Il bivacco di montagna come sistema aperto | Elisa Cipriani

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elisa cipriani

Il bivacco di montagna come sistema aperto Studio ed ipotesi progettuale per la riqualificazione di un bivacco sulle Apuane



tesi | architettura design territorio


Il presente volume è la sintesi della tesi di laurea a cui è stata attribuita la dignità di pubblicazione. “La candidata ha prodotto un lavoro preciso e puntuale.L'esposizione della ricerca è stata particolarmente chiara ed efficace.Prendendo le mosse da una approfondita indagine storico-culturale, ambientale e tecnologica intorno al tema del bivacco (sia bibliografica che sul campo) la candidata ha saputo sviluppare con perizia l'intero processo, avvicinandosi molto alle reali dinamiche di progettazione e realizzazione e aprendo a molteplici applicazioni”. Commissione: Proff. A. Lauria, S. Secchi, G. Tempesta, P. Matracchi, G.A. Centauro, A. Cucurnia, S.Carrer, M. Coppola

in copertina Immagine delle Alpi Apuane

progetto grafico

didacommunicationlab Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze Susanna Cerri Federica Aglietti

didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 8 Firenze 50121 © 2022 ISBN 978-88-3338-166-4

Stampato su carta di pura cellulosa Fedrigoni Arcoset


elisa cipriani

Il bivacco di montagna come sistema aperto Studio ed ipotesi progettuale per la riqualificazione di un bivacco sulle Apuane



Presentazione

pagina precedente Bivak II na Jezerih / AO Slovenia <https://www.archdaily.com/797032/ alpine-shelter-bivak-ii-na-jezerih-ao>

I bivacchi di montagna sono strutture pubbliche non presidiate a cui si accede liberamente e senza chiedere niente a nessuno. In montagna il clima è spesso severo e mutevole e ci si può smarrire: i bivacchi danno rifugio, e protezione in caso di bisogno. Nei bivacchi possiamo incontrare degli sconosciuti e con loro condividere qualche ora d’intimità domestica. Sono ambienti minimi e spartani che concentrano in pochi metri quadrati molte funzioni dell’abitare. Poiché sono di tutti, i bivacchi si devono lasciare in condizioni migliori di quelle in cui li abbiamo trovati. Da queste premesse nasce la ricerca che Elisa Cipriani presenta in questo bel libro tratto dalla sua tesi di laurea. Elisa vede il bivacco di montagna innanzitutto come una struttura di emergenza in un habitat delicato e difficile, una struttura che deve soddisfare una pluralità di requisiti legati all’inserimento ambientale, al comfort, alla trasportabilità di materiali e componenti, alle modalità di messa in opera, alla resistenza strutturale, all’arredabilità, alla manutenibilità, ecc. La sua ricerca segue un’impostazione ‘classica’ che parte da un’accurata analisi dello stato dell’arte volta a definire l’evoluzione storico-tipologica dei bivacchi e prosegue con l’osservazione de visu di alcuni bivacchi per comprenderne le qualità e le criticità, le suggestioni. Segue l’individuazione di materiali e componenti, disponibili sul mercato, selezionati in base alla loro idoneità a essere impiegati per la realizzazione di un bivacco di montagna e catalogati secondo un sistema ‘aperto’ e continuamente implementabile, all’interno del quale i prodotti compatibili tra di loro sono filtrati criticamente secondo una serie di parametri di scelta (trasportabilità, leggerezza, semplicità di montaggio, reversibilità e assemblaggio a secco). La ricerca si conclude con un esempio applicativo anche finalizzato ad una prima sperimentazione del ‘catalogo’: la riqualificazione della Capanna Garibà lungo le pendici del Monte Folgorito, Alpi Apuane. A mio parere, attraverso questa ricerca, l’Autrice mostra sensibilità, amore per la montagna e talento nel controllare con rigore un tema non privo di complessità, offrendo un contributo d’idee originale e utile per coloro che vogliano cimentarsi con la progettazione dei bivacchi di montagna. Antonio Laurìa Professore ordinario Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze

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Didascalia


Abstract

pagina precedente Winter Cabin on Mount Kanin, OFIS ARCHITEKTI

La progettazione di piccole strutture in alta quota richiama necessariamente la questione degli spazi minimi, e richiede uno studio attento e volto all’ ottimizzazione delle risorse; tenendo conto dell’ utilizzo di questi spazi in caso d’ emergenza, cioè che essi siano strutture ricettive essenziali, e valutando la questione dell’ agire in un contesto di intervento particolare, quello montano, che rappresenta una sfida complessa. I bivacchi rappresentano delle forme di ricovero di emergenza e/o strutture con la funzione di avamposto per operazioni di soccorso, sorgono nelle vicinanze dei percorsi alpinistici ed escursionistici più lunghi e complessi, spesso in un contesto isolato e difficile da raggiungere, caratterizzato da condizioni climatiche particolari. Progettare in quota significa quindi rispettare il contesto naturale, ma al tempo stesso fornire un appoggio sicuro per chi ne avesse bisogno, con tutti i requisiti elementari necessari per la vivibilità dell'uomo. Queste sono solo alcune delle questioni che concorrono al momento della progettazione dei bivacchi, a cui si aggiungono le pro-

blematiche della raggiungibilità del sito, della visibilità del manufatto, della presenza o meno di impianti, della presenza di comfort. La ricerca nel campo tecnologico dovrebbe quindi trovare una risposta alle questioni sopracitate e rappresenta un approfondimento sulla ricerca di soluzioni costruttive. Lo studio ha inizio con un' analisi del progetti più conosciuti e più caratteristici, dai primi modelli in lamiera a gli ultimi esempi all'avanguardia, dalla quale potranno emergere le caratteristiche più peculiari. La poca letteratura presente sul tema fa sì che l'esperienza sul campo e l'osservazione diretta siano i migliori mezzi per comprendere il tema. Per questo motivo solo dopo un'analisi indiretta è possibile determinare i requisiti, ambientali e tecnologici, utili a fini progettuali. Tra i molteplici strumenti e indirizzi progettuali perseguibili nel progettare i bivacchi, il mio studio si concentra su una ricerca di materiali e soluzioni tecnologiche prefabbricate ed aseemblate a secco, conformi per la realizzazione del bivacco.

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Parte prima

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Il bivacco

pagina precedente Bivacco K2, Alpi Apuane

Sei fermo, sei stanco, scende il buio. Chiuso nel bivacco - appena in tempo - comincia a piovere, nevicare, senti i tuoni intrappolati nelle gole. E adesso c'è anche questo maledetto vento che si è messo a sbattere la porta. Per opporsi al vento ci si puntella, ci si àncora, ci si rannicchia e rintana ma la pressione è sempre fortissima e si rimane con la paura di essere strappati dalla terra, di soffocare, di perdere la strada e la vita. (C. Grande, 2008) Secondo una classificazione dell’Ingegner Baroni corrispondono alla categoria dei bivacchi quei ricoveri notturni, all’attacco di vie lunghe o alla conclusione di esse, intesi come ricoveri di emergenza per casi eccezionali, come incidenti, maltempo o basi di soccorso. Si tratta di piccoli ambienti, spesso locali unici, fruibili da tutti, momentanei, provvisori, generalmente per massimo una notte, per passarla al sicuro prima di ripartire per una camminata. Si collocano generalmente lungo percorsi alpinistici o escursionistici di un certo impegno oppure nei pressi di vie d'arrampicata che possono trovarsi anche a grandi distanza da rifugi o generiche infrastrutture. Nell'immaginario collettivo è solitamente noto cos'è il rifugio ma in maniera meno chiara, cos'è un bivacco. Il termine bivacco ha origine dal termine francese "Bivouac" e dallo svizzero "Biwacht", inteso come sosta di truppe dell'esercito in ampi spazi a cielo aperto ma è utilizzato anche nel vocabolario comune per indicare una qualsiasi forma di pernottamento arrangiato

e non si allontana molto da ciò che effettivamente è il bivaccare per gli alpinisti. Questi infatti, molto più in passato che nel presente, durante le loro ascensioni potevano anche sostare all'aperto duranti le notti in attesa di riprendere la via, attrezzati di sacco a pelo o tende, in luoghi più o meno riparati ad esempio anche appesi su pareti rocciose. Su quelle stesse pareti rocciose oggi potrebbe comparire il bivacco, denominato "fisso" per sottolineare il fatto di essere solo un riparo stabile, una possibilità di stare all'asciutto. Il bivacco compare generalmente in quota dove l'aria si fa rarefatta e la superficie di appoggio diminuisce, ma può anche trovarsi nelle vicinanze di un rifugio o come ampliamento dello stesso. Questo è dovuto al fatto che il rifugio talvolta offre solo un servizio stagionale, proprio per il suo carattere di struttura ricettiva e quindi il bivacco supplisce lo stesso in quelle stagioni di chiusura. Da ciò si comprendono due differenze fondamentali: il bivacco non è una struttura ricettiva ma è per

l'emergenza e quindi sempre aperta e aperta per tutti, e non prevede il pagamento di alcuna tariffa per la sosta. Il bivacco è un'architettura gratuita, un bene comune e condivisibile. Per questo rappresenta una grande ricchezza del nostro patrimonio architettonico. Cosa vuol dire gratuita? Questo significa che un bivacco è una delle poche architetture a porte aperte. Chiunque può entrarvi senza il bisogno di chiedere permessi o di aspettarsi delle chiavi. Il fatto di essere gratuita significa quindi l'essere un dono per chi frequenta queste terre e si trova in difficoltà. Dal punto di vista progettuale il bivacco è una costruzione di piccole dimensioni, capace di ospitare un massimo di 12 persone, uno spazio minimo dove è possibile svolgere l'unica funzione di pernottamento. Non c'è da stupirsi infatti che questi, molto spesso, siano costituiti da un'unica stanza. Date le modeste dimensioni non è presente un vero e proprio locale cucina e data anche la lontananza dalle città, non è presente e non è possibile alcun colle-

gamento alla rete idrica o elettrica della città e allo stesso modo non è prevista la presenza di un locale igienico. È già comprensibile quindi che ha poco in comune con una normale abitazione. La dotazione minima presente si compone generalmente di posti letto, un piano d'appoggio per la consumazione e preparazione dei pasti, coperte. Non esistono classi o specifiche tipologie di bivacchi, quanto questi sono molto spesso il risultato di un esercizio progettuale da parte di architetti. Nella progettazione si inseriscono quindi, data la particolarità della struttura e il contesto in cui si inserisce nuove tematiche, quali il trasporto ed il montaggio, il comfort , il basamento, le strutture, i materiali e l'organizzazione spaziale. Il trasporto del bivacco costituisce una delle ultime operazioni da effettuarsi per la completa installazione del bivacco, ma costituisce comunque una fase complessa che va pensata già in fase di progettazione. Al momento dell'ideazione del progetto è neces11 sario considerare la possibilità di


utilizzo di certi materiali e sistemi costruttivi invece di altri, a seconda delle condizioni ambientali, climatiche e in base al sito. I fattori da considerare sono infatti molteplici: a partire dalla visibilità del bivacco, alla capacità di resistere al peso della neve o alla spinta del vento, alla dimensione e al peso del materiale per il trasporto in elicottero. Ad oggi infatti il mezzo prevalentemente utilizzato per il movimento in quota dei bivacchi è l'elicottero che allo stesso modo è utilizzato come "gru" per posizionare i diversi elementi, data l'impossibilità di trasportare altri mezzi e data la precarietà del sito, molto spesso dalle dimensioni molto ridotte. Questa soluzione moderna ha oramai sostituito l'antiquato trasporto con mulattiere o in spalla ed ha permesso così di poter costruire il bivacco a valle, o di poterne costruire delle porzioni, per poi trasportarlo già pronto sul sito. Questa operazione ha il grande vantaggio di non dover realizzate un cantiere in alta quota, che sono molto

difficili da gestire visto il contesto. La tendenza è comunque quella di combinare il trasporto su automezzo e in elicottero, ovvero le diverse parti vengono trasportate in un primo momento su un automezzo fino al punto più comodo e vicino al sito per poter sollevare il bivacco. Questo significa che i colli dovranno sottostare ai limiti dimensionali del pianale dell'automezzo così come in seguito non dovranno superare i 650 kg per il trasporto in elicottero. Sono state accennate in qualche modo tutte le questioni che riguardano anche la struttura del bivacco. La prima caratteristica necessaria è sicuramente la resistenza ai pesanti carichi di neve e alla forza spingente del vento delle elevate altitudini, che condizionano anche la forma stessa del bivacco. Il tutto deve coniugarsi e risolvere le problematiche relative al trasporto, per cui la struttura dovrebbe essere suddivisa in colli oppure montata in elementi tridimensionali trasportabili singolarmente. Allo stesso modo

anche in fase di montaggio è necessario pensare che non è possibile utilizzare degli autosollevatori e per questo piccoli pezzi, come potrebbero essere i componenti di un telaio in legno, possono essere più maneggevoli. Le strutture più comuni, grazie alla combinazione di resistenza e leggerezza, sono strutture in legno, anche se è possibile trovare strutture in profilati in acciaio o in materie plastiche. Una volta trasportato il bivacco in quota è necessario posizionarlo sul terreno, precedentemente preparato. Ogni tipo di terreno ha bisogno di una specifica tipologia di fondazione, dalla più superficiale alla più profonda. La tendenza dei progetti più moderni, in coerenza con la politica di salvaguardia dell'ambiente, è quella di utilizzare fondazioni di bivacchi dismessi o di realizzare sistemi puntiformi in acciaio, avendo la possibilità in futuro di rimuoverli senza lasciare traccia nel terreno. Per quanto riguarda il progetto degli spazi è necessario garantire la presen-

za della zona notte e che questa molto spesso si sviluppa in un unico locale assieme al tavolo, piano di appoggio utile anche per la preparazione dei cibi. Già nei primi modelli venivano realizzati degli spazi ibridi, dove era presente un ripiano e delle brande ripiegabili usate al momento di coricarsi. Nelle situazioni più fortunate è presente una suddivisione dei locali, con la presenza di un locale notte, più isolato e una zona giorno, più aperta verso l'esterno per poter godere del paesaggio intorno. La dotazione minima di un bivacco è solitamente composta da cuccette, coperte, materassi, un ripiano e attrezzature per la preparazione dei cibi o per la manutenzione del bivacco. Non è da aspettarsi infatti la presenza di tutti i comfort come la corrente elettrica per caricare il cellulare o un piano cottura, poichè trattandosi di un riparo di fortuna queste comodità non fanno parte dell'attrezzatura necessaria. Nonostante ciò alcuni


pagina precedente Capanna Margherita Bivacco Ferrario Bruno Bivacco al Pian Vadà

esempi dei bivacchi più contemporanei assomigliano molto di più a delle mini case per vacanze, con la presenza di energia elettrica, piani a induzione, computer satellitari. Questa tematica è molto spesso oggetto di discussione tra chi pensa che le innovazioni possano comprendere anche questo tipo di architettura e chi tiene invece alla tradizionale idea del bivacco. Portare le tecnologie in alta quota, in un ricovero che molto spesso è disabitato o sfruttato in maniera irregolare, è un grande rischio a causa della grande manutenzione che tali apparecchiature necessitano, e si tratta non solo di manutenzioni ordinarie ma anche di operazioni straordinarie data l'aggressività dell'ambiente circostante. Inoltre tale tipo di attrezzature necessita del lavoro di una persona specializzata e sarebbe quindi un incarico oneroso. Talvolta queste attrezzature possono però essere utilizzate per la sicurezza dei viaggiatori per alimentare sistemi di riconoscimen-

to come potrebbero essere delle spie sonore o visive. Le tecnologie più utilizzate sono pannelli fotovoltaici e impianti microeolici, muniti di batteria; gli impianti possono essere posizionati in copertura, integrati con questa o indipendenti. Per la batteria è invece necessario disporre di un vano tecnico accessibile dall'interno del bivacco. Per quanto riguarda invece la dispersione del calore, si utilizzano oggi delle componenti di involucro altamente isolate e in alcune situazioni combinate con sistemi di riscaldamento passivo. Un'applicazione di questi sistemi è il muro di Trombe, utilizzato ad esempio nel bivacco Boarelli. Questo sistema, composto da un'intecapedine posta tra un vetro ed una superficie scura come elemento di parete, riesce ad intrappolare calore tra le superfici che verrà poi dirottato all'interno della costruzione. Un'altra questione delicata è il reperimento di acqua. In alcune situazioni i bivacchi sono posizionati in pun-

ti strategici nelle vicinanze di sorgenti di acqua, o viene portata per captazione delle fonti in prossimità mentre in altri casi l'unica fonte potrebbe essere la raccolta di acque meteoriche o per scioglimento della neve. L' acqua raccolta viene poi immagazzinata in un serbatoio, il fondoir, in modo da poterne disporre quando necessario. L'aspetto negativo in tutto ciò sta nel fatto che un sistema sarebbe realizzabile ma non conveniente proprio a causa della mancanza di continua frequentazione del bivacco che porterebbe ad avere acqua stagnante inutilizzabile e comunemente ad altre tecnologie necessita di manutenzione regolare. La parte che ha più bisogno di manutenzione è la copertura che è sempre attaccata da agenti atmosferici. Ad oggi si utilizzano soprattutto coperture metalliche, in particolare rame, lamiere verniciate o alluminio che hanno rispetto al legno il grande vantaggio di essere più performanti, durevoli e leggere. Nonostante ciò vengono spesso

protette con una pitturazione ad uso marino che la protegge contro basse temperature, neve e ghiaccio. Un secondo aspetto riguardante il rivestimento è la colorazione. Un colore, come potrebbe essere un rosso, un giallo o un arancione è più visibile anche in caso di nebbia o pessime condizioni climatiche, a differenza di un colore freddo. Allora per dare risposta al suo ruolo il bivacco deve essere in evidenza visiva, percepibile e raggiungibile.

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Dai primi modelli ai giorni nostri

pagina precedente Bivacco modello Hess

La nascita del primo bivacco è segnata da

ni che costituiranno l’intelaiatura delle

resse in tutto il mondo alpinistico fino a

so, ed è per questo motivo che verrà ri-

una data precisa: il 1923.

fiancate e della copertura, rinforzata con

quello francese e spagnolo.

proposto più volte nell'arco alpino. Paral-

In questa data, durante una riunione del

lame di ferro.

Dopo questa esperienza In Italia il Cai co-

lelamente al diffondersi del Movimento

Cai, nasce l’idea del bivacco, come strut-

Il tetto, costituito da una perlinatura ri-

minciò a finanziare nuovi bivacchi, i qua-

Moderno in architettura, in ambito delle

tura alternativa al rifugio laddove non

coperta di lamiere di zinco era completa-

li passarono col tempo sotto tutela delle

piccole architetture è necessario ricorda-

fosse possibile, in termini di spazio, o non

to con un parafulmine, mentre all’inter-

sezioni locali, riproponendo il primo mo-

re l’apporto di Charlotte Pierrand. L’archi-

fosse necessario, in termini di numero, di

no si accedeva tramite una porta che in-

dello. Solo a cavallo della Seconda Guer-

tetta francese, nella seconda metà de-

strutture ingombranti come i rifugi.

sieme ad una finestrella costituivano le

ra Mondiale, troviamo un primo perfezio-

gli anni trenta, insieme all’ingegner An-

I protagonisti della commissione, pro-

uniche aperture verso l’esterno.

namento, su proposta dell’ingegner Giu-

drè Tournon realizzò un progetto per un

motori dell’idea, saranno Lorenzo e Ma-

All’interno su una pavimentazione di ta-

lio Apollonio. Storicamente è possibile

bivacco, il “ Refuge-bivouac”. Si tratta di

rio Borelli, Francesco Ravelli e Adolfo

vole coperte da cartone catramato si po-

anche ricordare tale progetto quale il pri-

una struttura, sollevata da terra, a tela-

Hess, e avranno come primi riferimenti

tevano trovare cinque coperte, un bido-

mo costituito da un arredo mobile, ovve-

io in tubi di alluminio con tamponature

i ripari d’emergenza in lamiera della pri-

ne per l’acqua, una pentola, una scopa,

ro con reti ribaltabili, in modo che lo stes-

in pannelli di compensato per un totale

ma guerra mondiale, come il modello Da-

un’accetta, una pala, il mastello, la lan-

so spazio contenesse un assetto diurno

di soli 8 mq. La struttura, estremamente

mioli, un esempio utilizzato in monta-

terna. Tutta la costruzione era smontabi-

ed uno notturno.

facile da montare e smontare, era inoltre

gna. Le prime due realizzazioni saranno

le in una ventina di colli da 25 chilogram-

A differenza del primo poteva ospita-

fornita di tavoli e brande ripiegabili capa-

il bivacco a Col d’Estellette (2958m) e il

mi ciascuno. Già in questi progetti emer-

re nove posti ed era costituito da un vo-

ci di dare alloggio a 6 persone. Dal pun-

bivacco a Frèbouze (2500m) e verranno

gono i caratteri fondamentali del bivac-

lume parallelepipedo coperto da un arco

to di vista tecnologico era una struttura

realizzate con manufatti provenienti dal

co dal punto di vista progettuale: l'ave-

ribassato. Tale struttura arriva ad un pe-

estremamente povera e sotto certi pun-

laboratorio dei Fratelli Ravelli, specializ-

re una struttura prefabbricata permet-

so di 20,66 quitali di cui 4 di arredi e 16 di

ti di vista problematica, ma caratterizza-

zato nella lavorazione e tornitura in la-

te di ridurre le operazioni in sito alla so-

struttura.

ta da una forte praticità costruttiva e fu

stra di ogni tipo di metallo, i quali si occu-

la preparazione dello spiazzo, facilita

Pur trattandosi sempre di un piccolo vo-

d’esempio per molti futuri progetti.

peranno dello stesso montaggio.

il trasporto e il montaggio ed è comun-

lume caratterizzato dalla grande econo-

Il tema dell'architettura alpina comin-

Il bivacco, dalle dimensioni di 2,25 m di

que una struttura capace di resistere agli

micità degli spazi, riuscì comunque a ga-

cerà a diffondersi anche grazie alla par-

larghezza per 2m di profondità, era rea-

agenti atmosferici e che necessita di mi-

rantire una migliore abitabilità rispetto

tecipazione del Cai all' Esposizione inter-

lizzato partendo da una base ancorata al

nore manutenzione.

al primo.

nazionale di architettura moderna della

terreno e due telai in legno di forma se-

Questo modello di bivacco, seppur grez-

Il modello Apollonio si può ritenere il mo-

V Triennale di Milano.

micircolare uniti tra loro da longhero-

zo e imperfetto, suscitò particolare inte-

dello costruttivo che ebbe più succes-

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Nel 1959 nell’ambito delle Sezioni Trive-

ed è prova dell'utilizzo di materie plasti-

ano una categoria di edificio sottoposta

vamente tra loro. L'ingresso avviene dal

nete venne costituita la Fondazione An-

che in contesto alpino. Il secondo esem-

a normativa. Per questo motivo è stata

centro, in una unità specifica compo-

tonio Berti con lo scopo di progettare e

pio è invece una micro-casa mobile rea-

portata avanti una sostituzione da ma-

sta da bussola, spazi per le attrezzature

installare bivacchi fissi sulle alpi vene-

lizzata con materiali più comuni, ma leg-

teriali considerati tossici e fuorilegge e si

e per l'equipaggiamento da montagna,

te. Con l'intento di riproporre un bivacco

gerissimi e resistenti capaci di sopporta-

è cominciato ad installare fonti di ener-

mentre l'unità "living" che corrisponde

prototipo ripetibile che avesse la stessa

re il peso della neve ma che permettano

gia pulita. Per l'aspetto dei rifiuti invece

alla zona protesa sul vuoto è composta

fama dell'Apollonio, la fondazione dette

anche lo spostamento del bivacco.

è necessario tenere presente che è dove-

da cucina e area pranzo e area di controllo

forma al bivacco tipo “fondazione Berti”.

A proposito di trasporto, in poco tempo

re degli utenti mantenere i locali puliti e

con tutta l'apparecchiatura elettronica.

Si trattava di una struttura metallica leg-

l' elicottero sostituirà il trasporto per fu-

riportarlo a valle. Solo nel caso dei rifugi

Le unità più protette e più interne corri-

gera tamponata da pannelli sandwich,

nivia o a spalla, velocizzando le operazio-

è possibile impiegare l'elicottero anche

spondono invece alla zona notte.

con tempi ridotti di montaggio e capace

ni di montaggio, e consentirà, assieme

se si cerca di ridurre al minimo questo ti-

Dal punto di vista tecnologico è l'esem-

di ospitare dalle 6 alle 9 alle 12 persone, a

all'uso di una prefabbricazione integrale,

po di trasporto.

pio più avanzato sul nostro territorio: la

seconda delle esigenze, mediante diver-

di montare il bivacco a terra per portarlo

Per quanto riguarda invece le tecnolo-

copertura è integrata con un film foto-

sa disposizione degli elementi base. Do-

in quota ready-made.

gie, si è raggiunto oramai il traguardo

voltaico che produce fino a 2,4 kWp che

po il primo prototipo saranno realizzati

Gli anni Novanta sono gli anni in cui si

dell'autosufficienza energetica. Le tec-

serviranno ad alimentare l'impianto di il-

altri 39 bivacchi simili, e ciò dimostra la

inizia a parlare di questione ambienta-

nologie più utilizzate sono pannelli foto-

luminazione, le prese elettriche, la pia-

volontà di creare un prototipo valido da

le. Quando si parla di questione ambien-

voltaici per la produzione di energia elet-

stra da cucina e il computer di bordo. La

riutilizzare in più situazioni.

tale ci si riferisce a due aspetti: al modo

trica (collettori solari nei rifugi, per la pro-

tecnologia di bordo comprende anche un

Quello che accadde a partire dagli anni

di costruire, ovvero l'uso dei materiali e

duzione di Acs), micropale eoliche, e un

sistema di autodiagnosi e rilevamento di

Sessanta è storia a dir poco affascinan-

di tecnologie sostenibili, e alla necessi-

isolamento dell'involucro per una ridu-

dati ambientali, novità assoluta per que-

te. Nella progettazione dei bivacchi an-

tà di costruire. Per quanto riguarda il se-

zione delle dispersioni termiche.

sto tipo di costruzione.

cor prima che per i rifugi, entrano in gio-

condo aspetto, si mette in discussione la

Uno dei progetti più contemporanei che

co nuovi stimoli e suggestioni. La mo-

necessità di costruire ulteriormente, che

rende l'idea del periodo che stiamo at-

dernità si manifesta in questo campo

siano rifugi o bivacchi, muovendosi inve-

traversando è l'innovativo progetto del

con nuovi materiali, nuove tecnologie e

ce verso una politica del recupero e se ne-

bivacco Gervasutti. Si presenta come un

forme futuristiche. Forse sono proprio

cessario di ampliamenti.

lungo cannocchiale proteso nel vuoto e

le immagini delle città mobili su tram-

I rifugi in particolar modo si sono do-

può ospitare fino a 12 persone. il progetto

poli che alimentano la fantasia dei mo-

vuti adattare anche alle nuove norma-

appartiene a Leapfactory, società italia-

derni architetti nelle sperimentazioni

tive italiane ed europee con operazio-

na che progetta e realizza strutture mo-

progettuali.

ni di adeguamento che hanno riguarda-

dulari a impatto ambientale minimo.

Alcuni progetti di fine anni '90 meritevoli

to contenimento dei consumi energeti-

La grande superficie a disposizione ha

di essere ricordati sono la capsula di Hel-

ci, certificazione dei materiali e gestio-

permesso una suddivisione dei loca-

mut Ohnmacht e la Skyhaus di Richard

ne dei rifiuti. Per i bivacchi sono state in

li, o più correttamente delle unità, poi-

Horden. Il primo è un esempio di architet-

qualche modo apportate delle modifi-

chè corrispondono fisicamente a quat-

tura prefabbricata in moduli componibili

che in questo senso, nonostante non si-

tro parti prefabbricate unite successi-


Architettura in quota

pagina precedente Bivacco modello Hess, Fasi costruttive

Il sistema costruttivo

Le soluzione tecnologiche più utilizzate

L’idea del bivacco originariamente è sta-

si possono enucleare sulla base della for-

ta quella di una piccola struttura non

ma degli elementi:

pensata per un luogo specifico ma adat-

• Strutture puntiformi, i cui elementi

ta per essere ripetuta e riproposta ovun-

sono monodimensionali

que, su tutto l’arco montuoso del nostro

• Strutture bidimensionali, a pannelli

territorio lungo le ascese più interessan-

• Struttura tridimensionali, cioè modu-

ti, in punti strategici. Ciò non era possibi-

li tridimensionali autoportanti, già as-

le se non con la messa a punto di siste-

semblati e composti da elementi line-

mi di prefabbricazione, che permetto-

ari e pannelli.

no facilità e rapidità di trasporto e mon-

La classificazione è stata infine comple-

taggio con un grande abbattimento dei

tata con l'espletamento dei requisiti con-

costi. Per avere un'immagine più chiara

notanti quella determinata classe strut-

della realtà dei bivacchi, viene proposta

turale. I requisiti più comuni individua-

una serie di casi studio. Questi sono poi

ti sono stati di grande importanza anche

stati classificati in tre categorie, in base

in fase progettuale poichè ritenuti con-

al sistema costruttivo utilizzato per re-

notanti la struttura del bivacco. Sono ri-

alizzarli. La classificazione è frutto di un

conoscibili infatti tra questi: la trasporta-

lavoro personale di ricerca e interpreta-

bilità, la reversibilità, la flessibilità, l'arre-

zione, riuscito grazie alle risorse della let-

dabilità, conformazione e dimen-

teratura.

sionamento.

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Struttura puntiforme Questa tipologia costruttiva comprende tutti gli esempi di sistemi a telaio portante, cioè travi, pilastri e pannelli di tamponamento. I modelli realizzati con questa tipologia costruttiva sono prodotti a valle, imballati e poi trasportati e assemblati in quota. La realizzazione avviene in più fasi: il basamento e la struttura prima, tamponamenti e divisori dopo. Le operazioni di cantierizzazione sono molto lunghe e complesse e richiedono una manovalanza esperta: generalmente le operazioni di montaggio si concludono in una giornata con l’intervento di quattro o cinque operatori. Il materiale viene organizzato e suddiviso in diversi imballaggi che vengono poi necessariamente trasportati in spalla o con muli, una necessità data dai luoghi scelti per il montaggio, non raggiungibili diversamente (ad esempio con automezzi).Solo con l’arrivo dell’elicottero dalla seconda metà del Novecento diventa possibile trasportare sia le parti sia l’opera completamente finita semplificando le operazioni di trasporto, ma al tempo stesso si tratta di una procedura onerosa e non priva di problematiche. Alcuni aspetti che non possono essere trascurati sono infatti il peso e le dimensioni dei colli: nel primo caso dipende anche da alcuni fattori come l’altitudine,le condizioni atmosferiche

e il tipo di elicottero, nel secondo caso si tratta di rientrare nei limiti del trasporto con autoveicoli. La tendenza è infatti quella di combinare le due tipologie di trasporto, spostandosi con l’automezzo fino al punto più vicino possibile e utilizzare in un secondo momento l’elicottero, per la breve tratta di ascesa. Un’architettura di piccoli elementi è capace di superare i consueti limiti di sagoma realizzando una gamma tipologica più ampia dalla maggiore fruibilità interna degli spazi. Questo avvantaggia le operazioni di trasporto e garantisce una certa libertà progettuale. A questo si contrappone, in alcuni casi, una tipologia di fondazione estremamente vincolante e rigida, come ad esempio una platea in calcestruzzo che contraddice al tempo stesso la natura provvisoria della costruzione lasciando in maniera permanente una traccia sul terreno. I materiali impiegati sono di varia natura. I più tradizionali e largamente diffusi sono il legno per la struttura e una lamiera per la copertura esterna. Per i componenti di chiusura sono invece largamente diffusi panelli sandwich di diverso spessore al cui interno è inserito un materiale isolante. Anche all’interno è utilizzato il legno sia come rivestimento che come materiale per

l’arredo, qualora questo sia integrato con la struttura. Generalmente l’arredo costituisce un elemento a parte (ad esempio le brande sono metalliche), diviso dalla struttura e non tutti i modelli sono dotati delle molteplici attrezzature: alcuni modelli sono privi di arredo e prevedono di dormire in terra, mentre altri sono forniti di un arredo flessibile, come ad esempio delle brande ripiegabili che lasciano spazio per un assetto diurno. Le possibili configurazioni sono diverse. Le prime tipologie realizzate prevedevano una pianta rettangolare ed erano su di un piano,con una disposizione dell’arredo lungo le pareti con la tendenza di lasciare uno spazio centrale libero. Si trattava di un unico ambiente in cui la zona giorno si trasformava in zona notte.

Requisiti • Trasportabilità • Flessibilità • Reversibilità • Arredabilità • Conformazione • Dimensionamento


Bivacco Pelino

Bivacco Pian Vadà

Progettista, L. Le Donne, L. Minnini

Progettista, areArchitettura

Data di costruzione, 1980

Data di costruzione, 2008

Posizione, Monte Amaro, Pacentro (AQ)

Posizione, località Pian Vadà, Comune di Aurano, Provincia di Verbano

Altezza, 2793 m

Altezza, 1750 m

La cupola geodetica è unica nel suo genere ed è situata esattamente sulla cima del Monte Amaro. Un primo modello, realizzato a secco in pietra, ed un secondo modello, della tipologia Valerio Festa, furono tragicamente distrutti. Il bivacco attuale, nato quindi come variante sostitutiva, risale al 1979, anno in cui fu presentato il progetto della struttura. Nel 1981, nel giro di tre giorni, tutto il materiale fu trasportato in elicottero sull’area prescelta e preparata, ed in pochi giorni fu assemblato. Il manufatto è composto da 105 pannelli triangolari su una struttura in metallo, per un perimetro di 18 metri e una superficie calpestabile interna di 28 mq. Poggia direttamente sul terreno. Non sono presenti rivestimenti interni ed è visibile la struttura. Presenta delle piccole aperture a oblò ed sfornito di attrezzatura. Elementi importanti: le dimensioni sono grandi (quasi 2,5 mq/persona) Si tratta però di un contenitore, poichè non è presente alcuna attrezzatura.

Il bivacco è costruito lungo la Linea Cadorna e si inserisce sul sito del preesistente rifugio Cai, distrutto dalle milizie tedesche. Ricorda come forma e dimensioni la tipologia abitativa rurale alpina e si discosta molto da quella tradizionale del bivacco. Una prima differenza sta nell’avere uno sviluppo su due piani, di cui il piano terra destinato a zona giorno e il piano superiore destinato a zona notte. Sono utilizzati materiali naturali, lavorati come elementi prefabbricati e l’intera fase di realizzazione e cantierizzazione è attenta alla sostenibilità e al risparmio energetico. Si tratta di uno dei pochi casi in cui è necessaria una vera e propria fase di cantiere con la preparazione del suolo e la formazione di una fondazione in calcestruzzo con vespaio aerato. La struttura invece è composta da un telaio in legno, tamponata da pannelli in legno di larice e coibentata con lana minerale. Esternamente è presente anche un’intercapedine di ventilazione, inoltre i listelli di rivestimento sono posti a distanza maggiore per avere un maggiore spostamento di aria. Elementi importanti: il bivacco è fatto da materiali naturali. Elementi in negativo: presenta fasi costruttive simili ad una normale abitazione.

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Struttura bidimensionale Il sistema costruttivo bidimensionale è costituito da pannelli autoportanti. I singoli elementi sono il risultato di una progettazione ben studiata e di alta prefabbricazione. Questa ha infatti il grande vantaggio di ridurre le operazioni di montaggio in opera, che è ridotto a poche e semplici operazioni: mentre la fase di produzione avviene a terra, in quota avviene il montaggio a secco, un semplice assemblaggio con viti delle diverse parti. Questa tipologia prevede quindi un’unica fase di montaggio, una fase continua dalle fondazioni alla copertura. Allo stesso modo un assemblaggio a secco facilita anche lo smontaggio della costruzione e garantisce la completa reversibilità. Anche la struttura di appoggio presenta il vantaggio di essere reversibile. Si tratta di un reticolo di elementi tubolati di acciaio, indipendente dalla cellula stessa. Ciascun elemento viene unito e ancorato al suolo o alle pareti rocciose, generalmente per avvitamento. Queste soluzioni garantiscono di poter rimuovere la struttura senza lasciare alcuna traccia ed inoltre rialzando la base dal terreno, permettono di evitare accumuli di neve ed isolano la struttura non a contatto con il suolo. La realizzazione di pannelli prefabbricati realizzati in materiali leggeri av-

vantaggia le operazioni di elitrasporto, grazie al peso ridotto e le dimensioni contenute degli elementi. I componenti sono comunemente pannelli sandwich composti da poliestere e una schiuma poliuretanica. Le dimensioni standardizzate dei pannelli permettono due tipi di assemblaggio: a modulo fisso o a moduli aggregabile. Nel primo caso il modello si compone di tanti pannelli, quanti sono necessari per ottenere le dimensioni desiderate; mentre nella seconda soluzione si ha l’aggregazione di unità abitative base, cioè ricavate con l’assemblaggio del numero minimo di pannelli, aggregate tra loro. L’arredo interno è generalmente in legno integrato alla struttura ed è fisso. internamente si ha una disposizione degli arredi lungo le pareti lasciando uno spazio libero di passaggio e il tavolo nella zona centrale.

Requisiti • Trasportabilità • Aggregabilità • Reversibilità • Arredabilità


Bivacco Luca Vuerich

Skyhouse

Progettista, Giovanni Pesamosca Costruttori, Diemme Legno

Progettista, Richard Horden Associates

Data di costruzione, 2012

Data di costruzione, 1991

Posizione, Foronon del Buniz, Alpi Giulie

Posizione, Svizzera Altezza, 3901 m

Altezza, 2531 m La particolare forma ricorda non solo le tradizionali case di montagna con il tetto a capanna, ma questo ha anche importanti funzioni strutturali, risultando capace di sostenere gravi carichi di neve. L’intera struttura è sollevata da terra ed è realizzata in xlam. Questa è composta da tre capriate che poggiano su 6 pilastri in calcestruzzo e sorreggono la copertura in legno. Anche all’interno è utilizzato il legno per tamponamenti e arredi. Il modello misura di 16 mq di superficie e può ospitare fino a 9 persone, di cui 4 posti sono laterali ed uno centrale. Le unice fonti di luce naturale sono delle piccole aperture poste, mentre la porta è ad un unico battente in legno ed è apribile verso l’esterno. Elementi importanti: il bivacco è sollevato da terra e sfrutta l’altezza. La struttura potrebbe essere replicata longitudinalmente Elementi in negativo: la struttura in xlam è pesante.

l progetto è pensato come una “capanna mobile” che possa raggiungere diverse quote e servire come riparo, base per il soccorso alpino per sciatori e alpinisti di alta montagna o stazione di ricerca. La sensazione di leggerezza che viene trasmessa è realmente ottenuta grazie all’utilizzo di fogli di alluminio da 2mm per un peso totale di 318 kg. La struttura è un traliccio che poggia su tre appoggi regolabili in acciaio forato tamponato da pannelli opachi o trasparenti. All’interno (13mq), in un’unica cabina dalla forma schiacciata e allungata, sono disposti 4 posti letto realizzati con elementi tubolari in alluminio mentre le parti trasparenti sono lastre di Plexiglas protette all’esterno da una lamiera in alluminio traforata. I materiali sono estremamente resistenti e derivano dalle migliori tecnologiche nel campo della nautica e dell’aeronautica: i pannelli opachi sono sandwich con un’anima di isolante sottovuoto (VIP- Vacuum Insulation Panels) e produce energia per mezzo di pannelli fotovoltaici e una micro pala eolica. Elementi importanti: è completamente reversibile e spostabile Elementi in negativo: struttura non aggregabile.

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Bivacco Boarelli Progettista, Giorgio Rossi Data di costruzione, 2004 Posizione, Laghi delle Forciolline, Comune di Pontechianale, alta Valle Varaita (CN)

Bivacco Legarijh Progettista, Miha Kajzelj Data di costruzione, 2009 Posizione, Alpi di Kamnik, Slovenia Altezza, 2080 m

Altezza, 2825 m Ai piedi della parete sud del Monviso si trova il bivacco Boarelli, capace di ospitare ben 12 persone in 40 mq di spazio. Il volume ha una tipica sezione a capanna e poggia su un terrapieno in pietra. Internamente lo spazio è suddiviso in tre ambienti: un ingresso con ampia vetrata verso l’esterno, una zona notte ed il locale servizi, quali: uno stanzino per la raccolta rifiuti e il gabinetto interno autonomo (trasferibile a valle per lo “svuotamento”). Non lontano dai caratteri costruttivi storici, la struttura è composta da acciaio e legno con un guscio foderato di lamiera zincata e rivestito internamente di legno del luogo. Piccoli accorgimenti rendono il bivacco estremamente confortevole: per avere una continua circolazione dell’aria, è realizzata un’intercapedine tra i rivestimenti, mentre per quanto riguarda la produzione di calore, oltre all’utilizzo di un efficace isolamento termico, è stata installata una parete Trombe per la produzione solare di aria calda. Il bivacco è dotato di impianto fotovoltaico necessario per illuminazione, ventilazione meccanica del gabinetto, alimentazione della radio, delle eventuali attrezzature mediche di soccorso e della segnaletica notturna per l’atterraggio dell’elicottero, e ordinaria manutenzione.

Il bivacco è situato sul sentiero che conduce verso la cima del monte Skuta (2400m). Si presenta come un monolite di colore nero, ben visibile. All’interno è presente un unico ambiente che si sviluppa in altezza: zona giorno in basso, zona in notte in alto, messi in collegamento dal corridoio verticale centrale dotato di scala. La zona giorno è arredata con tavolo e panca, ma può essere modificata per un assetto notturno. La capienza massima è di 8 persone e le dimensioni esterne sono di 2x3m per un’altezza di 4,5m. La fondazione è costituita da un basamento di cemento. La struttura è interamente in alluminio e ciò la rende più leggera a confronto dell’acciaio, tutto ciò ha infatti permesso un trasporto più agile poiché la struttura è stata assemblata a valle e poi trasportata via elicottero.Il bivacco è un ambiente non riscaldato, caratterizzato da una tamponatura di pannelli di alluminio isolanti che prevengo la perdita di calore del corpo. Internamente la parete è rivestita di pannelli di legno perforati e ciò permette di far trapassare l’umidità del corpo mantenendo lo spazio interno asciutto e caldo. Una grande particolarità sono le ampie vetrate verticali che offrono una vista panoramica e rendono lo spazio interno più areato e luminoso.


Bivacco del Dolent

Polybiwak

Progettista, Raymond Ekchian

Progettista, Helmut Ohnmacht

Data di costruzione, 1973

Data di costruzione, 1970

Posizione, Val Ferret, Canton Vallese, Svizzera

Posizione, Gruberscharte; Salzburg, Österreich

Altezza, 2667m

Altezza, 3100 m

Il bivacco è realizzato su una base esagonale con l’uso di pannelli prefabbricati in poliestere. L’appoggio sul terreno avviene tramite una zavorra in pietra ed fissato tramite tiranti metallici collegati a pali infissi nel terreno (lo strato sottostante è caratterizzato d permafrost). Il bivacco risulta al tempo stesso rialzato da terra senza la presenza di fondazioni, importante per la reversibilità. All’interno sono presenti fino a 14 posti letto, realizzati con una struttura fissa in legno. Lo spazi interno si sviluppa lungo un corridoio centrale, unica superficie piana calpestabile, che porta al lato opposto all’ingresso dove è allestito lo spazio per cucinare. La scocca di colore arancione risulta ben visibile, mentre la porta ad unico battente non è utile in caso di forti nevicate. Elementi importanti: estrema economicità degli spazi e forma compatta.

Il progetto è stato realizzato dall’architetto austriaco Ohnmacht spinto dal desiderio di realizzare prototipi abitativi con la funzione di base per le ricerche scientifiche o riparo di emergenza per ambienti estremi. Partendo da una base rialzata, costituita da un reticolare tubolare avvitato nel terreno ed una piastra reticolare come solaio, i modelli sono costituiti dall’assemblaggio di pannelli modulari. Sono disponibili infatti quattro tipologie di pannelli: un pannello parete, un pannello angolo, un pannello pavimento e un pannello soffitto con possibilità di inserimento di un lucernario. La modularità degli elementi e la semplicità di montaggio fa si che si possano realizzare più configurazioni, partendo da un modulo base delle dimensioni di 3,70 m di larghezza e 2,70 di lunghezza, per 3,70 metri di altezza. I materiali utilizzati sono l’acciaio per la base e il sostegno mentre i pannelli sono costituiti da due strati di poliestere con interposto uno strato isolante di schiuma poliuretanica. All’interno sono presenti arredi fissi in legno. La configurazione spaziale del modello base prevede la disposizione delle cuccette su tre lati, mentre la parte centrale è occupata dal tavolo.

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Struttura tridimensionale Il sistema tridimensionale prevede la realizzazione di una unità abitativa dall’assemblaggio in opera di moduli tridimensionali prefabbricati. Ciascun modulo corrisponde ad una sezione trasversale dell’intero corpo, che può coincidere con una unità funzionale. In questo caso la fase realizzativa di ciascuna cellula avviene a terra, mentre in quota avviene l’assemblaggio delle unità, facilitato in questo caso dall’auto portanza delle parti. Questa soluzione costruttiva permette di ridurre drasticamente le operazioni di cantiere con un semplice assemblaggio a secco riducendo i costi e l’impatto ambientale. Per questa soluzione non è possibile utilizzare i mezzi di trasporto tradizionali, sia perché si raggiungono altezze inarrivabili per questi mezzi, sia perche le singole porzioni hanno un peso maggiore e in alcuni casi dimensioni che superano i limiti di sagoma consentiti con mezzi ordinari. Il trasporto è generalmente effettuato in elicottero, il quale è capace di trasportare fino ad un massimo di 600/700 kg per volta (con elicotteri tradizionali), è costoso e per quanto riguarda la sicurezza è da evitare l’effetto vela. La modularità delle parti comporta numerosi vantaggi in termini di flessibilità e manutenibilità. Alcuni progetti so-

no stati portati avanti con l’intento di realizzare moduli perfettamente corrispondenti a unità funzionali che potevano quindi essere inter scambiati a seconda delle esigenze secondo numerose combinazioni. Questo è un fattor decisamente positivo considerando l’eterogeneità del paesaggio montano. Al tempo stesso avere dei componenti modulari facilita la sostituzione degli stessi, rendendo quindi la manutenzione agile e veloce. Tali soluzioni progettuali non necessitano solitamente di una fondazione, si appoggiano quindi su una struttura metallica infissa nel terreno, costituita da una piastra e zampe metalliche, che permette in qualsiasi momento di essere rimossa senza lasciare alcuna traccia sul suolo e al tempo stesso è regolabile per mantenere la struttura in piano. Tali ricerche sono solitamente il risultato di studi recenti che introducono quindi anche l’uso di nuovi materiali, sempre più leggeri, durevoli e al tempo stesso dal basso impatto ambientale. Queste strutture assumuno generalmente uno sviluppo orizzontale, dato dalla successione dei moduli. Internamente questo si traduce in una suddivisione, e quindi successione, degli spazi funzionali: generalmente l’ingresso è posizionato al centro a dividere la zona notte dalla zona giorno.

Requisiti • Aggregabilità • Trasportabilità • Flessibilità • Manutenibilità • Reversibilità • Arredabilità • Conformazione • Dimensionamento


Bivacco Gervasutti

Bivacco Morion

Progettista, Luca Gentilcore, Stefano Testa, LEAPFactory

Progettista, Roberto Dini, Stefano Girodo

Data di costruzione, 2011

Data di costruzione, 2017

Posizione, Massiccio del monte Bianco, Val Ferret, Courmayeur

Posizione, catena del Morion Altezza, 3270 m

Altezza, 2853 m Caratterizzato da una allungata forma tubolare, rappresenta l’esempio più moderno all’interno di questa categoria. Il progetto è stato realizzato da Leapfactory (Living Ecological Alpine Pod), un’azienda che si propone di realizzare edifici di alta qualità nel rispetto della natura. La superficie, che misura 30 mq, può ospitare fino a 12 persone. L’interno è suddiviso in quattro ambienti che rispecchiano la modulare divisione del sistema: una zona notte, composta da due moduli e situata nella parte più vicina al versante, l’ingresso composto da un modulo, nella parte baricentrica del bivacco, e la zona giorno, composta da un modulo a sbalzo sul vuoto. La modularità è sicuramente la caratteristica più apprezzabile, la quale rende l’opera non solo replicabile, ma anche flessibile nelle componenti, che sono opzionali ed intercambiabili. L’apparato tecnologico di questo bivacco è molto avanzato: i pannelli fotovoltaici posizionali nella parte superiore della scocca permetto la completa autosufficienza del comparto, grazie anche a potenti accumulatori che trasferiscono al momento opportuno l’energia per l’illuminazione o per le piastre per cucinare. È fornito di computer di bordo con il quale riesce a rimanere collegato con l’esterno e può essere monitorato da remoto.

Il bivacco riprende le forme archetipe dell’architettura d’alta quota, ma si rivela estremamente moderno in tecnologia e materiali. La fisolofia perseguita è quella del minimo impatto ambientale, per cui non sono state realizzate fondazioni ma sono presenti appoggi puntuali metallici regolabili mentre i materiali utilizzati sono riciclabili e certificati ecologicamente. L’intera struttura è prefabbricata e montata a valle. Si tratta di quattro anelli autoportanti, realizzati completamente a secco, che verranno portati tramite elitrasporto in quota e assemblati in pochi passaggi. L’interno è un ambiente unico, ma è diviso idealmente dall’ingresso. Sul lato sud, affacciata ad un’ampia vetrata, è collocata la zona giorno, mentre sul lato nord, completamente chuiso è collocata la zona notte. La vetrata costituisce un’importante fonte di luce e calore. Ulteriori attrezzature presenti sono spazi per dispensa, kit di pronto soccorso, piano per la preparazione dei cibi, vani ripostiglio. Elementi importanti: struttura semplice, integrabile con tecnologie.

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Trasportabilità

Aggregabilità

Flessibilità

Reversibilità

Manutenibilità

Conformazione e Dimensionamento

B. Hess

B. Apollonio

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B. Fondazione Berti

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B. Pelino

B. Colombo

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B. Pian Vadà B. Ferrario B. Luca Vuerich

Skyhouse

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B. Boarelli

B. Legarjih

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B. Dolent

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B. Polybiwak

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B. Gervasutti

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B. Morion

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= insufficiente, • =sufficiente, • • = buono, • • • = molto buono


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Parte seconda

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Sistema edilizio aperto

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Un sistema edilizio aperto si basa su una serie di regole e norme condivise e valide su un territorio ampio (nazionale o sovranazionale) che consentono l’intercambiabilità di componenti e subsistemi ricorrendo a cataloghi di prodotti industrializzati diversificati sia tipologicamente sia tecnicamente. (E.Zambelli, 1982) Il sistema edilizio è un insieme strutturato di elementi e relazioni, destinati a determinati scopi e finalità. Il sistema che noi conosciamo è generalmente un sistema edilizio chiuso, cioè un sistema in cui gli elementi utilizzati vengono scelti da un numero limitato o un unico produttore e vengono combinati in maniera tale da esser coordinati tra loro con una difficile possibilità di essere sostituiti, integrati o ampliati, cioè in una combinazione predefinita. Infatti l’aggettivo chiuso o aperto si riferisce dall’essere composto o meno da un numero chiuso di fornitori. A differenza di questo un sistema edilizio aperto è un sistema nel quale è possibile utilizzare in modo flessibile componenti di diversi produttori sottostando a precise regole e norme condivise, in modo da rendere i prodotti sempre sostituibili ed intercambiabili. Un sistema aperto porta quindi ad una maggiore varietà di soluzioni progettuali,che permettono il collegamento tra elementi prefabbricati di diversa provenienza, molto più adattabili a

situazioni particolari di esigenze d’uso, di topografia o contesto edilizio. La fase più delicata corrisponde a quella dell’assemblaggio, che richiede una tipizzazione degli elementi e regole di coordinazione dimensionale e di correlazione in modo da poter sostituire gli elementi secondo i diversi programmi architettonici. Il modello scelto per la progettazione del bivacco è il sistema aperto, poichè è necessario fornire una risposta diversa alle singole mutevoli condizioni del contesto ambientale montano. Il sistema aperto, attraverso l’ampia gamma delle possibilità, dovrà rispondere al meglio alle esigenze legate al bivacco e dovrà portare ad un miglioramento complessivo in termini di efficienza energetica, comportamento climatico e comfort interno. Il sistema edilizio aperto per il bivacco Molto spesso per raggiungere una vetta sono necessari più giorni di cammino, per questo i bivacchi si trovano lungo queste vie come ripari di fortuna dove poter trovare il minimo indi-

spensabile. Oggi giorno il bivacco è da molti considerato come un punto di riferimento: esso rappresenta la meta stessa di escursioni, anche solo come punto dove sostare per mangiare ed avere un minimo di conforto, senza pernottamento. Si tratta infatti di un’ architettura essenziale, nelle forme e nelle funzioni, che richiama quindi una progettazione più attenta e tesa all’ottimizzazione di ogni suo aspetto. La sua essenzialità, primo ingrediente, deriva dal suo carattere di provvisorietà e di condivisione: non è un luogo dell’abitare in senso compiuto ma è un’essenziale dimora per il corpo. Questo fattore dovrebbe garantire la sua adattabilità alle diverse tipologie di utenza, dove ognuno deve essere in grado di poter svolgere le funzioni vitali per la sopravvivenza. Rappresenta un’architettura temporanea con il duplice significato di essere provvisoria e di rappresentare una il luogo per una sosta temporanea per i suoi frequentatori, per una notte, massimo due. All’interno di questo l’uomo soddisfa il proprio bisogno di

sicurezza e ritrova la tranquillità. Il secondo ingrediente è rappresentato dal senso di accoglienza che lo spazio deve trasmettere in questo contesto dove l’asperità dell’alta montagna e la mancanza di uno spazio privato, potrebbe portare ad un senso di spaesamento e malessere. Un carattere certamente innovativo è quello di essere uno spazio autogestito, ovvero uno spazio in cui i frequentatori condividono e si caricano di una responsabilità solidale, nel rispetto del luogo e dei futuri fruitori. Sarà quindi compito dell’utente avere cura e occuparsi della gestione del bivacco, è buon uso infatti lasciare sempre qualcosa da mangiare in dispensa per chi verrà in futuro, non fare un uso improprio del cibo e dell’attrezzatura presente, lasciare l’ambiente pulito e in ordine e non fare sprechi di energia o acqua. Allo stesso modo sarà compito dell’utenza di occuparsi della manutenzione del bivacco, soprattutto se si tratta di piccole operazioni. Uno degli elementi caratteriz31 zanti il bivacco è sicuramente il


contesto ambientale.Le cime che oggi vediamo costituivano fino all’Ottocento un patrimonio comune, incontaminato, puro. Si crede infatti che con la nascita dell’alpinismo sia cominciata e abbia preso piede una sempre maggiore antropizzazione del paesaggio montano. Qui nascono due forme di pensiero: tra coloro che ritengono che l’architettura in montagna arrechi un danno e coloro che vedono una nuova possibilità di vivere e godere di un territorio unico. Questo dibattito porta quindi necessariamente a discutere circa determinate scelte progettuali. Come altre forme di architettura anche questa deve integrarsi col paesaggio, diventare parte di esso, ma trattandosi di una struttura di emergenza è necessario che sia visibile o percepibile e facilmente raggiungibile. Non è pensabile quindi un’architettura nascosta o che si mimetizzi con il paesaggio, dovrà anzi diventare un segnale, un landmark sul terreno. Questo è uno degli aspetti della progettazione che dovrà essere frutto di un approccio sensibile e accorto. È ne-

cessario allora introdurre anche il tema della reversibilità. In accordo con quanto già discusso riguardo al carattere provvisorio di questa architettura, è necessario optare per soluzioni tecnologiche che, all’occorrenza, permettano di rimuovere la struttura donando nuovamente purezza al territorio e ripristinando le condizioni naturali del sito senza modificare in maniera definitiva lo spazio esterno. Allo stesso modo degli utenti del bivacco, in fase progettuale, si dovrà riflettere anche su l’utilizzo conventiente di materiali, cioè un utilizzo di materiali riciclabili o riutilizzabili per progetti successivi, la cui produzione non incida sulle emissioni di Co2. A livello progettuale non esistono punti di riferimento o norme da seguire, l’unico limite è rappresentato dal contesto montano in cui si costruisce e dal clima di questo. La prima cosa necessaria da comprendere è il fatto che non è possibile approcciarsi come una normale architettura valliva, poichè ad esempio non è possibile realizzare un cantiere con le stesse modalità conosciute.

Per prima cosa il clima rigido non permette per molti mesi dell’anno di poter lavorare e questo porta inevitabilmente a concentrare le operazioni di cantierizzazione, e predilige l’uso di elementi prefabbricati rispetto ad opere realizzabili in situ, avvantaggiati dalla rapidità e semplicità di trasporto e installazione. Allo stesso modo non si potrà pensare di usare alcuni materiali, come il calcestruzzo, ma questo lascerà posto a materiali leggeri, prefabbricati ed assemblati a secco. La ricerca avrà inizio con lo studio del sistema edilizio che si articolerà nello studio del sistema ambientale e del sistema tecnologico. Nella prima fase verranno studiati i requisiti spaziali e funzionali, derivanti dall’analisi delle possibili attività per cui il bivacco è predisposto. Nella seconda si andrà a studiare i requisiti tecnologici, da cui discendono soluzioni tecnologiche diverse e si andranno a scegliere le più funzionali, rispondenti alle prestazioni dell’involucro edilizio e alle esigenze dell’utenza.

Bivacco Giulia, Bivacco Vigolana


Requisiti ambientali

Le attività primarie: Ripararsi La funzione primaria è quella di offrire un riparo dall’ostilità dell’ambiente esterno per chi ne avesse bisogno. In caso di emergenza, è possibile raggiungere il bivacco e comunicare via radio con le unità di soccorso. Il bivacco dovrebbe offrire anche un posto letto vicino all’ingresso, facilmente raggiungibile da chi fosse ferito o fosse in uno stato psicofisico alterato. Questo introduce il tema dell’accessibilità per cui il primo ostacolo da superare in caso di forti nevicate potrebbe essere quello di entrare all’interno del bivacco. Spesso nel momento in cui la neve si accumula si ostruiscono le vie di entrata. Per questo motivo, all’ingresso dovrebbe essere presente una pala per rimuovere la neve e dal punto di vista progettuale occorre che questo sia rialzato da terra, e raggiungibile con pochi scalini realizzati in lamiera forata, per diminuire la possibilità di accumuli. La struttura potrebbe poi essere dotata di un doppio ingresso dalla copertura accessibile da scalette poste esternamente e la porta di ingresso può essere a doppia anta sovrapposta.

Dormire Nel processo evolutivo dei bivacchi si è assistito ad un netto miglioramento delle condizioni di comfort: dal modello Hess che prevedeva di dormire sul pavimento, siamo arrivati alla collocazione di cuccette. Le cuccette potrebbero essere di diverse tipologie: possono essere fisse, ripiegabili o montabili. Generalmente, date le dimensioni ridotte degli spazi i posto letti, per una utilizzazione intensiva dello spazio, vengono sovrapposti. Le cuccette hanno generalmente una dimensione ridotta, tra i 70/90 cm di larghezza per 180/200 cm di lunghezza e possono essere fisse o ripiegabili. Alcune soluzioni progettuali prevedono la presenza in un unico ambiente di zona pranzo e zona notte. In questi casi, situazioni più frequenti, è opportuno utilizzare delle configurazioni mobili e flessibili. In altre soluzioni invece la zona giorno appare visivamente o meno divisa dalla zona notte. Laddove sia presente una zona giorno e le dimensioni del bivacco lo consetano, si dovrebbe dividere la zona notte per permettere agli utenti di svolgere più attività contemporaneamente senza arrecare disturbo.

Le attività secondarie: Consumazione di cibi All’interno del bivacco deve esserci la possibilità consumare cibi, dato che in alcuni casi l’escursionista viaggia con il proprio pranzo a sacco. All’esterno potrebbero essere collocate alcune sedute ed uno spazio dedicato al fuoco. All’interno, la zona giorno, potrà comporre uno spazio unico con la zona notte o distinto. La zona giorno prevede la presenza di un tavolo e di sedie. Le ridotte dimensioni richiedono di organizzare lo spazio in modo da conciliare spazi limitati con molteplici funzioni, quindi un arredo mobile: per questo motivo eventuali cuccette ribaltabili possono essere utilizzate come panche per il tavolo; le sedute, e così il tavolo, potrebbero essere studiate in modo da essere riposte, al momento del non utilizzo, o sotto le cuccette o in appositi spazi, oppure chiuse o reclinate. Il tavolo, considerato unico piano di lavoro, dovrebbe essere ben illuminato, e può essere fisso, montabile o ripiegabile. Saranno presenti inoltre alcuni scaffali in cui riporre del cibo, poichè è buon uso lasciare una scorta cibo a lunga conservazione come riserva per il prossimo che ne avesse bisogno.

Preparazione dei cibi Per la preparazione dei cibi potrebbe esserci uno spazio dedicato o l’uso del ripiano del tavolo. Questo dovrebbe avere un ripiano apposito su cui disporre il fornellino per la cottura dei cibi. E' importante che in questi casi si utilizzino materiali ignifughi per il ripiano della cucina. Dovrebbe esserci anche una dispensa dove riporre attrezzatura da cucina e scorte di cibo. Possono far parte degli accessori anche pentole e griglie ad uso comune. In assenza di impianti idrici non sarà possibile avere acqua corrente, per questo si dovrà fare rifornimento ad una vicina sorgente o per scioglimento di neve.

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Le attività opzionali: Osservare I bivacchi sono spesso utilizzati come base di osservazioni di ricerca geologica o avifaunistica. Uno spazio adatto a questo tipo di attività dovrebbe disporre di un piano di lavoro dalle ampie dimensioni e di ampie superfici finestrate.

Dialogare Il bivacco è un luogo di incontro per una moltitudine di categorie di persone diverse. Questo ambiente offre la possibilità di condividere non solo gli spazi ma una vera e propria esperienza, per questo anche all’interno è necessario garantire almeno uno spazio comune di riunione.

Soggiornare Il bivacco non deve essere necessariamente vissuto di notte. Molto spesso questo diventa meta stessa del percorso di molti escursionisti, che sostano qui per rifocillarsi, trovare riposo prima di ripartire o asciugare gli indumenti, durante le ore diurne. È un momento di sosta in cui l’escursionista può per esempio individuare l’itinerario e ricaricare le batterie degli apparecchi portatili e di emergenza.

Riscaldarsi Il bivacco può essere dotato di un impianto di riscaldamento. Ad alta quota non sempre è possibile accendere un fuoco, a causa della mancanza di legna. Per questo è necessario in alcune situazioni fornire una forma di riscaldamento interno, laddove sia possibile usando la legna come combustibile ed evitando di accendere un fuoco all’addiaccio, altrimenti con l’utilizzo di soluzioni passive come il muro di Trombe. La legna dovrà essere raccolta dagli utenti e sarà necessaria la presenza di appositi spazi dove riporla assieme ad eventuali attrezzi. Qualora sia presente una stufa, è privilegiata una posizione baricentrica, in modo da scaldare in maniera omogenea l’ambiente. Questa dovrà inoltre essere dotata di cappe di tiraggio dell’aria.

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Requisiti tecnologici: Stuttura portante: fondazioni La struttura di fondazione ha il compito di connettere al terreno la struttura per scaricare i pesi. Il contesto ambientale del progetto non permette l’utilizzo delle tradizionali tecnologie. Ad esempio non è possibile utilizzare il calcestruzzo poichè ci sono problematiche legate al trasporto, ai tempi di realizzazione,e condizioni climatiche rigide accompagnate dalla difficoltà di realizzare un cantiere a queste quote. Ancora più importante tra questi aspetti è quello legato all’impatto ambientale: una fondazione in calcestruzzo è completamente irreversibile ed è in contrasto con il principio della temporaneità del bivacco. Nella scelta della soluzione tecnologica migliore è allora importante la reversibilità della fondazione, poichè il bivacco è una costruzione provvisoria che potrebbe essere dislocata e spostata o demoli-

ta con la necessità di non lasciare tracce sul terreno per poter conservare la qualità del suolo nel tempo. Una considerazione da fare riguarda anche la tipologia di terreno, variabile a seconda della quota e dell’ ambiente. Anche la morfologia del terreno è importante, spesso non è piano ma scosceso, per questo motivo sono consigliate delle fondazioni puntuali regolabili.Per garantire un maggiore isolamento termico e proteggere il solaio contro terra da umidità, è opportuno sollevare l’intera struttura del terreno. Alternative conformi: • S.01a_ fondazioni a vite • S.01b_zavorra pietrame erratico informe Struttura in elevazione La struttura in elevazione ha l’importante funzione di supportare e assicurare stabilità della costruzione grazie alla capacità di resistere alle azio-

ni esterne e di trasmetterle al sistema di fondazioni. Nel contesto montano, la struttura dovrà sopportare oltre al peso proprio, anche il notevole carico di neve e vento. Tutte le strutture dovranno concorrere a determinare certi requisiti: come potrebbe essere la resistenza meccanica, la resistenza al fuoco e il benessere termoigrometrico. Occorre precisare che le strutture in elevazione possono essere di due tipi: lineari o piane. Così come anche la stessa struttura in elevazione spaziale può essere del tipo tridimensionale o piana. In fase ideativa è quindi necessario fare una considerazione sulla migliore struttura rispondente ai requisiti richiesti, insieme ad una opportuna scelta del materiale, che concorre nel soddisfacimento dei requisiti. Per il progetto di un bivacco occorre notare che ad una struttura puntiforme e quindi più flessibile formalmente, si contrappone una poca rapidità di

montaggio e un trasporto più complicato. La scelta del materiale dipende invece dalla disponibilità, dal peso, dalla facilità di lavorazione e di fissaggio e ulteriori aspetti come la durabilità, la resistenza termica, e la protezione da agenti esterni. Soluzioni conformi: • S.02.1_sistema piano • S.02.2_sistema lineare • S.02.3_sistema tridimensionale Sistemi di controventamento Allo stesso modo si dovrebbero impiegare meccanismi per mantenere la struttura verticale contro le forze laterali. Nel contesto studiato un esempio di forza orizzontale è la forza del vento, soprattutto ad alte quote e in alcuni casi della neve, che tende ad accumularsi. A livello formale, adottare una forma aerodinamica in sezione, collabora alla resistenza contro il vento. In alterna-


tiva è necessario usare una struttura di controventamento che, destinata a resistere alle azioni orizzontali, conferisce rigidità all’intero sistema. Per i bivacchi i sistemi di controventamento possono essere interni o esterni alla struttura. È da notare che i sistemi esterni potrebbero essere di intralcio ai possibili movimenti intorno alla struttura. I sistemi interni invece, sono solitamente utilizzati con strutture a telaio. Soluzioni interne conformi: • S.03a_controventi diagonali Soluzioni esterne conformi: • S.03b_tiranti Involucro L’involucro costituisce un perimetro entro cui si crea un micro-ambiente, quindi quella componente che compie la parte maggiore del lavoro, come ad esempio bloccare la luce del sole, facendo passare solo la quantità neces-

saria, fornire un ricambio d’aria, proteggere dal freddo e non permettere il passaggio di acqua e neve. • Non far passare l’acqua Nello specifico una delle funzioni principali è quella di non far passare l’acqua e, visto il contesto, essere quindi anche impermeabile alla neve. L’acqua viene a contatto diretto con la costruzione a partire dalla sommità, la parte quindi più problematica. La copertura dovrebbe quindi avere la giusta pendenza per permettere all’acqua di scivolare ed essere protetta con guaine impermeabilizzanti. Sui muri laterali difficilmente si hanno problemi di infiltrazioni, poichè l’acqua scivola via prima che riesca a penetrarvi. Solo con la presenza di vento l’acqua, a causa della pressione, può aderire alle pareti, generando quindi un problema. La stessa impermeabilizzazione dovrebbe essere garantita anche per il solaio

di base, generalmente a contatto con il suolo. Una prima soluzione potrebbe essere quella di rialzare il solaio, in modo da non aver nessun contatto diretto con parti umide e in modo da garantire il passaggio del vento, che asciuga le particelle d’acqua. • Offrire benessere termico Particolarmente rilevanti nell’assicurare benessere termico per l’uomo sono la temperatura e umidità dell’aria. è noto infatti che una temperatura bassa porta ad rapido raffreddamento del corpo, mentre un livello di umidità alto fa sì che l’evaporazione della pelle rallenti. Questi parametri sono interdipendenti e a loro volta condizionati da altri fattori quali, l’irraggiamento solare e il movimento dell’aria. Nel caso del bivacco si ha un locale che nella maggior parte dei casi è non riscaldato e non raffreddato: questo si riscalda tramite il calore prodotto dagli occupan-

ti e dalle attività che questi compiono, come cucinare, dall’irraggiamento diretto del sole e dall’irraggiamento indiretto del terreno o della neve e dal calore che penetra da porte e finestre, per questo motivo si dovrebbe avere una composizione della parete tale che si abbia un’alta resistenza termica, ma bassa capacità termica. In questo modo il locale interno si potrà riscaldare velocemente nel momento in cui è occupato e non si accumula energia inutile al momento del suo inutilizzo. Per aumentare la temperatura interna in maniera passiva si dovrà fare in modo di far penetrare il sole all’interno attraverso grandi finestrature, collocate ad esempio sulla parete a sud. Occorre però moderare l’afflusso di irraggiamento solare per le alte altitudini. Per moderare questo problema è possibile realizzare delle coperture ventilate.

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Bivacco Luca Vuerich pagina successiva Bivacco Pavla Kemperla Bivacco Colombo

Per evitare grandi perdite di calore si potrà contare su un buon isolamento e su una forma sempre più compatta in modo da ridurre il rapporto superficie esposta/volume racchiuso. • Fornire aria pulita Concorre al raggiungimento del benessere termico anche l’aria naturale in movimento. Infatti in un ambiente che sta molto spesso chiuso che ha la tendenza ad essere surriscaldato o che tende all’umidità, è necessario forni-

re un sistema di ventilazione naturale lento, ma controllato al fine di temperare e sostiuire l’aria contaminata con nuova aria pulita. Il sistema più semplice prevede l’utilizzo di aperture, che garantiscono il passaggio di luce e aria pulita e l’utilizzo del vento come corrente per muovere l’aria. Un ricambio d’aria deve però essere utilizzato anche nel momento in cui il bivacco è inutilizzato. Per questo è necessario progettare delle condotte d’aria che controllino l’ingresso e l’uscita dell’aria.

Generalmente nella fase progettuale occorre dimensionare e posizionare gli ingressi correttamente facendo riferimento al fatto che l’aria fredda e pulita, più pesante, dovrebbe sostuire l’aria interna viziata, che essendo più calda e leggera, si concentrerà nella parte alta, dove ci sarà la bocchetta di uscita. Le chiusure verticali hanno il compito di riparare contro il freddo e gli agenti atmosferici. Poichè il bivacco è occupato saltuariamente è necessario che i suoi componenti abbiano una bassa capacità termica e una alta resistenza, in modo da poter esser riscaldati velocemente quando utilizzati e si raffredderanno velocemente al momento del non utilizzo, non consumando, così, calore immagazzinato a vuoto. A fini manutentivi è auspicabile una composizione modulare, prefabbricata e assemblabile a secco, in modo da poter eseguire operazioni rapide e semplificate di smontaggio e sostituzione in vista delle problematiche legate al trasporto e alle condizioni climatiche del sito. Durante le operazioni dovrebbero essere usate strumentazioni semplici, di facile uso e il più omogenea possibile per tutte le parti. I materiali dovrebbero essere durevoli ed è utile prevedere che parti collaboranti fra loro abbiano la stessa durata nel tempo in modo da intervenire in un’unica volta.

Le chiusure verticali possono essere monostrato o pluristrato. A partire dall’esterno, la parte più visibile, ci sarà un rivestimento. Questo deve essere particolarmente durevole, poichè entra in contatto con pioggia e vento, privo di estrusioni e continuo in modo da evitare infiltrazioni e depositi. Dopodichè ci sarà uno strato isolante, progettato in funzione del clima rigido e dell’uso del bivacco. Poichè questo infatti viene utilizzato in maniera irregolare e con saltuarietà, è necessario coibentare la parete con una minore quantità di materiale e con una bassa conduttività termica. Lo strato isolante dovrebbe essere continuo, senza interruzioni, e dovrebbe isolare anche la struttura e giunti tra parti diverse, in modo da evitare ponti termici. Per evitare umidità interstiziale è possibile inserire barriere a vapore negli strati caldi della parete o ventilare e lasciar traspirare la parete. Per quanto riguarda le componenti finestrate, queste devono essere ben posizionate e dimensionate. Attraverso queste infatti può entrare luce naturale ma rappresentano anche una forma di dispersione energetica. Le aperture costituiscono anche alcuni di quei nodi in cui è possibile la formazione di condensa superficiale, per cui dovrebbero essere scelti quegli infissi con una bassa conducibilità termica.


Soluzioni conformi pareti verticali (PV00): • Pareti verticali coibentate • Pareti verticale ventilate • Pareti finestrate • La copertura La copertura è la parte più sollecitata da piogge e neve ed ha il compito di garantire un riparo e impedirne l’ingresso. È preferibile una soluzione continua priva di rugosità ed estrusioni per evitare accumuli di neve o materiale organico. Allo stesso tempo deve resistere, insieme al resto della struttura, al forte vento senza costituirne un impedimento, per questo è consigliabile una forma aerodinamica. La copertura è considerata la parte più sensibile a forti sbalzi di temperatura, poichè è esposta a notevoli aumenti di calore, ma anche ad ampie perdite a causa dell’abbassamento di temperatura. Il rivestimento esterno dovrebbe invece garantire la massima protezione dal calore dei raggi solari, poichè può portare a notevoli sbalzi della temperatura interna se è assente una buona ventilazione, e può essere aggravato dalla

presenza all’esterno di irraggiamento indiretto da parte della neve, portando ad una maggiore deperibilità dei materiali. È necessaria quindi un’alta resistenza termica.La copertura è opaca e può essere una copertura ventilata o solamente isolata. • La base La chiusura contro terra rappresenta il contatto che generalmete si ha con il terreno. In un contesto montano è possibile trovare suolo gelido, per questo è opportuno isolare correttamente il solaio e sollevarlo da terra. I vantaggi sono molteplici: si evita il contatto con terreno dove è presente acqua, si evitano fenomemi di risalita dell’acqua di falda e di capillarità, e si allontana il rischio di formazione di condensa superficiale. Inoltre sollevando il solaio da terra, si garantisce un livello di ventilazione utile per ventilare il terreno e spazzare eventuali accumuli di neve. Impianti I bivacchi sono solitamente strutture isolate, non collegate alla rete idrica ed elettrica comune. La struttura può es-

sere però integrata con impianti, quali impianti di riscaldamento o impianti che sfruttino fonti energetiche naturali, quali irraggiamento solare ed energia eolica, garantendo l’autosufficienza energetica. L’energia elettrica prodotta potrebbe così servire per l’illuminazione interna e per far funzionare un impianto di sicurezza formato da un segnale radio o un sistema di orientamento satellitare tipo GPS e gli eventuali sistemi di individuazione di un bivacco che potrebbero essere ottenuti tramite emissioni visive o sonore. Attraverso questi sistemi di comunicazione si potranno comunicare eventuali problemi o situazioni di pericolo, accertarsi sulle condizioni meteo o chiamare i soccorsi. Altre opzioni potrebbero essere l’installazione di prese per ricaricare il telefono o il gps o il computer o per l’utilizzo per fornelli elettrici. Per quanto riguarda il riscaldamento,le condizioni climatiche e il contesto ambientale non permettono sempre l’utilizzo di impianti tradizionali. Occorre infatti differenziare i sistemi attivi o passivi. Tra i sistemi attivi

di riscaldamento ci sono le stufe a legna. Queste possono essere utilizzate a basse quote laddove è possibile reperire legna nei dintorni, mentre in alte quote, dove la radura non è fitta è possibile invece utilizzare sistemi di riscaldamento passivo come il muro di Trombe e sfruttare i venti per la produzione di energia elettrica con impianti di microeolico. Possono essere utilizzati anche pannelli fotovoltaici. Questi tipi di impianti andrebbero installati in luoghi che offrano caratteristiche favorevoli per la protezione da agenti atmosferici ed per ottenere una massima resa grazie alla giusta esposizione; questo non significa che debbano essere installati sul bivacco, ma possono essere sistemati nelle immediate vicinanze anche se ciò porterà a maggiori costi e manutenzione. Soluzioni conformi: • pannelli fotovoltaici • aerogeneratore

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I prodotti merceologici

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CODICI Classi tecnologiche

Unità tecnologiche

1 Struttura portante

1.01 Fondazioni 1.02 Elevazioni 1.03 Controventamento

2 Involucro (Chiusura)

2.01 C.verticale 2.02 C.orizzontale

3 Partizioni

3.01 Partizioni verticali

4 Impianti

4.01 En. Rinnovabili

Strati funzionali

Pannelli Membrane Rivestimenti

L'analisi dei requisiti ambientali e tecnologici ha portato alla selezione di determinati prodotti presenti sul mercato, ritenuti idonei per la realizzazione di un bivacco. I diversi prodotti sono stati inizialmente classificati per classi tecnologiche per poi essere identificati per unità tecnologiche con un proprio codice che per mette di facilitare la ricerca del prodotto in base alle esigenze specifiche. Il catalogo proposto rappresenta il punto di partenza per futuri sviluppi, si tratta infatti di un catalogo ampliabile e integrabile secondo quanto i nuovi contesti progettuali suggeriscono al professionista. Le schede sono strutturate in materia tale da presentazione brevemente il prodotto, fornendo alcuni dati sulle loro caratteristiche, mostrando alcuni esempi applicativi ed infine mostrando una personale valutazione basata su determinati fattori, quali: Sostenibilità, Trasportabiltà e Semplicità e praticità di posa.

Sostenibilità Il contesto di intervento è un ambiente naturale puro e incontaminato, per questo motivo l'architettura deve adeguarsi dal punto di vista strategico. Questo significa che il prodotto può essere completamente reversibile e smontabile; questo è garantito grazie ad una forma di assemblaggio a secco. Allo stesso modo un prodotto sostenibile è un prodotto che non necessita di prodotti aggiuntivi, magari inquinanti, che è durevole nel tempo e non necessita di laboriosi e costosi interventi manutentivi. Al tempo stesso è valutabile se la soluzione è riciclabile al 100% o se è il prodotto riciclato, se produce rifiuti o scorie al momento della produzione.

Trasportabilità In un contesto come quello montano è necessario valutare la trasportabilità del materiale. Questo significa che il prodotto deve essere adatto per essere imballato e compattato a favore di una certa economicità in termini di peso e ingombro. Un materiale leggero e piccolo o frazionabile è quindi considerato migliore di un elemento massiccio e non scomponibile. Anche una standardizzazione delle misure permette una facilità di impacchettamento.

Semplicità/praticità di posa Nella scelta degli elementi è importante fare una valutazione riguardo all'aspetto della semplicità e facilità di posa. La semplicità e la rapidità di posa sono raggiungibili grazie alla modularità, alla maneggevolezza dei componenti, e alla ripetitività delle fasi d’opera. Questo significa poter installare l'elemento senza l'ausilio di macchinari, senza il bisogno di operai esperti e soprattutto la possibilità di una posa " a secco". La posa non prevede quindi l'uso di collanti, malte e siliconi strutturali ma sono pirivilegiati in questi contesti soluzioni di fissaggio ad incastro o tramite avvitamento. Occorre però anche nel caso dell'avvitamento fare attenzione alla tipologia di avvitamento; se questo fosse a vista, nel caso ad esempio di una copertura, ci sarebbe il rischio di infiltrazioni.

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C02f Produttore Lignatur Prodotto LKE Sito www.lignatur.ch

Descrizione Elemento scatolare (LKE) per solai e coperture, capace di sostenere grandi luci. Gli elementi sono leggeri e possono essere montati tranquillamente a mano, sono utilizzati per solai e tetti di nuove costruzioni e per luci fino a 9m. Questi sono caratterizzati da straordinarie proprietà statiche, un peso ridotto ed un’altezza minima. Nel caso di geometrie spaziali più grandi, è spesso necessario l’utilizzo di controventature ottenibili mediante: nastro forato, pannello OSB, spinotti o chiavette LIGNATUR. L’essenza del legno maggiormente utilizzata è l’abete rosso, proveniente dalle foreste della Germania, Svizzera e Austria. Al loro interno è possibile disporre di diversi tipi di materiali per ottenere un maggiore livello di isolamento acustico e resistenza al fuoco.


SF03c Produttore Alugraf Prodotto Lamiera grecata Alugraf Sito www.alugraf.it

Descrizione Il sistema alugraf si compone di lastra, cappellotto e staffa. La particolare conModalità di fissaggio

formazione permette infatti un incastro a “scatto” senza bisogno di fissaggi garantendo di realizzare un involucro prestazionale al vostro edificio. È adatto sia per coperture che per rivestimenti di facciata. Questa soluzione è considerata completamente impermeabile grazie ai 4 giunti drenanti, alla possibilità di creare elementi a tutta lunghezza privi di sormonti, e completa assenza di fori grazie ad un fissaggio ad incastro che agevola anche le operazioni di manutenzione. Questo rivestimento può essere installato su solaio in legno, su carpenteria metallica o su pannelli coibentati.

Esempi applicativi

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I4.1 Produttore Anemos Prodotto Pala microeolica Sito www.anemosturbinaeolica.it

Descrizione Caratterizzata dal profilo a 5 pale, insieme alle caratteristiche di alta efficienza di tutte le sue componenti, la Turbina Micro Eolica ANEMOS, riesce ad ottenere una potenza di quasi 3 KW con un ingombro di soli 2 metri. Grazie al suo peso ridotto, l’installazione risulta più facile e veloce. Si può installare in maniera indipendente o su un fabbricato. ANEMOS può essere utilizzata on grid per ridurre la dipendenza dal mercato dell’energia elettrica o rendersi autonomi grazie all’impiego di sistemi ibridi come CUB8 Hybrid. Tale sistema di accumulo riesce ad immagazzinare energia pari al fabbisogno di una famiglia e può essere alimentato sia da pale microeoliche che da pannelli fotovoltaici.

Pala microeolica

Accumulatore


I4.2 Produttore Gioco Solutions Prodotto Kit fotovoltaico stand alone Sito www.giocosolutions.com

Descrizione La Gioco solutions srl ha progettato impianti off grid con pannelli solari flessibili caratterizzati da una leggerezza pari a 1/8 di quelli tradizionali in vetro, che li rende facili da installare, integrabili ovunque e resistenti a qualsiasi tipo di condizione climatica, anche quella più estrema.

Kit Easy Solution

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Legenda Area di progetto Sentieri CAI Strade carrabili Strade bianche Rifugi e Bivacchi Tempi di percorrenza dei percorsi escursionistici Tempi di percorrenza dei percorsi carrabili Parcheggio Punti di attacco alle vie Cime Mare Area di cava Area contigua Parco delle Apuane MOBILITÀ La raggiungibilità del sito collegamenti diretti con il sito di progetto si hanno attraverso il sentiero CAI 33 e il sentiero CAI 140. Il sentiero 33 collega il Monte Folgorito agli altri sentieri delle Apuane, unendo le cime più importanti come il Monte Altissimo e il Monte Carchio. Il sentiero 140 ha inizio a valle, precisamente dalla località di Seravezza e sale fino a ricongiungersi al sentiero n.33 all’altezza del Monte Pasquilio. In corrispondenza dello snodo sentieristico è presente un parcheggio ed è quindi una meta raggiungibile con autoveicoli. Il sentiero 140 nel tratto Pasquilio-Folgorito presenta un tratto di strada bianca, quindi non asfaltata ma attraversabile da mezzi adeguati.

EMERGENZE STORICHE

EMERGENZE AMBIENTALI

SERVIZI E OSPITI

ATTIVITÀ

Linea Gotica La zona delle Apuane è stata protagoniste di una delle vicende storiche più importanti riguardanti la nostra nazione. Proprio durante la ritirata tedesca si stabilì lungo il crinale del Monte Folgorito e Monte Carchio una porzione di linea gotica, un fronte difensivo per arrestare l’avanzata tedesca. Percorrendo il sentiero 140 del Cai è ancora possibile trovarne le tracce.

Il parco delle Apuane La bellezza incomparabile del vario paesaggio montano della regione è ad oggi protetto e normato dal regolamento del Parco regionale delle Apuane. Tra gli aspetti più significativi che è necesario trattare è presente il bilancio tra due forze contrastanti, quali la protezione del territorio da una parte e la pesante attività estrattiva e turistica dall’altra.

I bivacchi e i rifugi Nonostante le cime delle Apuane siano vette di modesta altezza, non manca di trovare piccole costruzioni per l’emergenza e l’accoglienza. La maggiore frequentazione, la vicinanza alla valle , e la facilità dei tragitti, ha facilitato la comparsa, in numero maggiore, di rifugi. Sono presenti anche alcuni bivacchi, ad oggi considerati antiquati, e nati e legati alla storia delle cave. Un esempio è il Bivacco K2 nato per dare accoglienza ai minatori, che se ne servivano come appoggio; mentre il bivacco Apollonio vanta di essere il primo nella regione Toscana ed è conosciuto per la particolare struttura in muratura.

Attività estrattiva Questa zona della Toscana è ben conosciuta anche per la grande quantità di marmi presenti e l’importante attività estrattiva che viene fatta. Particolarmente sfruttata è l’area di Carrara, mentre nell’area più meridionale l’attività appare ridotta e molto controllata.

Le grotte monti delle Apuane sono soggetti al fenomenome del carsismo, a causa della loro natura geologica. Questo fenomeno dà vita a numerosi antri sotterranei, alcuni dei quali sono tra i più famosi al mondo, come l’antro del Corchia.

Speleologia - Escursionismo - Mountain Bike Moltissime sono le attività all’aria aperta, e non solo, praticabili in questa zona. é possibile organizzarsi in gruppi ed unirsi al gruppo del Cai di Massa per poter condividere tali esperienze. I percorsi del Cai che attraversano le cime sono generalmente di categoria E, cioè praticabili anche da chi ha poca esperienza, ma non manca la possibilità di arrampicarsi sulle candide pareti rocciose. Altre attività riguardano invece lo studio e la visita di grotte e percorsi sotterranei, con l’accompagnamento del gruppo speleologico.


Le Apuane

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Il progetto rappresenta un'applicazione della ricerca fatta nel campo dei prodotti industrializzati. Il desiderio è stato quello di riuscire a realizzare il progetto all'interno del contesto toscano. Sul territorio toscano non sono presenti alte cime, la catena montuosa più importante è quella delle Alpi Apuane, che si erge a breve distanza dal Tirreno, tra le Valli del Magra, del suo affluente Aulella e quella del Serchio ed è situata all'estremità più occidentale della Toscana. Questa catena si sviluppa sencondo un asse NO-SE, andando ad occupare una superficie di 2100 kmq. Le altezze sono modeste e difficilmente superno i 2000 mt di altezza. Il picco più alto è raggiunto dal Monte Pisanino (1946mt), cui seguono la Tambura (1870), la Pania della Croce (1859), il Pizzo d'Uccello (1782), il Sumbra (1765), il Sagro (1749), il Corchia (1677), compresi tutti in un tratto di soli 20 km.I monti delle Apuane sono riconoscibili anche a distanza per forme e colori: le loro cime non sono verdi e rigoglio-

se come quelle della catena appenninica ma rocciose, aspre, candide e si stagliano isolate sul panorama. Le cime sono pronunciate, inclinate e imponenti e sono così caratterizzate da valli particolarmente incise e profonde. Questo fatto deriva direttamente dalla tipologia di roccia che ricopre il territorio ed è rafforzato dalla piatta presenza della costiera. La vicinanza col mare conferisce anche una condizione climatica particolare con un versante tirrenico caratterizzato da pesanti precipitazioni e venti, e un clima mitigato, ed un versante interno con temperature più basse. Allo stesso modo anche la vegetazione e le specie animali che lo popolano, si differenziano in base ai versanti: la copertura boschiva è diffusa e prevalentemente di latifoglie ma sono presenti anche castagneti soprattutto sul versante della Lunigiana e della Garfagnana. Altri aspetti territoriali, interessanti da approfondire, sono quello storico- paesaggistico del luogo e l'attività economica estrattiva, con un appunto su ciò che sono le preesistenze

architettoniche del territorio. In particolare l'area delle Alpi Apuane ricade all'interno del Parco regionale omonimo, e sottende quindi a determinate classificazioni, normative e limitazioni. Il Monte Folgorito Il Monte Folgorito è una vetta modesta che raggiunge quasi i 1000 metri, ma è dignitosa per il meraviglioso panorama sulla costa e sul vicino monte Altissimo. La zona è carica di storia essendosi trovata lungo la linea gotica, resti della quale sono ancora visibili in vetta e lungo il sentiero che porta al monte. La salita è facile e piacevole, allietata da fioriture molto belle durante la buona stagione e da una vista che da direttamente sul mare, soprattutto nelle giornate poco coperte da nubi. La cima è raggiungibile attraverso il sentiero CAI 140 ed il sentiero CAI 33. Il sentiero 140 è un sentiero del Cai sezione Forte dei Marmi, difficoltà livello E, cioè sentiero facile che non presenta molte difficoltà. Tale sentiero è di grande importanza storica poichè ricopre porzione della li-

nea gotica, linea forticata ad opera dei tedeschi che tra il 1944 e il 1945 divise il nostro territorio italiano. Il sentiero può essere percorso secondo due itinerari che hanno come punto finale la cima del Folgorito. Il primo ha inizio da Seravezza, e per la precisione da Riomagno a 65 metri di altezza, che inizia con una strada cementata, una vecchia mulattiera e con arrivo sulla cima del monte Folgorito con un dislivello di circa 800 metri, per cui è necessario essere un minimo allenati. Dopo un dislivello iniziale il percorso supera un boschetto per proseguire sul crinale del versante, da cui si gode la vista del mare e per un tratto del Monte Altissimo, che è invece all'entroterra. Lungo il percorso si incontra un castagneto e in seguito la cerreta di San Nicola, un alpeggio a 560 metri di altezza, su cui sono riunite una serie di casette e la chiesa dedicata a San Nicola da Tolentino. Il secondo itinerario vede come punto di partenza il Pasquilio (827mt) al quale si può arrivare con automezzi, con la possibilità di lasciarli in un co47 modo spiazzo da cui si snoda un



pagina precedente Foto Capanna Caribà

secondo sentiero Cai, il numero 33 che conduce al Monte Carchio, una modesta vetta di 1082,5 mt. L'itinerario 33 offre invece una vista delle Apuane settentrionali, della cima del monte Altissimo e si apre sulle vecchie cave di marmo. é un sentiero di facile percorrenza escluso il tratto più impegnativo della Cresta dei Pitoni. In maniera sommaria si può dire che le cime delle Apuane sono facilmente raggiungibili da tutti e non sono quindi paragonabili a mete alpinistiche. Per questo non sono presenti molti bivacchi dato che in molti casi è possibile salire e scendere in giornata. Sono però considerate delle strutture strategiche importanti, necessarie in alcuni punti come punto di appoggio sicuro o come meta per un pasto veloce. La ricerca del sito mi ha portata a consultare le diverse sezioni del Cai Toscano che presiedono sul territorio interessato. La proposta per un nuovo bivacco è stata accolta dal presidente del Cai di Massa, che mi ha suggerito un possibile sito e contesto di intervento.possono essere svolte a tutte le età e possono varia-

re in durata e difficoltà, si va dalle passeggiate di poche ore a quelle di diversi giorni. Questa attività è considerata come un primo approccio per chi volesse in seguito affrontare maggiori difficoltà. che possano tutti usufruirne e della segnaletica di questi. Capanna Garibà Il sito del progetto è situato su un versante del Monte Folgorito quasi sulla cima affacciato sul mare. Questo è raggiungibile direttamente dal sentiero 140 ma è rispetto a questo leggermente decentrato e raggiungibile da un sentiero non segnato. Il sito presenta un manufatto preesistente chiamato "capanna Caribà". Il costruttore della capanna è Ferdinando Berti, un muratore, che realizzò tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta questa casetta. Una testimonianza del figlio di Caribà ci informa che la storia ha inizio alla fine degli anni Ottanta, quando in occasione di un raduno partigiano, Ferdinando salì con alcuni compagni sulla cima del Pasquilio di Montignoso, luo-

go dove caddero molti partigiani e testimone di atroci scontri. Si trattava di una semplice passeggiata quando, superata la zona Loca di Lessa, si ritrovò sul sito attuale e fu particolarmente colpito dal panorama. La Capanna si presenta come un manufatto in pietra e legno., composto da due locali. Nel complesso la struttura mostra molte debolezze e presenta alcune problematiche riguardanti l'abitabilità, la sicurezza e la salubrità.: la più gravosa riguarda il non essere impermeabile, in quanto l'involucro stesso presenta diverse fessure e sconnessioni, il legno è consumato e inumidito, gli infissi sono inutilizabili e scardinati e la parete controterra in pietra non è isolata e presenta dei segni di infiltrazioni d'acqua e umidità. Non sono presenti rivestimenti di alcun tipo internamente e non è presente alcun isolamento, per questo la sensazione è quella di una costruzione abbandonata a se stessa o incompleta. Tutte queste caratteristiche rendono la struttura sicuramente inabitabile ed inutilizzabile se non brevemente come sosta.

L'idea progettuale Il progetto rappresenta un'opportunità per la messa in pratica della ricerca tecnologica portata avanti. La questione quindi riguarda il modo con cui portare avanti la fase progettuale. La capanna però è stata costruita nonostante un'oggettiva necessità e si è innestata prepotentemente sulle pendici del Folgorito: questo perchè la vista da questo punto è magnifica. La capanna ha quindi un grande valore, quello di essere un bene collettivo, condivisibile, creato al solo scopo di portare benessere e punto sicuro a chi frequenta le Apuane, per invitare le persone a godere di questo inestimato bene. Il progetto ha quindi un punto di partenza, la Capanna e il muro, la radice della Capanna stessa. Il nuovo progetto sarà quindi una nuova soluzione e sistemazione che si andrà ad innestare all'interno delle mura stesse. Gli involucri rispondono alle fondamentali esigenza attuali dell’uomo, cioè difendono lo spazio abitabile dal freddo e in estate dall’eccessivo calore.

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Il caso applicativo

pagina precedente Tavola di inquadramento

Allo stesso tempo ogni tipologia di involucro rende possibile modi di vita corrispondenti alle stagioni. Allo stesso tempo il progettare secondo il tema dell' incorporazione è affine se non complementare a quello dell'addizione, un'operazione che porta valore aggiunto. Il recupero del sito I fattori che influenzano il progetto sono molteplici, dai fattori di contesto, come le preesistenze, a quelli ambientali, come la direzione dei venti prevalenti, alle scelte progettuali, determinate sulla base delle conoscenze aquisite tramite la ricerca. Il contesto ambientale è il primo fattore. Il primo aspetto, già citato, è costituito dalla decisione di mantenere le mura preesistenti e cosi anche la solette di fondazione e parallelamente si andrà ad agire su quelle parti che sono meno "fisse": l'involucro stesso della capanna sarà demolito ma al tempo stesso non dovrà costituire materiale di scarto da portare nuovamente a valle. La lontanza e la scomodità dei mezzi, farebbe di questi scarti un peso ancora maggiore.

Per questo motivo, il recupero verrà applicato anche a questi. I materiali presenti in maniera prevalente, dei quali è possibile anche pensare un riutilizzo, sono cemento, laterizi e legno. All'interno del bivacco è presente anche del materiale incoerente: tavole di legno a chiusura delle pareti, teli da mare, plastica fissata come rivestimento, finestre di riuso. Questi per quantità e forma non costituiscono un grande peso, a differenza invece della struttura e delle chiusure.chinari la copertura. Sarebbe quindi opportuno procedere senza macchinari, manualmente o per mezzo di malte espansive. Il cemento recuperato da questa demolizione può quindi essere riutilizzato sul sito con un un'altra funzione. Questo può diventare infatti materiale incoerente per il riempimento di un drenaggio o per il riempimento, assieme alla pietra, di una zavorra, che potrebbe essere utilizzata come base di appoggio per la struttura. Per quanto riguarda invece i laterizi, è possibile pensare ad un utilizzo per l'esterno, come ad esempio come seduta di appoggio sul muretto, per offrire ai

visitatori un punto di vista privilegiato sul panorama. Allo stesso modo anche i nuovi impieghi del legno sono molteplici: questo può essere impiegato come brise soleil per la nuova costruzione, come assi per sedute e tavoli, oppure in fase di cantiere può essere sfruttato come armatura per la creazione della sbadacchiatura tutto attorno al drenaggio. Il progetto I due spazi verranno riqualificati e riorganizzati ed avranno la forma di monolocali, in cui le diverse funzioni si concentreranno. Con il nuovo bivacco si darà la possibilità di accogliere in tutto 5 persone al chiuso, con cinque posti letto e una zona giorno, mentre all'esterno lo spazio sarà vivibile da un numero maggiore di persone, che potranno sistemarsi nell'area pranzo antistante gli ingressi. Il deposito, che assumera la forma di bivacco d'emergenza sarà destinato ad ospitare 2 posti letto ed avrà le sembianze di una microcellula, rispondente ai requisiti di flessibilità e massimo sfruttamento dello spazio.

Al suo interno si potranno trovare arredi semplici in legno: un letto contenitore fisso, un letto ribaltabile, un panchetto e un piano di appoggio richiudibile. La porta di ingresso, realizzata su misura per il bivacco sarà una porta a doppia anta sovrapposta, in modo tale di facilitare l'uscita del bivacco in caso di neve alta, o semplicemente per garantire areazione e l'ingresso di luce naturale nel bivacco. La capanna sarà invece composta da un ingresso e una zona giorno , spazio unitario assieme ad una zona notte. Nonostante le dimensioni siano in questo caso più ampie, è comunque necessario l'utilizzo di un arredo flessibile e bene dimensionato. I posti letto saranno ripiegabili, dando forma ad una seduta nell'assetto diurno e diventando un posto letto nell'assetto notturno, così anche il ripiano del tavolo è smontabile riponibile in un contenitore. L'arredo dovrà prevedere anche dei ripiani contenitore personali, in cui riporre i propri zaini e ripiani comuni, in cui riporre, una scorta di legna da ardere, eventuali strumenti per la manutenzione, kit di pronto soc- 51 corso, scorte di cibo e utensili da


Pianta 1. 2. 3. 4.

Tavolo ribaltabile Panca fissa/contenitore Posto letto ribaltabile Seduta

5. Ripiano di servizio con mensole 6. Panche/posti letto 7. Contenitore/dispensa 8. Appendiabiti


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cucina e dove sarà possibile eventualmente prepare dei cibi, senza dover montare il tavolo, o qualora le sedute siano in assetto notturno. Lo spazio interno dovrà essere sfruttato anche in altezza, per questo motivo la parte di servizio sarà abbassata ad una quota di 2,00 m per ottenere tramite un ripiano un nuovo deposito. All'interno del bivacco non saranno presenti sistemi di riscaldamento, energia elettrica o acqua corrente. Nella vecchia capanna è presente un arrangiato sistema per la raccolta dell'acqua : questo verrà ripristinato a partire dalla copertura della capanna che è in metallo, fino alla sua base dopo sarà presente una gronda di raccolta che coinvoglierà l'acqua in un apposito contenitore., senza utilizzo di pompe ma sfruttando la gravità e andando ad interrare il contenitore. L'acqua raccolta potrà essere utilizzata, se filtrata appositamente, per la prepazione dei cibi, come scorta di rifornimento personale e per uso personale. A livello dimensionale non sarà quindi necessario un grande quantitativo di acqua di raccolta, il che si traduce in di-

mensioni più contenute per il contenitore di raccolta. É buona norma in questi casi valutare se l'operazione sia economicamente conveniente o meno: generalmente si considera conveniente quando il quantitativo di acqua piovana va dai 100 ai 500 mm all'anno. Il dimensionamento dei serbatoi per la raccolta dell'acqua piovana è normato dalla DIN 19891:2000-12 che spiega i passi necessari per il calcolo del dimensionamento. Questo è semplicemente un paragone tra la capciità della superficie di captazione di raccogliere acqua e il fabbisogno di acqua di servizio. Nel calcolo rientrano però anche numerosi altri fattori, come la superficie di raccolta, quindi la superficie del tetto andando a considerare la rugosità della superficie e la capacità di captazione e l'efficiacia del filtro. Il trasporto Una parte importante della fase progettuale è l'organizzazione delle fasi di trasporto. Occorre valutare già in fase progettuale se il trasporto possa essere fatto tramite persone, automez-

zi o elitrasporto, o la combinazione di questi. I fattori determinanti la scelta sono, generalmente, l'impatto ambientale, l'altitudine del sito, la presenza di strade carrabili, la presenza di funivie e le modalità di assemblaggio della struttura, quindi il peso, le dimensioni.Nel caso progettuale in esame, il sito del progetto è raggiungibile percorrendo il sentiero CAI 140, in entrambe le direzioni, da sud a nord e viceversa, partendo dal Pasquilio e da Serravezza. Il sito è poi collegato tramite un raccordo al sentiero 140. Partendo da sud, si ha l'imbocco a Serravezza, dopodichè il percorso comincia a salire fino alla cima del Folgorito; in questo tratto è possibile accedervi solo a piedi. Prendendo il sentiero 140 dal Pasquilio si ha invece un sentiero molto più pianeggiante che presenta per gran parte della sua lunghezza, quindi quasi fino alla cima del Folgorito una strada bianca, ciòè una strada preferibilmente percorribile a piedi ma con la possibilità di accedervi con mezzi adeguati. La strada presenta infatti delle difficoltà e delle irregolarità: que-

sta passa infatti al di sotto del ravaneto del Monte Carchio dove il suolo è soprattutto detritico. A questo punto si potrebbe considerare di trasportare il materiale tramite automezzo. La problematica maggiore sta però nel fatto che la strada carrabile sarebbe opportuno che raggiungesse il sito direttamente o nelle immediate vicinanze, poichè anche nel caso in cui si avvicini di decine di metri dal sito è necessario valutare come avverrà il trasporto per quella distanza. Un altro aspetto da tenere a mente è il fatto che non sarà possibile utilizzare i normali mezzi da cantiere, come ruspe, sollevatori etc. poichè è molte volte impossibile trasportarli in quota. La maggior parte del lavoro è fatto a mano dagli operai, come nel caso della preparazione del suolo, con la rimozione di pietrisco e il conseguente livellamento del terreno. Per quanto riguarda invece le operazioni di posizionamento e di montaggio in quota, come ad esempio il collocamento e fissaggio di una copertura, viene normalmente utilizzato l'elicottero, che 53 in quota avvicina i moduli che gli


1. Chiusura orizzontale superiore • S2.2d Telaio PRFV • C01b Pannello Sapiliege Sostegni lignei • SF02g Pannello in sughero naturale • SF01d Compensato in pino marino • SF04a Membrana Iceproof • SF03m Rivestimento metallico in lamiera aggraffata doppia 1. Chiusura verticale • SF03m Rivestimento metallico in lamiera aggraffata doppia Strato di scorrimento • SF01f Tavolato di appogio Sostegni lignei • SF02g Pannello in sughero naturale • C01b Pannello Saliege • S2.2b Telaio PRFV 1. Chiusura orizzontale inferiore • S1.1c Piedini di appoggio • S2.2b Telaio PRFV • C02f Pannello Sapisin 2. Chiusura orizzontale superiore • S2.2b Telaio PRFV • C01b Pannello Sapiliege Sostegni lignei • SF02g Pannello in sughero naturale • SF01d Compensato in pino marino • SF04a Membrana Iceproof • SF03m Rivestimento metallico in lamiera aggraffata doppia 2. Chiusura verticale • SF03l Rivestimento in doghe di legno con relativo supporto • SF03m Rivestimento metallico in lamiera aggraffata doppia • SF01d Compensato in pino marino Sostegni lignei • SF02g Pannello in sughero naturale • C01b Pannello Saliege • S2.2b Telaio in PRFV 2. Chiusura orizzontale inferiore • S1.1c Piedini di appoggio • S2.2b Telaio PRFV • C01b Pannello Sapiliege


pagina precedente Sezioni e dettagli di progetto

operai a terra in contemporanea allineeranno e fisseranno. L'operazione è molto complessa,dato anche il fatto che lo spazio di manovra è ristretto e soprattutto molto costoso, in quanto il noleggio è misurato in ore. Data la complessità della situazione sarebbe opportuno trasportare tutto il materiale tramite elicottero e sfruttare gli automezzi per il trasporto di piccole parti o persone. Per l'utilizzo dell'elicottero si dovrà pensare ad un raggruppamento del materiale in colli di massimo 600kg. La struttura La necessità principale era quella di realizzare una struttura leggera, che si potesse montare con semplicità e fosse facilmente trasportabile. Questo ha portato alla rinuncia di una soluzione tecnologica in Xlam, che sarebbe stata una soluzione molto pratica che poteva risolvere al tempo stesso la questione strutturale e la finitura interna in legno. Una struttura in Xlam è però estremamente pesante e dalla sua applicazio-

ne ne consegue un trasporto in elicottero, portando pezzo per pezzo. Allo stesso modo, trattandosi di un intervento su di un edificio preesistente e quindi caratterizzato da determinate dimensioni, risultava molto complessa la realizzazione di moduli tridimensionali eliotrasportabili, a favore di una soluzione invece più flessibile nelle dimensioni. La soluzione finale è stata quella di una struttura in in montanti tubolari a sezione quadrata e traversi a sezione a C con l'utilizzo di materiali rinforzati con fibre a matrice polimerica. Rispetto ai materiali e tecniche tradizionali la differenza sostanziale sta nella loro estrema leggerezza accoppiata ad elevatissime prestazioni meccaniche. Paragonati ad un materiale come l'acciaio sono anche privi di corrosione e resistenti agli ambienti umidi. Questi hanno una sezione di 100x100 mm e sono ancorati tramite bullonature. La parte collegata alla soletta di fondazione verrà invece avvitata tramite una piastra e bulloni: verranno eseguiti dei fori sul getto di calcestruzzo, verrà inserita una resi-

na chimica ed infine verranno inseriti i tirafondi. La piastra verrà poi fissata al terreno e quindi saldata alla struttura verticale. In mezzeria verrà invece inserito un piedino di appoggio avvitato al terreno per sorreggere dei tubolari trasversali, il cui compito è quello di opporre forza ad una possibile inflessione dei pannelli del pavimento. Per quanto riguarda il bivacco d'emergenza saranno sufficienti 4 montanti agli angoli, irrigiditi dalla presenza di traversi a sezione a C che andranno anche a sostenere gli elementi a ribalta, come tavoli e posti letto. All'interno dei tubolari a sezione a C sarà quindi possibile inserirvi i pannelli di chiusa, che verrà così connessi alla struttura tramite chiodatura con una tecnica completamente a secco. Anche in copertura si hanno profilati a C che oltre a fornire un supporto strutturale saranno il punto di appoggio per i pannelli di chiusura. Per quanto riguarda invece il bivacco si avranno 6 montanti tubolari, irrigiditi da traversi e supportati da una base composta sempre da tubolari.

In copertura troviamo invece una trave a doppio T che occupa la postazione centrale e permette l'inserimento dei pannelli di chiusura da entrambi i lati e due travi a sezione a C di chiusura ai bordi. Le chiusure L'involucro sarà composto da una serie di elementi, raccolti all'interno del catologo. Tutti gli elementi sono stati scelti per determinate caratteristiche: le più importanti sono sicuramente la velocità e semplicità di posa, la trasportabilità e la sostenibilità, che racchiude in sè anche il concetto di assemblaggio a secco. Per facilitare le operazioni di trasporto e per una maggiore omogeneità degli elementi, che riporta anche al concetto di semplicità e facilità costruttiva, si sono scelti elementi proveniente da una stessa azienda. Partendo ad esempio dalle chiusure, si sono utilizzati degli elementi provenienti dalla ditta Simonin. Questi elementi sono dei pan55 nelli sandwich, utilizzati per


MATERIALI Struttura 1. Tubolari scatolari in vetroresina 2. Profili con sezione a C 3. Profili con sezione a doppio T 4. Tiranti di controventamento in acciaio Tamponature 7. Pannello sandwich in legno 8. Listelli di betulla 9. Pannelli di isolamento in sughero 10.Tavolato di compensato in betulla 11. Lamiera aggraffata doppia 12. Doghe in legno (lato ingresso)

Attacco a terra 5. Piastra di appoggio con imbollonature 6. Tubolare scatolare Elementi di arredo 13. Tavolo ribaltabile in rovere 14. Panche/posto letto 15. Sedute/posto letto 16. Posto letto ribaltabile a parete 17. Dispensa e piano cucina in rovere 18. Contenitori in rovere


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pareti esterne od interne, così come solai, composti cioè da due parti esterne in legno e un'anima in materiale isolante. Nel caso specifico delle chiusure verticali e orizzontali superiori si è scelto il prodotto "Sapiliege": questo è composto da una perlina in legno (abete o rovere), uno strato di sughero, e una perlina in legno (abete o rovere) a chiusura. Il pannello è utilizzato generalmente per tetti e pareti ed ha uno spessore che va dagli 86mm ai 136mm. Viene venduto con una lunghezza massima di 245mm ma con la possibilità di avere lunghezze intermedie giuntabili o lunghezze doppie. Le essenze del legno possono essere anche di materiale pregiato, poichè il pannello può essere anche lasciato a vista e presenta giunzioni a maschiatura per evitare la formazioni di discontinuità. Rispetto alla gamma che la ditta propone si ha in questo caso un incremento delle qualità prestazioni termiche e foniche, grazie all'utilizzo di sughero. Anche per la chiusura inferiore si è optato per il pannello "Sapiliege". I pan-

nelli verranno inseriti a scorrere a contrasto con profilati metallici a sezione a C connessi alla struttura e verrà sfruttato per la giunzione la loro sagomatura a maschio. Esternamente ai pannelli verrà fissata una controlistellautara e un pannello di compensato di betulla dallo spessore di 12 mm per avere un supporto continuo per l'ancoraggio della lamiera aggraffata. Nell'intervallo dei listelli in legno verrà inserito un pannello termoisolante in sughero naturale dallo spessore di 30 mm. Sul lato più esterno della parete calda, corrispondente con il lato esterno della pannellatura in compensato sarà posta una membrana impermeabilizzante e traspirante, prodotta dalla ditta Dupont. Un rivestimento con lamiera con aggrafatura doppia, proveniente dalla ditta Prefalz, ricoprirà il bivacco per la lunghezza dei lati maggiori, lungo i lati minori verrà invece sistema un rivestimento in doghe proveniente Il prodotto prende il nome di Openlam (21x 120mm), n. 63 ed è composto da una

serie di doghe il cui fissaggio avviene tramite chiodatura ai listelli sottostanti, nel punto meno sollecitato dalle piogge e quindi protetto. Lo spazio abitabile Lo spazio minimo interno è stato progettato pensando al comfort e alla funzionalità, requisiti importanti che la struttura deve soddisfare per poter ospitare il visitatore. Lo spazio interno è stato quindi progettato secondo il modulo dell'uomo, facendo in modo di creare un corpo compatto che potesse offrire tutte le funzioni possibili. In questo caso non si ha una suddivisione funzionale delle zone ma si hanno spazi unici in cui è presente in contemporanea la zona notte e la zona giorno ( anche se questa differenziazione non è propriamente corretta). Uno spazio unico necessita quindi di un arredo flessibile, che si adatti alle esigenze. Per questo motivo è presente in entrambi i bivacchi un tavolo ripiegabile sulla parete; questo dalle dimensioni sagomate sulla forma delle pareti, prevede un semplice fissag-

gio a muro, da cui può essere sganciato per scendere nell'assetto diurno: mentre il ripiano scende, scende anche l'appoggio puntiforme, prima piegato su se stesso. Per fare posto al tavolo, anche i posti letto sono flessibili. Questi sono costituiti da semplici ripiani in legno che in un assetto diurno si piegano su se stessi dando forma ad una seduta dotata di poggiaschiena, mentre in un assetto notturno, possono essere aperti e appoggiati sul pavimento, facendo appoggio proprio sul ripiano poggiaschiena. I letti al primo livello sono invece stati concepiti come ripiegabili lungo le pareti, per essere aperti solo all'occorrenza, in modo da lasciare, in un assetto normale, uno spazio più ampio. L'arredo è completato anche da una serie di armadiature, ricavate anche sotto ai posti letto, per sfruttare al meglio la superficie disponibile. Nel bivacco Garibà è disponibile anche un ripiano per preparare i cibi.

57





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Indice

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Presentazione

5

Abstract

7

Parte prima

9

Il bivacco

11

Dai primi modelli ai giorni nostri

15

Architettura in quota

17

Parte seconda

29

Il sistema edilizio aperto

31

I prodotti merceologici

41

Le Apuane

47

Il caso applicativo

51

Bibliografia

61

63


Finito di stampare per conto di didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze Maggio 2022



La progettazione di un bivacco di montagna è estremamente affascinante, proprio perché si tratta di uno spazio minimo, dove è necessario concentrare tutte le essenziali esigenze abitative in una superficie ridotta che sia allo stesso tempo funzionale e confortevole. Alle difficoltà della progettazione di un “ambiente minimo” si aggiungono quelle derivanti dal contesto in cui si inserisce: la montagna è infatti un luogo con condizioni climatiche estreme e mutevoli. Da qui nasce la necessità di un progetto “aperto”, cioè il progetto di un manufatto adattabile al contesto nel quale si inserisce. Il requisito fondamentale è quella di essere una struttura, prima di altro, d’emergenza, a cui si affiancano le problematiche del comfort e quelle più tecnologiche come trasportabilità e della resistenza. Elisa Cipriani, nasce a Prato nel 1993. Studia a Firenze e Amburgo e si laurea in Architettura nel 2018 presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. Dalla passione per la montagna nasce la tesi presentata in questa pubblicazione.

ISBN 978-88-3338-166-4


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