Dalla Città del Parco ai Laboratori della Città del Quarto Paesaggio

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Ma tutti i piani di sviluppo non trovavano nell'analisi della situazione territoriale la capacità di diagnosi delle situazioni di stallo? Come fare a far perdere rilevanza, necessaria ma non decisiva, alla descrizione delle caratteristiche territoriali? Ritornava in mente l'esperienza di Copparo, e poi c'era Ugo che camminava veloce, non si faceva condizionare dai racconti delle pro-loco, degli imprenditori ed amministratori locali, dei giovani scoraggiati, dei saggi rassegnati. Produceva opere da trovare e opere da disperdere per ritrovare i temi del progetto unificante. Si faceva strada l'idea che la tensione verso lo sviluppo non si ottiene tanto dall'analisi delle situazioni, dal confronto tra benefici e costi dell'azione, quanto tra l'individuazione del sogno possibile e la consapevolezza del cammino da percorrere. La capacità di fare il primo passo diventava decisiva. Ma risultava chiaro, anche dal lavoro che facevamo, che il piano d'azione possibile veniva alimentato ogni giorno dalle nuove situazioni create dal nostro fare. L'artista e l'economista non proponevano solo di fare, ma si rendevano protagonisti insieme a tanti altri di azioni sperimentali, di provocazioni amorose verso i temi del riconoscimento del valore dei beni ambientali e culturali. Certo, cresceva anche la coscienza che dal nostro modo di porci nasceva la percezione di un'asimmetria crescente tra fini e mezzi. Eppure quel nostro girovagare continuo nei luoghi e con le persone dei luoghi rendeva finalmente esplicito il concetto di Hirschman di agente di collegamento, di riconoscimento dei frammenti importanti, un pensiero obliguo emergeva. Cominciavano a percepirsi segni di riconoscimento del lavoro fatto, forme di cooperazione fra fattori, risorse ed abilità. Si affacciavano persone incoraggiate, capaci di osare, i nuovi certosini di Ugo, capaci di ricomporre la nuova certosa ritrovata. Nascevano segni di incontro tra desideri di cambiamento e strade da percorrere. Ma se la prospettiva dello sviluppo può essere acquisita solo durante il processo di cambiamento come riconoscere che il processo è iniziato? Come uscire dal circolo vizioso dei dibattiti sullo sviluppo e come separare la voglia di crescita del reddito dalla specificazione delle cose che portano allo sviluppo vero, fatto di sostenibilità e condivisione del processo evolutivo? Capire l'importanza di essere arrivati tardi significava allora riportare tutte le difficoltà dello sviluppo là dove hanno origine e sede tutte le difficoltà dell'azione umana: la mente.

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