Dalla Città del Parco ai Laboratori della Città del Quarto Paesaggio

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Dalla Città del Parco ai Laboratori della Città del Quarto Paesaggio

Territorio, territorio, territorio

La notizia importante era arrivata: il territorio del Parco del Cilento e del Vallo di Diano era stato eletto, per i beni ambientali e culturali esistenti, patrimonio mondiale dell'Unesco. Un riconoscimento veramente significativo, il territorio veniva collocato in diverse agende istituzionali, nazionali e internazionali, moltiplicando le occasioni di azioni di valorizzazione e conservazione dei beni culturali ed ambientali. Tutto ciò avrebbe dovuto incoraggiare l'economista alla ricerca della nuova identità del territorio. Non bastava confermare quella comunicata nella motivazione dell'attribuzione del riconoscimento? Molti altri avrebbero chiosato intorno ai temi ed alle motivazioni del riconoscimento per sentirsi la coscienza tranquilla sul lavoro da fare per il piano di sviluppo. Paradossalmente, proprio quando avevo avuto questa importante notizia mi ero convinto che la nozione di “spazio” doveva essere rivisitata fino a mettere completamente in discussione il concetto di “luogo” come fattore che determina i processi sociali di sviluppo. Ma, come, dicevano i miei interlocutori esperti, proprio il territorio del Parco, che con la dichiarazione Unesco diventerà ancora più attraente, dovrebbe negare l'importanza del territorio? Sentivo che il riconoscimento contribuiva a semplificare il tema dello sviluppo riconoscendo il territorio, il suo patrimonio esistente, come elemento di riferimento fondamentale nei processi di sviluppo economico e sociale, ma avevo delle riserve, un timore latente rispetto alla strada che sembrava spianata. Non era proprio quel territorio, proprio quella lettura del patrimonio, proprio quella base sociale con le sue attività che non erano entrati nei processi di sviluppo significativi? E, poi, cosa significa sviluppo? Non potevo accontentarmi del modello adattivo, di evoluzione naturale del territorio. Sentivo di dover contrapporre al modello della vocazione territoriale un modello alternativo, di discontinuità, basato su azioni nuove, con nuove 15


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