RIVISTA MILITARE 2005 N.5

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NAZIONI UNITE L’inizio dell’estate è stato pesantemente condizionato dagli effetti degli attentati terroristici di Londra e di Sharm El Sheikh, che hanno causato la morte di sette nostri connazionali. In ambito Organizzazioni Internazionali, il tema preminente è il futuro ruolo ed assetto dell’ONU. Nell’Assemblea Generale di metà luglio è stata presa in esame la proposta dei cosidetti G4 (Brasile, Germania, Giappone e India) di attribuire seggi permanenti a se stessi e a due Paesi africani. Può essere utile ricordare che per ogni delibera volta a mutare la composizione del Consiglio di Sicurezza è necessaria la maggioranza dei 2/3 dei voti (128 su 191 Paesi rappresentanti). Nella fattispecie, la proposta dei G4 non ha avuto seguito non solo per la contrarietà espressa dagli Stati Uniti nei confronti dei seggi tedesco e indiano ma anche per quella cinese riguardo al seggio nipponico. Dal summit dei 53 Paesi dell’Unione Africana è emersa una soluzione alternativa: 6 nuovi seggi con diritto di veto, di cui 2 permanenti da attribuire a Paesi africani e 5 non permanenti da affidare a turno ad altrettanti Paesi, ma con l’obbligo che 2 di questi siano comunque «del Continente Nero». Altra proposta in gioco è quella del gruppo di Paesi denominato «Uniti per il consenso». Tale consesso, capeggiato dall’Italia (sostenuta da Argentina, Canada, Messico, Pakistan e altri), 88

propone un Consiglio di Sicurezza allargato a rotazione. In ultimo, l’opzione tesa ad attribuire un seggio comune all’Unione Europea, pur rappresentando una soluzione equilibrata, risulta essere in deciso ribasso. Per quanto concerne la valenza dell’ONU quale consesso internazionale sovraordinato, nella riunione di settembre nonsono emerse sostanziali novità, anche se appare condivisa la necessità di un rilancio della più grande organizzazione mondiale. Sul fronte della controproliferazione si registra la ripresa dei colloqui a 6 (le 2 Coree, Giappone, Cina, Russia, USA e ONU) per il disarmo della Corea del Nord. Pyongyang ha reso nota la disponibilità a smobilitare il proprio arsenale se Washington la riconoscerà formalmente e rinuncerà a futuri tentivi di rovesciamento del suo governo. UNIONE EUROPEA Da luglio la guida dell’Unione Europea è affidata alla presidenza britannica, Paese talora da alcuni considerato un po «euroscettico», cioè poco interessato al futuro dell’Unione ma che, nella sua posizione d’isola «civilizzata», circa due millenni fa, dall’antica Roma e, successivamente, di «colonizzatrice» del nordamerica, è probabilmente nelle migliori condizioni per curare contemporaneamente, come un Giano bifronte, positivi rapporti sia con l’Europa continentale che con gli Stati Uniti d’America. La Costituzione Europea, dopo aver ottenuto, il 6 luglio scorso, l’approvazione del Parlamento di Malta e aver incassato, il 10 dello stesso mese, tramite referendum,

quella lussemburghese, ha dovuto registrare, dopo l’iniziale approvazione da parte del Parlamento slovacco, l’annullamento di tale ratifica ad opera della Corte costituzionale del Paese che ha ritenuto di procedere tramite referendum popolare. Nell’Unione si sta sostanzialmente verificando un paradosso: alcuni Paesi fondatori, non avendo ratificato la Costituzione, non agevolano, di fatto, il raggiungimento degli obiettivi dell’Unione mentre altri, appena entrati a farne parte o desiderosi di potervi accedere risultano più entusiasti. I sintomi di malessere e le ruvide contraddizioni non mancano. L’incapacità d’individuare posizioni comuni e gli interessi spesso divergenti (come avvenuto per l’assegnazione dei giochi olimpici per i quali si sarebbe potuto optare per una candidatura comune, «europea») impediscono, talvolta, di raggiungere accordi soddisfacenti per tutti. Inoltre, la recente decisione, presa da alcuni Paesi, di sospendere l’applicazione del Trattato di Schengen e di annullare il mandato d’arresto europeo crea ulteriori contrasti. Pare che si preferisca evidenziare le divisioni esistenti in passato piuttosto che esaltare ciò che ci unisce attualmente (si pensi alle sfarzose e costose rievocazioni storiche delle battaglie di Waterloo e Trafalgar che, pur interessanti, non fanno altro che riproporre inutilmente antiche fratture). Sono stati stanziati aiuti finanziari in favore del costituendo Stato palestinese per la costruzione di strutture statali e di Israele per disimpegnarsi dai territori occupati. Ma è sull’efficacia dei provvedimenti europei in favore dell’Africa che l’ONU ha espresso i suoi dubbi. L’ultimo rapporto dell’UNODOC, che


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