Nel vortice del tempo

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- Come ti chiami? - gli chiese Fosco, severo, abbassandosi su di un ginocchio per arrivargli all’altezza della faccia. - Mi chiamo Aroldo e mi dispiace di non essere riuscito ad uccidere il vostro cavaliere - rispose armandosi di coraggio il prigioniero. Un calcio lo raggiunse al basso ventre facendolo strillare e raggomitolarsi su sè stesso. - Io invece, se credi di fare il galletto ti infilzo come un pollo allo spiedo, guarda un po'! - gli rispose minaccioso il sergente premendogli il pugnale sulla gola. Una goccia di sangue imbrattò la sudicia camicia che indossava. Gli armigeri sul carro si gustavano il fuori programma e non tenevano più nella pelle incitando il sergente alle maniere forti. - Dimmi, canaglia, che ha in mente di fare il tuo capo e dove intenderà agire? dimmelo se no ti sgozzo quanto è vero che io mi chiamo Fosco - Ti posso solo dire… Fosco, che di preciso non lo so, so solamente che l’intenzione del Faina è quella di assalire la scorta al ritorno, quando avrete con voi la ricca sposina Nel frattempo Edoardo era salito sul carro riuscendo a sentire l’ultima parte del discorso. Si avvicinò al prigioniero, che intanto cominciava ad aver paura, e gli diede un calcio facendolo gridare dal dolore - Mi piacerebbe sapere da chi ricevete tutte queste informazioni, lo sai, tu, brutto schifoso? Non lo lasciò rispondere perché gli rifilò ancora un calcio sul costato facendogli mancare il respiro. - Io non so nulla! - riuscì a farfugliare il losco individuo accartocciandosi su sè stesso e lamentandosi per il dolore - Solo Bartolo sa queste cose perché, periodicamente, si incontra sulla riva del Po con dei tizi che arrivano dalle vostre parti. Hanno il volto coperto da dei cappucci neri e non penso che neppure il Faina sappia chi sono. Li paga, secondo l’importanza delle informazioni che gli rivelano, è la verità, credetemi! - disse tremante, osservando i presenti con volto implorante pietà. - Che ne facciamo, Fosco, di questo imbecille? lo impicchiamo subito? - chiese Edoardo impaziente, serrando i pugni. - No Edoardo, lo portiamo con noi all’abbazia, lo faremo consegnare agli sbirri di Trino che passeranno a controllare il territorio. Penso che abbia detto la verità, lasciamolo alla giustizia Scesero dal carro e si avvicinarono ai cavalli, quando, furono attirati dai nitriti e dal rumore di destrieri al galoppo che si avvicinavano sulla strada polverosa. 93


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