Dalla Città del Parco ai Laboratori della Città del Quarto Paesaggio

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Dalla Città del Parco ai Laboratori della Città del Quarto Paesaggio

Scienze della terr a ed attività dell'uomo

Uno dei protagonisti, insieme al prof. Leonardo Cascini, del piano per l'emergenza a Sarno e della nascita del presidio ambientale a Sarno e nel Parco, il geologo Domenico Guida, avvalorò la tesi della Fiammenghi. La stessa sovrintendente ai beni archeologici della provincia di Salerno ed Avellino, la dr.ssa Giuliana Tocco Sciarelli, mi espose la storia di Velia, luogo che con Paestum lei stava valorizzando con programmi di ricerca ambiziosi. Il suo racconto fatto di passione per la ricerca e tensione rispetto alle difficoltà di farsi riconoscere come interlocutore credibile per la riscoperta dei valori ambientali e culturali di vaste aree del Parco, alimentava le mie curiosità verso l'archeologia come disciplina-indisciplina, cioè come disciplina che costantemente deve far ricorso ad altre discipline per far progredire la ricerca disciplinare. Così, studiosi di scienze della terra e studiosi delle attività degli uomini concordavano sulle cause di accelerata scomparsa di una città: nonostante la sua task force di ingegneri e geologi, il movimento franoso sommerse i luoghi ed i segni delle attività, i porti naturali e quelli artificiali. Una catastrofe che paradossalmente era stata anticipata dalle attività dell'uomo. Una città viene fondata dai greci, cresce e si sviluppa ascoltando i filosofi della natura. Parmenide aveva visto il limiti della conoscenza guardando i rossi tramonti dai luoghi di Porta Rosa. Velia fornisce Roma di navi e di merci, ma, per farlo, crea dissesto idrogeologico. Si abbattono boschi, si toglie terreno ferroso per le esigenze di produrre ferro, si coltiva e si pascola. Ben 60.000 abitanti sono alimentati dalle attività agricole della parte interna, a monte della città. Si consuma la parte riproducibile delle risorse: lo sviluppo è insostenibile rispetto al modello prescelto. Il movimento franoso rompe le relazioni sociali e le spinte sorgive, che già erano diventate precarie per ragioni politiche, rende precaria ogni attività: la comunità perde la sua coesione. La città perde peso ed importanza strategica, non resta che abbandonare i luoghi, anche perchè divenuti poco salutari. Più semplicemente, si sfalda la forza di autoconservazione; alcune realtà sociali 19


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