Dalla Città del Parco ai Laboratori della Città del Quarto Paesaggio

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Dalla Città del Parco ai Laboratori della Città del Quarto Paesaggio

Nuovamente in viaggio con Tania

Pierre Rosenstiehl, matematico, nel libro Le vertigini del labirinto, curato da Raffaele Aragona, ci ricorda che Dedalo inventò lo stratagemma del volo per uscire dal labirinto da lui stesso costruito. Anche Ugo ed io ricorrevamo all'immagine del labirinto, sia perché l'orografia del luogo spesso disorienta rispetto alle direzioni di marcia, sia perché sentivamo di dover spingere ancora verso nuovi argomenti le riflessioni sullo sviluppo: per ogni paese bisognava prevedere un progetto nuovo, per ogni luogo una possibile attività dell'uomo. I progetti si intrecciavano, le discipline perdevano la settorialità, il sapere diventava nuovamente oceano non enciclopedia consultabile. Bisognava navigare, camminare, viaggiare, con il rischio di dover inventare un qualche stratagemma per uscire dalla prigione di idee e di proposte se queste non potevano essere rimesse nuovamente in un ordine di senso. Eravamo coscienti di essere entrati in un labirinto senza mura, senza siepi, in un bosco infinito. Non c'erano tracciati fuorvianti o spazi divisi. Le persone incontrate aggiungevano elementi, da mesi si mischiavano libertà di ricerca ed impedimenti invisibili. Avevamo anche noi bisogno di uno stratagemma per uscire da quello che stava per diventare una difficoltà, non esplicita, dovuta al nostro modo di ricercare? Eppure avevamo più volte riconosciuto l'importanza di essere presi dall'intreccio, di trovarci nel labirinto di apprendimento, di essere indisciplinati. Avevamo però la percezione netta che non dovevamo metterci nella situazione mentale di Dedalo, non avevamo il problema del labirinto. L'importanza di arrivare tardi sembrava un suggerimento volto ad approfondire ancora. Del resto, Rosenstiehl, alla voce “labirinto” dell'enciclopedia Einaudi, dice che per avere certezza di uscire dal labirinto bisogna disporsi a percorrerlo tutto, senza mai scoraggiarsi, tornando indietro ad ogni vicolo cieco. I matematici lo chiamano “algoritmo miope”: non si tenta di costruire la mappa generale. Questo è l'errore che disorienta, ma non si deve aver paura e fretta di esplorarlo sistematicamente. 37


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