero trasferite sul continente per trasformarsi negli omonimi Gruppi di combattimento, che parteciparono alla Guerra di liberazione, insieme ad altri, a fianco degli alleati. E' da aggiungere, infine, che a partire dal 13 settembre 1943 - data dello sbarco del primo contigente francese - era stata posta a disposizione delle forze francesi tutta l'attrezzatura logistica italiana. Ancora più notevole fu il contributo dato in seguito, dopo l'avvenuta espulsione delle forze tedesche, mediante la realizzazione di un vasto programma di lavori predisposto dal Comando alleato. Si dovette anche effettuare, dolorosamente, la cessione alle autorità francesi, a titolo di collaborazione, di ingenti quantitativi di materiali: ~rtiglierie, mortai, mitragliere contraeree, pezzi controcarro, fuciloni da 20, semoventi, autoblindo, circa i quattro quinti dei mezzi di trasporto, la quasi totalità dei quadrupedi e tutti i materiali dei servizi. Anche per tale cessione non mancò il riconoscimento del sacrificio compiuto, da parte del rappresentante del Comando alleato in Corsica (allegato n. 12). Personale italiano fu inoltre adibito all'addestramento (sui pezzi di artiglieria e sulle autoblindo) e in tale attività vennero impiegati tutti gli specializzati, mentre centinaia di autieri svolsero opera silenziosa e assidua. Notevoli le prestazioni nel campo sanitario. Il concorso delle nostre forze alla causa alleata in Corsica era stato perciò integrale (39). (37) In quel periodo furono trasportati in Sardegna, a cura della Marina italiana, 62.000 uomini, 3.500 tonnellate di materiali c 1.180 veicoli. Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, vol. XV, cit., pag. r44. (38) Cfr.: Diario Storico - Militare del Comando Forze Armate Corsica: 0 I settembre - 31 ottobre 1943· (39) Cfr.: Relazioni: Sugli avvenimenti in Corsica dall'8 settembre all'8 ottobre 1943 e sul contributo dato alla causa degli alleati dalle truppe italiane in Corsica a partire dall'8 ottobre 1943; entrambe compilate dal Generale Giovanni Magli.


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Le operazioni delle umtà 1talìane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 1.

COMANDO FORZE ARMA TE CORSICA U FFICIO I:>~FORMAZIONI

N. 4rfi9/ I di prot.

P.M. 112, lì 8 settembre 1943, ore 19,30

Oggetto: Notizie di Radio Londra.

Al Generale Cotronei, Comandante Div. ftr. 11 Friuli >> P.M. 79 Al Generale Primieri, Comandame Div. ftr. « Cremona >> P.M. 64 Al Generale Pedrotti, Comandante 225"' Div. costiera P.M. 225 Al Generale Lazzarini, Comandante 226" Div. costiera P.M. 226 Al Generale Ticchioni, Comandante Raggruppamento Sud P.M. 64 Al Generale Stiva/a, Comandante Difesa Porto di Bastìa Al Generale Marinacci, Comandante Difesa Porto di Ajaccio Al Generale Ferrari, Comandante artiglieria FF.AA. Corsica Sede Al Colonnello Concaro, Com. int. genio FF.AA . Corsica Sede Al Colonnello Fucci, Comandante 10° Raggrupp. celere P.M. TI2 Al Colonnello Castagna, Comandante 175" rgt. alpini P.M. II2 Al Ten. Col. Lìllo, Comandante 182° rgt. costiero P.M. 112 Al Console Cagnoni, Comandante l gruppo M.V.S .N. P.M. 112 e, per conoscenza: Al Comandante M.M. Amm. Catalano- Gonzaga Al Comandante FF. Aeree Corsica Colonnello Baudoin

P.M. n2 P.M. 112

Vengo a conoscenza che Radio Londra ha diffuso notizia che Governo italiano avrebbe chiesto cessazione ostilità. Ricordo e sia ricordato a tutti con tutta urgenza che quale che sia la verità il momento di dolore che attraversiamo ci impone il più assoluto riserbo. Tutti al loro posto agli ordini dei Capi nel silenzio de.lla più severa di· sciplina. Rimane bene inteso che nulla è modificato nei nostri riguardi in merito all'occupazione delle posizioni difensive ed alla vigilanza e che ove mai si attentasse da parte di chicchessia ad esprimere atti che possono offendere il nostro sentimento di italiani e di soldati la reazione deve essere immediata.

ll Generale Comandante GJOVA:o-;1'\J MAGLI


Gli avvenimenti in Corsica Allegato n. 2.

COMANDO FORZE ARMA TE CORSICA UFFICIO INFORMAZIONI

N. 4973 / l di prot.

P.M. II2, lì 8 settembre 1943, ore 22,00

Oggetto: Messaggio Maresciallo Badoglio. Al Generale Cotronei, Comandante Div. ftr. «Friuli'' P.M. 79 Al Generale Primieri, Comandante Div. ftr. « Cremona" P.M. 64 Al Generale Petlrotti, Comandante 225.. Div. costiera P.M. 225 Al Generale Lazzarini, Comandante 226~ Div. costiera P.M. 226 Al Generale Ticchioni, Comandante Raggruppamento Sud P.M. 64 Al Generale Stiva/a, Comandante Difesa Porto di Basda Al Generale Marinacci, Comandante Difesa Porto di Ajaccio Al Generale Ferrari, Comandante artiglieria FF.AA. Corsica Sede Al Colonnello Concaro, Com. int. genio FF.AA. Corsica Sede Al Colonnello Fucci, Comandante 10° Raggrupp. celere P.M. II2 Al Colonnello Castagna, Comandante 175° rgt. alpini P.M. II2 Al Ten. Col. Lilla, Comandante 182° rgt. costiero P.M. 112 Al Console Cagnoni, Comandante l gruppo M.V.S.N. P.M. II2 e, per conoscenza : Al Comandante M.M. Amm. Catalano- Gonzaga Al Comandante FF. Aeree Corsica Colonnello Baudoin

P.M. r12 P.M. II2

Mi riferisco al messaggio del Capo del Governo, Maresciallo Badoglio, diramato alle ore 20>30 di oggi a mezzo radio. Richiamo l'attenzione sugli ultimi due periodi di detto messaggio e cioè sul fatto che « ogni atto di ostilità contro le truppe anglo- americane deve immediatamente cessare mentre si dovrà reagire a qualsiasi attacco da qualunque parte esso venga '' · Resta perciò bene inteso che tutte le nostre truppe in Corsica orientate come sono verso gli attacchi dal mare dovranno continuare nella loro armata vigilanza pronte all'azione nel caso di attacco esterno. Altrettanto nei riguardi della artiglieria c.a. nel caso di azione di mitragliamento e di bombardamento. ll Generale Comandante GIOVANl'•:J MAGLI


6I 8

Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

Allegato n. 3·

DA COMANDO FORZE ARMATE CORSICA N. 10594/0p.

P.M. 112, lì 8 settembre 1943, ore 22

Fonogramma At Generale Cotronei, Comandante Div. «Friuli» At Generale Primieri, Comandante Div. « Cremona>> At Generale Pedrotti, Comandante 225• Div. costiera At Generale i.Azzarini, Comandante 226• Div. costiera At Generale Ticchioni, Comandante Raggruppamento Sud At Generale Stiva/a, Comandante Difesa Porto di Bast1a At Generale Marinacci, Comandante Difua Porto di Ajaccio At Generale Ferrari, Comandante Art. FF.AA. Corsica A t Colonnello Concaro, Comandante in t. Genio FF.AA. Corsica At Colonnello Fucci, Comandante 10° Raggrupp. celere At Colonnello Castagna, Comandante 175• rgt. alpini At Ten. Col. Lillo, Comandante 182° rgt. costiero A t Console Cagnoni, Comandante l gruppo M. V.S.N. et per conoscenza: A t Ammiraglio Catalano- Gonzaga, Com.te Mi!. Mar. lt. Corsica At Colonnello Baudoin, Comandante FF. Aeree Corsica E' necessario che nella attuale situazione l'ordine pubblico sia mantenuto in pieno accordo con autorità civili alle quali spetta in modo particolare di fare sciogliere assembramenti e far rientrare nelle proprie abitazioni le persone alt Nostra azione nella situazione attuale dovrà manifestarsi ed in questo caso in modo totalitario f ,f soltanto se da parte dei civili si facesse uso armi alt Generale MAGLI


Gli avvenimenti in Corsica Allegato n. 4·

DA COMANDO FORZE ARMA TE CORSICA X to611 Op.

P.M. 112, lì 9 settembre 1943, ore 12,00

A t Comando Divuione ftr. « Friuli '' A t Comando Divisione ftr. << Cremona H A t Comando 225• Divisione costiera A t Comando 226• Divisione costiera A t Comando Difesa Porto Bastìa A t Comando Raggruppamento Sud A t Comando 10" Raggruppamento ce/t're A t Comando artiglieria FF.AA. Corsica A t Comando genio FF.AA . Corsica A t Comando 175" rgt. alpini At Comando 182° rgt. costiero At Comando Mi!. Maritt. !tal. in Corsica At Comaildo FF. At'ru Corsica At Comando l gruppo M.V.S.lv'. At Comando CC.RR. della Corsica

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Allo scopo di eliminare ogni dubbio circa il contegno da tenere nei riguardi delle truppe tedesche preciso seguente direttiva fondamentale alla quale tutti dovranno attenersi: Nostra posizione di spettatori armati del conflitto c'impone non intervenire per movimenti che comunque compiono truppe tedesche nell'interesse della loro difesa; ma c'impone il dovere assoluto di non accogliere atti di prepotenza guaii lo sgombero di località e di posizioni e peggio ancora consegna di armi; al fuoco si risponda immediatamente col fuoco alt


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u operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 5·

DA COMANDO FORZE ARMATE CORSICA N. 10629/0p.

P.M. 112, lì 9 settembre 1943, ore r4,4'5

Fonogramma

At Divisione « Friulr >> At Divisione « Cremona >> A t 22 s' Divisione costiera At 226a Divisione costiera At Raggruppamento Sud At Difesa Porto di Bastìa At r82° rgt. costiero autonomo At Presidio di Casamozza At Forze Aeru Corsica Come stato detto nei fonogrammi di stamane le nostre truppe non devono eseguire azioni di fuoco contro elementi avversari che sbarcassero senza compiere alla loro volta azioni di fuoco alt Tutti si raccolgano per battaglione ufficiali e truppa tutti assieme alt Se a qualche comando si presentassero ufficiali degli eserciti avversari per conferire siano accolti con serietà et dignità riferendo loro che per gli ordini avuti non si compie alcuna reazione contro chi non compie a sua volta atti di ostilìtà contro di noi alt Si faccia bene intendere che non adempiamo altri ordini se non quelli che riceviamo dai nostri capi alt Naturalmente tutti siano sempre pronti all'azione alt Generale M AGLI


Gli avvmimenti in Corsica

621

Allegato n. 6.

COMANDO FORZE ARMATE DELLA CORSICA (VII C. A.) UFFICIO OPERAZI0:-11

N. 10725 / 0p. di prot.

P.M. 112, lì 10 settembre 1943

Al Generale von Senger

La situazione generale determinatasi nell'isola richiede che la comunicazione Casamozza- Corte- Ajaccio, con la sua diramazione per Zicavo- Petreto Bicchisano siano lasciate alla piena disponibilità delle truppe italiane. Pertanto il movimento delle unità germaniche che dovranno dirigersi al porto di Bastìa e più a nord come Voi avete detto, è necessario si svolga lungo la comunicazione della costa orientale. ln tal modo i movimenti potranno aver più facilmente luogo e senza intralci. Poiché è necessario evitare equivoci per le truppe che sono tutte in una situazione generale di allarme, anche per il fatto che partigiani impiegano automezzi, ho dato disposizioni alle unità poste a sbarramento delle comunicazioni che adducono al solco centrale perché automezzi cui passaggio non è preavvisato siano considerati nemici. Il Generale Comandante GIOVAK:--11 MAGLI


62 2

Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 7·

DA COMANDO FORZE ARMA TE DELLA CORSICA

lì 9 seuembrc 1943

N. 4973/1 Marconigramma cifrato

At Superesercito - Operazioni At Comando Gruppo Armate Sud

Console Cagnoni mi ha fatto pervenire richiesta del Capo della organizzazione partigiana in Corsica in merito contegno truppe italiane et tedesche mettendo in rilievo che se truppe italiane restano armi al piede in attesa ordini senza agire contro chicchessia reagendo soltanto at eventuali offese avranno trattamento stabilito da Comandi alleati alt Se truppe italiane oltre a non dico non intralciare operazioni alleate combattono contro i tedeschi avranno sicuramente onore delle armi alt Ho risposto che non riconosco nel capo partigiano alcuna autorità ufficiale et che non possono esistere quindi trattative di sorta tra questo Comando et detto capo alt Generale MAGLI


Gli avvmimenti in Corsica Allegato n. 8.

PROMEMORIA OPERATIVO Ordini verbali dati ai Comandanti delle dipendenti G.U. e Raggruppamenti nella riunione tenuta a Corte il giorno 11 settembre alle ore 11

J 0 - Da questo momento le truppe tedesche in Corsica sono da considerarsi nemiche.

2 ° - Loro

dislocazione: a) massa delle forze zona Portovecchio- Bonifacio; b) forte gruppo a Ghisonaccia; c) elementi a Bastìa e aeroporto di Borgo.

3° - Intendo: Primo momento: - attaccare contemporaneamente le forze di cui alle lettere b) e c) del numero precedente, impedendo alle forze di cui alla lettera a) di muovere in loro aiuto. Secondo momento: - attaccare con le forze riunite la massa di cu1 alla lettera a). 4° - Dispongo: a) Divisione ftr. « Friuli »: attaccherà gli elementi nemici di Bastìa e di Borgo, eliminati i quali, con tutte le proprie forze si sposterà, per la rotabile orientale, verso Portovecchio, attestando sulla sinistra del torrente l'Oso. Le truppe della Difesa Porto di Bastia concorreranno alla azione secondo gli ordini del Comandante della << Friuli ». Queste ultime truppe, ad eccezione delle artiglierie mobili, ad azione ultimata rimarranno in posto, col compito di difesa del Porto di Bastìa. Le artiglierie mobili passeranno alle dipendenze della Divisione <<Friuli »; b) la 22.5'" Divisione costiera: provvederà a presidiare i caposaldi di S. Fiorenzo - Belgodere - Ponte Leccia. Gli elementi che attualmente presidiano Ponte Leccia passano alle dipendenze della 225~ Div. costiera; c) J0° Raggruppamento celere : rinforzato dal I btg. 22° rgt. ftr., attaccherà il gruppo di forze nemiche del campo d 'aviazione di Ghisonaccia. L'attacco sarà preceduto da 15 minuti primi di preparazione di artiglieria e dalla preventiva occupazione con colpo di mano, della stazione radio di Aleria e del presidio di avieri nemici di Casa Bianda. Al termine dell'azione il raggruppamento si raccoglierà sul posto lasciando libero il transito alla Divisione << Friuli >> alla quale si accoderà;


624

IL opa-azioni delle umtà italiane nel smembre- ottobre 1943

d) Raggruppamento Sud: provvederà allo sbarramento della stretta di S. Lucia di Portovecchio e delle rotabili provenienti da sud a l'Ospedale e Zonza; e) Divisione ftr. « Cremona » (meno il I !22°): provvederà allo sbarramento delle provenienze da sud, della posiz ione di Colle Colacia - Petreto Ricchisano - Aullene - Serra Scopamene;

f) la 226'" Divisione costiera: provvederà a sbarrare Valle Gravona, appoggiandosi ai caposaldi esistenti, ed a costituire un forte caposaldo a Pisciatella. 5' - Partigiani. Alle azioni concorreranno gruppi di partigiani locali secondo accordi che i comandanti delle divisioni e raggruppamenti tattici prenderanno coi capi locali ai quali sono state date disposizioni dal capo dell'isola perché si presentino questa sera stessa per prendere ordini. Tener presente che, di massima, i gruppi di partig iani trovano più facile impiego sui fianchi e sul tergo delle forze nemiche. 6" - Le azioni contro Bastìa - Borgo e Ghisonaccia dovranno avere inizio alle ore 6 del giorno 13 c.m.. Alla stessa ora i movimenti da parte della Divisione << Cremona » e Raggruppamento Sud, per assumere le dislocazioni stabilite, dovranno essere ultimati c le truppe dovranno essere pronte a svolgere il compito loro assegnato.

1' - Colpi di mano. L'effettuazione delle azioni del primo momento sarà agevolata mediante colpi di mano tendenti ad impossessarsi o quanto meno distruggere t: - centri radio onde interrompere i collegamenti; - depositi carburanti, munizioni c viveri; - batterie isolate. Disposizioni relative ai depositi e centri radio noti: - 534° btg. costiero si impossesserà del radiolocalizzatore dislocato a sud di Pino; - 485° btg. costiero si impossesserà del radiolocalizzatore di Torre della Parata; - btg. alpino << M. Mercantur >> si impossesserà della stazione radio di Monte Santo (sud - ovest di Solenzara); - XLIII btg. M.V.S.N. da sbarco si impossesserà dei depositi munizioni, carburanti e viveri di Piedicroce; - 533° btg costiero si impossesserà del deposito dislocato a Barchetta; - 537" btg. costiero eliminerà i due piccoli presidi nemici di Marina di Sisco e di Molini di Marmoraggia.

Secondo momento. Per l'eliminazione della massa delle forze nemiche dislocate nella zona di Portovecchio - Bonifacio è mio intendimento provocare il nemico con azioni


Gli avv~nim~nti in Corsica di disturbo effettuate da piccoli reparti, per attirarlo fuori della cinta difensiva del fronte a terra, e batterlo con la massa delle forze. Ove il nemico volesse attenderci sulle posizioni attualmente occupate, attaccarlo con azioni concentriche lungo le direttrici rotabili: - Portovecchio - Bonifacio: Div. ftr. «Friuli »; - Zonza - Levie - Sotta : Raggruppamento Sud; - Sartene - Pianottoli - Caldarello: Divisione <<Cremona ». Linea di attestamento: rotabile Portovecchio - Sotta - Tivarello.

40· - u.s.


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Le operazioni del/c unità italiane ncl settembre- ottobre 1943 Allegato n. 9·

COMANDO DELLA DIVISlONE DI FANTERIA «FRIULI>> (20 ~) UFFICIO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE

SEZIONE OPERAZIONI E SERVIZI

N. 10001 di prot. Op.

Belgodere, 12 settembre 1943, ore 10,00 0RD1NE DI OPERAZIONI N. I

Carta topografica: 1 :200.000 - 1 :50.000 - quadrati di BastÌa e Vescovato. Allegati n. 2. Oggetto: Attacco delle forze tedesche schierate tra Casamozza e Bastìa.

Al Comandante fanteria divisionale Al Comandantc artiglin-ia divisionale Al Comandante 87° rgt. fanteria Al Comandante 8SO rgt. fanteria Al Comandante 88&legione M.V.S.N. Al Comandante XX btg. mortai da 81 Al Comandante CXX btg. M. genio Al Capo Ufficio Sanità div.le (stralcio) Al Capo Ufficio Commissariato div. (stralcio)

Villa Demillo }'2 moto )) Feliceto Casa mozza )) Barbaggio )) Casamozza )) Barbaggio Sede amano )l Sede )l Sede

e, per conoscenza : Al Comando FF.AA. Corsica (VII C. A.) Al Comandante Difesa Porto di Bastla

Corte Bastìa

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I. - Se i tedeschi attaccano, occorre reagire con ogni energia, e passare a nostra volta all'offensiva.

11. - In tal caso: la Divisione (( Friuli >> attaccherà il nemico dislocato tra l'abitato di Bastìa (compreso) a nord ed il fiume Colo a sud. Notizie sul nemico alle ore 18 giorno n settembre: si veda allegato n. 1. III. - Giorno ed ora d 'azione saranno indicati da questo Comando. Se attaccati l'azione ha senz'altro inizio. IV. - Nel caso di azione intendo: - attaccare dal nord, da sud e da ovest il nemico dislocato tra l'abitato di Bastìa ed il fiu me Colo; - condurre razione occupando: . l'abitato di Bastìa,


Gli avvenimenti in Corsica l'aeroporto di Borgo, . il deposito materiali di Barchetta, e rastrellando tutta la zona compresa tra Bastìa e il fiume Golo. V. - Quattro gruppi tattici:

a) Gruppo tattico nord. Comandante: il comandante la fanteria divisionale. I/ 88° - III/ 88° - III/ 87° - r• e 3.. cp. mortai da 81 divisionale - I plotone della 12a cp. lanciafiamme - btr. accompagnamento 65 / 17 regg.le. Obiettivo d'attacco: bivio per Biguglia sulla rotabile nazionale n . 193. Obiettivi intermedi: - limiti sud abitato Bastìa; - campo sportivo a sud di Bastìa. Direzione d'attacco: S. Lucia - Basda - rotabile nazionale n. 193 - bivio per Biguglia.

b) Gruppo tattico sud. Comandante: il comandante 1'87° reggimento fanteria. 11/87°- II188o - 2 .. cp. mortai 81 div.le - btr. da 65 / 17 regg.le - 2 pl. della 12" cp. lanciafiamme.

Obiettivo d 'attacco: Rio Figareto. Obiettivi intermedi: Borgo - aeroporto di Borgo. Direzione d'attacco: caposaldo Casa mozza - aeroporto Borgo - Rio Figareto.

c) Gruppo tattico del centro. Comandante: il comandante del I / 87°. I 187° fanteria. H btg. si dislocherà nella zona di S. Andrea a protezione delle provenienze della rotabile costiera. Agirà lungo la direzione d'attacco: S. Andrea - stazione Biguglia - riva occidentale dello stagno, solamente dopo che i gruppi nord e sud avranno raggiunti i propri obiettivi d'attacco. Per il gruppo tattico avverto che tra l'abitato e la stazione di Biguglia risultano ammassamenti avversari di una certa entità. Occorre pertanto premunirsi.

d) Gmppo tattico caposaldo Casamozza. Comandante: il comandante 1'88" legione M.V.S.N. LXXXVIII btg. M.V.S.N. - 695" cp. mitraglieri (meno 2 pl.) - I pl. cannoni 47/32 - 1 p!. mortai da 81 - 1 sez. da 20 mm c.a. - 6 pezzi da 75 l 34 c.c. Compito: resistere in posto ad oltranza, impedendo il passaggio a truppe e mezzi corazzati nemici lungo la rotabile 193 ed il terreno pianeggiante ad est della stessa. e) Oltre alle sezioni dei quattro gruppi tattici sopraddetti, il XCVI btg. M.V.S.N. effettuerà un colpo di mano sul presidio tedesco di La Barchetta. VI. - Artiglieria. I gruppo da 100 l 17 - appoggio specifico al gruppo del centro. TI gruppo da 75 127 (meno 1 btr.) - appoggio specifico al gruppo sud.


628

Le operazioni dtdle unità italiane nel smembre- ottobre 1943

IV gruppo da 75 / 18 -appoggio specifico al gruppo nord I btr. da 75/ 27 del II gruppo - nel caposaldo Casamozza 32o• bLr. da 20 mm. - a disposizione del gruppo nord. VII. - Posto comando: Colle Teghime dalle ore 16 di oggi 12 settembre.

VIIL - Collegamenti: come da grafico allegato n. 2. IX. - S"vizi. SERVIZIO DI SAr>ITÀ.

Schieramento: - 83° ospedale da campo: Murato; - reparto carreggiato 26• sez. sanità: Molti fao; - 82° ospedale da campo: Calenzana; - 26• sezione sanità: Calvi; - 491° ospedale da campo: Corte; - 6o0 nucleo chirurgico: Calenzana; 12• ambulanza radiologica: Murato. Funzionamento. Saranno sgomberati: - sul1'83" O.C. (Murato) i feriti dei gruppi nord e centrale; - sul reparto carreggiato della 26" sez. sanità (Molti fao): i feriti del gruppo tattico sud e del gruppo Casamozza. I feriti trasportabili a grande distanza saranno sgomberati, previo smistamento effettuato rispettivamente presso gli ospedali di Murato e Moltifao, sugli ospedali d i : - Calenzana, - Calvi, - Corte (se vi sarà la disponibilità della rotabile Casamozza - Ponte Leccia), secondo i criteri impartiti dal capo ufficio Sanità div.le. Autoambulanze. Assegno: - al gruppo tattico nord n. 4 autoambulanze: - al gruppo tattico sud n. I autoambulanza; - ai gruppi tattici sud e Casamozza: n. 2 autoambulanze, per lo sgombero dei feriti dai posti di medicazione agli ospedali di Murato e Moltifao; - all'ospedale di Murato: n. 2 autocarri attrezzati; - all'ospedale di Molti fao: n. 2 autocarri attrezzati, per lo sgombero dei feriti dall'ospedale di Murato e Moltifao sugli ospedali di Calenzana, Calvi e Corte. SEZIONE DI CoMMISSARIATO.

Schiuamento: 1u nucleo della 14" sez. sussistenza e comando della sz.: Belgodere, 2" nucleo della 14" sez. sussistenza: Francardo, 3° nucleo della 14" sez. sussistenza : Cletta, 19~ sguadra panettieri: Costa - Francardo - Oletta.


Gli avvenimenti in Corsica Funzionamento . T reparti portano al seguito due giornate di viveri di riserva. Prelevamento viveri: - per i gruppi tattici del nord e del centro: ad O letta; - per il gruppo tattico sud e Casamozza: a Francardo (nell'eventualità che non vi fosse la disponibilità della rotabile Casamozza - Corte anche detti gruppi si riforniranno ad Oletta), ad iniziare dal giorno 13 alle ore 6. Panificazione: ad Oletta - Barbaggio - S. Pietro in Tenda - Francardo, secondo disposizioni che sara nno impartite tempestivamente dal capo ufficio commissariato div.le. SERVIZIO DI ARTJCUER!A.

Schieramento: - P .D.A.M. di Olli Fuccio; - P.D.A.M. di Murato; - P.D.A.M. di Piedigriggio. Funzionamento: - i reparti porteranno al seguito le dotazioni di reparto + I unfoc.; - i prelevamenti delle munizioni per le armi di fanteria saranno effettuati a Murato (eventualmente a Piedigriggio esaurite le disponibilità del Deposito di Murato); - i prelevamenti delle munizioni per le artiglierie saranno effettuati: a Murato per il IT gruppo da 75 / 27, . a Olli Fuccio per il I gruppo da 1ooj 17, per il IV gruppo da 75 / 18 e la 320• btr. da 20 mm. SERVIZIO DEL GENIO.

Eventuali richieste materiali del genio siano rivolte al comando del genio divisionale, presso il comando divisione, che farà affluire i materiali a piè d'opera. SERVIZIO TRASPORTI.

Eventuali richieste di automezzi, necessari per autotrasporti non effettuabili con i mezzi in organico ai reparti, siano dirette al comando divisione. SERVIZIO AUTOMOB!L!STJCO.

Schieramento. Posto di distribuzione c. e l. a Vallecalle. Funzionamento. Il Comandante della 20a Sezione Carburanti disponga perché il posto distribuzione inizi il funzionamento alle ore 8 del giorno 13. SERVIZIO POSTALE.

Nulla di variato. Segnare ricevuta. Il Generale di Div. Comandante ETTORE CoTRONEI


6 30

Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 ALLEGATO ~. l ALL'0RDI~E DI OPERAZIO:-n K. l

NoTIZIE SUL :-IEMICO ALLE ORE 18 DEL GIORNO I I SETTEMBRE 1943

1) Comando tattico: Hotel France, Boulevard Paoli. 2) Comando base: Villa Olìvclla. 3) Comando porto: pressi di Ponte ~uovo. 4) Comando marina: Cardo. 5) Deposito viveri: Liceo Petain.

6) Deposito carburanti e munizioni: nei pressi del cimitero. Batterie 7) Comando gruppo c.a.: Nord bivio Monserrato. 8) Batteria da 88: idem. 9) Batterie da 88: cimitero.

10) Batterie da 88: probabilmente nei dintorni di Borgo. IT) Batterie da 88: Ovest Stazione Furiani.

12) Mitragliere da 37: per la difesa vicina delle batterie e depositi. 13) Batterie da ... : vicinanze Stazione Casamozza. 14) Batteria da ... : ansa fiume Colo a N .E. del ponte ferroviario di Casamozza.


Gli avvenimenti in Corsica ALLEGATO :-;. 2 ,\Lt'0ROI'lE DI OPERt\ZfO:-If N. I

CoLLEGAMENTI R.T. DA ATTUARE NELLA Xt;OVA DISLOCAZIONE DELLA D tviSIOXE DI FANTERIA « F RIULI »

BASTIA

~i guglia

Y XXXVIII r ::v. s.

N.

2·?>)----------111?.3'

la Rarchetta

fasamazza


632

Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

Allegato n. xo.

DA COMANDO FORZE ARMATE CORSICA

lì T2 settembre 1943, ore 12,20

N. 10766/ 0p.

Fonogramma a mano a mezzo ufficiale

At Generale Cotronei Com.te Div. « Friuli »

Ordino che nella notte veniente qualche ora prima IniZiare nota azione ponti rotabile e ferroviario di Casamozza sul Golo vengano fatti saltare senza preoccupazione elementi che trovansi al di là alt Per norma i due drappelli presso i ponti dipendono dal Capitano Antonioletti che risiede at Basùa alt Resta inteso però che qualora venga scorta autocolonna morocorazzata nemica in movimento da sud verso Bastìa, i due ponti dovranno essere fatti saltare subito alt Generale MAcu


Gli avvenimenti in Corsica

Allegato n. I I.

LE GÉNtRAL LOUCI !ET COMMANDANT LE GROUPEMENT NORD

Basrla, le 4 octobre 1943, 13h 30

À M.r le Gtntral Pedrotti

La ville de Bastìa devait etre occupée par !es troupes françaises, j'ai l'hon· neur de vous demander de arreter vostre Division à l'hateur de Biguglia. Je vous serais obbligé de donner ordre au détachement motocycliste du Lieutenent Ambrosi de retourner auprés de vous.

Le Général LoucHET


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u op~raztoni delle unttÌI italiane nel settembr~- ottobre 1943

_:_:...:::.._

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Allegato n. 12.

RAPPRESE:--JT AKTE DEL COMAKDAKTE IK CAPO DELLE FORZE ALLEA TE L'Ecole Maternelle, Ajaccio- Corsica, 21 ottobre I943 A S. E. il Genera/~ di Corpo d'Armata i\-!agli Comandante in Capo delle Truppe ltalian~ tn Cm·sica

Caro Generale, Ho l'onore di ringraziarVi per la Vostra lettera del 20 ottobre e dirvi quanto mi dispiaccia di non poter ringraziarVi personalmente per il Vostro aiuto datomi durante il mese scorso. Mì rendo perfettamente conto che la consegna di tanto materiale di equipaggiamento Vi ha procurato un problema molto difficile. Tale problema è stato da me affrontato con grande timore. Vi sono molto grato che Voi abbiate accettato la necessità militare subordinando i Vostri desideri personali ai bisogni del nostro comune sforzo bellico. Posso assicurarVi che le Vostre azioni sono doverosamente apprezzate. Nella speranza che noi raggiungeremo presto il risultato ottenuto insieme nel I9I8, Vi auguro ogni successo nella Vostra più larga sfera di lavoro. Rimango, R. PEAKE


PARTE TERZA

GLI INTERNATI~ LE PERDITE ~ LE RICOMPENSE. IL CONTRIBUTO DELL'ESERCITO AL SORGERE DEL MOVIMENTO CLANDESTINO



CAPITOLO

XVII

GLI INTERNATI

I. Rimase ignorata, « come remota nel tempo e nello spazio, l'altra grande esperienza di dolore e di sacrificio compiuta dagli italiani all'estero, l'odissea dei campi di concentramento e di prigionia, ini· ziatasi 1'8 settembre e prolungatasi fino alla liberazione» (r). A distanza di oltre trent'anni è doveroso ricordare « la resistenza degli internati militari ed i motivi che l'animarono nei lager tedeschi; resistenza svolta da oltre mezw milione di militari, in servizio per· manente, di complemento e di leva, senza alcun colore politico e senza discriminazione di sorta sulla loro provenienza e del loro pas-sato; resistenza di una massa notevole di generosi, non responsabili di quanto era avvenuto in Italia, i quali seppero ritrovare se stessi rispondendo no all'alternativa tragica loro posta: o con noi o contro di noi » (2). Secondo le fonti germaniche, i prigionieri di guerra o internati militari italiani furono 547·531, di cui 24.744 ufficiali, in prevalenza dell'Esercito (3). Fra di essi, 209 generali dell'Esercito (compresi due della Giustizia militare, uno della Guardia di Finanza e un console generale della Milizia), alcuni ammiragli e generali dell' Aeronautica, che furono rinchiusi nel campo di Schokken (4). (x) Cfr.: RoBERTO BATTAGLIA: <<Storia della resistenza italiana». Giulio Einaudi Editore, Torino, 1964. Pag. ro2. (2) Colonnello di cavalleria in servizio di S.M. Guxoo StNOPOLI: « I motivi della resistenza nei lager tedeschi ». Edizione fuori commercio, Livorno, 1964. Pag. 1. (3) Cfr.: H. A. JACOBSEN: « '939- 1945· Der Zwcite Weltkrieg >>, in Chronik und Dokumenun, ed. Wehr und Wissen Verlagsgesellschaft, Darmstadt, r$)6r. Pag. 440 e rapporto del Capo di S.M. della Wehrmacht, Generale Alfred Jodl, del 7 novembre '943· (4) Cfr.: Gn;sEPPE CRESCIMBEKI e MARCELLO L t:CINI: « Seicentomila italiani nei lager ». Editore Rizzoli, Milano, r$)6). Pagg. da 108 a 120.


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943

Ricerche, compiute dall'Associazione Nazionale ex Internati, accertarono la presenza, in 79 campi di internamento, di 496.323 internati militari in Germania e Polonia dei quali soltanto 7-385 ufficiali (5); affermano inoltre che 450.000 internati si rifiutarono di accettare il nuovo stato di lavoratori civili. La massa di essi « era la terza in ordine numerico, dopo quella dei russi e dei francesi, ma certamente era la prima per la superba prova di resistenza morale, che dimostrò in ogni circostanza di fronte ai tedeschi e ai popoli di altre nazionalità, subendo perdite più gravi e più dolorose » (6). La cifra complessiva degli internati rimpatriati fu accuratamente accertata nel corso dell'attività svolta dal Ministero della Guerra del tempo, nel periodo compreso fra il 1944 e il I947· Il numero esatto risultò di 18.713 ufficiali e 739·575 sottufficiali e truppa (7) ripartiti come segue: Dalla Germania Dalla Svizzera Dalla Francia Dalla Balcania . Dalla Grecia e isole

uff. 14.033 sott. e truppa 599· I 58 )) )) 12.918 !.979 )) )) )) )) I.06I 29·520 )) )) 63.161 838 )) )) 8o2 )) 34·818 ))

(s) Associazione Nazionale ex Internati, Presidenza Nazionale. Centro di Studi sulla Deportazione e l'Internamento: Quaderno n. 1, C.-.RMt:-<E LoPs: « Dati sulla dislocazione e la composizione numerica dei campi per gli internati militari>>. Litostampa Nomentana, Roma, 1964. Pagg. da 76 a 89. (6) Associazione Nazionale ex Internati, Presidenza Nazionale. Centro dì Studi sulla Deportazione e l'Internamento: Quaderno n. t; Jsrouc pag. 77· (7) Fin dai primi mesi del 1944 il Governo italiano, per definire le questioni inerenti alle operazioni di rimpatrio, studiò le necessarie predisposizioni e il 24 ottobre dello stesso anno in una riunione presso la Presidenza del Consiglio furono concordate le misure da adottare. li piano completo fu concretato dal Sottosegretario militare alla guerra d'accordo con gli Alti Commissari Prigionieri di guerra e Reduci, e sottoposto all'approvazione delle Autorità alleate. In data 9 novembre 1944, con decreto ministeriale n. 4300, fu costituito presso il Ministero della Guerra l'Ufficio Autonomo Reduci da prigionia di guerra e Rimpatriati che si occupò del ricevimento, trattamento e successivo smistamento dei reduci sino al loro invio alle località di origine o alle unità militari di reimpiego. L'organizzazione centrale e periferica rispose in pieno a tutte le esigenze, anche perché venne successivamente sviluppata. Furono istituiti in Italia numerosi centri alloggio, posti di ristoro gratuiti, predisposta una organizzazione ospedaliera, distribuiti 2.797.788 razioni viveri ordinari e 1.584.9B5 razioni viveri da viaggio e 746.046 capi di vestiario. Cfr.: Ministero della Guerra, Ufficio Autonomo Reduci da prigionia di guerra e Rimpatriati: « Relazione sull'attività svolta per il rimpatrio dei prigionieri di guerra ed internati 1944-


Gli internati

II.

Il disarmo morale seguito all'annuncio dell'armistizio e alla constatazione dell'immediato intervento aggressivo in Italia e nei territori occupati delle ingenti, mobili e bene armate forze tedesche che avevano incapsulato ovunque le unità italiane, ebbe in quei giorni le sue più acute manifestazioni. Ma ben presto quasi tutti seppero valutare la gravità della situazione determinatasi e si originò in essi una forza nuova, di altissimo valore: l'affermazione della comune volontà di resistere anche in quelle condizioni, che imponevano un profondo spirito di sacrificio, una tenacia senza limiti, umiliazioni e privazioni. A tutti coloro che furono catturati, a partire dall'8 settembre, si posero infatti due alternative: o collaborare con le forze germaniche o della Repubblica Sociale con regolari unità armate e nei servizi ausiliari e del lavoro, o rassegnarsi alla deportazione e all'internamento in Germania. La maggior parte preferì questa soluzione, che implicava nuovi rischi, nuove sofferenze. Ma fu anche questa una forma palese di obbedienza, di disciplina, di resistenza, atto volontario non imposto ma accolto con silenziosa rassegnazione: fu una presa di posizione cosciente e immediata quasi ovunque. Coloro che poterono sottrarsi alla cattura non esitarono e in notevole numero andarono a costituire i primi nuclei del movimento partigiano (cfr. capitolo XVIII). Pochi coloro che preferirono mimetizzarsi passivamente in attesa di tempi migliori. Fu l'animo del soldato, inteso nel più ampio significato del termine, che si impose perciò anche in quelle condizioni, fu quasi un gesto collettivo di ribellione, che eliminò ogni tentennamento, ogni recriminazione, ogni alternativa e fu questo il primo atto di una diretta se pur diversa partecipazione alla lotta contro l'antico alleato. III. Penoso il trasferimento verso l'internamento dei militari catturati, senza alcuna distinzione di grado o di età. Furono costretti a duri ed estenuanti movimenti a piedi lungo le strade, talvolta per centinaia di chilometri, o pigiati in piccole, 1947 ». Istituto Poligranco dello Stato, Roma, I947· Pagg. da 7 a IO e allegati da 5 a 20.


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Le op~azioni d~ll~ unità italian~ n~/ s~ttembr~ - ottobr~ 1943

vetuste e lente navi, per raggiungere lontane stazioni di carico, per tanti giorni di seguito, normalmente senza ricevere alcun alimento. Dovettero poi compiere interminabili viaggi su carri bestiame, sovente su carri merci scoperti, soggetti al freddo e alle intemperie, affrontando nuove sofferenze, talvolta con la comprensione e la bontà delle popolazioni polacche nei centri abitati attraversati. All'arrivo a destinazione vennero rinchiusi in campi di concentramento per la maggior parte ubicati in Polonia o in Germania, privi di qualsiasi organizzazione idonea, dove furono soggetti ad ogni vessazione. Tutti furono considerati « internati » e non prigionieri di guerra, senza alcuna garanzia giuridica; fu ad essi proposto inizialmente di entrare a far parte dell'Esercito tedesco, poi di quello della Repubblica Sociale, ai sottufficiali, graduati e soldati fu imposto lo stato di lavoratori civili, sotto la giurisdizione dell'Organizzazione del lavoro. Furono sottoposti a tante misure intimidatorie e vessatorie per indurli a collaborare e non mancarono, fin dall'inizio, la propaganda che fece ricorso a tutti i mezzi e a tutti i sistemi e la persuasione, sempre integrata da oscure minaccie. Gli ufficiali furono separati dai soldati e inviati in campi lontani (8); furono richieste dichiarazioni scritte di adesione, sempre decisamente respinte. In alcuni campi furono gradualmente istituiti, dagli internati, appositi comitati segreti di resistenza, per prevenire eventuali stragi in massa. In sintesi, il 98,7 per cento degli internati militari antepose il rischio e gli stenti dell'internamento al ritorno in Italia e solo l'r,3 per cento aderì, costituito per la maggior parte da malati gravi, invalidi e vecchi (9). « In questo rifiuto e in questa percentuale è racchiuso il contributo da essi dato alla Guerra di Liberazione, attuando», fin dall'inizio, « nei campi di deportazione una resistenza altrettanto difficile, la resistenza quotidiana al freddo, alla fame, al terrore. Negata dagli eventi la vittoria sul nemico, restò loro la vittoria su se stessi e lo stesso vincolo del giuramento divenne l'unico e geloso legame che li tenesse uniti alla Patria, il miglior modo per conservare intatta, nelle condizioni più avvilenti, la propria dignità umana. Ben diversa e ben più grave sarebbe stata la tragedia dell'Italia se non ci fosse (8) Per la maggior parte: a Czestochewa, in Polonia, Teillager, a Norimberga e Mappen sull'Ems, al confine olandese. (9) Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito: « li contributo delle Forze Armate al movimento di resistenza e alla guerra di liberazione >>. Autori vari, in Rivista Militare, Roma, r964. Parte prima, capitolo 6", pag. 6.


Gli internati

stata questa prova collettiva, di fermezza, di tenacia, dì amor patrio » ( 10). E così, anche nei campi di internamento, i militari dell'Esercito, accomunati a quelli delle altre Forze Armate, preferirono sopportare angherie e privazioni offrendo, col generoso sacrificio e la silenziosa obbedienza, validissimo contributo ad una forma di resistenza significativa e ammirevole, appunto perché attuata pur essendo priva della libertà e delle possibilità di azione offerte ai partigiani (comprendenti inizialmente in elevata misura militari datisi alla macchia) in lotta sui monti, nelle valli c nelle città: resistenza silenziosa e oscura che deve trovare il suo legittimo posto nella visione iniziale e integrale del movimento. Molti lasciarono la vita fin dai primissimi giorni e non è ancora stato possibile valutare il numero di coloro che perirono fino al momento della dichiarazione dì guerra alla Germania (II). Questo l'apporto degli internati militari italiani al movimento di resistenza, da essi iniziato fin dal1'8 settembre 1943, e che va ricordato. Non senza aggiungervi il sacrificio di tutti coloro che erano stati catturati dalle forze alleate e inviati nei campi di prigionia durante i primi tre anni di guerra (12), e che nella quasi totalità, dopo quella data, rimasero fedeli al governo legittimo e al loro giuramento.

(10) Cfr.: RoBERTO BAITAGLIA: op. cit., pag. 103. (u) Sembra che il numero totale dei deceduti sino al termine della guerra abbia superato la cifra di 33.000. E' poi noto che furono trucidati numerosi generali e concesse ad ex internati militari varie ricompense al valore: 1 medaglia d'oro e 53 di argento. Cfr.: Associazione Nazionale ex Internati: « La resistenza italiana nei lager nazisti », op. cit., pagg. XVII e XIX. (12) Il numero accertato dei prigionieri rimpatriati al 31 dicembre 1946 fu il seguente: Dagli Stati Uniti . . . . . . . . uff. 7·433 son. e truppa n8.o38 Dalla Gran Bretagna (compresi i cooperatori in Italia c in Africa del Nord e i prigio)) )) nieri nel Medio Oriente) .. . » 7.oo6 )) )) Dalla Francia . . . . . . . . . . )) 1.029 Dalla Russia (su 8o.ooo risultanti al Ministero della Guerra e 19.640 ufficialmente segnalati dal Governo russo) . » 6)6 » >> u.857 Totale generale: ufficiali 16.124, sottufficiali e truppa 415·798. Cfr.: Ministero della Guerra, Relazione cit., allegati n. t6 e t6 bis.

41. - u.s.



CAPITOLO XVlll

LE PERDITE

Dalla documentazione esistente si rilevano dati accertati o presunti relativi alle varie fasi della lotta e in alcuni casi riferiti a situazioni particolari che coinvolsero più eventi, ciò che rende difficile poter calcolare con precisione il numero dei caduti nel periodo considerato. I dati che seguono sono sicuramente da considerarsi inferiori alla realtà, anche perché non si hanno concrete notizie sui deceduti in seguito a ferite riportate in combattimento e poste in evidenza nel corso della narrazione. Sulla base degli avvenimenti svoltisi ovunque si possono globalmente riassumer re le perdite riportate dali 'Esercito in quei giorni. Caduti: Lazio e difesa di Roma . Sardegna Italia settentrionale . Italia centro- meridionale, escluso Lazio Corsica Egeo . Cefalonia

r.85o 637 (3) e (4) 6.p (4) 9·445 (5)

(r) Esclusi i civili. (2) Non è possibile orrenere dati esatti sul numero dei caduti e dei feriti poiché al termine delle operazioni, durante il trasferimento del Comando a Napoli, un aereo carico di diari, memorie e documenti precipitò in mare e non poté essere recuperato. (3) Di cui 34 ufficiali e 5 civili. (4) Compresi elementi della Milizia. (5) Ufficiali: erano in totale 525 compresi quelli della Marina e della Guardia di Finanza. Caduti in combattimento 65, trucidati sul posto nel corso della lotta 155, fucilati dopo la resa circa 225 di cui IO della Marina e 2 della Guardia di Finanza. Se ne salvarono in totale poco più di una ottantina. Sottufficiali ~ truppa: erano in totale oltre 11.000. Uccisi in combattimento 1.250, trucidati sul posto nel corso e al termine della lotta 4·750 (compresi 75 della Sanità, 29 della Marina e alcuni della Guardia di Finanza); annegati


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Le op~razioni d~/1~ unità italian~ n~/ settembr~- ottobr~ 1943

Corfù . Croazia, Slovenia, Dalmazia, Erzegovina, Montenegro, Albania e Grecia (territorio continentale), esclusa la D ivisione « Garibaldi >> (7) costituitasi in epoca successiva . Località varie italiane .

3·500 (8) ! 62

Totale generale Caddero in combattimento o furono trucidati o monrono nel periodo preso in esame ·dieci ufficiali generali : - Generale di Brigata Gonzaga don F errante, caduto presso Salerno 1'8 settembre; - Generale di Divisione Amico Giuseppe, fucilato a Ragusa il 13 settembre; - Maresciallo d'Italia Cavallero Ugo, morto nel Comando tedesco ·di Frascati il 12 settembre; - Generale di Brigata Gherzi Luigi, fucilato a Cefalonia il 22 settembre; durante il trasporto marittimo, effettuato dai tedeschi per la evacuazione dell'isola, quasi 3.000. Molti altri furono in seguito deportati. Rimasero quindi nell'isola poco più di 2.000 uomini, che - parte alla macchia, parte nei campi di prigionia - aderirono al movimento di resistenza costituendo il così detto << Raggruppamento Banditi Acqui >>. (6) Ufficiali caduti in combattimento o trucidati sul posto nel corso della lotta: numero imprecisato (i superstiti furono 28o); fucilati al termine della lotta: accertati 25, di cui 1 della Finanza, in numero imprecisato quelli trucidati dopo la resa. Truppa: caduti in combattimento circa 6oo; mitragliati o annegati durante il trasporto marittimo effettuato dai tedeschi per la evacuazione dell'isola, per aver manifestato la loro gioia all'apparire di aerei alleati, circa 900· (7) Nel corso dei combattimenti sostenuti fino al rimpatrio la Divisione << Garibaldi >> ebbe globalmente 3.146 caduti, compresi numerosi uomini precedentemente feriti in combattimento. (8) Numerosi gli ufficiali trucidati dai tedeschi: da ricordare in particolare i 152 della Divisione di fanteria << Perug ia >> trucidati in Albania, con alla testa il loro Comandante. (9) Nel periodo compreso fra l'8 settembre 1943 e il 2 maggio r945 le forze regolari dell'Esercito ebbero 20.934 morti e 30.837 feriti e dispersi. Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito. Ispettorato dell'Arma di Fanteria. EDOARDO ScALA: « Storia delle fanterie italiane». Volume X: « Le fanterie nella seconda guerra mondiale >> . Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pagg. 845, 846 e 847.


u perdite - Generale di Divisione Gandin Antonio, fucilato a Cefalonia il 24 settembre; - Generale di Brigata Pelligra Salvatore, fucilato a Sinj (Dalmazia) il 27 settembre; - Generale di Brigata Policardi Angelo, fucilato a Sinj (Dalmazia) il 27 settembre; - Generale di Divisione De Agazio Alberto, deceduto in Polonia il 1° ottobre; - Generale di Brigata Cigala Fulgosi Alfonso, fucilato a Sinj (Dalmazia) il 1° ottobre; - Generale di Brigata Chiminello Ernesto, fucilato a Porto Edda (Albania) il 3 ottobre. Numerosi, infine, i componenti dell'Esercito trucidati ovunque durante o al termine della lotta; basti ricordare gli eccidi compiuti oltre che nelle isole jonie, anche in Egeo a Rodi e a Coo, in cui caddero più di 100 ufficiali della Divisione « Regina » col loro Comandante, Colonnello Felice Leggio (10° fanteria); in Dalmazia, in Erzegovina, Montenegro, Albania, Grecia e anche in Italia. Oltre agli ufficiali della Divisione c< Perugia » in Albania, già citati, furono fucilati a Sinj (Spalato), il 4 ottobre, il Colonnello Pietro Mazza del Comando artiglieria del XVIII Corpo e il Capitano di artiglieria in servizio di Stato Maggiore Alessandro Laurenzi. A Porto Edda, il 3 ottobre, insieme agli ufficiali della Divisione c< Perugia » venne fucilato anche il Maggiore di fanteria in servizio di S.M. Sergio Bernardelli, Capo di S.M. del Comando. Numerosi gli ufficiali di Stato Maggiore caduti in combattimento o trucidati (10). Vanno anche ricordate le perdite, in numero imprecisato (u), subite fino al 13 ottobre dalle unità ausiliarie dell'Esercito, al seguito delle forze alleate in Italia. Non si hanno, infine, dati esatti sui deceduti nei trentasei mesi di prigionia negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Australia, in Asia e in Africa, né sui primi caduti nei campi di internamento. Né si può valutare il numero dei feriti, presso tutte le unità dell'Esercito, che fu sensibile ovunque. I dati esatti si posseggono sol(ro) Cfr.: Stato Maggiore dell 'Esercito: (( Gli ufficiali di S.M. caduti in guerra >>. Tipografia Regionale, Roma, 1954. (n) Complessivamente fino al 2 maggio 1945 riportarono 744 caduti, 2.252 feriti e 109 dispersi. Cfr.: Ministero della Difesa, Stato Maggiore Esercito, Ufficio Storico; EooARDO ScALi\: (( La riscossa dell'Esercito ». Tipografia Regionale, Roma, 1948. Pag. 308.


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre· ottobre 1943

tanto per quanto si riferisce alle forze dislocate in Corsica che riportarono 557 feriti (di cui 32 ufficiali) c in Sardegna (8o fra ufficiali, sottufficiali e truppa). Analoghe le considerazioni che possono fa rsi per quanto riguarda i dispersi o prigionieri. Per le forze dislocate in Corsica è ufficialmente noto che ripor· tarono 2.152 dispersi (di cui 95 ufficiali). La maggior parte dei catturati prigionieri fu internata (vedasi capitolo XIII) in Germania o in Polonia. Per contro circa 2oo.ooo militari dell'Esercito, sbandati, si diedero alla montagna ovunque e costituirono i primi nuclei delle for· mazioni partigiane (vedasi capitolo XVI); non è dato di poter conoscere il numero dei caduti di tale aliquota fino al 13 ottobre 1943· Anche dall'esame analitico, infine, di centinaia di migliaia di relazioni e di testimonianze, è difficile poter desumere dati concreti riferiti a tutte le unità. E' certo che anche in quei primissimi giorni di lotta non vennero meno i sentimenti del dovere e le attestazioni di sacrificio e di dedizione all'Italia, sia pur attraverso diverse ideologie, ma che ebbero a fattor comune la volontà di opporsi ai tedeschi e di tener fede al giuramento prestato. Sintomo, questo, di altissimo valore morale che gli italiani non debbono <limenticare.


CAPITOLO XIX

LE RICOMPENSE AL VALORE

Elevato il numero delle ricompense al valore concesse ai reggimenti e ai singoli, per gli atti di eroismo, anche se sfortunato, di cui dettero prova, a partire dall'8 settembre e fino al 13 ottobre I943· Le concessioni furono vagliate caso per caso sulla base delle proposte inoltrate, delle documentazioni, delle testimonianze e dei più rigorosi accertamenti. Tuttavia tanti episodi e tanti sacrifici non diedero luogo a riconoscimenti ufficiali, probabilmente a causa della mancanza di documenti probatori o della testimonianza di militari di ogni grado caduti sul campo. Furono complessivamente concesse a componenti dell'Esercito: --: ricompense dell'Ordine Militare d'Italia ( r): 2 Croci di Ufficiale, 19 Croci di Cavaliere; -

medaglie al V al or Militare: 8 Medaglie d 'Oro a Bandiere dei reggimenti (2), I Medaglia d'Oro ad un gruppo artiglieria alpina (2), 69 Medaglie d'Oro a militari di ogni grado (2), anche per quei componenti dell'Esercito caduti o trucidati dopo la dichiarazione di guerra alla Germania, ma che si erano distinti per atti di valore compiuti a partire dal1'8 settembre, e per coloro che parteciparono alla resistenza nell'isola di Lero, in Egeo, che ebbe termine il 16 novembre 1943;

(x) Cfr.: Ordine Militare d'Italia: «Albo d'Oro 1815- HJ7I >>. Stabilimento Grafico Editoriale Romano, in Roma, 1971. (2) Cfr.: Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare d'Italia: <<Le Medaglie d'Oro al Valor Militare >> . Volume Il, Individuali (1942- 1959). Tipografia Regionale, Roma, 196); Volume III, Bandiere (1943- 1945) e Individuali ( 1941- 1971 ), Tipografia Regionale, Roma, 1973.


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Le operazioni delle unità italiane

na settembre - ottobre 1943

- 241 Medaglie d'Argento al Valor Militare: 1 IO ad ufficiali,

31 a sottufficiali, roo a graduati e soldati; - 382 Medaglie di Bronzo al Valor Militare: 170 ad ufficiali, 49 a sottufficiali,

163 a graduati e soldati; -

459 Croci di Guerra al Valor Militare: 162 ad ufficiali, 77 a sottufficiali, 220 a graduati e soldati;

-

numerose promozioni e avanzamenti per merito di guerra.

Ad esaltazione del valore dimostrato da vari reggimenti e unità minori e della memoria di tutti coloro che caddero in combattimento o furono trucidati, a cui venne concessa la Medaglia d'Oro, se ne indicano, per tramandarli alle giovani generazioni italiane, i relativi reparti e i nominativi e le località in cui si distinsero i decorati.

Medaglie d'Oro alle Bandiere:

rt reggimento fanteria <l Acqui )) ; I8° reggimento fanteria << Acqui » ; 83° reggimento fanteria « Venezia >l ; 84o reggimento fanteria « Venezia »; 182° reggimento fanteria ~< Garibaldi », per le unità di fanteria della omonima divisione partigiana, per atti di eroismo compiuti prima della ·dichiarazione di guerra alla Germania e precedenti alla costituzione della divisione; 31t reggimento fanteria « Acqui »; 19° reggimento artiglieria « Venezia »; 33° reggimento artiglieria « Acqui » ; Gruppo artiglieria alpina « Aosta ».

Medaglie d'Oro individuali:

Ambrosini Abde, Tenente di complemento 33° artiglieria « Acqui >l, Cefalonia, 21 settembre I943·


Le ricompense al valore

Amico Giuseppe, Comandante Divisione di fanteria «Marche», Ragusa- Silano, 9- r 3 settembre I943· Arnaud Edmondo Bruno, Capitano di complemento 120° fanteria « Emilia >>, Cruda- Bukovina- Homla (Balcania), 9- r8 settembre 1943· Bechi Luserna Alberto, Tenente Colonnello di S.M. Divisione « Nembo », Sardegna, IO settembre 1943· Betti Rodolfo, Tenente di complemento di amministrazione, 129o fanteria « Perugia H, Monte Gallarate (Albania), ottobre 1943· Bettini Elio, Colonnello Comandante il 49° fanteria «Parma», Corfù, 13-25 settembre 1943· Bombieri U dino, Sergente Maggiore « Lancieri Vittorio Emanuele II », Bracciano, 9 settembre 1943· Bonacchi Marcello, Sottotenente di complemento 31t fanteria « Acqui», Ponte Kimonico- Divarata (Cefalonia), 16-17 settembre 1943· Bono Salvatore, Sottotenente di complemento fanteria, Nizza, 8 settembre 1943· Cacciatori Werther, Capitano di complemento artiglieria Comandante la 121 batteria da posizione, Lero, 16 novembre 1943· Canetti Gino, Capitano di complemento II9° fanteria « Emilia», Kobila, Bocche di Cattaro, 14 settembre 1943· Capone Pasquale, Maggiore artiglieria in spe, Castagneto di Cava dei Tirreni, r6 settembre 1943· Cardinali Terzilio, fante della Divisione « Arezzo » e partigiano combattente, Fronte della resistenza in Albania, ro ottobre 19436 luglio 1944· Cei Antonio, Tenente di complemento rt fanteria « Acqui», Cefalonia, 9- 22 settembre 1943· Cerini Carlo, Sottotenente di complemento Guardia alla Frontiera, Innsbruck- Zirl- Landeck, 15- r6 settembre 1943. Cianciullo Antonio, Capitano fanteria di complemento comandante di compagnia mitraglieri di C. d'A., Divisione « Acqui», Cefalonia, 22 settembre 1943· Cigala Fulgosi Conte Alfonso, Generale di Divisione, Comandante la piazza di Spalato, Spalato- Signo (Dalmazia), 8 settembre1° ottobre 1943· Girino Emilio, Tenente Colonnello fanteria in spe, Divisione « Perugia », Albania, settembre 1943· Conti Bruno, Capitano di complemento 35o artiglieria da campagna « Friuli », Casamozza (Corsica), 12 settembre 1943·


6;o

Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

Cutelli Salvatore, Maggiore di complemento 58" reggimento artiglieria « Legnano » e partigiano combattente, Bussi (Chieti), 8 settembre- 14 ·dicembre I943· D'Acquisto Salvo, Vice brigadiere dei Carabinieri, Torre di Palidoro, Roma, 23 settembre 1943. De l uliis Alboino, Maggiore fanteria riserva, Caserma 62" fanteria << Battisti », Trento, 9 settembre 1943· Duca Giovanni, Colonnello spe di fanteria (S.M.), Comandante l'Accademia Militare di fanteria e cavalleria e partigiano combattente, 8 settembre 1943- 28 agosto 1944· Ferraiolo Michele, Colonnello fanteria riserva, Comandante r6• reggimento costiero, Mondragone, 9 settembre 1943· Flores Mario, Sottotenente di complemento 3" reggimento artiglieria, Cremona, Caserma « Manfredini », 9 settembre 1943· Forzati Enrico, Tenente complemento deposito 48• artiglieria, Nola, r r settembre 1943· Gamerra Gian Paolo, Maggiore in spe 5• artiglieria da campagna, Stagno (Livorno), 9 settembre 1943· Gandin Antonio, Generale di Divisione in spe, Comandante la Divisione di fanteria « Acqui », Cefalonia, II- 25 settembre I943· Gherzi Luigi, Generale di Brigata in spe, Comandante la fanteria della Divisione « Acqui >> , Cefalonia, 9-22 settembre 1943· Gigante Mario, Maggiore spe 129• fanteria cc Perugia», Porto Edda, Albania, 5 ottobre 1943· Gonzaga del Vodice don Ferrame, Generale, Comandante la 222" Divisione costiera, Buccoli di Conforti (Salerno), 8 settembre

1943· Goytre Luigi, Tenente Colonnello in spe « Nizza Cavalleria », Tirana, 13 settembre 1943. La Barba Trentitw, Fante del 226° fanteria « Arezzo » e patriota del Raggruppamento Bande Gran Sasso, Lanciano, 6 ottobre 1943· Lanza Gustavo, Colonnello in spe Comandante 129° fanteria « Perugia », Argirocastro- Porto Edda (Albania), 8-9- 12 ottobre 1 943·

Lanzuolo Luigi, Colonnello Comandante reggimento « Cavalleggeri del Monferrato », Berat (Albania), marzo- 15 novembre 1943· Lusignani L uigi, Colonnello in spe, Comandante rSO fanteria « Acqui », Corfù, 8-25 settembre I943· Maffeis Benedetto lppolito, Caporal Maggiore 33• artiglieria « Acqui », Mazarakata- Dilinata (Cefalonia), 8- 22 settembre 1943·


Le ricompense al valore

Maira Arturo, Capitano di complemento 120° fanteria « Emilia», Gruda- Bukovina- Hombla (Dalmazia), 9- 18 settembre 1943· Manzelli Giuseppe, Tenente Colonnello in spe 120° reggimento fanteria « Emilia », Gruda, Cattaro, 9- 16 settembre 1943· Marchisio Pietro, Capitano degli alpini in spe, Montenegro- Sangianato- Bosnia, 9 settembre 1943- 25 aprile 1944· Maras Giuseppe, Sottotenente dei bersaglieri in Dalmazia e partigiano combattente, Zara- Zagabria, 9 settembre 1943- I I maggio 1945· Onorato Carmelo, Tenente di complemento 17" fanteria << Acqui », Cefalonia, 15- 24 settembre 1943. Pasquale Villy, Tenente di complemento veterinario, Divisione alpina « Taurinense », poi Divisione « Garibaldi », Niksic- Cekanje- Brijestovo (Montenegro), 9 settembre- ro novembre 1943. Pelligra Salvatore, Generale di Brigata in spe, Comandante l'artiglieria del XVIII Corpo, Spalato- Signo (Dalmazia), 8 settembre- 1° ottobre 1943. Pennestri Domenico, Tenente Colonnello in spe 129• fanteria « Perugia », Porto Edda, 5 ottobre 1943· Petruccelli Orazio, Sottotenente dì complemento carabinieri Divisione « Acqui», Cefalonia, 8-24 settembre 1943. Piea Armando, Maggiore in spe 3° raggruppamento artiglieria di C. d'A., Cefalonia, 8-22 settembre 1943· Pirzio Biroli Carlo, Maggiore cavalleria in spe, Raggruppamento celere Albania, Tirana, 13 settembre 1943· Piva Cesare, Maggiore fanteria in spe, Divisione fanteria «Venezia >>, poi Divisione « Garibaldi », Podgorica- Berane- Kolasi~- Sijenica- Gotovusa (Montenegro), 15 settembre- 5 dicembre 1943. Pizzigoni Ferruccio, Sottotenente di complemento 4o artiglieria alpina, Lero (Egeo), 12 novembre 1943· Raucci Fernando, Colonnello fanteria spe Comando 9"' Armata, Albania, 8 settembre- 17 novembre 1943. Rimbotti Giuseppe, Tenente di complemento 81° fanteria « Torino », Passo del Prevallo, Trieste, 9 settembre 1943. Riva Mario, Capitano di complemento Divisione « Venezia>> poi « Garibaldi >>, Kolasin - Matesevo - Lijeva - Rijeka - Vukovet (Montenegro), 25 luglio- r8 settembre 1943· Romagnoli Mario , Colonnello in spe Comandante 33• artiglieria « Acqui », Cefalonia, II- 25 settembre I943·


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u operaziont del/.- unità italian.- nel s.-ttembre - ottobre 1943

Sandulli Mercuro Alfredo, Tenente carabinieri in spe, Comandante sezione Carabinieri « Acqui », San Teodoro di Argostoli, Cefalonia, 9- 24 settembre 1943. Sedea Luigi, Sottotenente di complemento II9° fanteria « Emilia», Bocche di Cattaro, 8 settembre 1943. Serafino Adolfo, T enente in spe 3° gruppo alpini Valle e partigiano combattente, Italia occupata, settembre 1943- novembre 1944· Sforzini Alfredo, carrista dei c< Cavalleggeri di Monferrato » e partigiano combattente, Cavour (Piemonte), 8 settembre- 21 dicembre 1943. Spagnolo Corrado, Sottotenente di complemento 14° artiglieria da campagna, Lero (Egeo), r6 novembre 1943· Tescione Gennaro, Tenente di complemento r o" fanteria << Regina », Rodi , 9- 12 settembre 1943· Tortora Dionigi, Capitano di complemento 13° raggruppamento artiglieria Guardia alla frontiera e partigiano, Bcrat, 8 settembre14 novembre I943· Trevisan Raffaele, Tenente di complemento 155° artiglieria da campagna « Emilia », Bocche di Cattaro, 9- r6 settembre I943· Valgoi Antonio, Capitano di complemento 3° raggruppamento artiglieria di Corpo d'Armata, Argostoli, Cefalonia, 22 settembre 1943· Vannucci Paolo, Sottotenente di complemento 120° fanteria « Emilia n, Gruda- Bukovina- Hombla (Dalmazia), 9- r8 settembre 1 943· Venturini Giovanni, già graduato di artiglieria alpina, ferito in Russia e rimpatriato, partigiano combattente, Corteno- Alta Val Camonica- Mu di Edolo, settembre 1943 - II aprile 1945. Viviano Luigi, Capitano di complem ento 56° raggruppamento artiglieria, Egeo, 9- II- 27 settembre 1943. Volpi ALfonso, Capitano di complemento 3" reggimento genio, Tessaglia, Grecia, 19 settembre- ro ottobre 1943· Volpi Umberto, Colonnello spe comandante 4° reggimento artiglieria Divisione fanteria « Bergamo >> , Croazia- Dalmazia, 8- ro settembre 1943· Zignani Goffredo, Tenente Colonnello artiglieria in spe, Comando 9a Armata, Albania, 8 settembre- 17 novembre 1943· Nelle parti precedenti sono state presentate le motivazioni di alcune concessioni legate ad episodi salienti specificamente trattati.


L e ricompense al val01·e

Delle numerose altre ---... tutte riferite a casi nei quali rifulsero generosità, spirito di sacrificio e cosciente volontà di compiere fino in fondo il più sacro dei doveri del cittadino - non citate, si riportano le seguenti che bene esemplificano quegli atti di valore: La Barba Trentina, Soldato del deposito 226° reggimento fanteria « Arezzo » e patriota, raggruppamento bande patrioti « Gran Sasso». << Nobilissima tempra di patriota, si votava tra i primi con purissima .fede e straordinario coraggio alla lotta armata contro l' aggressione nazi- fascista. Sfuggito dalla prigionia in Germania e rientrato in Lanciano aderiva con entusiasmo al movimento insurrezionale lancianese. Durante un'azione di sabotaggio, che aveva procurato gravi danni al nemico, dopo aver brillantemente dimostrato coraggio e personale valore, veniva catturato. Sottoposto ad estenuanti interrogatori e torture, non rivelava i nomi dei capi del movimento chiudendosi in un generoso mutismo. Il suo fiero contegno esasperava gli aguzzini che barbaramente gli strappavano gli occhi prima di trucidarlo. Eroico luminoso esempio di virtù militari e di assoluta dedizione alla Patria» . Lanciano, 6 ottobre 1943·

Sernia Nicola, Maresciallo ordinario, 9° reggimento artiglieria Guardia alla frontiera: « Dopo l'armistizio rifiutava sdegnosamente l'invito di arruolarsi nelle truppe repubblicane, proclamando la sua fede nel Governo e la sua volontà di raggiungere le truppe italiane nel mer}dione. Arrestato e percosso, riusciva a fuggire ed a raggiungere le retrovie nemiche, dove organizzava squadre di patrioti per attaccare i tedeschi e disarmare i campi di mine che attardavano l'avanzata alleata. All'alba del 5 ottobre alla testa di un gruppo di patrioti attaccava un nucleo di tedeschi ritardatari e dopo un violento corpo a corpo riusciva a sopraffarli sbloccando la strada Tredici Archi- Celenza. Benché ferito ed esausto per la lotta, sostenuto da indomita volontà, sotto il tiro delle artiglierie nemiche provvedeva a disarmare le mine che ostruivano la rotabile e nel generoso tentativo trovava fine gloriosa. Precursore delle formazioni partigiane, fulgido esempio di profonde virtù militari >> . Roma- Celenza- Valfortore (Foggia), 9 settembre- 5 ottobre 1943·


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Le operazioni delle unità italiane nel uttembre - ottobre 1943

Bonacchi Marcello, Sottotenente di complemento, 31t reggimento fanteria « Acqui » : << Giovanissimo ufficiale di complemento,

animato da viva fede patriottica, subito dopo l'armistizio con decisione c ardimento esemplari prodigava ogni sua attività nella lotta contro i tedeschi cui era impegnato il proprio reparto, distinguendosi in disperate circostanze per costante dedizione, iniziativa e coraggio. In epico, impari combattimento, alla testa del suo plotone, che aveva saputo trascinare con l'esempio e la parola, mortalmente colpito al petto non si dava per vinto e, pistola in pugno, incitava col gesto gli uomini al combattimento, finché nuovamente colpito al capo trovava la forza di scagliare contro l'avversario la ormai inutile e scarica pistola cadendo col volto rivolto verso il nemico ed il braccio destro teso quasi ad indicare ai suoi uomini anche da morto la via da seguire». Ponte Kimonico - Divarata (Cefalonia), 16- 17 settembre I943·

Indipendentemente dagli atti di eroismo a cui tali motivazioni si riferiscono, vi fu anche un episodio di altissimo valore simbolico e morale, perché permeato di altruismo, generosità e profondo senso del dovere, reso ancora più rimarchevole dalla giovane età dell'eroe, che volle coscientemente immolarsi per salvare tanti civili destinati alla fucilazione. Apparteneva anch'egli all'Esercito: era il Vice brigadiere dell'Arma dei Carabinieri Salvo D 'Acqui sto, alla cui memoria venne concessa la Medaglia d'Oro con la seguente motivazione: « Esempio luminoso d'altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava cosl - da solo - impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell'Arma >>. Torre di Palidoro (Roma), 23 settembre I943·


CAPITOLO XX

IL CONTRIBUTO DELL'ESERCITO AL SORGERE DEL MOVIMENTO CLANDESTINO DI RESISTENZA

Come altrove, anche in Italia e nei territori già occupati il movimento clandestino (poi partigiano) ebbe dagli appartenenti all'Esercito un contributo spesso determinante per la costituzione <lei primi nuclei, il loro inquadramento e il successivo impiego bellico. Gran numero di militari di ogni grado, infatti, scioltisi i reparti di appartenenza o peràutane la organicità, non vollero rinunciare alla lotta contro i tedeschi. Si diedero subito alla macchia e insieme con volontari civili iniziarono una attività rischiosa e silenziosa resa ancora più ardua in Italia dal clima di guerra civile subito determinatosi per effetto degli avvenimenti politici che l'avevano àivisa fra àue Governi, dei quali uno solo legittimo. La lotta si svolse in condizioni disperate, senza poter fare assegnamento su alcun servizio logistico, con azioni caratterizzate <la piccoli gruppi, frammentate in episodi ma comunque efficaci, sì da rendere molto difficili le operazioni àel nemico, insidiarne ed ostacolarne i movimenti e diminuirne l'efficienza, costringendolo gradualmente a sottrarre forze dagli altri fronti operativi. Il movimento di resistenza, fatto storico di altissimo valore, ebbe inizio immediatamente dopo l'annuncio dell'armistizio a partire àal1'8 settembre 1943 e vide perciò subito fusi militari e civili <li ogni graào o ceto sociale, tutti protesi, nel loro istinto di ribellione, contro ogni forma di oppressione della libertà e contro gli invasori àel territorio nazionale, in una lotta mossa da alti ideali e segnata fin dai primi giorni col generoso sacrificio di tante vite. Tale spinta fu talmente sentita che fu possibile in brevissimo tempo organizzare, non soltanto in Italia, ma anche in Slovenia, in Croazia, nella regione balcanica e nelle isole dell'Egeo numerosissime bande che non dettero tregua alle forze tedesche, ostacolandone con ogni mezzo le attività.


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Le operazioni delle tmità italiane nel settembre - ottobre 1943

« Furono appunto le nostre Forze Armate, impossibilitate a continuare la guerra contro i tedeschi, a dare il primo impulso alla formazione dei nuclei di patrioti, a promuovere la costituzione delle prime Bande ed a renderle sempre più efficienti, fornendo ad esse gli indispensabili Capi, le armi, le munizioni ed i viveri ed alimentando efficacemente, coi tempestivi soccorsi ed i nobilissimi esempi, le energie morali dei loro componenti » ( 1). Come particolarmente all'Esercito si deve la costituzione dei primi reparti di patrioti, « ad esso si deve anche quel difficile intervento nell'organizzazione ·delle Bande, che servì ad aumentarne sempre più il numero e l'efficienza; mentre l'intensificarsi della lotta da parte » del nemico, « gli improvvisi rastrellamenti, le feroci repressioni e le crudeli rappresaglie contro le popolazioni civili, invece di soffocare l'incendio acceso dall'amore per la libertà, ne facevano divampare le .fiamme sempre più alte e luminose. All'Esercito fu necessario ricorrere quando la rivalità tra le formazioni aderenti ai diversi Partiti e la conseguente difficoltà di coordinarne l'azione fecero sentire più vivamente il bisogno di una riorganizzazione, che conferisse un maggior valore alla gerarchia ed una costituzione più militare delle Bande >> (2). Ricordiamo, ora, coloro che per primi si posero a capo dei movimenti di resistenza dando luogo ad una nuova e non meno rischiosa e leggendaria forma di lotta, e gli eroi di quel periodo che si immolarono per una idea e per una fede.

L - LA RESISTENZA IN ITALIA

A Roma, il 9 settembre, fu costituito il Comitato di Liberazione Nazionale al quale successivamente venne affiancata una Giunta militare. Nei primissimi giorni successivi al IO settembre si costituì nella Capitale la « Banda della Pilotta » (dal nome della via in cui era la sede del disciolto Comando del Corpo d'Armata di Roma), per ini(1) Cfr.: Stato Maggiore deU'Esercito, Ispettorato dell' Arma di Fanteria. EDOARDO ScALA : « Storia delle fanterie italiane: >> . Volume IX: << I volontari di guerra>>. Tipografia Regionale, Roma, 1955· Pag. 792. (2) Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito, Ispettorato dell'Arma di Fanteria. EDOARDO ScALA: op. cit., pagg. 809- 810.


Il contributo dell'Esercito al sm·gere della Resistenza

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ziativa del Colonnello Ezio de Michelis (già Capo di S.M. del Comando XVII Corpo), coadiuvato da alcuni ufficiali: i Tenenti Colonnelli Siro Bernabò, Luigi Cano e Adalberto Croci, i Maggiori Michele Jannarone e Luigi Rocchi, il Capitano Antonio !annotta ed altri. Con il loro concorso vennero raccolte e distribuite armi sottratte ai tedeschi da soldati della Divisione « Sassari >> e del Quartiere Generale del Comando XVII Corpo, durante i combattimenti svoltisi nella Capitale dall'8 al IO settembre. All'atto dell'ingresso in Roma delle forze alleate, il cui arrivo sembrava allora imminente, la banda avrebbe dovuto occupare il palazzo della Pilotta ed altri edifici di particolare importanza. Quasi contemporaneamente l'ex Ministro della Guerra, Generale Antonio Sorice, rimasto a Roma, organizzò la resistenza con la stretta collaborazione del Colonnello del genio (S.M.) Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, che costituì e diresse il Centro militare clandestino con il compito di coordinare l'azione ·delle varie bande e dei gruppi partigiani in tutta l'Italia occupata dai tedeschi. Egli ebbe il merito di rendere operante la resistenza nel campo politico- militare, inizialmente coadiuvato dal Generale Dardano Fenulli e dal Colonnello di artiglieria (S.M.) Giovanni Pacinotti (3). Fra i numerosi ufficiali che si affiancarono al di Montezemolo sono da ricordare, oltre quelli già indicati, i Generali Rodolfo Cortellessa (organizzatore dell' antisabotaggio), Fidenzio Dali 'Ora (che organizzò le bande di Monte Sacro- S. Agnese), Federico V annetti, Lorenzo Caratti, Mario G iretti, Filippo Caruso e Luigi Sabatini: gli ultimi due stretti collaboratori del Dall'Ora. Inoltre, i Colonnelli Aroldo Vinciguerra (già Comandante il presidio militare di Viterbo e che organizzò i primi gruppi di partigiani in quella zona) e Mario de Angelis; il Tenente Colonnello di artiglieria (S.M.) Giorgio Ercolani, il Maggiore dei carabinieri Ugo De Carolis, il Capitano dei carabinieri Raffaele Aversa, il Tenente medico della Milizia Manlio Gelsomini e, nei Castelli Romani, il Maggiore del genio in servizio <li S.M. Antonio Ayroldi. La organizzazione difensiva della città di Roma venne gradualmente suddivisa in tre settori, ciascuno distinto in tre sottosettori, a (3) Il Colonnello di Montezemolo fu definito <<Anima e mente dell 'organizzazione clandestina di Roma». Cfr.: RJUlBALDO GALDIERI: <<La Medaglia d'Oro Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo», nel Bollettino dell'Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del Genio. Fascicoli 18, 19, 20 e 21. Roma, dicembre 1943 - giugno 1945·

42. - u.s.


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L~ op~razioni d~lle

unittÌ italiane nel setumbre- ottobre 194 3

loro volta ripartiti ognuno in tre zone. Il controllo di essi era affidato ad alcune bande, costituite esclusivamente da militari, e da altre miste, nelle quali i militari erano largamente rappresentati. Venne rapidamente estesa nel Lazio, negli Abruzzi, nelle Marche, in Umbria e Toscana, ove si costituirono bande inizialmente poste agli ordini del Generale Fenulli e successivamente affidate al Colonnello de Michelis che poté gradualmente imprimere ad esse una più organica efficienza. L'organizzazione clandestina nella Capitale dovette in seguito subire la vendetta nazi- fascista, che culmi nò con la strage delle Fosse Ardeatine (24 marzo 1944) nel corso della quale vennero trucidati 336 militari e civili, dei quali 47 dell'Esercito. Fra di essi tre generali (Simone Simoni, Vito Artale e Dardano Fenullt); il Colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo; i Tenenti Colonnelli Giovanni Frignani e Manfredi Talamo (promotori della costituzione della banda del Generale Filippo Caruso); i Maggiori Ugo De Carolis e Umberto Lusena; i Capitani Raffaele Aversa, Manfredi Azzarita, Genserico Fontana, Manlio Gelsomini, Aladino Govoni, Placido Martini e Renato Valloresi; i Tenenti Marcello Bucchi, Romeo Rodriguez Pereira, Maurizio Giglio e Filippo De Grenet; il maresciallo dei carabinieri Francesco Pepicelli, il brigadiere dei carabmieri Gerardo Sergi; il corazziere Calcedonio Giordano ; i carabimeri Gaetano Forte ed Augusto Renzi11i e il soldato carrista Gaetano Butega. Alla loro memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare (4). Venne anche trucidato il Ten. Col. di S.M. Giorgio Ercolani. (4) Si riporta la più significativa delle motivazioni di concessione, relativa al Colonnello del genio (S.M.) Giuseppe Cortiero Lanza di Montezemolo: « Ufficiale superiore dotato di eccezionali qualità morali, intellettuali e di carattere, dopo l'armistizio, fedele al Governo del Re ed al proprio dovere di soldato, organizzava, in zona controllata dai tedeschi, un'efficace resistenza armata contro il tradizionale nemico. Per oltre quattro mesi dirigeva, con fede ed entusiasmo inesauribili, la attività informativa e le organizzazioni patriote della zona romana. Con opera assidua e con sagace tempestività, eludendo l'accanita vigilanza avversaria, forniva al Comando Superiore alleato ed italiano numerose e preziose informazioni operative, manteneva viva e fattiva l'agitazione dei patrioti italiani, preparava animi, volontà e mezzi per il giorno della riscossa, con una attività personale senza soste, tra rischi continui. Arrestato dalla sbirraglia nazi -fascista e sottoposto alle più inumane torture, manteneva l'assoluto segreto circa il movimento da lui creato, perfezionato e diretto, salvando così l'organizzazione e la vita ai propri collaboratori. In occasione di una esecuzione sommaria di rappresaglia nemica, veniva allineato con le vittime designate nelle adiacenze delle catacombe romane e barbaramente truci-


Il contributo d~II 'Esercito al sorger~ d~lla R~sist~nza

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L'organizzazione della Resistenza nell'Italia centrale, esclusa la Capitale, fu praticamente assunta dai militari. Inizialmente il comando dei raggruppamenti patrioti Italia centrale era stato affidato al Generale Dardano Fenulli. Le varie bande erano dislocate nei Castelli Romani, negli Abruzzi e nella zona di Monte Amiata. Successivamente, e poco prima che fosse catturato a Roma il Generale Fcnulli, il comando venne affidato al Colonnello di S.M. Ezio de Michelis, nell'intento di coordinare le azioni di quelle bande esterne, ciò che consentl di organizzarle, armarle e collegarle fra di loro e col Comando centrale di sede a Roma, retto dal Colonnello di Montezemolo, a sua volta collegato col Governo insediatosi a Brindisi. In precedenza, nella regio12e di Teramo, un robusto gruppo di militari e civili si era concentrato nel Bosco Martese per condurre la guerriglia fino all'arrivo delle forze alleate. n 25 settembre 1943 venne attaccato in forze e combatté strenuamente protraendo per due giorni la lotta, nel corso della quale i tedeschi riportarono gravi perdite; ma il giorno 27 questi ritornarono dopo aver ricevuto rinforzi e ripresero l'attacco: i patrioti furono costretti a ripiegare e a suddividersi in piccoli nuclei per poter continuare a vivere e combattere. Il Colonnello d e Michelis innalzò per tutti la bandiera della Patria (5). Coadiuvato dai suoi ufficiali e sottufficiali, diede impulso alla organizzazioe ed articolazione dei Raggruppamenti (6). Costituì quelli dei « Castelli » (Lazio meridionale, Maggiore Michele Jannarone), del « Soratte » (Lazio settentrionale, Tenente Colonnello Siro Bernabò), del cc Gran Sasso » (Abruzzi, parte dell'Umbria e parte delle Marche) - ove già gruppi di militari sbandati si erano organizzati in bande per la lotta partigiana, specialmente nelle zone dato. Chiudeva così, nella luce purissima del martirio, una vita eroica, interamente e nobilmente spesa al servizio della Patria >>. Roma, Catacombe di S. Calisto, 24 marzo 1944. (5) Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito, Ispettorato dell'Arma di Fanteria, EDOARDO ScALA: op. ci t., << I volontari di guerra », pagg. 788, 789 e da 793 a 799; c cc ll movimento di liberazione in Italia » in Rassegna di studi e documenti, n. 61, ottobre - dicembre 1g6o, fascicolo IV, a cura dell'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. Milano, pag. 66. Cfr. inoltre: Colonnello Ezio de Michelis, Comando Raggruppamenti Bande partigiane Italia centrale: << Attività delle bande, settembre 1943 - luglio 1944 » . Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, t 945· Pag. 264 e segg. (6) Cfr. : EDOARDO ScALA: op. cit., pag. 794·


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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943

di Colfiorito e Pieve di Rivoschio, in provincia di Foligno, di Camerino (in provincia di Macerata) e nell'alta Val Nera, in Umbria agli ordini ·del Maggiore Luigi Rocchi, c « Monte Amiata >> (Tenente Colonnello Adalberto Croci). Nel quadro dell'attività clandestina nell'Italia centrale è anche da ricor·dare quella svolta da gruppi di militari in Toscana, che si raccolsero sul Monte Amiata, nella zona del Pratomagno e sulle colline del Chianti per condurre fin dai primi giorni la lotta partigiana. Il 3 gennaio 1944 cadde in combattimento il sergente maggiore di fanteria Lanciotto Ballerini (7). Il Colonnello de Michelis poté organizzare no reparti con 16.819 partigiani pronti all'azione e altri n.67o disarmati, destinati a sostituire i caduti, e poté assolvere il compito che gli era stato affidato, di ostacolare le operazioni tedesche e di cooperare successivamente con le forze alleate, superando tante difficoltà e sfidando tutti i pericoli. L 'attività fu intensa pur contro i bandi nazisti, la presenza di organi dello spionaggio nemico e le denuncie anonime (8). Complessivamente i raggruppamenti dell'Italia centrale riportarono 1.046 uccisi, 325 feriti e 75 dispersi (9). Tra i valorosi di quel periodo iniziale e successivo sono da ricordare i seguenti, ai quali venne poi concessa la Medaglia d'Oro al valor militare alla memoria: fante già della Divisione « Arezzo )> Trentina LA Barba, del raggruppamento patrioti « Gran Sasso >), caduto a Lanciano il 6 ottobre 1943; Maggiore di complemento artiglieria Salvatore Cutelli, caduto a Busso (Chieti) il 14 dicembre 1943; Tenente di complemento del genio Mario Batà, caduto a Sforzacosta di Macerata il 20 dicembre 1943; sergente del genio Giorgio LAbò, fucilato presso Roma il 7 marzo 1944; sergente maggiore, paracadutista, Salvatore Micale e Tenente paracadutista di complemento Itala Castaldi, fucilati a Visso (Norcia) il 13 marzo 1944; Sottotenente artiglieria di complemento Achille Barilatti, trucidato a Montalto di Cessapalombo (Muccia di Camerino) il 23 marzo 1944 e Capitano di complemento del genio Salvatore Valeria, caduto a V aldiola (San Severino Marche) il 24 aprile 1944· Venne inoltre concessa la Me·daglia d'Oro al valor militare alla memoria al Tenente di complemento di fanteria paracadutista, Eldo (7) Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al V.M. (8) Cfr.: EooARDO ScALA : op. cit., pag. 788 e Colonnello Ezio de Michelis: Relazione del Comando Raggruppamenti bande partigiane Italia centrale. (9) Cfr. Relazione del Colonnello Ezio de Michelis.


Il contributo dt'li'Esercito al sorgere della Resistenza

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Capanna, e al sergente del genio, paracadutista, Otello Boccherini, trucidati a Monte Pomponi (Arezzo) il 2 settembre 1944; al sergente marconista Mario Paolini, caduto a Canevara (Massa) il 15 settembre 1944; al carabiniere Andrea Marchini, già della Divisione « Torino » c appartenente alle formazioni patrioti dell'Apuania, caduto a Monte Carchio (Toscana) il 15 dicembre 1944, e al sergente della Guardia alla frontiera, Giuseppe Casini, già in Francia, poi partigiano, trucidato a Pilastri di Fosdinovo (Massa Carrara), in Garfagnana, il 3 gennaio 1945. Va infine ricordato il giovanissimo allievo dcii' Accademia Militare di Modena Pier Donato Sommati, comandante di formazioni partigiane, caduto il 26 dicembre 1944 a Sommocolonia, presso Barga (Lucca).

*** In Val d'Aosta la resistenza venne quasi totalmente organizzata e diretta da ufficiali e sottufficiali in servizio alla data dell'8 settembre. I primi nuclei attivi, in prevalenza composti di militari, crearono la leggenda partigiana che parlava, al di là delle linee del primo lembo dell'Italia liberata, « di un Quarto Alpini nascosto tra le valli e le strette dei monti, avanguardia armata del movimento di liberazione» (10). Ai primi nuclei di militari si unirono subito patrioti di ogni ceto c di ogni valle e si crearono così gradualmente le unità partigiane valdostane, che sostennero fin dall'inizio aspri combattimenti e in seguito agirono in collaborazione con le forze alleate operanti dalla Francia meridionale. Fra i tanti ufficiali e sottufficiali che furono promotori del movimento e che presero parte all'attività clandestina e operativa nella Valle sono da ricordare: il Generale Emilio Magliano; i Maggiori Augusto Adam cd Ezio Pistotti; i Capitani Cesare Ollietti, Giuseppe Cavagnet, Remo Chabod, Renato Chabod, Pautasso e Dujani; i Tenenti Cavallero ed Jerrez; i sergenti maggiori Mosquet e Perron. Nella visione complessiva dei primi contributi all'avvio del movimento clandestino, quelli offerti nella V al d'Aosta ebbero notevole importanza, per la tempestività della organizzazione e per le attività svolte (II). (10) Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Augusto Adam. (n) Nel periodo più acuto della lotta panigiana si ebbero nella valle 2.842 partigiani contro 5.428 tedeschi e aderenti alla Repubblica Sociale; furono so-


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Il 12 settembre militari sbandati e civili costituirono nelle valli dei Gessi e della Stura e a Madonna del Colletto le prime formazioni dell'« Italia Libera» che da quella data si moltiplicarono; sorsero gruppi di partigiani a Torino, Cavour, in Valsesia, nel Biellese, nel Monferrato e sull'appennino Liguro- piemontese, in val Pesio, val Tanaro, val Bormida, nelle Langhe e nelle valli Ossolane, quest'ultimo inizialmente formato per la quasi totalità da militari. Con il promotore del movimento a Torino, Generale Giuseppe Perotti (già Ispettore delle unità ferroviarie mobilitate), furono tra i primi i Generali Alessandro Trabucchi (già Capo di S.M. del Comando 4• Armata), Cesare Rossi ed Enrico Martinengo, i Colonnelli Giovanni Fiore, di artiglieria (S.M.), Gustavo Leporati (già del Comando artiglieria 4• Armata) ed Aurelio Guy di artiglieria (S.M., già Sottocapo di S.M. del Comando 4a Armata), i Tenenti Colonnelli Gustavo Capitò di fanteria (S.M.), poi trasferitosi in Liguria e successivamente fucilato (12), Giovanni Tizzani , il Maggiore di fanteria (in servizio di S.M.) Cirino Rubino, già addetto all'Ufficio Operazioni del Comando 4• Armata, i Capitani in servizio di S.M. (alpini) Pietro Marchisio, Franco Balbis, Tommaso Torta (di artiglieria) e Lesti, già ufficiale d'ordinanza del Generale Trabucchi. Infine, il sergente Tassara (già addetto alla segreteria del Comando 4• Armata). Tutti furono coadiuvati da altri ufficiali, sottufficiali e soldati. Dopo la fucilazione del Generale Perotti (13), il Generale Tra-

scenute 250 azioni di guerra e caddero eroicamente 202 partigiani. Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Augusto Adam. (12) Cadde da prode nel nome della Patria il 23 marzo 1945 a Crevasco. Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Argento al valor militare. (13) ll Generale Giuseppe Perotti, processato, venne fucilato al poligono del Martinetto, in Torino, il 5 aprile 1944, insieme ad altri sette membri del Comitato militare, fra i quali il Capitano di artiglieria in servizio di S.M. Franco Balbis, il Capitano di complemento veterinario Paolo Braccini e il Sottotenente di complemento autieri Enrico Giachino, tutti decorati di Medaglia d'Oro al valor militare. Un altro membro dello stesso Comitato, il Colonnello Gustavo Leporati, fu condannato a 30 anni di reclusione. Si riportano, fra le tante, le motivazioni delle Medaglie d'Oro al valor militare concesse alia memoria del Generale Perotti e del Capitano Balbis: Generale Perotti: cc Ufficiale generale di eccezionali doti morali c militari, all'atto dell'armistizio organizzava nell'Italia settentrionale un'efficace resistenza armata contro l'oppressore tedesco e fascista e dirigeva, con fede ed entusiasmo inesauribili, l'auc.Jacissima attività bellica di agguerrite formazioni di patrioti del Piemonte. Con sagacia ed ardimento senza pari portava a termine numerose azioni di


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bucchi lo sostituì nel comando delle formazioni militari apolitiche (r4) e successivamente gli venne affidato il comando di tutte le forze partigiane del Piemonte (Comandante regionale). L'inizio dell'attività ·dei militari partigiani fu in tutto il Piemonte immediato. Particolarmente indicativi gli episodi di Boves (Cuneo), ove fin dall'8 settembre circa mille soldati con i loro ufficiali, già appartenenti alla 4a Armata e sbandatisi, costituirono un primo gruppo di patrioti, resistettero vigorosamente agli attacchi delle forze tedesche, le contrattaccarono e le respinsero sulle posizioni di partenza il 19 settembre. I tedeschi, non essendo riusciti ad avere ragione degli armati, si rivolsero per rappresaglia contro l'abitato, incendiando 44 case e uccidendo 32 cittadini. Nel Cuneense l'iniziativa della resistenza armata fu assunta dal Capitano del genio in servizio di S.M. Antonio Chiari. Militari sbandati si unirono alle formazioni partigiane in val Corsaglia (rs). Grup-

sabotaggio contro il traffico ferroviario alla frontiera occidentale, riuscendo ad ostacolare seriamente per oltre tre mesi i movimenti avversari in una importante vallata alpina. Attraverso un'attiva rete informativa da lui creata e diretta, forniva preziose notizie di carattere operativo ai comandi italiani ed alleati. Arrestato dai nazi- fascisti nel corso di una riunione di dirigenti del fronte clandestino di resistenza piemontese, che in lui avevano trovato il capo di altissimo prestigio, manteneva l'assoluto segreto circa il movimento patriota ed assumendo su di sé con nobilissimo gesto, ogni responsabilità, salvava l'organizzazione e la vita di molti suoi collaboratori. Condannato a morte da un tribunale di parte asservito ai tedeschi, affrontava con cosciente fierezza di soldato la morte al grido di "Viva l'Italia!" >>. Italia occupata, 8 settembre 1943-5 aprile 1944· Capitano Balbis: « Magnifica figura di soldato e di partigiano, subito dopo l'armistizio assumeva la consulenza tecnica del primo Comitato militare piemontese e la direzione di attività di combattimento, prodigandosi con completa dedizione, con illuminata perizia e con superbo sprezzo del pericolo. Catturato, sottoposto a giudizio e condannato a morte, manteneva durante gli strazianti interrogatori e durante tutto il processo il contegno dei forti, ed affrontava con fierezza il plotone di esecuzione cadendo al grido di "Viva l'Italia!")) .. Torino, 5 aprile 1944· ( 14) Cfr.: Relazione del Generale Alessandro Trabucchi e, dello stesso: «l vinti hanno sempre torto>>. Editore De Silva, Torino, 1947. (r5) Fra di essi il sergente maggiore degli alpini Gino Agostino Antonio!, poi entrato a far parte della 5" Divisione alpina partigiana (Brigata « Corsaglia ))), caduto in combattimento il 14 marzo 1944 e il caporale di artiglieria alpina Andrea Giovanni Micheletti della stessa brigata, trucidato presso Roccarisa S. Anna (Cuneo), il 24 marzo 1945. Alla loro memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare.


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pi autonomi si costituirono nelle Langhe, agli ordini del Maggiore degli alpini in servizio di S.M. Enrico Martini Mauri (r6), e nelle valli di LatlZO. Di particolare rilievo l'organizzazione del movimento nelle Valli Ossolane (val d'Ossola propriamente detta, val Toce, valle Antrona, val Grande, fra il territorio svizzero e il Lago Maggiore), ove si formarono unità partigiane (r7) aventi a capo numerosi ufficiali dell'Esercito, ai quali si unì in seguito il Colonnello di cavalleria Giuseppe Curreno di Santa Maddalena, e che condussero vigorosamente la lotta, sempre animati da un unico elevato ideale. Fra i tanti che entrarono a farne parte vanno ricordati il Sottotenente Antonio Emma Di Dio, i T enenti Alfredo Di Dio, Filippo Frassati, Licinio Oddicini, Carlo Viglio, Franco dal Ponte, Adriano Bianchi; i Capitani Filippo Beltrami, Albino Calletti, Mario Di Lella, Nico Lazzaro, Mario Muneghina cd Eraldo Gastone; il Maggiore Dionigi Super ti; i Colonnelli Attilio Moneta e Giambattista Stucchi; il sergente Giordano Cornalba, l'allievo ufficiale Silvestro Curotti e tanti altri, anche se conosciuti soltanto col soprannome partigiano. Numerosi di essi caddero in combattimento nei mesi successivi (r8). Sempre in Piemonte si distinse il Tenente in servizio permanente degli alpini Adolfo Serafino. Aveva partecipato valorosamente coi suo reparto del 3o gruppo VaJle ai combattimenti nella regione di Massa Carrara, al termine dei quali si era dato all'attività partigiana nella medesima zona. Tornato in Piemonte entrò nelle for-

(16) Rimpatriato dall'Africa Settentrionale e destinato allo Stato Maggiore dell'Esercito, dopo 1'8 settembre raggiunse il Piemonte per entrare nelle for· mazioni partigiane. Costituì un raggruppamento di divisioni alpine della forza di oltre 5.000 uomini, e assunse il nome di (( Mauri ». Si comportò valorosamente fino al 25 aprile 1945 e per la sua attività fu decorato della Medaglia d 'Oro al valor militare. (17) Cfr.: Comune di Domodossola: (( L a Repubblica dell'Ossola - Settembre- ottobre 1944 ». Numero unico edito dal Comune di Domodossola nel 15° anniversario della liberazione dell'Ossola. Redattore Filippo Frassati. Cartografia C. Antonioli, Domodossola, I959· (18) Il 13 febbraio 1944 cadde a Megolo il Sottotenente di fanteria in spc Antonio Emma Di Dio, insieme al Capitano di complemento di artiglieria Filippo Beltrami. Il 3 giugno 1944 l'allievo ufficiale di complemento di artiglieria alpina Silvestro Curotti, per non essere catturato dai tedeschi ad Oira (Novara), dopo aspro combattimento, preferì darsi la morte. Venne ferito in combattimento il Tenente di fanteria carrista in spe Alfredo Di Dio, fratello di Antonio, poi deceduto il 12 ottobre 1944. Alla memoria di questi quattro valorosi venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare.


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mazioni della F al Chisone e successivamente in quelle del i e Valli pmerolesi, ove divenne Capo di Stato Maggiore della Divisione alpina autonoma cc Val Chisone» (19). Notevole il contributo offerto dai militari alle prime formazioni partigiane nel Canat,ese, ove si distinsero particolarmente il Capitano di complemento di fanteria Bartolomeo Grassa e l'allievo ufficiale di complemento di fanteria Saverio Papandrea, caduti dopo aspri combattimenti il 9 dicembre 1943 (2o). Altri militari si rifugiarono in Val Montuoso , nei pressi di Cavour, aggregandosi alla IV Brigata «Garibaldi »; fra gli organizzatori si distinse il cavalleggero di Monferrato, carrista, Alfredo Sforzini, che caduto nelle mani del nemico venne impiccato il 21 dicembre 1943 (21). La lotta partigiana ebbe in Piemonte numerosi altri eroi. Fra i molti caduti sul campo o trucidati e decorati di Medaglia d'Oro al valor militare alla memoria ricordiamo il Sottotenente automobilista di com plemento Enrico Giachini, già del gruppo del Generale Perotti, condannato a morte e fucilato al Martinetto (Torino) il 5 aprile 1944; il T enente di complemento fanteria Leonardo Cocito, caduto a Bra il 7 settembre 1944; l'alpino del deposito 3° reggimento Agostino Piol, caduto a R ivalta (Torino) il 5 ottobre 1944; il Capitano di complemento del deposito 2! 0 fanteria Domenico Lanza, caduto ad Olbicella (Alessandria) il ro ottobre 1944; il T enente di complem ento dei mitraglieri Mario Rufi.ni, comandante di una formazione partigiana a Tetto Boa (Robilant di Cuneo) e trucidato il 20 novembre 1944; il Tenente in spe dei bersaglieri Augello Giulio, caduto a Torino- Piobesi l'n dicembre 1944; l'alpino del I 0 reggimento Giuseppe Salvarezza, entrato a far parte delle unità partigiane che poi costittùrono la Divisione cc Cichero », caduto a Linte Bossola d'Alessandria il 15 dicembre 1944; il geniere già del 2° settore copertura Antonio Olearo, trucidato nella zona di Casale Monferrato il 15 gennaio 1945; il Sottotenente in spe già del 25° fanteria « Bergamo» Pedro Ferreira, trasferitosi in Piemonte dal Friuli orientale (ove aveva combattuto in quelle bande partigiane), che costituì la banda

(19) Cadde in combattimento nel novembre 1944 e alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare, la cui motivazione è riportata nel capitolo III della trattazione (sa Armata, Divisione alpina «Al pi Graie»). (2o) Alla memoria dei due eroi venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. (21) Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare.


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e organizzò le Brigate « Mazzini >> che poi si unirono alla t Divisione alpina 11 Giustizia e Libertà )) di cui aveva assunto il comando, trucidato a Torino il 23 gennaio 1945; il Tenente di complemento d'artiglieria Bruno Pasino, massacrato nella zona di Alessandria il 30 gennaio 1945 dopo aver affrontato stoicamente le torture inflittegli; il Maggiore di artiglieria alpina in spe Bernardo Castagneri, già partigiano nei Balcani e che aveva raggiunto le montagne della valle di Lanzo divenendo Capo di S.M. della 4a Divisione garibaldina d'assalto, caduto a Monte Soglio il 3 marzo 1945; il fante Nicola Monaco già della Divisione « Murge >>, entrato nelle formazioni partigiane delle Langhe e poi comandante di un distaccamento nella zona di Roccaciglié, in provincia di Cuneo e intendente generale della Divisione « Langhe», trucidato a S. Albano Stura (Cuneo) il 31 marzo 1945· E ancora, sempre fra i decorati di Medaglia d'Oro al valor militare: il Sottotenente di complemento artiglieria Riccardo Banderali, già del Centro esperienze di Nettunia, trasferitosi a Torino e passato alle dipendenze del Generale Perotti, arrestato e fucilato il IO aprile 1945; il Sottotenente di complemento di sussistenza Franco Quarleri, reduce dal fronte russo, organizzatore di nuclei di resistenza nella zona di Voghera, caduto il 25 aprile 1945; il caporal maggiore del 4o reggimento artiglieria alpina Carlo Barbero, appartenente alle formazioni partigiane di Val Grana, caduto in combattimento a Cuneo il 28 aprile 1945; e il Sottotenente in spe del 5° alpini Ferdinando Burlando, che si era trasferito nel Canavese e col nome di « Ferruccio >> aveva organizzato le prime bande partigiane. Sfiorato più volte dalla morte in seguito a condanna, venne arditamente liberato da una squadra di partigiani poco prima di essere impiccato, il 23 aprile 1 945· Fu poi decorato di Medaglia d'Oro al valor militare il Tenente di complemento di cavalleria Edgardo Sogno Rata del V allino, vivente, già del Comando Supremo, paracadutato presso Biella e organizzatore di rischiosi servizi informativi nel corso dei quali venne catturato in Piemonte. Vanno infine ricordati per l'attività partigiana svolta in Piemonte i diciottenni allievi ufficiali dell'Accademia Militare di Modena: Helios Perlino, comandante di una divisione partigiana, trucidato il 10 maggio 1944, Mario Pagani, caduto il 4 giugno 1944, sulle alpi torinesi e Giovanni Muriana, Capo di S.M. della 14• Divisione « Garibaldi », caduto il 23 aprile 1945 a Dogliani (Cuneo). << Italia Libera >>


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*** Numerosi anche in Lombardia i gruppi di militari che si diedero all'attività clandestina e che in seguito formarono unità partigiane o si unirono a quelle organizzate da patrioti civili. Fra i valorosi: il sergente maggiore automobilista Angelo Gotti della formazione partigiana « Valbrembo » (Brigata « Fiamme Verdi » ), trucidato a Cascina Como in Valle Imagna (Bergamo), il 23 novembre 1944; il sergente allievo ufficiale di fanteria Sergio Kasman, inizialmente entrato nelle formazioni liguri (Chiavari) e in seguito nominato Capo di S.M. partigiano della Piazza di Milano, trucidato nella città il 9 dicembre 1944; il soldato del Centro chimico militare Giacomo Cappellini, fucilato a Loveno presso Brescia il 21 gennaio 1945, il T enente Colonnello di artiglieria in servizio di S.M. Guido Rampini già del I 0 reggimento artiglieria alpina, fucilato a Bergamo 1'8 marzo 1945 e il caporal maggiore di artiglieria alpina Giovanni Venturini, della Brigata partigiana « Schivardi », trucidato dai tedeschi quasi al termine della lotta per la liberazione, l'n aprile 1945, a Mu di Edolo, in Valcamonica (22). Nel Veneto, nel Friuli e nella Venezia Giulia il movimento di resistenza venne organizzato subito dopo 1'8 settembre: fra i promotori fu il Colonnello di fanteria Alberto Puchetti, il cui figlio cadde eroicamente a Piacenza d'Adige. In tutto il Veneto si costituirono subito gruppi di partigiani in prevalenza militari, che .diedero vita alle formazioni « Osoppo» e ai battaglioni « Trieste» e « Garibaldi ». La lotta divenne aspra a partire dal 22 settembre, con il concorso di elementi slavi. A Venezia, il 9 settembre, soldati e studenti formarono la « Legione Veneta >> . Altre formazioni miste di militari e patrioti si costituirono nelle zone .di Schio, del Monte Grappa, nel Vicentino, nel Veronese, nel Bellunese, nel Friuli e nella Venezia Giulia; nel goriziano si congiunsero alle già esistenti bande slave. Il 18 dicembre 1944 i tedeschi impiccarono a Portogruaro il fante Antonio Pellegrini e nel gennaio 1945 trucidarono in località imprecisata il Sottotenente di artiglieria in congedo assoluto Otello Pighin, della Brigata partigiana « Silvio Trentin » (23). Numerosi i componenti militari delle formazioni partigiane, che sacrificarono la loro vita o in combattimento o in seguito a cattura. (22) Alla memoria di questi ,-alorosi venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. (23) Alla loro memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare.


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Fra i molti, alla cui memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare: Nel Vicentino: il sergente dì fanteria carrista Rinaldo Arnaldi, caduto nella zona di Bosco Nero di Granezza il 6 settembre 1944; il Sottotenente di complemento di cavalleria Francesco Sabatucci, che dopo aver combattuto con i partigiani jugoslavi nella zona di Spalato si trasferì nell'ottobre I943 nella zona montana veneta dove assunse il comando della Brigata « Mazzini » e successivamente della Brigata cc Padova ». Catturato in una imboscata, venne trucidato a Ponte della Priula il I2 dicembre I944; il Sottotenente medico di complemento Gian Attilio Della Bona, trucidato presso Recoaro Terme nel febbraio I945 e che aveva fatto successivamente parte della Divisione partigiana << Pasubio » e della Brigata « Garemi »; il Sottotenente di complemento artiglieria Francesco Zaltron, che aveva costituito la Brigata << Granezza » e poi comandato la Brigata << Mazzin i », trucidato a C al vene (Vicenza) il 28 marzo I945; e il Sottotenente di complemento del genio Giacomo Chilesotri, che dette vita alla Divisione alpina « Orrigara >> di cui divenne comandante, catturato e trucidato a Sandrigo il 28 aprile 1945· Nel Veronese, il Tenente Colonnello del 6o alpini Giovanni Fincato, trucidato presso Verona nell'ottobre 1944. Nel Bellunese, il Tenente medico di complemento del ruolo d'Onore Mario Pasi, animatore del movimento partigiano, impiccato a Belluno il IO marzo I945· Nella z ona di Padova, venne trucidato a Campodarsego, l'n aprile 1945, il paracadutista alla Scuola di Tarquinia Antonio Ceron, della Brigata partigiana « G. Negri». Nel Friuli e Venezia Giulia, il Sottotenente in spe degli alpini Renato Del Din, comandante in Carnia della I .. Banda Montagna del gruppo « Osoppo- Friuli », caduto in combattimento il 26 aprile 1944 a Tolmezzo, dove era penetrato con 12 partigiani nell'intento di farla insorgere contro il forte presidio nemico; il Maggiore di cavalleria in spe Franco Martelli, organizzatore della formazione c< Ippolito Nìevo >> della 4a Divisione « Osoppo- Friuli >l , trucidato a Pordenone il 27 novembre 1944; il Sottotenente di complemento del 1" fanteria « Re >> Giannino Bosi che aveva costituito una formazione clandestina: si uccise 1'8 dicembre 1944 per non essere catturato dai tedeschi; l'allievo della Scuola militare di Milano Aldo Zamorani, partigiano del gruppo Divisioni « Osoppo- Friuli >>, trucidato a Passo del Jof il 22 marzo 1945 a soli. 20 anni; il Capitano in spe degli alpini Francesco De Gregori, che riuscito a rimpatriare dai Balcani


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raggiunse la zona montana del Torre- Natisone organizzando poi la lotta in Carnia e nella regione montana ad oriente del Tagliamento, trucidato insieme a 17 dei suoi uomini alle Malghe di Porzus (Udine) il 7 febbraio 1945; il Capitano in spe dell'Bo alpini Pietro Maset, reduce dalla Russia, rifugiatosi in Carnia ed entrato a far parte delle formazioni « Osoppo- Fòuli », caduto in combattimento a Pian Cavallo il 12 aprile 1945; il sergente del t reggimento autieri Giuseppe De Monte, proveniente da Firenze, e che aveva assunto il comando di un battaglione della 3a Brigata « Osoppo- Friuli» distinguendosi nei combattimenti lungo le rive del Tagliamento, caduto a Villanova di San Daniele del Friuli il 29 aprile 1945, e il Sottotenente di complemento Guardia alla frontiera Giuseppe Callegarini, entrato nelle formazioni partigiane per compiti informativi, trucidato il 25 dicembre 1944 in località imprecisata della Venezia Giulia. Fra i decorati di Medaglia d'Oro al valor militare viventi sono da ricordare il Tenente Colonnello di fanteria carrista in spe Alberto Andreani, entrato a far parte delle formazioni clandestine di Verona, e poi internato in seguito a cattura, e il Tenente cappellano già del 40° fanteria don Aldo Moretti, che, rimpatriato dall'internamento quale mutilato, organizzò e diresse l'assistenza alle formazioni partigiane del gruppo « Osoppo- Friuli >> . Promotori del movimento in Liguria e al confine ligure- piemontese i Colonnelli Osvaldo Pompei, Mario Fontana (val di Vara e Val di Magra), Goffredo Ucci (sulle Alpi liguri), Bollani (nella zona di Ormea), Remigio Vigliero (nella regione tra Ceva e Savona) e Fassimoni (che controllava con le sue bande il territorio compreso tra La Spezia e Parma, e il Tenente Colonnello (S.M.) Gustavo Capitò, poi fucilato (24). Numerosi gli episodi di valore: un cenno particolare merita l'eroismo del Sottotenente di fanteria in spe neopromosso (1° settembre 1943) Giuseppe Arzani. Passato immediatamente nelle formazioni clandestine, s'impose per decisione e fermezza al comando di una brigata intitolata al suo nome, conducendo azioni leggendarie tra la valle Scrivia e la val Trebbia. Ferito per ben tre volte, fu trucidato a Cerreto di Zerba il 29 agosto 1944 (25). (24) Vedasi Piemonte. (25) Alla sua memoria fu concessa la Medaglia d 'Oro al valor militare con la seguente motivazione: « Subito dopo l'armistizio, con fedeltà e con decisione, intraprendeva la lotta di liberazione, dimostrando di possedere belle doti come animatore e come


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Altri valorosi si distinsero nella regione ligure: il ro settembre 1944 venne fucilato ad Imperia l'artigliere contraereo della 2 .. Divisione partigiana «F. Cascione >> Marco Dino Rossi; il giovanissimo allievo d eli' Accademia Militare di Modena Renato Boragine, trucidato a Cairo Montenotte (Savona) il 13 settembre 1944 (26); il Capitano medico di complemento (già della Guardia alla frontiera) Giuseppe Scagliosi, della I " Divisione alpina partigiana « Giustizia e Libertà», caduto in combattimento in val Vesubua il 19 settembre 1944; il Sottotenente del genio Aldo Castaldi, già in servizio presso il deposito del 15° reggimento a Chiavari e rifugiatosi nella zona montana a nord della città, ove costituì la banda partigiana « Bisagno », poi trasformatasi nella Divisione « Cichero » (27), tutti decorati della M edaglia d'Oro al valor militare alla memoria. organizzatore e ripetutamente distinguendosi, in combattimento, per prontez:t.a di decisione e personale valore. Meritano particolare menzione le azioni condotte alla testa del suo distaccamento, a Sarezzano, contro una caserma tedesca, riportando una prima ferita e nei pressi di Tortona, liberando alcuni dei suoi uomini tratti prigionieri e venendo nuovamente ferito. Alla fine di agosto '944 difendeva strenuamente per tre giorni la stretta di Pertuso in Val Borbera, trattenendo importanti forze avviate in rastrellamento nella zona. Gravemente ferito a un ginocchio disponeva per un ordinato ripiegamento per resistenze successive, dirigendo di persona le azioni dalla barella e rifiutando, più volte, di farsi sgombrare al sicuro. Coinvolto nella lotta ravvicinata cadeva in mani nemiche e con fermo e nobile cuore rifiutava di fornire notizie rivendicando la sua fede. Vilmente trucidato sulla sua barella chiudeva da prode la giovane vita generosamente prodigata per gli ideali di fedeltà e di Patria ». Cerreto di Zerba, 29 agosto 1944· (26) Alla sua memoria fu concessa da Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: «Già allievo dell'Accademia Militare di Modena, fin dai giorni immediatamente successivi all'armistizio deii'S settembre 1943, insofferente del giogo tedesco entrava nelle schiere dei volontari della Libertà, diventando in breve comandante di una Brigata partigiana. Accerchiato coi suoi uomini da soverchianti forze nazi - fasciste ed alla fine dopo l"esaurimento delle munizioni, sopraffatto, veniva riconosciuto dai nemici comandante della formazione e sottoposto, come tale, a sfibranti interrogatori e ad atroci torture. Benché consapevole della fine che lo aspettava, nulla, non un solo nome, usciva dalle sue labbra, ma invece la fiera, sempre rinnovata testimonianza della sua fede, per la quale, al termine dei tormenti, sapeva affrontare con serenità il plotone di esecuzione. Fulgido esempio per le generazioni venture, e persino per i nemici, che furono costretti ad ammirarne lo stoico comportamento, di ciò che possa l'amore per la Patria e per la Libertà ». Cairo Montenotte (Savona), 13 settembre I944· (27) Morì in seguito ad incidente nel maggio I945·


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Infine, il 20 febbraio 1945 cadde in combattimento a Sampierdarena il caporal maggiore di artiglieria, già della Guardia alla frontiera, Luigi Lanfranconi, delle formazioni partigiane « Giustizia e Libertà » (28).

Nell'Emilia e in Romagna gruppi di militari costituirono formazioni partigiane nelle zone di Parma, Piacenza, Modena e in altre località. Animatore del movimento nel modenese fu il Capitano di artiglieria in servizio di S.M. Enzo Feliciani. Caddero in combattimento e furono decorati di Medaglia d'Oro al valor militare alla memoria: l'artigliere partigiano Fermo Ognibene, caduto il 14 aprile 1944 a Succisa di Pontremoli (Parma); il Capitano in spe del 3° granatieri Giacomo Crollalanza, partigiano in val di Ceno, successivamente comandante di sabotatori, di battaglione e di brigata partigiana, caduto nel Bosco di Corniglio (Parma) il 12 maggio 1944; il geniere Bruno Pelizzi, caduto a Pione (Parma) il 14 luglio 1944; il caporale già dell'So alpini della formazione « Forni » Rolando Vignali, caduto il 14 luglio 1944 presso Luneto (Parma); il Tenente di complemento di fanteria del fronte della Resistenza di Bologna Massenzio Masia, fucilato a Bologna il 23 settembre 1944; il soldato di fan teria carrista Mario Musolesi, comandante di brigata partigiana, caduto il 29 settembre 1944 a Cadotto di Marzabotto (Bologna); l'artigliere artificiere Emilio Po, trucidato a Modena nel novembre 1944; il Capitano di complemento del alpini Antonio Giuriolo, già n elle formazioni della zona di Asiago e poi con la Brigata « Matteotti » sull'Appennino, caduto a Corona (Lizzano in Belvedere, presso Bologna), il 12 dicembre 1944; il bersagliere Renato Guatelli, caduto a Coduro di Fidenza il 18 dicembre 1944; il caporale di fanteria Amelio Tassoni, caduto a Monte S. Giulia (Modena) il 9 gennaio 1945; il caporale già del 4° carrista, mutilato in Africa Settentrionale e militante nella 76a Brigata SAP, Mario Grisendi, caduto a San Polo d'Enza (Reggio Emilia) il 20 gennaio 1945; il carabiniere Domenico Bondi, della tenenza interna di Bologna, appartenente alla formazione partigiana « Gufo- Spera » comandata da ufficiali dell'Arma, organizzatore di attività informativa, combattente, catturato e trucidato a Ciano d'Enza (Reggio Emilia) il 26 gennaio 1945; il brigadiere dei carabinieri già del XXII battaglione mobilitato in D almazia! Araldo Araldi, entrato a far parte

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(28) Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare.


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della 1 • Divisione partigiana di Piacenza, trucidato in quel cimitero il 6 febbraio 1945; il sergente di fanteria Guardia alla frontiera Chiaffredo Cassiani, che aveva costituito sulle colline modenesi la Brigata partigiana « Mario Speranza », caduto a Torre Maina (Modena) il 3 aprile 1945, e il carabiniere ausiliario Lorenzo Gennari, già della 79• sezione mobilitata, aggregatosi alla 31 Brigata « Gap » sui monti del Reggiano, caduto a Bibbiano (Reggio Emilia) il rg aprile 1945. Fu anche decorato di Medaglia d'Oro al valor militare il geniere già appartenente a unità dislocata in Francia, Giuseppe Barbolini (vivente), che aveva raggiunto l'Appennino costituendo una formazione partigiana e svolgendo con gravi rischi intensa attività informativa. Aveva poi comandato la Divisione partigiana « Modena Montagna ». Della massima ricompensa al V.M. (vivente) fu decorato il Tenente di complemento Arrigo Boldrini della Divisione « Emilia» in Montenegro, il quale, rimpatriato, si era unito ai partigiani. Cadde inoltre in combattimento a Prato Barbieri (Piacenza), il 6 gennaio 1945, l'allievo ufficiale dell'Accademia Mi litar e di Modena Nino Di Giovanni, uno dei giovanissimi eroi dell'Esercito in quel periodo, e si distinse nelle formazioni partigiane (Brigate « Gap », « Garibaldi », Divisione << Bologna ») il Tenente medico di complemento Aldo Cucchi, vivente, decorato di Medaglia d'Oro al valor militare. L'elenco dei più valorosi militari che operarono con le formazioni partigiane dell'Emilia e Romagna, si conclude con la citazione del giovanissimo allievo ufficiale dell'Accademia Militare di Modena Giorgio Susani che non esitò a inserirsi nelle formazioni partigiane (Divisione << Centocroci ») nelle quali si distinse per ardimento, gloriosamente caduto sull'Appennino parmense 1'8 aprile 1945· Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: «Allievo dell'Accademia di fanteria e cavalleria, sfuggito alla cattura da parte dei tedeschi, seguendo l'impulso del giovanile animo ardente di amor patrio, abbandonava la famiglia per arruolarsi volontario in una Brigata partigiana di cui divenne vicecomandante. Ferito in uno scontro con truppe nemiche, restava al suo posto di combattimento, condividendo con i suoi uomini i rischi e la gloria della battaglia. Gravemente congelato nella cruda stagione invernale in alta montagna, rifiutava di portarsi in zona già liberata e, benché claudicante, persisteva nella lotta, magnifico esempio di ogni ardi-


Il contributo dell'Eurcito al sorgae della Resistenza

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mento. All'attacco di una posizione saldamente presidiata dai nazifascisti, guidava arditamente un gruppo di valorosi contro un caposaldo di particolare importanza e, dopo essersi aperto per primo il passo a colpi di bombe a mano, cadeva col petto squarciato dalla mitraglia, immolando la giovane esistenza alla Patria immortale ». Appennino Parmense, 8 aprile 1945·

II. -LA RESISTENZA NEI T ERRITORI OCCUPATI

Nei territori già occupati, i militari italiani, pur lontani dalla Patria e privi del conforto del loro ambiente geografico naturale e dell'assistenza diretta delle popolazioni, vennero a trovarsi in situazioni precarie, ma decisi a proseguire la lotta seppero costituire proprie formazioni indipendenti o inserirsi in quelle già esistenti ovunque, in Slovenia e Croazia, nella regione Balcanica e nelle isole dell'Egeo. Per tale partecipazione al movimento clandestino di resistenza, la narrazione dettagliata è già stata inserita nei corrispondenti capitoli relativi agli avvenimenti (29). V anno però ricordate alcune situazioni particolari per porre in risalto, in una sintesi riassuntiva, le più importanti formazioni partigiane costituite all'indomani dell'8 settembre 1943 e lumeggiare gli atti di eroismo compiuti da militari di ogni grado. Nel territorio jugoslatJo si costituirono la Divisione d'assalto « Italia » e nel Montenegro la Divisione partigiana « Garibaldi », sorta quest'ultima dalla fusione delle Divisioni di fanteria « Venezia» e alpina « Taurinense », effettuata in epoca successiva alla dichiarazione di guerra alla Germania. Ma in precedenza esse avevano iniziato l'attività contro i tedeschi fin da11'8 settembre, e in parallelo, il Maggiore degli alpini Spirito Reyneri aveva costituito una vera e propria banda intestata al suo nome. Caddero in combattimento, fra gli altri, il Tenente veterinario di complemento della « Taurinense » Villy Pasquali (10 novembre 1943); il Tenente di complemento di fanteria della « Venezia » Luigi Rizzo (20 novembre 1943); e il Sottotenente di complemento del genio Pierfranco Bonetti (7 gennaio

(29) Cfr. anche: Notiziario dell'Esacito, n. II del 14 marzo 1946. Ministero della Guerra, Roma.

43· - u.s.


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L( opaazioni dt'lle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

1944); il Capitano degli alpini in spe Pietro Marchisio, già in servizio di S.M. presso il Comando della D ivisione « Taurinense », caduto alla testa di una brigata partigiana italiana in Bosnia il 25 aprile 1944; l'alpino già del 4o reggimento (battaglione << Aosta») Ettore Ramires ferito gravemente il 3 dicembre 1944 mentre combatteva con la Brigata partigiana << Italia », e deceduto il giorno successivo; il caporal maggiore già del 1° reggimento artiglieria Enrico Bertani, entrato a far parte della 66 Brigata partigiana jugoslava e poi della Divisione « Italia >>, caduto a Sarengrad il 12 aprile 1945· Alla memoria di questi eroi fu concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. Valoroso il comportamento del Sottotenente dei bersaglieri Giuseppe Maras, che nella regione di Zara e poi nella Slovenia seppe tenere alto l'onore dell'Italia al cui nome aveva consacrato la sua divisione partigiana. A riconoscimento del suo valore gli venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. Eguale ricompensa venne conferita al soldato di sanità Oreste Castagna, per il suo comportamento in combattimento a Regatica (Bosnia) nelle formazioni della Brigata jugoslava « Druca Cresch », da lui raggiunta dopo l'armistizio: gravemente ferito riuscì a sopravvivere. In Albania venne costituito il battaglione « Zignani >>, inserito nella 3a Brigata partigiana; il Tenente Colonnello di artiglieria in servizio di S.M. Goffredo Zignani e il Colonnello di fanteria Fernando Raucci furono trucidati dai tedeschi il 17 novembre 1943 e alla loro memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare (vedasi capitolo IX). · Tra i valorosi militari partigiani in terra d'Albania e decorati alla memoria della Medaglia d'Oro al valor militare van no ricordati anche il Capitano di complemento di artiglieria della Guardia alla frontiera Diogini Tortora, caduto a Berat il 14 novembre 1943; il Colonnello Luigi Lanzuolo, Comandante il reggimento « Cavalleggeri di Monferrato>>, caduto nella stessa località il giorno successivo; e il carabiniere Filippo Bona- Vitacola che si era unito ai partigiani albanesi di Berat, catturato, deportato in Slovacchia, condannato a morte e fucilato a Branova 1'8 dicembre 1944· La Divisione di fanteria << Firenze >> costituì, come si è visto (capitolo IX), anche con elementi di altre divisioni (« Arezzo >> e « Perugia ») e del reggimento « Cavalleggeri del Monferrato >>, le « TruFpe della Montagna », il cui Comando venne assunto dal comandante la « Firenze>>, Generale Arnaldo Azzi. L'8 luglio 1944 cadde in combattimento il fante del 127" reggimento « Firenze » Terzilio Cardinali che, dotato di eccezionale capacità organizzativa, aveva costituito


il battaglione partigiano « Gramsci >l (3o). Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. In Tessaglia (Grecia) le formazioni partigiane degli « andartes » accolsero molti militari italiani; nella Macedonia occidentale altri costituirono il battaglione TIMO (truppe italiane Macedonia occidentale) che collaborò con la 9• Divisione partigiana « Ellas ». Sempre in Tessaglia, la Divisione di fanteria << Pinerolo », agli ordini del Generale Adolfo Infante, iniziò la notte partigiana fin dal 9 settembre, inglobando in seguito anche molti militari e reparti provenienti da altre divisioni. Sui monti dell'Attica il 24 settembre 1943 venne fucilato dai tedeschi il Maggiore dei carabinieri in servizio permanente Livio Duce che si era dato all'attività clandestina. Fu decorato alla memoria di Medaglia d'Oro al valor militare. Numerose inoltre, nella regione balcanica, le formazioni partigiane sorte in varie zone ad opera di militari italiani. Da ricordare, a Spalato, in D almazia, i battaglioni « Garibaldi » e « Matteotti », composti di alcune centinaia di carabinieri e soldati, che si aggregarono in seguito alle brigate jugoslave. Infine, nelle isole foniche e in Egeo gruppi di militari sottrattisi alla cattura si diedero all'attività clandestina attuando forme di resistenza, col generoso concorso delle popolazioni, commisurate alle loro possibilità e alle situazioni contingenti in cui venn ero a trovarsi. Si distinsero particolarmente, i superstiti di Cefalonia che costituirono nell'isola il raggruppamento « Banditi Acqui ». Il 27 febbraio 1945 venne trucidato a Rodi, dove era giunto da Samo, il sergente raggruppamento artiglieria Francesco Besso, che aveva pardel tecipato ad attività clandestine. Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. Complessivamente è .da ritenere che nei territori già occupati daJle forze italiane e nelle isole dell'Egeo circa 200.000 militari di ogni corpo e grado abbiano preso parte fin dall'inizio al movimento di resistenza, condotto dai patrioti locali, o con piena autonomia, distinguendosi per disciplina, coraggio e generosità. Molti di essi non fecero più ritorno in Patria, perché caduti o dispersi.

2t

(3o) Cfr.: Lutct LoNco: « Un popolo alla macchia ». Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1947· Pagg. 71 e 72, e Gruppo Medaglie d 'Oro al Valor Militare d 'Italia: « Le Medaglie d'Oro al Valor Militare ». Volume III. Tipografia Regionale, Roma, 1973. Pagg. 23 e 24.


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In parallelo con le formazioni della montagna, militari di ogni grado contribuirono in seguito alla costituzione dei gruppi di azione patriottica o GAP, e delle squadre di azione partigiana o SAP (3r). « Il mese più sanguinoso dell'intero periodo della Resistenza» fu il settembre 1943· «Non meno di 20.000 cittadini, soldati e civili, caddero in quel tragico settembre a testimonianza dell'animo del Popolo italiano>> (32). Da ricordare, infine, che il IO dicembre 1943, con ordine n. 333, il Capo di Stato Maggiore Generale annunciò che gli appartenenti alle bande partigiane militari, in tutta la parte della penisola ancora occupata dai tedeschi, erano considerati come appartenenti alle Forze Armate italiane e quali « combattenti regolari in servizio militare, in zona di operazioni >> (33) dando così un riconoscimento ufficiale alle iniziative di tan ti com ponenti le Forze Armate, incoraggiando e favorendo col provvedimento la estensione del movimento.

Queste le pnnuSSlme attività clandestine sorte in Italia, anche per iniziativa dei militari, che consentirono lo sviluppo e la diffusione del movimento partigiano con un notevole complesso di forze, atto a concorrere sensibilmente alla liberazione della penisola, facilitando l'avanzata delle forze alleate e insid iando ovunque quelle occupanti, anche nei territori posti al di là dei confini nazionali (34). La Resistenza si era affermata soprattutto per effetto della volontarietà dei singoli che, dopo tante avverse vicende erano venuti a trovarsi nella condizione di dover assumere così valide decisioni. Ad una sola confortante conclusione si può dunque giun gere relativamente alla partecipazione dell'Esercito al movimen to clandestino e alla lotta partigiana fin dai primissimi giorni del settembre 1943, e cioè che tale contributo fu generoso e spontaneo, e facilitò

(31) Cfr.: EDOARDO ScALA: op. cit., pag. 784. (32) Cfr.: ALBERTO BARTOLINI: <<Settembre 1943 », nel Ventennale della Resistenza e degli ex- Combattenti, in Patria Indipendente, Roma, n. 16, 15 settembre 1943. (33) Cfr.: EDOARDO ScALA: op. cit., pag. 8os. (34) E' noto che in seguito, il Comando dei Volontari della Libertà venne affidato, dal Comitato di Liberazione Nazionale, al Generale Raffaele Cadorna, che già aveva offerto valido contributo al coordinamento delle varie formazioni partigiane.


11 contt'ibuto t/di'Esercito al sorgere della Resistenza

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anche la coesione morale c disciplinare delle varie formazioni, comprese quelle miste. Migliaia di militari delle Forze Armate italiane furono accomunati da un profondo sentimento, da una tenace volontà, e soprattutto da una ideologia comune che caratterizzarono la loro « luce » nella visione della Patria sconvolta, e tutti indusse, a qualsiasi costo, alla lotta (35).

(35) Va ricordato che al termine della guerra i partig1ani combattenti ammontavano a 223.639, i patrioti a 122.5T8, i caduti a 62.070, i feriti ed invalidi o mutilati a 33.726. Numerosi i fucilati e i trucidati nell'Italia occupata c nei territori oltre confine. Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito, Rivista Militare, Autori vari: « Il contributo delle Forze Armate al movimento di resistenza e alla guerra di liberazione ». Edizione fuori commercio. Roma, 191}4. Parte prima, capitolo 6°, pag. 5·



C.\P!TOLO XXI

CONSIDERAZIONI E CONCLUSIONI

I. La trattazione si è sostanzialmente avvalsa della documentazione in possesso dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, completata da testimonianze e dati raccolti da varie fon ti. Ha valutato serenamente e con la dovuta obiettività ogni elemento, ogni situazione ed ogni fattore senza entrare in polemiche, integrando i risultati conseguiti dalla indagine storica attraverso una accurata ricerca tendente ad eliminare possibilità di dubbi. Non ha compiuto discriminazioni di nessun genere. Ha soltanto posto in evidenza gli avvenimenti nella loro essenza, nella loro realtà, nei loro ambienti e nella tragicità di quel tempo, per trarne ammaestramenti e conclusioni, scaturiti dall'analisi di tanti fattori e dall'esame di tanti coefficienti, per ricostruire le circostanze difficili e delicate in cui vennero a trovarsi tutte le unità coinvolte dalle dolorose vicende successive alla conclusione dell'armistizio con le Nazioni Unite. Non è andata alla ricerca di colpevoli perché, pur senza voler indulgere a concezioni fatalistiche della storia, occorreva ammettere che troppo spesso gli avvenimenti furono più grandi degli uomini e si posero addirittura al disopra di essi. Alcuni errori sono stati individuati e indicati, non ignorando però che persino nel campo delle scienze esatte il punto di vista può trasformare la visione delle cose fino a distorcerle. Numerosi i fattori che concorsero a determinare gli avvenimenti dell'8 settembre 1943 e dei giorni successivi, che li ingigantirono e li complicarono; enorme fu il peso delle responsabilità che gli uomini dovettero assumersi; immenso, infine, il divario tra la necessità di dominare la situazione e la possibilità di riuscirvi. Vien fatto anche di dubitare se ve ne fosse la volontà in alto; vi fu indubbiamente a livelli inferiori.


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II. Non si può ignorare, anzitutto, che le origini più remote della tragedia verificatasi quarantacinque giorni dopo il 25 luglio 1943 risalgono a molti anni prima. Basta accennare alla situazione particolare dell'Esercito entrato in guerra con armamenti non adeguati rispetto a quelli dei più importanti analoghi organismi delle maggiori potenze; costretto a combattere al di fuori del territorio nazionale, negli scacchieri più lontani (sovente insidiato dall'atteggiamento ostile delle popolazioni) con difficoltà di rifornimenti e in tali condizioni posto nella necessità di dover combattere per più di tre anni una lunga guerra che lo aveva logorato con un sensibile stillicidio di perdite, materialmente e psicologicamente, per tener fede ad una alleanza mai condivisa dal popolo italiano. Tuttavia, anche in quelle condizioni l'Esercito, sorretto dalla forza delle sue tradizioni, si batté come poté, offrendo all'Italia il sacrificio di migliaia e migliaia di giovani vite, affrontando durissime prove, mentre, con il proseguire del tempo, la situazione diveniva sempre più insostenibile, soprattutto per l'accentuarsi della efficienza e della potenza delle forze avversarie, dotate di mezzi corazzati e motocorazzati in quantità impressionanti e di una aviazione onnipresente ovunque. Nei confronti dell'alleato del tempo, l'Esercito italiano venne poi sempre a trovarsi in condizioni di netta inferiorità materiale, che determinarono un lento, crescente e profondo disagio nei capi e nei gregari, aggravato dalla invadenza politica e militare della Germania, tollerata da chi avrebbe dovuto fronteggiarla energicam ente e in tempo. Si giunse così al colpo di Stato del 25 luglio, con la maggior parte delle nostre unità dislocate oltre i confini, su vastissimi territori, costrette a battersi contro le formazioni partigiane ovunque esistenti, e nella materiale impossibilità di raccogliere e concentrare le scarse forze stanziate in Italia, frantumate lungo le coste e costrette ad assolvere molteplici compiti, talvolta ingrati. Né era possibile far rientrare almeno una parte delle divisioni disseminate fuori del territorio nazionale su vastissimi tratti di litorale o frazionate io miriadi di distaccamenti nell'interno che, oltre a logorarle, ne impedivano il costante controllo materiale e morale da parte dei comandi, normalmente tanto lontani.


Considerazioni e conclusioni

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In queste condizioni si determinò l'aggressione germanica nella sua fase preliminare, iniziatasi il mattino del 26 luglio con la penetrazione in Italia, in formazione di combattimento, di ingenti complessi prevalentemente motocorazzati, che dilagarono ovunque, ponendo virtualmente sotto controllo tutto il territorio nazionale, con la giustificazione ufficiale di voler concorrere alla difesa della penisola, ma dislocati prevalentemente nelle sue regioni settentrionali. Tragica perciò la situazione in cui venne a trovarsi l'Italia, che dovette subire due distinte minaccie, l'una da parte dell'alleato e l'altra materializzatasi con massicci bombardamenti aerei e con l'avvenuto sbarco in Sicilia delle forze anglo- americane. La Nazione era ormai distrutta nel suo spirito e nelle sue stesse risorse, con l'aggravante di dover affrontare e subire anche l'atteggiamento non chiaro né risoluto delle sue autorità governative, costrette forse a barcamenarsi in un compito quanto mai difficile, nel tentativo di salvaguardarne il residuo patrimonio morale e materiale, in una situazione interna resa precaria anche a causa dei legittimi moti originati da opposte ideologie che chiedevano di essere prese in considerazione.

III. Per quanto attiene alla opportunità di far coincidere il colpo di stato con l'armistizio e quindi con la immediata, contemporanea reazione alle forze tedesche, è da considerare la materiale impossibilità di concentrare le nostre forze dislocate nel settentrione, prevalentemente costituite da unità in ricostituzione perché reduci dalla Russia o in riordinamento perché rimpatriate dopo aver subito un notevole logorìo. Sarebbero occorsi ingenti trasporti ferroviari, marittimi e automobilistici, ma come e dove? Robuste unità tedesche si erano andate raggruppando gradualmente nei noti tre blocchi: nell'Italia settentrionale, centrale e meridionale. Con quali forze si sarebbero potuti sbarrare i confini e fronteggiare le unità germaniche bene armate affluenti da tutti i valichi, da tutte le direzioni? Sarebbero occorsi sovrattutto tempo e mezzi, pur facendo astrazione dal quotidiano martellamento dell'aviazione anglo- americana sulle nostre città e su tutti i gangli vitali della penisola. Né i tedeschi sarebbero rimasti inerti: erano in effetti nelle migliori condizioni per opporsi a qualsiasi tentativo, sostenuti dalla loro aviazione, né il carattere della reazione avrebbe evitato atti di prepotenza e violenze, come del resto accadde a partire dall'annuncio dell'armistizio.


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Non è da escludere che un generoso concorso da parte di formazioni civili, predisposte e armate in tempo, avrebbe potuto sorreggere l'Esercito in così gravoso compito, ma valgono anche per questa ipotesi le considerazioni già fatte, con l'aggiunta che l'Italia si orientava ormai a concludere un armistizio con le Nazioni Unite, ciò che esigeva una particolare linea di condotta, non certo atta a determinare conflitti ovunque, con conseguenze facili ad intuire e valutare. Non mancarono da parte italiana tentativi per recuperare la maggior parte delle forze dislocate nei territori occupati per concentrarle nella penisola, ma ogni sforzo fu vano dato il loro disseminamento su terra straniera, e per le difficoltà frapposte dal Governo e dal Comando supremo tedesco (convegni di Feltre, di Tarvisio e di Bologna) in quel tormentoso periodo. Non si dimentichino al riguardo le interferenze delle autorità militari germaniche che pretendevano chiarimenti su qualsiasi spostamento attorno a Roma; interferenze alle quali si sarebbe potuto rispondere in un sol modo: con la forza. Si aggiunga, infine, l'intendimento, da parte dei tedeschi, del resto tollerato, e talvolta incoraggiato, di voler frammischiare i loro ai nostri reparti specialmente sulle frontiere marittime o a ridosso di esse per un sostegno di forze mobili alla copertura costiera, o nella vigilanza in comune delle vie di comunicazione e degli impianti in pieno territorio italiano, e si avrà un quadro d'insieme significativo della situazione nella quale l'alleanza con la Germania ci aveva condotti. Appare più che logico come in una simile situazione, al determinarsi dell'annuncio dell'armistizio, si sarebbe potuto sensibilizzare il popolo italiano rendendolo edotto di tutte le sopraffazioni subite. In realtà, però, la notizia del concluso armistizio tolse in effetti a tutti ogni capacità combattiva, circostanza questa complicata dall'intendimento governativo di voler tutelare ad ogni costo il segreto sull'avvenimento, in forma che non si è esitato a definire ossessiva, e che ebbe profonde ripercussioni sulla validità applicativa di ordini emanati da qualche tempo limitatamente alle forze dislocate in Italia e nei territori occupati in Francia, nella Slovenia, in Croazia e Dalmazia. La logica, peraltro, avrebbe suggerito un ben diverso atteggiamento, una ben ,diversa linea di condotta, soprattutto per tentare di preparare, di arginare, di fronteggiare la nuova situazione. Nella trattazione non sono mancati riferimenti all'atteggiamento dei responsabili della politica e delle forze militari, né sono mancati ade-


Considet·az ioni e conclusioni

guati rilievi su tante circostanze, su tanti timori prudenziali, su molti fattori che fecero precipitare gli eventi, non ultimo quello contenuto nel proclama Badoglio del 25 luglio che volle assicurare gli italiani, con una poco felice affermazione, che la guerra sarebbe continuata a fianco dell'alleato. Si è anche accennato al peso determinante esercitato da quello che fu definito l'equivoco sulla data di annuncio dell'armistizio concluso il 3 settembre. Ma vi fu proprio equivoco, nei confronti dello Stato Maggiore dell'Esercito? Non sembra, a giudicare dalla circostanza che tale data fosse considerata come sicura dai capi responsabili, sino al punto di fissare per le ore 12 del giorno 12 il completamento di tutte le misure previste e in corso di attuazione. Valutando se quei quattro giorni intercorrenti fra 1'8 e il 12 settembre sarebbero stati effettivamente sufficienti per condurre a termine tutte le predisposizioni, si ottiene una risposta affermativa. Vi erano, infatti, alcune divisioni in via di trasferimento da oltre confine, era in corso il trasporto di altre unità, di materiali, di munizioni. Vi era in quattro giorni la possibilità di orientare tutti, specialmente i comandi dislocati nei territori occupati, su quanto sarebbe potuto accadere, eliminando così qualsiasi sorpresa. Vi era anche quella di completare lo schieramento delle difese fisse della Capitale, di affidare alle forze mobili motocorazzate compiti insiti nella loro stessa fisionomia organica; di presidiare con robusti complessi gli aeroporti esterni prescelti dagli alleati per lo sbarco di una divisione aviotrasportata attorno a Roma. Si può dunque convenire che quei quattro giorni sarebbero stati indispensabili e sufficienti. Ma è anche da ricordare che le forze alleate avevano deciso lo sbarco a Salerno per il mattino del 9 alle ore 3,30, fin dal 24 agosto. Debbono perciò cadere tutte le illazioni che in proposito furono fatte e si può giungere ad avere conferma che i piani esecutivi conseguenti alle decisioni già assunte dagli alleati per le operazioni contro l'Italia non tennero alcun conto della probabilità di un armistizio con essa né delle notizie ricevute in merito alla effettiva situazione in cui era venuta a trovarsi .

IV. Sulla volontà degli alleati di consentire all'Italia la partecipazione alla lotta contro i tedeschi coordinandone le operazioni, vi furono vane illusioni. Del resto, lo stesso Generale Dwight David


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Eisenhower, Comandante in capo, così si espresse in seguito: « Gli italiani desideravano ardentemente di arrendersi. Tuttavia volevano farlo solo dietro assicurazione che nel momento della resa una potente forza alleata sbarcasse sul continente in modo che il Governo stesso e le città fossero protetti dalle forze tedesche. Di conseguenza cercavano di ottenere tutti i particolari sui nostri piani. Noi non li volevamo rivelare, perché non era da escludersi la possibilità di un tradimento. Inoltre, l'invasione dell'Italia con le forze che gli stessi italiani ritenevano necessarie era del tutto impossibile per la semplice ragione che non avevamo truppe nella zona e nemmeno le navi per trasportarle se vi fossero state. . . Scelsi la data dell'8 settembre perché a mezzanotte sarebbe incominciato l'attacco a Salerno» (1). Dunque non disponevano delle truppe necessarie. Questa affermazione fa cadere tutte le illazioni che furono fatte per non aver accettato lo sbarco, negli aeroporti esterni della Capitale, di una divisione aviotrasportata nel giorno che era stato stabilito dal Comando alleato, e quelle che si fecero sulla sicurezza che in caso di necessità tale divisione sarebbe stata sostenuta e non lasciata sola dagli stessi alleati, dimenticando che in altri teatri di guerra (particolarmente nel Pacilico) varie divisioni si erano sacrificate e non avevano quasi mai potuto ricevere tempestivi aiuti. Ma in effetti l'Italia non aveva propriamente manifestato il desiderio di arrendersi. Aveva chiesto di essere agevolata nell'intento di sganciarsi dalla Germania e di contenere la minaccia delle forze tedesche dislocate sulla penisola. A veva dunque offerto una collaborazione che sarebbe stato opportuno coordinare in tempo (e il tempo vi sarebbe stato), e suggerito zone di sbarco idonee a salvaguardare il funzionamento dei suoi organi istituzionali, civili e militari. T ali proposte non furono accolte, anche se il messaggio di Quebec volle pre1iggersi di mitigare le predisposte gravi condizioni di resa. Vennero perciò attuari gli sbarchi già decisi e non si valutarono le effettive necessità italiane per accogliere e utilizzare la Divisione c< Airborne » così superficialmente e frettolosamente concessa. L'aiuto concreto da parte degli alleati mancò del tutto. Con lo sbarco cosiddetto principale, effettuato con forze relativamente modeste ad oltre 270 km da Roma, con l'offerta di una divisione aviotrasportata ._, destinata a sbarcare in tre o quattro notti consecutive sugli aeroporti esterni non presidiati e sotto la minaccia delle forze (t) Cfr.: DwicHT D.w m EisEl'.'Howu.: «Crociata in Europa». Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1949, traduzione italiana. Pagg. 238, 239 e 240.


Considerazioni e conclusioni

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tedesche ___,. e di un numero imprecisato di cannoni controcarri che avrebbero dovuto raggiungere la Capitale per via fluviale, con l'obbligo di sgomberare preventivamente una profonda fascia a cavaliere del corso del Tevere (ciò che avrebbe imposto il preventivo attacco italiano contro la 2 .. Divisione paracadutisti tedesca dislocata proprio in quella zona), e successivamente col mancato sostegno alle nostre unità isolate fuori d'Italia, gli alleati dimostrarono decisamente una volontà piuttosto contrastante con l'intenzione italiana di condurre la lotta « in comune » con essi. Tuttavia, per la concessione di tali forze, fissarono essi stessi il giorno dell'arrivo, facendo completa astrazione dalla realtà della situazione attorno a Roma. Fu questo l'inizio di un dramma (a partire ·d all'ora di annuncio dell'armistizio) aggravato dalla mancanza, da parte italiana, di ordini tempestivi e chiari a tutti, senza esitazioni, senza timori, per coordinare subito una resistenza generale ai tedeschi che se non altro li avrebbe impegnati ovunque, impedendo loro di attuare i piani di aggressione e di disarmo. Vi furono perciò gravi lacune sulla preparazione militare, politica e morale dell'Italia, con l'aggravante che, al momento opportuno, si sommò anche l'errore di vietare la immediata reazione ai tedeschi subordinandola alle loro iniziative, pregiudicando in tal modo ogni ulteriore possibilità di reazione. Anche se una resistenza delle sole forze italiane, prolungata nel tempo, avesse avuto l'aspetto di una lotta fine soltanto a se stessa, sarebbe stata egualmente efficace e avrebbe comunque salvaguardato il patrimonio morale del popolo italiano.

v. Si è visto che l'Esercito fu privato dei suoi capi più elevati nel momento in cui sarebbe stata necessaria la loro presenza per l'immediato coordinamento delle operazioni. Né si può affermare che non vi fosse tale intendimento, ove si consideri che nei giorni precedenti era stato previsto il trasferimento dello Stato Maggiore operativo nella zona di Carsoli proprio per consentire il tempestivo intervento a sostegno ·dell'azione di tutte le forze direttamente dipendenti. E' una constatazione che deve essere obiettivamente ammessa. Subentrarono invece orientamenti ·d i ordine superiore e politico e ne derivarono disorientamenti difficilmente dominabili e sorprese ad ogni livello, a causa dell'azione delle truppe germaniche che si rivelò immediata, fulminea e vigorosa ovunque, ma inizialmente


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attenta a non commettere quei veri e propri atti di aggressione che, in base alle direttive diramate a tarda sera dell'8 settembre, avrebbero dovuto costituire fattore determinante atto a giustificare l'immediata reazione delle nostre forze. Tuttavia, nonostante tanti errori, taluni gravissimi, e la presenza in Italia e fuori di ingenti forze tedesche gravitanti a tergo dei nostri schieramenti, vi furono pagine luminose, dovute alla iniziativa di singoli comandanti. anche di grado modesto, sorretti dalla disciplina e dalla volontà di battersi delle loro truppe. Nel corso di numerosi episodi emerse ancora una volta lo spirito dei nostri soldati, pur venuti a trovarsi in una situazione quanto mai difficile, comunque disperata, specialmente nei territori occupati. Furono compiuti sacrifici (che sono stati documentari e illustrati) con largo, generoso tributo di sangue, per una fede, per un ideale rivolto alla Patria e che accomunarono contingenti di truppe isolati e circondati, internati, prigionieri di guerra, in Italia e fuori, senza alcuna speranza, senza nessuna certezza di vittoria, senza la possibilità di una via di uscita. Nel riconoscimento dell'olocausto di tante vite e del valore di molti, si conclude la trattazione, nella quale sono stati posti in evidenza tutti gli aspetti di quel tragico settembre e del periodo immediatamente successivo.

VI. L'Italia è risorta dalle rovine, ed ha ormai conseguito primati nei più notevoli campi dell'attività umana. Nel ricordo di quei dolorosi, lontani avvenimenti, occorre guardare innanzi verso il domani della Patria, in comunanza di spirito con tutti coloro che, nelle più aspre vicende, avverse o favorevoli, lottarono durante oltre un secolo di vita italiana. E' necessario ritrovare l'animo e la fede del Risorgimento, con una visione onesta c pura che accrescerà sicuramente la saldezza, il prestigio e il vigore della Nazione, nel rispetto e nella stima dei popoli civili, ricordando che le vicende umane presentano infiniti aspetti contrastanti fra di loro, per cui è sovente impossibile qualsiasi raffronto con eventi solo apparentemente analoghi, pur se egualmente densi di drammaticità, verificatisi nel passato. Recriminare a distanza di oltre trent'anni, non avrebbe più alcun significato, per una prima indagine storica che ha tentato di rico-


Considaazioni ~ conclusioni

struire la verità anche se amara, anche se rattristante, al di fuori di sterili polemiche. Recriminare o attribuire a taluni gli avvenimenti favorevoli, imputando a carico di altri quelli contrari, può non avere più alcun significato. La Storia, dopo aver rilevato gli errori, le colpe e le cause determinanti di quel periodo, deve inchinarsi in silenzio dinanzi a tanti luminosi anche se sfortunati esempi di eroismo, nel rimpianto e nella esaltazione di tutti coloro che ne furono gli artefici e che in così tragiche circostanze seppero superare ogni smarrimento e vollero sacrificarsi guardando molto lontano, con una visione luminosa dell'avvenire dell'Italia. Gli italiani, infine, debbono ricordare i valorosi che si sacrificarono ovunque, non dimenticando l'ammonimento di Tacito: « Iniquissima haec bellorum conditio est, prospera omnes sibi vindicant, adversa uni imputantur ».



INDICI

44• · - U.S.


'i.~ ,'.

'' -

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l


INDICE DEL TESTO

Presentazione

Pag.

Antecedenti

))

I. Il.

La situazione generale alla data del 25 luglio 1 943 La situazione delle forze terrestri italiane e germaniche alla data del 25 luglio 1943 . Forze italiane Forze direttamente dipendenti dal Comando Supremo Forze direttamente dipendenti dallo Stato Maggiore del! 'Esercito Considerazioni preliminari . Ripartizione delle forze . Fon::e germaniche In Italia Fuori del territorio italiano .

III. L'aggressione germanica all'Italia nella sua fase preliminare Considerazioni IV. Le contromisure italiane

t

l

V.

La conclusione e l'annuncio dell'armistizio .

VI. Situazione delle opposte forze italiane e germaniche alle ore 20 dell'8 settembre 1943 . Forze italiane Forze direttamente dipendenti dal Comando Supremo Forze direttamente dipendenti dallo Stato Maggiore dell'Esercito . Sul territorio nazionale Nei territori occupati . Unità in movimento . Forze germaniche Sul territorio italiano . Nei territori occupati e in Egeo . Raffronto fra le opposte foru .

44· - u.s.

5

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16

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17

t8 t8 19 22

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22

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23

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54 54 55 s6 57 57

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ss

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59


692

u op~razioni delle unittÌ italrane nel settembre - ottobre 1943 PARTE PRIMA

LE REAZIONI IN TERRITORIO NAZIONALE C.o\P, L

- La difesa di Roma l.

Precedenti

))

II.

Il concorso delle forze alleate .

))

III. Le forze contrapposte Le forze t~rr~stri italiane Corpo d'Armata Motocorazzato XVII Corpo d 'Armata Corpo d 'Armata di Roma Le forze terr~stri g~manich~ .

79 79 83

))

89

))

90

))

90 93

)) ))

96

))

99

IV. L'impostazione della difesa .

))

104

v.

))

107 10J 109 109

Lo schieramento delle truppe . Corpo d'Armata Motocorazzato XVII Corpo d'Armata Corpo d 'Armata di Roma

VI. Gli avvenimenti . VII. P erdite e ricompense al valore Le perdite Le ricompense al valore . CAP. IL

Pag.

- Gli avvenimenti nell'ambito della 4• Armata in Provenza, in Piemonte e in Liguria da Capo Mortola a Punta del Mesco I.

)) ))

))

III

))

125 125 126

)) ))

))

143

))

148 148 151

La situazione delle opposte forze alle ore 20 dell'8 settembre 1943 Foru italian~ Forze gamanich~

II.

))

Gli avvenimenti . Comportamento dell' 1 r• reggimento alpini La resistenza a Grenoble, a Chambery e al Moncenisio La strenua difesa della stazione ferroviaria di Nizza Difesa del caposaldo del Fréjus . Lo scontro di Ormea . L'organizzazione a difesa della zona del Colle di Tenda Atùvità svolta dalla 2• Divisione celere Episodi minori .

)) ))

))

151

))

100

))

163

))

164 I6s 16s

))

))

)) ))

))

t66 167 169


Indice del testo CAP. III.

- Gli avvenimenti nell'ambito della 5" Armata .

I.

II.

CAP. IV.

La situazione delle opposte forze alle ore 20 dell'8 settembre 1943 Forze italiane Forze germaniche Gli avvenimenti . Settore del XVI Corpo d'Armata La Divisione di fanteria « Rovigo » La Divisione alpina « Alpi Graie » . Settore del II Corpo d'Armata. La Divisione di fanteria << Ravenna » Settore della 215 3 Divisione costiera La resistenza a Piombino La resistenza nell'Isola d'Elba . Settore della 2r6" Divisione costiera Settore della zona militare di Pescara .

- Gli avvenimenti nell'ambito della

I.

Il.

CAP. v.

69 3

r Armata .

La situazione delle opposte forze alle ore 20 dell'8 settembre 1943 Forze italiane Forze germaniche Gli avvenimenti . Settore del XIX Corpo d'Armata Settore del XXXI Corpo d'Armata . Settore del IX Corpo d 'Armata

- Gli avvenimenti nell'ambito della 83 Armata .

I.

Il.

La situazione delle opposte forze alle ore 20 dell'8 settembre 1943 Forz e italiane Forze germaniche Gli avvenimenti Settore del XXXV Corpo d 'Armata La resistenza a Trento . La resistenza a Rovereto La resistenza a Verona . La resistenza a Mantova Settore del XXIV Corpo d'Armata . Settore del XXIII Corpo d'Armata .

Pag.

173

))

178 J78 182

)) ))

)) )) )) )) )) )) ))

183 186 r87 188 192 193 195

))

195

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I9'J 99

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1

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201

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203 203 213 214 216 224 227

235 238 238 243 244 247 2)1 252 252 253 254 263


694

__::_...;..__

____ ------

Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

C\1'. VI.

- Gli avvenimenti in Sardegna . .

I.

II.

CAP. VII.

La situazione delle opposte forze alle ore 20 dell'8 settembre 1943 Forze italiane Fot·z e germaniche Gli avvenimenti

- Le d ifese territoriali .

Pag.

267

))

271 271 274

)) ))

))

275

))

3°3

l.

Difesa Territoriale di Milano .

))

3°4

II.

Difesa Territoriale di Bologna

))

312

PARTE SECONDA LE REAZIONI FUORI DEL TERRITORIO NAZIONALE CAP. VIII.

CAP. IX.

- Gli avvenimenù nell'ambito della 2~ Armata (Slovenia, Croazia, Dalmazia) Settore dell'XI Corpo d 'Armata . La Divisione di fanteria « Cacciatori delle Alpi >> La Divisione di fanteria « Isonzo >> La Divisione di fanteria « Lombardia >> Settore del V Corpo d'Armata . La Divisione di fanteria « Macerata >> La Divisione di fanteria « Murge >> Il V Raggruppamento Guardia alla frontiera La XIV Brigata costiera Settore del XVIII Corpo d 'Armata . La Divisione di fanteria « Zara >> . La Divisione di fanteria « Bergamo >> La 1 3 Divisione celere « Eugenio di Savoia >> - Gli avvenimenù nell'ambito del Comando Gruppo Armate Est e della 9"' Armata .

I.

II.

Comando Gruppo Armate Est Le forze germaniche . Gli avvenimenti nell'ambito della 9• Armata Settore del IV Corpo d'Armata Divisione 1< Perugia >> Divisione « Parma » . Divisione «Brennero »

Pag. ))

)) ))

)) )) ))

)) )) )) )) ))

)) ))

321 332 334 336 337 340 343 345 346 347 348 351 353 359

))

365

))

365 366

))

)) )) )) )) ))

370 378 378 384 384


Indice del testo Settore del XXV Corpo d'Armata Divisione « Firenze >> Divisione «Arezzo >> Settore « Z » . . . . Divisione « Puglie » . c.~r.

X.

CAP. Xl.

CAP. XII.

Pag. )) ))

385 385 389

))

389

))

389

- Gruppo Armate Est: Gli avvenimenti in Erzegovina e nella Dalmazia meridionale . . . . . . . . - Gruppo Armate Est: Gli avvenimenti nel Montenegro . . . . . . · · · · · · - 11• Armata: Avvenimenti nel territorio continentale greco e nell'isola di Creta . III Corpo d'Armata Gli avvenimenti nel settore della Divisione di fanteria « Pinerolo " . Gli avvenimenti nell'isola di Eubea . Forze italiane dipendenti dal LXVIII Corpo d'Armata tedesco. Settore autonomo di Argolide Forze italiane direttamente dipendenti dal Comando tedesco Gruppo Armate Sud -Est. Isola d i Creta

397

))

))

437

))

449

))

449 455

))

))

))

CAP. XIII.

- u • Armata: Gli avvenimenti nell'isola di Cefalonia

))

CAP. XIV.

- u a Armata: Gli avvenimenti nell'isola di Corfù .

))

CAP. XV.

- Gli avvenimenti in Egeo (isole del Dodecaneso, Sporadi meridionali e Cicladi)

))

I.

457

50 I

Il Comando Superiore

))

Le forze germaniche .

))

La resistenza a Rodi

))

53 I

III. La resistenza a Coo

))

544

IV. La resistenza a Simi

»

554

La resistenza a Lero

))

557

))

572 573

II.

V.

VI. Avvenimenti nelle Sporadi meridionali e nelle Cicladi Gli avvenimenti a Samo

))

52 5 53°


696

Le operazioni delle unità italiane nel settembl'e ·ottobre 1943

La caduta di Nicaria . . . . . .

Pag. )) ))

Furni . . . . . . . . . . . Gli avvenimenti nelle isole Cicladi . C.<\P. XVI.

- Gli avvenimenti in Corsica l.

II.

. . . . . . . . .

577 578 578

))

Situazione delle forze contrapposte alle ore 20 dell'S settembre 1943 Forze italiane Forze germaniche .

)) ))

Gli avvenimenti La prima fase delle operazioni ! 0 periodo: la fase offensiva La perdita di Bastia . Combattimento di Zonza 2 ° periodo: atteggiamento difensivo- controffensivo . • La seconda fase delle operazioni, in collaborazione con le forze francesi .

593 593

))

597

))

597 603 603

)) )) ))

))

6o4 6os

))

6os

))

6o8

Pag.

637

CAP. XVIII. - Le perdite

))

643

CAP. xrx.

- Le ricompense al valore .

))

647

C.'\P. XX.

• Il contributo dell'Esercito al sorgere del Movimento clandestino di resistenza

))

6ss

PARTE TERZA

GLI INTERNATI, LE PERDITE, LE RICOMPENSE. IL CONTRIBUTO DELL'ESERCITO AL SORGERE DEL MOVIMENTO CLANDESTINO CAP. XVII. - Gli internati . . . . . . . . . . . . . . .

C.'\P. XX[.

I.

La resistenza in Italia

))

656

II.

La resistenza nei territori occupati

))

673

))

679

• Considerazioni e conclusioni


INDICE DEGLI ALLEGATI

A~TECEDENTI

ALLEGATO

>>

'' »

'' »

»

>>

- Comando XXXV Corpo d'Armata: autorizzazione al transito delle truppe tedesche dal Passo di Resia e da S. Candido (9 agosto 1943) .

Pag.

61

2 - Comando XXXV Corpo d'Armata: comunicazione al Gen. Feuerstein delle disposizioni del Capo di S.M.E. sull'entrata e la detluenza delle forze tedesche dai valichi di Resia, del Brennero e di Dobbiaco ( 13 agosto 1943)

>>

62

3 - Comando Supremo: promemoria n. r (6 settembre 1943)

))

63

4 • Stato Maggiore R. Esercito: Memoria n. 45 (6 settembre 1943)

»

68

5 - Comando Supremo: promemoria n. 2 (6 settembre 1943)

))

70

gruppamento Gambara (fono n. 36415 dell'8 set· tembre 1943)

>>

73

7 - Comando Supremo: ordine n. 24202 j Op. (8 settembre 1943)

»

75

8 - S.M.R.E. : ordine n. ros6f 0p. per la raccolta dei reparti in seguito all'annuncio dell'armistizio (9 settembre 1943)

»

76

))

1 34

))

135

))

137

6 - S.M.R.E.: disposizioni per la costituzione del Rag-

CAPITOLO I

ALLEGATO

n

"

· S.M.R.E.: ordine n. 21 j 22484o/ 3: costituzione e mobilitazione del Comando del Corpo d'Armata Motocorazzato (r2 agosto 1943) . 2 - S.M.R.E.: ordine n. I I / 35775: difesa della Capitale (s settembre 1943)

3 · S.M.R.E. : ordine n. I 1f 36301 : difesa della Capitale (8 settembre 1943)


Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

698

ALLEGATO

»

>>

4 - S.M.R.E.: ordine del Comando Supremo al Comando del C. d"A. Motocorazzato di ripiegare su Tivoli e di passaggio agli ordini del Gen. Carboni delle truppe dislocate a Roma (9 settembre 1943)

Pag.

139

5 - S.M.R.E.: ordine del Comando Supremo (9 settembre 1943)

>>

140

>>

141

))

170

))

171

6 - Fonogramma del 9 settembre 1943 (ore 13) del Comando C. d 'A. Motocorazzato per la nuova dislocazione delle truppe . CAPITOLO Il

ALLEGATO

r - Proclama del Comandante della 4' Armata per la

cessazione della lotta (12 settembre 1943) . >>

2 -

Comando truppe difesa di Tenda: ordine del Gen. de Castiglioni per la smobilitazione ( 12 settembre 1 943) CAPITOLO IV

At.LEGATO

r - S.M.R.E.: ordine n. r6 / r: direttive al Comando 1' Armata per le operazioni in Puglia (12 settembre 1943)

))

CAPITOLO Vl

ALLEGATO >> »

Memoria azione «Emergenza T>> (6 settembre 1943) 2 - Da Superesercito Operazioni: ordine n. ros6 / 0p. 99T (9 settembre 1943) . 1 -

.3 - S.M.R.E.: ordine n. s/V: attuare urgentemente Memoria 44 (n settembre 1943).

>>

4 - Ordini impartiti dal Gen. Basso il r2 settembre 1943

>>

5 - S.M.R.E.: ordine n. 2r f V: conferma contenuto ordine s/ V (r2 settembre 1943) .

))

))

))

))

))

CAPITOLO VIli

ALLEGATO

>>

1 - Marconigramma I I /35708 da Superesercito Operazioni a Comando 2~ Armata per sganciamento Divisione « Isonzo >> (s settembre 1943) . 2 -

Ordine n. 15372 del Comando 2 a Armata a Comandi dipendenti per applicazione Memoria 44 (9 settembre 1943)

2 93

))

))

_301


Indice degli allegati ALLEGATO

3 - Comando XVIII Corpo d"Armata: ordine n. 12374 a Comandi dipendenti su modalità applicative Memoria 44 (9 settembre 1943) .

Pag.

363

CAPITOLO IX

ALLEGATO

»

»

»

>>

- Comando Supremo: ordine 24202 j Op. a seguito proclama relativo a cessazione ostilità (8 settembre 1 943) 2- Comando 9"' Armata: ordine n. 9017/ 0p. contenente disposizioni del Comando Gruppo Armate Est per consegna armi di dotazione ai tedeschi (n settembre 1943) 3 - Relazione del Gen. Chiminello al Comando Supremo dell'avvenuto trasferimento della Divisione « Perugia >> a Porto Edda (22 settembre 1943) . 4- Comando Supremo: ordine 1404: precisazioni a Gen. Chiminello circa nuovo compito Divisione << Perugia >> (23 settembre 1943) .

))

391

))

392

))

393

))

394

))

395

))

410

5 - Proclama del Comando Militare Italiano << Truppe della Montagna» retto dal Gen. Azzi, a tutti i militari italiani in Albania (28 settembre 1943) .

»

))

6 - Elenco delle unità entrate a far parte delle « Truppe della Montagna » in Albania, nel settembre 1943 . CAPITOLO X

ALLEGATO

»

1 - Marconigramma 12719 Op. del Comando VI Corpo a Comando Gruppo Armate Est circa accordi presi col Comando Divisione tedesca SS Prinz Eugen (10 settembre 1943) 2 - Fono 12724/ 0p. del Comando VI Corpo d'Armata a Comandi dipendenti circa accordi intercorsi fra Comando Gruppo Armate Est e Comando 2• Armata germanica

))

CAPITOLO Xl

ALLEGATO ))

Proclama tedesco ai soldati delle Divisioni « Taurinense » e « Venezia » .

))

431

2 - Proclama Giurissich - Arsovich - Lallich per la cooperazione delle forze italiane con i legionari nazionalisti (cetnici) .

))

433

1 -


Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943

700

AllEGATO ''

3 - Proclama del Comando Supremo tedesco ai soldati della Divisione Venezia

Pag.

434

4 - Proclama del Comando Supremo tedesco agli italiani

>>

435

CAPITOLO

ALLEGATO

)j

>•

Xll

1 - Patto per la cooperazione delle Forze Armate italiane con i partigiani greci (u settembre 1943) .

))

Comando delle FF.AA. italiane in Grecia, costituzione Comando retto dal Gen. Adolfo Infame (20 settembre 1943)

))

3 - Comando truppe italiane in Grecia - Divisione fanteria «Siena»: foglio 45 O.P.S.: ordine del Comando Cortezza di Creta (13 settembre 1943) .

))

2 -

CAPITOLO XIJI

ALLEGATO

))

)l

Lettera dei cappellani delle unità dislocate nell'isola di Cefalonia al Geo. Gandin Comandante la Divisione « Acqui »

))

Comando Divisione fanteria cc Acqui » : ordine n. 5009/ 0p. per l'attacco alle posizioni nemiche di Kardakata - Angonas (20 settembre 1943) .

))

3 - Stralcio di articolo pubblicato nel fascicolo r /67 delle « Relazioni di Storia militare » di Friburgo

))

1 -

2 -

495

CAPITOLO XIV

ALLEGATO

I

-

Ordine del Comandante il XXII Corpo tedesco da montagna al Comandante la 1• Divisione circa il trattamento da usare ai componenti il presidio italiano di Corfù (26 settembre 1943) .

))

CAPITOLO XV

ALLEGATO >>

I -

2 -

Comando Supremo: ordine n. 24202 (8 settembre 1943) Lettera dell'Ammiraglio Campioni al Generale Wilson Comandante in Capo del Medio Orieme ( 10 settembre 1943)

))

))

58!


l ndice degli allegati ALLEGATO

»

>>

>>

701

3 - Lettera del Governatore delle isole italiane dell'Egeo al Comandante dell'isola di Scarpanto (n settembre 1943)

Pag.

583

4 - Ordine del Gen. Brittorous Comandante le forze britanniche dell'Egeo, concernente l'assunzione del comando delle isole (20 Settembre 1943) .

>>

584

5 - Comando Supremo: foglio n. 31o8( 0p. diretto allo S.M.R.E. in merito alla evacuazione dell'isola di Samo (21 novembre 1943) .

>>

585

6 - Relazione n. 5751 SM dell'Addetto Militare italiano in Turchia sulla evacuazione del presidio di Samo (s dicembre !943) .

))

586

disposizioni ai reparti a seguito alle notizie di Radio Londra (8 settembre 1943) .

))

616

Comando Forze Armate Corsica: foglio n. 4573/ I: disposizioni a seguito del messaggio del Maresciallo Badoglio (8 settembre 1943) .

))

3 - Da Comando Forze Armate Corsica: fono n. 10594/ 0p.: disposizioni per il mantenimento dell'ordine pubblico (8 settembre 1943) .

))

CAPITOLO XVI

ALLEGATO

»

>>

»

»

>>

r - Comando Forze Armate Corsica: foglio n. 49(59/ I:

2 -

4 - Da Comando Forze Armate Corsica: ordine n. 10611 j Op.: direttive sul contegno da tenere nei riguardi delle truppe tedesche (9 settembre 1943) . 5 - Da Comando Forze Armate Corsica: ulteriori direttive per il contegno nei riguardi di elementi avversari (9 settembre 1943) . 6 - Comando Forze Armate della Corsica: lettera n. 10725 / 0p.: al Gen. tedesco von Senger sulla disponibilità di vie di comunicazione ( ro settembre 1943)

6r8

))

))

))

621

7 - Da Comando Forze Armate della Corsica: marconigramma n. 4973 / I: a Superesercito circa richieste capo partigiano (9 settembre 1943)

))

622

>>

8 - Promemoria operativo (n settembre 1943) .

))

>>

9 - Comando della Divisione di fanteria <<Friuli>> : ordine di operazioni n. 10001 j Op. del 12 settembre 1943

»

>>


U operazioni delle umrii italiane nel settembre- ottobre 1943

702

ALLEGATO

10 - Da

Comando Forze Armate Corsica: ordine (n.

10766jOp.) di far saltare i ponti di Casamozza sul "

"

Colo (12 settembre 1943) . . . . . . . . . .

Pag.

632

Richiesta del Gcn. Louchet per l'arretramento delle forze italiane entrate a Bastia e consentire !"occupazione della città alle forze francesi (4 ottobre 1943)

»

633

12 - Lettera di apprezzamento del Comandante in Capo delle Forze Alleate R. Peake al Gen. Magli . . .

»

634

11 -


INDICE DEGLI SCHIZZI

ANTECEDENTI

Fra le pag.

ScHizzo

-

Forze germaniche dislocate in Italia ed in Corsica alla data del 25 luglio 1943 . . . . . . . . . .

))

2 -

L'aggressione germanica: fase preliminare. Le linee fondamentali . . . . . . . . .

))

3 - L'incapsulamento delle forze italiane .

))

4 - Movimenti disposti dal Comando Supremo italiano

I

32 -33

dopo il 26 luglio 1943, per fronteggiare la minaccia tedesca . . . . . . . . . . . . . . . . ))

))

5 - Situazione delle forze terrestri italiane e germaniche alle ore 20 dell'S settembre 1943, escluse le unità costiere

s6- 57

6 - Dislocazione delle forze germaniche in Italia alle ore 20 dell'8 settembre 1943 . . . . . . . . . . .

6o- 6r

CAPITOLO I

ScHrzzo A - Aspetti del problema militare relativo al concorso delle forze alleate per la difesa di Roma . . . . . . . ))

))

))

))

))

))

r - Difesa di Roma: forze terrestri contrapposte alle ore 18 dell'8 settembre 1943 . . . . . . . . .

ro8 - 109

2 - Schieramento

delle Divisioni « Granatieri )) e « Piacenza >> e delle forze tedesche contrapposte alle ore 20 dell'8 settembre 1943 . . . . . . . . . . . .

ro8- 109

3 - Dislocazione della Divisione corazzata « Ariete >l (8 settembre 1943) . . . . . . . . . . . . .

I08- 109

4 - Schieramento della Divisione « Piave » (ore 20 dell'8 settembre 1943) . . . . . . . . . . . . .

ro8 - 109

5 - Dislocazione della Divisione corazzata « Centauro » (ore 20 dell'8 settembre 1943) . . . . . .

ro8 - 109

6 - Dislocazione della Divisione << Re >l (ore 20 del 9 settembre 1943) . . . . . . . . . . . . . . .

IlO- III


704

Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Fro le pag.

ScHIZZO 7 - Dislocazione della Divisione « Lupi di Toscana >> (8 settembre 1943) . . . . . . . . . . . . . . ))

TIO- III

8 - Difesa di Roma: situazione alle ore 4,30 del 9 settembre 1943. Manovra tedesca di accerchiamento .

I20 - 121

CAPITOLO Il

ScHizzo I - Gli avvenimenti nell'ambito della 4a Armata .

172 • 173

CAPITOLO 111

ScHIZZO

l

-

Gli avvenimenti nell'ambito della 5" Armata .

200- 20I

CAPITOLO IV

ScHizzo

1 -

Gli avvenimenti nell'ambito della 7a Armata .

234- 235

CAPITOLO V

ScHIZZO

I

-

Gli avvenimenti nell'ambito dell'8" Armata CAPITOLO VI

ScHIZzo I - G li avvenimenti in Sardegna (8- r8 settembre I943) CAPITOLO Vlll

ScHIZZO I - Gli avvenimenti nell'ambito della 2& Armata . >>

2 - Gli avvenimenti nel settore della Divisione di fanteria « Bergamo>>

35 2 - 353 358-359

CAPITOLO IX

ScHizzo

I

-

Gli avvenimenti nell'ambito della 9a Armata in Albania

396-397

CAPITOLO X

ScHIZZO

t -

Gli avvenimenti nell'Erzegovina e nella Dalmazia Meridionale . . . . . . . . . . . . . . . . . CAPITOLO XI

ScHIZZO

1 -

Gli avvenimenti nel Montenegro (XIV Corpo d 'Armata) . . . . . . . . . . . . . . . . . .

436-437


l ndice degli schizzi CAPITOLO XII Fra le pag.

ScHIZZO

1 -

Divisione di fanteria (( Pinerolo >> : decisioni del Comandante per il proseguimento della lotta contro tedeschi . . . . . . . . . . . . . . .

454 - 455

CAPITOLO XIII

ScHizzo

1 -

Principali operazioni svoltesi nell'isola di Cefalonia dal 12 al 22 settembre 1943 . . . · · · · · · · ·

500- 50J

CAPITOLO XIV

ScHIZZO

I

-

Principali operazioni svoltesi nell'isola di Corfù dal 12 al 25 settembre I943 . . . . . · · · · · · CAPITOLO XV

ScHIZZO

1 -

Gli avvenimenti nelle isole dell'Egeo .

))

2 -

Avvenimenti nell'isola di Rodi .

))

3 - Gli avvenimenti a Lero (r2- 16 novembre 1943) .

.

530- 53 I

.

CAPITOLO XVI

ScHIZZO ))

))

I

-

2 -

Dislocazione delle opposte forze in Corsica (8 settembre 1943) . . . . . . . . . . . . . . . .

596-597

Gli avvenimenti m Corsica (dal 13 al 18 settembre 1 943) . . . . . . . . . . . . . . . . .

6o6- 6o7

3 - Operazioni delle forze italiane e francesi in Corsica (29 settembre- 4 ottobre 1943) . . . . . .


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