Promemoria - storie e figure della Memoteca Pian del Bruscolo, numero 1

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Morciola di Colbordolo, 25 Marzo 1932. La Banda di Colbordolo al gran completo si esibisce per la Festa dell’Annunziata. (Archivio Corpo bandistico “G. Santi”, Colbordolo) Nella fotografia si riconoscono i futuri sacerdoti Giulio Sani (nel gruppo dei bimbi col cappello della Banda è il primo da destra), Mario Sacchini e Ermoli Cartoceti (a fianco di Giulio Sani, sempre da destra), il M° Giuseppe Bruttigni (in piedi vicino ai musicanti, con i baffi, il papillon e il cappello), Bentivoglio Tomassoli, Edo Ligi, Ermanno Camillini (da sinistra, a fianco del M° Bruttigni) e Ontario Camillini (il sesto da sinistra, a partire dal M° Bruttigni). Le più antiche testimonianze sul Concerto di Colbordolo (ora Corpo Bandistico “G. Santi”), restituiteci dalla memoria di generazioni di musicanti, risalgono al 1853; il primo regolamento è invece del 1898. Il 10 aprile 1930 restai orfano di madre ed il mio babbo Giovanni, avendo saputo che l’amico Giovanni Cartoceti mandava il suo piccolo Ermoli a scuola di solfeggio a Colbordolo dall’indimenticabile maestro Bruttigni, pensò di mandarci anche me. Frequentavo la IV elementare. Il maestro della banda insegnava solfeggio ed organizzava le prove nella Casa del Fascio, nei pressi della Chiesa parrocchiale. Le sue lezioni erano importanti per noi fanciulli perché scriveva con penna e calamaio, a mano, sui fogli pronti con rigo musicale, le semibrevi, le minime, le crome, le semiminime, le terzine... e i tempi di 4/4, 2/4, 3/4, 6/8. Il foglio così scritto lo asciugava con finissima sabbia che versava da un contenitore di vetro dotato di piccoli forellini attraverso i quali, poi, riponeva quella avanzata (Non erano ancora giunti in commercio le fotocopiatrici o il computer). Ci consegnava poi il foglio da portare a casa. Il maestro portava un cappello nero per riparare la sua calvizie e un paio di occhiali con lenti spesse per correggere la forte miopia. Imponeva disciplina solo con lo sguardo. (…) Dopo circa un anno di “solfeggio parlato” il maestro suggerì a ciascun alunno

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lo strumento più idoneo: a Ermoli Cartoceti consigliò il quartino, a Mario Sacchini il flauto, al sottoscritto il clarinetto in sibemolle. Una sera vidi il babbo Giovanni rientrare a casa con un astuccio nero nascosto sotto le falde del cappotto. Dentro, tagliato a metà, uno strumento musicale con tamponi lucenti, un bocchino per ancia. Era un clarinetto nuovo del prezzo di 250 lire. (…) Quando mi rivedo fanciullo di 12 anni, posto in prima fila a fianco di Mario Sacchini e altri cinquanta componenti la numerosa Banda, provo ricordi di molta gioia e amara tristezza perché il mio vestito nero era il segno di lutto prescritto fin dalla prima età per ricordare la memoria della mamma. Girovagando con gli occhi rivedo il maestro Bruttigni con abito scuro, farfallina al collo su camicia bianca, cappello in testa. Poi figure leggendarie: Bentivoglio, i fratelli Camillini, Fernando Mulazzani, Terzo Carletti, fidanzato di mia cugina Giuseppina, Dante Arduini e tanti compaesani intervenuti alla festa dell’Annunziata a Morciola; riconosco lo zio Guido Ciaroni con sulle braccia, accanto all’albero di sinistra, il piccolo figlioletto, Bruno Arceci senza cappello, i cugini Raffaelli, Amanzio, Alfredo Pacini... La Banda cittadina di Colbordolo presterà servizi anche nella piccola parrocchia di S.Eufemia dove mi trovo da oltre 40 anni. Questi i miei personali e indimenticabili ricordi (monsignor Giulio Sani, estate 2003).

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