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THE DEMATERIALISED ADRIANA BOLTON

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i fornitori, al team sales nell’interagire con i clienti buyer, perché anche loro chiedono engagment». L’AR è vista vantaggiosa anche sul fronte della sostenibilità. Secondo Snap Inc il try on virtuale potrebbe ridurre del 37% i resi di chi fa shopping online, dando una mano all’abbattimento dell’impronta di carbonio delle aziende. «Più che sui resi, che resteranno il tallone di Achille dell’e-commerce, penso che in futuro l’AR potrà contribuire alla riduzione della sovraproduzione di merce», commenta Antonelli, che però avverte: «È la mancanza di competenze interne, per sfruttare le tecnologie in questione, che rischia di mettere un freno alla voglia delle aziende del lusso di diventare leader e non

più follower nel campo dell’AR». Realtà come Gucci e Otb stanno creando divisioni interne per lo sviluppo di progetti e contenuti destinati al mondo virtuale, ma in generale il settore si affida a consulenti. «Anche perché trovare professionalità in questo ambito – spiega il co-founder di Wear3 - è difficile: i giovani esperti, richiestissimi, attualmente preferiscono essere operativi in altri campi, come quello dei videogiochi, piuttosto che nella moda». Pressoché necessario quindi affidare l’implementazione del mondo digitale/virtuale/tridimensionale a consulenti, spiegando bene con quali obiettivi - fra interazione con il cliente, operatività B2B e sostenibilità - l’azienda si avvicina all’AR. Meglio non farsi prendere da forme di bulimia. 

In futuro l’AR potrebbe dare un contributo chiave alla riduzione della sovraproduzione di merce

THE DEMATERIALISED Moda digitale? Non è solo un’hype

The Dematerialised è un marketplace dove è possibile provare e comprare abiti virtuali e Nft. Un ambiente ludico ed esperienziale, meta-fisico, ma che porta vero business. Ne abbiamo parlato con Adriana Bolton, Head of Growth and Metaverse Partnerships.

DI ANGELA TOVAZZI

Il nome è già un programma: The Dematerialised. Nata a Londra nel 2020, questa piattaforma si è affermata in poco tempo come un importante marketplace per la moda Nft, stringendo partnership con numerosi fashion brand. Pensiamo a Karl Lagerfeld (la collezione DMAT X Karl Lagerfeld è andata sold out in pochi secondi dopo il lancio) oppure a Rebecca Minkoff e Nicholas Kirkwood: marchi che hanno già utilizzato questo spazio virtuale per la vendita di abiti digitali e Nft destinati agli avatar che popolano il metaverso. Una dimensione parallela e intangibile che, come ci racconta Adriana Bolton, Head of Growth and Metaverse Partnerships di The Dematerialised, apre nuovi scenari – e business tangibili – per l’industria della moda.

Quali i punti di forza di The Dematerialised?

Collaboriamo con oltre 30 brand di diversa estrazione – ma l’elenco si sta allungando – con i quali stringiamo una partnership a tutto tondo, seguendoli in tutte le fasi del processo. Siamo l’analogo digitale di un concept store che funziona con un sistema a drop, con lanci di prodotto in tempi ben precisi. Cerchiamo di sviluppare una web community strategy insieme ai marchi, perché è il concetto di comunità che connette brand e utenti, anche quelli che nel mondo fisico non possono permettersi pezzi di lusso. La community rappresenta davvero la specificità degli Nft, che sono prodotti intangibili come lo sono per esempio le azioni. Con la differenza che in Borsa, quando compri delle azioni, investi in valori che speri che crescano, ma non hai una relazione diretta con il bene di per sé stesso. Investendo negli Nft, invece, entri a far parte di una comunità di riferimento: non solo quella del brand, ma anche quella dei creatori delle proposte digitali.

Gli avatar del metaverso mantengono la stessa identità del mondo fisico?

Gli avatar rischiano decisamente di più. C’è l’anonimato e dunque non si è così esposti al giudizio degli altri, come succede nella realtà. Quando entri nella dimensione virtuale entri in una logica del “mistero”, puoi giocare, puoi sperimentare, puoi avere anche più di un avatar. Uno scenario dalle dalle grandi potenzialità.

C’è ancora scetticismo nei confronti di questa dimensione immersiva…come vede il futuro?

Il futuro evolverà di pari passi con l’evoluzione della tecnologia e ci sarà solo da guadagnarci. Pensiamo a Gucci: quando ha debuttato nel metaverso ha aperto un dialogo con un’audience che prima non aveva, conquistando quindi un nuovo spazio di business.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Tantissimi. Abbiamo appena lanciato un’iniziativa per vendere le creazioni di alcuni designer ucraini, che gli utenti possono provare e comprare sotto forma di Nft in un ambiente giocoso e ad alto tasso di engagement. E ora stiamo lavorando a un bellissimo progetto che ha a che fare con la musica. Ma non posso anticipare altro. 