Pratoreview 18

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n.18 - estate 2013

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n. 18 estate 2013 - trimestrale di cultura, economia e moda in collaborazione con la camera di commercio di prato

Geometrie in movimento Patti Smith Tessitrice di sogni

Gabriele D’Annunzio I ricordi del poeta al Convitto Cicognini

Nuovi orizzonti

Le aziende alimentari che uniscono tradizione e produttivitĂ


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review 10 teatri 14 mostre 17 era l’anno di Piero Ceccatelli

20 libri 22 Lo sguardo da fuori 25 editoriale

di Luca Giusti

26 Tessitrice di sogni Intervista a Patti Smith, alla vigilia del suo concerto a Prato di Francesca Lombardi

30 Rivoluzione a tempo di musica Andrea Franchi, Blue Willa e Giochi per bambini di Sabrina Bozzoni

34 Un alunno modello Le pagelle di Gabriele D’Annunzio al Convitto Cicognini di Maria Lardara

38 LA GRANDE FUGA Il “nostro mondo”: lettera aperta alla città per un riscatto possibile di Riccardo Rami 42 I brand pratesi a Pitti Uomo Ecco chi sono e cosa hanno presentato all’ultima edizione della kermesse moda firmata Pitti Immagine 46 Geometrie in movimento Nell’Intercamera plastica in mostra al Museo Pecci si riaffaccia la moda. Ovvero il ‘curioso’ motivo per cui è nata. Nel 1967 di Teresa Favi foto Alessandro Moggi


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56 passepartout Il ricordo di Nedo Coppini, fotografo e testimone fedele della storia di Prato di Matteo Grazzini

60 esperienza formidabile Progress. Quando la Cassa fotografava Prato 64 I Semi-estinti Sette casi eccellenti di recupero di antiche varietà vegetali nella piana di Prato e nell’anello di valli e colline che la circondano di Teresa Favi - photo Martina Giachi

68 Nuovi Orizzonti di una Città tessile Qualità alimentare a Prato: le aziende che uniscono tradizione e numeri importanti di Elisa Signorini

74 Fuori dal Comune Come gli abitanti di Galciana, pratesi con una propria storia di Tommaso Geri, foto Dario Garofalo

80 Bicycle Rise Piccolo itinerario pratese per gli appassionati delle due ruote di Melania Mannelli

87 da consumare al tramonto I luoghi dove “tirar tardi”nelle serate estive di Francesca Lombardi

90 Quel dolce sì Sposarsi a Prato. Luoghi magici per il momento più bello della vostra vita 92 shot on site

Inaugurazione nuova sede della Camera di Commercio

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Prato review 17 party

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Direttore responsabile

Silvia Gambi condirettore

Matteo Parigi Bini moda

Teresa Favi, Francesca Lombardi redazione

Sabrina Bozzoni, Matteo Grazzini, Alessandra Lucarelli, Mila Montagni, Elisa Signorini, Maria Giusy Riccetti contributors, Anna Beltrame, Piero Ceccatelli, Tommaso Geri, Luca Giusti (Presidente della Camera di Commercio di Prato), Maria Lardara, Riccardo Rami, Melania Mannelli, Guido Parigi Bini Fotografi

Gianni Attalmi, Lorenzo Cotrozzi, Dario Garofalo, Martina Giachi, Fabio Gori, Alessandro Moggi grafica

Chiara Bini, Alessandro Patrizi Traduzioni

Tessa Conticelli, Costanza Nutini Direttore Commerciale

Alex Vittorio Lana Pubblicità

Gianni Consorti, Alessandra Nardelli società editrice

Alex Vittorio Lana, Matteo Parigi Bini

ORARIOnegozio di APERTURA negozio Orario mese di luglio MARTEDÌ MERCOLEDÌ Martedì GIOVEDÌ Mercoledì VENERDÌ Giovedì SABATO venerdì DOMENICA Sabato LUNEDÌ

8.00 - 19.30 8.00 - 19.30 ORARIO 8.00 - 19.30 (Orario continuato) 8.00 - 19.30 CONTINUATO 8.00 - 19.30 (Orario continuato) 8.00 - 19.30 8.00 - 13.00 / 17.00 - 24.00 8.00 - 13.00 /15.30 -19.30 8.00 - 19.30 (Orario continuato) 8.00 - 13.00 8.00 - 13.00 / 15.30 - 19.30 CHIUSO

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DEL MESE aperti anche il pomeriggio Chiusura estiva

da sabato 10 agosto a giovedì 29 agosto compresi

via Piero della Francesca, 2 - 59100 Prato - Italia tel +39.0574.730203 - fax +39.0574.730204 redazione@gruppoeditoriale.com Registrazione Tribunale di Prato - n° 5/2009 del 10.03.2009 Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2, lettera b – legge 662/96 – Filiale di Firenze - Contiene IP Carta

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agenda spettacolo

Nada Malanima

PRATO ESTATE Incontri, serate musicali e teatrali, opere e grandi concerti: questo il programma dell’edizione 2013 di Prato Estate. Martedì 2 luglio per la rassegna Voci di donne, alla corte delle sculture della Biblioteca Lazzerini arriva Nada insieme alla chitarra di Fausto Mesolella, chitarrista degli Avion Travel per un live ad ingresso gratuito. Lunedì 15 luglio all’Anfiteatro Centro Pecci on stage Roberto Cacciapaglia: compositore e pianista milanese, protagonista della scena musicale italiana più originale e innovativa. Giovedì 18 stesso palco per un omaggio in musica a Sergio Endrigo, con un concerto dedicato ai suoi più grandi successi con Simone Cristicchi e l’Or-

Roberto Angelini

chestra sinfonica I Nostri Tempi. Venerdì 26 luglio in una delle poche tappe italiane arriva in piazza Duomo a Prato Patti Smith, cantante, musicista, poetessa, voce rabbiosa, febbrile e dolente, che ancora oggi incarna una delle figure femminili più dirompenti della storia del rock. Infine lunedì 29 luglio live al Centro Pecci il “golden boy” della nuova leva cantautoriale e tra le migliori proposte dell’ultima edizione di Sanremo giovani, con il suo disco d’esordio Siamo morti a vent’anni, uscito lo scorso agosto, il trentenne aretino Lorenzo Cilembrini alias Il Cile. Cambiamo genere e giungiamo all’opera: martedì 30 e mercoledì 31 luglio al Castello dell’Imperatore. Dopo il successo di Tosca, Bohème e

Patti Smith

Turandot, messe in scena grazie alle energie di tanti appassionati, tocca al Rigoletto di Giuseppe Verdi. Sarà un’altra tappa del progetto Prato-Verdi 1813-2013, in occasione del bicentenario della nascita del grande compositore italiano. Sarà una versione molto particolare di una delle opere più famose, belle e amate della storia della lirica: rappresentata integralmente, con cantanti, coro e pianoforte, e la suggestione delle luci e delle immagini, nella cornice unica del Castello. Due serate costruite per vivere le emozioni dell’opera lirica a prezzi molto popolari. Per il quarto anno consecutivo si rinnova la collaborazione fra Comune e Accademia San Felice per riproporre anche a Prato il Festival delle Orchestre

King of the opera

Giovanili. La prestigiosa rassegna, giunta alla XV edizione e parte integrante del progetto europeo The European Festival Experience, porta ogni anno circa 1.200 giovani musicisti nelle più importanti città della Toscana. Quest’anno saranno tre gli appuntamenti con il grande repertorio classico e con giovani musicisti francesi, tedeschi e asiatici: il 9, 22 e 31 luglio ad ingresso libero presso la corte delle sculture della Lazzerini. Non dimenticatevi infine della rassegna Giovani Talenti On Stage: ogni mercoledì e venerdì di agosto, nove serate di musica cariche di freschezza ed energia, in collaborazione con lo staff di Officina Giovani, da non perdere il live dei Blue Willa il 28 agosto.


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agenda spettacolo

Roberto Cacciapaglia

FESTIVAL DELLE COLLINE Tra i Comuni di Poggio a Caiano, Prato, Carmignano, Montemurlo, Vaiano e Vernio una ricca programmazione di buona musica dal motto “Up Patriots to Arts!”. Ecco gli imperdibili: mercoledì 3 luglio alle 21.30 presso l’affascinante Chiesa di Bonistallo il live di King of the Opera, il nuovo progetto del toscano Alberto Mariotti, naturale continuazione della sua precedente esperienza artistica come Samuel Katarro. Considerato uno degli artisti più promettenti del panorama italiano di musica indipendente. Mercoledì 10 alla corte delle sculture della Biblioteca Lazzerini Ramin Bahrami, il giovane pianista iraniano considerato uno degli interpreti più importanti di questi anni e definito dalla critica l’erede di Glen Gould. Gio-

Peppe Voltarelli

vedì 11 alla Villa Giammari di Montemurlo, un mush-up di suoni e culture con The Word, band fondata a Shanghai nel 2011; provengono da 7 diversi paesi: Francia; America, Cina, Olanda, Portogallo, Mauricius e Norvegia. In prima nazionale, una produzione del Festival delle Colline, Il bene di parte: monologo con canzoni per voce e chitarra interpretate da Peppe Voltarelli di Rosaria Parretti, presso la corte delle sculture della Biblioteca Lazzerini, martedì 16. Una delle più belle voci italiane che da anni usa la canzone come una vera e propria forma di resistenza culturale. E’ Ginevra di Marco, venerdì 19 luglio live alla Villa Medicea di Poggio a Caiano. Martedì 23 luglio è la volta di Vbd 23/Niente è andato perso, in prima

Ramin Bahrami

Il Cile

nazionale con il famoso bassista Gianni Maroccolo e uno dei nomi più interessanti della sperimentazione degli anni ‘70: Claudio Rocchi. Concludiamo con lo spettacolo musicalcomico dei Camillocromo al Parco dell’Albereta di Vernio il 28 luglio ad ingresso gratuito e il concerto finale della Band del Brasiliano in formazione big band da 11 elementi, il 31 luglio gratis al Museo Pecci.

una mostra/mercato, mostre e installazioni. Ecco i concerti da non perdere: martedì 25 alle 22.30 on stage Roberto Angelini con il suo “Solo Live”, cantautore e musicista, tra le sue collaborazioni spiccano il violinista Rodrigo D’Erasmo e Niccolò Fabi, con cui ha girato tutta la penisola con il suo tour di successo. Non perdetevi poi i live dei Moscaburro giovedì 26 e degli Alta Pressione il 27.

OFFICINA RE-THINK Da martedì 25 a giovedì 27 giugno al via la seconda edizione di Officina ReThink, un contenitore di idee, un nuovo modo per informare, sensibilizzare, intrattenere e coinvolgere il visitatore; rendendolo partecipe in maniera attiva e non solo come semplice spettatore. In programma

WIMPRock All’interno dei giardino di piazza Mercatale ogni giovedì una programmazione live dedicata ai grandi nomi della scena rock contemporanea, a cura di Capanno Black Out. Da non perdere giovedì 4 luglio il live di Giochi per bambini con la partecipazione di Andrea Franchi


TI AIUTIAMO A GUARDARE LONTANO


14 agenda arte

Centro Pecci

Biblioteca Lazzerini Assedi e terremoti, viaggi esotici e dispute religiose, missionari e buone maniere a tavola, calcoli e calendari, la Cintola e il calcio fiorentino: tutto in una piccola mostra di libri dei secoli XVIXVII, provenienti dal fondo librario di monsignor Alessandro Lazzerini, nucleo fondatore della Biblioteca comunale che porta il suo nome. Gioielli di carta vuole essere la prima occasione in cui vengono mostrate queste rarità: in programma fino al 31 luglio, www.bibliotecalazzerini.prato.it Cassero medievale Cento foto di Federico Berti per raccontare due affascinanti viaggi nel centro e nel sud dell’India, dalle vie sacre al Kerala passando per Benares/Varanasi, da New Delhi a Calcutta. Cento scatti dal cromatismo viva-

Centro Pecci

ce e gioioso che va di pari passo ad una realtà tragica, drammatica e dolente. Fino al 28 luglio, www.pratoestate.it Centro Pecci Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci festeggia il 25 anniversario di attività martedì 25 giugno e propone un ricco calendario di eventi, un’occasione per non perdere le mostre in programma. Fino all’8 luglio, La figurazione inevitabile, mostra che indaga, attraverso le opere di alcuni pittori internazionali appartenenti alla generazione nata dopo gli anni Sessanta (e che, in molti casi, espongono per la prima volta nel nostro paese), alcuni aspetti della pittura in generale, e della figurazione intesa come approdo irrinunciabile e al contempo problematico che inizia nel diciannovesimo

Dryphoto

secolo e arriva fino ai giorni nostri. Il Centro presenta un progetto espositivo inedito per l’Italia, dove le mostre dedicate alla pittura del nostro tempo sono molto rare, e vuole essere una prima proposta per rivitalizzare quel dibattito intorno alla pittura che da troppo tempo e ingiustamente è stato da noi marginalizzato. Troverete opere di Richard Aldrich, Mamma Andersson, Helene Appel, Michael Bauer, Luca Bertolo, Joe Bradley, Peter Linde Busk, Pierpaolo Campanini, William Daniels, Avner Ben – Gal, Thomas Helbig, Merlin James, Rezi van Lankveld, Katy Moran, Marco Neri, Alessandro Pessoli, Tal R, Matthias Weischer. Per i più piccoli, Vacanze in arte: un’interessante opportunità per coinvolgere i bambini dai 7 ai 12 anni in varie iniziative settimanali che prevedono laboratori didat-

tici pieni di sorprese, giochi collegati al mondo dell’arte ed escursioni sul territorio alla scoperta di bellezze artistiche, ambientali e di puro divertimento. Dal lunedì al venerdì, dal 10 giugno al 26 luglio e dal 2 al 6 settembre dalle ore 8.30 alle 16.30. www.centropecci.it Dryphoto Da I luoghi del mutamento a Mandela Garden: l’apertura del Giardino Melampo all’interno del progetto Mandela Garden diventa insieme alla mostra I luoghi del mutamento (1988/2012) di Andrea Abati un’occasione di riflessione sul rapporto fra arte/fotografia e territorio e sul ruolo dello spazio d’arte all’interno del contesto urbano. Invece di presentare un intervento artistico che promuove azioni positive, lo spazio d’arte aderisce ad un progetto di riqualificazione


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del territorio nato dal basso da una cittadina che desidera rendere migliore il contesto nel quale vive: Mandela Garden è un progetto che si ispira all’esperienza di Nelson Mandela quando era in carcere, auspicava di creare un giardino un orto in ogni angolo degradato della città. Fino al 12 luglio, www. dryphoto.it Il Cinema sotto le Stelle Sotto le stelle del Castello dell’Imperatore, si è aperta a giugno la consueta programmazione cinematografica estiva a cura della Casa del Cinema di Prato. Tutte le sere, i film più belli usciti nel corso dell’anno; il lunedì, una programmazione di grande qualità, con le produzioni d’essai che hanno raccolto maggior successo in festival e rassegne internazionali. Nel fine settima-

Moo

na, prima della proiezione, aperitivo-cena con degustazione di prodotti tipici nello spazio bar rinnovato. Il calendario completo su www. pratoestate.it Moo Moo è un nuovo spazio dedicato all’arte e al design inaugurato nel cuore della città a giugno, in via San Giorgio 9/A. Lo spazio ha ospitato Wonder Objetcs, un progetto inedito dell’artista pratese Chiara Bettazzi, emblema di un percorso artistico che si basa sull’analisi del binomio organico-inorganico e si sviluppa secondo un processo ossessivo di ricerca e accumulazione di oggetti. Il titolo allude volontariamente alla Wunderkammer (camera delle meraviglie), che a partire dal Cinquecento diviene un ambiente nel quale vengono conservate raccolte di oggetti che rimandano

ad una dimensione meravigliosa a causa della loro straordinarietà. Se queste raccolte erano suddivise in naturalia e artificialia, in base alla loro appartenenza da un lato al mondo naturale e dall’altro a quello della produzione dell’uomo, nelle sale di MOO Chiara Bettazzi ha congiunto le due antiche categorie: lavorando sia con resti animali che con oggetti d’arredo, ha creato delle installazioni oggettuali nelle quali l’organico, come ad esempio ossa e muffe, viene inserito all’interno di contenitori inorganici, ampolle e portagioie, nel tentativo di creare una nuova idea di camera delle meraviglie. In collaborazione con Lato, per informazioni: www.lato.co.it

mento, dal 13 settembre a Palazzo Pretorio per la riapertura del Museo) in programma Preludio D’Oro. Due splendide tavole provenienti dalla collezione Moretti e monete appartenenti alla collezione Francesco Bernocchi. La mostra, curata da Angelo Petrai, ha come denominatore comune l’oro: l’oro della Crocifissione attribuita al Maestro della Pietà, pittore senese della metà del Trecento, e l’oro della Madonna col Bambino, fra i Santi Giovanni Battista e Giacomo Maggiore di Francesco d’Antonio, attivo a Firenze e Pisa nella prima metà del Quattrocento. Ma anche l’oro delle monete, fra le quali uno dei 17.500 fiorini con Saletta Valentini cui fu pagata Giovanna In attesa della mostra Da D’Angiò per la vendita di Donatello a Lippi (la gran- Prato ai fiorentini nel 1351. de mostra sul Rinasci- www.pratoestate.it



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era l’anno 2005

L’anno del Multifibre

Un trentotenne, Carlo Longo, al vertice dell’UIP, Romagnoli sindaco e un anno difficile per il distretto di Piero Ceccatelli

Il 2005 fu l’anno in cui Prato inizió a fare i conti con un evento epocale a livello internazionale e con le profonde svolte imposte al suo maggior ente pubblico - il Comune - e alla più importante associazione privata, l’Unione industriale. Il fatto epocale fu l’Accordo Multifibre entrato in vigore il primo gennaio di quell’anno. Le fontiere europee si abbassavano all’ingresso dei prodotti da fuori continente. Molto politicamente corretto. Ma anche molto economicamente sconveniente. Anzi: suicida. Perché l’accordo ci ha consnetito di venire invasi da merce - in massima parte di bassissima qualità - provieniente dalla Cina senza che noi possiamo sfondare in quel mercato con i nostri prodotti griffati, in regola secondo i parametri Iso, testati

dai nostri ministri della salute. Il risultato è che i nostri tessuti dalla mano morbida e i coloranti a prova di salute si bloccano per mesi alla dogana cinese (e non da meno accade - fuori dal Multifibre - per tante eccellenze alimentari) mentre noi accogliamo di tutto da ogni parte del mondo. Oltre duecento anni dopo averlo creato, l’Occidente fa i conti con l’Illuminismo e il suo portato di uguaglianza fra uomini. Chi l’Illuminismo non ha l’avuto - dagli islamici ai cinesi - ci presenta il conto. Avendo pure la coscienza a posto.Dalle nostre parti a metà 2004 era stato eletto sindaco Marco Romagnoli, estrazione Pci ma una carriera a maturata nel pubblico non come politico ma come massimo dirigente della Regione Toscana. Chi af-

ferma che sindaci e assessori passano ma i dirigenti restano e quindi sono loro i veri governanti della cosa pubblica aveva di che divertirsi a osservare l’esperienza del boiardo che impugnava finalmente lo scettro, seppur di una città. La sua città. Romagnoli fu il terzo che gode nel duello dei lunghi coltelli nell’allora maggioranza Ds-Margherita. Gianni del Vecchio, all’epoca segretario del partito ex comunista si candidava per discendenza politica e per discontinuità amministrativa a succedere al novennato da sindaco di Fabrizio Mattei, pure lui ex Pci. Antonello Giacomelli, ex democristiano, aspirava allo stesso ruolo nel nome della continuità di gestione ma anche dell’alternanza politica. Era stato il vice di Mattei ed avrebbe governato nel

solco di questi come primo sindaco mai stato comunista della città. La lotta, maturata nella prima parte del 2004 fu dura e cruenta. Maggioranza spaccata, ma consapevole che i salti mortali ai quali si accingeva avevano comunque il beneficio della rete di protezione. Il centrosinistra era protetto da certezze inscalfibili. Comunque fosse andata, avrebbe guidato la città, come sempre. Fra i contendenti però non si trovava la quadra. Ci pensò Claudio Martini, presidente in carica della Regione e sindaco di Prato fino al 1995 a porre fine alla guerra intestina fra Del Vecchio e Giacomelli. Con un empito di pratesità senza precedenti né future testimonianze da parte di lui, piuttosto ritroso a manifestare la provenienza, Martini utilizzò


18 era l’anno 2005

Nella pagina precedente Marco Romagnoli, Carlo Longo e Claudio Martini In questa pagina, la produzione in Cina e Première Vision a Shanghai

l’autorevolezza del ruolo per gettare sul tavolo la carta del direttore generale dell’ente che guidava. Fra i due litiganti, ecco Romagnoli. Che dopo la vittoria di slancio al primo turno su Bernocchi (centrodestra) espresse nel 2005 i primi frutti del suo governo. Destinato a non soddisfare i suoi stessi elettori se questi lo avrebbero sonoramente bocciato nel sondaggio commissionato dell’autunno 2008 dal partito di maggioranza, intanto divenuto Pd. La maggioranza Romagnoli teneva in sè il comunista italiano Frattani cui era affidata l’integrazione e l’ex poliziotto Milone (Margherita) alla polizia municipale. Nei cinesi Frattani vedeva «una risorsa» da coltivare, Milone vi notava le sacche di illegalità e spediva i vigili a controllare e sanzion-

are. Due anime difficilmente conciliabili e infatti prima del termine del mandato Milone se ne andò per mettersi in proprio con una lista civica che lo imponeva come lo sceriffo necessario per fare ordine nel caos imperante fra i cinesi. Sempre nel 2005 una svolta profonda, ma di segno opposto ridotto a quella registrata in Comune emerse nella leadership dell’Unione industriale. Dopo i mandati del navigato e saggio presidente Mario Maselli ecco la guida passare nelle mani di un giovane, Carlo Longo, trentotto anni. Rottura anagrafica e di estrazione: Longo andava assumendo le redini del gruppo di imprese di famiglia, ramo filati e non tessuti come comandava la traduzione al vertice di via Valentini. Prima di lui, era stato Antonio Luc-

chesi a guidare gli industriali come produttore di fllati. Con la sua faccia giovane e giovanile e modi garbati Longo sarebbe stato il ministro degli esteri ideale di una città che affrontava la crisi. Longo s’imbatté nella recessione globale del 2008 e 2009 gli anni bui della falcidia di aziende ed emorragia di posti di lavoro. All’Unione, lui si forgió i muscoli per un percorso nel pubblico: presidente della Camera di commercio, vicepresidente nazionale di Unioncamere, presidente di Gida, la società pubblico-privata che gestisce la partita della depurazione in città. Quel 2005 consegnò insomma alla città i primi frutti di una duplice svolta che vide un manager pubblico - Romagnoli eletto alla guida del secondo Comune della Toscana e un

giovane imprenditore forgiarsi come amministratore della cosa pubblica. In politica, il duello iniziato nel 2004 fra le anime ex Dc ed ex Pci non si è più ricomposto. La rivoluzione del 2009 con l’industriale Roberto Cenni eletto sindaco - il primo non ex comunista della città - da una coalizione di centrodestra fu il segno che la strada era quella della transizione verso la cosa pubblica della costola di società civile rappresenta dal mondo delle imprese. Al tempo di Cenni sindaco e di Longo presidente della Camera di commercio e della Gida saranno assessori gli industriali Caverni in Comune e Edoardo Nesi in provincia. Una strada apertasi nell’anno di svolta 2011, Vedremo fra un anno se quella strada avrà ancora un futuro.


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20 agenda libri

EMILIANO GUCCI, NEL VENTO Quanto tempo può impiegare un centometrista per correre la sua gara perfetta? Forse dieci secondi o forse una vita intera. Oppure il tempo di un romanzo, questo. Nel vento, dà voce alla mente di un uomo tormentato da un passato che lo inghiotte nella sua voragine di ricordi. Sin da bambino, il protagonista, sa che la corsa, la velocità, è il solo rimedio per estraniarsi da se stesso e da una realtà meschina che gli ha portato via prima il fratello e poi l’amore della sua vita. Il toscano Emiliano Gucci utilizza la “solitudine del centometrista” come sottile e spietata metafora: la necessità della corsa come anestetico. Si corre per esorcizzare il vuoto, per la paura di doversi fermare a pensare.

A CURA DI RAOUL BRUNI, TOSCANI MALEDETTI SE E’ COSA DIFFICILE ESSERE ITALIANO, DIFFICILISSIMA COSA E’ L’ESSER TOSCANO In barba a quelli che credevano lo scenario della narrativa moderna toscana trasformato in una sorta di wasteland della letteratura. Arriva Toscani maledetti. Un’antologia di ventuno racconti, perlopiù inediti, composti da altrettanti autori molto diversi tra loro, ma quasi tutti sotto i quarant’anni di età. Storie corali che documentano una realtà letteraria misconosciuta e profondamente ancorata al territorio d’origine.

BRHAN TESFAY, SPECCHI SBAGLIATI Un insolito delitto. Un’anziana vicina di casa complice. Un gruppo rock che attende di esibirsi a un funerale. Fatti di scottante attualità descritti attraverso un linguaggio sfacciato, politicamente scorretto, a tratti poetico. Tesfay, naturalizzato pratese, costruisce uno squisito romanzo giallo che affronta le tematiche della guerra tra adulti e del malessere della quotidianità. Tematiche che costituiscono una sfida al senso comune del lettore.

UMBERTO CECCHI, ORIANA FALLACI CERCAMI DOV’E IL DOLORE Il giornalista e scrittore Umberto Cecchi ricorda l’amica Oriana Fallaci, dipingendone un toccante ritratto. Nelle pagine di questo romanzo, Cecchi ripercorre il sodalizio che per quarant’anni lo ha unito alla collega fiorentina, narrando ricordi e aneddoti per indagare a fondo sulla storia personale della protagonista e sui suoi sentimenti, ma anche sulle sue ideologie più profonde ricostruendo così, con occhio privilegiato, sia la vita privata sia l’intensa attività di una delle più grandi reporter del Novecento.

Si ringrazia per la gentile collaborazione La Feltrinelli Librerie Prato – via Garibaldi 92/94 A, Prato



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lo sguardo da fuori

SWEET NEW YORK

Lorenzo Palombo, proprietario de Il Cantuccio, ci racconta della sua attività oltreoceano

Gli scorci del West Village, il quartiere di New York che ospita il Cantuccio e alcune foto delle loro specialità

L’idea di aprire un’attività a New York si è materializzata dopo le frequenti visite in città. Ci venivo una volta l’anno per trarne ispirazione poiché è una realtà sempre in fermento che ti stimola sia da un punto di vista creativo che imprenditoriale. Nel 2006 ho deciso di mettermi alla ricerca di un luogo che potesse ospitare il Cantuccio, destinando le risorse che avevo, sia da un punto di vista fisico che monetario alla realizzazione di un nuovo progetto imprenditoriale che sancisse la mia volontà di voler fare. Ormai vivo qui da cinque anni. New York è una città che alimenta i sogni e così è stato anche per il mio. Amo definirmi un lavoratore e come tale sono sempre stato abituato a ritmi faticosi. Il fornaio per antonomasia, si attiva di notte o alle prime luci dell’alba, ma per me questa è una regola di vita. Mettersi in moto presto significa riflettere a mente lucida sulla risoluzione di alcune problematiche. La mia è un’impresa artigianale e il mio lavoro è fatto di ricette

vecchie di secoli, proprio questo piace agli americani. È un popolo che resta estasiato dalla nostra storia e da quello che sappiamo fare, quando racconto che i nostri biscotti sono nati più di un secolo fa, loro, non solo li apprezzano per la bontà, ma sono ghiotti di storie della tradizione alimentare toscana. New York ha reso le mie “giornate tipo” davvero inesauribili. Mi alzo alle tre del mattino, non vivo a Manhattan ma in campagna perché mi piace il silenzio e in venti minuti arrivo nel Village, in negozio. Mi dedico subito alla preparazione del pane, della schiacciata, dei biscotti e delle brioche. Da mezzogiorno, inizia la seconda fase della preparazione e a quell’ora, lascio gli incarichi ai “miei ragazzi”, i miei dipendenti di fiducia. Allo stesso tempo mantengo i contatti con i negozi che sono in Italia; a Migliana, ai Gigli e a Firenze gestito dalla mamma e da mia sorella. Nel pomeriggio torno a casa, indosso le “vesti di babbo” e cerco di passare con


i miei figli più tempo possibile. Di sera, qualche volta, io e mia moglie andiamo a cena fuori o a teatro. Fortunatamente siamo riusciti a creare un solido gruppo di amici anche nella Grande Mela. Credo che in molti vedano nell’atto di lasciare la propria terra un andare incontro a una miriade di difficoltà. Per me non è stato così. È vero che quando sono arrivato a New York non parlavo bene l’inglese ma credo che gli affari si facciano con una stretta di mano e guardandosi negli occhi. Quando si ha a che fare con persone serie non c’è bisogno di parlare tanto. L’unica preoccupazione è stata quella di dover trapiantare qui la mia famiglia togliendola dal contesto in cui aveva sempre vissuto, ma la decisione è stata presa di comune accordo. Nemmeno l’incendio che, per un difetto d’impianto, ha avvolto il negozio la mattina dell’inaugurazione è stato vissuto come una difficoltà. Sono un ottimista e avevo così caro l’obiettivo che nulla

avrebbe potuto fermarmi. Siamo italiani, non ci fermano! Ripenso spesso alla mia Prato, ai paesaggi della mia infanzia, al piccolo e incantato borgo di Migliana e alla nostalgia per gli affetti, mi riferisco alla mia famiglia d’origine e agli amici storici. Prato è una città meravigliosa e dalle mille risorse, una città molto diversa da New York. Quest’ultima è immensa ma allo stesso tempo a misura d’uomo, si presenta come un enorme contenitore di culture, etnie, micro realtà. Qui puoi tranquillamente passeggiare per strada ignaro di mescolarti tra la gente comune o le grandi star. Tempo fa mia figlia ha incontrato Brooke Shields e l’ha invitata al Cantuccio. Da allora viene sempre da noi a fare colazione e adora i nostri biscotti. Anche Sarah Jessica Parker è una habitué, va matta per la schiacciata con l’olio; e poi ci sono i “famosi” italiani: Jovanotti, Fabio Volo, ormai degli affezionati. New York come Prato, capace di accogliere e di farti sentire a casa.

New York è una città che alimenta i sogni, e così è stato anche per il mio



25 editoriale estate

storie da raccontare

Quelle di un luogo bellissimo e ricco di ingegno come la nostra terra Luca Giusti Presidente della Camera di Commercio di Prato Pochi luoghi possono vantare una quantità di storie imprenditoriali accompagnate da una ricchezza culturale come paragonabili a quelle di Prato. Nel nostro territorio, sempre pronto a intercettare nuove tendenze, si sviluppano fenomeni che in altre territori arrivano anni dopo. Come se Prato fosse un laboratorio, un luogo dove succedono molto cose, dove ci sono persone che continuamente si mettono alla prova e tentano di concretizzare le proprie aspettative. Una città che sa scommetere su se stessa, ma che raramente si mostra per le proprie potenzialità all’esterno. In questi anni di collaborazione insieme alla rivista Pratoreview abbiamo

cercato di raccontare le tante ricchezze di questo luogo bellissimo e ricco di ingegno che è la nostra provincia. Di storie da raccontare ce ne sono ancora tante e per questo lasciamo proseguire questo percorso a Gruppo Editoriale, che con la sua professionalità e preparazione saprà portare avanti il lavoro che abbiamo svolto insieme dal 2009. Le ristrettezze di bilancio da un lato, ma anche la soddisfazione di vedere andare avanti con le proprie gambe un progetto che abbiamo contribuito a crescere, ci spingono a lasciare Pratoreview. Ma rimarremo assidui lettori, per continuare a scoprire nuove eccellenze del territorio. Buona lettura

5 anni di collaborazione in cui abbiamo scoperto l’eccellenze del territorio



27 personaggi Rock

Tessitrice di sogni Intervista a Patti Smith, alla vigilia del suo concerto a Prato

di Francesca Lombardi

La sciamana del rock torna in Italia per una serie di nuovi ed imperdibili concerti estivi. Patti Smith and Her Band si esibiranno infatti a Milano – unica occasione Italiana per vedere la “sacerdotessa” alle prese con il capolavoro “Horses” riproposto nella sua interezza, a Venezia al Teatro Verde (sull’Isola di San Giorgio Maggiore), allo Sferisterio di Macerata e in Sicilia dopo molti anni al Teatro Greco di Taormina, per chiudere al Teatro di Verdura di Palermo. Non ultima, una data tutta Toscana, a Prato il 26 Luglio. Nella nostra città - come nella altre tappe italiane - accanto ai brani celebri che l’hanno portata nell’Olimpo del rock, l’artista americana proporrà i testi poetici di Banga, ultimo lavoro discografico, ispirati alla complessità e bellezza del mondo nel quale viviamo. I riferimenti all’Italia e alla Toscana sono numerosi: un’ouverture melodica per immaginare il viaggio di Amerigo Vespucci nel Nuovo Mondo (“Amerigo”), un brano

dedicato a San Francesco e un altro ancora al “Sogno di Costantino” di Piero della Francesca. Nell’album anche una canzone rock per il popolo giapponese dopo i terremoti degli ultimi anni (“Fuji-san”), una ballata classica in memoria di Amy Winhehouse (“This Is The Girl”), un’altra scritta per il compleanno dell’amico Johnny Depp (“Nine”). In Italia per i concerti, la Smith presenta in questi giorni anche il suo nuovo libro, con un titolo denso di significati per la nostra città: “I tessitori di sogni”. Scritto nel ‘91, quando la cantante viveva a Detroit e si occupava della famiglia e dei figli, è un volume di memorie e ricordi innescati da una forte malinconia che segno quell’autunno della rockeuse. Ho avuto la fortuna di incontrare Patti Smith : “ Il ricordo delle emozioni di Firenze nel ‘79 mi riconciliò con il pubblico di tutto il mondo, dopo una lunga pausa fuori dalle scene” esordisce. E’ una sciamana dolce, dai tratti inconfon-

Un intenso ritratto di Patti smith che sarà a prato il 26 luglio con una scaletta di brani famosi e testi poetici dall’ultimo album, Banga


Alcune Immagini di Patti Smith, durante una delle sue visite frequenti a Firenze. La cantante sarà a Prato il 26 Luglio ph. Dario Garofalo

“Non avevo soldi per andare a Woodstock, la mia Woodstock è stata Firenze nel ‘79”

dibilmente spigolosi e i capelli che cadono sulle spalle con un naturale charme hippy. T-shirt e giacca nera da intellettuale post punk, la macchina fotografica sempre con sé, porta impressi sul volto e sullo spirito le tracce di quella vita intensa che insegna e un po’ distrugge. E’ come avere davanti il Chelsea Hotel, Janis Joplin e Jimi Hendrix, la Factory di Warhol e le struggenti immagini di Mapplethorpe , la poesia di Ginsberg.. Tutto insieme, tutto di fronte ma con l’ indicibile dolcezza del tempo che è passato. Ha vissuto gli anni della contestazione a New York, con i grandi maledetti del rock, da Bob Dylan a Janis Joplin. Gli anni di Woodstock… Ero troppo giovane e senza soldi per andare a Woodstock... ricordo solo le immagini che scorrevano alla tv del Chelsea Hotel. La mia Woodstock è stata Firenze. Perché Woodstock non è un luogo: è stata la forza di persone che erano lì in nome di ideali comuni. Woodstock è il rock che

diventa comunicazione di se stessi e di libertà. E io tutto questo l’ho provato nel ’79 in Italia Quanta influenza ha avuto sulla tua maniera di scrivere la Beat Generation, di cui Ginsberg era un illustre portavoce? Ho avuto l’enorme fortuna di avere come amici e maestri tutti i più importanti rappresentanti della cultura Beat. Ho tratto tantissimo insegnamento dalla loro maniera di scrivere e vivere. Allen è stato un grande poeta ma anche un fervente attivista politico. E devo anche a lui il mio impegno in tal senso. Essendo una bimba malaticcia, ho passato l’infanzia a letto a leggere. Il mio amore per la poesia nacque però allora. 10 settembre ’79: a Firenze un concerto trionfale. Cosa ricorda di quel momento e della città allora? Non lo dimenticherò mai. Ancora oggi, quando salgo su un palco, la mia mente torna a quell’abbraccio di migliaia di persone che erano li per me. Ogni volta


29 personaggi Rock

che sono qui a Firenze e passo da Santa Maria Novella non resisto alla tentazione di girarmi verso la finestra della camera dell’Hotel Minerva che mi ospitò durante quei giorni fantastici. Lei ha molti legami con l’Italia... «È vero, tra Assisi e Arezzo ho composto Costantine’s dream, che ho suonato con la band aretina La casa del vento. È una meditazione su Piero della Francesca e sull’arte italiana. E, ancora, è un inno a uno dei più grandi rivoluzionari di tutti i tempi: San Francesco. E’ famoso perché conversava con gli animali, ma la sua qualità più importante è che, prima ancora di parlare con la natura, sapeva ascoltarla. Cosa pensa dei giovani di oggi? 
 Ogni generazione ha i suoi miti: non sta a me giudicare. Certo, non è un’era spirituale questa, perché non si ha tempo per pensare all’anima. Ma anche se non mi riconosco in questa cultura, ho la mia nicchia, la mia arte e i miei valori. Continuerò a leggere i libri di carta, anche se

dovessi stamparmeli da me. E ascolto musica classica, lirica e jazz. Oggi amo Glen Gould, Adele, Ornette Coleman e Coltrane». 
 Cosa pensa del rock, nel 2013 ? I giovani vengono condizionati dal mercato, che pretende un certo tipo di musica. Pensa ad MTV. Vogliono e pensano solo ai soldi. Gente come me o Lester Bangs, pensava invece di ribellarsi allo show business, mentre le nuove leve trovano più difficoltà nel farlo. Vengono tutti un pò sfruttati. Il rock’n’roll deve riprendersi la sua voce e la gente deve capire che ha il potere di cambiare la politica, la musica, l’arte, basta solo che lo si voglia davvero. L’anima da pasionaria si risveglia a questi ricordi. Lo dicono gli occhi, adesso di nuovo luminosi e rivoluzionari. Maudit come Rimbaud, che lei ama da sempre: “perché è stato il primo poeta punk e la sua poesia è una strenua difesa all’infanzia. E io non sono mai cresciuta in fondo”

Costantine’s dream è un inno a uno dei più grandi rivoluzionari di tutti i tempi: san Francesco


Blue Willa


31 Focus musica

Rivoluzione a tempo di musica Andrea Franchi, Blue Willa e Giochi per bambini di Sabrina Bozzoni

Tre realtà musicali hanno varcato i massicci confini murari della madre-provincia e con la loro musica sono arrivati molto lontano fino a calcare palchi internazionali, come nel caso dei Blue Willa, di ritorno dal Primavera Sound di Barcellona, uno dei festival musicali più interessanti al mondo. Ed è con loro che iniziamo: Il vostro ultimo disco vi ha consacrati all’interno della musica indipendente. Come vi sentite? Serena: Leggera e accolta Prato. Il ruolo di questa città nella vostra vita. Mirko: Le zone di maggiore creatività spesso sono le piccole città dove si è più stimolati ad aguzzare l’ingegno. Prato coniuga questo aspetto con un malessere esistenziale tipico delle metropoli, quindi è perfetta. Serena: E’ così vicina alla campagna e ai campi che le si può perdonare tutto. Quali sono i luoghi che più amate della città? Dove ci portereste a cena? Mirko: Il ponte sul Bisenzio vicino a Piazza Mercatale. A mangiare la pizza da Burger Time. Lorenzo: A vedere gli affreschi di Filippo Lippi e i murales di Blu e Ericailcane e poi alla trattoria “San Vitale” a Pistoia Serena: Il Bisenzio e le sue fronde inquiete. A mangiare al ristorante cinese “I 7 tesori” a Mezzana. Graziano: La collina di Schignano. A cena da Soldano, però ordino io. Se la vostra musica fosse un film, quale scegliereste? “La morte corre sul fiume” di Charles Laughton Un sogno/un incubo.

M: Che l’attuale status quo crolli / che l’attuale status quo si rafforzi. S: Se lo dico non si avvera / urlare rimanendo muta G: Lo tengo per me / perdere la sensibilità del pollice e dell’indice. Un aggettivo per descrivere i compagni d’intervista M: Andrea è Il nostro primo maestro, Giochi per bambini suonano molto meglio di noi. L: Andrea: poliglotta. Gpb: sostanziosi. S: Andrea: musicale. Gpb: bravissimi e umili. G: Andrea: imprevedibile. Gpb: Donald (Donald Renda, il batterista del progetto, ndr) Andrea Franchi. Un talento. Nel 2012 è uscito il suo “Lei o Contro di Lei”, primo album solista in collaborazione con il Collettivo Pupazi. Batterista polistrumentista, produttore artistico e co-autore di molti artisti come Paolo Benvegnù e altri nomi della scena indipendente italiana. Nel 2012 è uscito il tuo album “Lei o contro di lei”. Raccontaci la sua essenza Questi brani raccontano la mia vita, intersecata nelle possibili scelte che ogni giorno ho di fronte. Che cosa ami della tua città? Dove risiede la sua poesia? La poesia l’aveva mio nonno Franco, reduce dai Mauthausen. Ora questa mi sembra tutta un’altra città. Ma quando mi trovo nei colli della Retaia e a Carmignano, posso respirare qualcosa di magnifico.. Raccontaci il tuo album come se fosse una ricetta di un piatto da cucinare. Rivalità in agrodolce, Appartamenti vuoti e pieni di cocktail, La distrazione: mi scotto!,

tre realta’ musicali pratesi si fanno sentire con la forza della loro musica CHE FOTOGRAFA PERSONALI VISIONI DI UNA CITTA’ INTIMA E NASCOSTA


32 Focus musica

Da sinistra: Marco Burroni con il suo progetto Giochi per bambini e Andrea Franchi.

Gli album: “Blue Willa” dell’omonomina band, “Lei o contro di lei” di andrea franchi e “cerco soltanto di non lavorare più” di giochi per bambini

Cheng Wei: si va a mangiare da “‘i cinese”?, Confini immaginari e le piccole guerre dell’uovo sbattuto, Il bene componibile: tanti sapori che non capisci, Superstiti: a un pasto con persone pesanti, Le previsioni meteo: facciamo la grande abbuffata, L’invasore: è l’amido nei denti, Uno come te: siamo al dessert con il veleno. Un’immagine infantile. Il pallone nell’asfalto degli anni ‘70. Il tuo orgoglio. Lorenzo (suo figlio, ndr) Andrea Franchi dentro una canzone (di un altro). In ogni brano di Tenco Il tuo presente e i tuoi progetti per il futuro. Sto lavorando molto per altri: Giorgia Del Mese, Matteo Bonechi, Alessandro Fiori, Paolo Benvegnù, Metropopolare, e poi mi dedicherò al nuovo album non appena avrò il tempo. Che cosa fa la musica? Quello che invece non riesce a fare?

La musica è terapia, è parte della vita antropologica dell’uomo. Non fa bene a nessuno quando è didascalica e pensata a tavolino. Un aggettivo per i tuoi compagni d’intervista Giochi per bambini: nostalgia in espansione Blue Willa: post-espressionisti, pittori musicali Si chiama Giochi per bambini ed è il nuovo progetto musicale di Marco Burroni. Affiancato dai musicisti Donald Renda e Davide Mollo “Cerco soltanto di non lavorare più”, disco uscito quest’anno per Pippola Music, compone inni delicati e amari, con quella punta di rock inquieto e sintetico tipica di chi non è rimasto indenne alla lezione di Battiato. Gli odori, le voci, i paesaggi e i suoni che ti hanno influenzato nella creazione del tuo disco. C’è una stanzina nella periferia ovest di Prato, a Tavola. In quella casa si alterna-


Da sinistra: Marco Burroni e Blue Willa

vano voci di amici, note di sax, pomeriggi di chiacchierate, l’odore umido dei panni, il soffritto di cipolla e la pungente trementina. Se tu potessi tornare indietro nel tempo cosa faresti? Vorrei essere un ventenne degli anni ’70, conoscere i Beatles e Lucio Battisti. Prato: un luogo che ti fa sentire felice. Le pendici della Calvana. Quando il sole riflesso nella montagna colora l’aria di quella tonalità tenue e sfocata. Un piatto che ci cucineresti e la sua colonna sonora? Un bel pezzo funky, di quelli in cui mentre cucini muovi la gambina a tempo, per saltare un bel primo, una “pastaccia tavolana” con verdure, pancetta, uovo e parmigiano. Parlaci del video del tuo primo singolo “La Parte”? Girato totalmente a Prato, è frutto di una collaborazione tra me e il regista David Becheri. La location è la casa di un amico in via Magnolfi, i protagonisti un bambino Fabio, suo fratello Claudio che veste i pan-

ni di un grande orso e tre piccole ballerine della scuola di danza EtaBeta di San Giusto. Chiudi gli occhi e ricordati da bambino: la prima immagine che ti viene in mente? Nella mia cameretta di via Ada Negri, mentre mi balocco e la mamma mi lancia occhiate cariche di amore. Che cosa farai da grande? Vorrei viaggiare e leggere molti libri. Poi inizierò a conoscere mio figlio. Chi sono i tuoi compagni di gioco? Donald Renda alla batteria e Davide Mollo alla chitarra, i primi bambini con cui ho iniziato a giocare veramente. E poi Tommaso Bianchi, tecnico del suono e amico e Leonardo Baggiani, musicista che partecipa nel live. Un aggettivo per i tuoi compagni d’intervista Andrea Franchi: ha una sensibilità geniale Blue Willa: determinazione, coerenza sonora e d’idee, una grande band.

i live da segnarsi: in piazza mercatale giovedi’ 4 luglio giochi per bambini con la partecipazione di andrea franchi, mercoledi’ 28 agosto blue willa


34 cultura memorie

Un alunno modello

Le pagelle di Gabriele D’Annunzio al Convitto Cicognini di Maria Lardara foto Dario Garofalo

Tra gli archivi del COnvitto cicognini alla ricerca delle pagelle di Gabriele d’annunzio nell’anno in cui ricorrono i 150 anni dalla nascita

Nella pagina accanto: piccoli convittori negli anni Cinquanta; giovane convittore in divisa (1914 ca.); ritratto di Gabriele D’Annunzio

Quella pagella avrebbe reso orgoglioso qualunque genitore. Fogli di carta consumata dal tempo, cifre numeriche impresse in punta di penna stilografica e incasellate accanto al nome dell’alunno, trasudano quasi 150 anni di storia. Escono dai preziosi archivi del Convitto Cicognini, raccontano di un timido ragazzino dodicenne che varcò la soglia del collegio nell’ottobre 1874 e lì rimase per sette anni, quanto basta per forgiarsi il carattere. Il voto più basso? La media del 7 a filosofia, durante gli anni del liceo, il top è 10 a disegno a mano nell’anno 1879-1880. Sì, parliamo proprio di lui, del poeta-Vate, del cantore de “La pioggia nel pineto” che del Cicognini fu uno dei convittori più illustri; e di D’Annunzio quest’anno ricorre il 150esimo anniversario dalla nascita. Così, se giugno è mese in cui la maggior parte degli studenti saluta la scuola, siamo andati a curiosare tra carte e scartoffie per ricostruire la carriera scolastica di uno studente “speciale”, dal triennio ginnasiale (era l’antico ordinamento della nostra scuola media) fino all’ultimo anno di liceo classico. Un piccolo tesoro che la bibliotecaria del Convitto, Mafalda Magli, ben custodisce, patrimonio prezioso di un’istituzione che l’anno scorso ha compiuto 620 anni. Scavando nel materiale, ritroviamo

sbiaditi scatti in bianco e nero che facevano parte della corrispondenza epistolare tra il piccolo Gabriele, il padre Francesco Paolo e la madre Luisa (la famiglia, durante la permanenza del figlio a Prato, continuò a vivere a Pescara). Tra i ricordi batte il cuore del bimbo dodicenne che prova nostalgia per la madre, tanto da inciderle in penna una dedica sulla foto: “A mamma cara. Questa immagine lontana dal giovinetto che le somigliava”. Era la matricola 53 Gabriele, quella che faceva i capricci per le porzioni scarse di cibo e riusciva sempre a distinguersi fra i compagni, vuoi perché per la sua bravura in classe, vuoi per l’atteggiamento di “insofferenza” verso la vita di collegio. E le punizioni fioccavano, eccome se fioccavano. Basta scorrere i rapporti disciplinari che, con cadenza bimestrale, davano i giudizi sulla condotta degli alunni. Gabriele era uno che le combinava grosse, come dimostrano quelle quattro punizioni inflitte fra il marzo e aprile del 1876, unico caso in tutta la sua classe. «Studia, condotta morale da riguardare e poca disciplina», si legge sul rapporto del professore. E con i provvedimenti disciplinari del collegio all’epoca non si scherzava. Capitava non di rado che Gabriele si desse alla fuga sui tetti del Convitto, con la complicità del carceriere. Più




37 cultura memorie

il ragazzo cresceva, più metteva giudizio: nel 1881, ultimo anno di liceo, Gabriele portò a casa una sola punizione. «Studia assai, poca disciplina, di buona morale, pulito», scriveva di lui il professore in un rapporto disciplinare datato 1881, quando ormai la vita in collegio per d’Annunzio era agli sgoccioli. Frugando fra le carte d’archivio, ci s’imbatte in una relazione del 1879 a firma del Rettore che fotografa bene il temperamento di D’Annunzio sui banchi del Convitto. In seconda liceo (quarta superiore), «il D’Annunzio – si legge – studia assai, guadagna tutti i giorni, è di memoria tenace. Spero molto in lui, se proseguirà gli studi sarà dei primi in tutte le discipline. Non è cattivo, cura molto l’onore e, richiamato al dovere con metodi corretti torna facilmente sul retto pensiero». Che a scuola D’Annunzio fosse una cima è cosa risaputa ma forse non tutti sanno che anche il sommo poeta aveva il suo tallone d’Achille. Nell’ultimo anno di liceo (1880-1881) guadagnò sulla pagella finale soltanto un 7 a filosofia e un 7 ad aritmetica, 8 nel resto delle materie. E pensare che due anni prima, aveva portato a casa tutti 9, a greco a latino come a italiano e a storia, soltanto 8 ad aritmetica mentre a filosofia non

è mai andato oltre il 7. Cos’era cambiato? Allo studio, in realtà, Gabriele aveva iniziato a concedere meno tempo, giusto la notte, al lume di candela. Nel bel mezzo della vita di collegio fiorì il genio del grande poeta che, a 16 anni, convinse il padre a stampare a spese proprie i primi componimenti inneggianti alla sensualità. Il volumetto, intitolato “Primo vere”, girò fra le mani dei compagni liceali e anche in quelle del professor Del Seppia che convocò subito il direttivo del Collegio, preoccupato per le conseguenze negative sul buon nome del Convitto che avrebbero potuto produrre quei versi troppo “libertini”. D’Annunzio se la cavò con una semplice ammonizione. Eppure, dai suoi insegnanti Gabriele trovava sempre il modo per farsi apprezzare: le foto di classe dell’epoca lo ritraggono con la divisa di convittore in stile quasi militare, sempre accanto all’insegnante di turno. E fuori dal Convitto si era già fatto un nome: spuntarono le prime recensioni letterarie sul sedicenne D’Annunzio, dopo l’uscita di quelle 16 odi intonate all’amore sensuale che tanto fecero scalpore. Erano gli esordi della celebrità in erba che nel suo cuore avrebbe portato sempre un pezzo di Prato.

Con quella sfilza di otto, nove e dieci, di questi tempi gli avrebbero affibbiato l’attributo di “secchione”

Immagini dall’archivio storico del Convitto Cigognini (tra queste, le pagelle e il ritratto di Gabriele D’Annunzio negli anni di scuola trascorsi nel famoso collegio maschile di Prato)


38 libero pensiero

LA GRANDE FUGA

Il “nostro mondo”: lettera aperta alla città per un riscatto possibile di Riccardo Rami

Nella pagina accanto alcune immagine storiche di produzione a Prato Lanificio Cangioli, reparto filatura, Primi ‘900 . Per gentile concessione di Lanificio Cangioli, Prato

Stiamo in una trappola spazio-temporalevirtuale, da dove non riusciamo a vedere nessuna delle opportunità di fuga a nostra disposizione. Mio padre, vecchio tessitore, se ne è andato poche settimane fa, questo mondo non era più adatto a lui e nei giorni prima della sua fuga aveva capito bene che le condizioni ormai erano troppo svantaggiose. E così con un colpo di coda è riuscito a sovvertire il pronostico e uscire da quà. Le sue ultime parole prima di andarsene, ammiccandomi, furono “mi raccomando”. In quelle parole, pronunciate da quell’uomo silenzioso vi era tutto, mi sembrava un invito a guardare il futuro e combattere per rimettere in discussione il contesto nel quale mi stavo muovendo.

A volte penso che dovremo arrivare proprio all’estremo per capire quanto siamo fortunati a trovarci in questo mondo e nella fattispecie in questa sua parte, per riuscire a cambiarne le sorti che ormai “sembrano” segnate. Ma continuando a pensare divisi in singole unità, in piccoli mondi alternando pensieri immaginifichi ad altri apocalittici e vittimistici perdiamo l’essenza della bellezza e della potenza che ci circonda. Siamo al centro del Mediterraneo, in Italia, nel suo centro, in Toscana, a Prato; terra di personaggi fuori dal comune e attraversata da un’energia potente dovuta ai luoghi e alle presenze ancora fresche di un passato per niente banale. Passato che da solo dovrebbe bastare a farci sentire sicuri, al riparo da ogni intemperia.. Invece siamo qui a commiserarci, annichiliti per aver assecondato pensieri e modelli che non fanno parte della nostra indole, della nostra essenza. Siamo vittime delle distorsioni di una realtà forzata che sta ormai disgregandosi davanti ai nostri occhi, vuoi in parte per un disegno preparato da tempo, vuoi in parte per una necessità cosmica, immensamente più grande di noi. 

Sono convinto, invece,

che abbiamo a nostra disposizione il necessario per “sceglierci” la nostra realtà, quella che ci spetta e compete. Dobbiamo smettere di pensare e trovare il coraggio per iniziare a “sentire” quello che ci piace, nel quale ci riconosciamo, quello che sappiamo fare bene, che ci dà soddisfazione e che già profondamente ci appartiene, l’arte del fare, il prodotto dell’uomo, il nostro prodotto e metterci dentro quel fuoco che ha animato in passato i nostri Padri e prima ancora i nostri avi. Qui nella nostra Prato in terra di Toscana abbiamo tutto ciò che serve per risalire la china che abbiamo intrapreso, molto prima della depressione in atto, quando abbiamo iniziato a cercare di fare concorrenza, noi artisti, artigiani nonché alchimisti, a banalità prodotte in serie. Cose prive del soffio vitale e dell’Armonia, che la gente che vive nei nostri luoghi ha dentro sé ancora prima della nascita. 
In tutto questo a noi, adulti di oggi, rimane il peso della responsabilità morale di aver seguito troppo, facendoci traviare ed abbacinare, realtà improbabili che ci hanno portato fuori strada ed hanno inficiato la formazione dei nostri giovani e quindi del nostro futuro. Dove sono le tracce di quello che è stato un passato fantastico, fatto di scoperte, intuizioni eccezionali? Dovremo riflettere perché un paio di Levis o una bottiglia di Coca Cola sono più evocativi di un mescolo di Rossino... è più importante la sostanza o l’apparenza... oppure l’apparenza è indissolubilmente legata alla sostanza, quale sua espressione inscindibile.
Quanti di noi, tecnici tessili, o disegnatori tessili, come a molti piace essere più catalogati, ed anche a semplici tessitori, nell’atto di combinare filati diversi in vari colori, ha la sensazione che quei filati e quei colori che abbiamo scelto e stiamo mescolando, con le loro



40 libero pensiero

nature diverse, che noi percepiamo, si comporteranno una volta uniti insieme in un certo modo che noi “sappiamo” già. Questa è la nostra Eredità, è la stessa cosa che capitò a Michelangelo quando in uno scomodo blocco di marmo intravide il Davide. Ed è la stessa cosa che succedeva quando in un mucchio di stracci l’alchimista pratese, di un tempo ormai andato, intravedeva il tessuto che sarebbe nato alla fine, dopo essere passato da mille variabili.
Sono fermamente convinto che molti lavori o realizzazioni che noi crediamo complicati, come mandare un razzo sulla luna ad esempio, essendo alla fine una cosa riconducibile a numeri, siano in realtà più semplici che fare dei bei tessuti da materiale rigenerato. Difatti l’operazione più difficile, nel caso del razzo sulla luna, è stata fatta da Jules Verne immaginandola. Quindi dobbiamo uscire da quà, dai numeri, dall’ovvio, dall’ordinario.per entrare nella dimensione magica che ci compete di diritto, per elezione, vincere la visione singola, “il mio mondo”, per accedere a quella Nelle foto sopra Riccardo Rami e il suo visione immensamente più grande che studio di ricerca stile a Prato è “il nostro mondo”. E con la nostra im-

maginazione cambiare questo vecchio mondo malato, fatto di numeri e di percorsi sempre più ovvi e privi di energia e costruirne uno nuovo, migliore, più alla nostra portata. Questo sarà il nostro riscatto e questa è la nostra grande responsabilità. 
Riflettiamo un attimo su quelle che sono le nostre possibilità, le risorse che abbiamo a disposizione, sopratutto quelle umane, che nella lotta ingaggiata fra noi stessi stiamo distruggendo nella speranza di trarre vantaggio dalle sciagure dei nostri fratelli, per perseguire il nostro singolo, piccolo, sterile e limitato, sopratutto nel tempo, fine. In questo momento di grande cambiamento epocale, che va oltre quella che e’ la nostra percezione degli eventi, dei quali per altro non abbiamo conoscenze dirette, la fantasia e l’immaginazione, nostre compagne da sempre e oggi relegate al silenzio, saranno le sole cose che ci potranno venire in aiuto.
 Riccardo A mio Padre, Marino, tessitore, che ancora una volta mi ha indicato una strada possibile. Prato, Gennaio 2009


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I brand pratesi a Pitti Uomo Ecco chi sono e cosa hanno presentato all’ultima edizione della kermesse moda firmata Pitti Immagine

Tra aziende storiche e realtà emergenti, sono numerose le collezioni pratesi presenti all’ultima edizione di Pitti Uomo

Anche quest’anno, a giugno, Pitti Uomo ha delineato la mappa del menswear contemporaneo puntando sempre di più su ricerca, qualità, tendenze e progetti di respiro internazionale. Dai brand in scena al Padiglione Centrale passando alle collezioni presentate a Futuro Maschile, Touch!, l’Altro Uomo, fino ad I Play, l’ultima nata tra le sezioni, la moda uomo trova in questa kermesse moda la sua dimensione più completa, innovativa e market oriented. Numerose le aziende pratesi che hanno partecipato a questa edizione, tra marchi nuovi e realtà emergenti. Ecco un piccolo vademecum per segnarsi i nomi più importanti. Presenti in fiera da oltre 25 anni le collezioni di camiceria uomo/donna e pantaloni firmate Alessandro Gherardeschi: rigorosamente realizzate in Toscana, potete trovare le fantasie tipiche del brand in boutique selezionate come La Vela a Viareggio o Morini a Montecatini, oltre a store esteri in Europa e Giappone. Altra presenza storica a Pitti è Annapurna, brand di finissima maglieria italiana in cashmere (il cui nome ricorda il massiccio dell’Himalaya, uno

degli habitat della capra del cashmere, ndr). Fondato nel 1978, il brand deve la sua crescita e la sua posizione leader al dinamismo e all’energia di Aida Barni, che viene annoverata tra le imprenditrici che si sono sapute impegnare incondizionatamante per la filosofia e l’affermazione della primissima qualità. Fiver e 1sea.son sono i due brand di abbigliamento uomo giovane, urban, informal sporty prodotti e distribuiti dalla Bears Clothing. Un’attività iniziata nel denim, importando dalla Cina e distribuendo in Italia per pronto moda, che oggi si è notevolmente sviluppata attraverso una crescita qualitativa del prodotto, una differenziazione degli articoli, uno sviluppo dei brand, una programmazione delle collezioni e un’ampliamento del parco fornitori arrivando a produrre il 70 - 80% dei prodotti in Italia. RBNr nasce nel 2002 dalla passione di Alessandro Targetti per la militaria. Collezionista dagli anni ‘80, sempre alla ricerca di pezzi rari nei magazzini pratesi, ha esteso la sua ricerca a tutta l’Europa e dopo una lunga attività nel settore tessile ha deciso di trasformare la sua passione in un lavoro che porta



44 focus fashion

I modelli PE 2014 di Temporary K presentati a Pitti Uomo

avanti insieme al figlio Jonathan. In preview a Pitti Immagine, una replica fedele alla Windjacket 4 tasche da Gebirgsjager, confezionata a Prato nelle colorazioni originali: verde continentale, il raro sabbia DAK e l’insolito drillich verde scuro. Grande attenzione e cura dei dettagli, che devono essere il più simile possibile a quelli usati durante la Seconda Guerra Mondiale, saranno in vendita da fine agosto sul sito www.rbnr.it (insieme a cimeli originali dell’epoca) e in selezionati negozi in Italia e in Europa. Crime è il brand disegnato dalle sorelle Lisa & Jessica Kistermann (prodotto dalla Jelkom), che rapite dalla filosofia rock alternative dei quartieri

di Shoreditch, Camden Town e Brick Lane, hanno deciso di dare vita ad una collezione di calzature che descriva al meglio il mood della East London. Il piacere di stupire è il filo conduttore che attraversa tutta la nuova collezione PE 2014, una ricerca maniacale del dettaglio che rende ogni prodotto unico e diverso dagli altri. Colori laminati, traforature, rete, zip colorate per le giacche firmate Temporary K di GMG Service: realizzate in tyvec, un materiale che sembra carta e si contraddistingue in realtà per la grande resistenza, con le loro stampe e il pattern innovativo le giacche Temporary K rappresentano dei pezzi di design.



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Geometrie in movimento

moda

Nell’Intercamera plastica in mostra al Museo Pecci si riaffaccia la moda. Ovvero il ‘curioso’ motivo per cui è nata. Nel 1967 di Teresa Favi Foto Alessandro Moggi Make up and hair Biba Club Parrucchieri

Intercamera plastica, Paolo Scheggi (1966-1967), particolare


AESTHETIC VIALE DELLA REPUBBLICA abito/dress Beayukmui giacca/jacket MercĂŹ MARTY sandali/sandals Ann Demeulemeester


BABYLON BUS giacca/jacket gonna/skirt MARTY sandali/sandals Ann Demeulemeester


CLAUCRIAN soprabito/overcoat Soho de Luxe MARTY stivaletti/boots Martin Margiela


RIVER QUEEN blusa/blouse Etro BABYLON BUS gonna/skirt collant Golden Lady PIUMI scarpe/shoes Giampaolo Viozzi



CLAUCRIAN Abito Paola Bellandi Collane Claucrian

MARTY top and leggings Comme des Garรงons stivaletti/boots Martin Margiela


RIVER QUEEN blusotto/blouson Moncler shorts N. 21 calze/stocking Emilio Cavallini PIUMI stivaletti/boot Vic MatiĂŠ


L’Intercamera plastica in mostra al Museo Pecci di Prato Paolo Scheggi (Firenze, 1940 – Roma, 1971) artista curioso e vorace, maturato in ambito milanese sotto l’ala di Lucio Fontana, progettò e realizzo l’Intercamera plastica per una zia molto speciale. Era Germana Marucelli (Firenze, 1905 – Milano, 1983), conosciuta con il soprannome di “sarta intellettuale”.


Fiorentina, protagonista degli albori del made in Italy a Firenze, Germana Marucelli fu fautrice dell’alta moda italiana, ma anche l’unico raccordo, all’epoca in Italia, tra il mondo delle avanguardie visive con quello della moda.Per lei, Paolo Scheggi progettò e realizzò tra il 1966 e il 1967 questa set futuristico, tutto colorato di giallo, sul quale sua zia (taglia forte, mai truccata, capelli raccolti in un grosso toupet) faceva sfilare le collezioni. Da marzo l’Intercamera Plastica è entrata nella collezione permanente del Centro Pecci grazie ad una donazione degli eredi di Scheggi, ed è installata al piano terra del Museo. Di lei si sono stranamente perse le tracce nella storia della moda, ma resta la preziosa testimonianza di Fernanda Pivano ‘Le favole del ferro da stiro’.


56 foto ricordi

passepartout

Il ricordo di Nedo Coppini, fotografo e testimone fedele della storia di Prato di Matteo Grazzini

In questa pagina il ritratto di Nedo Coppini. Nella pagina accanto in alto da sinistra in senso orario: l’alluvione di Poggio a Caiano, Gilles Villeneuve, Roberto Benigni, Giorgio Panariello, AC Prato e uno scatto della rapina alla Cassa di Risparmio di Prato nel ‘92

Quando se n’è andato è stato ricordato con centinaia di messaggi onesti e sinceri come solo le brave persone meritano. Uno in particolare ha forse descritto meglio di altri l’uomo: “Se conosciamo qualcosa di Prato - era il senso del messaggio - per metà lo dobbiamo ai nostri occhi e per l’altra metà alle fotografie di Nedo Coppini”. Ed è estremamente vero: nelle immagini scattate da Nedo c’è la storia di una intera città, senza distinzioni, senza preferenze, senza scelte di comodo. Una rapina in banca valeva quanto un gol del Prato, le crude immagini di un incidente stradale quanto le scene di gioia in una festa scolastica di fine anno: quando quel qualcosa accadeva lui c’era o, al massimo, arrivava in tempo, quasi sempre prima degli altri, per fermare in uno scatto sensazioni ed emozioni. Lo sapevano alla Nazione, per la quale ha lavorato fino all’ultimo, fino a quel malore arrivato pochi minuti dopo aver terminato un servizio fotografico, ma lo sapevano anche i colleghi e tutti i cittadini di Prato,

che in Nedo hanno sempre visto un testimone sincero e preciso delle vicende locali. Girare per Prato con Nedo era per tutti, giornalisti imberbi alle primissime armi o stimati professionisti, come avere accanto un passepartout universale, capace di aprire qualsiasi porta, quella di un ospedale come quella di una chiesa, di un circolo o di una casa privata, perché la richiesta di una foto era sempre accompagnata dalla gentilezza e dall’educazione. E se proprio poteva passare solo una persona quella era Nedo, il giornalista aspettava fuori. Camminare nelle vie di Prato con Nedo significava ascoltare ogni tre minuti un “Grande Nedo”, “Bada il Coppini”, “Sempre in giro eh, Nedo?”, con lui che salutava tutti salvo poi girarsi e dire “Chi gl’è quello, che lo conosci?”. Impossibile anche per un uomo che alla soglia dei 70 anni ha imparato a catalogare migliaia di file jpg in un hard disk (“m’hanno spiegato che ce n’entrano a milioni”) dopo aver




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foto ricordi

lavorato decenni su negativi e pellicole, tenere a mente i nomi di tutti i pratesi che, almeno una volta nella vita, hanno avuto a che fare con lui. E così lui conosceva tantissima gente ma non tutta mentre tutti conoscevano lui. E tutti si sono stretti intorno alla famiglia nei giorni del lutto, arrivati a maggio, sei mesi dopo il malore, sei mesi dopo la vera scomparsa di Nedo, che in un letto di clinica era costretto ad un immobilismo che non gli è mai appartenuto. Neanche quando caduto dal motorino e con varie fratture e sbucciature trovò il modo di accorgersi che qualcuno, insensibile e vigliacco, stava tentando di rubargli la borsa con la macchina fotografica: un furto tentato ma non riuscito perché Nedo, nonostante tutto, non ha mai mollato la presa. Spesso nel posto giusto al momento giusto, altrettanto spesso bravo e paziente nell’aspettare l’attimo fuggente per la foto perfetta. Da buon pratese, schietto e con un trascorso intorno ai telai, in uno stanzone che dopo aver ospitato le spole e i subbi accoglie un patrimonio di negativi e foto stampate, Nedo non le ha mai mandate a dire dietro e si è sempre fatto intendere: le

sue mitiche sfuriate nelle quali si appellava al suo caro Padre Pio per non andare oltre fanno da contraltare anche alle tante, troppe volte in cui in molti hanno goduto della sua generosità per avere una foto gratis o un lavoro fatto con i fiocchi al prezzo di favore, quello che si chiede ad un amico, perché per tanti pratesi Nedo era un amico, anche se non ci avevano mai scambiato più di due parole. E mai come ai funerali di Nedo Coppini c’è stata l’impressione che la gente fosse lì perché voleva esserci, non perché doveva. Dentro la bara, con al collo una delle sue prime macchine fotografiche, comprata quando la sigla “jpg” non aveva alcun senso e non l’avrebbe avuto ancora a lungo, Nedo ha dato e ricevuto l’ultimo saluto dalla sua Prato. In fondo alla chiesa del Gesù Divin Lavoratore di San Paolo, sulla destra prima dell’uscita, la statua di Padre Pio ha visto sfilare gente di ogni età e estrazione sociale ma, a conoscere Nedo, guardando la faccia del santo c’era come l’impressione che dicesse “Ora, caro Coppini, si fanno i conti per tutte le volte che mi hai fatto fischiare le orecchie Ma prima fammi una foto delle tue”.

nelle immagini scattate da Nedo c’è la storia di una intera città, senza distinzioni, senza preferenze, senza scelte di comodo

La visita del Papa a Prato, Monsignor Gastone Simoni con il Dalai Lama, il pilota Nanni Galli e uno scatto della strage ferroviaria in Val di Sambro nel ‘74


60 storia prato

esperienza formidabile Progress. Quando la Cassa fotografava Prato

Alcune copertine di Progress, Chiuso dopo un decennio di successi e collaborazioni importanti, alla fine degli anni’80

Progress è stato un’esperienza assolutamente moderna e di alto livello. Una rivista edita dalla Cassa di Risparmio di Prato, quando la Cassa era il volano di un’economia che andava a gonfie vele e trascinava una città anche culturalmente viva. Progress fu battezzato sotto la presidenza di Bambagioni e la direzione di Prospero e dopo una vita lunga una quindicina d’anni è stato chiuso alla fine degli anni ’80: si trattava di un periodico che raccontava gli avvenimenti della città, i suoi personaggi o comunque quelli di rilevanza nazionale la cui strada incrociasse Prato. Ricordiamo questa rivista con Piero Gherardeschi che in quegli anni è stato prima redattore poi caposervizio della cronaca pratese de La Nazione e la cui firma è comparsa anche sulle pagine di Progress. “Ho ancora ben presente il numero speciale che fu realizzato nel marzo dell’86 per la visita del Papa a Prato – ricorda Gherardeschi – ma oltre a questa memorabile giornata, Progress si occupava degli avvenimenti e dei personaggi della città, quelli contemporanei e quelli storici, con un occhio anche alle attività e alle realtà

produttive, dato che comunque era una rivista edita dalla banca”. Sicuramente Prato era in quegli anni una realtà economica importante in Italia e questo le dava anche una certa autorevolezza sul piano del dibattito politico e culturale, era in grado, in sostanza, di ragionare con personaggi e personalità di alto livello. Non a caso fra le firme di Progress ci sono stati Fernand Braudel, Federigo Melis, Mario Luzi, Antonino Zichichi, Giulio Andreotti. Proprio il senatore a vita recentemente scomparso era l’autore della rubrica fissa ‘La finestrina sul mondo’: la pungente penna di Andreotti lasciava su Progress riflessioni personali prendendo spunto dall’attualità politica ed economica, dall’osservatorio privilegiato di cui godeva nella capitale. Firma frequente sulle pagine di progress anche quella di un giovane Romano Prodi, che era solito trattare temi attinenti alle banche e credito. “Il taglio di quella rivista era senza dubbio positivo – continua Gherardeschi – e non solo per ‘dovere istituzionale’: in quegli anni Prato navigava bene e la banca era uno dei volani dell’economia



62 storia prato

Tra i collaboratori progress annoverava nomi come giulio andreotti e romano prodi

locale. Gli interlocutori della Prato imprenditoriale ed produttiva erano in tutta Italia, non stupiva perciò che il dibattito economico e culturale fosse portato avanti da certe personalità della cultura e della politica, locali e nazionali, che comunque si interfacciavano con Prato”. In alcuni casi certamente Progress ha precorso i tempi che sarebbero stati: sfogliando le vecchie riviste, pur dalla grafica assolutamente accattivante, si scovano un numero del 1981 dedicato al ‘Vento di provincia’ in cui si dibatte dell’opportunità per Prato di affrancarsi da Firenze; in un numero del 1979, invece, il tema principale è l’Europa nascente: che profilo avrebbe dovuto assumere e quale ruolo rivestire concretamente; ancora, in un numero del 1980 si trova un approfondimento sull’importanza economica della Cina, in anni in cui questa grande nazione faceva parlare di più per il suo peso politico. Temi locali (l’apertura del nuovo Tribunale), ma anche nazionali come la manovra restrittiva sul credito del 1981 o il programma politico ed economico del neo eletto presidente americano

Reagan. In alcuni casi, pensiamo alla gelata sul credito e al ruolo dell’Europa, i temi sarebbero oggi assolutamente attuali. Ma la rivista era importante non solo come conseguenza del peso che Prato aveva in quegli anni, era anche un ottimo strumento di promozione, dato che la distribuzione andava ben oltre le mura cittadine, sempre in maniera molto mirata. “La rivista non era in vendita – conclude Gherardeschi – la Cassa la distribuiva capillarmente in città e nei giusti luoghi anche fuori dalla città. Si trattava sicuramente di uno strumento positivo per Prato, per la sua promozione ma anche per la conoscenza di certi fatti e certi personaggi che si diffondeva tra i cittadini”. Uno spaccato di una quindicina d’anni, insomma, in cui la nostra città dialogava ad alto livello, sia di economia che di cultura, con l’Italia intera. Non è però semplicissimo scovare i vecchi numeri per chi si fosse appassionato a questa rivista: le vicende e gli accorpamenti della vecchia banca cittadina han fatto sì che a Palazzo degli Alberti non si riesca a reperire un archivio.


Via Valentini, 20 * 59100 * Prato (PO) * tel. 0574 448933 * web www.serendiprato.it



65 itinerario green

I Semi-estinti

Sette casi eccellenti di recupero di antiche varietà vegetali nella piana di Prato e nell’anello di valli e colline che la circondano di Teresa Favi photo Martina Giachi

La natura ci ha regalato una cornucopia di biodiversità, ricca di sostanze nutritive. Da quando la “monocoltura della mente” ha preso piede, la biodiversità è sparita dalle nostre campagne e dal nostro cibo (Vandana Shiva, attivista politica e ambientalista indiana). In Italia, tra i paesi europei più ricchi di biodiversità per sua natura e storia, c’è chi questa consapevolezza ce l’ha sempre avuta, chi l’ha maturata o riscoperta negli anni, chi – anche solo per un fatto anagrafico - ne ha scoperto il valore da poco ma ci crede al punto da volersi dedicare totalmente ed esclusivamente al suo recupero. Sull’onda di questo movimento che opera scelte decisive a favore di specie protette o a rischio di estinzione, ecco sette casi eccellenti di recupero di antiche varietà vegetali, a maggioranza autoctona, nell’ambito dell’agricoltura condotta nel territorio di Prato e della sua provincia. Partiamo da nord. A Vaiano esiste dal 2006 il Pomario della Memoria, un prezioso progetto di recupero di antiche varietà di frutta nei terreni circostanti l’antica Villa del Mulinaccio promosso dal Comune. Qui sono state riscoperte 27 varietà di frutta (di cui 11 hanno già ricevuto il riconoscimento ufficiale) grazie a un lavoro meticoloso condotto con il dipartimento di orto-floro-vivaismo dell’Università di Firenze e con Arsia, la banca regionale del germoplasma, cioè l’archivio protetto dei semi delle piante autoctone e antiche. Tra le varietà coltivate spiccano la mela savignanina che è molto interessante perché si conserva bene per diversi mesi; la pera bugiarda di cui abbiamo notizia fin dal settecento nella zona; la mela Appia e la mela di Decio, impiantate al tempo dei Romani in Val di Bisenzio; le pere arancina, campana e giugnolina; il pero limone; due cultivar di pesco, quello di Ognissanti tipo percocca ritrovato a Faltugnano e presente nell’antico giardino di Villa Organi, e

la pesca sanguigna. A pochi chilometri di distanza, a Faltugnano, è stato appena aperto il vivaio La Piantagione di Villanova. Un progetto di recupero dell’antico Vivaio di Villanova, inattivo da quasi un secolo, ad opera di tre giovani soci Simone Vitarini, Carlotta e Carolina Binda. Il loro intervento è volto al ripristino e restauro delle antiche infrastrutture così come la classificazione degli esemplari (molti alberi tra cui una straordinaria Sequoia e un Tasso secolari) esistenti con la prospettiva di rendere l’ambiente visitabile al pubblico. Ma non finisce qui. La Piantagione sarà presto un vivaio a tutti gli effetti con la caratteristica peculiare di allevare, coltivare e vendere varietà rare, antiche e autoctone tra rampicanti, aromatiche, erbacee, rose e piante ortive e da frutto, barbatelle di vitigni locali, specie spontanee della Calvana. Un esempio? La lonicera rampicante, resistentissima ma introvabile perché di difficile gestione nei vivai moderni, il luppolo, il rabarbaro, la borragine, l’erba di San Pietro, un’antichissima rosa inglese. Si lavora senza sosta. Anche nell’orto con i cui prodotti si potranno presto riempire - con pratico metodo self service - panieri da 5, 10 e 15 euro da completarsi con la frutta proveniente dal Pomario di Vaiano con cui il filo è diretto, la sintonia simbiotica, gli scambi di metodo e ricerca continui. Nella piana di Prato, emergono due realtà dedite al recupero di antiche varietà di grano. Il grano Verna (tipico della Toscana ad alto contenuto di minerali ma a basso contenuto di glutine) è coltivato da Giuliana Giuliani in alcuni poderi in zona Prato ovest, trasformato in farina da un mulino a pietra della Val di Bisenzio e in pane, cioè nella tipica Bozza di Prato, da un forno locale. Un progetto analogo, promosso dal Comune, è quello in corso di realizzazione al Podere “Le Polline” nel parco delle Cascine di Tavola (zona

Frutta, grano, ortaggi e piante antiche, I progetti e le attività di recupero

Nella pagina accanto: in alto il Pomario della memoria a Vaiano; in basso campi coltivati con antiche varietà di grano maremmano alle Cascine di Tavola



67 itinerario green

A sinistra: Pomario di Vaiano; a destra: particolare del vivaio La Piantagione di Villanova

Prato sud) che nel mese di giugno ha dato il via al primo raccolto di alcune varietà maremmane di grano scomparse da decenni in Toscana, totalmente biologiche e prive di manipolazioni e fertilizzanti. Da questo raccolto verranno selezionati i semi da distribuire tra gli agricoltori pratesi che potranno coltivare un grano puro per una farina priva di additivi e a basso contenuto di glutine, più salutare e genuina rispetto a quelle modificate ed utilizzate comunemente. Spostandoci più a Sud, a Poggio a Caiano, nell’azienda agricola Oasi Apistica Le Buche, Giuseppe Bennati con la consulenza di Alessandro Venturi (Slowfood) coltiva dal 2002 due autentiche rarità orticole: il melone retato e il cocomero moscatello. Varietà pratese a tutti gli effetti, a forte rischio di estinzione, il melone retato ha forma ovale, allungata, buccia verrucosa e spicchi molto marcati, semi bianchi e polpa giallo-arancio, profumata e molto dolce, ottima in gelateria per sorbetti o per marmellate e mostarde. Il cocomero moscatello, coltivato lungo l’Ombrone fino agli anni Sessanta, ormai introvabile, di dimensioni contenute, ha

una polpa giallo-verde, croccante e dolce ottima per mostarde. Chiudiamo con l’area storicamente vocata alla viticoltura, i territori della Doc di Carmignano dove nessuno si aspetterebbe di trovare l’aleatico. Eppure già in un quadro del Bimbi, (Bartolomeo del Bimbo 1648-1730) conservato al museo della Natura Morta di Poggio a Caiano, è riprodotto un vitigno a bacca rossa dal nome Liatico della Villa de’ Biadori. Ed è proprio nel bel mezzo delle ville medicee, nel cuore del Barco Reale, tenuta di caccia dei Medici, che Enrico Pierazzuoli delle Farnete circa dieci anni fa ha impiantato un vigneto per la produzione del ljatico, nome attribuito localmente all’aleatico. A conferma ulteriore dell’esistenza di una tradizionale produzione locale di aleatico citiamo il caso della piccola azienda agricola Spinelli nella Rocca di Carmignano dove si pratica l’agricoltura tradizionale dal 1749 e dove Roberto e Silvano, contadini da generazioni, nella loro azienda, non hanno mai interrotto l’uso di produrre il dolce passito rosso destinato all’esclusivo uso privato proprio come si faceva una volta.

Dal melone retato al grano verna, dalla lonicera rampicante all’erba di san pietro, dall’Aleatico al cocomero moscatello

Ultimo nato, il progetto di recupero del vivaio La Piantagione di Villanova a Faltugnano


68 economia food


Nuovi Orizzonti di una CittĂ tessile

QualitĂ alimentare a Prato: le aziende che uniscono tradizione e numeri importanti di Elisa Signorini



71 economia food

Amore per il cibo buono, innanzitutto. È stata soprattutto questa la molla di alcune tra le maggiori aziende pratesi che operano nel settore alimentare, imprenditori che hanno deciso, in anni in cui il tessile era una mamma buona che elargiva profitti a quasi tutti, di intraprendere un’altra strada. Magari anche dopo un’esperienza nel tessile, come nel caso di Fabio Goti titolare di Alla gusteria. La partenza è stata una enoteca con cucina aperta nel ‘99 a Tavola. “Per ovviare ad un rallentamento negli affari – commenta Fabio Goti – iniziammo a confezionare salse. Questa seconda attività è stata così apprezzata che è diventata la principale e nel 2003 è cessata l’attività di ristorazione”. Salse dolci come gelatine e mostarde, ora anche salate, come i sughi. “La passione per la tradizione ci ha portato nel 2007 – continua Gori – a riprendere una vecchia produzione pratese, quella del Vermouth bianco, dopo 60 di abbandono. Oggi queste produzioni ci stanno dando grandi soddisfazioni, presso il nostro punto vendita, locali di ristorazione di qualità e gastronomie. Il prossimo passo è quello di cercare una rete distributiva anche all’estero”. Lunga tradizione familiare per la Macelleria Mannori, fondata nel ’50 a Vergaio da Mario

Angiolo Mannori, padre degli attuali titolari Maria Teresa e Domenico, e a sua volta figlio di allevatori di maiali e vitelli. Dalla macelleria realizzata al piano terra dell’abitazione familiare, negli anni ’70 la svolta verso la produzione propria di salumi. “Oggi il nostro impegno è garantire la filiera corta – commenta Maria Teresa Mannori – vendiamo carne di calvanina e la utilizziamo per la produzione dei nostri salumi, quelli tradizionali e quelli più nuovi. Ad esempio la carne salada o la Bresalcalvina, lavorata come bresaola ma realizzata con calvanina. Devo dire che queste produzioni realizzate con carni locali hanno grande successo: senza dubbio oggi i consumatori guardano più alla qualità che alla quantità”.Seconda generazione anche per la Macelleria Conti, fondata negli anni ’60 e da allora votata alla scelta delle carni locali di qualità, assolutamente in anticipo rispetto all’attuale politica del Km 0. “Se abbiamo superato il periodo della mucca pazza o l’avvento dei supermercati – commenta l’attuale titolare Enrico Conti - è solo perché mettiamo grande professionalità nello scegliere la carne. Proprio grazie alla fiducia dei consumatori la nostra maggiore espansione è stata proprio nel periodo della mucca pazza. L’ultimo inve-

Tradizione familiare e intuito imprenditoriale: la ricetta delle aziende Pratesi

Salumi e insaccati con un posto speciale per la Mortadella di Prato ma anche salse e conserve: le nostre nuove eccellenze


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economia food

Produzione di salumi e salse: Sono questi i settori del ramo alimentare dove oggi Prato è più forte

stimento è stato l’acquisto del negozio di Villa Fiorita dove realizzeremo un ‘km 0’ alimentare: entra il vitello ed escono l’hamburger o la gastronomia pronta, per venire incontro al sempre minor tempo delle famiglie, ma anche alla maggiore attenzione per la qualità. Il prossimo passo, infine, sarà il direct catering non solo per garantire buona carne, ma addirittura per portarlo a destinazione”. Grandi passi avanti nella tecnica della produzione c’è stata anche nell’azienda Claudio Lombardi che produce conserve vegetali, sottoli e sottaceti a Montemurlo. “In effetti il processo di produzione si è meccanizzato negli ultimi decenni – commenta

il titolare Claudio Lombardi – e oggi abbiamo certificazioni di qualità. E’ rimasta però invariata è la passione per le conserve, la stessa che ci ha spinto a diventare produttori, dopo una decina di anni di attività commerciale: nel 1983 acquistammo un’azienda di preparazione di sottoli e sottaceti alla Querce e dall’87 siamo qua a Montemurlo. E’ stata la voglia di creare nuove ricette a spingerci in questo passaggio e il desiderio di essere certi della qualità offerta al consumatore. Oggi i numeri li facciamo con la Grande Distribuzione che riforniamo da alcuni anni, ma restano ancora pochi negozi di alte specialità che vendono le nostre prelibatezze”.



74 itinerario Galciana

Fuori dal Comune

Come gli abitanti di Galciana, pratesi con una propria storia di Tommaso Geri, foto Dario Garofalo

galciana, abitata fin dal paleolitico diventerà comune solo nel primo Medioevo

Alcuni scorci di Galciana. Al centro si riconoscono Gabriele Badiani e Emilio Bogani, autori del libro “Galciana storie e vicende di un paese dalle origini al 1945”

Nel 2012 è stato dato alle stampe il libro Galciana storie e vicende di un paese dalle origini al 1945, un testo ricco di informazioni storiche, aneddoti e corredato da un’interessante selezione di documenti e foto. Gli autori sono Gabriele Badiani e in buona parte Emilio Bogani, ai quali va un ringraziamento per la piacevole chiaccherata e per il suddetto libro, serio e accurato, ma anche ben godibile nella scrittura a tratti ironica. Sicuramente abitata fin dal Paleolitico, per la presenza del diasporo rosso nella zona di Galceti, Galciana si costituirà come vero e prorio centro abitativo, concentrato in un borgo, solo nei primi decenni dell’XI secolo. Badiani e Bogani sposano la teoria che il nome derivi da Calix Calcis, manufatto idrico, da cui il nome del torrente Calice, che fin dai tempi antichi solcava insieme alla Bardena il territorio Galcianese. Come in altri casi con il tempo la “c” diviene “g”. Tra il 1100 e il 1200 viene edificata la Chiesa dedicata all’Apostolo Pietro; il paese vive un momento favorevole sia economico che demografico, nel 1298 si contano 143 fuoche e 772 bocche. La funesta pestilenza che si abbatterà di lì a poco su tutta l’Europa e le scorribande del Castracani, al quale i pratesi rifiutarono di

pagare tributo, faranno sentire i loro effetti anche su Galciana, ma nonostante queste avversità, la popolazione decimata, si ‘frugherà tasca’ e farà decorare la Chiesa con degli affreschi. Saltiamo un po’ di secoli e arriviamo diretti dopo il 1870, quando il paese comincerà il suo grande sviluppo industriale tessile, salutando in parte la vita contadina e maturando una forte coscienza operaia. In questi anni arriva il nuovo parroco Don Lorenzo Ciulli, figura importante e dinamica per Galciana, uomo di fede e di cultura, comincerà i vari restauri della Chiesa che negli anni la riporteranno alla sua antica forma romanica, farà, tra le altre, risanare e rialzare il capanile. Sempre Don Ciulli, grazie all’aiuto di molti paesani, fonderà nel 1912 la prima sezione della Misericordia di Galciana. Con l’avvento del fascismo la casa del popolo, costruita i primi del secolo, viene ceduta alla pubblica assistenza per un sacco di ossa, la speranza ben riposta, è che in mano ad un ente morale non venga toccata. Anche a Galciana si costituisce la resistenza, Florindo Simoni, detto ‘il ministro’, capo partigiano, organizzerà azioni di disturbo che aiuteranno gli alleati. Pietro Gini, propri-



In queste foto, Galciana ieri e oggi. Foto storiche delle suore e di Don Ciulli accanto all’Ospedale Nuovo in via di ultimazione e alla grande sede dei testimoni di Geova.


In questa pagina: la prcessione per la posa della prima pietra della nuova Parrocchia


78 itinerario Galciana

Galciana dopo la Guerra: Poche macchine, tante biclette e sette industrie per 5000 abitanti

etario di un’officina meccanica e della prima sala proiezioni cinematografiche di Galciana, fornirà i chiodi a tre punte per fermare gli autocarri tedeschi. Tra purghe e botte, rappresaglie e qualche bombardamento, finirà la guerra e nel cielo di Galciana si leveranno gli aquiloni e nelle strade si udirà nuovamente il rumore dei telai. Poche macchine, tante biciclette e 7 industrie su circa 5000 abitanti.La ricostruzione e la fortuna economica di Prato negli anni a seguire è cosa che abbiamo già trattato in tanti articoli precedenti. Quando il discorso cade sulla crisi del tessile degli ultimi vent’anni, ho come la sensazione che proprio a Galciana si comprenda finalmente che le cause siano da imputare a un meccanismo più grande, di cui la popolazione cinese sia solo un ingranaggio nel gioco disumano dell’economia globalizzata. Non è una grande consolazione, ma riconoscere l’altro rende almeno un po’ di dignità all’esistere; alla fine, come dice Donatello Rosati, presidente del circolo Arci, “abbiamo fatto i cinesi per 50 ‘anni, nati sulle balle di cenci e nelle casse di filato con la culla accanto al telaio”. Venerdì primo giugno è avvenuta la posa

della prima pietra per la costruzione del nuovo complesso parrocchiale della Visitazione: 3680 mq per un costo di € 4.500.000; è primo passo di un’importante progetto di trasformazione urbana che comprende anche un parco commerciale. I Galcianesi accettano di buon grado come è avvenuto per il nuovo ospedale, alla fine si creano comunque posti di lavoro, avendo fede che nel nuovo piano urbanistico siano comprese le strade per raggiungere questi nuovi poli. E mentre tutti aspettiamo che Gesù e carrelli della spesa ci risolvano l’angoscia del viver odierno, attraverso via della Lastruccia, dove si è conclusa la processione per l’inagurazione del progetto. In testa alla colonna c’era Don Luca, la cui voce veniva amplificata grazie ad un sistema di suorine porta casse. A quest’altezza della strada, nel 1910, è nato da Tommasina e Giuseppe, Giulio Reali detto Gallina. Lasciò Galciana nel 1941, dopo aver corso dietro alle donne, s’innamorò degli occhi azzurri della Lola di Mezzana. É morto a 82 ‘anni, e anche a quell’età, se vedeva una balla di stracci, non poteva fare a meno di infilarci le mani dentro. Era un cenciaiolo e traffichino, era mio nonno.


Vi aspettiamo tutti i giovedi di Luglio dalle 18 in poi ai nostri Cocktail Party in via f.lli da Maiano, 16/18 (Prato)

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80 itinerario green

Bicycle Rise Piccolo itinerario pratese per gli appassionati delle due ruote di Melania Mannelli foto Dario Garofalo

La città di Prato offre numerosi percorsi per ciclisti e appassionati delle due ruote: musica nelle orecchie, scarpe comode e seguiteci.

A chi desidera risintonizzarsi con la propria fisicità, slacciare la mente dagli impegni quotidiani, lasciare che gli occhi si ristorino del verde contatto con la natura. Restando a Prato. Questo pezzo è dedicato a loro, ai cicloamatori della domenica, a ciclisti impegnati, a runners, ad escursionisti e “camminatori” improvvisati. Il paesaggio mutevole della provincia, che scivola dalla montagna della Riserva naturale dell’Acquerino, alle morbide pendici della Calvana, per giungere alle accoglienti aree verdi della città, offre percorsi per tutti i gusti. Il territorio pratese ha in serbo itinerari adatti ad ogni tipo di falcata e pedalata, alle diverse capacità polmonari, a vari ritmi… Già, perché la musica, endorfina per lo spirito, è compagna perfetta dell’attività all’aria aperta. E allora indossate abiti comodi e portate con voi un I-Pod. Si parte, con una play-list di sei itinerari diversi.
“Bicycle, bicycle, bicycle/ I want to ride my… bicycle”. La voce di Freddie Mercury ci invita in sella, con Bicycle Rise. La rete ciclabile di Prato risponde al suo richiamo con diverse proposte. Ci cimentiamo sulle due ruote restando inizialmente molto

vicino al cuore della città, muovendoci lungo un percorso pianeggiante di 7 km: dalla zona Guado di via del Fosso al Ponte Bailey. Sono le ciclabili Ruggero Balli e Gino Bartali. Liscia e spensierata In the morning di Coral riempie le nostre cuffiette lungo un percorso che attraversa parchi pubblici attrezzati e incontra al livello del fiume tutti i ponti cittadini. “Out of the dark, and into the light /When the morning comes I will be alright” recita la nostra canzone, mentre la pista affianca la cinta muraria, permettendone una singolare vista dal basso. 
La domenica mattina, aiutata da un cielo terso di nubi, sembra perfetta per volgere il manubrio della propria bicicletta in direzione sud della città, verso le Cascine di Tavola. Scorriamo la nostra play-list e pedaliamo sulle note di Ring of fire di Johnny Cash. La partenza stavolta è da Ponte alla Dogaia. Per sette km si percorreranno vecchi tracciati rurali su strada bianca, lungo il torrente Bardena. Le note country scandiscono parole appassionate (The taste of love is sweet /when hearts like our’s meet /I fell for you like a child) mentre entriamo nel parco delle Cascine, che in



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Alcune immagini dell’itinerario nel verde pratese: dal lungo Bisenzio al ponte di Santa Lucia e le Cascine di Tavola


84 itinerario green

Le ciclabili Ruggero Balli e Gino Bartali, il parco delle cascine, la calvana: tanti gli itinerari nel verde

una giornata limpida può regalare, negli ampi prati, un’incantevole e inaspettata vista del Montalbano.
Alziamo un po’ il ritmo e aumentiamo il dislivello nel nostro terzo percorso in bici. L’itinerario, partendo dal ponte sul Rio Buti, al confine con Vaiano, si snoda stavolta per più di 9 km lungo il tracciato naturalistico e collinare della Calvana. Ci aiutiamo con le sonorità di Rock and Roll Queen dei The Subways per affrontare le salite. E intanto incontriamo tra gli oliveti le storiche Villa Rucellai e Villa del Palco. Poi la pista si immette nel centro storico nei pressi della Stazione Centrale e prosegue per concludersi nell’insediamento di Gonfienti.
Lasciamo adesso la bici e indossiamo un paio di comode scarpe da trekking. E’ arrivato il momento delle escursioni a piedi e ci dirigiamo verso tutt’altri scenari, nella Riserva naturale dell’Acquerino, per immergerci completamente nella natura. Partiamo da Cantagallo (472 m) e scegliamo un percorso di media difficoltà, che ci porterà fino a Cascina Cerliano (806 m), in poco meno di 2 ore. “Gonna rise up/Find my direction magnetically” canta Eddie Vedder nella sua Rise nel nostro I-Pod, mentre lasciando il paese ci addentriamo per il sentiero CAI 36 attraversando castagneti e suggestivi ponticelli su ripidi torrenti.
Il contatto con la natura

può risolversi anche in un’esperienza intima. E allora, lasciando perdere i lunghi percorsi, possiamo anche optare per una breve e facile camminata di venti minuti. Questo il tempo che occorre per raggiungere , dal Faggione di Luogomano (947 m), Fonte degli Acerelli (1000 m) e poi Casa Le Pelacchie (980 m). La romantica, melanconica Yellow dei Coldplay ci accompagna mentre il sentiero attraversa un bellissimo bosco di faggi secolari, si apre su piccoli campi abbandonati, per arrivare infine alla meta.
Non mancano infine percorsi più impegnativi. Dall’abitato del Monachino (697m), il sentiero CAI 17 conduce ad esempio con un passeggiata di un’ora, con forte pendenza, fino a Poggio della Scavata (960). Non resta che aggiungere un po’ di grinta al nostro passo. Dalla nostra selezione musicale digitiamo “Play” su Lose yourself di Eminem. Determinata e combattiva, il refrain della nostra ultima canzone ci dà la carica per affrontare la salita che si inerpicherà fra prati, castagneti e faggete.


Le fonti degli itinerari sono per le piste ciclabili il sito del Comune di Prato www.comuneprato.it e per le escursioni di trekking la pubblicazione “Guida naturalistica Riserva provinciale Acquerino – Cantagallo” a cura di Gianni Bettini, Barbara Gargani e Carlo Ricceri, Accademia dell’Iris.



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CATERING&BANQUETING Sarà il “Tuo” evento ...e parlerà del tuo stile e del tuo gusto ed ogni dettaglio verrà curato come proprio “Tu” faresti. Basteranno poche indicazioni, a tutto il resto penseremo noi.

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aperitivo nightlife

da consumare al tramonto I luoghi dove “tirar tardi”nelle serate estive di Francesca Lombardi

Il sapore delle sere estive in città ha il retrogusto dolce amaro di uno spritz, il pizzicare morbido di una coppa di bollicine, il sottofondo di menta di un mojito… Perché il modo migliore per godere della luce che tarda a sparire, dell’andirivieni della gente che temporeggia prima di tornare a casa, è fermarsi in centro o nei suoi immediati dintorni per un aperitivo. Vi suggeriamo qualche alternativa ai soliti noti, sempre validissimi, per rimanere fuori una sera in più. Caffè Zero. Tra i clienti fissi, che sono spesso anche amici, è più conosciuto come da Pino, dal nome di uno dei due proprietari. Il locale è piccolissimo, ma il bianco degli interni illumina e amplifica lo spazio. Appena varcata la soglia, poltrone vintage, libri, foto poster danno il polso della vita che passa da lì. Di giorno, per una colazione che ricorda quella sana di casa, o per un pranzo veloce ma curato. Di sera, per l’aperitivo. Dalle 18.00 fino a quando c’è gente. Qui potrete assaggiare il miglior spritz della città ( così dicono i clienti assidui) e la sua variante rubata ai veneziani, la bicicletta: Campari Soda e vino bianco. Aspettando la cena parmigiano e noccioline e qualche insalata di pasta e di frutta per un occhio al benessere. Il Magnifico Vaj Il martedì è a tema – vegetariano, frutta e pe-

sce, apetizers messicani - in un calendario che si rinnova mese dopo mese. Le altre sere vi accoglieranno un buffet curatissimo e una selezione di vini e bollicine di ricerca. Il Caffè Vaj, aperto pochi mesi fa, è già un punto di riferimento per i pratesi: è accogliente e raffinato, ma di una eleganza à porter, che ti fa sentire a casa. L’ottima qualità della materia prima, sia che si parli di cibo che di vino o cocktail - è la marcia in più. Accanto al finger food assaggi di tradizione toscana con panzanella, pappa al pomodoro, polpettine. Una selezione di bollicine francesi di piccoli produttori è il must da non perdere. Ozne Birra, qualche apetizers da tipico pub e una location che è un salotto freak nel cuore della città. 
Fuori tavolini e sgabelli coloratissimi, dentro uno stile originale, un curioso innesto tra un pub irlandes e un bar sulla spiaggia ai Caraibi. Qui si ritrova la Prato alternativa dai 20 ai 35 anni. Collegato al bar, al piano superiore, una sartoria altrettanto curiosa, che recupera e rimodella abiti usati. Padovani Non ogni sera ma solo il venerdi. Gli storici locali di via dell’Abbaco, complici i recenti lavori di ristrutturazione e l’ingresso di nuovi collaboratori, una sera la settimana prolungano l’orario di apertura per una delle happy hour più gustose

Un piccolo itinerario per un aperitivo diverso dal solito

In questa pagina Caffè Zero, in via Garibaldi



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aperitivo nightlife

della città. Dal Padovani si va con un gruppo di amici, non è uno dei classici appuntamenti vetrina. Fatto il team, la serata scorre via liscia sorseggiando l’ ottimo vino della enoteca accompagnato da taglieri di salumi di ricerca, schiacciatine ripiene che escono calde dal forno a legna;e un burro e acciuga che sa di infanzia, di merende con gli amici, di una estate in Sicilia… tutto questo appena fuori dale mura della città. Schiaccino Il locale è storico e insieme nuovissimo, perché la nuova location, inaugurata due anni fa, ha portato anche linfa e energia a questo luogo, famoso da anni per gli ottimi pranzi veloci. Aperitivo solo il venerdi, con l’eccezione di giugno e luglio che fa un bis per i giovedì dei negozi aperti. Roberto e Andrea si occupano di tutto: dalla scelta musicale alla selezione dei vini, alla preparazione dei cocktail. Anche se non siete degli amateurs, almeno una volta il loro mojito merita di essere assaggiato. Il segreto di Schiaccino? Forse che qui non si risparmiano mai e ricercano, stagione dopo stagione, i migliori vini , il cibo più gustoso che unisce tradizione e innovazione e non ultima una selezione musicale mai banale che sposa sonorità funky e disco anni’70.

Agorà Qui è la location il fattore imperdibile: nella centralissima piazza Duomo. D’estate il locale Agorà si sposta negli spazi antistanti al ristorante e per due sera alla settimana – il mercoledì e da luglio anche la domenica - accanto alla formula classica della cena si può scegliere l’aperitivo. Menu di tradizione anche per la formula più easy: tanti affettati, formaggi ma anche crostini, schiacciatine, piccoli assaggi di pasta e piatti più innovativi rivisitati alla luce della cucina toscana. Il punto di forza sono i rossi della nostra terra, ma non mancano birre bollicine e migliori prodotti enologici delle altre regioni. “Re-Think in Pillole” Una sorta di aperitivo pop up, da metà giugno al 30 luglio: “Re-Think in Pillole”, nato dalla collaborazione di “Help And Birth Onlus” e Re thinking the Product, nasce per creare una serie di iniziative all’interno del Giardino Buonamici - prezioso gioiello storico nel cuore della città - proponendo eventi che diano valore e risalto alle varie realtà artistiche del territorio. ”Re-think in pillole” è un contenitore di idee che diventano mostre, installazioni e performance ma anche un semplice luogo di incontro in una delle location migliori di Prato

Gli altri posti suggeriti. Ogni luogo ha un drink speciale e un piccolo menu su misura per l’aperitivo


90 eventi nozze

Quel dolce sì

Sposarsi a Prato. Luoghi magici per il momento più bello della vostra vita

Nella pagina accanto da sinistra in senso orario: Ra Light Design, Preziosi Ricordi, Prato Garden, Antica Fattoria Paterno

Le nozze restano uno degli appuntamenti più importanti della vita. Anche in tempo di crisi, non si rinuncia mai al quel giorno, dove l’amore viene coronato e accolto con festa da parenti e amici. Da quelli ecofrendly immersi nella natura ai più classici che prediligono residenze d’epoca o maestose ville, per il 2013 sono molte le tendenze in materia di sposi, da coniugare con gli incantevoli scenari che Prato ha da offrire, come le esclusive ville medicee e rinascimentali che costellano il territorio o i nascosti poderi e residenze dalla bellezza mozzafiato. Per orientarsi nel favoloso universo del matrimonio tappa d’obbligo per i novelli sposi è la VI Edizione di Sposi & Cerimonie, da venerdì 27 a domenica 29 settembre ad ingresso gratuito presso il Salone Espositivo Lenzi nel viale G.Marconi, 62 a Prato. Dalla moda al design passando per l’arte, il verde è il colore dell’anno. E allora perché non trasformarlo nel tema di un matrimonio fresco e attuale? Dai bouquet agli allestimenti che verde


sia, in materia di addobbi floreali segnatevi Il Giardino delle Fate e Prato Garden e cercateli tra gli espositori della fiera. Per gli appassionati di dolcezze gourmet le nuove frontiere dell’arte del wedding cake offrono torte da fiaba per avvolgere il vostro banchetto di un atmosfera da Alice nel paese delle meraviglie, per catering da mille e una notte rivolgetevi a Il Magnifico e Il Fattore Party Ricevimenti. Chi l’ha detto che il romanticismo fa rima solo con cuori e colombi? L’iconografia classica del matrimonio romantico si rinnova con un look old style e sofisticato a cui è difficile resistere. Il rosa, ma anche gli altri colori pastello, restano i protagonisti ideali e si posano su torte e abiti anni Cinquanta, per scegliere la giusta bomboniera e l’abito che fa per voi La Festa Bomboniere, Cecchi Abbigliamento per lui e Gabriel Couture by Gabriella Sposa per lei. Dove festeggiare? Ecco alcuni suggerimenti da non perdere di vista che regalano scenari e atmosfere incantevoli, che potrete trovare da Sposi & Ceri-

monie, come La Limonaia di Villa Rospigliosi, Villa storica del XVIII secolo situata nella campagna pratese, l’Antica Fattoria Paterno di Montespertoli, infine sulle colline che incorniciano Carmignano cercate la Fattoria La Serra e Villa Le Farnete. Una volta deciso il luogo per festeggiare il vostro amore, per luci e scenografie Ra Light Design.Per fissare in maniera indelebile il vostro momento d’amore è d’obbligo affidarsi ai numerosi fotografi esperti che costituiscono il tesoro della città di Prato. Molte le offerte: dai book con ritratti ai più contemporanei reportage, in forma digitale e cartacea, scegliete il vostro preferito. Per non lasciare niente al caso e organizzare il giorno del si in ogni minimo dettaglio, affidatevi ad una brava wedding planner: Clara Wedding Planner e Preziosi Ricordi i nostri consigli. Il giorno del fatidico si vola e poi? Non resta altro che partire per il desiderato viaggio di nozze, Girovolando Viaggi e Turismo e Itcamp Travel Viaggi e Turismo le agenzie a cui affidarvi.

per il 2013 sono molte le tendenze in materia di sposi, da coniugare con gli incantevoli scenari che Prato ha da offrire


Taglio del nastro La serata di inaugurazione al pubblico della nuova sede della Camera di Commercio. Presenti tutte le maggiori cariche istituzionali della cittĂ , i past - president della Camera e gli imprenditori della cittĂ . Un successo che premia il grande impegno messo in campo. (ph. Fabio Gori)


Cocktail party La presentazione dello scorso numero della rivista. Abbiamo scelto il Caffè Vaj per una festa che coinvolgesse una delle strade piÚ vive del centro storico. Durante la serata sono stati assegnati dalla Camera di Commercio i premi del Cardato Contest. (ph. Gianni Attalmi)


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APERITIvo Bar Ercole Viale Montegrappa 304 ph. 0574.597076 Barrique Via G. Mazzoni 19 ph. 0574.30151 www.lebarriquewinebar.it Bar San Francesco Via Santa Trinita, 32 ph. 0574.448516 Caffe’ Buonamici Piazza del Comune Caffe’ delle Logge Piazza del Comune 16 ph. 0574.600078 Caffe’ 21 Viale Piave 5 ph. 0574.42064 costa Noir via Santa Trinita Da Lucio Piazza del Comune Il Giardino del The’ Piazza Mercatale 46 ph. 0574.442816 La Dolce Vita Via Traversa Pistoiese, 37 ph. 0574.814748 La Gioconda Via Raffaello Lambruschini 25 ph. 0574.603091 La Tazza d’Oro Viale della Repubblica 290 ph. 0574.593771 Le Bigonge Bar Piazza Buonamici www.bigongebar.com Leo’s Bar Via del Palco 119 ph. 0574.28033 Opificio JM Piazza San Marco 39 ph. 0574.870500 www.opificiojm.it Schiaccinomania Via Santa Caterina 12 ph. 0574.605154 ZERO Via Garibaldi 65 ph. 0574.35041

Ristoranti

A casa gori Piazza sant’Agostino Antichi Sapori Via F. da Filicaia 40/A ph. 0574.461189, www.ristorante-antichisapori.it agora Piazza duomo 44 ph. 0574.1825949 Baghino Via dell’Accademia 9 ph. 0574.27920

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Boccondivino Via Mascagni 59 ph. 0574.22957 Cafiero Vicolo de’ Neroni ph. 0574.606309 al castello Piazza S.Maria Delle Carceri, 1 ph.0574.483136 Enoteca Antica Fiaschetteria Piazza Filippo Lippi 4 ph. 0574.41225 Enoteca Razmataz Piazza Mercatale 110 ph. 0574.448619 Enoteca Barni Via Ferrucci 22 ph. 0574.607845 Il Capriolo Via Roma 306 ph. 0574.1825326 Il Mercante Via Traversa il Crocifisso 47 ph. 0574.627174 Il Palazzolo Via Giuseppe Mazzini 37-39 ph. 0574.400730 www.ilpalazzolo.it Il Pirana Via Valentini 110 ph. 0574.25746, www.ristorantepirana.it L’Altra Calafuria Piazza Filippo Lippi 9 ph. 0574.26697 La Grotta di Bacco Piazza S. Domenico 16 ph. 0574.440094 La Veranda Via dell’Arco 10 angolo Piazza S.Marco, ph. 0574.38235, www.ristorantelaveranda.it Le Barrique Via G. Mazzoni 19 ph. 0574.30151, www.lebarriquewinebar.it Le Fontanelle valentino Via Traversa del Crocifisso 7 ph. 0574.622316 www.lefontanellehotel.it Lo Scoglio Via Giuseppe Verdi 42 ph. 0574.22760 Mangia Via Ferrucci 175 ph. 0574.572917 Mokha Piazza San Marco 5 ph. 0574.400412, www.mokha.it Opera 22 Via Pomeria 64 ph. 0574.606812 www.opera22.it

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Pepe Nero Via Zarini 289 ph. 0574.550353 Salomè Hotel Datini, Via Marconi, 30 ph. 0574.562348 Sasso Via Firenze 40 ph. 0574.562288 SOLDANO Via della Sirena ph. 0574.830913 Via Pomeria 35 ph. 0574.34665 Tonio Piazza Mercatale 161 ph. 0574.21266

Trattorie La Fontana Via di Canneto 1 ph. 0574.27282 Lapo Piazza Mercatale 141 ph. 0574.23745 Logli Mario Via Carteano 1 Filettole ph. 0574.23010 Osteria Cibbè Piazza Mercatale 49 ph. 0574.607509 osteria le cento buche Via degli Abatoni 7 ph. 0574.694312

Pizzerie la baracchina Viale Galilei 8 ph. 0574.468350 Cavallino Rosso da Giovanni Via Pistoiese 26 ph. 0574.23143 Don Chisciotte P.zza Mercatale 38/39 ph. 0574.39023 Via Pistoiese 502 ph. 0574.816909 Viale Galilei 21 ph. 0574.442903 Fancy King Via Valentini, 21 ph. 0574.581343 Il Ragno Via Valentini 133 ph. 0574.596700 King’s Pub Via Garibaldi 148 ph. 0574.28641 La Buchina degli Angeli Piazza Mercatale 134 ph. 0574.442922 PIZZA E BOLLICINE ph. 0574.1825821

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Pizzeria Maggie Via Bologna 519 ph. 0574.460493 Pizzeria Il Sipario Via Firenze 40 ph. 0574.562282 Sciuscià Via Galcianese 79 ph. 0574.28058 Vienna Via del Purgatorio 61 ph. 0574.630763

Cucina etnica Fujiama Via Valentini 5 ph. 0574.623857 Hong Kong Via Fabio Filzi 47 ph. 0574.611180 Hua Qiao Via Ferrucci 305 ph. 0574.570842 Nagoya Via Avignone 34 ph. 0574.400183 Raja Piazza del Collegio 8 ph. 0574.32032

OUTSIDE Cantagallo

A MANGIA’ FORA Via Sant’Ippolito 16 ph. 328.3032343 Il Ghirighio Loc. Migliana 29 ph. 0574.981103 La Bua della Tonia Via S. Quirichello 2 ph. 0574.956171 La Castagna Via di Migliana 40 ph. 0574.981791 Trattoria il fabbro Via Bologna - Loc. Il Fabbro ph. 0574.956380 Carmignano Biagio Pignatta Viale Giovanni XXIII 1 Artimino ph. 055.8718086 www.artimino.it Cantine del Redi Via 5 Martiri 29 - Artimino ph. 055.8751408 Da Delfina Via della Chiesa 1 – Artimino ph. 055.8718074, www.dadelfina.it La Cantina di Toia Via Toia 12 ph. 055.8717135

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Il Barco Reale Piazza Vittorio Emanuele II, 28, ph. 055.8711559 Olga Via Montalbano 6 ph. 055.8712028 Su pe’i’ canto Piazza Matteotti 25/26, ph. 055.8712490

Cerreto

Lago di cerreto Via Cantagallo ph. 338.8226888

Montemurlo

Casa la querce Via La Querce 47 ph. 0574.684070 La Taverna della Rocca Piazza Castello 2, ph. 0574.680459 Osteria Beccaceci Via Venezia 6, ph. 0574.680266 www.beccaceci.com

Montepiano CA DEL SETTA Via della Badia 16 ph. 0574.959829

Poggio a Caiano

Il Vecchio Casale Via Carmignanese 127 ph. 055.877427, www.ristoranteilvecchiocasale.it La Furba Via Statale 99 ph. 055.8705316 www.lafurba.it La Frugola Via Aldo Moro 33 ph. 055.8778143

Vaiano

La Locanda degli Artisti Via Bertini 76 Schignano ph. 0574.983436 Pizzeria G. Rossi Via Braga 191 ph. 0574.946503 La Nuova Tignamica Via Val di Bisenzio 112 ph. 0574.984424

Vernio

Circolo Arci Via Del Bisenzio 292 ph. 0574.957466 Renzo Via Stazione 7 ph. 0574.938151


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22 Sweet New York After having visited New York several times, I began to mature the idea to give life to a new initiative in the commercial sector right in this city. In the past, I used to come here every year to look for inspiration, since its creative ferment can be really stimulating from the entrepreneurial and creative point of view. In 2006 I started to search for the right place for Il Cantuccio, committing all my physical and financial resources to carry on a new entrepreneurial project as further proof of the fact that I always place all my energy into building my dreams. I have been living here since five years now. New York helps us in building our dreams, and it has helped me in building my own dream, as well. I like to define myself as a hard worker who is used to a strenuous work load. A baker always starts to work in the middle of the night or at the first light of morning, but this is a sort of rule of life for me. Waking early in the morning helps you to have a clear vision of things and problems. My artisan business offers customers

centuries-old recipes, and American people really love this. They are fascinated by Italian history and skills. When I tell them that our biscuits were created over a century ago, I see that they don’t appreciate them just because of their tastiness, but also because they love to learn about Tuscan cooking traditions. A while ago my daughter met Brooke Shield and brought her at Il Cantuccio. Since then, she usually comes here in the morning, she really loves our biscuits. Even Sarah Jessica Parker uses to come here regularly, and she is crazy for our ‘schiacciata con l’olio’ (savory flatbread with olive oil), and then some famous Italian people like Jovanotti and Fabio Volo, who are among our affectionate customers. New York is like Prato for me: it really makes me feel at home.

26 Patti smith The Priestess of Rock is going to come back in Italy in occasion of a series of upcoming not-to-miss Summer concerts. Patti Smith and her band are going to perform concerts

in the Italian cities of Milan –this will be the only occasion to admire the socalled Priestess of punk-rock poetry playing the whole version of her masterpiece “Horses”, Venice (at the Teatro Verde on the island of San Giorgio Maggiore), Macerata (at the the openair stadium Sferisterio), Taormina in Sicily (once again after many years at the Teatro Greco) and Palermo at the Teatro di Verdura. And, last but not least, Prato, in our Tuscany, on the 26th of July, where , beside her famous songs that have made her the Godmother of Rock, this American artist is going to play once more the songs of her new album Banga, where she fused poetry with her harsh sound, taking inspiration from the beauty and complexity of the world we live in. Many are the references here to Tuscany: a melodic ouverture that imagines the journey of Amerigo Vespucci to the New World (“Amerigo”), a song dedicated to Saint Francis, and another dedicated to the “Constantine’s Dream” by Piero della Francesca. Banga includes also a track dedicated to Japanese people, which is about the recent earthquakes in Japan (“Fuji-san”), a classic ballad in memory of Amy Winehouse (“This Is The Girl”) and a song the artist wrote for her friend Johnny Depp’s birthday (“Nine”). I had the fortune to meet Patti Smith, and she said:

“Remembering the way I felt in Florence in 1979 made me reconcile with the rest of the world , after a long period outside of music”. She is like a sweet shaman, her hard traits are unique, and her hair, falling down on her shoulders, are just part of her hippie charm. She is dressed in a black jacket over a t-shirt in postpunk and intellectual style, always carrying her camera with her and showing, both in her face and in her soul, the signs of the intense life she has lived, a kind of life that can teach and destroy at the same time.

30 Revolution in the rhythm of music There are three names from the world of Italian music that have made their debut in the mother-province of Tuscany before becoming ever more famous at an international level. Let’s start with the Blue Willa art-rock band, who has recently come back from the Primavera Sound Festival of Barcelona, one of the most interesting music festivals of the world. Then comes music talent Andrea Franchi, whose first solo


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album entitled “Lei o Contro di Lei” was released in 2012 in collaboration with the Collettivo Pupazi artist collective. Well versed in all percussion instruments, he is also record producer and co-author of several works and tracks by some famous artists like Paolo Benvegnù and other Italian talents. And finally we remember the “Giochi per bambini”, the name of Marco Burroni’s new band. “Cerco soltanto di non lavorare più” (I am just trying not to work anymore) is the title of this band’s album, made with the collaboration of Donald Renda and Davide Mollo (the other components of the band)and released this year by record label Pippola Music. This album proposes sensitive though bitter tracks about all aspects of daily life, and its restless and concise rock music displays the way this band has been influenced by Italian superstar Franco Battiato. Three interviews that reveal their absolute and universal love for music, which includes their dreams and ideas that have been inspired by Prato, the city they all treasure in their hearts. “Almost always, the places that inspire creativity at most are little cities, they help you in sharpening your wits. Prato is just perfect in this sense” says Mirko of the Blue Willa band. “Now it seems to me to be a complete different city, and I don’t mean it is worse than before, it is just changing. And when I am

in Carmignano and on the hills of the Retaia mountain I really feel surrounded by a wonderful atmosphere”, says Andrea Franchi; and Marco Burroni of the Giochi per bambini group concludes: “A place that really makes me happy? The foothills of the Calvana hills. When the sun rises from the hills, coloring the horizon in shades of pale and blurry colors.”

34 Gabriele D’annunzio You say, “D’Annunzio”. And they answer, “Convitto Cicognini”. That is to say that the archives of the oldest school in Prato, the Cicognini National Boarding School, can tell us a lot about that shy 12-year-old boy from Pescara who entered this boarding school in 1874, and remained seven years, forging his personality through the years. We have been looking around at report cards, disciplinary actions, black and white photographs that could help us in retracing the course of studies of such a ‘special’ student from the first three gymnasial years (in Italy the Ginnasio originally indicated a typology of five-year junior high school and prepared

to the three years of Liceo Classico) until the last year of the Liceo Classico. One picture in particular stands out among the old memories of his educational career, revealing the tender heart of a 12-year-old boy beating in a nostalgic way for his mother through the dedication he had written on it: “to my dear mom. A far-away picture by the boy who resembles her”. Then a report signed by the Dean of the educational institution perfectly describes the way the character and attitude of D’annunzio at the Convitto Cicognini had been. On his second year of Liceo Classico (fourth year of Italian senior high schools): “D’Annuzio studies a lot, getting better day by day, his memory is sharp. I have a great trust in him, if he keeps on studying, he will be among the best students in all courses and subjects. He isn’t a bad boy, though honor counts much for him, but the right disciplinary proceedings easily help in instructing him in the right way”. We already knew that he was a good student. And the report cards we have found among the archives’ documents of the Convitto Cicognini just confirm it. But this Vate-poet (Vate meant foreseer, as he was called) too had his weak points. His lowest grade point average? Seven, in philosophy at the Liceo Classico, while he got the best grades, during academic year 1879-1880, in the art course of drawing.

38 The great escape We find ourselves in a space/time/virtual trap, and there is simply no Escape possibility associated with it.. my Father, an old Weaver in the textile industry, left us a couple of weeks ago, this world just wasn’t for him anymore, and right in the days that had preceded his Escape he had understood that his conditions weren’t good at all..so, one last throw of the dice and he managed to subvert his destiny and to escape from here..his last words, spoken while he was winking at me, have been: “just be wise”…in those very words of such a silent man I thought I heard a warning to look at the future, questioning once more the contest I was moving in. Sometimes I think that only the extreme situations can make us understand how lucky we are to live in this world, and in this part of the world in particular, if we want to change its fate, which already seems to be decided. Though, when we keep on thinking as if we were divided in a multitude of individual units, in little worlds, alternating majestic


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images and apocalyptic, victimistic thoughts, we just loose the essence of the beauty and the strong power that is all around us.. here, in Italy, in the middle of the Mediterranean Sea and in the middle of the Italian country, in Tuscany, in Prato..the place that gave birth to extra-ordinary people, a place that is characterized by a strong energy coming from the places and the still actual presence of a past that hasn’t been ordinary at all.. A past that would just suffice to make us feel sure and protected from all the possible difficulties.. but we keep on commiserating ourselves instead, feeling prostrated because we have accepted thoughts and models that were not in line with our principles, with the way we are. I am sure, instead, that we have everything at hand to shape the world we live in, the world we deserve and the world we should be responsible for. We just have to stop thinking, finding the courage to start to “feel” what we really like, what we identify in, that is also what has showed me, once more, a Way to take

specialized in young men’s fashion: urban, informal and sporty menswear, produced and distributed by Bears Clothing. RBNr was created in 2002 as a result of Alessandro Targetti’s love for military fashion and items. In the 80s he began to collect and search for military items in the warehouses of Prato, before starting to travel Prato’s fashion brands at Pitti Uomo. in Europe to look for rare pieces, and after having Also this June 2013 edition worked for a long period in of Pitti Uomo has been the textile sector, he decided redrawing the map of the to turn his passion into his world of contemporary job, and he now carries menswear, focusing on this work with his son ever more on research, Jonathan. Crime is the name quality, fashion trends and of the brand created by the projects that could involve companies and brands from two sisters Lisa and Jessica Kistermann (produced all over the world. A lot of companies from Prato, both by Jelkom): fascinated by the alternative rock new and emerging brands, philosophy which is typical have participated in this edition of the fair. Here a list of the creative quarters of of the most important names Shoreditch, Camden Town to remember. Since 25 years and Brick Lane, they have decided to give life to a at Pitti Uomo, the women’s and men’s shirt and trousers footwear collection aimed at representing in the best way collections by Alessandro possible the East London Gherardeschi: you can style. Laminated colors, find the typical and made holes, nets and colorful in Tuscany models and zip closures for the jackets clothing items proposed by this brand in selected shops signed Temporary K by GMG Service. like La Vela in Viareggio, or the famous Morini in When Progress Montecatini, and even in was the Cassa di other stores in Europe Risparmio’s magazine and Japan. Another Italian brand that is usually present on Prato Progress was the name of at Pitti is Annapurna (the a magazine edited by the brand’s name reminds to a Cassa di Risparmio of Prato section of the Himalayas, when this saving bank still the natural habitat of the had a crucial role in the cashmere goats) which is famous for its fine cashmere economy of this culturally alive city, which went full products. Fiver and Isea. steam ahead. Progress son are the two brands

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had been given life when Bambagioni was still the chairman of the Cassa di Risparmio and Prospero the general director of the bank, and after about 15 years of activity, at the end of the 80s, it was closed: this magazine was all about the events in the city, the personalities from Prato and those important Italian people who happened to have to do with this Tuscan city. Piero Gherardeschi, who used to write in that period for the Italian daily newspaper La Nazione, being then responsible for its news section, happened to write also for Progress, and he now talks to us about it. “That newspaper’s angle wasn’t bad at allGherardeschi says- and not just for ‘institutional reasons’: during that period Prato was just starting to grow in every direction, and those who spoke for the entrepreneurial and productive sectors of Prato were not only in the city of Prato, but in the whole Italian country, so it wasn’t that strange that the economic and cultural debate was carried out by some influential personalities

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in the cultural and political world coming from the whole country and having to do with the city of Prato”. It wasn’t a casa that among those that have contributed to Progress were Fernand Braudel, Federigo Meis and Giulio Andreotti.

64 Biodeversity is the gold of the future. Seven exemplar cases of recovery of ancient vegetal species have occurred in the plain areas of the city of Prato and its surrounding ring of hills and valleys. Since 2006, the district of Vaiano has been carrying on a special project –the Pomario della Memoriaof great importance: this project, promoted by the Town Council, wants to recover many old fruit varieties from the lands surrounding the old Villa del Mulinaccio. Here as many as 27 fruit varieties have been re-discovered (11 of which have been officially recognized recently). Then, in Faltugliano, located just a few kilometers away from Vaiano, the plant nursery La Piantagione di Villanova has just re-opened with its rare, old and local varieties

of plants: climbers, aromatic and herbaceous plants, roses, garden and fruit trees, vine shoots from local vine varieties and the spontaneously growing tree species of the Calvana hills. In the plain areas that surround the city of Prato we remember two farm households devoted above all to the cultivation of old wheat varieties. The Verna wheat grain (a typically Tuscan variety, very rich in minerals and with a lower content of gluten) is grown by Giuliana Giuliani’s farm at Capezzana . In the farm household Oasi Alpistica Le buche at Poggio a Caiano , Giuseppe Bennati keeps on cultivating since 2002 and throughout Alessandro Venturi -responsible for Slowfood of Prato- with consultancy role two very rare garden fruit varieties: the melon retato (deep orange sweet flesh) and the watermelon moscatello (a yellow flesh watermelon variety). In the heart of the famous wine region within Tuscany, Carmignano, where the Barco Reale di Carmignano DOC red wine is produced, Enrico Pierazzuoli, at the farm Le Fernete, owns a vineyard since ten years aimed at the production of the Aleatico grapes (commonly called Ljatico in the territory) Galciana The district of Galciana began to be inhabited during the Paleolithic because of the presence of red jasper

in the green area of Galceti, but it was in the few decades of the 11th Century that it became a residential area and a County town. The Church of St. Peter was built between 1100 and 1200, a period that was characterized by a really favourable economic and demographic situation: in 1298 there were 772 inhabitants in the district, while the number of fireplaces reached 143. The outbreak of deadly plague that occurred a short time later, as well as the incursions made by the troops of Castracani, to whom the inhabitants of Prato refused to pay a tribute, seriously affected the district of Galciana, too, whose inhabitants – decimated by the plague, though these many difficulties, gave everything they could to commission the frescos that decorate the district’s church. The year 1870 marked the beginning of the great city’s development in the textile sector, and the number of peasants decreased because of the (ever greater) need of workers in the sector. During this period, the new priest Don

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Lorenzo Ciulli, who had been an important and energetic personality in Galciana, as well as a man of a great faith who also had a great culture, started the restoration works of the district’s church that lasted years until the church was given back again its original Romanesque shape, also commissioning the construction of its tower bell. During the fascist period, the ‘casa del popolo’ (House of the People),

built at the beginning of the Century, became property of the Public Assistance Association, with the hope that this foundation’s aim (to promote public good) would have prevented those in charge of it from making changes to the building. In Galciana, as in other Italian cities, people organized anti-Fascist resistance, and partisan leader Florindo Simoni (who was called “The Minister”) arranged strike actions to help the Allied forces. Pietro Gini, who owned a mechanic’s workshop and the first projection room of Galciana, provided the


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