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BUYERS' REVIEW/MILANO FASHION WEEK

FRA TREND, TATTICHE COMMERCIALI E SCOUTING

Outlook Spring-summer 2023

Parlano i retailer internazionali

Mercati turbolenti e la moda si fa cauta: più che la stravaganza a Milano sfila l’heritage

In tempi di crescita c’è voglia di novità al limite della stravaganza, in tempi di crisi torna la tradizione. Questa regola non scritta del fashion system è confermata dalle sfilate per la prossima estate, giudicate di assoluta qualità e portabili. Ma non sono mancate alcune scelte più coraggiose, da Gucci a Prada, passando per Bottega Veneta e Jil Sander, senza dimenticare i talenti emergenti: i loro show sono stati determinanti per capire la trasformazione in atto nella moda made in Italy

DI ANDREA BIGOZZI

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1. Maximilian Davis Cambio netto sulla carta per Ferragamo, ma per questa stagione il dna della maison resta

2. Rhuigi Villaseñor

La nuova era di Bally è nel segno del sexy glam, stile Gucci nell’era Tom Ford 3. Filippo Grazioli L’esperienza da Givenchy targato Tisci gli è servita per utilizzare la trasparenza e attualizzare Missoni

4. Marco de Vincenzo

Ha rivisitato il patrimonio di Etro, inserendo stampe esotiche e capi con scale di diverse sfumature di colore

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Riassumendo: location sorprendenti (ma spesso periferiche e molto lontane tra loro), modelle e celebrities arcinote (da Kim Kardashian a Paris Hilton, passando per Kate Moss e Naomi Campbell), performance e sfilate kolossal (insieme Diesel e Moncler hanno totalizzato 23mila spettatori). Questa stagione, alla Milano fashion week, l’effetto sorpresa e la ricerca del nuovo sono stati prerogative più di party ed eventi in calendario, che delle collezioni disegnate in vista della primavera-estate 2023. «Tutte sfilate rappresentative del dna dei brand portati in scena. In complesso, si è trattato di abiti molto indossabili e di classe», è il parere di Carla Cereda, creative director di Biffi Boutiques, che sintetizza il sentire di molti buyer in merito all’offerta commerciale e portabile, ma di altissimo livello, proposta dalla settimana della moda. Una cautela in ampia parte prevedibile, riconducibile allo scenario economico e geopolitico internazionale: in tempi di crescita il mercato chiede novità al limite della stravaganza, in tempi di crisi (come quelli che si stanno profilando) torna la tradizione, o - come direbbe Miuccia Prada - una moda «non inutile». «Non ho nulla contro l’eccesso - ha detto la stilista in occasione della sfilata firmata con Raf Simons - a patto che abbia una ragione e un senso, che al momento in giro non vedo». Ma se l’idea di semplicità nelle mani di Prada si trasforma in una salutare

4 JODI KAHN

Neiman Marcus Vice president, Luxury Fashion

Il look che riassume la moda a Milano?

I tre abiti con frange in chiusura di Bottega Veneta hanno colto nel segno.

Il capo must have?

Il corsetto di qualsiasi tipo! E’ molto portabile, specie sotto capi sartoriali.

Quattro giovani designer alla guida di maison storiche. Ha funzionato?

Hanno portato una ventata di freschezza, attendiamo di vedere le evoluzioni future.

TIFFANY HSU

Mytheresa VP Womenswear&Kidswear Fashion Buying

Che cosa non dimenticherà di Milano?

Il Gucci’s Twinsburg e non soltanto per la collezione: la colonna sonora ancora risuona in testa.

Il brand che ha fatto i maggiori progressi?

Andreadamo, che sta evolvendo il concetto di maglieria a costine, per cui ha inziato a farsi notare.

Il grande ritorno dell’estate 2023 sarà...

Il denim.

JIL SANDER

iniezione di essenzialità, nelle collezioni di altri marchi si traduce in collezioni caute, che si muovono nella comfort zone del “bello e ben fatto”, tipica del made in Italy. Certo, le eccezioni ci sono state. Prada in primis. «È stato amore a prima vista - sentenzia Heather Gramston, head of womenswear di Browns, riferendosi al lavoro di Miuccia e Raf -. Mi sono piaciute soprattutto le proposte tailoring, abbinate a borse d’archivio e scarpe Mary Jane con tacco da cowboy». «Questa volta l’intervento dell’uno o dell’altra era meno riconoscibile, chiaro segnale che la collaborazione tra i due sta funzionando», le fa eco Federica Montelli, head of fashion di Rinascente. Ma chi su tutti ha vinto e con-

GUCCI

ALIX MORABITO

Galeries Lafayette Buying and Merchandise director

Il designer in stato di grazia?

Tecnicamente Matthieu Blazy è tra i migliori: ogni capo ha una lavorazione speciale, che rasenta la perfezione.

L’estetica Y2K si è (ri)presa la scena?

Paris Hilton sulla passerella di Versace è stata la consacrazione del trend, che ha segnato anche collezioni come Blumarine, Gcds, MM6 e Cormio. Più che di un revival, parlerei di alcune reinterpretazioni di quegli anni.

Con Glenn Martens Diesel potrà tornare centro della cultura pop?

Sta già tornando. Divertente il set con la scultura gonfiabile, giusta l’idea della sfilata democratica e la collezione è sempre più ricca di sperimentazione e verve.

Il punto forte di Milano?

Che nonostante il calendario sia tornato concentratissimo, ha tenuto alta l’attenzione sui giovani talenti. Tra i nomi da seguire Marco Rambaldi, Andrea Adamo, Vitelli e Avav.

E quello debole?

Forse poche presentazioni d’impatto per borse e scarpe. Ma il livello resta alto, grazie a Gianvito Rossi e Zanotti con il progetto insieme a Nicolò Beretta.

vinto è stato Matthieu Blazy, alla sua seconda prova per Bottega Veneta. Nei giorni in cui il nome del suo predecessore Daniel Lee era sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori per l’imminente possibile nomina (effettivamente poi concretizzatasi) alla guida di Burberry, Blazy faceva parlare di sé per il prodotto e la scenografia manifesto disegnata da Gaetano Pesce. «Molti capi, se non tutti, erano vere e proprie opere d’arte, proprio come il set dello show», è il parere di Jodi Kahn, vice president, Luxury fashion di Neiman Marcus. «Ci aveva convinti tutti già alla prima collezione, sei mesi fa - sottolinea Alix Morabito, buying and merchandise director di Galeries Lafayette - ma questa volta è stato

FEDERICA MONTELLI

Rinascente Head of fashion

EKATERINA MOISEEVA

Bosco di Ciliegi Fashion director

È stata una fashion week capace di mescolare le carte del mercato?

Credo di sì, anche perché oltre ai “soliti noti” Milano ha offerto molto. Ho apprezzato Sunnei per il suo show giocato sugli antipodi e per la collezione forte, che lascia il segno. E poi Gcds, che sa quali corde toccare con la clientela più giovane.

Cosa pensa del passaggio di testimone in Etro?

A me piaceva molto la creatività di Veronica Etro e quindi, pur apprezzando Marco De Vincenzo, faccio un po’ fatica ad abituarmi a questo nuovo corso.

GENNY

sbalorditivo nel fondere innovazione e heritage, creando qualcosa di nuovo che prima non esisteva, come i jeans che non sono fatti in denim, ma in camoscio». Tra i campioni assoluti della settimana anche Jil Sander. «Nemmeno la pioggia è riuscita a compromettere il lavoro di Lucie e Luke Meier - dice Nicholas Atteshlis, partnerships lead per i Designer Brands di Zalando -. La collezione era bellissima e ben equilibrata tra womenwswear e menswear». Quanto a Diesel, «Ho visto un Glenn Martens molto ispirato», sottolinea Astrid Boutrot, wo-

RICCARDO TORTATO

Tsum Head of buying department

Dopo aver visto tante fashion week l’effetto sorpresa è ancora possibile?

Certo che sì. E non è detto che arrivi dai giovani. Apprezzo il percorso di rinnovamento di Genny, non certo un esordiente. Ho notato in passerella il ritorno di gonne lunghe e abiti longuette, pesi spesso non troppo estivi, ma interessanti per l’inizio stagione.

Sfilate aperte al pubblico: favorevole o contrario?

È una scelta che va valutata caso per caso, a seconda del marchio. Per Diesel ha funzionato.

ANDREADAMO

men’s buying and fashion director di The Webster. Sul versante Gucci, Alessandro Michele ha dimostrato di essere sempre più concentrato in uno lavoro creativo che coniuga ispirazione personale, interesse del mercato e impegno sul fronte politico-sociale. Uno sforzo che piace ai retailer: «Estetica superba e idea unica», è la sintesi di Lia Pagoni, titolare di Gruppo Pagoni. «Michele viaggia a un’altra velocità», rincara la dose Claudia Gazzelloni, senior buyer LuisaViaRoma. Molti applausi sono inoltre andati al team stilistico d’eccezione formato da Dolce & Gabbana e Kim Kardashian, che ha avuto il compito di curare la selezione dei look in passerella, provenienti dall’archivio del brand tra gli anni ’90 e i 2000. Un’operazione che si inserisce nel filone “zero rischi” seguito dalle maison, ma con una marcia in più. «Questo è il modo vincente di lavorare sull’archivio», riflette Gazzelloni. «La sfilata - sottolinea Kahn di Neiman Marcus - ci ha regalato tutte le sensazioni nostalgiche che amiamo di questo marchio. Avendo ben chiaro il proprio target, i due stilisti hanno presentato una collezione che sarà perfetta per la loro clientela». Tra i punti di forza della fashion week c’è stata la centralità che i giovani hanno avuto nel calendario. E per giovani si intendono sia i designer di nuova generazione, che dalla primavera-estate hanno conquistato la direzione creativa di maison importanti - come Marco de Vincenzo da Etro, Rhuigi Villaseñor da Bally, Filippo Grazioli da Missoni e Maximilian Davis da Ferragamo -, sia la cosiddetta new wave formata da Cormio, Marco Rambaldi, Ac9, Andrea Adamo. Il risultato delle quattro nuove direzioni creative - dicono i buyer - è incoraggiante, ma solo tra sei mesi si capirà se la sfida sarà davvero vinta. Intanto gli stilisti si godono i primi feedback positivi, in attesa che la campagna vendita dia il vero responso. Villaseñor è sta-

ASTRID BOUTROT

The Webster Women’s Buying and Fashion

L’exploit delle sfilate?

Maximilian Davis. Sono sempre stata una sua fan e con Ferragamo si è superato.

Altri designer particolarmente ispirati?

Glenn Martens per Diesel, premiato anche dal momento d’oro che sta vivendo il denim.

Estate 2023: in cosa ci sarà l’imbarazzo della scelta?

Sicuramente i colori. Nella stessa Ssettimana abbiamo assistito al ritorno a tinte neutre e senza tempo, insieme a fantastici tocchi di colore: bisognerà trovare il giusto equilibrio.

HEATHER GRAMSTON

Browns Head of womenswear

Chi mette sul podio di questa settimana della moda?

Prada: ho apprezzato le proposte tailoring, i capi in pelle e in pizzo, abbinati a borse d’archivio e scarpe Mary Jane con tacco da cowboy.

E invece chi è stato l’osservato speciale a Milano?

C’era attesa per le prime prove dei nuovi direttori creativi di marchi storici, ma noi eravamo curiosi di misurare i progressi di Nicola Brognano da Blumarine, e devo dire che non ne siamo rimasti delusi.

NICHOLAS ATTESHLIS

Zalando Head Brand Partnerships Designer

I capi più cool visti in passerella?

Non ho dubbi: qualsiasi pezzo della collaborazione tra MM6 e Salomon.

Il marchio da tenere d’occhio?

Alfredo Cortese di AC9. Ha attirato la mia attenzione con i suoi abiti da sera drammatici e i riferimenti al mondo dei club underground. Non è difficile immaginare i suoi capi sulla scena berlinese del prossimo anno.

E per gli accessori?

Haus of Honey con i suoi tacchi vertiginosi.

DOLCE&GABBANA

to apprezzato per il rinnovamento portato nella collezione di Bally («Una svolta sexy e glam stile Gucci anni ‘90»), De Vincenzo «per il coraggio di proporre il marchio Etro a un pubblico più giovane», Maximilian Davis per la «decisione con cui ha affrontato il cambiamento di Ferragamo», Filippo Grazioli «per il mix tecnico, sportivo e allegro con cui ha rivisto il concept Missoni». Crescono invece i nomi dei giovani brand indipendenti nei radar dei compratori internazionali, con Andrea Adamo e Ssheena che sembrano essere i brand oggetto delle maggiori aspettative, mentre realtà come Sunnei e Gcds vengono regolarmente citate come alternative ai soliti noti in quanto «capaci di rimescolare la carte del mercato», come evidenza Ekaterina Moiseeva, fashion director di Bosco di Ciliegi. Dinamismo e voglia d’investire sono tornati tra i buyer, che in generale sono arrivati a Milano con budget in crescita e qualche interrogativo sul tema sostenibilità, che nonostante i Cnmi Sustainable Awards di Cnmi, sembra non essere più un tema caldo, e sui prezzi gli incrementi dei listini causati dall’aumento dei costi di energia e materie prime. «L’entusiasmo dei clienti c’è, ma i prezzi in costante aumento sono un rischio per la barriera psicologica del cliente», sono i timori di Sebla Refig Devidas, buying and merchandising directorladies di Beymen. Ma dalle aziende arrivano rassicurazioni: se un cauto Massimo Ferretti, patron di Aeffe, ammette che aumenti ci saranno, «ma solo di qualche punto percentuale», Brunello Cucinelli assicura che affronterà il caro-energia accontentandosi «di un profitto minore». 

PRADA SEBLA REFIG DEVIDAS

Beymen Buying and Merchandising Director-Ladies

Come si tiene alto l’entusiasmo dei clienti di fascia alta?

Con le continue novità e questa stagione ne abbiamo trovate parecchie: Area, Taller Marmo, Raquel Diniz, Armarium e Ssheena.

Già individuati i best seller della prossima estate?

Di sicuro la gonna trasparente di Fendi e l’insieme giacca e gonna in satin di Prada.

L’aumento dei prezzi in risposta al caro energia la preoccupa?

Continuare ad alzarli potrebbe essere un rischio: bisogna stare attenti a non superare la barriera psicologica oltre cui il cliente non ti segue più.

CLAUDIA GAZZELLONI

Womenswear buyer LuisaViaRoma

A chi dire bravo questa stagione?

A Dolce&Gabbana. La loro sfilata è stata perfetta dal punto di vista del marketing. E non mi riferisco solo al coinvolgimento di Kim Kardashian ma, in generale, all’idea di lavorare sull’archivio e su un’immagime iperfemminile che li ha lanciati.

I budget sono in crescita?

Per noi sì. Abbiamo deciso di investire e in qualche caso, come con Tom Ford, la sfilata era talmente bella, che abbiamo sforato rispetto a quanto previsto. Un coraggio che verrà ripagato, perché la domanda di lusso è in aumento e su LuisaViaRoma stiamo lavorando sempre meglio sui pre-order.