IMQ Notizie n. 92

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PRIMO PIANO:

anzitutto dalla dimensione ridotta dell’involucro delle capsule e soprattutto dal materiale di composizione, un amido di mais biodegradabile in sei mesi, usato al posto dell’alluminio. I secondi dalla facile reperibilità del prodotto (le capsule ECC sono vendute nei supermercati, Casino, Monoprix, LeaderPrice) e da una significativa convenienza (le capsule ECC costano quasi il 25% in meno rispetto alle Nespresso). A questo punto, però, a fronte di plus derivanti sia dalla green sia dalla red economy, la domanda è: se le capsule ECC non avessero avuto anche un vantaggio in termini economici, il successo sul mercato ci sarebbe stato lo stesso? Probabilmente no. Perché come dicevamo all’inizio di questo articolo, il green business è anzitutto business. Quello che però l’esempio della Nespresso ci dimostra è che la green economy ci offre nuove strade da praticare e l’acquisizione di nuovi possibili mercati, riuscendo addirittura a strappare quote a quelli che potrebbero essere considerati colossi inattaccabili. Nuove strade che, come le case history ci dimostrano, il più delle volte sono state inaugurate ed esplorate da piccole aziende, prima ancora che dalle grandi imprese. Proprio come è capitato con la Cosmetique Bio, un gruppo di piccole aziende del settore beauty, con un fatturato medio di 1/2 milione di euro (quello di Oreal è di 16 miliardi), partito nel 2002 con la produzione di cosmetici biologici. Piccole realtà che, unite in associazione, hanno impostato un capito-

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lato con i requisiti necessari per la produzione di prodotti cosmetici biologici e in pochi anni sono diventate una potenza, vantando oggi 270 aziende associate e una quota di mercato del tutto invidiabile, consentita dal fatto di avere dato il via a un’opportunità di business fino a poco prima inesplorata. Un altro esempio è quello di un’azienda alimentare francese che ha proposto sul mercato prodotti a pesticidi sotto controllo. Un’offerta alla quale i consumatori si sono dimostrati particolarmente sensibili grazie anche al fatto che i prezzi sono i medesimi dei prodotti trattati senza sorveglianza sui pesticidi (di nuovo plus ambientale della nuova economia + plus economico della vecchia ). E, ancora, l’esempio di Carrefour e di altri supermercati che hanno puntato sui detersivi alla spina, offrendo minor impatto ambientale, grazie alla riduzione degli imballaggi e anche minor prezzo dei detersivi stessi. Alla fine di questa rapida panoramica su alcuni nuovi modelli di sviluppo sostenibile, appare evidente che il green business comporta profitto, che spesso i precursori dei nuovi modelli di business sono le piccole aziende le quali, in una sorta di sfida tra Davide contro Golia, riescono a influenzare anche le scelte dei colossi, e che l’autorevolezza di organismi come Greenpeace e una diffusa sensibilità ambientale riescono a combattere i comportamenti scorretti o invasivi per l’ambiente delle multinazionali, costringendole a correggere i loro orientamenti.


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