Dalla Città del Parco ai Laboratori della Città del Quarto Paesaggio

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che essere la proposta del Museo d'Arte Contemporanea più esteso esistente, un museo che non può essere visitato nel tempo di una tradizionale visita. Ogni frammento riconosciuto dovrà aprire spazi concettuali, utili per quel luogo, più grandi dello stesso territorio, aprendo continuamente luoghi di ricerca e di sviluppo. Cominciò così a partorire luoghi mentali da ritrovare, cataloghi di nuovi temi, laboratori sperimentali da aprire, a proporre l'uso dei materiali del territorio e l'importazione di nuovi. Era nata l'arte per lo sviluppo? Ugo rifiutava questa posizione, per lui era importante ricercare insieme all'economista ed al naturalista, imporre temi di ricerca aperta, di ambivalenza, di volontà di rigetto dell'inerzia psicologica, di rifiuto del rapporto statico tra espressività della natura e tentativo dell'artista di dialogo e di competizione. Questa metodologia di ricerca condiziona l'economista e lo costringe ad eleggere come unico modello di riferimento per il territorio “il temporaneo contemporaneo” cioè la deperibilità, l'obsolescenza dei modelli di riferimento e quindi la necessità di un luogo, mentale o di leadership, capace di riattivare sempre i processi di nascita dei modelli (progetti). I luoghi come paesaggio in cammino. Questi temi occupavano le nostre discussioni nei mille viaggi di una ricerca che diventava appassionante. Labirinto territoriale e labirinto mentale si intrecciavano, plectica, plektòs, erano parole che ci rincorrevano per le strade del Cilento. Situazioni nuove cominciavano ad emergere. Qualcuno cominciava a riconoscere il nostro lavoro, non c'erano più solo insuccessi. La comunicazione artistica da comunicazione negata cominciava a funzionare come pedagogia della liberazione, come tecnologia che libera lo sviluppo, ispira comportamenti nuovi, fornisce emozioni per il cambiamento.

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