RIVISTA MILITARE 2005 N.5

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Anton von Werner: «Moltke e il suo Stato Maggiore davanti a Parigi».

trovò la sua immediata realizzazione nel mancato accordo di conciliazione con l’Austria dopo la spartizione dei Ducati danesi) ma in realtà affondava le sue origini più profonde nell’antagonismo dinastico sull’egemonia tedesca tra la casa di Asburgo e quella di Hoenzollern. In Germania si erano intanto formate due correnti politiche: quella dei «Grandi Tedeschi», che nel costituendo Sacro Romano Impero riteneva necessaria la presenza dell’Austria, e quella dei «Piccoli Tedeschi» che voleva costituire la nuova Germania sotto l’esclusiva sovranità della Prussia, escludendo l’Austria con le sue numerose appendici non tedesche. Anche questa volta, Bismarck riuscì a creare le condizioni necessarie per rendere inevitabile il conflitto. Agli inizi del 1866 inviò una Circolare a tutti gli Stati della Confederazione proponendo l’esclusione dell’Austria dalla Confederazione stessa, con il chiaro intento di innescare un processo di insanabile rivalità politica e l’Austria, attraverso la Dieta di Francoforte, rispose secondo le aspettative di Bismarck, dichiarando la Prussia fuori dalla Legge Federale. Prima di aprire le ostilità con l’Impero austriaco, Bismarck si 110

assicurò un’alleanza militare con il Regno d’Italia, in modo da impegnare le truppe di Francesco Giuseppe su due fronti e ottenne la neutralità della Francia con vaghe promesse territoriali a Napoleone III. Senza una formale dichiarazione di guerra, la Prussia schierò le sue truppe e iniziò le operazioni belliche: i Prussiani furono in grado di schierare 300 000 uomini e gli Austriaci, dovendo destinare una parte delle forze alla difesa del Veneto, soltanto 250 000. Il dispaccio inviato dal Generalissimo austriaco Von Benedek al suo Imperatore rese bene l’idea di come si stavano svolgendo le operazioni militari, prima ancora di uno scontro diretto: Prego caldamente V.M. concludere ad ogni costo la pace. Catastrofe per l’Esercito inevitabile. L’Austria, con le sue truppe numericamente ridotte e sottoposte ad un lungo periodo di ferma, non riuscì certo a competere con la perfetta organizzazione militare della Prussia, che era in grado di disporre di un Esercito di grosse dimensioni composto da reclute arruolate per brevi periodi. Questa guerra fu la prima grande occasione di confronto tra due tipi di organizzazione militare che si erano diversamente svilup-

pati dopo l’era napoleonica. Dopo la clamorosa vittoria della Prussia, nel 1867, si arrivò alla costituzione della nuova «Confederazione della Germania del Nord» e naturalmente l’organizzazione militare che si stabilì fu quella improntata al modello del nuovo Esercito prussiano: ogni appartenente alla Germania del Nord era tenuto a prestare servizio militare, senza possibilità di esonero e né di sostituzione, per tre anni tra le truppe in servizio effettivo, per quattro anni tra le riserve, e per cinque anni nella Landwher. È quindi evidente che queste disposizioni trovarono il loro fondamento nella tesi che l’Esercito doveva essere considerato la scuola di addestramento alla guerra per l’intera nazione tedesca. Nel resto dell’Europa le idee militari restarono ancorate al vecchio principio secondo il quale la grandezza dell’Esercito era inversamente proporzionale alla sua efficienza e il giudizio sul soldato di professione rimase ancora fieramente positivo, rispetto alle nuove forze costituite dai coscritti, considerati non adatti a svolgere il ruolo del combattente. LA GUERRA FRANCO-P PRUSSIANA Dopo la vittoria sull’Austria, ai Francesi risultò evidente che gli Eserciti della nuova Confederazione Tedesca potevano rappresentare una seria minaccia. Napoleone III, su consiglio del Maresciallo Randon, suo Ministro della Guerra, progettò di riorganizzare l’intera struttura militare francese ma il principio dell’obbligo generale di leva incontrò subito, come abbiamo visto, una forte opposizione: le classi agiate reagirono con disap-


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