Dalla Città del Parco ai Laboratori della Città del Quarto Paesaggio

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Genetica e Biofisica, dove lavoravano mia sorella Graziella Persico ed il direttore John Guardiola, a loro volta referees scientifici dell’istituto CNR di Sassari, dove Mario Pirastu porta avanti il suo progetto. Ero rimasto colpito dal titolo de “Il Venerdì di Repubblica” che, nel presentare il progetto di Pirastu aveva annunciato: “Isolato è bello”. Fu Facile pensare di coinvolgere Pirastu, Graziella e Guardiola e convincerli, durante una buona cena, che anche il Cilento poteva entrare nel loro progetto. Chiesi ad Andrea Salati, sindaco di Gioi, di aprire temporaneamente il convento ai nuovi certosini e di invitare giovani e amministratori. Mario e John trasferirono tutto il loro entusiasmo e le loro emozioni insieme alla necessità dell’impegno. La risposta non si fece attendere, il progetto sembrava fattibile: nove comuni potevano iniziare a candidarsi, Graziella prese la responsabilità scientifica ed operativa del Progetto. Dopo la verifica negli archivi storici del grado di endogamia, è stata superata la fase di fattibilità, è iniziato il progetto vivo. A Gioi e nei nove comuni è nato il Parco Genetico ed è iniziato il più esteso check collettivo, DNA e salute, una ricerca sulla conoscenza ampia, interdisciplinare, aperta. Nove Comuni – Gioi, Cannalonga, Campora, Moio, Orria, Monteforte, Magliano Vetere, Salento, Cardile - entrano nella storia contemporanea della ricerca genetica, oggi sono paesi noti in tutto il mondo, patrimonio mondiale riconosciuto dalla comunità scientifica. A poco a poco, il lavoro di ogni giorno si trasformerà in energia della consapevolezza; accanto al patrimonio genetico verrà riconosciuto quello storico, quello ambientale, quello dei saperi locali, mille colori emergeranno come catalogo delle possibilità. Oggi tutto è realizzato come processo avvenuto (vedi: www.igb.cnr.it/ itcilentoisolates), con prospettive e spin-off di progetto impensabili. Spesso la cultura moderna ha realizzato se stessa negando le tradizioni e i territori per ritualizzarli nei musei e nei mercati. Il primato della forma sulla funzione, l’eliminazione dell’illusione naturalistica del reale trovano a Gioi e in tutto il territorio del Parco genetico una riconciliazione. La stessa opera, simbolo e logo del progetto, lasciata crescere in un campo verde accanto ad un mulino dismesso, segnala l’importanza di arrivare tardi, cioè della capacità di capovolgere il messaggio in opportunità di arrivare tardi. Ugo protesterà; non è possibile che una sua opera assuma significati definibili, ma sono già percepibili le nuove emozioni che essa potrà dare nel suo legarsi temporaneamente ai temi della società contemporanea. 80


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