RIVISTA MILITARE 2005 N.5

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Una pattuglia italiana durante una attività di sorveglianza.

LA SICUREZZA DELLE INFRASTRUTTURE

tale poiché l’informazione, anche se confermata da più fonti, è sterile e richiede quindi l’analisi e il confronto tra diversi servizi informativi. La cooperazione reale e lo scambio di notizie e dati è, quindi, essenziale. Informazioni grezze provenienti da un reparto possono essere analizzate, sviluppate e gestite sul campo con un’efficienza maggiore. Occorre, inoltre, tenere presente che a livello informativo non devono esistere dubbi e perplessità, a volte anche lecite, e comprendere pienamente che il «nemico terrorismo» è uguale per tutti e che senza una decisa politica militare comune non è possibile arrivare al successo definitivo. Ai fini della sicurezza un’altra importante risorsa da impiegare è la moderna tecnologia per la sorveglianza, che offre concrete occasioni di investimento per 24

l’industria, per la formazione del personale civile e militare e l’occupazione (13). Dopo l’11 settembre 2001 le reazioni improntate alle misure di sicurezza e alla sorveglianza sono proliferate. Le industrie a elevato contenuto tecnologico, fiutando la possibilità di lanciare i propri prodotti, hanno intravisto nell’attentato al World Trade Center l’occasione di cui avevano bisogno per costruire apparati per la sicurezza, esattamente come si è fatto negli ultimi trent’anni, da quando il terrorismo ha indotto le compagnie aeree a introdurre modifiche tecniche ai velivoli e alle strutture aeroportuali. Dal punto di vista tecnologico le misure di sicurezza saranno applicate rispettivamente alle infrastrutture, al personale ivi operante e all’infostruttura che comprende le reti informatiche.

L’infrastruttura idrica e elettrica è particolarmente vulnerabile alla minaccia terroristica. Si tratta di reti, ad elevato contenuto tecnologico, ramificate su tutto il territorio, per le quali è difficile effettuare un controllo capillare. In questa situazione la prevenzione da azioni terroristiche deve essere affidata a una rete di sensori capaci di segnalare in breve tempo situazioni di rischio. Nel caso della rete idrica, per esempio, si possono impiegare appositi chemiresistori, ossia sensori elettrochimici la cui resistenza elettrica varia in funzione del grado di alterazione della composizione dell’acqua. In caso di attacco chimico o batteriologico è possibile individuare il tipo di agente tossico interrompendo immediatamente il servizio di fornitura idrica alla rete urbana. Per quanto concerne, invece, la rete elettrica la situazione, se da una parte non preoccupa a livello di inquinamento, dall’altra genera conseguenze caotiche sul fronte del black-out provocato da un attentato terroristico. In queste situazioni di emergenza si devono sperimentare dispositivi elettronici capaci di automatizzare la ridistribuzione dei flussi d’energia elettrica per compensare le perdite provocate da guasti accidentali o da sabotaggi. Si tratta di un problema simile a quello della rete internet, per la quale la gestione del traffico dati deve essere operativa anche in caso di distruzione di parti della rete. Per la sicurezza delle installazioni terrestri di una certa importanza strategica a livello militare e civile, come per esempio basi NATO, centrali elettriche e nucleari e i centri di ricerca scientifica, si possono utilizzare dispositivi per il


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