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«Con l’ingresso in Borsa diventeremo ancora più Brave. Ma oltre la moda c’è di più»

Concentrato sulla messa a punto di un gruppo sempre più solido, proiettato verso i 2 miliardi di euro di fatturato, Renzo Rosso non si accontenta di raccogliere i frutti di un 2022 in corsa e guarda ad altri orizzonti, tra vini, food e prevenzione medica. «Perché il benessere dell’individuo è frutto dell’incontro tra cura esteriore e attenzione alla salute», spiega in questa intervista

DI CARLA MERCURIO

«Curare la bellezza esteriore e il benessere interiore». Il teorema di Renzo Rosso è chiaro ed è la spinta propulsiva delle sue operazioni nel segno della parola Brave. Non solo il gruppo Otb che presiede, acronimo appunto di Only The Brave, proiettato verso i 2 miliardi di euro di fatturato e proteso verso la quotazione, con la sua galassia di marchi come Diesel, Jil Sander, Maison Margiela, Marni, Viktor&Rolf. Ma anche una nuova holding, Brave Wine, che segna l’inizio di una scalata decisa al mondo dei vini di eccellenza, più una serie di investimenti nell’universo del food e della prevenzione medica. Sfide complesse, legate dal filo conduttore della sostenibilità. Ce ne parla in questa intervista.

Il 2022 è stato un anno di grande crescita per Otb. Come vede il 2023?

Abbiamo già venduto la primavera-estate e chiuso la campagna del prossimo autunnoinverno con numeri in crescita a doppia cifra, per cui prevedo un buon anno, in linea con il precedente. Abbiamo interessanti iniziative in corso per Marni, Maison Margiela e Jil Sander, che non posso ancora rivelare. E mi sta molto a cuore Diesel, il mio bambino, che sta vivendo un momento magico. Una label che ha rivoluzionato il mondo della moda e il modo di fare comunicazione, e che avevo lasciato un po’ da parte per seguire altri progetti, mentre oggi sono tornato a lavorare sul brand in prima persona.

Perché Glenn Martens è il direttore creativo giusto per Diesel?

È una persona speciale. Il nostro è un sodalizio in cui lui è libero di sprigionare la sua creatività e io metto a disposizione il mio know how su trattamenti e sviluppo prodotto. Il risultato è lampante con la collezione del prossimo inverno, dove il design si fonde con tecnologie e lavorazioni esclusive complesse.

Del resto tutte le label nella scuderia di Otb hanno stilisti importanti…

La moda ha bisogno di creativi. Io ho la fortuna di avere a bordo dei personaggi “fuori di testa”, delle vere rockstar, che fanno dei nostri marchi qualcosa di unico. Basti pensare appunto a Glenn Martens, a John Galliano per Maison Margiela, a Francesco Risso per Marni. Ma anche a Lucie e Luke Meier da Jil Sander, veri creativi questi ultimi, anche se preferiscono essere poco visibili.

Come vanno Viktor&Rolf e Amiri?

Viktor&Rolf è un marchio completamente diverso dagli altri, che nasce per la couture e quando abbiamo provato a fare il readyto-wear non ha funzionato. I due stilisti sono veri geni e gravitano intorno a un mondo che per sua natura si lega a progetti vicini all’arte e alla cultura. Amiri è un brand di cui siamo soci di minoranza e che sta andando alla grande: lo scorso anno è cresciuto del 40%.

Come vede il gruppo fra cinque anni? Vorremmo portare Otb a diventare un polo importante nel lusso, diverso dagli altri, più moderno e veloce, con brand unici e con una grande attenzione alla sostenibilità. Altrimenti i marchi non godranno del rispetto dei consumatori. Essere nel mondo del lusso è una fortuna da questo punto di vista, perché ti consente i margini per investire e per gestire l’azienda del futuro.

Intanto si sta preparando per lo sbarco in Borsa, tra il 2024 e il 2025. La quotazione è una bella storia. Un percorso che mi ha portato a prendere in mano l’azienda, i manager soprattutto, a cui sono affidate importanti responsabilità e obiettivi numerici precisi. Vogliamo costruire un gruppo più solido, con tutti gli ingranaggi a posto per rispondere al mercato e agli investitori. Da un'azienda stile “self made man”, Otb comincia a essere una realtà che può andare avanti anche senza il suo capo. Per questo sto facendo importanti considerazioni sul management, perché un gruppo internazionale oggi deve avere anche degli executive globali.

Nel frattempo si dedica anche ad altro... Nel futuro si dovrà consumare di meno, ma puntare di più alla qualità, mettendo al primo posto il benessere. Un discorso a cui sto lavorando, focalizzandomi su due aree: la parte “estetica”, ossia l’abbigliamento con Otb, e quella “interna”, legata agli investimenti nei vini e del food, ma anche dell’innovazione medicale, dove scommettiamo con Red Circle. Basti pensare che, considerando entrambi i settori, si produce il 30% in più di ciò che serve, che poi viene buttato.

Quali gli obiettivi legati alla parte “interna” del suo mondo?

Con la holding Brave Wine, appena nata, punto a creare un polo del lusso del vino. Siamo già soci di due realtà di eccellenza come Benanti e Josetta Saffirio, e ci piacerebbe espanderci nei territori del Montalcino e di Bolgheri, ma anche puntare alla Francia e alla Napa Valley. Anche il food è nel mirino: con Red Circle abbiamo investito in Cortilia e siamo entrati in Planet Farms, che ha portato una rivoluzione nelle insalate bio. Mi piace molto questo mondo: io sono green da sempre, essendo nato in una fattoria.

A che punto siete con la sostenibilità?

Per noi è un must. Per questo ho mandato i miei manager a fare dei corsi alla Bocconi, perché voglio che tutto quello che fanno sia uno state of mind. Sostenibilità non è un semplice tessuto riciclato. Basti pensare che per Diesel oggi circa il 70% dei prodotti sono certificati. Ora stanno uscendo i primi capi con un Qr code che informa i consumatori sulla loro tracciabilità. Una cosa che vorrei estendere in tre anni a tutti i nostri articoli.

Quanto conta la sostenibilità in azienda?

A Breganze c’è grande cura del benessere dei lavoratori. Abbiamo asili, palestre, campi di calcio, spinning, yoga, ristoranti. Inoltre nei tetti dei nostri stabilimenti stiamo impiantando pannelli solari per essere autonomi dal punto di vista dell’energia. Entro l'autunno dovremmo arrivare a usare il 55% dell’energia prodotta da noi e come firmatari del Fashion Pact siamo impegnati per arrivare entro il 2030 a essere 100% decarbonizzati.

In tema di tracciabilità, siete tra i fondatori di Aura Blockchain Consortium.

Grazie a questa società siamo in grado di fornire un vero e proprio passaporto ai nostri prodotti di lusso. Oggi oltre 300mila capi di Maison Margiela e Marni sono sulla blockchain, e quindi accreditati di una certificazione digitale di autenticità.

Che ruolo svolge la tecnologia nella costruzione di un gruppo del futuro? Da noi è al servizio di tutto. Oggi per esempio con l’Intelligenza Artificiale si possono fare grandi cose e noi la stiamo inserendo anche nelle amministrazioni, nella contabilità e nei pagamenti. Nella produzione siamo in grado di creare dei prodotti su avatar, per cui possiamo presentare i capi in showroom digitale e solo se vengono venduti metterli in produzione, con un risparmio enorme in termini di costi, emissioni e scarti.

Ha fatto sfilare a Milano tre dei suoi brand: cosa rende questa città unica?

Con Parigi è la città di riferimento nella moda. Vorrei che lo fosse anche di più, perché in Italia abbiamo un patrimonio di artigianalità che la Francia non ha. Basti pensare che l’80% nel lusso è prodotto in Italia. E poi ora le aziende stanno portando a Milano i loro headquarters, come noi, che stiamo costruendo due building per Marni e Jil Sander.

Ritiene che ci sia interesse per la moda da parte del nuovo governo?

Il governo ora è focalizzato su problemi urgenti come caro energia, Pnrr, guerra. Io sono stato coinvolto in un progetto filogovernativo, che mi ha affidato Confindustria, battezzato Brave Italy, mirato a far emergere la bellezza dell’Italia da portare nel mondo. Per questo ho selezionato già 1.300 aziende che rispondono a requisiti precisi di organizzazione, tecnologia e sostenibilità, che vorrei riunire in una piattaforma. Un’iniziativa che ho presentato ai ministri Urso e Tajani, i quali hanno entrambi dato il loro parere favorevole.

Che ne è stato delle 200mila scatole di preservativi usate per lo show di Diesel? Le manderemo nei negozi per distribuirle ai giovani, in occasione del lancio della capsule realizzata con Durex. Vogliamo sensibilizzarli sul tema dell’Aids, di cui si parla poco, ma che non è affatto scomparso. L’attenzione al sociale, tra l'altro, è il focus della nostra Otb Foundation, nata per agire in situazioni di emergenza e per migliorare la vita delle persone. Il mondo del business deve essere circolare: si crea, si produce, si vende e si incassa, ma una parte bisogna darla indietro. 

Fabrizio Cardinali Etro