Nel vortice del tempo

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del sole, all’aria che anche se torrida già dal primo mattino non era paragonabile a quella putrida del sotterraneo. - Dobbiamo fare qualcosa per quel ragazzo - osservò Giovanni seguendo a lunghi passi Umberto verso l’armeria. - Non bastava la ragazza di Edoardo, adesso pure il giovane Scarampi - gli rispose Umberto e aggiunse - Veloci che siamo in ritardo Arrivarono ad uno stabile in pietra, dove due corazze stazionavano inerti ai lati della porta indicando mute, ai due, che erano arrivati in armeria. Umberto entrò per primo, seguito da Giovanni che rimase affascinato dalla quantità di armi che giacevano lucenti in quel grande magazzino. Su di un bancone di legno le spade erano allineate accanto ad archi e balestre, elmi a celata, a barbuta, scudi ed usberghi, mazze d’arme e svariate armi da lancio giacevano in bella evidenza su speciali sostegni di legno. I metalli abbagliavano colpiti dai raggi del sole che filtravano dall’unica finestra. Alfio era intento a lucidare uno spadone a due mani e Fosco, accanto a lui, impugnava una balestra e ne controllava l’efficienza. Si salutarono e si sentì nell’aria aleggiare l’imbarazzo. Umberto chiese ai due se erano al corrente dell’amnesia in cui versava Giovanni. - Sì! - rispose Alfio alzando lo sguardo dalla spada. - Ieri sera è passato Guido e mi ha avvertito della tua perdita di memoria. Mi dispiace tanto Giovanni! E’ una brutta situazione! spero non sia stato il vino dell’oste della Stamberga perché mi sento in colpa, lui è una persona seria e ci ha sempre serviti con roba di prima qualità - Grazie, Alfio, stai tranquillo, tu non centri nulla, però adesso non ne parliamo più, basta con questa storia! - disse Giovanni poggiandogli la mano su di una spalla. Intervenne Fosco - Bene ragazzi, siamo in ritardo, sbrighiamoci. Alfio, coraggio, carichiamo le armi che abbiamo preparato e andiamo. La guarnigione dovrebbe già essere schierata per l’esercitazione Umberto scelse due spade, una per lui e una per Giovanni, poi si avviarono con il sergente e l’armiere con un carretto carico di armi verso lo spiazzo erboso antistante il ponte levatoio. Passarono così buona parte della mattinata a tirar di spada: affondi, finte e stoccate. Il clangore dei ferri che battevano l’uno contro l’altro era assordante. Giovanni fece coppia con Umberto che rispondeva ai suoi attacchi con grande abi50


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