Nel vortice del tempo

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certo salutare. Continuò a salire l’erto sentiero verso i ruderi di cui, per ora, non se ne vedeva l’ombra. Non c’erano altre vie per arrivare al sito, se non quella che da Varengo scendeva verso valle. - Sì, forse ho sbagliato - disse tra sé, a non prendere quella, sarebbe stata tutta in discesa, ma andava bene lo stesso. Lorenzo procedeva con calma osservando la natura che lo circondava. Tornò con la mente a Francesca e gli venne voglia di prendere il cellulare per chiamarla: - ecco, come previsto, nessun campo - era come se lo avesse lasciato a casa, questa era una delle paure della sua fidanzata. Si fermò un poco, aveva il fiatone e nella breve pausa estrasse la fotocamera dallo zainetto. Per ora, nessun rudere, nessun muro, attorno a lui boschi di querce e castagni. Erano le quattordici e quaranta, ma non aveva fretta, gli bastava arrivare a casa per cena. Sentì lontano un cane che abbaiava, il rumore di un trattore gli diceva che il posto non era del tutto fuori dal mondo. Osservò attentamente alla sua sinistra ma, per il momento, nessun rudere in vista; dal lato opposto, la collina si gettava a dirupo in basso tra il groviglio del bosco. Il luogo era incolto, gli abitanti gradualmente avevano abbandonato le colture; non c’era più il ricambio generazionale. Salì ansimando, ma ora, gli sembrò di intravedere una massa nera in mezzo alla vegetazione: ecco, pensò, forse era arrivato ai resti del maniero e decise di girare un video selezionandone la modalità sulla fotocamera. Si avvicinò e rammentò i racconti degli abitanti del luogo e il grande incendio nella famosa notte di San Lorenzo: no, non si vedevano segni d’incendio, solo edera che si arrampicava sui tronchi dei faggi e delle querce soffocandole nelle loro spire come serpenti. Le vipere, rammentò, aveva gli stivali alti da equitazione e il bastone e si rincuorò. Inquadrò nel mirino la zona ed iniziò a filmare, ma qualcosa non andava, non nella fotocamera, bensì dentro di sé. Cominciò a spaventarsi e sentì il panico aumentare, giurava a sé stesso di aver sentito un nitrito e il galoppo di un cavallo in lontananza perdersi fievolmente giù per la vallata. Gli venne la pelle d’oca. - Che mi succede? - si trovò ad esclamare ad alta voce. Aveva una strana sensazione, qualcosa che gli pesava sullo stomaco e gli metteva un po’ di nausea: non sarà mica un infarto pensò, la fatica della salita? la preoccupazione per il cellulare che non aveva campo? non seppe più che pensare. 21


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