i.OVO n°022 - Marzo 2013

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DENTRO AL CONTEMPORANEO

Adrian Paci, Centro di Permanenza temporanea [Centre de rétention provisoire], 2007, Vidéo, couleur, son, 5’30’’. Courtesy Kaufmann Repetto, Milan, et Galerie, Peter Kilchmann, Zurich © Adrian Paci 2013

di spaziare ed esplorare i media più diversi: dalla pittura, al video, alla fotografia, fino al mosaico e alle installazioni, in un continuo fluire e in un’audace rivisitazione della stessa storia dell’arte e del cinema. Sono racconti, immagini trovate ed espresse in un altro medium, così da trattenere quel qualcosa che altrimenti sfugge, svanisce. La sua solida formazione pittorica emerge nel chiaroscuro fotografico, nella luce così come negli intensi primi piani dei video, mentre sempre più evidente è il lavoro sul tempo e sul punto di vista che risulta ora dall’alto, nelle riprese degli ultimi lavori video, ora dal basso, focalizzandosi in particolare sui piedi, sulle gambe, sui passi dei camminanti, dei viandanti, a partire già da Centro di permanenza temporanea fino a Inside the Circle e ancora a The Column. Come espresso da una delle curatrici

dell’esposizione e direttrice del Jeu de Paume, Marta Gili, e da Paulette Gagnon, direttrice del Museo d’arte contemporanea di Montréal, tra i partner del progetto, “le azioni al centro delle immagini permettono di comporre delle cronache di istanti ordinari che entrano costantemente in relazione con la storia collettiva e tendono, per loro stessa natura, ad aprire questa parte più oscura dell’essere. Le immagini continuano ad esistere nelle condizioni temporali differenti e conferiscono all’opera una rara acuità, come un’immersione in un’altra realtà. Privilegiando una parte di ambiguità nella sua discontinuità narrativa, il linguaggio formale di Adrian Paci svela spesso una vulnerabilità commovente dell’esistenza”. Martina Marolda


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