Players 06 (Free Edition)

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porto di Martin con parte dei fan, che hanno cominciato a protestare perché l’autore non abbandonava le sue altre attività (fumetti, blog, sceneggiature, antologie, convention) per dedicarsi esclusivamente al completamento del suo magnum opus. Addirittura qualcuno gli ha chiesto irrispettosamente se per caso volesse fare uno “scherzo alla Jordan” (riferendosi all’autore del colossale ciclo della Ruota del tempo, rimasto incompiuto dopo 15 anni e 11 romanzi per la morte dell’autore). Ora, a placare gli appetiti di chi è in astinenza da ghiaccio e fuoco, è arrivata Game of Thrones, una serie televisiva prodotta dalla statunitense HBO, che in 10 puntate di un’ora riproduce il primo libro della serie. La maggior parte degli episodi è stata scritta dai produttori esecutivi Benioff e Weiss, ma Martin si è riservato la scrittura di un episodio. La complicata struttura della serie, basata su intrighi e doppi giochi che si svelano solo dopo centinaia di pagine e su trame parallele che si svolgono a grande distanza l’una dall’altra, era difficile da riprodurre. Tuttavia, alla prova dei fatti, l’aderenza del girato ai libri è quasi totale, senza tagli o modifiche degni di nota. La collaborazione di Martin (che ha una vasta esperienza di sceneggiatore televisivo in serie come Beauty and the Beast) ha permesso che i personaggi rimanessero fedeli a se stessi. Inoltre, se qualcuno temeva che la versione televisiva potesse essere edulcorata è stato smentito. La violenza di Game of Thrones è brutale, realistica e sanguinaria esattamente come nei libri. Quanto al sesso, ce n’è persino di più! Per esempio, mentre in origine l’omosessualità di alcuni personaggi era appena accennata, in TV abbiamo visto una scena di fellatio gay che lasciava pochissimo all’immaginazione. C’è

da chiedersi se nei 15 anni trascorsi dalla pubblicazione del libro sia cambiato il senso del pudore, o se si sia ritenuto necessario titillare il pubblico televisivo perché non cambiasse canale di fronte a intrighi troppo complessi. L’ingrediente di maggior riuscita, però, è quello del casting. Non solo tutti gli interpreti aderiscono fedelmente ai personaggi del libro, ma sono state fatte scelte davvero azzeccate per i personaggi chiave. Sean Bean, il Boromir di The Lord of the Rings, è un Ned Stark nobile e sofferto, che di puntata in puntata appare sempre più schiacciato dal peso delle scelte che è chiamato a compiere. Ma ancora più riuscita è la scelta di Peter Dinklage per il ruolo del nano Tyrion Lannister, detto il Folletto. Si tratta del personaggio più complesso della serie: disprezzato dal padre per la sua deformità, e da chiunque altro per essere un Lannister, è dotato di buon cuore, ma costretto a usare la propria intelligenza come scudo in un mondo in cui sono i violenti a farsi largo. Era difficile trovare un attore che sapesse rendere nel contempo la sua simpatia e la sua capacità di dominare una folla pur essendo un nano, ma Dinklage ci è riuscito alla perfezione, e c’è già chi reclama un Emmy per la sua interpretazione. La serie è stata accolta da un successo generale di pubblico e critica, e sono già in produzione nuovi episodi ispirati al secondo volume della saga. C’è anche chi spera che funga da trampolino per uno stabile ingresso del fantasy in TV, genere finora piuttosto negletto. C’è però da chiedersi se il successo durerà abbastanza da consentire alla vicenda di arrivare fino alla fine. E, in tal caso, se Martin si deciderà a scrivere i due volumi mancanti in tempo perché gli interpreti non muoiano prima di vecchiaia.

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