Ticino7

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Tarantola

morale a cui vanno incontro gli uomini che partecipano alla campagna di conquista, guidati da un folle a cui il regista Werner Herzog, nel suo celebre film Aguirre, furore di Dio (1972) diede il volto di Klaus Kinski. “Poi, senza che ce lo fossimo aspettato, penetrammo in una regione completamente disabitata, e per nove giorni fummo costretti a patire la fame poiché eravamo rimasti senza provviste. In verità, il governatore e i comandanti fecero un grave errore a non consultare prima gli interpreti e le guide. E, se questa regione fosse stata più vasta, non so che cosa ne sarebbe stato di noi, perché anche il pesce che avevamo pescato non ci durò a lungo. Del resto eravamo stati presi alla sprovvista e totalmente senza scorte, perché fino a quel momento avevamo sempre trovato dei villaggi in cui passare la notte e nessuno avrebbe potuto immaginarsi che per un lungo tratto non ne avremmo incontrati più. Molti in questo periodo mangiarono solo le portulache e le bietole che crescevano sulla riva e che peraltro non erano mai abbastanza per saziare tutti. Perciò non si poté evitare che qualcuno morisse di fame”.1 “In quella regione gli indiani uccisero il capitano di marina Sebastian Gomez, Molina Villareal, Pedro Diaz, Mendoza e Augustin Rodriguez che si erano allontanati dall’accampamento per cercare da mangiare e per pescare. Le ragioni di quella strage era che il tiranno (Lope de Aguirre, ndr.), approfittando del fatto che gli indiani erano molto pacifici e venivano continuamente a fare scambi nel campo, con menzogne e lusinghe e il permesso che Don Fernando voleva vederli, ne aveva persuasi più di una cinquantina a entrare in alcune capanne; poi li aveva chiusi dentro, fatti prigionieri e messi ai ferri. Ma nel giro di quattro o cinque giorni gli indiani erano riusciti a scappare quasi tutti. Per vendicarsi essi ripresero le armi e uccisero i soldati. Ma non fu

questo l’unico danno che quel fatto ci causò: gli indiani infatti non ritornarono più a fare scambi con noi, così noi eravamo ridotti alla fame per la mancanza di quei viveri che eravamo abituati ad avere da loro in cambio di oggetti di poco valore. (…) Si disse anche, anzi si dava per certo, che Lope de Aguirre, pensando che noi avremmo potuto fuggire con le canoe che erano moltissime e in buono stato, mandando così a monte il suo malvagio disegno, andava di notte a slegarle perché la corrente le portasse via e poi dava agli indiani la colpa di averle rubate”.2 “Lope de Aguirre aveva circa cinquant’anni, era molto basso, di aspetto mediocre, con un brutto viso, piccolo ed emaciato; gli occhi, quando guardava fissamente, gli lampeggiavano nel viso, soprattutto se era in collera. Per essere un uomo non istruito era di spirito vivace e penetrante. Era basco, nato a Oñate, nella provincia di Guipuzcoa. (…) Quando era con altri era turbolento e risoluto; era molto resistente alla fatica e soprattutto alla mancanza di sonno: raramente lo si vedeva dormire, se non per pochi attimi di giorno, di notte lo si trovava sempre sveglio. (…) Era per sua natura nemico dei buoni e dei virtuosi; vedeva di mal occhio qualsiasi espressione di santità e di virtù (…). Era un cattivo cristiano; infatti faceva le cose di cui abbiamo parlato prima, come uccidere preti, monaci, donne e uomini innocenti, senza mai lasciarli confessare quando lo supplicavano e sarebbe stato possibile”.3

note 1 Francisco Vàzquez, Aguirre alla ricerca dell’Eldorado. Relazione sul viaggio del conquisatore folle nella giungla amazzonica (1560-1561), Savelli editore, 1981, pag. 35 2 Op. cit., pag. 51. 3 Op. cit., pag. 120.


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