Open Kitchen Magazine - n°1 - Ottobre 2011

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tografando e cercare di enfatizzare l’intenzione dello Chef, in modo da esaltarne le intenzioni. 5) Quali consigli ti sentiresti di dare al popolo dei foodblogger che si apprestano a realizzare delle foto enogastronomiche? E’ sempre difficile generalizzare, ma le cose più importanti sono la tempistica e la luce. Gli errori più comuni, che vedo, sono i riflessi. Si deve cercare di illuminare il piatto in maniera indiretta, ad esempio in caso di uso di flash, un escamotage può essere girare il flash verso il soffitto. Un altro trucco è non utilizzare ad esempio il piatto di ceramica bianco che riflette la luce; una soluzione per un piatto di spaghetti alla matriciana può essere quello di servirli su un bel tagliere, puntando sull’impostazione rustica. 6) I viaggi che hai fatto finora quanta influenza hanno avuto sul tuo stile personale e per quel che riguarda gli aspetti enogastronomici/fotografici cosa ti hanno lasciato? I viaggi fatti mi hanno influenzato moltissimo, in particolar modo i viaggi in Oriente. Incontrare culture nuove e vedere cose nuove, mi ha aperto la mente. Quando mi trovo di fronte a qualcosa di nuovo sento il bisogno di fermare l’immagine che vedo. Dal punto di vista enogastronomico, invece, quando mi trovo in mezzo a questi mercati coloratissimi, ricchi di spezie e cibo, che sono appetibili anche dal punto di vista fotografico, mi fermo giornate intere per cercare di cogliere “i profumi”. Quel che faccio spesso è sedermi e guardare la scena anche per 2 ore e dopodichè

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n. 1 Ottobre 2011


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