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Tenuta delle Cascine di Tavola

Fig. 12a, b Foto aerea e schema di progetto degli spazi aperti relativi al parcheggio dell’ex Stallone e della Fattoria, elaborato nell’ambito di: Università di Firenze, Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, Laboratorio di Restauro Ambientale (docenti: proff. G.A. Centauro, D. Cinti, M.A. Giusti, Studenti: M. Castellini, D. Forgione).

eventi, fiere, kermesse (es. EatPrato, ecc.). Il complesso (fig. 11) nella parte nord, può ospitare un centro per convegnistica con un auditorium al piano terra e sale di più piccole dimensioni al piano secondo. In relazione a tale tipo di funzioni è prevista la realizzazione di un parcheggio accessibile da via Roma realizzato con adeguati principi di mitigazione paesaggistica di tale funzione (fig. 12).

7.2. Il progetto d’insieme per la rigenerazione del paesaggio culturale della Tenuta delle Cascine di Tavola

Il territorio della Tenuta medicea è considerato un caposaldo del Parco Agricolo della piana Firenze-Prato, previsto dalla pianificazione regionale e mai attuato. L’idea di

realizzare un parco metropolitano nasce negli anni Settanta del Novecento, ma non si è mai concretizzata anche se inserita negli strumenti urbanistici comunali, nel Piano strutturale dell’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia e nel PTC Provinciale. È così rimasta un’entità astratta che ha destato un grande interesse sulla carta, senza mai concretizzarsi attraverso l’attuazione di un progetto unitario, organico e coerente. La mancanza di una ferma volontà realizzativa da parte delle amministrazioni locali e regionali ha quindi sempre negato la consapevolezza della sua identità e delle sue risorse. Finora l’attenzione è stata prevalentemente concentrata sulle continue riduzioni delle superfici previste a vantaggio di trasformazioni urbane e infrastrutturali più o meno estese, nonché sulle variazioni dei confini, a seconda delle esigenze del momento, e delle ipotetiche compensazioni da soddisfare per gli ambiti sottratti. Un cambiamento di obiettivi sarebbe auspicabile, così come promosso dall’Associazione Parco Agricolo di Prato e da altre associazioni che raccolgono le opinioni delle comunità locali sempre più rivolte alla salvaguardia e alla valorizzazione di una piana eminentemente agricola, strutturata su paesaggi di qualità, anche a carattere innovativo. Le Cascine di Tavola in questo contesto possono effettivamente rappresentare un polo multifunzionale sostenibile, capace di valorizzare sia le risorse storico-culturali e ambientali presenti, che le filiere corte locali; allo stesso tempo, hanno le potenzialità per attrarre numerosi visitatori, grazie ad un paesaggio mediceo-lorenese di eccezionale valore, proponendo percorsi di visita alternativi e complementari a quelli tradizionali, basati esclusivamente sul centro storico di Prato. Nell’ambito di questo contesto, gli studenti della Scuola di Specializzazione post-laurea in Beni Architettonici e del Paesaggio del Dipartimento di Architettura (DIDA) dell’Università di Firenze hanno accolto la sfida di affrontare un tema così complesso e articolato, ma allo stesso tempo fatto di dettagli e interventi minimali. Le loro proposte sono state così capaci di non interferire con la struttura storica, costruita nell’arco di secoli, riuscendo comunque a valorizzarla e a recuperarla in ogni sua parte, introducendo funzioni anche innovative, capaci di entrare in sinergia con il patrimonio espresso dalla Tenuta, senza sovrastare i suoi flebili segni (spaziali e lineari), ancora leggibili nell’esteso sistema di spazi aperti che la caratterizza. Essa è infatti espressione di una “magnifica” storia, sempre più difficile da tramandare alle generazioni future, a causa, da un lato, del diffuso abbandono, anche di sue parti strategiche, dall’altro, dell’attuazione di interventi incongrui rispetto al suo eccezionale valore; questi sono spesso attuati in modo casuale, senza aver preventivamente acquisito la consapevolezza della stratificazione dei luoghi, frutto di un progetto ben definito e studiato nei minimi dettagli da architetti e mecenati del passato.

Il progetto elaborato all’interno del Laboratorio di Restauro ambientale ha così potuto proporre una soluzione che ha attenzionato ogni segno capace di esprimere un significato per la Tenuta e per la sua configurazione spaziale e funzionale. Nonostante l’approfondimento della storia e delle caratteristiche dell’area, degli elaborati possono presentare delle imprecisioni, dovute soprattutto alla ristrettezza dei tempi con cui gli studenti hanno dovuto svolgere l’esercitazione, nel rispetto dello scadenzario indicato, e al rimontaggio dei progetti di quattro gruppi di lavoro, che hanno utilizzato modalità di rappresentazione leggermente diverse tra loro. Lo spazio recinto delle Pavoniere ha visto così il mantenimento del grande prato ovest, attualmente destinato ad eventi e manifestazioni, oltre che ad attività sportive, di riposo e svago; al suo interno è stato riproposto l’antico percorso trasversale, ancora evidenziato da un doppio filare di lecci che ne segna il tracciato, attualmente non riconoscibile perché tenuto a prato come gli spazi contigui. Tale percorso, come specificato nei capitoli precedenti, è stato ideato dal Poccianti (secondo/terzo decennio del XIX secolo), all’interno del suo progetto lorenese, che ha visto la quadripartizione del Barco mediceo. A sud del prato si trova la casa del Guardia, entrata a pieno titolo nel progetto, con la sistemazione degli spazi aperti contigui, destinati ad accogliere i clienti delle attività di ristorazione e bar, previste nel contiguo edificio, la cui gestione potrà essere affidata, insieme alle aree pertinenziali attrezzate, ad associazioni, cooperative e privati. La parte est delle Pavoniere conserva ancora l’antico bosco, alternato da estese radure, il cui rapporto originale, tra la “macchia” sempreverde e il prato, è stato alterato da successivi impianti di vegetazione e dalla crescita spontanea di alberature; tali piante hanno fatto scomparire per sempre il suo assetto spaziale, caratterizzato da una forma geometrica regolare, modulare rispetto al recinto murario quadrangolare. L’impianto proposto nell’ambito del Laboratorio prevede il mantenimento sia delle radure ancora esistenti, tenute a prato, che delle piante cresciute successivamente al progetto del Poccianti. Quest’ultime, insieme alla rinaturalizzazione dell’antico bosco, attribuiscono all’area un assetto apparentemente romantico, che gli studenti hanno scelto di mantenere, ipotizzando una rete di percorsi sinuosi, capace di rendere maggiormente fruibile la zona, senza alterare i due principali tracciati storici, rettilinei e perpendicolari tra loro, che continuano a caratterizzare l’originario spazio quadripartito. L’area è inoltre fortemente connotata dall’anello di canali, un tempo navigabile con piccole imbarcazioni, costituito da quello delle Pavoniere (lungo il Viale dei Lecci) e dal fosso Chiaro delle Tinche (con le relative darsene). Il progetto laboratoriale ha anche previsto la rimessa in funzione dei corsi d’acqua artificiali, attualmente asciutti e spesso ricoperti di vegetazione infestante,

ipotizzando di renderli percorribili ai visitatori della Tenuta attraverso il noleggio di idonei natanti. Per quanto riguarda invece la fascia di vegetazione ad alto fusto lungo il canale della Corsa e il Bosco della Pantiera, gli studenti hanno proposto, la ripulitura della vegetazione dalle piante infestanti, in modo da rendere la zona di sottobosco percorribile, con conseguente recupero della funzionalità del canale della Corsa e della sua Darsena. Il grande prato con alberature sparse e collinette artificiali, impiantato in occasione della realizzazione del vicino campo da golf, a nord della casa del Caciaio, è attualmente di proprietà del Comune di Prato e risulta scarsamente utilizzato dai fruitori del parco perché privo di attrezzature e di zone per la sosta. Gli studenti hanno così proposto di legare la sue destinazioni d’uso alla contigua Casa del Caciaio e ai terreni a sud di essa, in modo da realizzare, nel complesso paesaggistico individuato, una “Fattoria Didattica”, in cui sono stati previste destinazioni diversificate per attrarre gite scolastiche e attività laboratoriali da svolgere con gli alunni delle scuole materne, elementari e medie. In particolare, nella parte nord, sono stati proposti: frutteti di specie di antica varietà; colture promiscue, caratterizzate da filari di viti maritate con aceri campestri e ulivi, secondo la modalità tradizionale; seminativi; apicoltura. La zona a sud della Casa del Caciaio è stata invece destinata al pascolo degli animali della fattoria, che saranno ammirati dai bambini e dagli adulti che visiteranno la struttura. Tale destinazione fa riferimento alle antiche Prata delle Polline, utilizzate per il pascolo degli animali un tempo presenti nella Tenuta; essa comprende delle strutture rimovibili in legno e ferro per il ricovero dei capi allevati. Negli spazi pertinenziali della Casa, gli studenti hanno invece previsto gli orti didattici (con possibilità di vendita dei prodotti a km0 lungo lo Stradone del Caciaio), il pollaio, la conigliera, un piccolo prato per la sosta e un parco ludico con giochi creativi, strutturato lungo il percorso che conduce al canale della Corsa e quindi al Bosco della Pantiera e al relativo bacino esistente sulla sua parte centrale, di cui è stata prevista la sistemazione. Ad est, si estende l’altro importante complesso paesaggistico della Tenuta, principalmente di proprietà del comune di Prato, ovvero il podere delle Polline con relativa casa colonica, attualmente abbandonata e degradata. Gli studenti hanno scelto di dedicare questi terreni allo sviluppo di attività agricole biologiche e sperimentali, sulla scorta delle coltivazioni di grano di antica varietà, praticate e promosse dal progetto “La memoria del seme”. La sua attuazione è stata portata avanti dallo stesso Comune di Prato, in collaborazione con il DISPAA di Firenze (Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente), l’Associazione La Piazzoletta e l’Associazione Aida Toscana. Il progetto è stato selezionato come buona pratica nel catalogo presentato dalla Regione Toscana all’Expo 2015 di Milano. La

Foto 5 Ortofoto dell'area di studio e di progetto all'interno della Tenuta delle Cascine di Tavola (Fonte: Geopratale Regione Toscana-OpenGis).

coltivazione sperimentale di grani antichi, a basso contenuto di glutine, è stata effettuata in quasi 10 ha del podere Le Polline delle Cascine di Tavola. Il grano prodotto è stato, in parte, destinato a nuova semina e, in parte, a macinazione e quindi per la produzione

Fig. 13 Schema progettuale per la valorizzazione del paesaggio della Tenuta medicea delle Cascine di Tavola (Fonte: Università di Firenze, Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, Laboratorio di Restauro ambientale, docenti: G.A. Centauro, D. Cinti, M.A. Giusti, a.a. 2016-17)1 .

1 Il progetto è stato redatto nell’ambito del corso di “Tutela e conservazione del paesaggio e dell’ambiente”, tenuto da D. Cinti. Gli studenti che hanno elaborato le varie parti del progetto sono: E. Bucalo, S. Cecchini, C. Andreucci, G. Passante, R. Siciliani, V. Ceccarelli, M. Landi, P. Poggi, M. Castellini, D. Forgione. La ricomposizione dei singoli progetti è stata effettuata dal Gruppo di ricerca.

Foto 6 Vista a volo d’uccello che documenta lo stato di degrado del complesso della Fattoria: ripresa fotografica da drone, 2018. di pane altamente digeribile, come la tradizionale “Bozza pratese”. La creazione di una filiera cerealicola corta, integrata e completa, capace di autosostenersi nel tempo, è così diventata, all’interno del progetto, una realtà da promuovere e sviluppare. Attualmente, il progetto “La memoria del seme” si è concluso e, in questi terreni, vengono coltivate foraggere da parte di agricoltori locali che hanno preso in gestione i campi intorno all’edificio delle Polline. Gli studenti hanno così previsto l’inserimento, nell’ex casa colonica, di una famiglia di coltivatori diretti e di spin-off universitari (incubatori d’impresa), capaci di perseguire scelte attuabili e innovative, sia valorizzando la struttura paesaggistica storica e la rete ecologica, che conservando e implementando i segni e gli orientamenti dettati dal progetto mediceo-lorenese, attraverso la sistemazione o la creazione di fossi per il deflusso delle acque meteoriche e di percorsi poderali e/o per la fruibilità ciclopedonale. L’ultimo complesso paesaggistico affrontato dagli studenti è incentrato sulla Cascina laurenziana, con i suoi annessi (Brillatoio/Mulino, abitazioni del cappellano e dei lavoratori, Magazzino dei Risi/Tinaia, Stallone) e i terreni contigui. Esso è di proprietà privata e abbandonato da circa 15 anni; l’incuria ha causato, negli edifici e nei manufatti, un grave stato di degrado, mentre nei terreni circostanti è in corso una progressiva rinaturalizzazione, principalmente attraverso piante infestanti (ailanti, robinie, rovi, ecc.), così come

nel canale asciutto della gora del Brillatoio o canale della Corsa, che alimentava l’opificio idraulico, prossimo alla Cascina. La rimessa a coltura dei terreni agricoli è sicuramente uno tra i principali obiettivi, insieme alla creazione di un’accessibilità adeguata da via Roma; quest’ultima può essere ottenuta migliorando un tracciato poderale storico esistente, che collega, a est, la stessa Fattoria con la strada per Prato e Poggio a Caiano. La viabilità individuata consente di raggiungere rapidamente un ampio parcheggio, previsto in contiguità allo Stallone novecentesco e progettato adottando criteri paesaggistici (permeabilità del suolo, inserimento di vegetazione arborea e arbustiva autoctona per minimizzarne l’impatto, ecc.), utilizzabile anche da autobus turistici e di scolaresche. Nello Stallone gli studenti hanno infatti previsto un centro espositivo e convegnistico, mentre una parte della Cascina è destinata a Museo del Paesaggio agrario toscano e a Laboratori di ricerca agro-alimentare: entrambe le funzioni sono direttamente collegate agli spazi aperti contigui e capaci di stringere strette relazioni tra l’architettura e coltivi, fruibili dai visitatori della struttura. Particolare attenzione è stata inoltre rivolta alla gora del Brillatoio, attualmente scomparsa tra la vegetazione infestante, e al restauro di tutti i manufatti che la caratterizzano all’esterno dell’opificio idraulico (muri di contenimento del bottaccio, ecc.).