Boom Economy: banche, armi e paesi in conflitto

Page 142

Atto terzo: la guerra contro Gheddafi Quattro mesi più tardi i Rafale francesi cercavano di dribblare i radar libici per bombardare i cannoni italiani, i militari britannici si domandavano quanti di quegli snipers fossero nelle mani dei soldati fedeli a Gheddafi e chiedevano ai belgi quanti fucili e munizioni avessero inviato a Tripoli, i giornalisti tedeschi si interrogavano sui disturbi alle comunicazioni telefoniche messi in atto grazie ai sistemi di jamming esportati dalle loro ditte. Le aziende e il Governo italiano prevenivano le domande: Finmeccanica rilasciava prontamente un comunicato per chiarire che “gli ordini acquisiti dalla Libia non sono in ambito militare” ma esclusivamente “per attività di ricerca e soccorso e di controllo delle frontiere” (tacendo ovviamente sulle 60 parti di ricambio per semovente Palmaria 155/52 del valore di € 24.286.800, le 843 componenti per missile Milan 3 da € 2.519.771 e gli 11 sistemi elettronici di tiro NEMO FC del valore di € 13.704.250 forniti dalle sue aziende). La ditta Beretta di Gardone Valtrompia, pressata dalle associazioni pacifiste circa una strana fornitura di armi via Malta, si premurava di far sapere “di operare nel pieno rispetto dei regolamenti, normative e procedure che regolano la commercializzazione di armi a livello mondiale”, incluse le 11.200 tra carabine, pistole e fucili semiautomatici inviati nel 2009 al colonnello Abdelsalam Abdel Majid Mohamed El Daimi, Direttore della Direzione Armamenti della Pubblica Sicurezza del rais libico: i timbri – ad onor del vero – erano in perfetto ordine. Arrivava intanto una buona notizia: due Mirage F1 dell’aviazione libica erano atterrati a Malta e altri due si erano uniti alle forze di opposizione a Bengasi disobbedendo agli ordini di bombardare i cortei dei manifestanti antigovernativi. Tutti erano stati da poco rammodernati dalla Dassault.

Atto quarto: trasferimenti di armi agli insorti C’era però un problema a terra che bisognava risolvere: gli “interventi mirati” alle contraeree e ai radar libici non bastavano a far avanzare gli insorti. A complicare la situazione c’era la Risoluzione Onu 1973 del 17 marzo 2011 che, istituendo la “no fly zone”, rafforzava l’embargo di armi verso la Libia già decretato a febbraio e proibiva l’invio di “personale mercenario armato”. Ma un passaggio apriva uno spiraglio: la Risoluzione escludeva il dispiegamento di “una forza di occupazione straniera di qualsiasi forma e in qualsiasi parte 141


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.