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Chi vincerà il match tra Sabato De Sarno e Pharrell Williams?

Kering e Lvmh, per i loro due marchi di punta, hanno fatto scelte opposte: uno stilista “classico” per sostituire Alessandro Michele da Gucci e un artista eclettico prestato alla moda per il menswear di Louis Vuitton

La fumata bianca sulla nuova direzione creativa di Gucci e del menswear Louis Vuitton, affidata rispettivamente a Sabato De Sarno e Pharrell Williams, ha innescato subito un animato dibattito. Non solo perché i due profili sono diametralmente opposti, ma soprattutto in quanto espressione di visioni molto diverse sul ruolo del creative director e sull’idea stessa di lusso. Atteso con trepidazione sin dall’uscita di scena di Alessandro Michele lo scorso novembre, il fresco di nomina De Sarno è un insider dell’industria, con una carriera “tradizionale” prima in Prada, poi in Dolce&Gabbana e infine in Valentino, dove da 12 anni a questa parte è stato il braccio destro di Pierpaolo Piccioli. Questa è la sua grande occasione e secondo quanto ha riportato il patron di Kering, FrançoisHenri Pinault, si è imposto sui concorrenti dopo una lunga selezione, con prove che dovevano rispondere a una precisa richiesta: dimostrare di saper iniettare creatività nuova nel brand, ma nel pieno rispetto dei codici iconici di Gucci. Proprio quest’ultimo aspetto sembra aver avuto il suo peso nella scelta del candidato, dopo sette anni di crescita strabiliante del brand sotto la stella di Michele, che però aveva finito con il fagocitare il marchio, rendendolo a sua immagine e somiglianza. «Il nostro uomo deve adattarsi alla maison e non il contrario», ha ribadito Pinault, scottato anche dalle recenti polemiche innescate dalle controverse campagne pubblicitarie di Balenciaga - altro brand della scuderia Kering - con il direttore creativo Demna Gvasalia costretto a fare mea culpa e a esternare i suoi propositi per il futuro: preoccuparsi solo di creare bei vestiti. Questo del resto a Pinault interessa, ossia «lavorare sull’esclusività, sulla desiderabilità e sulla sofisticazione delle collezioni, continuando a portare sul mercato un prodotto sempre più lussuoso». Diversa l’impostazione del rivale Lvmh, che come direttore creativo per il menswear Louis Vuitton ha scartato l’ipotesi di arruolare talentuosi stilisti in circolazione come Martine Rose, JW Anderson o Samuel Ross, dati per papabili, mettendo a capo del suo marchio più profittevole non un designer ma un musicista, un produttore discografico, una star mediatica come Pharrell Williams. Pietro Beccari, alla sua prima mossa come ceo di Louis Vuitton, ha scelto un creativo eclettico con molte collaborazioni nella moda (da Chanel ad Adidas, da

Moncler a Tiffany), seguitissimo sui social, con l’idea di portare avanti il percorso intrapreso con il poliedrico Virgil Abloh: trasformare il brand in una piattaforma multidisciplinare, in un think tank che non crea solo vestiti ma anche orizzonti culturali. Il fatto che Pharrell non sia uno stilista puro non sembra impensierire i vertici: a lui spetterà più che altro imprimere la direzione, orchestrare l’ufficio stile, creare connessioni e intersezioni tra ambiti eterogenei. E poi avrà solo una parte della responsabilità sui conti del marchio, oltre 20 miliardi di fatturato generati soprattutto da pelletteria e accessori, con un partner nel womenswear come il veterano Nicolas Ghesquière. Sabato De Sarno, dal canto suo, avrà più responsabilità sulle sue spalle, anche se Gucci fattura la metà di Louis Vuitton: creare un sentiero ex novo senza tradire l’heritage della doppia G e rimpiazzare una personalità dirompente - e molto amata - come quella di Alessandro Michele.

PHOEBE PHILO PRONTA A TORNARE IN PISTA CON IL SUO BRAND

 Se nel caso di Pharrell Williams e Sabato De Sarno a dividere analisti e osservatori è la domanda “meglio un designer o una star”?”, in quello di Phoebe Philo il dubbio non si pone. Artefice del rilancio di Céline (quando ancora aveva la “e” accentata, nell’era preHedi Slimane), la stilista britannica riassume ambedue i concetti, perché è una vera designer star. Non sorprende che ci abbia messo così tanto tempo a decidere di tornare in pista, dopo essere rimasta fuori dai radar per oltre cinque anni, mettendosi in gioco con il suo nome. L’annuncio del debuttoinsieme a Lvmh come socio di minoranza - era arrivato in realtà già nel 2021, ma poi era calato il silenzio. Ora invece c’è una data: settembre. Le aspettative sono altissime per il comeback di questa creativa, definita da Bernard Arnault «tra le più talentuose del nostro tempo». Laureata alla Central Saint Martins di Londra, Philo (compagna di corso di Stella McCartney, che poi ha sostituito da Chloé dal 1997 al 2001), è una stilista che ha lasciato il segno, con una moda superlussuosa ma minimalista e radicata nella realtà. I “Philophiles”, seguaci della creativa, non stanno nella pelle: basti pensare che le quotazioni di Phoebe sono cresciute in questi anni di lontananza dai riflettori, con l’account Instagram Old Celine e i siti di resale che vendono i suoi pezzi con cifre a quattro zeri. Non resta dunque che aspettare.

Le Nuove Sfide Di Coin Con Marco Marchi E Ugo Turi

 Fase densa di novità per Coin. Dopo il nulla di fatto nelle trattative di acquisto da parte di Ovs, è arrivata la nomina a presidente di Marco Marchi (nella foto a sinistra), fondatore e presidente di Liu Jo: entrato quattro anni fa nella società con un 15%, ha preso il posto di Giorgio Rossi al vertice del retailer da 300 milioni di fatturato nel 2022 (dai precedenti 288 milioni), che salgono a 440 milioni se si considerano i ricavi dei partner sugli spazi Coin, con un ebitda passato da 13,7 a 18,7 milioni e l’attesa di un utile netto di circa 20 milioni, contro il milione del 2021. Succede invece a Roland Armbruster (il cui mandato è durato poco più di due anni) il nuovo amministratore delegato, Ugo Turi (nella foto a destra), con alle spalle una lunga carriera presso realtà come Fininvest e Montedison e già parte del gruppo di investitori che nel 2018, attraverso la newco Centenary, ha acquistato l’insegna da Bc Partners. A margine del suo insediamento, Turi ha parlato di «nuovi e sfidanti progetti» in vista, uno dei quali focalizzato su piazza Cordusio a Milano, dove è stato affittato uno spazio di 4mila metri quadrati lordi che ospiterà nel 2024 Coin Excelsior, mentre è in dirittura d’arrivo il restyling del punto vendita di Verona, che a sua volta diventerà un Coin Excelsior. Anche su Roma San Giovanni si profilano cambiamenti importanti ed è allo studio un format ad hoc per le città di provincia. Obiettivo per il 2023 un +10% di turnover.

Ennio Fontana Da Cavalli A Dsquared2

 Espandere il business internazionale e rafforzare l’espansione del marchio sono i due imperativi di Ennio Fontana nel suo nuovo ruolo di direttore generale di Dsquared2 al posto di Sergio Azzolari, il cui mandato è durato circa un anno. Fontana lascia vacante la poltrona da Cavalli, dove era approdato nell’ottobre 2020 e che ha lasciato in ottima salute: in un’intervista dello scorso autunno il manager sottolineava come il 2022 si fosse chiuso a quota 84 milioni di euro (+45%) e l’obiettivo per il 2023 fosse di salire a 120 milioni. «Dsquared2 - dice Fontana - è un brand che ho sempre preso come punto di riferimento nella mia carriera. Sono molto motivato e sicuro di poter dare il mio contributo al suo ulteriore sviluppo». «La sua ampia esperienza nella moda, la visione strategica e la capacità di leadership ne fanno il nostro candidato ideale», gli fanno eco i gemelli Dean e Dan Caten, fondatori nel 1995 della griffe, di cui sono anche direttori creativi. Attualmente le collezioni uomo e donna di Dsquared2 sono prodotte da Staff International e il kidswear da Brave Kid, aziende nell’orbita del gruppo Otb. Nel curriculum di Fontana, laureato in Economia e Commercio all’Università di Passau in Germania, spiccano esperienze in Tod’s e Plein Group, dove ha lavorato per oltre 20 anni, fino ad approdare nell’autunno 2020 al timone di Roberto Cavalli.

Zornitza Kratchmarova Nominata Esg Lead Di Retex

 Zornitza Kratchmarova è diventata Esg Lead dell’hybrid innovation company Retex, che le ha affidato il compito di occuparsi della strategia di sostenibilità e della governance aziendali. La manager e giornalista è anche Sustainability & Esg advisory director di Connexia, agenzia di marketing e comunicazione di Retex e coordina il team Sustainability & Esg Advisory.

TEMPI DURI PER ADIDAS:

I VERTICI SI RIASSESTANO

 «Il 2023 sarà di transizione, per costruire la base del 2024 e del 2025»: così Bjørn Gulden (nella foto), diventato ceo di Adidas a gennaio in un momento critico per il gruppo, su cui pesano la rottura con Kanye West e un -36% di ricavi in Cina nel 2022, anno chiuso a quota 22,5 miliardi di euro (+6%). Il 2023 dovrebbe essere ancora più sfidante e si profila una perdita operativa di 700 milioni. In questo contesto i vertici si riassestano: entra nell’executive board Arthur Hoeld, veterano del gruppo che passa da managing director dell’area Emea a responsabile delle vendite globali al posto del dimissionario Roland Auschel. Anche il responsabile dei Global Brands, Brian Grevy, lascia l’azienda: le sue mansioni saranno svolte da Gulden. Esteso fino al 2028 il mandato di Harm Ohlmeyer, cfo dal 2017.

TIFFANY & CO. SCOMMETTE

SU LAUREN SANTO DOMINGO

 Lauren Santo Domingo possiede case da sogno in diverse parti del mondo, curate nei dettagli e immortalate su diverse riviste. Alexandre Arnault, executive vice president for Product and Communication di Tiffany & Co., è certo che sia la persona giusta per dare un nuovo twist alla collezione Home and Accessories del brand, di cui l’executive, creativa e socialite è diventata direttrice artistica. Nel suo curriculum esperienze nelle media relation e nel giornalismo di moda, oltre ad aver co-fondato il sito americano di e-commerce Moda Operandi

Antonio De Matteis Presidente Di Pitti Immagine

 Amministratore delegato di Kiton brand made in Italy fondato a Napoli nel 1968 con ricavi pari a 162 milioni (+60% nell’ultimo biennio), Antonio De Matteis è il nuovo presidente di Pitti Immagine, dopo i due mandati affidati a Claudio Marenzi Raffaello Napoleone e Agostino Poletto restano rispettivamente a.d. e direttore generale. Negli ultimi anni segnati dalla pandemia l’ente fiorentino ha investito sia sul digitale, con la piattaforma Pitti Connect, sia sul versante fisico, nelle fiere non solo di moda ma anche di lifestyle: ultima in ordine di tempo Testo sull’editoria contemporanea. Un impegno nell’innovazione che continuerà nel prossimo triennio, andando di pari passo con la modernizzazione della Fortezza da Basso.

CNMI

PRUDENTE A INIZIO ANNO Nel 2023 la moda crescerà del 4%, sopra la vetta dei 100 miliardi

I FashionEconomicTrendsdella Camera Nazionale della Moda Italiana stimano un rallentamento per il settore in senso allargato (abbigliamento ma anche tessile, pelle, pelletteria, calzature, gioielli, bigiotteria, cosmesi e occhiali), ma l'industria del fashion continuerà a crescere, dopo un 2022 archiviato con un aumento dei ricavi del 18% a 98,33 miliardi, oltre i livelli pre-Covid. Quest'anno il fatturato complessivo dovrebbe raggiungere i 102,2 miliardi, in salita del 4%, nell'ipotesi di un progresso delle vendite all'estero del 7,5% a 86,94 miliardi. Nel 2022 l'export ha invece messo a segno un +19% a 80,87 miliardi. La sola moda, esclusi i settori collegati, è stata trainata dalla Francia (+23,6%, in base ai dati dei primi 10 mesi dell’anno), dagli Usa (+51,9%) e dalla Germania (+16%). Gli acquisti dalla Cina sono saliti del 17,7%, nonostante la situazione critica nella prima metà dell’anno: il Grande Paese si è piazzato davanti a Spagna (+19,9%) e Uk (+16,5%). Tra i primi dieci buyer esteri anche la Corea del Sud (+30%) e il Giappone (+18,8%). Quanto ai settori collegati, il primo buyer è dato dagli Stati Uniti (+22,8%), mentre la Cina non risulta nella top 10. La prudenza per l’anno nuovo è legata all’incertezza geopolitica e all'aumento dei costi dell’energia. Nel 2023 il saldo commerciale della moda e settori collegati è comunque ipotizzato positivo e in aumento a 30,89 miliardi, dai precedenti 29,70 milioni, nonostante la previsione di una accelerazione delle importazioni del 9,5%.

IL PUNTO DI EUROSTAT Fashion in cima alla lista degli e-shopper Ue

Vendite online di nuovo in crescita in Europa. Eurostat ha rilevato che nel 2022 il 91% delle persone di età fra i 16 e i 74 anni nell’Ue ha utilizzato Internet e di queste il 74,6% ha fatto shopping sul web (dal 74,4% del 2021). La quota di e-shopper è passata dal 55% del 2012 al 75% del 2022, con un’impennata di 20 punti percentuali. Acquirenti seriali si trovano soprattutto nei Paesi Bassi (92%), in Danimarca (90%) e Irlanda (89%), mentre l’Italia si colloca al quartultimo posto, con una percentuale che sfiora il 60%. La moda, con abbigliamento e accessori, resta il settore trainante, anche se risulta un lieve calo del tasso di penetrazione, dal 38,5% al 38,2%. Prima dello scoppio della pandemia, questa percentuale aveva registrato un balzo, portandosi dal 34,9% del 2018 al 37,7% del 2019.

LE STIME DI CONFINDUSTRIA MODA Un 2022 di svolta per le calzature

Dai Bilanci 2022

Margini record per il lusso, anche senza Cina

I recenti bilanci dei principali gruppi quotati del lusso hanno messo in evidenza l'abilità di alcuni nel realizzare margini molto alti, nonostante tutte le problematiche del 2022, in primis la situazione geopolitica, il calo delle vendite cinesi e i rincari delle materie prime. Moncler, per citare una delle società più virtuose, ha raggiunto un ebit margin del 30% (dal 29% del 2021), oltre le stime degli analisti (29,5%). Il gruppo del Galletto, i cui ricavi sono aumentati del 25% (senza effetto cambi) a 2,6 miliardi di euro, ha superato colossi francesi come Kering e Lvmh. Il colosso del lusso che controlla brand come Gucci e Ysl ha registrato un ebit margin del 27,5% (dal 28,4% del 2021), dopo il +9% delle vendite a 20,35 miliardi. Il rivale, che ha in portafoglio marchi come Louis Vuitton, Dior e Celine, è rimasto quasi in linea con l'anno prima con il suo margine al 26,6% (dal 26,7%). Nel 2022 il gruppo guidato da Bernard Arnault ha totalizzato un fatturato record di 79,2 miliardi di euro (+17% a

Ebit margin a confronto

cambi costanti). Lo slancio più vistoso è quello di Prada: in 12 mesi l'ebit margin rettificato è passato da 14,8% a 20,1%, mentre i ricavi si sono attestati 4,2 miliardi (+21%). A Londra Burberry ha raggiunto il 18,5%, dal precedente 16,9%, mentre le vendite passate da 2,34 a 2,83 miliardi di sterline. La pole position però va a Hermès, che in un anno ha portato il margine al 40,5%, dal 39,3% del 2021. I ricavi sono invece saliti del 23% a 11,6 miliardi.

Nel 2022 il lusso e l’export hanno trainato la crescita del calzaturiero italiano. In base alle statistiche di Confindustria Moda, il fatturato si è attestato a 14,49 miliardi di euro, in aumento del 14% rispetto al 2021 e in recupero sui livelli del 2019. Per quanto riguarda l'export, nei primi dieci mesi del 2022 il settore ha raggiunto un totale di 10,48 miliardi, in aumento del 23,5%. A livello di mercati, sono stati premianti i risultati in Ue, con la Francia in accelerazione del 24,4% in valore e la Germania che ha comprato il 27,4% in più rispetto a gennaio-ottobre 2021. Oltre la media gli incrementi in Nord America (Usa +60% e Canada +68%) e Medio Oriente (+55%). Bene la Cina: +41% nonostante le oscillazioni legate al Covid. Il saldo commerciale delle calzature italiane, a quota 5,54 miliardi, è risultato in aumento del 7,6%. Invece i consumi interni hanno accusato un calo del 2,5% e non risultano ancora in grado di colmare il gap con il 2019.

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