IMQ Notizie n. 92

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PRIMO PIANO:

stenibilità sociale, tutte le sue coltivazioni entro il 2015. Passando invece ai peccatori, tra le aziende cadute nel green washing, vi sono quelle produttrici di acqua minerale. Ad esempio quella dell’acqua Fiji, consumata in America, che si vanta di aver messo in atto una strategia intelligente per la riduzione delle emissioni di CO2, di incentivare il riciclo e di attuare una forte compensazione. Tutto bellissimo, finché poi non ci chiediamo che impatto abbia il trasporto dalle isole Fiji fino in America. O, ancora, il caso di una nota acqua italiana, i cui produttori hanno detto di aver ridotto del 30%, rispetto al 1983, l’utilizzo della plastica. Ma poi non sono stati in grado di fornire prove adeguate al riguardo, incorrendo così in sanzioni e condanne. Ancora, l’esempio dell’azienda che ha dichiarato di aver inventato bottigliette biodegrabili in 80 giorni, realizzate in Pla, un polimero dal mais, che per essere biodegrabile deve però essere messo

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in appositi siti di compostaggio industriale con rialzo termico di oltre 50°C. Siti che in Italia non esistono. Cadere in un errore di green washing può essere molto controproducente per l’azienda: oltre a rischiare multe e condanne si corre il pericolo di perdere la fiducia del consumatore deludendo le sue aspettative. A questo proposito, due clamorosi esempi sono rappresentati da Audi e Dove. Audi, che oltre ad aver affermato l’essere green del diesel, ha utilizzato nei suoi spot un approccio comunicativo piuttosto superato, indicando il green come uno status, una moda, un aspetto che contribuisce a rafforzare solo l’immagine dell’azienda. Dove che ha realizzato uno spot televisivo piuttosto forte, trattando temi che toccano in profondo la sensibilità del pubblico, come l’anoressia o il binomio essere / apparire. Uno spot al quale Greenpeace ha voluto rispondere con un video altrettanto, se non più, toccante (o in questo caso sarebbe meglio dire scioccante), nel

quale si susseguono rapidamente immagini di foreste che scompaiono, alberi che cadono, oranghi impauriti e destabilizzati. Perché? Perché in Indonesia, nel giro di pochi anni, scomparirà il 98% delle foreste necessarie a fornire l’olio di palma, componente essenziale dei deodoranti e delle creme corpo Dove. Infine, sempre della serie anche i grandi scivolano sul verde, ecco il caso di Microsoft e la sua ultima creatura


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