Prato review n. 19

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n.19 - autunno 2013 trimestrale di cultura, economia e moda spedizione in abbonamento postale 45% - art. 2, lettera b - legge 662/96 - filiale di Firenze - contiene IP - euro 4,00 free copy

review prato

review

prato n. 19 autunno 2013

Matinée d’arte Prato secondo me

Artisti, scrittori, intellettuali raccontano perché è un posto speciale

Da Donatello a Lippi Il ‘400 a Palazzo Pretorio

Andrea Martinelli

Il suo autoritratto alla Galleria degli Uffizi

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prato

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review 10 teatri 14 mostre 18 era l’anno di Piero Ceccatelli

20 libri 22 Lo sguardo da fuori 25 editoriale 26 SEI BUONI MOTIVI PER VENIRE A PRATO Artisti, scrittori, intellettuali raccontano perché è un posto speciale 32 Prato, laboratorio del Rinascimento Nel ‘400 a Prato accadde qualcosa di miracoloso di Andrea De Marchi

34 Primavera Pratese La mostra di Palazzo Pretorio nelle parole di Antonio Paolucci di Francesca Lombardi

40 Matinée d’arte Per il prossimo inverno l’eleganza è dolce: linee sartoriali, tessuti preziosi e proporzioni armoniose. Solo i dettagli sono decisi. di Francesca Lombardi foto Alessandro Moggi

42 PER AMOR LONTANO Andrea Martinelli dona il suo autoritratto agli Uffizi di Francesca Lombardi 46 i primi 10 anni del met

Zeffirelli, Bene, Strehler. La storia del teatro è passata da qui di Niccolò Lucarelli



prato

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review

56 DA CAVARZANO A BETLEMME La Piacenti restauri al lavoro alla Basilica della Natività di Mila Montagni

58 La Ballata del sacco di prato Dalla storia al grande schermo, passando per Londra di Alessandra Lucarelli

62 Storia di yang L’inviato speciale delle Iene ha un cuore che batte per Prato di Teresa Favi

64 IL PROFUMO DELLA LANA Dal ‘700 ad oggi, un excursus della storia del cappotto di Riccardo Rami

68 Investimenti I coraggiosi. La Prato che investe sul futuro di Elisa Signorini

72 La farfalla è cresciuta Marta Pagnini e la strada verso Rio de Janeiro 2016 di Matteo Grazzini

74 dimenticatevi lo zoo... I luoghi dove portare i vostri bambini di Melania Mannelli

80 Annata 2013 Si preannuncia un vino con ottime capacità di invecchmento di Bruno Caverni Foto Pasquale Paradiso

84 i funghi, secondo i pratesi Vademecum dei principali ristoranti dove gustare il re porcino di Teresa Favi - ha collaborato Realmo Cavalieri Foto Niccolò Rastrelli

86 PICCOLE REALTA’ CRESCONO Tutte le novità che presto sbarcheranno e si irradieranno dall’OpificioJm 88 prodotti al comando! Pepe Nero. Benvenuti nel reame della materia prima di Teresa Favi Foto Gianni Logli

90 SHOT ON SITE 95 english version


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Direttore responsabile

Matteo Parigi Bini

moda

Teresa Favi, Francesca Lombardi redazione

Sabrina Bozzoni, Matteo Grazzini, Alessandra Lucarelli, Mila Montagni, Elisa Signorini, Maria Giusy Riccetti contributors, Anna Beltrame, Piero Ceccatelli, Riccardo Rami, Niccolò Lucarelli, Melania Mannelli, Andrea De Marchi, Guido Parigi Bini Fotografi

Archivio Metastasio, Gianni Attalmi, Lorenzo Cotrozzi, Ilaria Costanzo, Dario Garofalo, Gianni Logli, Alessandro Moggi, Pasquale Paradiso, Paolo Toracchi, Milo Sciaky grafica

Chiara Bini, Alessandro Patrizi Traduzioni

Tessa Conticelli, Costanza Nutini Direttore Commerciale

Alex Vittorio Lana Pubblicità

Gianni Consorti, Alessandra Nardelli

società editrice

Alex Vittorio Lana, Matteo Parigi Bini via Piero della Francesca, 2 - 59100 Prato - Italia tel +39.0574.730203 - fax +39.0574.730204 redazione@gruppoeditoriale.com Registrazione Tribunale di Prato - n° 5/2009 del 10.03.2009 Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2, lettera b – legge 662/96 – Filiale di Firenze - Contiene IP Carta

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agenda spettacolo

Camerata Strumentale

Autunno in città Fra teatro, musical e concerti classici OTTOBRE Dal 4 al 12, tra il Teatro Metastasio e il Teatro Fabbricone, arriva il Contemporanea Festival 2013, una otto giorni dedicata a eventi, rappresentazioni teatrali, musical, proiezioni per riflettere sul concetto di contemporaneità. Sabato 26 e domenica 27, al Teatro Metastasio, omaggio a Massimo Castri con La Cantatrice Calva di Eugène Ionesco. In scena una situazione paradossale, comico-grottesca in cui i protagonisti dialogano sul nulla. NOVEMBRE Da mercoledì 6 a domenica 10, al Teatro

Grease - Teatro Politeama

Metastasio, lo spettacolo Il ritorno a casa, di Harold Pinter,
traduzione Alessandra Serra,
regia Peter Stein. Il lavoro più cupo di Pinter, che tratta dei profondi pericoli insiti nelle relazioni umane e soprattutto nel rapporto precario tra i sessi. Sabato 9 e domenica 10, al Teatro Politeama Pratese, la prima toscana di Aquiloni di e con Paolo Poli. Giovedì 14 novembre, al Teatro Politeama Pratese, Mozart: Concerto per pianoforte e orchestra in do maggiore K. 467, direttore Alessandro Pinzauti. Da venerdì 15 a domenica 24, al Teatro Fabbricone, Giochi di famiglia, di Biljana Srbljanovic,
traduzione di Paolo Magelli
con la Compagnia Stabile del

Teatro Metastasio. Sabato 23 e domenica 24, al Teatro Politeama Pratese, la Compagnia della Rancia presenta l’attesissima prima toscana di Grease. Il musical. Giovedì 28 novembre, al Teatro Politeama Pratese, la Camerata Strumentale Città di Prato, si esibirà in uno spettacolo diretta da Enrico Bronzi. Da giovedì 28 novembre a domenica 1 dicembre, al Teatro Metastasio va in scena La voce umana/Il bell’indifferente, dal dramma di Jean Cocteau,

con Mauro Conte

per la regia di Benoît Jacquot. DICEMBRE Da venerdì 6 a domenica 8, il Teatro Fabbricone porta in scena La Stanza, di Harold Pinter,

Clôuture de L’amour - Metastasio

interpretato e diretto da Teatrino Giullare. Lo spettacolo finalista del premio Ubu per la scenografia racconta delle vicende umane di solitudini e insicurezze dai risvolti comici inquietanti. Venerdì 13 dicembre, al Teatro Politeama Pratese, il concerto della Camerata Strumentale Città di Prato diretta da Angela Hewitt Da venerdì 13 a domenica 15 dicembre, al Teatro Metastasio, Clôuture de L’amour, uno spettacolo di Pascal Rambert
con Luca Lazzareschi e Tamara Balducci. Sabato 14 e domenica 15, al Teatro Politeama Pratese, la Compagnia Teatro Nudo-Fondazione per la cultura di Genova presenta la prima toscana di La leggerezza del trio Lescano.


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12 agenda arte

Die Mauer

BIBLIOTECA LAZZERINI Lungo la galleria espositiva della Lazzerini, la mostra fotografica Facce da Biblio, promossa in collaborazione con l’Archivio Fotografico Toscano. In mostra gli scatti di Filippo Zambon, giovane artista pratese residente a Helsinki, vincitore di numerosi premi e considerato uno dei migliori fotografi emergenti in Finlandia. www.bibliotecalazzerini. prato.it BIBLIOTECA RONCIONIANA Una mostra che illustra, attraverso le vicende editoriali dell’opera di F. Baldanzi Della chiesa cattedrale di Prato, la riscoperta nell’Ottocento pratese dell’opera di Filippo Lippi. Fino al 13 gennaio 2014, www.roncioniana.it CASSERO MEDIEVALE Non in posa è la mostra cu-

Lato

rata da Umberto Verdoliva e promossa dall’assessorato alla Cultura in collaborazione col Fotoclub Il Bacchino per celebrare i quarant’anni di attività di questo rinomato club di fotoamatori. Un percorso espositivo di street photography in cui gli autori colgono e raccontano attimi fugaci di vita intorno a loro, fissandoli per sempre su un supporto fisico con occhio intelligente, sensibile e attento. Fino al 3 novembre, portalecultura.comune.prato.it CENTRO PECCI L’attività espositiva è temporaneamente sospesa a causa dei lavori di ampliamento del Museo. Non perdete però due appuntamenti importanti: dal 13 al 15 novembre, nell’ambito di Lo Schermo dell’Arte Film Festival, la proiezione del film Sol Lewitt di Chris Teerink,

Museo del Tessuto

premio “Miglior ritratto” al Montreal Film Festival 2013. Sempre a novembre, dal 14 al 16, la 21ma edizione di Videominuto, la rassegna internazionale di video della durata massima di 1 minuto che avrà come testimonial d’eccezione Gianni Pacinotti, in arte Gipi, fumettista, autore di graphic novel e regista (L’Ultimo terrestre è stato in concorso alla 68ma mostra del cinema di Venezia). www.centropecci.it DIE MAUER La galleria inaugura la nuova stagione il 19 ottobre, presso la nuova sede in via del Pesce 33/35 con le mostre di Franco Menicagli e Marcello Maugeri. Due artisti, due mostre personali, un nuovo spazio per una galleria che darà privilegio espositivo a giovani autori: possibilmente italiani, trasversali per linguaggi e

ibridazioni, sul filo dialettico che lega la memoria consapevole al rischio del futuro. Marcello Maugeri con Inversione di Marcia prosegue la sua complessa indagine sui codici iconografici, sul modo in cui linguaggi e tematiche creano costanti cortocircuiti, sia interni (contenuti, teoria, concetti) che esteriori (forma, costruzione, citazioni). Franco Menicagli con Curve Germinative conferma un ponderato interesse per la verifica e la correzione dei codici iconografici, nel suo caso in sintonia con il Minimalismo e le molteplici declinazioni dell’essenzialità modulare. Le sue sculture mappano l’andatura del vuoto fisico, diventando architettura dentro le architetture, un intrico di linee andamentali per ridefinire le coordinate tra uomo, opere e ambiente. www.diemauer.


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Scatti dei partecipanti ai corsi di street photography del Fotoclub “Il Bacchino”

Cassero Medievale

it DRYPHOTO Dryphoto arte contemporanea organizza una serie di incontri su temi specifici riguardanti l’arte contemporanea attraverso le riflessioni di curatori e artisti. Gli incontri sono accompagnati da assaggi di vini da meditazione, una tipologia di vino adatta al consumo fuori pasto, senza abbinamento al cibo. Lunedì 14 ottobre incontro con il critico d’arte Stefano Taccone, lunedì 28 ottobre con l’artista Paolo Meoni. Dal mese di novembre si potranno visitare le opere di Andrea Abati The force of Nature all’interno del reparto Ostetricia del Nuovo Ospedale di Prato, un progetto prodotto dalla Fondazione AMI che sostiene tutto il percorso di nascita e crescita del bambino nella città. Nel mese di

Moo

dicembre un trittico sempre tratto dal lavoro The force of Nature sarà installato in via Pistoiese e rappresenterà, dopo l’ideazione e la costruzione di Giardino Melampo, anche un altro pretesto per spingere la riqualificazione del quartiere dove ha sede la galleria. www.dryphoto.it LATO Dentro l’autunno, in novembre, il numero 9 come simbolo di gestazione: otto artisti toscani riflettono e si esprimono a riguardo di un quid - un ospite silenzioso - è l’arte stessa. LATO e BBS-pro (ex Galleria Gentili) insieme danno avvio ad un’esperienza sulla contemporaneità che diventi vitale e continuativa per la città di Prato. Il progetto è in collaborazione con Matteo Innocenti. Partendo dal numero 9 e pensato come somma

Videominuto - Centro Pecci

8+1, vale a dire otto artisti che esprimano liberamente - cioè con qualità ma senza vincoli curatoriali troppo stringenti - una riflessione sull’arte stessa. www.lato. co.it MOO Inaugura il 17 ottobre la personale di Andrea De Ranieri, artista/designer freelance che, dopo la sua formazione in architettura e le sue esperienze lavorative in studi di design diversi, ha iniziato la lavorazione di materiali come legno, metallo e resina. La ricerca e la creatività lo portano ad esplorare e studiare materiali sempre diversi e a rendere il suo lavoro in continua evoluzione. Le sue opere, come simboli della società in cui viviamo, sembrano tratteggiare la straordinaria lotta tra fragilità e forza della vita e il vuoto che spesso i suoi la-

vori riproducono, raffigura la mancanza di verità che si cela negli occhi dell’uomo. MUSEO DI CASA DATINI La mostra Officina pratese: Documenti e Committenza offre il contatto diretto con il tesoro di documenti che testimonia da vicino il quotidiano impegno della comunità pratese, desiderosa di partecipare da protagonista allo splendore dell’arte toscana del Quattrocento. Fino 12 gennaio 2014, www.archiviodistato.prato. it - www.museocasadatini.it MUSEO DEL TESSUTO A fine settembre il Museo del Tessuto ha riaperto al pubblico presentando ai visitatori i risultati del delicato intervento sugli ambienti espositivi che ha permesso in questa seconda e ultima fase il rinnovamento dell’allestimento permanente al primo piano. A dieci anni



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Dryphoto

dall’insediamento nella suggestiva sede della Ex Cimatoria Campolmi, il Museo porta a termine l’opera di perfezionamento degli elementi allestitivi e di aggiornamento dei contenuti, attraverso una decisa valorizzazione della Sezione Pratese del percorso espositivo. Fino al 19 gennaio il museo ospita la mostra Officina Pratese. Tessuti del Rinascimento italiano che racconta la grande ascesa manifatturiera delle botteghe tessili italiane del Rinascimento: la ricchezza, la perfezione tecnica e il disegno di velluti, damaschi e lampassi rendono le stoffe italiane di questo periodo le più richieste dai mercati nazionali e internazionali dei beni di lusso. L’esposizione mette in luce la bellezza di oltre ottanta tessuti, giocando con il richiamo fra gli og-

Spazio Mostre Valentini

getti esposti e le immagini di alcune delle più importanti opere figurative del Rinascimento tra cui quelle presenti nella mostra Officina Pratese di Palazzo Pretorio. Fino al 19 gennaio 2014, www.museodeltessuto.it PALAZZO PRETORIO Nel Quattrocento a Prato accade qualcosa di miracoloso: i migliori artisti dell’epoca si riuniscono tra le sue mura, realizzando capolavori insuperati del primo Rinascimento e gettando le basi per i grandi maestri del Cinquecento. Donatello, Michelozzo, Maso di Bartolomeo, Paolo Uccello e Filippo Lippi trasformano Prato in un vero e proprio laboratorio artistico: la gloriosa Officina pratese. La grande mostra Da Donatello a Lippi. Officina pratese fa rivivere questa magica atmosfera cittadina, riunendo per la

prima volta oltre sessanta opere provenienti da tutto il mondo, chiamate a testimoniare uno dei momenti più alti della storia dell’arte di tutti i tempi. Un percorso affascinante in quest’Officina artistica del Quattrocento, alla scoperta dei suoi maestri, dei loro capolavori e di come questi decenni hanno influenzato la storia dell’arte per sempre. Fino al 13 gennaio 2014, www.officinapratese.com SPAZIO MOSTRE VALENTINI Moneta e devozione raccoglie splendidi oggetti che descrivono la devozione in Toscana tra Medioevo e Rinascimento, con un particolare focus su Prato. Una piccola ma preziosa mostra che evidenzia l’eccellenza degli artigiani e degli incisori orafi attivi in Toscana tra Medioevo e Rinascimento.

Fino al 12 gennaio, portalecultura.comune.prato.it VAULT A guardare il cielo si diventa cielo è la personale di Paola Angelini. La ricerca dell’artista si focalizza sulla scelta precisa di indagare i limiti più o meno evidenti del fare pittorico. La tela diviene uno spazio in cui procedendo per stratificazioni d’immagini, si rendono evidenti le falle e le possibilità di ricerca in maniera tale che ogni nuovo dipinto rimanga aperto ad il successivo. Nel progetto l’artista vuol mettere in evidenza il tentativo di desacralizzazione di un percorso pittorico attraverso la presentazioni di dipinti, carte, schizzi, disegni compiuti durante questo ultimo percorso lavorativo. Fino al 3 novembre, www.spaziovault.com



18 era l’anno 1988

fine di un’era

1988 a Prato. Nasce il Centro Pecci muore la Cassa di Risparmio di Piero Ceccatelli

Il 1988 fu l’anno spartiacque per la storia di Prato. Scandito da due eventi che paradossalmente segnarono il primo fine di un’epoca e il secondo l’inizio di un periodo storico duro e difficile. L’evento che a suo modo rappresentò il culmine di un’epoca che stava esaurendosi fu un battesimo. L’inaugurazione, avvenuta a fine giugno, del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci. Prato, dopo Torino, era la prima città d’Italia a darsi una struttura permanente per l’arte che si elaborava di giorno in giorno e che si sarebbe creata da lì all’avvenire. Che le altre città avessero pure i loro musei di opere create nel passato. Prato, come lo era coi tessuti, coi filati, coi

telai che s’inventava, era proiettata al futuro. Avrebbe accolto l’arte che ancora non c’era. Venticinque anni dopo, Paradossalmente possiamo dire che quell’inaugurazione più che l’inizio di una nuova era in cui Prato avrebbe arricchito se stessa e il mondo di un’arte che ancora non c’era segnó la fine di un’epoca. Di un’età felice in cui imprenditori di grandi risorse e di ancor più ampie vedute si permettevano di donare alla loro città un museo. Che una donazione, fu quella del cavalier Enrico Pecci alla propria città. Una donazione di cui non poté godere i frutti, essendo scomparso pochi mesi prina dell’apertura del centro, che volle intitolato al

figlio Luigi a sua volta morto in un’immersione subacquea in Grecia quindici anni prima. Ecco, l’apertura del Pecci fu il simbolo dell’inizio della fine dell’epoca in cui il tessile pratese produceva un plusvalore tale da consentire ai capitani d’industria di profondere denari nell’arte. In maniera visibile e pubblica come nel gesto di chi costruì in museo. O in modo riservato e discreto come nell’acquisto d’opere destinate alle pareti delle ville o piuttosto alle casseforti da parte di imprenditori che trovavano conveniente prima ancora che bello investire in arte. Di lì a poco una congiuntura globale lentamente sempre più negativa avrebbe reso improponibili gesti nobili e ricchi come la donazione di

un museo, per quanto compensata da un complesso gioco di concessioni urbanistiche. E Prato avrebbe fatto i conti in senso metaforico e reale con le immense difficoltà di gestire un centro d’arte contemporanea peraltro vocato all’avanguardia come quello che si era creata. La donazione di Pecci avrebbe reso esangui le casse comunali per una gestione onerosissima e mai del tutto ripagata dai risultati in fatto di flussi di pubblico, di interesse, di glamour. Più che il festoso battesimo di fine giugno, a segnare la svolta epocale in quel 1988 fu un lunedì di settembre quando alcuni emissari di Bankitalia varcarono la so-


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era l’anno 1988

In queste pagine, da sinistra, lavori in corso e inaugrazione del Centro Luigi Pecci, l’headquarter storico della Cassa di Risparmio di Prato in via Rinaldesca e una delle sue filiali simbolo, quella del Pino, su cui campeggiava il nuovo logo

glia della sede della Cassa di Risparmi e depositi di Prato annunciandone il commissariamento. La città che aveva appena acquisito il museo stava cominciando a perdere la propria banca. Fu un po’ come ballare sul Titanic. E come sul Titanic, nelle prime ore ci fu una corsa ai prelievi, poi si capì che non sarebbe successo niente ai nostri conti correnti, ma moltissimo sarebbe accaduto alla città. Che perdeva l’autonomia del credito, che non avrebbe più avuto una mente pratese a decidere sulle proprie richieste d’affido. E che i proventi della sua banca non sarebbero più stati restituiti al territorio. Che mentre a fatica ci andavamo conquistando la

provincia perdevano la capacità di decidere come impiegare i nostri soldi. Il cammino sarà impervio e complesso: quattro anni di commissariamento, poi la vendita al Monte dei Paschi, quindi alla Popolare di Vicenza che dal 2011 ha incorporato la Cassa di Risparmio che fu, eliminandone le insegne e perfino - progressivamente e lentamente - il ricordo. Varcando la soglia della banca i grigi funzionari di Bankitalia annunciarono che la svolta che la città avrebbe subito da quel 1988 non aveva i colori e le forme disarmoniche dell’arte contemporanea ma avrebbe fatto i conti con le dure leggi del dare e dell’avere dei bilanci. Perdemmo la banca e di lì a

poco anche il tessile avrebbe preso a balbettare, ad ansimare. Tirando i conti venticinque anni dopo, ci troviamo senza più nemmeno le insegne della banca che avevamo e con il Centro per l’arte Contemporanea che malgrado tutto raddoppia i propri spazi per farvi un museo delle opere acquisite. E intanto dalla sede storica della ex Cassa pratese la Popolare di Vicenza ha portato alla casa madre le opere - Caravaggio, Bellini e molte altre - che componevano la Galleria di Palazzo degli Alberti. Avremo più spazi per l’arte contemporanea ma continuiamo a perdere tesori del passato. Come in fondo accadde in quel 1988. La storia non si ferma.

a segnare la svolta epocale in quel 1988 fu un lunedì di settembre quando alcuni emissari di Bankitalia varcarono la soglia della Cassa di Risparmi e depositi di Prato annunciandone il commissariamento


20 agenda libri

Self portraits Andrea Martinelli Questo catalogo di pregio documenta l’impresa di un grande artista pratese contemporaneo: Andrea Martinelli, il cui autoritratto è appena entrato a far parte della collezione degli Autoritratti della Galleria degli Uffizi di Firenze, la più antica e prestigiosa del mondo. Su quest’opera dal titolo La bocca (una grande tavola che misura due metri d’altezza per 140 centimetri di base, dipinta con tecnica mista) e sui 23 studi preparatori, non meno affascinanti, è incentrato il catalogo con i contributi scritti di Cristina Acidini, Antonio Natali e Sandro Veronesi, e le splendide fotografie in b/n firmate da Gianni Berengo Gardin. Lo edita Gruppo Editoriale di Prato, 20 euro.

Angela Manetti, Facciamo Tango! E’ la prima guida al Tango argentino in Italia. Completa informazioni utilia a chi vuole intraprendere o svolgere l’attività di tanghero scuole, insegnanti e milonghe, coprendo il territorio nazionale da nord a sud. Ma è anche un’agenda perché calendarizza e seleziona gli appuntamenti più importanti e gli eventi più rilevanti: festival, stage, milonghe clandestine ed eventi, legati alla cultura del tango argentino. E’ uscita nelle librerie quest’anno per l’Editore Clichy, 15 euro. Lo firma la pratese Angela Manetti che ha incontrato il Tango, un giorno, per caso dietro l’angolo e non ha mai più smesso di ballarlo.

Simone Cocchi, L’ombra dell’abisso Simone Cocchi (Prato, 1975) firma questo romanzo d’esordio per la Minerva Edizioni, 15 euro. Il protagonista di questo giallo psicologico è un malato neoplastico che rifiutando le cure tradizionali cerca la guarigione affidandosi a un nuovo stile di vita che però libera la sua pulsione omicida –giustizialista. Caccia estenuante tra un bravo poliziotto e l’omicida, con profonde riflessioni che spingono il lettore a identificarsi con l’assassino fino al punto da mettere in dubbio le leggi morali sul male. Il finale sorprenderà.

Prato Guida alla città La nuova collana di guide della Mondadori City Book inaugura con Prato una nuova serie. Un formato pocket racchiude informazioni agili e veloci che raccontano i tesori di Prato e il piacere di conoscere questa città e i suoi dintorni in grado di offrire grandi sorprese. La guida è stata realizzata con il contributo della Camera di Commercio di Prato e i testi firmati da Silvia Gambi.

Si ringrazia per la gentile collaborazione La Feltrinelli Librerie Prato – via Garibaldi 92/94 A, Prato


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lo sguardo da fuori

per amore della musica Nina Paradiso. Da Prato a Parigi, per passione di Alessandra Lucarelli - foto di Pasquale Paradiso

Nina Paradiso, assistente di produzione e tour manager per Anteprima Productions, un’agenzia di spettacolo e management d’artista specializzata nella musica jazz con sede a Parigi

Mi sono trasferita a Parigi per amore. Un po’ come in una favola, nella città romantica per antonomasia. Avevo deciso di seguire il mio fidanzato di allora mentre frequentavo il Dams a Firenze e nel 2002 ho iniziato ad alternare le due città, fino al 2007, quando ho scelto definitivamente la capitale francese. Un salto nel buio: nessun lavoro in mano, conoscenza della lingua non approfondita, in una città nota per non essere molto accogliente con gli stranieri. Ma dopo pochissimo tempo ho conosciuto il manager di una casa di produzione musicale e nel giro di due settimane ho cominciato a lavorare per lui. Oggi lavoro come register, ovvero assistente di produzione e tour manager. Un lavoro che amo e mi appassiona ogni giorno, e che ho scelto anche a scapito di posizioni e settori economicamente più stabili. Confesso con piacere che questa grande passione per la musica, il jazz in particolare, è nata proprio a Prato. Il mio percorso culturale inizia qui: con la scuola di musica Verdi, dove ho studiato il sassofono, e con la rassegna Metastasio Jazz che seguivo fin da

ragazzina. Una cosa che amo della città è la sua capacità di rinnovamento: penso ai suoi spazi industriali che si sono trasformati in luoghi dedicati all’arte e alla cultura, all’anima da gran lavoratore propria del pratese autentico che oggi sta attraversando un periodo difficile ma sta lottando per adeguarsi alle nuove esigenze del mercato. Tra i luoghi dove sono cresciuta, mi viene in mente l’Anfiteatro del Centro Pecci che per me è stato un po’ come un nido: venivo qui quando volevo staccare un po’ e fumare una sigaretta con i miei pensieri. Per non parlare di tutti i film e i concerti visti in questa incredibile cornice! Anche il Castello dell’Imperatore mi manca molto visivamente: mi piaceva guardarlo illuminato, durante la notte. E poi tutta la base industriale della città, così viva e caratterizzante. Non posso dire che Parigi sia stata una scelta razionale, o che i primi tempi qui siano stati facili...ma sono contenta della mia scelta perché nonostante le difficoltà iniziali sono riuscita ad affermarmi, e ad essere indipendente, scegliendo il lavoro che ho sempre desiderato fare.




25 editoriale

Una nuova stagione

Investimenti, nell’arte ma anche nel tessuto imprenditoriale. Così Prato riparte Pratoreview compie cinque anni e inaugura una nuova stagione. Ci piace pensare che questo nuovo corso coincide con una rinascita della città: la riapertura di Palazzo Pretorio con una mostra raffinata e bellissima come poche se ne sono viste sul Rinascimento e i lavori in via di ultimazione del Museo Pecci sono nuova linfa per Prato, che all’arte ha sempre guardato. Una primavera che riparte dagli investimenti, sull’arte ma anche nel tessuto imprenditoriale che torna a puntare sulla innovazione tecnologica, sulla formazione e sulle figure professionali. Il Museo Civico riaperto dopo 20 anni mette Prato nel circuito del grande flusso di turismo che passa da Firenze, oggi con la mostra Officina Pratese, domani con i capolavori che questi spazi di grande fascino potranno accogliere. Un’occasione

per venire qui e godere delle bellezze sottovalutate di questa città. Primi fra tutti, il Castello dell’Imperatore, Santa Maria delle Carceri, splendore architettonico del primo Rinascimento, il glorioso teatro Metastasio, i dipinti dell’Opera del Duomo recentemente restaurati. In questo numero troverete altre buone ragioni per una visita a Prato, suggerite dall’ intellighenzia cittadina. Naturalmente un pop up sulla mostra di Lippi, raccontata da uno dei curatori, Andrea De Marchi, e commentata da Antonio Paolucci. E poi moda, cibo, musica, spettacoli….insomma tutto ciò che rende la città un bel posto in cui vivere oltre che da visitare. Malaparte diceva che finchè gli angeli del pulpito di Donatello e Michelozzo continueranno a danzare, la città di Prato continuerà a girare E mai come adesso sembra essere così.

moda, cibo, musica, spettacoli…. insomma tutto ciò che rende la città un bel posto in cui vivere


26 la citta’ vista da

sei Buoni motivi per venire a Prato Artisti, scrittori, intellettuali raccontano perché è un posto speciale di Teresa Favi, Francesca Lombardi, Alessandra Lucarelli

A sei personaggi pratesi di spicco abbiamo chiesto perché prato val bene una visita

In questa pagina: Massimo Altomare, musicista (in alto) e Massimo Luconi, regista teatrale e direttore dell’organizzazione del Teatro Metastasio (foto in basso, a destra)

La riapertura di Palazzo Pretorio dopo tanti anni, con una mostra bellissima che racconta la nascita del Rinascimento e la lega in maniera indissolubile a Prato, è stata energia allo stato puro che ha attraversato la città. Una scossa necessaria per allontanare il torpore e quella perdita di identità che la crisi economica ha inevitabilmente portato con sé e quasi un nuovo e inaspettato punto di partenza per la città. Questa mostra ci ha messo alla ribalta del mondo della grande arte e ora, riflettori puntati su piazza del Comune, in tanti da ogni parte del mondo verranno qui, a vedere questi capolavori e i luoghi dove Lippi ha vissuto e amato. E’ il momento giusto per noi trovare nuove alternative economiche, identità diverse e mai veramente sfruttate anche nell’arte e nel turismo. A sei personaggi del mondo dell’arte e della cultura, legati a Prato per nascita e non solo, abbiamo chiesto i loro motivi personali che valgono una visita alla città e la rendono un luogo speciale. Oltre la sua anima di tessuto, che appare un po’ consumata. Massimo Altomare, musicista, nome inconfondibile degli anni Settanta per il duo Loy & Altomare, numerose collaborazioni musicali all’attivo e un fil rouge artistico con Stefano Bollani. Outing è il suo ultimo disco.

‘Ho vissuto la città di Prato negli anni Novanta, un periodo molto bello e ricco di produzioni. Nasceva e cresceva Officina Giovani, ho suonato in spazi meravigliosi come l’anfiteatro del Centro Pecci e il Teatro Metastasio. Conservo un grande affetto per questa città e le auguro che questo Rinascimento pratese possa essere un vero e proprio rinnovamento rivolto anche alle giovani eccellenze che hanno bisogno di trovare un loro spazio e di essere valorizzate. Spero che i bellissimi spazi degli Ex Macelli possano affermarsi sempre di più come polo di attrazione per le attività culturali giovanili. Sono legato in modo particolare anche al Teatro Politeama, dove da qualche anno ho creato e dirigo insieme a Mirko Guerrini Eroticanzoni, un festival delle canzoni erotiche. Segno che la città dà spazio anche a progetti originali, e un po’ ironici.’ Massimo Luconi regista di fama internazionale, è direttore dell’organizzazione e progettazione del Teatro Metastasio. “Io non mi perderei per nessuna cosa al mondo l’anello di colline e montagne che circondano la città - il Monte Ferrato con il Parco di Scienze Naturali; la Calvana, intatta nella sua selvaggia e naturale bellezza, sulla cui cima di Spazzavento c’è sepolto un grande pratese, Curzio Malaparte; e, dalla parte opposta, i colli del Mon-




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talbano, dove nella Chiesa di San Michele a Carmignano è conservata la straordinaria “Visitazione“ del Pontormo. Certo, non trascurerei nemmeno i gioielli della sua vita culturale più contemporanea: dalla programmazione del Teatro Metastasio che quest’inverno riserva un cartellone di grandi sorprese, fino al Centro d’arte Contemporanea Luigi Pecci e al Museo del Tessuto, tenendo conto però che Prato è anche una costellazione di tante gallerie e piccole iniziative private legate all’arte e alla fotografia, Dryphoto per esempio, che spiccano non solo nel panorama locale, ma direi - con sicurezza - nazionale, per qualità e selezioni davvero singolari”. Andrea Martinelli, artista. Nel 2011 è stato invitato alla Biennale di Venezia per il Padiglione Italia curato da Vittorio Sgarbi; nel 2013 ha donato il suo autoritratto dal Titolo “La Bocca” alla Galleria degli Uffizi. “Prato merita una visita per i cantuccini… e la mantovana!” Sorride Andrea, citando le specialità di Mattei, storico biscottificio dell’amica Betta Pandolfini, ritratta dall’artista qualche anno fa.“Poi per gli affreschi di Lippi in Duomo, di una bellezza e delicatezza sconvolgenti; li definirei il suo vero capolavoro. E per il pulpito di Donatello e Michelozzo, con

quella danza festosa di angeli. Infine come non citare questo tesoro ritrovato dopo tanti anni: Palazzo Pretorio e questa mostra sono un’ ottima ragione per visitare la città. A Prato si viene per il cibo e per l’arte, come del resto in tante città del nostro paese. Ma noi pratesi siamo i primi a dover iniziare a pensare che anche l’arte è un nostro punto di forza. “ Fabrizio Moretti, gallerista, ha fondato a soli 22 anni la Moretti Fine Art di Firenze, che oggi ha anche una sede a Londra e una a New York. Nel 2004 il Ministro della Cultura e delle Comunicazioni francese, Renaud Donnedieu Vabres, lo ha insignito del titolo di Chevalier de l’Ordre des Art et des Lettres. Amante dell’arte oltre la sua professione, ci ha parlato della mostra Officina Pratese. “ La mostra di Palazzo Pretorio è non bella, eccezionale. Filippo Lippi è l’allievo per eccellenza di Masaccio. In realtà non fu mai suo allevo diretto, ma è indubbiamente colui che ne recepisce meglio il messaggio e che ha dato poi il via al Rinascimento. Di questo artista amo il grande studio che ha per l’architettura, per i volumi… Ma anche la sua infinita dolcezza, i volti perfetti delle sue Madonne, intime e allo stesso tempo monumentali. Opere - quelle in mostra - in perfetto stato di

dagli affreschi di Lippi in duomo al Teatro Metastasio, dal parco di scienze naturali alla cinatown in via pistoiese

In questa pagina: Palazzo Pretorio, la tomba di Malaparte, paesaggio della Calvana. Nella pagina accanto, Andrea Martinelli, artista (in alto, in un ritratto di Gianni Berengo Gardin) e Fabrizio Moretti gallerista



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conservazione, che per luminosità del tratto e dei colori, oserei definire paradisiache. Per Prato è un momento importante: siamo riusciti a riaprire un museo che è stato chiuso per oltre vent’anni con una delle mostre sul Rinascimento più sofisticate che siano state fatte in Italia e forse nel mondo. Il nostro è in troppe occasioni il paese delle occasioni perdute. Per Prato oggi questo non è vero, e questo è un ottimo punto di partenza della città.” Edoardo Nesi, scrittore, vincitore del premio Strega con Storia della mia gente. E’ stato Assessore alla Cultura ed allo Sviluppo Economico della Provincia di Prato, dal marzo 2013 è Depuato alla Camera. ‘Pensando al Centro Pecci, uno dei musei di arte contemporanea più grandi d’Italia, o alla scelta di far diventare Palazzo Pretorio un altro straordinario museo, è evidente che Prato stia portando a termine un percorso che aveva intrapreso in passato scegliendo di investire nella cultura. Un modo di pensare che si è dimostrato lungimirante. La città è un vero e proprio laboratorio della globalizzazione, ha avuto una trasformazione negli anni che l’ha portata ad essere una realtà molto raccontata e molto narrata anticipan-

do cose che poi sono successe in tutta Italia. E poi penso alla sua bellezza pura: Prato è una città straordinaria, non vorrei vivere in nessun altro posto. Penso ai miei luoghi dell’anima come il centro storico, piazza del Comune e piazza delle Carceri, o alla bellissima zona industriale di Narnali e Montemurlo. Per me quei capannoni sono stati la promessa di un futuro operoso, e quella promessa continua a funzionare.’ Pamela Villoresi, grande attrice teatrale. “Se non fossi pratese la prima cosa che andrei a cercare appena uscita dalla mostra allestita a Palazzo Pretorio (straordinaria!) e che solo Prato possiede in modo così forte ed emozionante: i Contrasti. Qui a Prato li trovi ovunque tra l’arte antica conservata nelle sale di Palazzo Pretorio e la contemporanea del Centro Pecci, tra la vita artigiana del centro e le manifatture industriali che costellano il Macrolotto, ma anche tra la Cinatown di via Pistoiese (dove sembra di essere a New York) che confina con il cuore medievale della Prato antica. L’altro aspetto che consiglio di non trascurare è il teatro e la musica. Così mi tratterei una notte per assitere a uno spettacolo al Metastasio o ad un concerto sinfonico della Camerata Strumentale al Politeama”.

Dal centro pecci al museo del tessuto passando per la bottega del mattei (cantuccini di prato) perché anche il gusto vuole la sua parte

In questa pagina, il Teatro Mestastasio (sinistra), Cinatown e il Centro Pecci. Nella pagina accanto,Pamela Villoresi, attrice (in alto) e Edoardo Nesi, scrittore


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Prato, laboratorio del Rinascimento

Da Donatello a Lippi. Officina Pratese Nel ‘400 a Prato accadde qualcosa di miracoloso... di Andrea De Marchi, curatore della mostra con Cristina Gnoni Mavarelli


Filippino Lippi, Compianto su Cristo morto; Fra Filippo Lippi e bottega, Assunta con Santa Margherita donatrice, San Gregorio Magno, San Tommaso, Sant’Agostino e l’arcangelo Raffaele con Tobiolo

I grandi artisti del ‘400 a Prato, si sentirono sfidati a creare qualcosa di completamente nuovo

I grandi temi è sempre bene affrontarli di lato, li si capiscono e li si apprezzano meglio. Il senso della mostra Da Donatello a Lippi. Officina pratese è anche quello. Avvicinarsi ad alcuni grandissimi artisti del nostro Rinascimento, ma traguardandoli da Prato, da un osservatorio speciale. Il luogo non è indifferente. Quanto Donatello e Maso di Bartolomeo, Paolo Uccello e Filippo Lippi realizzarono per Prato non è una replica in provincia di modelli già consacrati: all’opposto, a Prato, si sentirono sfidati a creare qualcosa di completamente nuovo. Per questo Prato fu un laboratorio del rinascimento, un’”officina”. La mostra, cercando di raccontare alcuni capitoli fondamentali della storia dell’arte attraverso il dialogo fra opere chiamate a convegno da tutto il mondo, vuole poi sottolineare il carattere polifonico di questa entusiasmante stagione figurativa, in cui non si afferma l’a solo di un genio isolato, ma nuovi linguaggi sono messi alla prova e divulgati grazie anche al concorso di

una pluralità di artefici, pittori a confronto con orafi e scultori, carismatici battistrada insieme a seguaci dotati di una loro personalità. Questo è vero soprattutto per i quindici anni che Filippo Lippi trascorse a Prato, dal 1452 al 1467, aprendovi una bottega cui contribuirono artisti di vario talento. Fra essi il giovane Botticelli e infine il giovanissimo figlio, Filippino, che rimase orfano sui dodici anni e che fu raccolto dal braccio destro pratese di Fra Filippo, un altro monaco pittore, Bartolozzo di Feo detto Fra Diamante. La mostra permette di scoprire figure di artisti meno note e da rivalutare, come lui e come l’ancora misterioso Maestro della Natività di Castello, pure un lippesco, ma eterodosso, biondo e festoso tanto quanto il maestro fu al fondo severo e malinconico, in cui potrebbe forse celarsi Piero di Lorenzo del Pratese. La mostra permette poi di intuire il dialogo fra la pittura e la scultura: per la prima volta si vedono uno accanto all’altro i due candelabri bronzei che Maso


35 Arte mostra

Le sale del secondo piano della mostra

di Bartolomeo fuse e cesellò per la prepositura di Prato e per la cattedrale di Pistoia, reinventando in chiave umanistica la menorah ebraica, disponendo sei bracci attorno ad uno stelo centrale, anziché in piano. La mostra permette di scoprire la giovinezza travolgente di Paolo Uccello, in bilico fra gotico e rinascimento, traboccante di invenzioni, sinfonie di rosa e di azzurro sull’oro, paesaggi onirici e gesti estremi: e con negli occhi il San Giorgio di Melbourne o la Natività di Karlsruhe andare a rivedere gli affreschi nella cappella dell’Assunta, in Duomo. Per anni gli studi hanno faticato a riconoscere in questo pugno luminoso di opere, sparse ai quattro venti, la prima acerba e sbalorditiva ricerca del pittore, non ancora approdato alla grandiosità eroica e ai furori prospettici della maturità. Si era parlato di un Maestro di Prato o di un Maestro di Karlsruhe, come se si trattasse di un compagno di strada più invischiato negli ori e nelle calligrafie gotiche. Tassello

dopo tassello questa prima storia di Paolo Uccello ha però preso corpo. Ora, in due salette indimenticabili, la si capisce bene. La mostra ha offerto l’opportunità per ricomporre opere capitali, fatte per Prato, che erano state smembrate. Spiace che non sia tornata in città la Natività del Louvre di Fra Diamante, da Santa Margherita, il convento agostiniano di suor Lucrezia Buti, per ricongiungersi con la sua predella (tutto è stato tentato, ma invano). In compenso l’Assunta di Dublino di Zanobi Strozzi, fantasioso seguace della prima ora dell’Angelico, che stava nella stessa cappella affrescata da Paolo Uccello, ha ritrovato i pannelli che le erano sottoposti, delle collezioni comunali, e la predella divisa fra Londra e Philadelphia del Maestro della Natività di Castello si è riunita con la sua unica pala d’altare, per San Giusto a Faltugnano. Queste ricomposizioni hanno un grande valore, perché fanno ragionare, ricollegando fisicamente e non solo mentalmente ciò che è stato stravolto.

La mostra permette di scoprire la giovinezza travolgente di Paolo Uccello, in bilico fra gotico e rinascimento


Fra Filippo Lippi e bottega, NativitĂ di Cristo tra San Giorgio e San Vincenzo Ferrer, Prato, Museo di Palazzo Pretorio 1465 - 1467 circa


37 Arte mostra

Le sale del primo piano di Palazzo Pretorio

A fianco sono accostati i due frammenti della pala di San Giusto in Piazzanese di Domenico di Michelino, barbaramente segati, tanto che manca ancora all’appello la Madonna in trono che stava al centro: ma intanto, pochi anni fa, Maria Pia Mannini ha ritrovato i due santi di destra. La mostra, infine, è l’occasione per conoscere non banalmente uno dei maggiori artisti del Quattrocento, Fra Filippo Lippi. Mai è stata realizzata una mostra su di lui e mai erano state raccolte così tante sue opere. Si è cercato di orchestrare assonanze e duetti attorno alle cinque grandi tavole lippesche che a Prato rimangono. Per varie ragioni, per lo stato di conservazione sofferto o per l’esecuzione affidata ai collaboratori, nessuna di queste cinque tavole può dirsi un capolavoro del pittore, mentre gli affreschi con le Storie di Santo Stefano e del Battista in Duomo sono in assoluto uno dei suoi raggiungimenti più emozionanti. Altre opere fondamentali, prestate per la mostra, permettono di contestualiz-

zarle e apprezzarle meglio. Per esempio la Madonna del Ceppo, del 1452, è bellissima ed autografa, ma ha patito stando per quattro secoli esposta nel cortile del palazzo Datini, cui era destinata (dove ora è stata realizzata una replica fotografica 1:1, intelligentemente rimessa al suo posto). La coeva Natività di Annalena, degli Uffizi, a fianco, fa capire come doveva essere in origine, intensissimo, l’azzurro del mantello della Vergine, ora sbiadito. A lato ancora, nell’esedra grandiosa dedicata al Lippi nel salone al primo piano di palazzo Pretorio, il tondo di Pitti, con il suo gioco di spazi incastrati uno nell’altro, in cui svolgono le storie dell’infanzia della Vergine, come affioranti alla sua memoria da un passato remoto, non potrebbe essere introduzione migliore per tornare agli affreschi del Lippi nel coro del Duomo. E il senso finale della mostra è questo: uscire ed andare a scoprire con occhi nuovi i monumenti più alti che gli artisti del Quattrocento hanno lasciato a Prato.

E il senso finale della mostra è questo: uscire ed andare a scoprire con occhi nuovi i monumenti più alti che gli artisti del Quattrocento hanno lasciato a Prato


38 Arte intervista

Primavera pratese La mostra di Palazzo Pretorio nelle parole di Antonio Paolucci di Francesca Lombardi

Nella pagina accanto gli affreschi nel Duomo di Prato e una madonna con bambino, opere di Filippo Lippi; ritratto di Antonio Paolucci; particolare del pulpito di Donatello e Michelozzo; la mostra di Palazzo Pretorio

“A te Filippo, di fronte a te la vita danza come colei di fronte a Erode”. Inizia con una citazione di D’Annunzio la nostra intervista con Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani ma soprattutto uomo di grande cultura e facilità di comunicazione, che racconta per Pratoreview la mostra Officina Pratese. Ci parla di questa stagione bellissima per la città che fu il ‘400? Per raccontare la civiltà pratese del ‘400 bisogna necessariamente partire da Michelozzo e Donatello. Lo aveva già detto D’annunzio quando fu studente al Cicognini, e lo ha ripetuto Malaparte: il cuore di Prato è quel pulpito che sta all’ angolo destro della cattedrale per chi guarda. Finchè gira quella meravigliosa danza di putti di Donatello sulla base di Michelozzo, gira la città di Prato. Questa opera d’arte ha un significato simbolico e identitario che va veramente oltre il suo valore estetico. Per parlare della mostra bisogna quindi partire da loro due e il percorso di Palazzo Pretorio offre opere abbastanza inedite di questi autori, ad esempio una Madonna con Bambino di Donatello appartenente al Museo Civico. Altra cosa importante che va sottolineata in questa occasione è che finalmente riapre il Museo Civico della città rimasto chiuso per anni e anni: i pratesi che hanno venti o trent’anni non hanno mai salito le grandi scale di pietra che portano al primo piano e finalmente questa ferita è sanata. E Filippo Lippi? Lippi, ma anche il figlio Filippino e il

restauro del Tabernacolo del canto del Mercatale, esposto in mostra, sono altre tre valide ragioni per una visita a Prato. E poi ci sono i recenti restauri alle pitture nel Duomo di Prato, un evento che tutti abbiamo seguito. E non per ultimi i compagni e gli allievi di questo eccezionale artista: primo fa tutti, Fra’ Diamante con opere inedite che vengono dall’estero; un giovane Paolo Uccello, ancora in bilico fra suggestioni fiammeggianti tardo gotiche alla Lorenzo Monaco che incrocia la civiltà prospettica proprio a Prato nella Cappella Bocchineri del Duomo. Sono questi artisti e queste opere che ci raccontano al meglio la precocità e l’attualità di Prato negli anni della Primavera del Rinascimento, per usare l’espressione di un’altra mostra di notevole bellezza, quella di Palazzo Strozzi ora al Louvre. Quello che successe a Prato in questa età dell’oro, si può dire preludio al Rinascimento e in che modo? Non lo definirei preludio: quello che successe a Prato negli anni ’30 e ’40 del 1400 successe contestualmente da parte degli stessi autori a Firenze. Prato si muove in parallelo con Firenze, gioca gli stessi azzardi, tenta le stesse novità artistiche, è quindi ugualmente all’avanguardia. E’ un fenomeno assolutamente contemporaneo a quello fiorentino. La grande novità di questo movimento artistico è la visione del mondo secondo prospettiva. Salomè che danza negli affreschi di Lippi in Duomo e emerge da un grande spazio retrostante, ne è uno degli esempi più mirabili.



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arte intervista

Per amor lontano

Andrea Martinelli dona il suo autoritratto agli Uffizi di Francesca Lombardi

Lo scorso settembre ha donato il suo autoritratto alla Galleria degli Uffizi. Finita la mostra dell’opera “La Bocca” insieme a ventitrè dipinti preparatori nella Sala del Camino del Museo fiorentino, il suo quadro entrerà nella collezione del Corridoio Vasariano e consegnerà il nome di Andrea Martinelli alla storia dell’arte. In questo momento importante del suo lavoro abbiamo sentito Andrea, che ci ha raccontato la sua emozione ma anche un po’ della sua vita e di quella sofferenza sottile e profonda che può essere una fonte di grande energia. Quando hai parlato la prima volta del progetto per gli Uffizi con il direttore? La primissima volta era il 2007, in occasione della mostra che feci alla Galleria Moretti di cui Antonio (Natali, direttore della Galleria degli Uffizi, ndr) curò il testo introduttivo. Ricordo che mi indicò in mezzo alla gente durante la serata : “ Voglio un tuo ritratto per la Galleria!” disse con la leggerezza ironica che racconta la sua origine livornese. Un’ emozione incredibile, la stessa che ho pro-

vato quando a aprile dello scorso anno abbiamo riparlato della donazione. Il giorno stesso ho iniziato i disegni preparatori che avrebbero accompagnato il mio autoritratto, per una mostra temporanea sempre agli Uffizi. Quindi l’autoritratto e le altre opere in mostra adesso agli Uffizi sono i tasselli di un unico percorso… Ho raccontato una storia personale, i miei sogni, le mie visioni, le mie paure. Un autoritratto ti mette a nudo, non puoi mentire. Io stavo vivendo un momento molto particolare della mia vita: c’era stata una sorta di perdita e dipingere è stato il mio modo di elaborare il lutto, di stare vicino alla persona che credevo di aver perso. Ho sempre dipinto, mi si passi la licenza poetica, “ per amor lontano”. E’ successo quando ho iniziato, molti anni fa, dopo la perdita di mio nonno. E’ successo di nuovo per gli Uffizi. Ho concluso tutto il lavoro in soli cinque mesi, da aprile a settembre, incredibile. E’ stato il dolore a darmi questa energia, dipingere è stato un modo per sentirmi vicino a quello che avevo perduto . Dipingere per gli Uffizi,

“i miei dipinti nascono sempre per amor Lontano, per la lontanza di qualcuno di molto caro”

In questa pagina scalone della Galleria degli Uffizi. Nella pagina accanto, “La Bocca”, il grande autoritratto donato alla Galleria degli Uffizi



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arte intervista

un modo per consegnare questo amore all’eternità. E oggi… Oggi è un capitolo da scrivere. Ma “la Bocca” ( titolo dell’autoritratto degli Uffizi, ndr) racconta quel momento, un lungo dialogo notturno in cui si mette a nudo l’anima con tutte le sue paure e i turbamenti. Cosa hai provato quando hai allestito la mostra in quel monumento all’arte mondiale che sono gli Uffizi? Risale a pochi giorni fa, salivo lo scalone verde Lorena con i miei quadri in mano, a destra e sinistra. A metà mi sono fermato: l’emozione, la paura. Ho detto a me stesso: “ dove sto andando? sarò all’altezza?”. La mia arte è una pittura tradizionale, che impone un confronto più diretto con questi capolavori rispetto a un’opera di Francesco Clemente o Jan Fabre. Mi è tornata in mente la prima volta che sono entrato qui. E guardando questi Lippi, i Botticelli…ho deciso di diventare un pittore. Ho pensato alle parole di

mio padre sostenitore integralista della superiorità della pittura antica rispetto a quella moderna: “ Andrea, l’arte è questa!”. E’ stato il suo pensiero a farmi avere uno scatto di orgoglio e la sicurezza che, anche se non è più qui, sarà tanto fiero di questo traguardo. Non posso competere con questi artisti per capacità, ma il mio amore per l’arte e la mia dedizione sono analoghi. E questo mi ha fatto salire le scale fino alla stanza dedicata a me e appendere i miei quadri. Tra le tante parole che ti sono state dette ce ne sono alcune che ricorderai anche tra trent’anni? Per il catalogo della mostra, Cristina Acidini, Antonio Natali e Sandro Veronesi mi hanno scritto tre testi bellissimi. Quello del Soprintendente è commovente per la sua profondità, Natali ritrae perfettamente l’uomo e l’artista che sono. Ma Sandro è come me, siamo due narratori e lui mi ha capito immediata- In queste pagine Andrea mente: Martinelli va in giro Armato dav- Martinelli ritratto da Gianni Berengo Gardin vero, come racconta lui nel suo testo.


52 Teatro Icone

I primi dieci anni del Met Zeffirelli, Bene, Strehler. La storia del teatro è passata da qui di Niccolò Lucarelli foto Archivio Teatro Metastasio

Sopra Romeo e Giulietta di Zeffirelli, sotto un’immagine di una rappresentazione del Teatro Studio

Il Metastasio è un monumento della cultura pratese, e rievocarne i primi dieci anni dalla riapertura del ‘64, significa ripercorrere un pezzo di storia della città, vista da quell’osservatorio privilegiato che è il palcoscenico. E appena oltre il sipario, una città alle prese con il boom industriale, il ‘68 e gli anni di piombo, un mondo dinamico e complesso, che trovava eco nel lavoro di tanti artisti. La contestazione si fece sentire anche a Prato, nonostante la città fosse perennemente “distratta” da quella cultura del lavoro che era stata la forza propulsiva per l’industria tessile. La mentalità dei giovani cambiò d’improvviso, non sempre in meglio. E quegli “anni di piombo” che ferirono l’Italia, ebbero anche in città una loro eco sanguinosa, con l’omicidio del notaio Spighi. Una storia strana, assurda, per certi versi ridicola per come vi si giunse, e conclusa con la morte di una persona onesta. Ma com’era accaduto in tutta Europa, per molti la contestazione era stata solo una moda, anzi una fase di passaggio all’apparenza necessaria. Riparlare oggi del teatro di quegli anni, significa riaprire un discorso su di noi, sulla città e sull’Italia tutta, che ne uscì profondamente trasformata: Prato abbandonò la sua dimensione ancora contadina e artigiana per lanciarsi definitivamente in quella industriale, e d’improvviso la città sembrò più grande, forse troppo. Il Metastasio ospitò i più grandi nomi del teatro, primo fra tutti Giorgio Strehler, il cui lavoro rientra nei canoni della regia critica, che pone al centro la storia, l’uomo e le sue azioni. I giganti della montagna, nel ’67, ben riassumono i suoi anni pratesi. Lasciò il segno anche Franco Zeffirelli, intellettuale ati-

pico nel panorama italiano, che allestì nel ’66 quel Romeo e Giulietta incentrato sul contrasto fra generazioni, che tanto aveva fatto discutere all’Old Vic di Londra sei anni prima. E ancora, degno ospite del Metastasio è stato quel Roberto Guicciardini il quale, oltre che attento cultore del teatro italiano, fu il primo a portare sul palcoscenico pratese un testo del mitteleuropeo Odon von Horvath, quella Notte all’italiana che ha gettata una prima luce su un autore a torto dimenticato. È stato anche regista di spettacoli quali Perelà uomo di fumo, tratto da Palazzeschi, e Candido, da Voltaire. Luca Ronconi ha legato il suo nome alla città laniera fondandovi il Laboratorio di progettazione teatrale, attivo dal 1975 al 1979 e ricordato ancora oggi come una vera e propria università del palcoscenico, specchio di un’epoca di transizione. Esemplare, in lui, l’inesauribilità delle risorse drammaturgiche, delle potenzialità del testo per la scena. Straordinario il suo allestimento de Il candelaio, a seguito del quale aspre critiche furono mosse al regista dalla stampa cattolica, che lo accusava di un approccio strumentale verso il testo di Giordano Bruno. Dandy del teatro affine alla follia, Carmelo Bene è stato una delle figure più interessanti del teatro “inappartenente”. Nel 1966 allestì a Prato un caustico Pinocchio. Un teatro, il suo, che si fa carico dell’angoscia dell’umanità, immergendola però in un bagno d’ironia meridionale, certe volte fatalista, certe altre così rabbiosa da scatenare una violenza scenica senza pari. È la parola il vero spazio del suo teatro, alla quale dà forma con gioia, crudeltà e anche disgusto. Memorabile la sua intepretazione del poeta russo Maja-



54 Teatro icone

Sopra Carmelo Bene, da Majakowskij, Marzo 1968; il Candelaio di Luca Ronconi. Le foto sono tratte della mostra Chi è di Scena, fino al 3 novembre nel foyer del Teatro Metastasio

kowskij, nel 1968, con la sola compagnia di uno Steinway nero e di alcune bottiglie vuote sparse sul palco; uno spettacolo che si cala nel dramma di un uomo, e di riflesso di un’intera epoca. All’estremo opposto del dandismo, stanno i guitti scanzonati che irridono una società tronfia e dominata dal denaro. Uno di questi, Dario Fo, giunse al Metastasio nel corso della prima stagione della riapertura, nel Marzo del 1965. Sospesi fra mito e realtà, i suoi caustici spettacoli hanno sempre suscitati accesi dibattiti. A Prato, divertì e impressionò con La colpa è sempre del diavolo, e Settimo ruba un po’ meno. Ma la cifra più autentica del teatro pratese, la fornisce quel Teatro Studio che nacque per iniziativa di due personalità delle quali la cultura pratese non ha ancora trovati i successori: Montalvo Casini e Paolo Emilio Poesio, direttore del Metastasio il primo, critico raffinato della vecchia scuola il secondo, intellettuali onesti e un po’ utopisti, per i quali la cultura, e il teatro nello speci-

fico, costituivano una ragione di vita. Nell’Ottobre del 1965, introdussero al Ridotto un gruppo di giovani teatranti, fra cui Toni Rossati, Marcello Bartoli, Daniela Guarducci, e altri, già attivi su scenari minori. Quattro gli spettacoli firmati dal Teatro Studio: Magia rossa, Quella specie di cancro, Le trame dell’amore e del caso, Tragedia nuda. Quattro allestimenti che entrano nel contemporaneo, proponendo caustiche chiavi di lettura di una società controversa come quella della metà degli anni Sessanta. 1964-1974. Un decennio che ha visto il Metastasio fra i primi teatri d’Italia per la qualità dei suoi spettacoli, per i talenti che ha allevati al suo interno, per l’intelligenza della gestione. Merito, è doveroso ricordarlo, di Montalvo Casini: uomo di cultura a tutto sesto, aveva il dono di capire le persone e riconoscere i talenti quando li incontrava; intuì all’istante l’importanza del Teatro Studio, e buona parte del teatro italiano contemporaneo è nata grazie a lui, che seppe capirla e farla crescere, come oggi difficilmente avviene.



56 Arte restauro

Da Cavarzano a Betlemme La Piacenti restauri al lavoro alla Basilica della Natività di Mila Montagni

In queste immagini la Basilica della Natività, il cui restauro è affidato a Piacenti dallo scorso settembre

Grandi querce del Nord Italia, portate dai Veneziani sulle loro robuste navi nel XV secolo, proteggono da centinaia di anni una delle basiliche più importanti della cristianità. Il tetto in quercia costruito per completare e raccogliere la complessa struttura architettonica che accoglie la Grotta di Betlemme, con la sua stella sotterranea, è dal 15 settembre di quest’anno affidato a un’équipe di lavoro che ha la sua punta di diamante negli otto uomini del Centro restauri Piacenti di Prato, impegnati in modo serrato “per concludere in un anno il restauro, insieme a esperti di Livorno per il piombo che sarà necessario, la Legnopiù di Paolo Visci e un partner locale, il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Betlemme, che terrà i contatti con gli uffici e le autorità della città.” A parlare così è Giammarco Piacenti, che nell’azienda di famiglia – oggi Piacenti Spa ma nata come bottega artigiana di falegnameria a Cavarzano nel 1875 con la bottega del bisnonno Vincenzo –, lavora con il fratello Marcello e la sorella Daniela, da anni sono impegnati anche nella formazione di specialisti nel recupero di manufatti lignei, dipinti, pitture murali, stucchi, terracotta e materiale lapideo. “Abbiamo partecipato a questo bando per noi importantissimo, in fondo il progetto di restauro complessivo di cui questo è la prima tranche è del valore di 25 milioni di dollari, forti delle nostre competenze in campo internazionale e quando siamo rimasti in lizza con soltanto altre due imprese, una russa e una statunitense, abbiamo pensato che forse non ce l’avremmo fatta. Ma quando abbiamo saputo d’aver ottenuto l’appalto la soddisfazione è stata davvero grande”, aggiunge l’imprenditore dalla sede del Laboratorio, oggi nella zona di Santa Lucia alle pendici della Val di Bisenzio, dove troneggia, per un complesso restauro e consolidamento, la statua alta cinque metri di Bonifacio VIII che presto sarà posta al centro di una delle sale rinnovate del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. “Le capriate della Basilica della Natività di Bet-

lemme sono poste a distanza di due metri l’una dall’altra, tenute insieme da un sistema antisismico regolato da grandi catene di contenimento – spiega Piacenti –, per 1760 metri quadri di coperture e una chiara funzione di raccordo della struttura, e il nostro compito prevede in prima battuta la protezione dei mosaici, delle colonne e di tutto il materiale presente che potrebbe venir alterato dall’operazione di restauro… non possiamo dimenticare che nella navata centrale ci sono mosaici che risalgono alla chiesa qui fondata secondo la tradizione da sant’Elena nel 339 e nella quale venivano incoronati i re latini ai tempi dei Crociati. In più dobbiamo sempre ricordare che in chiese importanti come queste, in Terra Santa, sono presenti diverse confessioni, come i greci ortodossi, i cattolici, i siriani e gli armeni e il lavoro deve essere perfetto per tutti!” Per far sì che questo sia possibile sono stati installati un gran numero di strutture per ponteggi, poiché “il nostro lavoro prevede che il piombo presente, che ormai da tempo non impedisce più che le infiltrazioni penetrino nella Basilica, venga smontato, per giungere al tetto, che sarà monitorato e risanato; a ciò aggiungeremo poi un’intercapedine che in futuro lo proteggerà – aggiunge questo artigiano che con i trentadue esperti collaboratori e i fratelli è attivo anche in Russia e in Moldavia con società partecipate – e per concludere il lavoro aggiungeremo un nuovo strato di piombo, a scorrere, che tutelerà definitivamente il tetto di legno… giunti a quel momento, smonteremo tutto, ponteggi compresi, e torneremo a casa.” E “a casa” il lavoro continua a non mancare, visti cantieri aperti per l’azienda, che è impegnata da anni negli spazi dei Grandi Uffizi fiorentini, ma anche nel restauro delle duecentesche torri del Palazzo del Podestà di Mantova e degli affreschi presenti nel Palazzo e firmati Grixopolous, oltre che in quella che è conosciuta come la casa natale di Leonardo a Vinci e a Pisa, dove è in atto il restauro della scalinata del maestoso Palazzo dei Cavalieri.



58 cinema intervista

La ballata del sacco di Prato Dalla storia al grande schermo, passando per Londra di Alessandra Lucarelli

In alto: Mirco Rocchi, regista del film La ballata del sacco di Prato (ph. Paolo Torracchi). Nella pagina accanto alcune scene del film tra cui un primo piano dell’attore Francesco Ciampi

E’ un film di cui la città aveva bisogno. La ballata del sacco di Prato, l’innovativo progetto che si è sviluppato tramite la realtà virtuale del crowdfunding, firmato da Mirco Rocchi, scenografo e costumista teatrale e cinematografico al suo esordio dietro la macchina da presa, e Stefania Stefanin, attrice teatrale, coautrice della sceneggiatura e protagonista del film, rappresenta un vero e proprio omaggio alla città. Sia perché riporta alla luce il drammatico avvenimento storico del sacco di Prato (quando il 29 agosto 1512 le truppe spagnole saccheggiarono la città per 22 giorni, provocando l’uccisione di 5000 cittadini, con l’obiettivo di porre fine alla Repubblica fiorentina e garantire il ritorno al potere dei Medici), sia perché è riuscito a coinvolgere e ad ottenere una grande partecipazione da parte dei cittadini e delle istituzioni. Il film è stato proiettato in anteprima al Castello dell’Imperatore la scorsa estate. Come è nato il progetto? Dico spesso che non sempre è l’autore a cercare le storie, a volte sono loro che scelgono di farsi raccontare. A me è successo proprio

così. Da non pratese, capitato qui per i casi della vita, ho scoperto l’esistenza di questo tragico avvenimento un po’ per caso, visitando la mostra di un artista che gli aveva dedicato alcuni disegni. Rimasi colpito dalla sua gravità e anche un po’ stupito perché non c’è nessun monumento, nessun dipinto in città che lo ricordino. Qualche mese dopo, durante un viaggio a Londra con la mia compagna Stefania incontrammo casualmente un artista inglese che ci svelò di avere nel cassetto la sceneggiatura di una serie televisiva dedicata alla famiglia dei Medici, tra cui un episodio proprio alla Ballata del Sacco di Prato. Anche se la sceneggiatura dell’artista non è la stessa che ho scelto per il mio film, ho interpretato l’incontro come un segno del destino: questa storia doveva essere raccontata. Il film è stato un successo molto innovativo in quanto realizzato con la formula del crowdfunding… Davanti all’ostacolo incontrato nella ricerca di finanziamenti, abbiamo deciso di affrontare il progetto in maniera diversa e siamo riusciti in



60 cinema intervista

Altre immagini del film: in primo piano Stefania Stefanin, interprete, coautrice della sceneggiatura e di tutto il progetto produttivo. In alto a destra la cover del libro

una cosa effettivamente molto insolita in Italia: il crowdfunding è molto diffuso all’estero ma gli italiani sono ancora diffidenti nell’acquisto e soprattutto nell’investimento online. E invece? Abbiamo ricevuto una grande risposta da parte della città. Appoggiandoci alla piattaforma Produzioni dal Basso, nel corso di pochi mesi siamo riusciti a raggiungere la cifra necessaria per realizzare il progetto. Il film è stato girato low budget, siamo riusciti a renderci autonomi dal punto di vista tecnico e abbiamo chiesto la partecipazione gratuita e volontaria agli artisti che hanno lavorato con noi: attori come Francesco Ciampi, Simone Rovida, Bill Gilliam, e la partecipazione straordinaria di Sandro Lombardi in un cameo di Savonarola. Quali le location dove è stato girato? Il film si compone di una parte storica e di una attuale. Abbiamo girato in piazza del Comune, nel Convento di san Niccolò, nella chiesa di san Francesco, nelle scuderie medicee di Poggio a Caiano, nel castello dell’Imperatore. Una parte delle riprese storiche è stata fatta in un antico castello sulle colline di Rimini, e altre a Barcellona: abbiamo scoperto la chiesa nell’entroterra spagnolo dove è sepolto il generale spagnolo vicere di Napoli che guida-

va le truppe che eseguirono l’assalto. Il film vanta uno stretto fil rouge con Londra… In effetti sì. Dopo l’incontro fortuito con lo scrittore quel pomeriggio d’estate, ho scoperto l’esistenza di un poema di uno scrittore inglese di fine Ottocento vissuto in Toscana e dedicato proprio al Sacco di Prato. Era sconosciuto in Italia, l’abbiamo tradotto per la prima volta e pubblicato all’interno del libro dedicato al progetto, presentato poi lo scorso inverno alla Biblioteca Lazzerini. Abbiamo organizzato anche un altro incontro in San Niccolò, dove il musicista Fabrizio Mocata, autore della colonna sonora del film, si è esibito con l’anteprima di alcune canzoni. Quando potremo rivedere il film nelle sale? Ci stiamo occupando della post-produzione e della distribuzione. Vorremmo riportarlo al cinema questo autunno/inverno, il film uscirà in dvd in tiratura limitata per i sottoscrittori del progetto e siamo in trattativa con una casa di distribuzione home video a livello nazionale. E sono fortemente determinato a portare il film a Londra: abbiamo già ricevuto l’interesse verso il progetto da parte dell’Istituto Italiano di Cultura. Vediamo cosa succederà.



62 focus teatro

Storia di Yang

L’inviato speciale delle Iene ha un cuore che batte per Prato di Teresa Favi

Nella pagina accanto in alto Yang Shi in un ritratto di Milo Sciaky, in basso alcune immagini del Compost, laboratori e spettacoli scattate da Ilaria Costanzo

“Sai che sono del segno della capra per l’oroscopo cinese? Significa che dovevo per forza venire a brucare l’erba in una città con un nome così” e si sbellica di risate. Il cuore della iena Yang - lunghi capelli neri, altissimo, uso sofisticato dell’italiano - batte per Prato. Nel ‘90 i suoi genitori, una coppia di medici, lasciarono Jinan, nello Shandong, e vennero a stare a Milano con Yang Shi, che aveva undici anni. E’ Fiorenzo a fianco di Valerio Mastrandrea nel film di Silvio Soldini Il comandate e la cigogna, ha lavorato con Tornatore, è l’inviato speciale delle Iene dal 2012 scoperto da Victoria Cabello, ma soprattutto è un attore di teatro che non vuole stare con la testa sotto la sabbia : “Mi sento ponte, filo tra due culture, anche se a volte prendo schiaffi sia dai cinesi che dagli italiani (altra risata)”. Scusa, ma c’entra davvero il teatro con l’integrazione? “Vieni a vedere uno spettacolo al Compost, vedrai che poi capisci”. Il Compost è uno spazio in via Santa Chiara a Prato che dal 2009 ospita il gruppo PPP un’esperienza teatrale che usa la scena per integrare i ‘nuovi italiani’. Yang è lievito attivo di questo progetto nato da un’idea della regista Cristina Pezzoli e della drammaturga Letizia Russo. Si sono incontrati qui sei anni fa a uno dei corsi di formazione per attori tenuto da Cristina e non se n’è più andato. Anzi va e viene “sto a Prato per due settimane al mese”, nei periodi in cui il regno di Ilary Blasi e altri lavori, dal traduttore (è uno dei pochissimi traduttori in simultanea ufficiali in Italia) al mediatore culturale, non lo trattengono a Milano. Come bilanci la leggerezza delle Iene con l’impegno del teatro sociale? “Ho imparato a trovare un equilibrio, e soprattutto mi servo di questa popolarità per disarmare la diffidenza delle persone quando cerco di coinvolgerle,

parlandoci e basta o invitandole a venire qui da noi a esprimersi. Perché, sai, il grosso problema degli immigrati, soprattutto dei cinesi, è che sono chiusi”. Per te è stato più facile invece? “Ho fatto tante esperienze di vita, a volte umili e poco qualificanti, come il lavapiatti o il vu cumprà a Cesenatico, che però datto tra noi si sono rivelate tra le più tenere e forti. Poi mi sono iscritto alla Bocconi e me ne sono anche andato… i miei non se ne sono fatti ancora una ragione. Mi ha salvato fare il traduttore e il teatro, insomma ho impiegato tanto tempo per capirmi”. L’orgoglio più grande? “Una bambina cinese di sei anni che davanti a tutti (durante un laboratorio d’ascolto, ndr.) ha avuto il coraggio di dire «gli italiani sono cattivi perché non vogliono bene hai cinesi». Ecco questo è l’effetto liberatorio che può innescare il teatro, se tieni tutto dentro alla fine esplodi, ogni uomo dovrebbe imparare a far dialogare la parte buona e la parte più cattiva di se stesso”. Prossimo progetto? “Un monologo che dal titolo Tong Men-g”. E’ la storia di un italiano di origine cinese che ha scelto Prato come sua New York, una piéce che parla di libertà d’espressione e dello scontro-incontro tra due culture antiche, italiana e cinese, sul fondo delle moderne contraddizioni. Sembra qualcosa di personale… “Finora Prato è stata davvero la mia New York, mi affascina, mi piace, è potenzialmente uno dei bacini di intercultura più interessanti d’Europa. Ma il Compost rischia di non avere più risorse, visto che ci autofinanziamo, e non so francamente che fine faremo”. Questo, mentre il mondo punta i fari sugli sviluppi di questo collettivo di teatro sociale indipendente, con troupe televisive e ricercatori che si catapultano a Prato, dal Canada, dalla Cina, dal Giappone, per documentarne l’inedita esperienza.



64 focus fashion

Il profumo della lana

Dal ‘700 ad oggi, un excursus della storia del cappotto di Riccardo Rami

In questa pagina e nelle successive, alcune immagini di cappotti provenienti dall’Archivio Rami

Mi ricordo ancora quando, da bambino, mi rotolavo nelle “pezze” che mia madre doveva rammendare, causa un errore fatto da mio padre che allora lavorava ai telai, nella tessitura del “Lanificio Marcello & Onelio Bettazzi”. L’errore si era ripetuto per varie “tele” e quindi mia madre rammendò per molti giorni, ed io per molti giorni mi rotolai dentro a quel mondo fatto di tessuto, con un odore che da allora non dimenticherò più. Mi muovevo come dentro la tana del Bianconiglio e ogni volta che mia madre tirava il tessuto, la scena cambiava e mi trovavo in un altro posto fantastico. Quel tessuto che ancora ricordo bene, era fatto con del filato cardato di colore scuro, verosimilmente un antracite melange, ed era un cappotto. Quando diventai grande, una volta finito il Buzzi, iniziai a lavorare al Lanificio Borchi, produttore di tessuti cardati in lana e misto lana e mi imbattei di nuovo in quell’odore che rievocò in me ricordi lontani. Quell’odo-

re che da allora divenne per me familiare: era il profumo della lana, dato dall’unione della fibra e degli oli usati per facilitarne la lavorazione, così caratteristico, inconfondibile ed in qualche modo rassicurante. La storia del cappotto parte da abbastanza lontano e subisce molte trasformazioni nel corso degli anni, molte dovute alle funzioni prevalentemente militari che si incrociavano con la moda e lo stile dei tempi. Lo scopo essenziale era quello di riparare dal freddo e nello stesso tempo dare il tono sociale giusto a chi lo indossava, con la foggia ed i materiali usati. La Marsina usata nell’abbigliamento maschile del ‘700, la Riding Coat (o giacca per cavalcare), da cui Redingote, interpretata anche in versione femminile lunga nel periodo della rivoluzione francese. Di lì a poco in Francia comparve la Douillette o Doglietta, primo esempio di cappotto femminile. Il Paletot da cui Paltò, ispirato dai pesanti giacconi dei marinai, fa la sua apparizione verso la metà dell’Ottocento,



66 focus fashion

Nelle ultime 2 stagioni, i cappotti sono ampi, maxi, accoglienti, fatti di tessuti importanti, colorati e non, basta che sia over

rappresentandone il periodo romantico della borghesia. Che ebbe anche la sua versione femminile, in versione corta e leggermente svasata, confezionato in tessuti più leggeri come il velluto. Il Montgomery o Duffel Coat, in dotazione della Royal Navy per proteggersi dal freddo, che prese il nome dall’omonimo generale inglese che lo usava sempre durante la seconda guerra mondiale. Il cappotto Raglan, indossato da Lord Raglan, comandante dell’esercito inglese in Crimea. Il nome Raglan è utilizzato ancora oggi per definire cappotti, maglie, giacconi e qualsiasi altro capo con il taglio di maniche caratteristico, sia per uomo che per donna, che aveva il cappotto in questione. Nella donna il cappotto iniziò a prendere un corso proprio ed importante negli anni ‘20, dove iniziò l’uso da parte della donna del cappotto “maschile” per poi trasformarsi in un capo decisamente femminile negli anni ‘30, negli anni ‘40 , quelli del secondo conflitto mondiale, il cappotto femminile subì l’influsso dei cappotti militari, acquisendone alcuni dettagli e le spalle importanti. Con gli anni ‘50, tutto assunse una shilouette più femminile e dagli anni ‘60 in poi, con l’avvento dei sarti/stilisti, come Courreges, Rabanne, YSL, Balenciaga, è rimasto un pezzo iconico del vestire femminile. L’uomo ,invece, a parte chi ama vestire in maniera più conservativa ed elegante, predilige capi più corti, tipo il giaccone, il Pea Coat, di ispirazione marina o paramilitari, con variazioni meno fantasiose di quelle femminili e più tendenti alla ricerca del pezzo iconico. Come dimenticare James Dean nel suo cappotto doppiopetto blu, e Mickey Rourke in Nove Settimane e Mezzo con il Napoleon cammello con sot-

to la felpa, oppure il Montgomery di Dustin Hoffman ne “Il Laureato”. L’affermarsi del cappotto nel guardaroba , soprattutto femminile, dei nostri giorni ed il ritorno della lana, fibra di cui è solitamente composto, sono rivelatrici della necessità in tempi come questi di sentirci protetti, non solo dal freddo, sensazione che nessun piumino potrà darci, garanzia invece che possiamo avere se avvolti in un cappotto confortevole e rassicurante, meglio se di lana. Oggi sulle passerelle, ma soprattutto nella strada il cappotto è divenuto un must, da capo soprattutto maschile è diventato un capo soprattutto femminile, che si presta alle mille interpretazioni, non è più il cappotto di una volta fatto di lana cardata e pesante che doveva coprire, ma si è evoluto nel tempo, raffinato nelle composizioni e nella qualità, ricercato e sofisticato nella foggia. Dal panno, velour, beaver, feltro, accoppiato con componenti tecniche come lamine o tessuti sintetici alla ricerca di performance e funzioni contemporanee, fino al cappotto di maglia per il massimo confort. Nelle ultime 2 stagioni, queste che stiamo attraversando, i cappotti sono ampi, maxi, accoglienti, spalle scese, lunghi, fatti di tessuti importanti, colorati e non, basta che sia over. Il cappotto, anzi la “Cappa”, come si dice ancora oggi qui a Prato, dove si produce ancora molto del tessuto per cappotto che vediamo nelle vetrine e nelle strade di tutto il mondo. Svolge la funzione di rassicurare, proteggere e dare un tono a chiunque lo indossi. Rivelatore di una Moda che non è altro che l’espressione , inconsapevole, del momento di incertezza che la nostra società sta vivendo.



68 economia investimenti

I coraggiosi

La Prato che investe sul futuro di Elisa Signorini

Dal tessile alla telefonia a prato si investe in tutti settori produttivi

Ci sono aziende pratesi che investono nel futuro e decidono di ‘metterci soldi’, di spendere per innovare, crescere, migliorare. Questo avviene in tutti i settori, per fortuna, e in questo numero Pratoreview ha fatto una carrellata su alcune aziende impegnate in tal senso; ovviamente non esaustiva, ma sintomatica della vitalità del distretto. Settore principe, innanzitutto, quello tessile. Qui l’aggiornamento del parco macchine e le novità delle collezioni devono essere costanti. Periodicamente è però necessario fare qualcosa in più. E’ il caso della Pinori Filati che produce e commercializza filati innovativi per la maglieria pettinata e cardata, e per la tessitura sia jersey che navetta. Negli ultimi mesi è stato portato avanti un progetto su un ring di 250 fusi che consente di ‘iniettare’ delle fibre colorate durante il processo di lavorazione per dare un nuovo effetto al filo. Inoltre è stata predisposta una macchina più piccola che sarà interamente dedicata ai campioni, in modo da far andare avanti la ricerca senza interrompere la produzione. L’impegno economico è stato tra i 700mila e il milione di euro per le due nuove macchine, l’ammodernamento del parco esistente e l’aggiornamento del sistema informatico. In un campo tessile, ancora più tecnico,

opera la Next Technology Tecnotessile, un organismo di ricerca privato iscritto all’Albo dei laboratori del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, che opera per il miglioramento dell’innovazione tecnologica e della competitività delle aziende. Nell’ultimo anno grandi soddisfazioni sono venute dal deposito del brevetto di un filato dotato di proprietà fotocatalitiche che lo rendono tra l’altro antibatterico e antimuffa. Si tratta di un filato sintetico destinato all’arredo e all’abbigliamento tecnico. La ricerca che ha portato alla realizzazione del filato è stata svolta nell’ambito di un progetto europeo condotto in partnership con centri di ricerca di altri paesi, per un ammontare di circa 250mila euro. Altro settore in fermento è quello dei servizi alle imprese, settore che comprende aziende che lavorano in campi molto diversi. Una è la T.T. Tecnosistemi la cui mission è rendere più semplice ed efficiente l’infrastruttura IT dei clienti attraverso soluzioni innovative ed ecosostenibili. In azienda è stato formato un team composto da 4/5 persone che si occupa stabilmente ed esclusivamente di analizzare il mercato e intercettare le nuove esigenze. Fra gli ultimi risultati un software per la didattica che consentirà ai docenti di utilizzare più facilmente ed efficacemente le LIM. Per


ph. Lorenzo Cotrozzi

ph. Lorenzo Cotrozzi


ph. Lorenzo Cotrozzi


71 economia investimenti

Pinori Filati

il software è stato necessario il lavoro di tre mesi di una persona esclusivamente dedicata. Dal campo dei servizi alle imprese è partito anche Ambrogio, che nasce undici anni fa per essere il ‘maggiordomo’ delle aziende, offrendo servizi personalizzati nel campo delle telecomunicazioni e garantendo un risparmio del 40% su telefonia ed internet. Oggi gestisce anche la rete vendite di gas e energia elettrica per Eni con l’apertura di 22 sedi in Italia dal 2009 ad oggi, ancora in fase di crescita. Inoltre è main sponsor di un squadra di Moto3 al Campionato mondiale (la Ambrogio Team) che corre con la prima moto indiana del campionato, la Mahindra. L’investimento che ha fatto fare un passo avanti a Ambrogio è la piattaforma che garantisce ai suoi clienti un internet veloce come la fibra, ma senza fibra grazie all’installazione di uno specifico hardware e all’utilizzo di un software creato da Ambrogio. Per questa realtà imprenditoriale l’investimento iniziale è stato di 25mila euro ottenuti grazie ad un finanziamento regionale. La crescita media del fatturato dal 2003 a oggi è dell’80% (+17% la media negli anni di crisi, tra il 2009 e il 2011).

Infine, una realtà pressoché unica in Italia la farmacia dei servizi, ovvero la nuova struttura della Farmacia San Martino del dr. Ottavio Carbone che proprio quest’anno festeggia 50 anni di attività. Una legge del 2010 prevede la possibilità di creare questo nuova realtà, ma in Italia le realizzazioni si contano sulle dita di una mano. La Farmacia Carbone, oltre al tradizione banco e al laboratorio per le preparazioni galeniche, ha infatti un reparto sanitario che garantisce le autoanalisi, ovvero esami del sangue con esiti entro cinque minuti, elettrocardiogramma, holter cardiaco, pletismografia, esami ormonali con risposte entro 96 ore; un reparto Farmaspa, ovvero un centro benessere che offre trattamenti estetici legati alla salute; e un reparto fisioterapico. Tutti questi reparti hanno un tutor medico che offre consulenze. Qui l’investimento è stato importante sia per la struttura che per i macchinari a partire da un computer collegato a una macchina che tiene sottocontrollo ventitremila medicinali verificandone la quantità e la scadenza e li invia, senza possibilità di errore, in pochi secondi sul tavolo del farmacista per rispondere alla richiesta del cliente.

Si punta sopratutto sulla Ricerca, per il miglioramento dell’innovazione tecnologica e della competitività delle aziende


72 sport intervista

La Farfalla è cresciuta Marta Pagnini e la strada verso Rio de Janeiro 2016 di Matteo Grazzini

Nella pagina accanto Marta Pagnini, 22 anni, pratese, capitano della Nazionale di italiana di ginnastica ritmica

Dalle promesse al giuramento in divisa, dai primi esercizi alla palestra di Prato ai giochi olimpici di Londra. E adesso obiettivo Rio de Janeiro. Il mondo di Marta Pagnini gira più vorticosamente del cerchio con il quale incanta, insieme alla compagne della squadra nazionale italiana di ginnastica ritmica, il pubblico in ogni angolo del pianeta. Da promessa, qual era ai tempi delle lunghe giornate di allenamento nella palestra Coni di Santa Caterina a Prato, è diventata una Farfalla (questo il soprannome dato alle ragazze della Nazionale) e da pochi giorni può volare anche in altro modo, avendo prestato giuramento il 24 settembre come primo aviere dell’Aeronautica Militare, per la quale è, di fatto, tesserata. In più il ruolo “ad honorem” come Messere della Pallagrossa, una disciplina che certo ha poco a che vedere col suo fisico snello. Tutto questo più due ori e sei argenti ai Mondiali, il bronzo di Londra e i due agli Europei: di certo sono poche le ragazze che a 22 anni possono vantare un curriculum così ricco. Ed è strano pensare che tutto può essere solo all’inizio, visto che Marta Pagnini è diventata capitano della Nazionale proprio all’indomani di Londra. Ma in uno sport in cui la carriera è più breve rispetto ad altre discipline ogni competizione è basilare, ogni giorno di allenamento è funzionale al raggiungimento di un obiettivo. In due minuti e mezzo è concentrato il lavoro di un anno o di una vita intera e per questo il motto che si sono scelte le ragazze della Nazionale è più che mai attuale e Marta lo ripete spesso: “Testa e cuore”.

Così, passata la gloria per l’argento ai Mondiali di Kiev e trascorse le meritate vacanze in Versilia, per Marta è già tempo di indossare body e tuta in Lombardia, dove ormai vive stabilmente con le compagne di squadra. Ma da buona atleta Etruria non dimentica mai di fare una visita a quella che è stata la sua prima palestra, non fosse altro per salutare anche la mamma Grazia, presidente della gloriosa società pratese e membro dell’esecutivo della Federazione Italiana Ginnastica. Così è proprio lungo le mura medievali che costeggiano l’impianto che Marta inizia a guardare al prossimo futuro. “E’ ovvio che l’obiettivo più grande è quello delle Olimpiadi in Brasile del 2016 ma la strada da fare è ancora lunga”. Quali sono i tuoi impegni più vicini? Mi sono lasciata alle spalle l’argento ai Mondiali di settembre in Ucraina ed è già il momento di pensare alle qualificazioni proprio per le Olimpiadi. Non basta infatti essere stati sempre sul podio negli ultimi anni per avere la certezza di un posto. Ovviamente il ruolo da capitano mi aumenta le responsabilità e gratifica al tempo stesso. Pur con tanti problemi strutturali da risolvere la palestra Etruria rimane sempre una casa da cui ripartire? Per forza, qui ho iniziato e qui torno appena posso, anche se tre le gare e gli allenamenti alm centro della Federazione a Desio le occasioni sono poche. Mi ha fatto piacere vedere che i ragazzi dell’Etruria si sono impegnati in prima persona per ridare un po’ di splendore alla palestra.



74 Itinerario bambini


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77 Itinerario bambini

Da sinistra, una delle sale del Museo del Centro di Scienze Naturali di Galceti e scolaresca in visita

I nomi stravaganti, quasi fiabeschi, di alcuni suoi ospiti, come uromastice e drago barbuto, suggeriscono paesaggi più remoti del Monteferrato. Eppure è proprio ai piedi di quest’area che il Centro di Scienze Naturali di Galceti continua ad accogliere animali esotici (e non) di cui qualche irresponsabile ha voluto disfarsi. Ma relegare il centro a questo sarebbe riduttivo. Il parco, nei suoi 16 ettari, dà alloggio sì a circa un centinaio di animali di specie diverse, soprattutto da cortile, come pony, pavoni e capre. E’ sì un luogo dove la nascita di un asinello, come avvenuto a settembre, è un momento di festa. Ma è anche molto di più. Accantonati i problemi giudiziari legati alla precedente gestione, adesso il centro sta dando il là a nuovi progetti, come l’allestimento dell’orto botanico, che nei mesi sta prendendo forma, nel suo poliedrico e profumato insieme di erbe aromatiche, arbusti

tipici del Monteferrato e di piante velenose endemiche del nostro territorio (l’orto di Lucrezia). 
 Per la primavera prossima si appresta a diventare anche fattoria didattica, grazie alla realizzazione del primo lotto di un progetto più grande. “Si tratta di una struttura di 150 metri quadrati – spiega il direttore del Centro Matteo Cordaro – suddivisa in box, ognuno dei quali avrà un accesso esterno recintato. I visitatori, anche i bambini, avranno così la possibilità di entrare a contatto con gli animali grazie all’ausilio e la supervisione di operatori”. 
Ma non è finita qui, il Centro è ovviamente anche il suo storico museo di scienze naturali, nonché luogo di educazione su temi legati all’ambiente, grazie a seminari e laboratori rivolti alle scuole, come il corso “Il composter” in collaborazione con Asm che illustra come si realizza il terriccio dai rifiuti organici.

Il centro di Scienze Naturali di Galceti diventerà fattoria didattica dalla primavera prossima


78 Itinerario bambini

Alcune foto del Centro di Galceti e della Fattoria Didattica Animal House

Animal House è uno spazio a misura di famiglia che è possibile visitare su appuntamento ed è protagonista di attività didattiche per le scuole.

All’interno dell’aula didattica si svolgono poi appuntamenti a carattere divulgativo aperti a tutti, dagli 8 anni in su: dai laboratori ludici sull’archeologia in cui i bambini si cimentano nella realizzazione di manufatti preistorici d’argilla, ai seminari sulla botanica e la zoologia, fino ad arrivare alle attività svolte al planetario i primi venerdì del mese e all’osservatorio in occasione di eventi astronomici degni di nota (per avere informazioni più dettagliate sui singoli appuntamenti si può visitare il sito www.csn.prato.it).
Il territorio di Prato riserva tuttavia un’altra sorpresa per quanti desiderano, magari per un pomeriggio o nel week end, la rilassante carezza della natura e il distensivo contatto con gli animali, pur restando a pochi chilometri dalla città. Si tratta della fattoria didattica Animal House, gestita dall’omonima associazione di promozione sociale. Un ettaro di terra nell’area umida del-

le Pantanelle (località S.Ippolito di Galciana) in cui si trova un pensionato per animali che accoglie gatti, asini, caprette, tartarughe, galline e altri animali da cortile. Aperta tutto l’anno, Animal House è uno spazio a misura di famiglia che è possibile visitare su appuntamento ed è protagonista di attività didattiche per le scuole. Oltre ad essere un’oasi felice per gli animali, è anche un centro che dal 2012 gestisce un percorso di agricoltura sociale rivolto a persone con disagi psichici e soggetti svantaggiati che grazie al lavoro della terra e alla valorizzazione della filiera corta possono intraprendere un percorso di riabilitazione e integrazione sociale. Intanto anche Animal House vede all’orizzonte un ampliamento del proprio ventaglio di attività, ovvero la realizzazione di una trattoria a km zero (per ulteriori informazioni animalhouse.prato@gmail. com).


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81 itinerario carmignano

Annata 2013

Si preannuncia un vino con ottime capacità di invecchiamento di Bruno Caverni Foto Pasquale Paradiso Non ha dubbi sull’annata 2013; forte della sua esperienza sul campo e della sua passione, Silvia Vannucci, presidente del Consorzio di Carmignano, può permettersi di esprimere giudizi ponderati e preziosi: “L’annata 2013 sarà ricordata come una delle annate più in ritardo degli ultimi 20 anni, un ritardo che si è accumulato nel corso della primavera, quando un andamento climatico fresco e piovoso ci ha fatto assistere a un ritardo nella fioritura e nella successiva allegagione.Un simile quadro climatico ha fatto sì che le uve si presentino molto equilibrate, con gradazioni alcoliche nella norma, una buona acidità ed eleganza e colori molto intensi, frutto di un ultimo mese in cui lo sbalzo termico fra notte e giorno è stato molto importante.” La giovane imprenditrice dell’Azienda Piaggia – fondata dal padre Mauro alla metà degli Anni ’70, è oggi la presidente del Consorzio di tutela dei vini di Carmignano, il cui blasonato nome mediceo, ordinato nel 1716, è Congregazione del vino Carmignano – precisa che “i primi vini assaggiati offrono una impressionante freschezza, bevibilità ed eleganza che ci permettono di essere molto ottimisti sulla capacità di invecchiamento di questa annata, certamente un’annata dalle caratteristiche organolettiche molto diverse da quelle delle ultime ma con grandi prospettive di invecchiamento.” E se per il 2013 queste sono le prospettive e le attese, una nota definita sulle annate 2010 e 2011 per i vini di Carmignano è emersa dal tasting organizzato nell’ar-

moniosa cornice della Villa Medicea “La Ferdinanda” di Artimino, che con i suoi cento camini ha accolto il rendez-vous di giornalisti esperti per “Divini Profumi”, giunti sul Montalbano per assaggiare sia le anteprime che i vini già in commercio del Carmignano e del Carmignano Riserva. Così l’annata 2010 è stata disegnata come “fresca, caratterizzata da una discreta nota cromatica, dai profumi sono floreali e fruttati. La bocca è caratterizzata da una giusta struttura dove l’attore principale non è la potenza ma l’equilibrio, assieme a una piacevole eleganza”; di segno leggermente diverso l’annata successiva, il 2011, riconoscibile poiché “nonostante il caldo della seconda metà di agosto i vini presentano una buona nota cromatica, con profumi caldi di note speziate. La bocca di discreta freschezza con tannini non troppo aggressivi che vengono equilibrati da una buona struttura”. Entrambe le annate, dunque, confermano i caratteri del Carmignano, vino rosso a base di Sangiovese con piccole aggiunte di altri vitigni tra cui il Cabernet (sia Sauvignon che Franc), localmente chiamato “Uva Francesca”, che è coltivata da queste parti ben prima dell’arrivo dei SuperTuscan. E a conferma di una tradizione terriera che supera i secoli, e riconosce la nobiltà di un luogo amato e protetto, quest’anno la Villa di Artimino (con le altre Ville e Giardini Medicee di Toscana) è divenuta parte della lista che raccoglie il Patrimonio dell’umanità secondo l’Unesco.

Questa del 2013 sarà ricordata come una delle annate più in ritardo degli ultimi 20 anni con il risultato di vini freschi, eleganti nati da uve molto equilibrate

Nella pagina a fianco e nelle succesive, momenti della vendemmia 2013




84 itinerario food

I funghi, secondo i pratesi

Vademecum dei principali ristoranti dove gustare il re porcino Di Teresa Favi - ha collaborato Realmo Cavalieri foto Niccolò Rastrelli

Dal Montalbano alla val di bisenzio passando per la città i migliori ristoranti dove vale la pena programmare una scorpacciata di funghi

Nelle ampie estensioni boschive della provincia di Prato nascono tantissime varietà di funghi a partire dagli amati porcini. Nelle Val di Bisenzio come nelle quercete e nei castagneti del Montalbano. Questo 2013 non è stato un anno felice per la raccolta dei funghi in Toscana, a causa dell’aridità del terreno che si è protratta fino alla fine di settembre. Ma con le prime piogge di ottobre la raccolta ha avuto una sterzata in positivo e i ristoranti della zona tornano a proporre gli amati ovoli e soprattutto porcini nei loro menù. Vediamo dove. Nel Montalbano: ad Artimino da Biagio Pignatta
(viale Papa Giovanni XXIII, 055 8751406) servono tortini di patate e funghi, pappadrelle al sugo di porcini, insalatine a base di funghi freschi e i classici porcini fritti. A Carmignano dalla Borriana (Traversa di via Arrendevole, tel. 055 8710058) si va per il risotto al sottobosco con misto di porcini e altri funghi di minor pregio come pennicciole e prugnoli, per le tagliatelle fatte a mano condite con sugo di porcini in bianco, e il controfiletto alla griglia con cappella di porcino. A Prato città: da Il Piraña (via Giuseppe Valentini, 110 tel. 0574 25746) i funghi, quando possibile provenienti dalla montagna pistoiese, vengono serviti in esclusivo abbinamento

al pesce: rombo al forno con porcini e patate, insalata di porcini oppure di ovoli freschi con gamberi appena sbollentati. Al Pepe Nero (via Adriano Zarini, 289 tel. 339 340 0460) si servono insieme a tagliate di Calvanina oppure freschi in insalata; poco distante dal centro. A Filettole alla Fontana (via di Canneto, 1, tel. 0574 27282) porcini nostrani grigliati, fritti e trifolati, tagliatelle e filetto; dal Logli (via Filettole 1, tel. 0574 23010) non perdetevi la frittura di porcini anche se in carta troverete molti modi, più o meno tradizionali, di declinare il porcino nel piatto spaziando dagli antipasti al secondo. In Val di Bisenzio: lungo la provinciale prima di Vaiano si incontra la Tignamica, qui all’omonima trattoria (via Val di Bisenzio, 110/C tel. 0574 986892) vengono serviti porcini dell’Appennino tosco-emiliano declinati nei principali piatti della tradizione gastronomica toscana. Anche a Migliana da Ghirighio (via di Migliana 29, tel. 0574 981103) si privilegiano i funghi locali in quiche di porcini, pomodorini e bufala, crêpe farcite con porcini e besciamella, filetti di Calvanina con cappelle di porcini alla griglia, ma raccomandano - se si vuol esser sicuri che i funghi siano proprio quelli della zona - di telefonare prima per informarsi sulla reale disponibilità.



86 focus lifestyle

Piccole realtà crescono Tutte le novità che presto sbarcheranno e si irradieranno dall’OpificioJm di Teresa Favi

In queste pagine alcune immagini dell’OpificioJm concept store, ristorante e winebar di Prato

Tre anni fa è nato l’OpificioJm, le iniziali non sono un caso perché qui circolano le idee e i pezzi della collezione firmata da John Malkovich che a Prato a trovato il suo eldorado creativo. 700 mq su due livelli lungo le trecentesche mura del Cassero, di lato a piazza San Marco. Un concept store di collezioni moda, accessori e design con una forte identità locale - selezionati per qualità di fattura e contenuti creativi -, ma anche ristorante, wine bar, luogo di ritrovo. Nel frattempo sono nati altri progetti, come il temporary store a Parigi aperto l’anno scorso in Rue d’Uzès (che verrà ripetuto in Dicembre) e che i fondatori si augurano di trasformare presto in uno store a tutti gli effetti. E sono nate nuove visioni che si concretizzeranno entro l’anno. Fedele alla linea, ma ancora più determinato rafforzare la sua identità l’Opificio è pronto ad aprire una nuova finestra sull’artigianato - dagli abiti su misura (con tanto di sarto in pianta stabile all’Opificio) alle scarpe e alla pelletteria handmade, fino alle biciclette rieditate - con l’apporto di maestri artigiani e giovani allievi, capaci, i primi, di produrre oggetti perfetti; fondamentali, gli altri, per l’esuberanza creativa. Naturalmente l’artigianato va ad aggiungersi alle collezioni che finora qui hanno trovato spazio a partire

dalla collezione Technobohemian disegnata da Malkovich e alla collezione uomo Riccardo Rami. Un restyling che rimarca la natura di questo spazio nato per invitare a toccare con mano un lifestyle di cifra locale ripensato alla luce dei fenomeni di tendenza che sono in atto nelle grandi città del mondo. In quest’ottica trova posto il nuovo angolo dei fiori freschi, coccola irrinunciabile del quotidiano nordeuropeo, mentre il ristorante e il bar punteranno in maniera decisa su una cucina a forte impatto locale - sia nei prodotti che nelle ricette - ma con un menù ridisegnato per chi ama il gusto e la bellezza contemporanea. Il concetto di ospitalità si estenderà anche all’hotellerie con la nascita, entro il 2014, di un bed and breakfast, già battezzato dallo stesso Malkovich ‘Parachute Club’, all’interno di un antichissimo stabile del XIII secolo appartenuto con certezza al leggendario mercante Francesco Datini, e forse, primo tassello di una catena di piccoli, raffinati design hotel diffusi nel mondo. L’Opificio mette radici anche a Milano, dove a novembre inaugura un punto di ritrovo in corso Sempione dotato di una grande terrazza all’aperto che con il suo giardino all’italiana firmato Vannucci Piante lascerà tutti senza fiato.


ph. Federica Gambacciani

ph. Federica Gambacciani


88 Food ristorante

Prodotti al comando!

Pepe Nero. Benvenuti nel reame della materia prima e della tradizione rivisitata, dove la circolarità cambia le regole. Scoprite perché… di Teresa Favi foto Gianni Logli L’eccellenza di questo ristorante aperto nel 2002 è rappresentata dalle materie prime, di grande qualità e all’80% di provenienza locale

In queste pagine alcune immagini del ristorante Pepe Nero di Prato e i ritratti di Mirko e Marino Giannoni, e Sara Sanesi

E’ il regno delle polpettine di Carnevale, del tegamaccio di maiale, della milanese con l’acciugata, del baccalà e delle acciughe fatti in mille modi, della zuppa inglese. Mirko, figlio di Marino Giannoni (già in sala da Baghino per mezzo secolo), dopo 10 anni passati in cucina da Angiolo Barni “un fratello maggiore”, nel 2002 apre questo ristorantino da 40 coperti in via Zarini, al pian terreno di un palazzo moderno che poco o nulla lascia trapelare della sua cucina innamorata e onesta. Innamorata perché è tutta la sua vita, innamorato lui per primo dei ricettari pratesi con una fluidità che unisce memoria, desiderio e ricerca; onesta perché la prima cosa che Mirko ti dice della sua carta è che cambia di continuo perché comandano i prodotti: all’80% locali, di giornata, di stagione. Materie prime abituali, visto che proprio insisto: Calvanina (per tartare, bistecche, hamburgher, roastbeef), farina a km zero, uova e pollame del Mugello, e un rarissimo salmone canadese, il Red King, l’unico veramente selvatico, per tartare (crudo) e carbo-

nare (affumicato). In sala serve Marino, oggi 83 anni portati benissimo, impeccabile come sempre; ai vini, la fidanzata di Mirko, Sara, che anche lei ha scelto la via della circolarità: le etichette girano secondo il principio del miglior rapporto qualità/prezzo, ma un buon Carmignano te la stappa in ogni momento. Il pranzo è snello, con prezzi da 8 a 10 euro. A cena tutto cambia, tutto è valorizzato al massimo. Il pesce entra dalla porta principale “stiamo valorizzando quello povero del Tirreno (sugarelli, cefali, sarde, acciughe, triglie) che varia in base a quello che imprevedibilmente sbuca ogni mattina dalla cassetta del mio fidatissimo fornitore”. Non mancano i crostacei che gli spedisce un amico pescatore di Lampedusa. Panini e schiacciatine impastati e sfornati di là, in cucina. Berlingozzi col Vin Santo di Carmignano. Unico ristorante con una carta dei Flan (al pistacchio di Bronte, alla nocciola, al limone… in base al periodo) e dei Caffè (8 miscele diverse) è inserito nel circuito dei ‘Senza Glutine’ e visitato al 20% da turisti.




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APERITIvo Bar Ercole Viale Montegrappa 304 ph. 0574.597076 Barrique Via G. Mazzoni 19 ph. 0574.30151 www.lebarriquewinebar.it Bar San Francesco Via Santa Trinita, 32 ph. 0574.448516 Caffe’ Buonamici Piazza del Comune Caffe’ delle Logge Piazza del Comune 16 ph. 0574.600078 Caffe’ 21 Viale Piave 5 ph. 0574.42064 costa Noir via Santa Trinita Da Lucio Piazza del Comune Il Giardino del The’ Piazza Mercatale 46 ph. 0574.442816 La Dolce Vita Via Traversa Pistoiese, 37 ph. 0574.814748 La Gioconda Via Raffaello Lambruschini 25 ph. 0574.603091 La Tazza d’Oro Viale della Repubblica 290 ph. 0574.593771 Le Bigonge Bar Piazza Buonamici www.bigongebar.com Leo’s Bar Via del Palco 119 ph. 0574.28033 Opificio JM Piazza San Marco 39 ph. 0574.870500 www.opificiojm.it Schiaccinomania Via Santa Caterina 12 ph. 0574.605154 ZERO Via Garibaldi 65 ph. 0574.35041

Ristoranti

A casa gori Piazza sant’Agostino Antichi Sapori Via F. da Filicaia 40/A ph. 0574.461189, www.ristorante-antichisapori.it agora Piazza duomo 44 ph. 0574.1825949 Baghino Via dell’Accademia 9 ph. 0574.27920

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Boccondivino Via Mascagni 59 ph. 0574.22957 Cafiero Vicolo de’ Neroni ph. 0574.606309 al castello Piazza S.Maria Delle Carceri, 1 ph.0574.483136 Enoteca Antica Fiaschetteria Piazza Filippo Lippi 4 ph. 0574.41225 Enoteca Razmataz Piazza Mercatale 110 ph. 0574.448619 Enoteca Barni Via Ferrucci 22 ph. 0574.607845 Il Capriolo Via Roma 306 ph. 0574.1825326 Il Mercante Via Traversa il Crocifisso 47 ph. 0574.627174 Il Palazzolo Via Giuseppe Mazzini 37-39 ph. 0574.400730 www.ilpalazzolo.it Il Pirana Via Valentini 110 ph. 0574.25746, www.ristorantepirana.it L’Altra Calafuria Piazza Filippo Lippi 9 ph. 0574.26697 La Grotta di Bacco Piazza S. Domenico 16 ph. 0574.440094 La Veranda Via dell’Arco 10 angolo Piazza S.Marco, ph. 0574.38235, www.ristorantelaveranda.it Le Barrique Via G. Mazzoni 19 ph. 0574.30151, www.lebarriquewinebar.it Le Fontanelle valentino Via Traversa del Crocifisso 7 ph. 0574.622316 www.lefontanellehotel.it Lo Scoglio Via Giuseppe Verdi 42 ph. 0574.22760 Mangia Via Ferrucci 175 ph. 0574.572917 Mokha Piazza San Marco 5 ph. 0574.400412, www.mokha.it Opera 22 Via Pomeria 64 ph. 0574.606812 www.opera22.it

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Pepe Nero Via Zarini 289 ph. 0574.550353 Salomè Hotel Datini, Via Marconi, 30 ph. 0574.562348 Sasso Via Firenze 40 ph. 0574.562288 SOLDANO Via della Sirena ph. 0574.830913 Via Pomeria 35 ph. 0574.34665 Tonio Piazza Mercatale 161 ph. 0574.21266

Trattorie La Fontana Via di Canneto 1 ph. 0574.27282 Lapo Piazza Mercatale 141 ph. 0574.23745 Logli Mario Via Carteano 1 Filettole ph. 0574.23010 Osteria Cibbè Piazza Mercatale 49 ph. 0574.607509 osteria le cento buche Via degli Abatoni 7 ph. 0574.694312

Pizzerie la baracchina Viale Galilei 8 ph. 0574.468350 Cavallino Rosso da Giovanni Via Pistoiese 26 ph. 0574.23143 Don Chisciotte P.zza Mercatale 38/39 ph. 0574.39023 Via Pistoiese 502 ph. 0574.816909 Viale Galilei 21 ph. 0574.442903 Fancy King Via Valentini, 21 ph. 0574.581343 Il Ragno Via Valentini 133 ph. 0574.596700 King’s Pub Via Garibaldi 148 ph. 0574.28641 La Buchina degli Angeli Piazza Mercatale 134 ph. 0574.442922 PIZZA E BOLLICINE ph. 0574.1825821

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Pizzeria Maggie Via Bologna 519 ph. 0574.460493 Pizzeria Il Sipario Via Firenze 40 ph. 0574.562282 Sciuscià Via Galcianese 79 ph. 0574.28058 Vienna Via del Purgatorio 61 ph. 0574.630763

Cucina etnica Fujiama Via Valentini 5 ph. 0574.623857 Hong Kong Via Fabio Filzi 47 ph. 0574.611180 Hua Qiao Via Ferrucci 305 ph. 0574.570842 Nagoya Via Avignone 34 ph. 0574.400183 Raja Piazza del Collegio 8 ph. 0574.32032

OUTSIDE Cantagallo

A MANGIA’ FORA Via Sant’Ippolito 16 ph. 328.3032343 Il Ghirighio Loc. Migliana 29 ph. 0574.981103 La Bua della Tonia Via S. Quirichello 2 ph. 0574.956171 La Castagna Via di Migliana 40 ph. 0574.981791 Trattoria il fabbro Via Bologna - Loc. Il Fabbro ph. 0574.956380 Carmignano Biagio Pignatta Viale Giovanni XXIII 1 Artimino ph. 055.8718086 www.artimino.it Cantine del Redi Via 5 Martiri 29 - Artimino ph. 055.8751408 Da Delfina Via della Chiesa 1 – Artimino ph. 055.8718074, www.dadelfina.it La Cantina di Toia Via Toia 12 ph. 055.8717135

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Il Barco Reale Piazza Vittorio Emanuele II, 28, ph. 055.8711559 Olga Via Montalbano 6 ph. 055.8712028 Su pe’i’ canto Piazza Matteotti 25/26, ph. 055.8712490

Cerreto

Lago di cerreto Via Cantagallo ph. 338.8226888

Montemurlo

Casa la querce Via La Querce 47 ph. 0574.684070 La Taverna della Rocca Piazza Castello 2, ph. 0574.680459 Osteria Beccaceci Via Venezia 6, ph. 0574.680266 www.beccaceci.com

Montepiano CA DEL SETTA Via della Badia 16 ph. 0574.959829

Poggio a Caiano

Il Vecchio Casale Via Carmignanese 127 ph. 055.877427, www.ristoranteilvecchiocasale.it La Furba Via Statale 99 ph. 055.8705316 www.lafurba.it La Frugola Via Aldo Moro 33 ph. 055.8778143

Vaiano

La Locanda degli Artisti Via Bertini 76 Schignano ph. 0574.983436 Pizzeria G. Rossi Via Braga 191 ph. 0574.946503 La Nuova Tignamica Via Val di Bisenzio 112 ph. 0574.984424

Vernio

Circolo Arci Via Del Bisenzio 292 ph. 0574.957466 Renzo Via Stazione 7 ph. 0574.938151


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Un party nel chiostro Per il lancio del numero esivo di Pratoreview la girovaga redazione del Gruppo Editoriale, che da 5 anni presenta ogni suo numero in un luogo diverso della città per farlo conoscere o riscoprire ai suoi lettori, ha scelto l’ariosa cornice del Chiostro di San Francesco. Con soddisfazione di tutti.. lo dicono i sorrisi. (ph. Gianni Attalmi)


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22 Nina Paradiso. From Prato to Paris, for passion. I have moved to Paris, for passion. To the most romantic city per excellance, like in a fairy tale. I was attending the Dramas, Art and Music Studies in Florence: in 2002 I started to travel between these cities, and in 2007 I chose the capital of France. It was like taking a leap into the unknown: with neither a job nor a good knowledge of French, I found myself in a city that is notoriously known for not being particularly kind to foreign people. But in a very short time, after having searched long on the Internet, I got to know the manager of a music production company, and after two weeks I started to work for him. Today I am working as a register, meaning production assistant and tour manager. This is a job that I love, that stimulates me day by day, that I have chosen to the detriment of other more stable jobs and sectors that can ensure economic security. And I am happy

to confess that this great passion I have for music, and for Jazz in particular, started in Prato. It was here that I met the people that have influenced and inspired me and that my cultural journey started: at the Verdi school, where I studied saxophone, and at the Metastasio Jazz Festival, which I started to visit when I was a girl. six good reasons to visit Prato. The reopening of the Pretorio Palace after so many years and the very beautiful exhibition held there on the origin of Renaissance art and its strong connection with Prato, created an atmosphere of vitality that pervaded the whole city. A feeling that was necessary to get rid of the paralyzing fear and sense of loss of identity inevitably

26 caused by the economic crisis, and a sort of new and unexpected occasion for this city as well. This exhibition has brought Prato to prominence in the world of art, and now that Piazza del Comune

is in the spotlight, many people will come from all over the world to admire these works of art and to see the places where Lippi had lived that had been so dear to him. It is the right time for us to look for new economic solutions and identities that have never been exploited in the world of art and tourism. We have asked six experts in art and culture -that were born in Prato or are just in some other ways related to this city- to tell us why Prato is worth a visit and why they think it is a special city. Apart from its (once famous) textile essence. laboratory of the Renaissance Examining a great theme from a specific point of view usually really helps to understand and appreciate it better. This is one of the purposes of the exhibition From Donatello to Lippi. Officina Pratese, which wants to approach the works of some of the greatest artists of the Italian Renaissance from a special observatory: Prato. The choice of this city is not unsignificant. The works Donatello, Maso di Bartolomeo, Paolo Uccello and Filippo Lippi had made in Prato are not copies of consecrated originals: on the contrary, here these artists challenged themselves to produce something that had to be completely new. That is why Prato

is said to have been an “officina”, an art workshop of the Renaissance. This exhibition tells about some among the most important chapters of art history throughout the confrontation of masterpieces from all over the world, focusing on the choral character of this stimulating figurative season, whose protagonists are not the products of an isolated genius, but the way new languages are challenged and made known instead, also thanks to the confrontation of many artists: painters, goldsmiths and sculptors,

32 as well as new leaders and followers with personality and great ideas. Andrea Martinelli tells about this special moment in his life and career Last September, he donated his self-portrait to the Uffizi Gallery. As soon as the exhibition showing the self-portrait “La Bocca” and twentythree preliminary drawings in the Uffizi Gallery’s


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my self-portrait at the temporary exhibition at the Uffizi Gallery. The first ten years of Met The Teatro Metastasio in Prato is a monument to city’s culture, and looking at the first ten year of this theatre’s activity after its re-opening in 1964 allow Camino Room ends, the us, as from a privileged painting will become part observatory, to retrace a bit of the collection on display of the city’s history as well. in the Vasari Corridor and the name Andrea Martinelli The curtains open on the city of Prato at the times will go down in the history of the industrial boom, of of art. At such a special the protests of 1969 and moment in his life and of the years of political career, we had a chat with turmoil, of a dynamic and Andrea, who told us all complex world, reflected about the excitement he feels, but also the deep and in the works of many subtle pain which, however, artists. Today, when we speak about the Teatro can be a great source of Metastasio of those years energy. we also speak about our When have you discussed history, the history of Prato the project for the Uffizi Gallery with the director for and of the whole Italian country, which was deeply the first time? The very first time was in 2008, during my exhibition at the Moretti Gallery, of which Antonio (Natali, director of the Uffizi Gallery) curated the introduction. I remember that he pointed at me amidst the crowd and said, with the lightness and sense of humour that he brought with him from Livorno: “I want your selfaffected by that period: portrait for the Gallery!”. Prato began to move away I was so excited, as much from its rural and artisan as the day, in April, we heritage to definitely talked about the donation become an industrial city, again. That same day, and people thought it had I began working on the preliminary drawings which become larger, even too would be on view alongside large for them. Among

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Orario di Apertura MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ

8.00 - 19.30 8.00 - 19.30 8.00 - 19.30 8.00 - 19.30

ORARIO CONTINUATO

SABATO 8.00 - 13.00 / 15.30 - 19.30 DOMENICA 8.00 - 13.00 LUNEDÌ CHIUSO

DICEMBRE APERTO tutti i giorni NATALE e S. STEFANO SOLO LA MATTINA

ANTONIO MATTEI BISCOTTIFICIO via Ricasoli 20 • 59100 • Prato • ITALIA TEL. +39 0574 25756 • FAX +39 0574 36650 info@antoniomattei.it • biscottimatteideseo.it

the many celebrities in the world of theatre who have performed at the Metastasio we remember Giorgio Strehler, whose performances are characterized by the socalled critical direction that focuses on history, people and human actions. The Mountain Giants (1967) perfectly reflects his years spent in Prato. Another personality who has been really influential is Franco Zeffirelli, who displayed an uncharacteristic intellectual approach in the world of Italian theatre. In 1966 he directed Romeo and Juliet with its central generation-gap theme, six years after his production for the Old Vic in London that was cause of discussion. Then Roberto Guicciardini, who has deserved to perform at the Mestastasio: an enthusiastic lover of Italian theatre, the first to perform in Prato Italian Night -based on the central European comedy by Odon von Horvath- which cast light on an unjustly neglected writer. Or Luca Ronconi, whose name has been associated to this textile city since he founded here his Theatre Laboratory. Or the enfant terrible of Italian stage, Carmelo Bene, one of the most interesting dandies representing the so-called Italian theatre of the unbelonging, while on the opposite

side of dandyism were the light-hearted guittos who made fun of a flown society where money was everything: one of these guittos, Dario Fo, started to perform at the Metastasio during the first theatre season after its reopening, in March 1965. The mordacious wit of his performances, embracing myth and reality at the same time, has always given rise to fierce debates. From Cavarzano to Bethlehem. Wood from giant North Italian oaks trees, shipped from Venice to Bethlehem on Venetian sturdy vessels, in the 15th Century, has protected one of the most important sites of Christianity for centuries. The wooden roof, built to complete the complex architectonic structure of the underground Bethlehem Cave with its silver star under the altar, began to be restored on the 15th of September by a team of workers leaded by eight very skilled men who work for the Centro Restauri Piacenti in


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Prato: they are currently working hard “to conclude the restoration works by the end of 2013, in collaboration with experts from Livorno as far as the lead that will be needed concerned, the company Legnopiù by Paolo Visci and a local partner, the President of the Order of the Engineers of Bethlehem, who is going to keep in contact with the departments of Bethlehem”. Gianmarco Piacenti, who runs this family business with his brother Marcello and his sister Daniela –the Piacenti Spa, which had been once a hand carpenter shop in Cavarzano, created by their great-grandfather Vincenzo-, speaks about this professional experience that is going to contribute to a further expansion of this company that has been operating in Italy and abroad for years and collaborates with shared companies in Russia and Moldavia. In the meanwhile, this company from Prato is also undertaking restoration works at the

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Grandi Uffizi in Florence, at the Potestà’s Palace in Mantua, in Vinci at the home of Mona Lisa’s author and in Pisa at the stair steps of the Knights Palace.

62 The Story of Yang Yang’s heart beats for Prato. Born in 1979 in Jinan, in the province of Shandong, he has been living in Milan for 22 years. He has been the special correspondent for Le Iene show since 2012, when his talent was discovered by Victoria Cabello, but he is mostly a theatre actor who refuses to bury his head in the sand: “I feel like a bridge, like a thread connecting two different cultures, though at times I get slapped in the face by both the Chinese and the Italians (he laughs)”. Excuse me, but what does the theatre have to do with integration? “Come and see a show at the Compost and you will understand”. The Compost is a space in Prato, in Via Santa Chiara, which has been hosting the PPP, a theatrical group that uses the stage as a

means to help the “new Italians” integrate, since 2009. Yang plays a major role in this project conceived by director Cristina Pezzoli and playwright Letizia Russo. How do you balance the lightness of Le Iene with the commitment to social theatre? “I have found the way to balance both roles and I use my popularity to assuage people’s suspicion when I try to get them involved and invite them here to express themselves and meet with others: the real problem with immigrants, especially Chinese people, is that they are uncommunicative”. Plans for the near future? “A monologue I wrote myself titled Tong Men-g”. A dream? “Make enough money to pay off the Compost’s expenses, as it is at risk of being shut down for lack of funding”. All this, while the world watches the growth of this social and independent theatre group, with television crews storming into Prato from Canada, China and Japan to document such an unusual experience. The Butterfly has flown away Marta Pagnini and her road to Rio de Janeiro 2016 From rising star to swearing-in as member of the Air Force, from the gym in Prato to the Olympic Games in

London. The next goal is Rio de Janeiro. Marta Pagnini’s world swirls as fast as the hoop with which, alongside her teammates of the National Italian rhythmic gymnastics team, she captures the attention of the audience in every corner of the planet. From the rising star who used to train at the CONI Santa Caternia gym in Prato to Butterfly (the nickname by which the Italian Olympic gymnasts are known), and ready to fly with other wings as well, as she has just recently, on September 24th, sworn in as airwoman of Italy’s Air Force, of which she has been member for some time now. What’s more, she has been appointed ad honorem Messere della Pallagrossa, a sport that certainly has little to do with her slim figure. She has also won two gold and six silver medals as the World Championships, one bronze medal in London and two at the European Championships: very few 22-year-old girls can boast such a

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this year will age well; sure, the organoleptic characteristics of these wines are very different compared to the past years, but they have a great aging potential”.

rich résumé. And this is only the beginning, considering that Marta Pagnini became captain of the Italian team immediately after the London Olympic Games. However, being the lifespan of

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a rhythmic gymnast’s career shorter than that of other sports professionals, every competition, every single day of training is essential to the achievement of the goal. The work of a year or of a lifetime is concentrated into two minutes and a half and that is why the Butterflies’ motto, the one Marta repeats to herself every day, is: “Brains and Heart”. 2013 year and the freshness of Carmignano wines Expert’s notes on 2010 and 2011 She has no doubt about the 2013 grape harvest. Both the experience of Silvia Vannucci in this field and her love for wines allow her to make

pondered and precious judgments: “2013 will be remembered as one of the most delayed grape harvests of the last 20 years. Cool temperatures and heavy rains during spring delayed bud break and bloom. Such a climate is to be seen as the main cause for the ripeness of the grapes, their average sugar content, their good acid levels and their intense elegance and colors, caused by the strong temperature leaps between day and night during the last month of the past season”. The young owner of the company Azienda Piaggia –founded by her father around the half of the Seventies- is now president of the Consortium of the wines of Carmignano, once called Congregation of Carmignano wine, in line with the 1716 edict of Cosimo de’ Medici. She explains that “the first wines tasted have astounding freshness, drinkability and elegance, that is why we are optimistic about the fact that the wines of

Pepe Nero. Welcome to the domain of locally-sourced ingredients and traditional dishes with a creative twist. Learn all about it… It is the domain of Carnival meatballs, pork tegamaccio, Wiener Schnitzel with anchovy sauce, a thousand different salt cod and anchovy-based dishes and zuppa inglese dessert. In 2002, Mirko, the son of Marino Giannoni (the typical old-fashioned Italian waiter you see in black and white films, who worked at Baghino’s for fifty years), after ten years spent in Angiolo Barni’s kitchen, “a big brother”, started a small, forty-seat restaurant in Via Zarini, on the ground floor of a modern building that lets out very little, if not nothing, about his passionate and genuine cuisine.

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Passionate, because cooking is the love of his life, in particular, traditional Pratese recipes combining dear memories, dreams and research; genuine, because the first thing Mirko tells you is that the menu is never the same, there are no cult dishes (which is usually very marketing-wise), as he uses only 80% locally-sourced, fresh and seasonal produce, Calvanina beef (for steak tartare, T-bone steaks, hamburgers, roast

beef), flour from Vaiano, eggs and poultry from the Mugello area, and a very rare Canadian salmon, the Red King, the only one that can be truly considered wild, to be enjoyed both raw or smoked. The waiter in charge of the dining room is Marino, 83 years old but he doesn’t look his age, impeccable as usual. In charge of wine is Mirko’s fiancée, Sara, who has the same approach to wine as Mirko’s to food: day by daychanging labels according to the best quality/price ratio, but she never runs short of good Carmignano wine.


Viale Piave 20/b, 59100 Prato tel 0574 1663473 - fax 0574 065147


n.19 - autunno 2013 trimestrale di cultura, economia e moda spedizione in abbonamento postale 45% - art. 2, lettera b - legge 662/96 - filiale di Firenze - contiene IP - euro 4,00 free copy

review prato

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prato n. 19 autunno 2013

Matinée d’arte Prato secondo me

Artisti, scrittori, intellettuali raccontano perché è un posto speciale

Da Donatello a Lippi Il ‘400 a Palazzo Pretorio

Andrea Martinelli

Il suo autoritratto alla Galleria degli Uffizi

Carmignano

Vendemmia 2013


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