Nel vortice del tempo

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se - Ecco qua! Fatto, dai! aiutami a sellare i cavalli così ti verrà in mente come si fa. Non credere che, essendo un nobile, tu debba cavartela senza fare nulla! Umberto gli sorrise, afferrò una sella in cuoio dal suo supporto e la buttò in groppa ad un baio che non si mosse. Giovanni lo aiutò diligentemente a sistemare le cinghie e le briglie. Prepararono i cavalli in silenzio, poi il giovane stalliere iniziò a parlare - Dopo questi ultimi avvenimenti, tuo zio mi è scaduto un bel po’. Il ragazzo lasciato in prigione senza un interrogatorio come si deve, e che forse finirà impiccato per non aver cacciato un accidente di niente sul suo territorio, quello che sta per fare a Francesca, la donna di Umberto, per valersi su Enrico per dei debiti; ecco, sì, dopo questo non lo riconosco più. Potrebbe avere tutte le donne che vuole e invece… Si interruppe sentendo montare un certo nervosismo. Strinse con forza la cinghia del sottopancia che ferma la sella con tutta la forza che aveva, tanto da far nitrire il cavallo. Il nitrito lo fece rientrare in sé, accarezzò la fronte dell’animale per farsi perdonare e si calmò - Aspettami qua! torno subito! - disse Umberto. Prese per le redini i cavalli e li condusse alla porta principale. Giovanni rimasto solo approfittò del momento ed entrò nella scuderia. Zero nitrì dondolando la testa; il caldo in quella stalla era insopportabile. - Bravo, Zero! siamo amici, vero? - gli sussurrò accarezzandolo. Zero questa volta non si mosse. Il suo mantello nero e lucido emanava riflessi di colore blu nella penombra della scuderia. Lo annusò e rimase quieto. - Oggi faremo un giro per i boschi della contea, sei contento? ci conosceremo meglio - gli disse sfiorandogli con la mano la macchia bianca a forma di stella che portava sulla fronte. Si sentirono in lontananza cavalli nitrire e scalpitare, poi, un rumore di zoccoli sul ponte levatoio: era un drappello di cavalieri che usciva dal castello a pattugliare i boschi. Poco dopo Umberto arrivò, grosse gocce di sudore gli imperlavano la fronte, l’aria era umida e irrespirabile. - Sono usciti di nuovo! - disse con una punta d’invidia - Tutto il giorno a sorvegliare i boschi, deve essere snervante! però si divertono, cambierei subito con il mio lavoro, sempre qua a strigliare e pulire, dì, li invidio un pochino. Beh! coraggio! - esclamò Umberto afferrando una scopa di saggina - Diamoci da fare se no oggi non ce la faremo ad uscire Giovanni seguì l’amico ed eseguì tutto ciò che gli diceva di fare come un co53


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