Nel vortice del tempo

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liti, un placido paesino che si insinua addormentato tra le colline di un verde smeraldo. Prese una stradina a sinistra, costeggiante una chiesetta, e dopo un breve percorso, una freccia segnaletica gli indicava il sentiero verso i ruderi del castello dei Miroglio. Pensò a Francesca e alla sua voglia di accompagnarlo, ci teneva, e ora quasi gli dispiaceva che non ci fosse. Bene, si disse, sono arrivato. Parcheggiò l’auto in una piazzola vicino al bordo della strada asfaltata facendo attenzione affinché non desse fastidio al passaggio dei mezzi dei contadini locali e chiuse tutto meticolosamente. Si fermò ancora un attimo per osservare dal basso il sentiero che si inerpicava su per la collina che aveva di fronte, costeggiato da piante di acacia, lo vedeva salire, fino a perdersi oltre una curva e immergersi nella folta vegetazione. Attraversò la stretta strada asfaltata e imboccò il sentiero erboso, fortunatamente, non aveva piovuto da tempo e il terreno era asciutto ma pieno di solchi lasciati dai mezzi agricoli, l’erba non era molto alta e ricordò le raccomandazioni di Francesca: attenzione, che ci possono essere le vipere. Un leggero venticello si alzò portandogli sollievo. Si fermò un attimo girandosi a guardare la sua auto che ora era lontana, in fondo, nella piazzola. Si sentiva in forma e le gambe rispondevano agili al comando, era abbastanza allenato essendo un tipo sportivo: la scherma lo teneva agile sulle gambe. Saliva lentamente immerso nel silenzio, rotto solamente dal cinguettio dei passeri e dal gracchiare dei corvi, ma, tra il canto di tanti uccelli, uno, in particolare, lo fece fermare a tendere l’orecchio: Lorenzo alzò gli occhi al cielo e notò un falco che con il suo stridere ripetuto lo affascinò e lo ammaliò, non gli poteva togliere gli occhi di dosso. Lo splendido volatile roteava altissimo, volava nell’azzurro offuscato dall’afa di quel caldissimo pomeriggio estivo, disegnando cerchi concentrici e cambiando quota repentinamente. Poi, all’improvviso, come gli era apparso, il falco sparì. Lorenzo lo cercò in preda ad una nostalgia strana che lo prendeva al cuore, sentiva che qualcosa lo legava al rapace, forse era l’amore che nutriva per la natura e gli animali, non poteva che essere questo, pensò. Che altro poteva mai essere? distolse gli occhi dal cielo, ormai il falco era sparito, chissà dove. Un rintocco di campana portato dalla leggera brezza lo riportò alla realtà. Sudava e il caldo era sempre più intenso, l’escursione termica dall’interno dell’auto, al clima caldo e umido dell’esterno, aveva avuto il suo effetto, non 20


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